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di LGC Parma 26 aprile 2019 - Non senbra nemmeno possibile e invece è accaduto. Nelle scorse ore, un cittadino della Nuova Guinea, ha fermato una pattuglia dei carabinieri, che stava perlustrando il centro storico di Parma, e ha consegnato loro un biglietto e due rose rosse.

Sul biglietto vi era la frase:"non possiedo molto, ma con i soldi che ho volevo comprare dei fiori per il vostro collega morto durante il servizio".

Un gesto che difficilmente troverà spazio nelle cronache, troppo oberate di "nera" e a riportare gesti di consueta "maleducazione e disprezzo", anche nella giornata dedicata alla "liberazione", quindi di tutti e non a una sola parte politica.

E' quello che è accaduto a Piacenza dove la sindaca Patrizia Barbieri, è dovuta intervenire solidale a difesa delle forze dell'ordine perchè aggredite, questa volta solo verbalmente, da un "gruppo di agitatori" peraltro difesi da esponenti di Rifondazione Comunista.

Il comunicato stampa di Patrizia Barbieri: "Solidarietà alle forze dell'ordine per le assurde accuse di Rifondazione Comunista"

"Esprimo la piena e totale solidarietà alle forze dell'ordine - polizia e carabinieri - per l'insensato attacco verbale giunto dagli esponenti di Rifondazione Comunista che non hanno trovato meglio da fare per celebrare il 25 aprile che schierarsi a difesa di un gruppo di agitatori i quali, con premeditazione, sono scesi in piazza oggi ben lontani dallo spirito di democrazia, libertà e pace di cui pretendono di essere custodi, ma accusando e contestando preventivamente me, la Giunta e la coalizione che rappresento e – per nostro tramite – una fetta maggioritaria del popolo piacentino".

"Spiace ancora una volta constatare come i valori a cui anche nel mio intervento di oggi in piazza ho fatto riferimento siano ben lontani da essere patrimonio comune, non solo di gruppi di contestatori organizzati, non più giustificabili nemmeno dalla giovane età, ma neppure di esponenti di un partito, Rifondazione Comunista, che ha governato e che si vuole candidare a governare istituzioni nazionali e locali. Le azioni e l'attacco verbale alle Forze dell'Ordine, impegnate come ogni giorno a tutelare, con encomiabile spirito di servizio e sprezzo del pericolo, la sicurezza della città e dei cittadini, qualificano in modo negativo chi questi attacchi sferra e, in questa giornata, rappresentano in modo plastico quelle derive che ho richiamato nel mio intervento in piazza e che sono l'elemento più divisorio per il tentativo di un percorso di crescita comune e condivisa di una società".

A quanto pare qualcuno continua a cercare i "nemici" e se non li trova li inventa!

 

APPENDICE: a seguire il discorso del Sindaco di Piacenza in occasione del 25 aprile 2019

Sindaco Patrizia Barbieri – celebrazione 25 aprile

Care piacentine e cari piacentini,

il 25 aprile di 74 anni fa, un popolo si riversava in piazza per celebrare la Liberazione. Erano donne e uomini, giovani e meno giovani uniti dall'amore per la vita, dal profondo bisogno di pace e democrazia, accomunati - al di là di ogni differenza di classe sociale, cultura o storia personale - da una comune speranza di libertà.

Oggi è per me motivo di particolare orgoglio poter ricordare e celebrare in quella stessa piazza, insieme a questo popolo, insieme a voi, quella storica giornata e, soprattutto ricordare il cammino, segnato da ferite anche mortali e dal sacrificio estremo di donne e uomini, che ha condotto a vivere quella giornata di 74 anni fa, ma soprattutto a riaffermare i valori di pace, democrazia e libertà. E' lo stesso sacrificio che ha unito altre generazioni di italiani; i tanti eroi del Risorgimento, che sotto la bandiera forte del concetto di Nazione Unita imbracciarono le armi per difendere la nostra Patria. O le schiere dei militari italiani che per garantire a questo Tricolore di poter sventolare libero sui pennoni, persero la vita nelle trincee sui nostri confini nazionali o in lande straniere sperdute e lontane.

Generazioni unite nei valori che dovrebbero essere l'essenza di una società civile e di una civile convivenza, ma che troppo spesso vengono messi a dura prova dalla prevaricazione, dalla sopraffazione, dalla violenza non solo fisica degli uni verso gli altri. Per questo motivo, il nostro impegno, oggi, come in ogni giorno del nostro cammino di vita, è quello di rinnovare dentro di noi quei valori, che possono rimanere eterni solo nel momento in cui riusciamo a comprenderne appieno la forza dirompente e a trasmetterla agli altri e alle giovani generazioni.

Per questo è giusto e doveroso serbare la memoria di quegli esempi di alto e nobile sacrificio; una memoria che è tanto più condivisa quanto più quegli esempi sono conosciuti e approfonditi, senza concessioni alle derive dell'opportunismo ideologico o al totalitarismo di pensiero. Dobbiamo tenere la nostra storia libera dai carichi dell'ideologia, per poterne comprendere appieno l'esemplare valore e l'insegnamento che dalla stessa ci viene tramandato. Solo tutelando l'integrità storica e i suoi esempi potremo riconoscere in essi i valori su cui si costruisce l'identità di un popolo.
E l'identità di un popolo è, per sua stessa definizione, condivisa.

La memoria dei giorni della lotta di Liberazione rivive ogni anno in questa solenne celebrazione, ma ancora di più nelle testimonianze e nei simboli che si tramandano giorno dopo giorno, anno dopo anno, fino a oggi.

Quello che dobbiamo chiederci, oggi, è se anche noi sappiamo condividere e tramandare agli altri quegli ideali di libertà assoluta che animavano esempi quali Renato Gatti e Carlo Alberici, giovani piacentini che trovarono la morte solo alcuni giorni prima di quei giorni di festa. Giovani animati, insieme a tanti altri coetanei, dalla passione per la libertà e il cui sacrificio il Comune di Piacenza, con voto unanime, ha voluto mantenere vivo nel luogo in cui persero la vita, in Piazzale Velleja, attraverso quella lapide di marmo che non è solo riconoscimento al loro sacrificio ma è monito perché lo stesso sacrificio non sia stato vano.

Come da monito e insegnamento risuona l'esempio di 18 avvocati partigiani piacentini delle più varie estrazioni culturali e sociali, a testimonianza di un'unione di azione e di intenzione nata all'insegna di valori più alti, quali quelli della libertà e della pace: dal liberale Gaetano Grandi al Comandante Selva (Wladimiro Bersani), dall'ex sindaco Felice Trabacchi all'ex Prefetto Vittorio Minoja, a tutti gli altri "eroi in toga", come vennero ricordati il giorno dell'inaugurazione della targa presso il Tribunale di Piacenza due anni fa. Diciotto piacentini, diciotto nomi di piacentini scolpiti nel marmo che, da avvocato, da sindaco, da piacentina, rappresentano il sacrificio, la risolutezza e il coraggio di chi ci ha permesso di essere qui, oggi, donne e uomini, italiani e piacentini liberi.

O, ancora, l'esempio di Don Giuseppe Borea, cappellano dei partigiani, ma capace di abbracciare indistintamente il prossimo in nome degli ideali di pace e giustizia.

Nel periodo storico nel quale ci troviamo a vivere, contraddistinto dagli strascichi di una profonda crisi economica, dalle difficoltà occupazionali e dall'incertezza sull'avvenire dei nostri giovani, a Piacenza, come nel resto d'Italia, i valori della Liberazione, la tenacia, l'orgoglio e la determinazione, la volontà di chi ha combattuto in nome di quei valori, devono essere il più grande incentivo, la forza e la spinta più concreta per costruire le basi del nostro futuro e di quello dei nostri figli.

Oggi come allora abbiamo bisogno del coraggio. Oggi come allora dobbiamo guardare avanti con fiducia, per non dimenticare il passato, per difendere l'Italia e la Repubblica italiana che della Resistenza è figlia, i suoi simboli, la Bandiera, la Costituzione e la nostra Libertà. Nelle poche e chiare parole del primo articolo della Carta Costituzionale si sono unite culture diverse, marxista, liberale, cattolica. Ciò è stato possibile in nome di ideali più elevati, che sono quelli della Libertà e della Pace, che sono quelli dell'amore per la nostra Patria e per la Democrazia.

Occorre resistere alle spinte contingenti dei fatti e conservare i valori fondanti della nostra convivenza civile. E' un impegno che dobbiamo a noi, ma soprattutto ai nostri giovani perché celebrino ogni giorno il valore della libertà.

Buon 25 aprile, Piacenza! Buona festa degli italiani.

 

Pubblicato in Cronaca Emilia
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