Le funzioni fisiologiche dell’organismo, quando il corpo invecchia, si riducono in maniera costante.
I fatti risalgono a ottobre e a novembre dello scorso anno, quando i due, un uomo di 35 anni e una donna di 62, pluripregiudicati, si introdussero nelle abitazioni di due anziane a Soliera. Ma una delle due si è insospettita e ha chiamato i Carabinieri.
Visto il protrarsi dello stato di emergenza sanitaria e l'elevato numero di persone in quarantena, il Comune di Parma ha deciso di riattivare il numero di telefono 0521 218970 a cui persone anziane sole, persone disabili senza supporto o con familiari in quarantena, persone fragili senza sostegno familiare o amicale o con familiari in quarantena potranno chiedere aiuto per la consegna della spesa a domicilio, di farmaci urgenti, di trasporto o anche solo di compagnia telefonica e sostegno psicologico.
Fa scendere una signora in cortile per consegnarle mascherine ma le strappa il collier che aveva indosso.
Sul lago di Como Coopselios mette a disposizione residenze e servizi personalizzati per la Terza Età
Sono stati vari gli interventi sul territorio di Gazzola per affrontare l’emergenza in corso.
Dalla consegna di alimenti e medicinali a persone anziane in difficoltà, alla distribuzione a domicilio di mascherine protettive. Sono questi alcuni dei compiti che, da oltre due mesi, dieci cittadini di Gazzola (PC) stanno svolgendo a favore della propria comunità. Un agguerrito gruppo di volontari che, da inizio marzo, ha prontamente risposto all’appello lanciato dal sindaco Simone Maserati.
I piccoli comuni della nostra provincia pur non essendo dotati di vere e proprie strutture di protezione civile hanno comunque trovato soluzioni alternative ma ugualmente efficaci per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.
A Gazzola è stato istituito il Centro Operativo Comunale (C.O.C.), uno strumento previsto dalla direttiva del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale utile per "adottare ogni misura di contenimento e gestione adeguata e proporzionata all’evolversi della situazione epidemiologica". Ne fanno parte lo stesso sindaco Maserati ed il consigliere con delega alla sicurezza Guido Dotti che coordinano gli operatori e gli uffici comunali.
Su una popolazione di duemila abitanti (che diventano 4 mila conteggiando le abitazioni estive), con l’aiuto del gruppo di volontari, sono già state effettuate quattro distribuzioni di mascherine alla popolazione. Ogni volta, a ciascun nucleo famigliare, è stata consegnata, porta a porta, una busta contenente due maschere per un totale di 8 mila pezzi. Nei prossimi giorni dovrebbe avvenire una quinta distribuzione così da garantire a tutti gli abitanti una certa autonomia sia in questo periodo di quarantena sia nei primi giorni della fase due. Successivamente altre mascherine saranno lasciate a disposizione della popolazione presso la farmacia ed i negozi del territorio.
Una parte consistente delle mascherine è stata messa a disposizione dalla protezione Civile Regionale. Il Comune di Gazzola ha poi provveduto all’acquisto di ulteriori 4.000 pezzi, per integrare le forniture regionali (gratuite) e dare una risposta immediata alle necessità degli abitanti.
Allo stesso modo e sempre in ottica preventiva sono state effettuate due sanificazioni delle strade e dei marciapiedi dell’intero territorio comunale.
Il primo intervento ha visto il coinvolgimento di alcuni agricoltori del comune. Sia gli associati di Confagricoltura sia quelli di Coldiretti avevano dato la propria disponibilità ad intervenire, su richiesta dei primi cittadini della provincia, con trattori ed atomizzatori per la disinfezione delle aree urbane. L’amministrazione di Gazzola ha dunque pianificato un intervento, effettuato dai propri agricoltori, a cui è seguita una seconda sanificazione eseguita invece con mezzi di Iren.
La gestione dell’emergenza Covid ha anche visto la rapida distribuzione dei buoni alimentari per aiutare i nuclei famigliari in maggiore difficoltà. In tempi record il comune è riuscito ad assegnare gli 11 mila euro, provenienti dal Governo, per le famiglie bisognose. Sono stati predisposti buoni da 25 euro spendibili nei negozi convenzionati del paese. Ogni famiglia ha ricevuto fra i 150 ed i 300 euro in corrispondenti buoni.
Per far fronte alle spese derivanti dall’emergenza sanitaria la Giunta Comunale di Gazzola, attraverso una apposita delibera, ha deciso un primo stanziamento di 10 mila euro, ed è pronta a rendere disponibili ulteriori fondi qualora ve ne fosse l’esigenza.
Intano i volontari si sono occupati di fronteggiare anche situazioni “straordinarie” come il recupero di concittadini rimasti bloccati in altre zone d’Italia ed impossibilitate a rientrare autonomamente a casa o il recapito di medicine a cittadini residenti ma ricoverati presso strutture protette della provincia.
Con la progressiva ripartenza delle attività, prevista fra fine mese ed i primi di maggio, non è escluso che alcuni degli attuali volontari debbano riprendere la propria attività lavorativa ed abbiano meno tempo a disposizione da regalare alla comunità. Ci sono altri volontari pronti ad aiutare, perché, nonostante i momenti difficili e la paura del virus, la solidarietà a Gazzola vince sempre.
Discriminazioni nei confronti degli anziani in aumento. Il 28 % delle persone della terza età si sente discriminato, secondo un sondaggio. Con la crisi chi è anziano diventa il capro espiatorio delle politiche di austerità. L'esperto: "Ageismo diffuso, ma ancora tollerato". Lo "Sportello dei Diritti": colpa anche delle istituzioni che nulla fanno per combatterlo
In termini tecnici si chiama ageismo, un inglesismo che indica la discriminazione nei confronti di una persona in base alla sua età, in particolare verso gli anziani, è un fenomeno diffuso in tutta Europa. Secondo uno studio condotto a livello europeo, il 28% delle persone intervistate ha riferito di episodi di questo tipo, addirittura più di coloro che subiscono atti di sessismo (22%) e razzismo (12%).
In uno dei settori che riguardano gli aspetti principali della vita delle persone della terza età, ossia quello della sanità, il "30% tra quelle di 70 anni e più hanno la sensazione di essere trattate in modo ingiusto a causa della loro età", secondo quanto affermato dal professore Christian Maggiori, docente presso l'Alta scuola per il lavoro sociale di Friburgo, in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano friburghese "La Liberté".
Secondo Maggiori, vi sono diversi fattori che spiegano l'aumento delle discriminazioni nei confronti degli anziani. Rispetto al razzismo e al sessismo, "l'ageismo è ancora relativamente tollerato": ed, infatti, a differenza dei primi due fenomeni, non esistono leggi che vi si oppongono. Inoltre, le persone anziane sono spesso ritenute responsabili dell'aumento dei costi della sanità. Infine, i più giovani possono percepirle "come una minaccia per la propria pensione".
In novembre, Maggiori è stato premiato dalla Fondazione Leenaards con 50.000 franchi (oltre 44mila euro al cambio attuale), che impiegherà per valutare la fattibilità e la pertinenza di un programma di sensibilizzazione dei bambini sull'ageismo. È importante lavorare con i bimbi perché gli stereotipi vengono integrati a partire dai 4-5 anni, spiega nelle colonne del quotidiano. Quando la persona sarà anziana, applicherà a se stessa questi stereotipi, che avranno un impatto sul suo benessere, aggiunge. Alcune persone anziane tendono ad esempio a trascurare le cure perché ritengono che sia normale essere malati a partire da una certa età.
Al tempo della Terza Grande Depressione, gli anziani (i non ricchi e non potenti) spesso divengono -insieme ad altri soggetti marginalizzati, discriminati o disprezzati (ancora una volta migranti, rifugiati, rom)- capri espiatori per settori di popolazione che sperimentano direttamente gli effetti sociali della crisi e delle politiche di austerità. E non solo: l'ideologia dell'austerità, le sue pratiche, nonché una certa demografia apocalittica fanno sì che l'invecchiamento della popolazione sia rappresentato -dai poteri ma anche da settori di opinione pubblica- come fardello sociale non più sopportabile. Così i tagli drastici al welfare, in specie alla sanità pubblica, nel nostro e in altri paesi europei incrementano la discriminazione delle persone anziane. In Europa sono soprattutto i medici a denunciare che l'età avanzata è la principale barriera rispetto all'accesso a cure sanitarie adeguate.
Specialmente in periodi di crisi e recessione, il pregiudizio e la discriminazione in ragione dell'età avanzata possono sommarsi a quelli in base al genere, all'origine, allo status, alla condizione sociale, producendo effetti drammatici. La svalorizzazione della vecchiaia, la rappresentazione di giovani e anziani quali unità sociali distinte e rivali è un inganno utile a occultare le fratture di classe e di potere, le crescenti ineguaglianze sociali, l'isolamento dei più deboli, la disoccupazione e l'impoverimento di massa. Colpa, quindi, anche delle istituzioni e dei governi - per Giovanni D'Agata presidente dello "Sportello dei Diritti" - che, anzichè tentare di mitigare le disuguaglianze sociali, in tempi di crisi continuano a soffiare sul vento del sentire comune e della pancia del popolo invece di tentare di superarle ed abbatterle.
(29 dicembre 2018)
AUSL-IRCCS di Reggio Emilia: in merito all'indagine della Procura sui maltrattamenti ad anziani a Correggio.
La Direzione dell'Azienda USL di Reggio Emilia, in merito all'inchiesta della Procura per l'accusa di maltrattamenti da parte di numerosi operatori socio-sanitari dipendenti dell'Ente gestore ai danni di anziani accolti nel Centro Residenza Anziani di Correggio, esprime in primo luogo solidarietà e vicinanza agli ospiti della struttura e alle loro famiglie.
L'Azienda, appresa la notizia dagli organi di stampa, ha richiesto una relazione formale all'Ente gestore, in stretto contatto con il Comune di Correggio e l'Assessorato regionale politiche per la salute.
In attesa di un quadro più chiaro e definito dei fatti e delle risultanze dell'inchiesta, la Direzione si riserva di agire nelle sedi opportune a tutela dei cittadini e della propria funzione istituzionale, con provvedimenti proporzionati alla gravità dell'accaduto.
"Se i fatti fossero confermati ci troveremmo di fronte a una situazione estremamente grave di maltrattamenti e umiliazione, inaccettabile e indegna per i nostri livelli di welfare e di civiltà". commenta il Direttore Generale Fausto Nicolini.
Maltrattamenti casa di riposo Reggio Emilia, Venturi: "Fatto gravissimo, indegno e intollerabile, che va al di là dell'umano"
L'assessore regionale alle Politiche per la Salute sull'indagine, condotta dai Carabinieri, che coinvolge numerosi operatrici sociosanitarie: "Fondamentale l'attenzione e la collaborazione dei familiari, che ringraziamo assieme alle Forze dell'Ordine"
Bologna - "Un fatto gravissimo, indegno e intollerabile, che va al di là dell'umano. Tanto più perché coinvolge persone anziane, fragili e indifese, che più di qualsiasi altro avrebbero bisogno di essere protette". Così l'assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, Sergio Venturi, dopo la notizia relativa ai maltrattamenti inflitti da numerose operatrici sociosanitarie agli ospiti di una casa di riposo di Reggio Emilia.
"Ringraziamo l'Arma dei Carabinieri per avere condotto questa indagine- sottolinea Venturi- e ringraziamo anche i parenti degli anziani ospiti, la cui collaborazione è stata fondamentale per far emergere quanto accaduto. E proprio l'attenzione dei parenti conta moltissimo, oltre alle verifiche di legge che vengono regolarmente svolte, rinnovo quindi l'appello a tutti i famigliari di persone che si trovano presso strutture d'accoglienza a segnalare sempre alle autorità locali e alle aziende sanitarie ogni segnale, anche il più piccolo, affinché vengano svolti subito accertamenti".
"Se le accuse saranno confermate- conclude Venturi- parliamo, ribadisco, di reati gravissimi, che rischiano peraltro di infangare l'operato di quanti ogni giorno svolgono in modo ineccepibile un lavoro prezioso all'interno delle case di riposo. Prendendosi cura con scrupolo, professionalità e dedizione delle persone più deboli". /EC
Nel corso della nottata, a Napoli, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna e della Compagnia di Bologna Centro, supportati dai militari del Comando Provinciale di Napoli, hanno dato esecuzione a un provvedimento di custodia cautelare, ponendo agli arresti domiciliari due cugini ventiquattrenni napoletani, ANTONIO MUSTO E MAURIZIO MUSTO.
Bologna 9 marzo 2018 - L'operazione nasce dai risultati conseguiti durante l'esecuzione dell'indagine "Avvoltoio" che il 30 settembre del 2016 aveva visto l'arresto di otto persone riconosciute quali componenti di un'associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe in danno di anziani. Le perquisizioni effettuate nei domicili degli arrestati avevano permesso di acquisire del materiale (telefoni cellulare, tablet, pc) che, una volta analizzato, ha fatto emergere delle responsabilità a carico di altri soggetti, allora ignoti, facenti parte dello stesso sodalizio criminale.
Dal febbraio 2016, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bologna e della Compagnia Bologna Centro hanno avviato una complessa indagine finalizzata a disarticolare un sodalizio criminale dedito, appunto, alle truffe con la cosiddetta "tecnica della cauzione".
Le investigazioni, condotte sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Bologna – diretta dal Procuratore Capo, dott. Giuseppe Amato - e svoltesi anche con l'ausilio di intercettazioni telefoniche e servizi di osservazione e pedinamento, hanno permesso di individuare l'esistenza di un'organizzazione criminale specializzata nelle truffe alle persone anziane, con sede esecutiva a Napoli, composta da una pluralità di "batterie", attive sul territorio nazionale in maniera autonoma. Nello specifico, è stata individuata una "batteria" riconducibile al clan "Marsicano-Esposito" di Casoria, composta da soggetti suddivisi stabilmente in "aliquote specializzate", una "cellula di telefonisti/terminalisti", soggetti stanziali a Napoli incaricati di:
- individuare e contattare come "avvocato" le potenziali vittime, grazie a siti web che abbinano l'indirizzo al numero del telefono fisso;
- provocare il contatto con il finto Carabiniere, spesso presentato come "Maresciallo Primo", per rassicurare la vittima, invitata a comporre un numero di telefono della caserma dei Carabinieri, senza rendersi conto che il truffatore, in realtà, non interrompe mai la comunicazione;
e un "aliquota di emissari", due soggetti, presenti sui luoghi delle truffe, in contatto diretto con i telefonisti, a cui suggeriscono gli indirizzi e che riscuotono le finte cauzioni dalle vittime.
Le indagini hanno permesso di accertare che l'organizzazione criminale in questione è collegata al clan "Contini" di Napoli, a cui viene corrisposta una tangente, che nel corso delle conversazioni è invocata in maniera convenzionale con i termini di "pesone" o "carosiello", ed il cui pagamento, a titolo di protezione, è ritenuto indispensabile per poter operare in tutta "tranquillità" e "sicurezza".
In particolare, il "canovaccio" abituale prevedeva l'entrata in scena del sedicente "avvocato Molinari", che componeva numeri di telefono di abitazioni di una medesima via/quartiere, reperendoli da siti internet, fino a quando non s'imbatteva in una persona anziana in casa da sola. L'avvocato cercava di convincere l'anziano che per evitare l'arresto del proprio parente, coinvolto in un fittizio incidente stradale e per questo motivo trattenuto in una caserma dei Carabinieri, era necessario pagare una determinata somma, generalmente qualche migliaio di euro, da consegnare a un suo collaboratore che si sarebbe presentato quanto prima presso l'abitazione. Per rendere il tutto ancora più credibile, la conversazione proseguiva con l'intervento telefonico del "finto" maresciallo dei carabinieri, che si presentava come "Maresciallo Primo", con il compito di carpire definitivamente la fiducia della vittima "rassicurandola" sulle buone intenzioni dell'avvocato.
La truffa si consumava quando la vittima consegnava al "collaboratore dell'avvocato", che nel frattempo stazionava nei pressi della via/quartiere preso di mira, il denaro richiesto. In molte circostanze, poiché le persone anziane non detenevano in casa grandi somme di contante, i truffatori si facevano consegnare gioielli o preziosi. Le indagini hanno acclarato che alle truffe partecipavano, direttamente o indirettamente, componenti d'intere famiglie, uomini, mogli, madri e figli, non solo con compiti operativi ma anche di collegamento con gli emissari (intervenendo all'occorrenza anche in prima persona) nonché logistici, reperendo numeri di telefoni di cellulari ma anche autovetture con cui spostarsi, trasformando così l'attività illecita in un vero e proprio "affare di famiglia" dal quale tutti traevano sostentamento. Il GIP del Tribunale di Bologna – Dott.ssa Francesca Zavaglia, recependo le risultanze investigative, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 2 soggetti, incensurati, posti agli arresti domiciliari, ravvisando nelle condotte dei correi il reato di cui all'art.416 C.P.
Il provvedimento di oggi si colloca su quella stessa linea giuridica tracciata dalla Procura della Repubblica e concordata dall'ufficio G.I.P. del Tribunale di Bologna che nel settembre 2016 inaugurò un impianto accusatorio assolutamente originale, innovativo ed efficace rispetto alla fattispecie delittuosa: aver fatto emergere la matrice ideativa comune ed aver individuato gli elementi fattuali costitutivi di un'associazione finalizzata a commettere una serie elevatissima ed indeterminata di truffe pluriaggravate in danno di anziani, con condotta protratta nel tempo ed ancora in essere, agendo mediante ripartizione dei compiti, con carattere di continuità e stabilità. Tale contestazione ha permesso di aggredire in modo incisivo fenomeni delittuosi nei cui confronti, se presi singolarmente, la normativa vigente non offre strumenti di contrasto efficaci e adeguati.
Gli odierni arrestati sono accusati di aver commesso almeno quattordici truffe consumate e svariati altri tentativi a danno di persone anziane, con un metodo che può ormai dirsi, purtroppo, consolidato e comune a diversi gruppi criminali dediti a questa tipologia di reato, che hanno eletto la nostra provincia a territorio di "caccia" privilegiato in ambito nazionale.
___________________
1. Foto Copertina - conferenza stampa – Comando Provinciale Carabinieri Bologna.
Nella foto, da sinistra, Maggiore Diego Polio, Comandante del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bologna e Luogotenente Salvatore D'Elia, Comandante della Stazione Carabinieri Bologna Indipendenza;
2. Foto Maurizio Musto e Antonio Musto - interno al testo;
3. in allegato il Comunicato stampa Indagine Avvoltoio del 30 settembre 2016.