USA, gran bevitori! L'Italia rimane il più grande esportatore.
Parma, 2 giugno 2014.
Secondo i dati OIV (Organizzazione Internazionale delle Vigne e dei Vini) gli Usa han consumato ben 29,1 milioni di ettolitri nel 2013 (+0,5% rispetto al 2012), la Francia 28,1 milioni (con un sensibile -6,9%), l'Italia è in leggero calo con 27,1 milioni (-3,7%) e la Germania segue con 20,3 milioni (+1,5%).
Un primato che arriva nel momento in cui il consumo mondiale (2013) ha registrato un leggero calo: 238,7 Mio hl e le prime stime dei raccolti 2014 indicano una più scarsa produzione di vino nell'emisfero australe. Complessivamente, le prime stime della produzione di vino nell'emisfero sud lasciano prevedere, per il 2014, una flessione di circa il 10% rispetto al 2013, in una forchetta compresa tra 49 e 53 Mio hl.
A fornire il resoconto delle indagini OIV è stato lo stesso direttore generale Jean-Marie Aurand, lo scorso 13 maggio presso la sede dell'Organizzazione a Parigi,
indicando come a fronte della stabilizzazione delle superfici (7,436 Mio ha) e l'aumento della produzione mondiale di vino (278,6 Mio hl), i consumi hanno hanno registrato una flessione.
Il consumo mondiale di vino nel 2013 si colloca a 238,7 Mio hl, con un calo di 2,5 Mio hl rispetto al 2012.
Nei paesi tradizionalmente produttori si registra una flessione del consumo in Francia di 2,1 Mio hl (28,1 Mio hl di vino consumati), in Italia di 0,8 Mio hl (21,7 Mio hl) e in Spagna di 0,2 Mio hl (9,1 Mio hl).
Per quanto riguarda la Cina, la rapida crescita del consumo degli ultimi anni segna una battuta d'arresto, con 16,8 Mio hl, pari a una riduzione del 3,8% tra 2012 (17,5 Mio hl) e 2013.
In questo contesto, gli Stati Uniti si portano a 29,1 Mio hl di vino consumati (esclusi vermut e vini speciali) e divengono, nel 2013, il primo mercato interno mondiale in termini di volume.
I principali paesi dell'America latina (Argentina, Cile e Brasile), il Sud Africa e la Romania registrano una crescita dei consumi rispetto al 2012.
Chiara Lungarotti "Top Woman in Italian Wine" per la rivista "The Drinks Business".
Torgiano, 3 giugno 2014. Chiara Lungarotti è la prima donna del vino italiano nella classifica "TOP 10 WOMEN IN ITALIAN WINE", stilata da Tom Bruce Gardyne e pubblicata oggi sul sito della rivista londinese The Drinks Business, che quotidianamente raggiunge più di 20mila operatori del drink trade internazionale. Il magazine ha tracciato un profilo biografico delle dieci protagoniste raccontandone non solo il percorso formativo e professionale ma anche il loro costante impegno nella promozione e valorizzazione del territorio.
Insieme all'umbra Chiara Lungarotti, che si è distinta per aver mantenuto le radici produttive dell'omonima cantina a Torgiano e a Montefalco: Silvia Franco (Nino Franco Spumanti – Veneto); Francesca Planeta (Planeta - Sicilia); Daria Garofoli (Casa Vinicola Gioacchino Garofoli -Marche); Gaia Gaja (Gaja - Piemonte); Joseì Rallo (Donnafugata - Sicilia); Elena Martusciello (Il Grotta del Sole – Campania); Sabrina Tedeschi (Az. Agricola Fratelli Tedeschi - Veneto); Cristina Mariani May (Castello Banfi - Toscana) e Marilisa Allegrini (Allegrini Estates – Veneto).
E fra I benefici della nuova Pac, ricorda l’ex ministro dell’Agricoltura, «i produttori potranno contare, oltre che sulle tradizionali risorse destinate alla promozione nei Paesi terzi, anche su nuovi fondi destinati alla promozione nel mercato europeo».
Verona, 31 marzo 2014. Il record storico di esportazioni di vino italiano nel mondo, l’abolizione delle norme anti-dumping da parte della Cina, le opportunità di promozione anche sul mercato europeo e una Politica agricola comunitaria che ha messo un paletto alla liberalizzazione selvaggia sono alcuni degli aspetti e delle opportunità per il comparto vitivinicolo nazionale. A dirlo è l’on. Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo, in un’intervista all’Ufficio stampa di Vinitaly.
Alla vigilia della 48ª edizione del Salone internazionale dei vini e dei distillati, De Castro consacra Vinitaly come «l’ambasciatore del vino, in Italia e nel mondo, luogo di conoscenza e di creazione di valore per un prodotto che simboleggia al meglio la tradizione e la qualità italiana».
Presidente De Castro, con la riforma della Pac che entrerà in vigore il prossimo 1° gennaio, cosa cambia per il settore del vino?
«La nuova politica agricola ha scongiurato la liberalizzazione selvaggia dei diritti di impianto dei vigneti. Pur concludendosi il sistema dei diritti nel 2015, sarà introdotto un nuovo sistema di autorizzazioni a partire dal 2016 e fino al 2030 e gli Stati membri che si avvarranno del sistema dei diritti d’impianto avranno facoltà di decidere se passare al nuovo sistema entro il 2020. Nell’ambito dei programmi di sostegno, troveranno poi spazio nuove misure, come quella relativa all’innovazione e quella relativa alla promozione rivolta al mercato interno limitatamente all’informazione sull’uso consapevole di vino e sul sistema europeo delle denominazioni di origine e indicazioni geografiche».
Quali sono le opportunità che si aprono per i produttori italiani all’interno dell’Unione europea e nei confronti dei Paesi Terzi?
«Come anticipavo, con la nuova Pac i produttori potranno contare - oltre che sulle tradizionali risorse destinate alla promozione nei Paesi Terzi - anche su nuovi fondi destinati alla promozione nel mercato europeo. Si tratta di un’innovazione che il Parlamento ha voluto introdurre su una leva che ha caratterizzato con successo la competitività degli ultimi anni, e che potrà rappresentare indubbiamente un’ulteriore opportunità per far conoscere e apprezzare ancora di più le eccellenze del settore anche in Europa. Il mercato dell’Unione rappresenta, infatti, il 60% delle “esportazioni” dei Paesi membri, basta pensare a quanto sono importanti per l’Italia mercati come quelli della Germania e dell’Inghilterra. Quote che possono continuare a crescere grazie a un sostegno adeguato e a un’organizzazione più efficiente».
In termini di aiuti per ettaro, invece, di quanto sarà la riduzione per i vitivinicoltori e su quali valori si fisserà nel 2019, tenuto conto della convergenza?
«Su questo aspetto gli istituti di ricerca stanno elaborando simulazioni sui singoli settori per verificare gli impatti della convergenza interna rispetto al quadro attuale. La scelta del modello di convergenza (regione unica piuttosto che aree amministrative) e delle modalità di applicazione del nuovo regime di pagamento fanno parte di quel “pacchetto” di decisioni che gli Stati membri dovranno notificare a Bruxelles entro il mese di luglio. Tali scelte dovranno esser prese all’interno di alcuni “paletti” fissati dalla riforma della Pac. In tale ambito, mi piace ricordare che proprio in seguito alle modifiche apportate dal Parlamento europeo durante i negoziati, gli impatti del nuovo regime rispetto a quello attuale sono stati limitati, consentendo allo Stato membro di regionalizzare solo il 60% del budget nazionale e di limitare comunque le perdite».
Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli più penalizzanti della riforma dell’ocm vino e del suo accorpamento all’interno dell’Ocm unica?
«La riforma dell’Ocm vino rappresenta un importante punto di equilibrio tra le diverse vocazioni ed esigenze dei paesi produttori dell’Unione. L’introduzione di un sistema autorizzativo al posto della liberalizzazione senza regole dei diritti di impianto dei vigneti è sicuramente un buon punto di approdo per un settore che deve stare al passo coi tempi, senza però per questo perdere identità. Certamente occorrerà, come stiamo facendo in Parlamento, monitorare la fase applicativa di tale misura, al fine di confermare i contenuti dell’accordo politico che è stato poi recepito dalle istituzioni europee e tradotto nell’atto di base. Per quanto riguarda l’accorpamento all’interno dell’Ocm unica, si tratta di una maggiore semplificazione e organicità di strumenti e misure che tra l’altro conferma un percorso già avviato con le precedenti riforme. L’importanza della funzione aggregativa è fondamentale per tutti i settori, compreso quello del vino. Solo se si è organizzati si riesce ad essere forti e competitivi e a guadagnare nuove fette di mercato. Ed è proprio questa la direzione in cui vanno le misure definite all’interno del dossier Pac».
Dopo il “Pacchetto Latte” e il “Pacchetto Prosciutto” si arriverà anche ad un “Pacchetto Vino” per la programmazione produttiva?
«A oggi non mi sembra una strada percorribile anche perché a riformare il funzionamento degli aiuti per il vino è stata la recente riforma del regolamento sull’Organizzazione Comune di Mercato all’interno della Pac2020 e tale aspetto non ha caratterizzato il negoziato. Certamente le finestre normative e di riforma che caratterizzeranno il lavoro della prossima legislatura europea (ad esempio nel caso di una riforma settoriale o di una revisione della Pac2020) possono rappresentare un’opportunità per ricalibrare e modernizzare gli aiuti europei anche nel settore vitivinicolo».
Doc, Docg e Igt: funzionano ancora e riescono a dare valore aggiunto ai prodotti?
«Certificare e garantire la materia prima e un percorso produttivo di qualità sono azioni fondamentali che l’Europa ha messo in campo per la valorizzazione del prodotto e per la corretta informazione del consumatore. Anche in questo caso, però, dobbiamo allontanare lo sguardo e ragionare in termini di contesto: torna centrale il tema dell’organizzazione per far sì che le nostre eccellenze riescano ad accedere ai mercati che maggiormente ne apprezzano la qualità. Qualità che è un elemento competitivo ormai imprescindibile ma che necessita di un modello di “azione” da predisporre in maniera meticolosa ed efficiente. In tal senso i successi del vino possono rappresentare un esempio vincente e da seguire anche per altre produzioni caratterizzanti il nostro straordinario patrimonio agroalimentare».
Vinitaly sta per tagliare il traguardo della 48ª edizione. Che ruolo svolge oggi a vantaggio del sistema vitivinicolo italiano?
«Con la 48ª edizione Vinitaly si conferma l’ambasciatore del vino, in Italia e nel mondo. La straordinaria forza aggregativa e la visione commerciale che caratterizza anche le “missioni” della manifestazione all’estero fanno sì che Vinitaly sia, anno dopo anno, un solido punto di riferimento per l’intero settore. Un luogo di conoscenza e di creazione di valore intorno a uno dei prodotti che meglio simboleggia la tradizione e la qualità italiana, che ha ancora importanti margini di apprezzamento e crescita sui mercati. Margini che, anche grazie allo spirito aggregativo e organizzativo di Vinitaly, oggi possono essere conquistati con successo».
La Cina ha annunciato l’archiviazione del dossier anti-dumping sul vino. Il Presidente Xi ha iniziato un tour in Europa, ma non sarà in Italia. Il sistema vino italiano ne uscirà danneggiato rispetto ai colleghi francesi?
«La chiusura della procedura cinese antidumping e anti-sovvenzione verso le importazioni di vino proveniente dalla Ue rappresenta una buona notizia per il nostro sistema vinicolo. Una decisione maturata anche a seguito del gioco di squadra messo in campo da Italia, Spagna e Francia. Anche per queste ragioni credo che non ci siano all’orizzonte penalizzazioni per il sistema vino italiano rispetto a quello francese, a prescindere dall’agenda del Presidente Xi. Certamente, come sistema Italia - così come accade già da tempo in Francia - dovremmo esser capaci di sfruttare le opportunità commerciali, soprattutto quelle provenienti dal mercato cinese. Il record storico delle esportazioni italiane di vino, che lo scorso anno si sono attestate su un valore di 5 miliardi di euro, costituisce un dato importante per continuare a crescere in futuro anche sul mercato orientale. In tal senso, la chiusura della procedura antidumping deve rappresentare un nuovo punto di partenza nelle relazioni commerciali con il paese asiatico».
Intervista a cura del Servizio Stampa Veronafiere
In crescita nel primo bimestre 2014 le vendite di vino nei supermercati. Le strategie delle catene distributive.
(Verona, 31 marzo 2014) – Migliorano le vendite di vino nei supermercati nei primi due mesi del 2014. Nel primo bimestre gennaio/febbraio le vendite di bottiglie da 75cl sono più dinamiche e guadagnano 3 punti percentuali sul 2013, facendo segnare un -0,3% a volume rispetto a ad una chiusura 2013 del -3,4% (vedi tabella allegata).
“In realtà già l’ultimo trimestre 2013 aveva dato segnali positivi, cioè di un rallentamento del calo delle vendite - ha spiegato Virgilio Romano, Director Cliente Service di IRI – ed ora i primi due mesi del 2014 mostrano un netto miglioramento. Recupera anche il brik con un -2,1% (rispetto al -9,4% del 2013). Probabilmente abbiamo lasciato alle spalle le difficoltà del 2013, in linea con l’andamento dell’economia e dei consumi, e possiamo essere fiduciosi per il 2014”.
Il dato positivo ha creato interesse nel mondo delle cantine che cercano di capire quali saranno le strategie future della grande distribuzione, come ha sottolineato Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere: “Si tratta di un dato che potrebbe rappresentare l’inversione di tendenza rispetto al continuo calo dei consumi interni registrato negli ultimi anni. A questo punto sarà ancora più importante il convegno del 7 aprile a Vinitaly su ‘Cantine e grande distribuzione: nuove strategie per il mercato italiano ed estero’, cui parteciperanno Federdistribuzione, Coop, Conad, Federvini, Unione Italiana Vini, Eataly, perché da lì scaturiranno idee e proposte per stimolare il mercato domestico”.
In attesa del convegno di Vinitaly, le prime indicazioni stategiche arrivano dai buyer vino delle catene distributive che partecipano all’ormai tradizionale evento B2B “Gdo Buyers’ Club” di Vinitaly: Coop, Conad, Selex, Carrefour, Despar, Billa, Sisa, Agorà Iperal.
Per rilanciare le vendite di vino nei supermercati le catene distributive stanno valutando diverse leve potenziali: la ristrutturazione degli scaffali, una maggiore comunicazione, una riduzione o un aumento delle promozioni, una maggiore enfasi su prodotti a marchio del distributore, vino biologico e vino bag in box.
"Il cambiamento dei consumi e delle logiche di acquisto apre a nuove prospettive di mercato - ha dichiarato Luigi Rubinelli, moderatore del convegno a Vinitaly e Direttore di RetailWatch.it - bisogna comunicare il valore del prodotto, la sua funzione d'uso, la sua cultura locale. Indispensabile un riferimento all'Italia per chi esporta. Infine il prezzo: attenzione alle nuove confezioni come il bag in box che recano in sè l'esigenza alla disponibilità immediata di prodotto sfuso con un buon rapporto valore-prezzo".
La spinta promozionale è già troppo alta secondo la Coop che ha un programma ben definito: “La strategia per il 2014 riguarderà una riduzione marcata delle promozioni sul vino tipico mentre replicheremo le stesse dello scorso anno sugli spumanti. Riguardo i vini tavola faremo promozioni più profonde dovute al calo del prezzo di acquisto degli stessi” ha riferito Francesco Scarcelli, buyer vino di Coop Italia.
Diversa la strategia del Gruppo Selex (insegne come Famila, A&O), come ha spiegato il Category manager Flavio Bellotti: “Per il 2014 prevediamo di aumentare la pressione promozionale a fronte del mantenimento del prezzo nominale dei singoli prodotti e di ristrutturare lo scaffale aumentando lo spazio dedicato ai marchi privati e ai vini spumanti”.
Bisogna parlare di più al consumatore, aiutarlo ad orientarsi tra gli scaffali sempre più pieni di vini tipici, come sostiene Valerio Frascaroli, buyer vino di Conad: “Siamo impegnati a definire un’adeguata comunicazione a scaffale. Coi prodotti a nostro marchio cerchiamo di dare una risposta adeguata alle esigenze del consumatore, ma non sarà mai totalmente esaustiva”.
La comunicazione è tra le leve strategiche di Carrefour, che lancia l’etichetta parlante: “Presenteremo una nuova etichetta "parlante" che dettaglierà al cliente tutte le informazioni sul vitigno, la tipologia, la provenienza e l'abbinamento di cibo consigliato – ha riferito Paolo Colombo, Category manager di Carrefour - Continueremo lo sviluppo iniziato lo scorso anno di prodotti ad etichetta esclusiva e l'organizzazione di eventi/attività di degustazione e valorizzazione dei prodotti, oltre a un maggior presidio del localismo e del territorio con la selezione di piccoli produttori”.
La composizione e la ristrutturazione dello scaffale è la chiave della strategia per il 2014 di Despar, Gruppo Sisa e Billa.
Per Simone Pambianco, Product manager prodotti a marchio Despar :“Questo 2014 dovrebbe rappresentare l’anno del riposizionamento a scaffale dopo due anni di esplosione dei prezzi. Questo contribuirà sicuramente a riportare i consumi entro binari diversi, soprattutto per la fascia di consumo entry level”.
Per Germano Ottone, buyer vino del Gruppo Sisa: “Tra gli obiettivi del 2014 c'è la revisione del format assortimentale nella categoria vini, ogni centro distributivo del Gruppo proporrà ai punti di vendita un cluster specifico; nell'ambito di questa revisione è previsto l'inserimento di vini di alta gamma”.
Per Alfonso Ruffo, buyer senior bevande di Billa: “Il 2014 sarà per Billa l’anno di consolidamento della strategia espositiva e assortimentale implementata nel 2013: vini esposti per fascia prezzo con attenzione alla comunicazione al cliente”.
VINO BIOLOGICO E BAG IN BOX TRA GLI SCAFFALI
Un contributo alle vendite arriva anche, oltre che dalle bottiglie a marchio del distributore, anche dal vino biologico e dal vino bag in box, cioè di quelle confezioni da 3/5 litri di vino conservato senza ossigeno, spillabile dal rubinetto.
Tra chi punta decisamente sul biologico c’è Carrefour, come ha spiegato Colombo: “Abbiamo già in assortimento 15 etichette e tra queste 5 sono vini biologici senza solfiti aggiunti. Sono esposti a scaffale sia nella corsia del vino che in quella riservata al settore biologico, in particolare nei punti vendita dove è previsto uno spazio dedicato al BIO (planet)”.
Guarda con interesse al biologico anche Coop, che non dispone di corner anche se sta testando corner specifici, e Conad, come ha raccontato Frascaroli: “Il Vino Biologico sta cominciando ad essere richiesto dal consumatore e le vendite presentano trend in crescita, ma si parla sempre di numeri bassi; ad oggi non è previsto un corner specifico”.
Attenzione al biologico anche in Billa anche perché le vendite potrebbero beneficiare “delle ultime modifiche in termini di regolamento comunitario (legge 203), per cui è possibile scrivere sull’etichetta del prodotto che il vino è biologico (e non più solamente le uve)”.
Anche Agorà Network gioca la carta del biologico, come ha riferito il buyer Massimo Cavaleri: “Testeremo sui punti vendita più grandi tre referenze di vino ottenuto con l'impiego di un sistema agricolo biodinamico di un'azienda siciliana. Al momento non prevediamo di creare un corner a parte, ma di inserire le referenze sul lineare o al massimo di posizionarle nella cantinetta evidenziandole opportunamente”.
Ancora sotto esame delle catene distributive l’eventuale investimento sul vino bag in box.
“Il vino in bag in box si sta evolvendo da solo prodotto basico, di prezzo, a prodotto di maggior pregio, includendo anche vini Doc e per il 2014 prevediamo di aumentare l'offerta di questo tipo di prodotto” ha spiegato Bellotti del Gruppo Selex.
In Coop, al contrario, non si prevede uno sviluppo immediato del bag in box: “L’unica valutazione che stiamo facendo riguarda se cambiare il formato venduto oggi passando dall’attuale 5 litri a un più piccolo e comodo 3 litri”.
Anche alla Conad osservano che il bag in box non sta avendo per ora un grande successo in Italia, a differenza di quanto avviene in Europa.
Ismea parteciperà alla 48ma edizione del Vinitaly, in programma a Verona dal 6 al 9 aprile.
Cento anni DiVini nelle terre del Ducato: un traguardo importante per le Cantine Casabella di Castell’Arquato che si presentano alla 48.esima edizione del Vinitaly con un numeri mondiali.
Castell’Arquato, 1 Aprile 2014 ----
La loro storia giunge dal cuore di questa terra nata per offrire il nettare di Bacco sin dai tempi antichi. Ne esce una tradizione millenaria che si rinnova nel tempo grazie al lavoro dell’uomo, dei figli di quel luogo così generoso. Sono cento anni che affondano le radici nel lontano 1914: mentre il mondo è nel caos per il primo conflitto mondiale Casabella esce con la sua prima bottiglia. Una produzione che parlerà, nel giro di un secolo, al mondo intero.
Proprietario di quegli estesi vitigni di Ziano Piacentino, terra di confine emiliano, il conte Montemartini, deputato del Regno d’Italia, che nel podere di Casa Bella realizzò il sogno di una viticoltura moderna, improntata, per l’epoca, alle nuove richieste di un mercato europeo in cui prodotti piacentini e dell’oltrepò pavese erano testimony di un’azienda che sorgeva su due territori già celebri. Non è un caso che l’onorevole Montemartini, stando agli atti del 1909 della Camera dei Deputati, spingesse per nuove regolamentazioni per la coltivazione (persino sugli innesti) dei vitigni e per la produzione dei vini.
Dal 1914 Casabella di strada ne ha fatta parecchia. I passaggi societari, i cambi di regole di gioco, ma il marchio, quello delle Cantine è sempre rimasto tale. Perchè il prodotto si racconta da solo. La svolta è del 1991: la nuova società rileva l’azienda agricola ed inizia una serie di interventi mirati che puntano sulla tradizione del vino e l’innovazione della produzione. Da Ziano, dove vi sono 50 ettari di terra coltivata a vite, la sede amministrativa si sposta a Castell’Arquato a cavallo del nuovo millennio. Qui, il borgo millenario diventa fonte d’ispirazione per una linea che rivive nel “Duca di Ferro”, ne “Il Principe”, nel “Bande Nere” e nell’“Arquatum”, le scene delle storia arquatese: dalla conquista del Duca al passaggio del pontefice Paolo III Farnese. Scene epiche da suggestione. I cento anni rinnovano l’amore per un territorio, splendido ed immutato nel tempo, sfondo naturale di questa azienda che ora guarda già all’appuntamento con Expo2015, forte dei numeri che la caratterizzano, non per ultima una produzione da 6 milioni e mezzo di bottiglie l’anno.
Un brand che ha saputo imporsi a livello mondiale. E che solo lo scorso anno ha conquistato I palati della Nuova Zelanda: un traguardo che è il fiore all’occhiello della società di Castell’Arquato.
“100 anni DiVini”: l’anteprima del Vinitaly, dedicata al territorio, è stata la scoperta di emozioni e di suggestioni. Fiero rappresentante della casa in questo centenario è il “Duca di Ferro”, della storica linea Mont’Arquato, un gutturnio riserva celebrativo.
Un’etichetta che negli ultimi anni è sempre stata protagonista di riconoscimenti per l’eccellente qualità del prodotto e che anche quest’anno non ha
La veste grafica, completamente rinnovata, lo presenta in una serie numerata e limitata: cento bottiglie, a ricordo dell’evento. Particolare anche l’etichetta, lamierata ed in rilievo, che ricorda lo scudo del Duca di Castell’Arquato, rigorosamente applicata a mano per rendere migliore la precisione del posizionamento. Il tutto con lo stemma laccato del Mont’Arquato, simbolo della linea più nota delle Cantine.
<Siamo molto orgogliosi dei traguardi, raggiunti grazie ad una squadra giovane, coesa che crede nel dono che questa splendida terra ci offre, il vino. A loro, ad ognuno di loro, va il nostro grazie. Continuiamo- ha commentato il direttore delle Cantine Casabella Gianfranco Rossi, insignito del titolo di “benemerito della vinicoltura italiana” dalla Regione Emilia Romagna nel 2011- a seguire il nostro percorso, fatto di tradizione ed innovazione: quello che ci ha guidato in questi cento anni di vini Casabella>.
L’agrometeorologo strategico per il futuro della produzione.
Verona, 24 marzo 2014. Prevedere e interpretare i dati ed i segni del tempo per aiutare il viticoltore: ecco la sfida dell’agrometeorologo, una figura che si sta rivelando sempre più fondamentale nel futuro delle aziende vitivinicole. Agricoltura e cambiamenti meteorologico-atmosferici, tra i temi al centro di Vinitaly, la rassegna internazionale dedicata a vini e distillati, in programma a Veronafiere dal 6 al 9 aprile (www.vinitaly.com), si intrecciano da sempre.
Nessun raccolto può infatti prescindere dal tempo e gli agricoltori si sono sempre attrezzati per capire come intervenire sui campi.
I vigneti non fanno eccezione: i cambiamenti climatici, infatti, potrebbero costringere a cambiare alcune delle pratiche che hanno accompagnato e fatto crescere il vino negli ultimi 20-30 anni.
Contro questa minaccia, un aiuto può giungere dall’agrometeorologia: scienza che studia le interazioni dei fattori meteorologici ed idrologici con l’ecosistema agricolo-forestale e con l’agricoltura.
È una scienza di confine, tesa cioè a valorizzare i legami esistenti fra discipline del settore fisico e biologico che focalizzano la loro attenzione sugli ecosistemi agricoli e forestali, per dare risposte a problemi concreti a livello aziendale e territoriale.
«L’agrometeorologia è senz’altro un elemento utile – spiega il climatologo Giampiero Maracchi, professore di Climatologia all’Università degli Studi di Firenze – perché permette, dal punto di vista pratico, di diminuire, per esempio, i trattamenti. La climatologia consente con le previsioni stagionali, di avere un’idea di come sarà l’andamento del tempo e quindi come comportarsi nell’eventuale distribuzione di trattamenti e fertilizzazioni. Abbiamo inoltre sperimentato – aggiunge Maracchi – che un trattamento mirato sulle basi meteo, permette di passare da 7-8 trattamenti a 4-5 l’anno, riducendo costi e impatto chimico sul territorio. Nell’insieme, l’agrometeorologia, dà un grosso contributo per un’agricoltura più “safe” come dicono gli americani. Cioè con meno interventi generici e più mirati, tenendo conto del rapporto tra prodotti utilizzati ed ambiente. Un agrometeorologo però non lo vedo in un’azienda perché forse sarebbe eccessivo. Magari in un Consorzio, invece, potrebbe essere una personalità interessante, e potrebbe suggerire una zonazione climatica dei terreni delle aziende appartenenti a quel Consorzio».
«Un’innovazione che dovrebbe esserci nel futuro delle aziende – sottolinea Leonardo Valenti, professore di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano – è la raccolta dei dati agro-meteo, fondamentale per stabilire tutte quelle che sono le situazioni legate all’evoluzione del prodotto nell’annata e, al contempo, comprendere dove andrà la viticoltura dell’azienda nel futuro. Ormai bisogna interpretare ogni singola annata in maniera puntuale, basarsi sull’andamento stagionale per capire come meglio intervenire sulle coltivazioni. Essere una ventina di giorni in anticipo – secondo Valenti –comporta un cambiamento sostanziale. Vendemmiare prima cambia completamente il quadro acido, le caratteristiche aromatiche e le caratteristiche zuccherine delle uve. È indispensabile quindi avere delle nozioni che permettano di interpretare al meglio le situazioni ambientali».
«L’atmosfera è l’elemento più variabile dell’ecosistema e dell’agrosistema viticolo – afferma Luigi Mariani, professore di Agrometeorologia all’Università degli Studi di Milano – l’agrometeorologo è colui che cerca di rendere coscienti agronomo e viticoltore sui cambiamenti climatici. Oggi vi sono prodotti previsionali molto interessanti che fino a qualche anno fa non erano disponibili. Ci consentono di andare a stimare quale tempo farà nell’arco di una settimana con una certa esattezza. Fare agrometeorologia significa considerare risorse idriche insieme agli andamenti fitopatologici e alle variabili atmosferiche. Sapere, per esempio, quando piove è una risorsa anche per risparmiare – aggiunge Mariani – non rischiando così che i trattamenti vengano portati via dall’acqua. Ci vuole una coscienza meteorologica che deve far parte del viticoltore».
L’agrometeorologo è una «figura fondamentale» secondo Attilio Scienza, professore di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano che raccoglie tutti i dati e dà indicazioni precise su come sviluppare un lavoro in vigna: «Chi fa la meteorologia locale e applicativa può dare indicazioni importanti per due aspetti. Prima di tutto il modello meteorologico è fondamentale per calcolare il rischio di malattie parassitarie, consentendo di ridurre i trattamenti in un anno anche del 50% e diminuire l’impatto della chimica sui terreni. Il secondo punto sono i modelli di irrigazione, cioè il fabbisogno idrico. Quando si supera in un territorio la soglia di rischio di fabbisogno idrico – conclude Scienza – e la pianta comincia ad andare in stress, c’è bisogno di una figura che segnali l’allarme e la quota di acqua da dare».
Servizio Stampa Veronafiere
Il premio per la migliore presentazione dei vini. Alberto Alessi presidente di giuria nell’international packaging competition
Verona, 10 marzo 2014 -
Si parte venerdì 14 marzo con il 18° Concorso Internazionale Packaging, mentre dal 26 al 30 marzo in programma i lavori del 21° Concorso Enologico Internazionale di Vinitaly. Le due competizioni tornano come anteprima del Salone dei vini e dei distillati in programma dal 6 al 9 aprile.
Verona, 10 marzo 2014 – E’ Alberto Alessi, presidente di Alessi spa e responsabile di design management, marketing strategico e comunicazione, il presidente di giuria della 18^ edizione del Concorso Internazionale Packaging in programma il 14 marzo a Verona. La competizione è nata su iniziativa di Veronafiere e Vinitaly (6-9 aprile 2014 - www.vinitaly.com) per premiare le aziende produttrici di vini e distillati che investono anche nell’immagine dei propri prodotti.
A seguire, dal 26 al 30 marzo, i lavori del Concorso Enologico Internazionale, arrivato alla sua 21^ edizione e da sempre considerato la più importante, partecipata e soprattutto la più selettiva competizione al mondo, con le medaglie assegnate che non superano il 3% dei campioni.
VINITALY 2014, prossimo obiettivo EXPO2015.
Il ministro Martina: «Non ho dubbi che Vinitaly sarà protagonista durante i sei mesi dell’Expo a Milano». Il presidente De Castro: «I risultati del settore vitivinicolo sono un modello per tutto il comparto agroalimentare made in Italy».
Roma, 6 marzo 2014. «Vinitaly è la massima espressione dell'eccellenza vitivinicola italiana e per questo non ho dubbi che sarà protagonista durante i sei mesi dell’Expo a Milano. Presto vedremo svilupparsi il potenziale cui abbiamo lavorato insieme finora. Nei prossimi giorni il ministero farà dei passi avanti con Expo in questo senso». Così il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, a Roma, durante la conferenza stampa di presentazione di Vinitaly 2014, in riferimento agli atti attuativi per il padiglione vino che verranno firmati a breve tra ministero ed Expo. «Riconosco la centralità di Vinitaly – ha poi aggiunto Martina – anche per lo stile, la capacità e la forza di promuovere all’estero il vino tricolore e le sue imprese».
Internazionalizzazione è tra le parole chiave della 48ª edizione di Vinitaly, presentata questa mattina nella Capitale. Il più importante salone mondiale dedicato ai vini e ai distillati torna, infatti, a Veronafiere dal 6 al 9 aprile (www.vinitaly.com).
La manifestazione si conferma network globale per la promozione del sistema vitivinicolo, con buyer in arrivo da oltre 120 nazioni. Uno strumento a servizio delle imprese del settore, soprattutto di quelle italiane che nel 2013 hanno totalizzato oltre 5 miliardi di euro di export.
«In questo quadro, Vinitaly è sempre più strategico – ha spiegato il presidente di Veronafiere Ettore Riello – per la sua capacità di valorizzare una parte così importante dell’eccellenza agroalimentare italiana. Il continuo lavoro di sviluppo della rassegna, l’interpretazione degli scenari di mercato e un’esperienza di oltre cento anni nel campo fieristico, ci hanno permesso di superare per la prima volta i 100mila metri quadrati espositivi netti, con il sold out già da parecchi mesi».
Tra le maggiori novità di quest’anno, due sono proprio dedicate al focus sull’estero. La presenza degli espositori stranieri per la prima volta è stata resa organica, all’interno di un unico padiglione che prende il nome di Vininternational - International Wine Production. In questa direzione va anche l’iniziativa di International Buyers' Lounge, con Taste and Buy: nuova area per il b2b wine&spirit dedicata a operatori che arrivano da oltreconfine.
«Uno dei punti di forza di Vinitaly – ha dichiarato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – è da sempre quello di proporre un percorso di andata e ritorno. Grazie alla rete di Vinitaly International, infatti, accompagniamo le imprese italiane negli Usa, in Russia e in Cina, favorendo al contempo l’arrivo di quelle estere all’appuntamento di Vinitaly a Verona, che genera un indotto di oltre 300 milioni di euro sul territorio. Per favorire le presenze internazionali di quest’anno, con buyer da 120 Paesi, abbiamo investito oltre un milione di euro nelle attività di incoming».
Per Mantovani, la strada dell’internazionalizzazione è quella giusta: «Se il Pil italiano, fermo da 12 anni – continua con un esempio –, seguisse le performance di crescita media del 6,5% annuo del nostro vino all’estero, avremmo risolto da tempo i problemi del Paese».
In questa edizione, grande attenzione anche al mondo del biologico, grazie al debutto di Vinitalybio: salone specializzato riservato ai vini biologici certificati, realizzato con la collaborazione di FederBio. L’intento è quello di valorizzare le produzioni enologiche che seguono le norme del regolamento UE, e di rispondere a una precisa domanda del mercato, in particolare nei Paesi del Nord Europa, dell'America del Nord e dell'Estremo Oriente.
Presente alla conferenza anche il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro che ha ribadito l’importanza del settore vitivinicolo per la crescita dell’agroalimentare italiano: «Se applicassimo i risultati ottenuti dal vino italiano all’estero a tutta la filiera agroalimentare, potremmo tranquillamente raddoppiare gli attuali 33 miliardi di euro di export. Naturalmente per raggiungere questo obiettivo abbiamo bisogno di tanti Vinitaly, di tante fiere in grado di accompagnare le imprese, mettendole a sistema».
In contemporanea alla rassegna veronese, dal 6 al 9 aprile tornano anche Sol&Agrifood ed Enolitech, i due saloni che completano l’offerta di Vinitaly con l’eccellenza del food e delle tecnologie per la viticoltura, l’enologia e l’olivicoltura made in Italy.
(Fonte Veronafiere)
Vinitaly and the City è il Fuori Salone di Vinitaly, seconda edizione di una manifestazione dedicata a tutti gli appassionati del buon cibo e del buon vino, in programma al Palazzo della Gran Guardia di Verona domenica 6 e lunedì 7 aprile dalle 17.30 alle 23.00.
Verona, 3 marzo 2014 - Un appuntamento atteso da visitare nel dopo fiera per concludere la giornata in allegria e in compagnia: è Vinitaly and the City, l'evento serale che Vinitaly organizza nel cuore della città di Verona, al Palazzo della Gran Guardia, nelle serate del 6 e 7 aprile. Un ambiente allestito con classe, ricco di proposte golose e curiose grazie ad un’ampia selezione di oltre 300 etichette di vini nazionali e ricercate produzioni tipiche di qualità, offerte in degustazione ad appassionati e intenditori.
Qui il visitatore ha l’opportunità di entrare a contatto con le eccellenze del nostro territorio. Calici Zafferano in alto per i vini selezionati da Gambero Rosso e da Verona Wine Top della Camera di Commercio di Verona, per i vini rosati del Concorso Enologico Nazionale “Rosati d’Italia” e per la selezione dei concorsi enologici seguiti dalle Camere di Commercio di Novara, Torino, Alessandria e Asti, grazie alla collaborazione di Unioncamere Piemonte. Quest'anno, grazie al Consorzio del vino Durello, viene allestita un’ampia area sparkling, che offre ai visitatori l’opportunità di degustare questo spumante giovane, alternativo e dal carattere “vulcanico”.
Non solo i grandi nomi del vino a Vinitaly and the City. Il sipario si apre anche per l'alta cucina, con un live cooking che promette di stupire anche i palati più raffinati. Ai fornelli rinomati chef, impegnati nella preparazione di piatti gourmet: Pasquale Palamaro di Indaco, ristorante dell'Albergo della Regina Isabella di Iischia, e Salvatore Bianco del Comandante, ristorante dell'Hotel Romeo di Napoli.
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