Consegnato all'Ospedale di Scandiano il terzo di sette sofisticati ecografi portatili donati da ASM: permetteranno ad altrettanti ospedali italiani parti più sicuri, salvaguardando la salute di mamma e bambino e riducendo i tagli cesarei.
Reggio Emilia, 30 marzo 2017
Prendere decisioni motivate e tempestive può costituire un fattore decisivo per tutelare la salute della mamma e quella del bambino in un momento delicato come quello del travaglio e del parto. Da oggi i medici dispongono di un importante ausilio in più per agire nel modo più adeguato: ben sette avanzatissimi ecografi portatili, che ASM, l'Associazione per lo Studio delle Malformazioni Onlus, sta donando ad altrettanti ospedali di tutta Italia, al termine di una campagna di raccolta fondi tra i propri sostenitori. Il terzo di questi apparecchi è stato consegnato e presentato ieri all'Ospedale di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, alla presenza del Presidente del Comitato Scientifico di ASM-Associazione Italiana Studio Malformazioni Onlus, Domenico Arduini, del Direttore del Presidio Ospedaliero AUSL di Reggio Emilia, Antonio Di Mare, del Dirigente medico dell'Ospedale Magati, Cristina Incerti Medici, e del Segretario Regionale dell'AOGOI Emilia Romagna, Ezio Bergamini.
Un ombrello ad alta tecnologia per proteggere la fase della nascita, ma che permetterà anche di studiarne e di conoscerne meglio la fisiologia, prevenendo le problematiche, talvolta gravi, che possono manifestarsi quando il bambino vede la luce. E contribuendo a ridurre la percentuale di tagli cesarei, ancora troppo elevata in molti Reparti Maternità italiani. L'iniziativa di ASM, una realtà del non profit attiva da oltre 35 anni nel campo della salute in gravidanza e della prevenzione delle malattie congenite, vuole contribuire a mantenere i livelli raggiunti dalla Sanità pubblica nell'assistenza alla nascita, cercando di controbilanciare le ricadute di possibili tagli delle risorse statali al settore. Inoltre, la letteratura scientifica evidenzia in modo sempre più fondato come una buona salute in gravidanza e subito dopo il parto sia in grado di influenzare positivamente la salute futura del nascituro.
"ASM – ha detto nel suo intervento Domenico Arduini – ha come propria missione l'assistenza alla gestante, e le donazioni di apparecchiature diagnostiche agli ospedali di tutta Italia rappresentano una parte considerevole di questa missione. Credo molto nella creazione di un circolo virtuoso fra le strutture ospedaliere alle quali abbiamo donato strumentazioni sempre all'avanguardia e le gestanti che vengono seguite in questi ospedali, beneficiando delle prestazioni consentite da tali apparecchiature. La diffusione, fra queste future mamme, della conoscenza di ASM e delle sue attività riveste un'importanza fondamentale, poiché la nostra Associazione, per potere sviluppare i suoi progetti, si fonda esclusivamente sul sostegno dei cittadini."
"Ringraziamo ASM per questa donazione - ha affermato Antonio Di Mare – che si inscrive in un percorso formativo di grande rilevanza per i nostri medici. Ed è giusto che ogni ospedale utilizzi nel modo migliore questi apparecchi e dia conto del loro apporto all'attività clinica."
"Anche nei piccoli ospedali come il nostro - ha sottolineato Cristina Incerti Medici - la sicurezza è un valore prioritario. La percentuale di tagli cesarei a Scandiano è del 19%, a fronte del 25% a livello nazionale. L'ecografo portatile donatoci da ASM ci permetterà di lavorare ancora meglio in questa direzione."
"L'ecografo in Sala Parto – ha concluso Ezio Bergamini – risulta molto utile, poiché fornisce indicazioni su ciò che è possibile fare a beneficio delle pazienti. Un dono simile costituisce un apporto notevole, a fronte di risorse economiche in calo, che possono provocare la permanenza in uso di attrezzature obsolete."
(Fonte: ufficio stampa Ausl RE)
Giornata della prevenzione dedicata alle patologie della tiroide. Sabato 11 marzo consulti specialistici ed esame ecografici per le donne presso l'ospedale bolognese di Alta Specialità GVM Care & Research accreditato S.S.N.
Bologna, 10 marzo 2017
Sabato 11 marzo, Villa Torri Hospital - ospedale di Alta Specialità GVM Care & Research accreditato S.S.N., organizza la giornata della prevenzione dedicata alle patologie della tiroide. Dalle ore 8.00 alle 13.00 l'ospedale bolognese aprirà le porte alle donne che vorranno sottoporsi ad un consulto endocrinologico gratuito seguito dall'esame ecografico, solo nei casi selezionali dallo Specialista e in presenza di sintomatologia specifica. Accertamenti utili per prevenire e riconoscere sintomi e alterazioni che possono essere spie di malattie alla tiroide, la più importante tra le ghiandole endocrine.
Sono proprio le patologie della tiroide a riguardare da vicino migliaia di persone in particolare le donne. L'incidenza delle disfunzioni tiroidee, sia di origine benigna che tumorale, è tuttora in crescita; complice anche il miglioramento delle metodiche diagnostiche che le rilevano e l'intensificazione dei programmi di screening clinico e strumentale che permettono un'identificazione sempre più precoce e un trattamento altrettanto tempestivo.
"La tiroide – spiega il Dottor Domenico Meringolo Specialista in Endocrinologia dell'ospedale bolognese - produce ormoni che sono indispensabili per le principali funzioni vitali. Il genere femminile e la ghiandola tiroidea sono legate da una stretta relazione; la tiroide ad esempio riveste particolare importanza perché incide sul normale decorso della gravidanza e sullo sviluppo del feto. Gli ormoni tiroidei regolano inoltre la funzione cardiovascolare, il metabolismo glucidico e lipidico e sono fondamentali nel garantire lo sviluppo neuropsichico e l'accrescimento del feto e del bambino".
Tra le manifestazioni più evidenti di una patologia in corso, specie nella donna, possono esserci l'incremento di volume della tiroide (il cosiddetto gozzo) o la formazione di noduli la cui frequenza aumenta progressivamente con l'età. "La più efficace prevenzione del gozzo e dei noduli tiroidei – ci spiega sempre il Dottor Meringolo - è la iodoprofilassi, facilmente attuabile mediante l'uso di sale fortificato con iodio, ovunque ampiamente disponibile. Il gozzo nodulare è quasi sempre benigno e necessita solo di un regolare controllo nel tempo. I noduli alla tiroide si riscontrano con molta frequenza ma solo una assoluta minoranza di questi sono tumori e fortunatamente sono curabili nella quasi totalità dei casi. Oltre alla carenza di iodio, un fattore fondamentale nello sviluppo delle malattie della tiroide è l'autoimmunità, di gran lunga più frequente nelle donne. Questa può provocare scarso funzionamento della tiroide (ipotiroidismo), come avviene nella tiroidite cronica di Hashimoto, o eccessiva produzione di ormoni (ipertiroidismo), come nel morbo di Basedow. L'ipotiroidismo, spesso in forma lieve e asintomatica, si riscontra in una donna su 10, mentre l'ipertiroidismo è presente in due donne su 100."
"All'interno di Villa Torri Hospital - spiega il Dottor Gian Luigi Gardini Direttore Sanitario - oltre alla consulenza è possibile eseguire, una volta conclusa la fase di valutazione clinica e considerata la situazione emersa nel corso dell'indagine preliminare, tutti gli approfondimenti di laboratorio (quali il dosaggio ormonale, la ricerca degli anticorpi responsabili delle sindromi autoimmuni, l'analisi citologica per mezzo dell'agoaspirato tiroideo); quelli radiologici (ad esempio TC e scintigrafia) o multidisciplinari, indispensabili a delineare in modo chiaro e corretto l'endocrinopatia, sia tiroidea che non tiroidea. In che modo? Interagendo di volta in volta con gli altri specialisti coinvolti nel percorso di diagnosi e cura, tra cui: gli oculisti - qualora la patologia endocrina abbia conseguenze sulla salute dell'occhio; gli otorinolaringoiatri - quando il volume tiroideo aumentato rischia di compromettere le corde vocali e dar luogo a una compressione/deviazione della trachea; i cardiologi - nel caso di iperfunzione/ipofunzione tiroidea, di obesità, di adenomi (tumori benigni) surrenalici funzionanti, in quanto possono aversi gravi ripercussioni sull'intero apparato cardiovascolare -; i diabetologi. Un'integrazione diretta basata sulle rispettive professionalità allo scopo di dare risposte rapide, efficaci e personalizzate."
Con l'iniziativa dell'11 marzo Villa Torri Hospital conferma il proprio impegno per la prevenzione, punto cruciale per la correzione dei fattori di rischio modificabili, perseguendo un corretto stile di vita. Per l'occasione, Villa Torri Hospital metterà a disposizione delle pazienti tutte le competenze terapeutiche e le conoscenze scientifiche acquisite nello studio delle principali endocrinopatie e delle malattie del metabolismo.
Per effettuare lo screening è necessario prenotare telefonicamente: Villa Torri Hospital +39 051. 9950311. Le prenotazioni si accettano fino ad esaurimento disponibilità.
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Villa Torri Hospital fa parte GVM Care & Research - gruppo fondato e presieduto da Ettore Sansavini - che opera nei settori della sanità, della ricerca, dell'industria biomedicale e delle cure termali, con obiettivi di assistenza specialistica, prevenzione medica e promozione del benessere e della qualità della vita. Cuore di GVM Care & Research è la rete integrata di 24 Ospedali, molti dei quali di Alta Specialità, e 5 Poliambulatori, presenti in 9 regioni italiane: Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia. La sede di GVM Care & Research è a Lugo (Ravenna). L'esperienza e le competenze sviluppate negli anni hanno posizionato GVM Care & Research come polo d'eccellenza nel panorama sanitario italiano soprattutto per Cardiologia, Cardiochirurgia, Elettrofisiologia, Ortopedia, Neurochirurgia, Aritmologia e trattamento del Piede Diabetico. Per maggiori informazioni: www.gvmnet.it
I dati della struttura semplice di Immunogenetica dei trapianti dell'Ospedale Maggiore di Parma trasmessi al registro Tumori. Admo: numeri importanti che dimostrano la solidarietà dei parmigiani.
Parma, 5 marzo 2017
Sono sette le donazioni di midollo osseo andate a buon fine andate a Parma negli ultimi 6 mesi del 2016 a confermarlo è Paola Zanelli responsabile della struttura semplice di Immunogenetica dei trapianti dell'Ospedale Maggiore di Parma, servizio della Genetica Medica, che tra le altre attività valuta le caratteristiche personali del donatore e poi immagazzina i dati e li mette a disposizione del Registro Nazionale.
Un dato importante a riprova della solidarietà dei parmigiani "a donare un po' di noi agli altri", come appunto recita la campagna dell'Admo, l'Associazione Italiana midollo osseo. "Per alcune malattie –spiegano Serena Giannetta referente provinciale di Admo Emilia Romagna e Pietro di Liddo, biologo e responsabile sanitario della sezione di Parma – il trapianto di midollo osseo è infatti una soluzione priva di alternative. È per questo che vogliamo ringraziare i donatori e tutti i nostri iscritti che sono disposti a offrirsi, come donatori".
Il midollo osseo – spiega Franco Aversa direttore dell'Ematologia e centro trapianti Midollo osseo del Maggiore- è la fabbrica dove si trovano le cellule progenitrici che portano alla formazione di tutte le cellule del sangue. Leucemia, linfomi, mielomi, mielodisplasie e anemie aplastiche sono tutte malattie che si possono curare con la donazione di midollo osseo".
Il percorso per diventare donatori avviene in due momenti diversi, una prima valutazione di tutti gli iscritti all'Admo avviene in Genetica medica, successivamente segue una visita clinica e di idoneità in Medicina Trasfusionale e in Ematologia. "Il donatore – spiega il direttore del Servizio Alessandro Formentini – non ha caratteristiche da super eroe, ma è sovrapponibile ai 18.000 donatori che donano quotidianamente sangue nella provincia di Parma. "Certo, rispetto agli esami previsti per i donatori di sangue – prosegue la dottoressa Maria Sassi del Servizio trasfusionale– si fanno altri esami più specifici e approfonditi".
Nell'anno 2016 "ADMO Emilia – Romagna" ha reclutato in tutta la regione più di 4.500 nuovi donatori, 1.000 in più rispetto all'anno precedente, mentre i Centri Donatori e il Centro di Coordinamento regionale hanno portato a donazione complessivamente 31 donatori, a fronte dei 18 del 2015.
(Fonte: Usl Parma)
Studio no profit, coordinato da Marcello Tiseo oncologo dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, per indagare le anomalie del DNA attraverso l'esame del sangue, delle urine e dell'esalato.
Parma, 3 febbraio 2017
Uno studio che integra la ricerca clinica e l'indagine genetica per arrivare a dare risposte di cura più efficaci, risparmiando esami particolarmente invasivi al paziente come la biopsia. È questo l'obiettivo che si prefigge lo studio no profit in corso di realizzazione presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, coordinato dall'oncologo Marcello Tiseo.
«Lo studio che è stato finanziato per 230 mila euro all'interno di un progetto di ricerca – spiega Marcello Tiseo - è rivolto in particolare all'identificazione di mutazioni genetiche responsabili delle resistenze ai farmaci molecolari utilizzati in una particolare forma di tumore al polmone, ossia l'adenocarcinoma con mutazione del gene EGFR. Analizzando i test su sangue, urina e condensato dell'esalato contiamo di poter identificare tutti i pazienti con queste mutazioni di resistenza evitando loro una biopsia e permettendo di iniziare una nuova terapia mirata con Osimertinib».
Lo studio, che sarà condotto su una trentina di pazienti in cura presso l'Ospedale di Parma, vede coinvolte nell'équipe, oltre allo stesso Tiseo, l'oncologa Paola Bordi e la biologa molecolare Roberta Minari della struttura di Oncologia Medica, la ricercatrice Paola Mozzoni della Genetica medica e si avvale della collaborazione dei professionisti dell'Anatomia patologica.
Le anomalie genetiche, intese come alterazioni della normale sequenza del DNA, sono l'elemento principale alla base dello sviluppo dei tumori e l'approfondimento di queste conoscenze ha permesso di sviluppare nuove tecniche diagnostiche, nuove terapie e la nascita di una disciplina, la farmacogenetica, che studia le relazioni esistenti tra le caratteristiche dei geni e la risposta individuale alla somministrazione di un farmaco, sia come efficacia che come tollerabilità.
La novità di questo studio consiste nel verificare la possibilità tecnica che le stesse informazioni sulle anomalie del DNA che si ricavano esaminando il tessuto malato, possano essere ottenute analizzando il DNA che il tumore rilascia nel sangue, nelle urine e nel condensato dell'esalato dei pazienti che altro non è che il nostro respiro che si condensa grazie al passaggio in uno strumento refrigerato.
In questo modo è possibile evitare la biopsia, una procedura invasiva che può creare dolore e disagio al paziente, sostituendola con una tecnica molto meno invasiva e di minore disagio.
L'analisi delle anomalie molecolari sul DNA viene proposta ai pazienti che hanno avuto una diagnosi di neoplasia polmonare non a piccole cellule in cui è stata identificata, mediante l'analisi del tessuto prelevato la biopsia, una particolare alterazione del DNA in grado di permettere un trattamento con un farmaco a bersaglio molecolare (terapia biologica). La finalità è verificare la fattibilità di utilizzare il plasma, le urine e il respiro come fonte di DNA al posto del tessuto tumorale e iniziare così una specifica cura.
(Fonte: Ausl Parma)
La Direzione dell'Azienda Usl informa che sono stati ultimati i lavori di ricostruzione del Corpo C (ala est) dell'Ospedale E. Franchini di Montecchio, dove, al piano terra, verrà ricollocato nella sede definitiva il Pronto Soccorso (Punto di Primo Intervento Intraospedaliero).
Il trasloco, già avviato nei giorni scorsi per i locali di servizio, proseguirà mercoledì 1 febbraio con il trasferimento del Pronto Soccorso; al mattino l'attività sanitaria verrà ancora svolta nell'attuale sede (Corpo B, ala ovest), mentre dalle ore 14.00 sarà funzionale la nuova e definitiva sede nel Corpo C.
Restano invariate le vie di accesso dalla viabilità esterna per ambulanze e utenti che arrivano con mezzo proprio, che seguiranno il percorso indicato dalla segnaletica all'interno dell'area cortiliva ospedaliera; gli utenti deambulanti potranno accedere dall'entrata situata nelle adiacenze del parcheggio pubblico, con ingresso da Via Barilla.
Per la strutturazione della nuova sede, non sarà più possibile accedere dall'Ingresso principale dell'Ospedale, sia nel periodo diurno che notturno.
La nuova sede, che occupa una superficie di 850 mq, è dotata di un'ampia camera calda (140mq), che consentirà anche lo stazionamento dell'automedica, una sala d'attesa, un locale di accettazione pazienti (triage) attivo dalle ore 8.00 alle ore 20.00 (nell'orario notturno l'accettazione verrà effettuata direttamente negli ambulatori interni), 4 ambulatori (1 medico, 1 chirurgico e 2 di supporto), e diversi locali di supporto sia per l'attività sanitaria che per il personale.
Nel Pronto Soccorso lavorano 31 operatori, tra medici (10) e personale infermieristico- tecnico e socio-assistenziale (21).
Per dare un'idea degli attuali livelli di attività si riportano alcuni dati registrati dal Pronto Soccorso nel corso dell'anno 2016:
Nr. Accessi 19.876
Nr. ricoveri da Pronto Soccorso 1.933 (9,8%)
Nr. ricoveri in OBI (Osservazione breve internistica) 107
Nr. uscite automedica 1.030
L'intervento edilizio, avviato nell'autunno 2014, rientra nei lavori di adeguamento e riassetto funzionale dell'Ospedale di Montecchio arrivatosi, ormai, alla fase esecutiva finale.
Il completamento di questi importanti lavori di ristrutturazione dell'Ospedale di Montecchio consentirà di conseguire un generale ammodernamento della struttura, perfezionando il miglioramento dei percorsi, del comfort e della dotazione impiantistico-tecnologica, conformemente alle norme e ai criteri più recenti di sicurezza, accreditamento istituzionale e umanizzazione.
Il nuovo edificio avrà una struttura conforme alle normative antisismiche, nel rispetto dei requisiti previsti dall'accreditamento per gli edifici sede di attività clinico-assistenziale programmate e in emergenza-urgenza.
Dopo il trasferimento del Pronto Soccorso, nei mesi successivi verranno riconsegnati anche il primo e secondo piano del Corpo C, dove verranno ricollocate diverse funzioni e attività dell'ospedale.
Spesa complessiva dell'intervento per Pronto Soccorso nel Corpo C €. 2.600.000 su un investimento complessivo di €. 7.000.000
Spese in attrezzature e arredi €. 61.000
(Fonte: Ufficio Comunicazione Azienda Usl di Reggio Emilia)
Grazie al progetto "Imparare fa bene" di Angelini, realizzato in collaborazione al con il CONI e la Società italiana di Pediatria, presto presente in tutte le scuole.
Parma, 26 gennaio 2017
Un viaggio dentro il corpo umano accompagnati dalle maestre della Scuola in Ospedale, grazie a un mobile della scoperte arrivato con un carico di schede illustrative a tema scientifico, pensate e concepite nell'ambito del progetto "Imparare fa bene". Il ricovero, per i giovanissimi, diventa dunque un'occasione per conoscere meglio come funziona il nostro organismo e come si chiamano cellule e organi che lo compongono. All'interno del mobile, realizzato appositamente e dipinto a mano dall'artista Silvia Zacchello, gli studenti trovano schede didattiche operative e materiali per scoprire il corpo umano divertendosi in maniera interattiva.
Tutti i materiali sono pensati per adattarsi a varie fasce d'età in modo da favorire i gruppi classe che si formano all'interno della Scuola in Ospedale e per accostare i ragazzi ai benefici importanti della narrativa in medicina, reinterpretata in una prospettiva e ludica e educativa. Infine il mobile delle scoperte offre spunti e curiosità correlati allo stile di vita attivo e alle discipline sportive, a firma del CONI.
"Siamo contenti di essere tra i beneficiari di questo progetto, sappiamo bene quanto sia importante permettere a bambini e ragazzi ricoverati o in day hospital di dare continuità al percorso scolastico – dichiara Gianluigi de'Angelis, direttore del dipartimento Materno-infantile dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma - Progetti come questo danno la possibilità di arricchire il programma con strumenti didattici che consentono di imparare divertendosi. "La donazione, come sottolinea il dirigente della Scuola in ospedale Graziana Morini: "serve a dare specificità all'esperienza di vita che i ragazzi vivono nel momento del ricovero". Infatti, il bisogno che si intuisce, ribadisce Giovanna Campaniello, responsabile Qualità dell'Ospedale: "è importante in se stesso e fa parte della cura".
(Fonte: Ausl Parma)
Prestigioso riconoscimento per l'Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena si conferma Centro di riferimento a livello nazionale e internazionale per molte classi di malattie rare.
Modena, 26 gennaio 2017
Il Centro per le Malattie Rare del Polmone (MaRP), diretto dal dottor Fabrizio Luppi, è entrato a far parte dell'European Reference Network per le "interstitial lung diseases" (ERN-ILDs), cioè il network europeo per le patologie interstiziali del polmone che fa parte dell'ERN-Lung, presieduto dal prof. Thomas Wagner dell'Università "Goethe" di Francoforte. Il prestigioso riconoscimento è giunto contestualmente all'inserimento della Medicina I e della Pediatria nell' European Reference Network della Commissione Europea nella sezione "Rare hematological diseases" per l'emocromatosi, le porfirie e le anemie ereditarie.
L'Azienda Ospedaliero – Universitaria si conferma così un centro di riferimento importante per diverse malattie rare e in particolare anche l'UO di Dermatologia e l'UO di Chirurgia della Mano nell'ambito del processo di candidatura agli ERN hanno consentito al Policlinico di Modena di avere l'endorsement del Ministero della Salute per "Rare Skin Disorders" (Dermatologia) e Rare Malformations (Chirurgia della Mano in collaborazione con Neonatologia e Pediatria), in attesa di poter accedere al Network europeo specifico.
"Le reti europee ERN sono un importante veicolo di condivisione di competenza – spiega il dottor Fabrizio Luppi – e certificano la presenza nel nostro Centro di elevati standard diagnostici, terapeutici e di ricerca. E' stato possibile raggiungere tale risultato, poiché nel "Centro MaRP" vengono applicati standard di cura internazionali, che si avvalgono di un approccio basato sulla multidisciplinarietà, in base al quale diversi specialisti – in primis Radiologi, Anatomo-patologi, Reumatologi, Cardiologi, Chirurghi Toracici ed Immunologi -contribuiscono alla diagnosi, al trattamento ed al monitoraggio di tali pazienti. Inoltre questo riconoscimento internazionale potrà consentire al "MaRP" di attuare collaborazioni internazionali sia per quanto riguarda l'individuazione di percorsi diagnostico-terapeutici, la condivisione di linee guida e di progetti di ricerca sia traslazionale che clinica.
"Inoltre – aggiunge il prof. Enrico Clini, Direttore della Clinica di Malattie dell'Apparato Respiratorio, di cui il Centro per le Malattie Rare del Polmone fa parte - questo riconoscimento internazionale potrà consentire al Centro MaRP di attuare collaborazioni internazionali sia per quanto riguarda l'individuazione di percorsi diagnostico-terapeutici, la condivisione di linee guida e di progetti di ricerca sia traslazionale che clinica".
"Le patologie interstiziali del polmone alterano l'interstizio polmonare. Prese singolarmente, esse sono piuttosto rare (a volte anche molto rare), ma insieme rappresentano la causa più frequente di malattia polmonare cronica non ostruttiva, e costituiscono il 15-20% di tutte le malattie croniche del polmone. Tra queste patologie spiccano la sarcoidosi - una malattia idiopatica multisistemica – e la fibrosi polmonare idiopatica (IPF) – che riempie il tessuto interstiziale dei polmoni di tessuto fibroso fino a portare il paziente all'insufficienza respiratoria.
A Modena si stima che i pazienti colpiti da fibrosi polmonare idiopatica siano circa 200. "Sappiamo – spiega la dottoressa Stefania Cerri, Ricercatrice presso il MaRP - che la malattia compare più frequentemente dopo i 60 anni d'età, soprattutto in pazienti di sesso maschile, fumatori o ex fumatori. I primi sintomi sono ingannevoli: un po' di tosse secca, mancanza di fiato (dispnea) dopo uno sforzo. I pazienti spesso sottovalutano questi sintomi, ma basterebbe un'attenta visita specialistica per far nascere il dubbio che possa trattarsi di fibrosi polmonare idiopatica". Proprio il Policlinico di Modena ha studiato un metodo non invasivo –potenzialmente attuabile in qualunque ambulatorio medico - in grado di accendere un campanello d'allarme e suggerire un approfondimento diagnostico: "I cosiddetti <rantoli a velcro> che si odono dall'auscultazione del torace - continua la dottoressa Stefania Cerri - possono instillare un primo sospetto diagnostico, ponendo le basi per una diagnosi precoce con screening a basso costo, attraverso la rivalutazione del più semplice strumento del medico, il fonendoscopio. Nella maggior parte dei casi una TAC aiuta a giungere a una diagnosi di certezza".
(Fonte: Ufficio Stampa Azienda Ospedaliero Universitaria Modena)
Sanità. Legionella a Parma: non ci sono ancora elementi sufficienti per identificare il ceppo clinico responsabile dell'epidemia; non si può quindi individuare con certezza la fonte ambientale. Consegnata la relazione finale dell'Unità di crisi istituita dalla Regione. Esclusi, come fonte di contagio, l'acquedotto pubblico "Bizzozzero" e la rete delle derivazioni, il sistema di irrigazione del campo sportivo in zona Montebello e la Casa di Cura Città di Parma. L'assessore Venturi: "Continuano le analisi, gli esperti della Regione a disposizione delle istituzioni e dell'autorità sanitaria".
Bologna, 20 gennaio 2017
Il ceppo della Legionella, responsabile dell'epidemia che dal 22 agosto al 9 ottobre 2016 ha interessato la zona Montebello del quartiere Cittadella di Parma, non è stato ancora identificato, poiché dalle analisi di laboratorio non sono emersi elementi sufficienti. E non essendo stato identificato il ceppo epidemico, non si può al momento individuare con certezza la fonte ambientale responsabile dell'epidemia. Tuttavia è possibile escludere, come fonte di contagio, alcuni impianti: l'acquedotto pubblico "Bizzozzero" e la rete delle derivazioni dall'acquedotto stesso, il sistema di irrigazione del campo sportivo collocato in zona Montebello e gli impianti della Casa di Cura Città di Parma.
Queste, in estrema sintesi, le conclusioni contenute nella relazione finale a cura dell'Unità di crisi istituita dalla Regione a supporto tecnico-scientifico del lavoro sul campo delle Aziende sanitarie locali.
E' stato un lungo ed approfondito lavoro quello messo in campo dai tecnici chiamati ad indagare sulle cause della epidemia verificatasi nei mesi scorsi a Parma, fatto di approfondite analisi epidemiologiche e ambientali. Ma, come accade in molti casi citati nella letteratura scientifica internazionale, l'indagine non ha ancora condotto ad una causa certa.
"E' ancora in corso, da parte del Laboratorio di riferimento di Modena, l'analisi genetica del materiale biologico sui campioni di 7 pazienti- sottolinea l'assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi- Analisi che richiede molto tempo, perché si basa su numerosi tentativi successivi di ricostruzione della sequenza genetica. Inoltre, continua l'analisi dei dati epidemiologici più dettagliati rilevati a dicembre. Non è comunque certo che, da queste ulteriori analisi, sarà possibile ottenere informazioni utili per individuare con precisione l'origine dell'epidemia: sono numerosi i precedenti, anche recenti, in cui nel caso di epidemie di Legionella non è stato possibile indicare la fonte. E questo non certo per una gestione delle indagini non sufficientemente adeguata, ma per la complessità e la difficoltà intrinseca delle indagini stesse. A questo proposito, anzi, voglio rivolgere un ringraziamento agli esperti per il lavoro importante che hanno svolto, comprese le simulazioni ambientali".
Il lavoro dell'Unità di crisi "volge dunque al termine", ma gli esperti scelti dalla Regione (il coordinatore tecnico-scientifico, Maria Luisa Moro, direttore dell'Agenzia sociale e sanitaria regionale, e il coordinatore operativo, Roberto Cagarelli, del Servizio prevenzione collettiva e sanità pubblica) "rimarranno a disposizione- conclude l'assessore- delle istituzioni e dell'autorità sanitaria per eventuali necessità di approfondimento".
Le conclusioni della relazione, in sintesi
La relazione conferma che si è verificato un focolaio epidemico che ha interessato il quartiere Cittadella ed ha determinato 41 casi.
Il periodo di esposizione più probabile alla fonte ambientale per i casi correlati all'epidemia va dal 12-20 agosto 2016 (data della insorgenza del primo caso meno 2-10 giorni di incubazione) al 30 settembre 7 ottobre 2016 (data della insorgenza dell'ultimo caso meno 2-10 giorni di incubazione). L'andamento della curva epidemica è indicativo della esposizione ad una fonte ambientale comune.
L'evento è stato causato con elevata probabilità dalla dispersione nell'aria di Legionella pneumophila, a partire probabilmente da una fonte in grado di generare aerosol in ambiente esterno: torri e condensatori evaporativi, grandi scrubber, umidificatori d'aria collocati in ambienti esterni.
In mancanza di identificazione del ceppo epidemico, dunque, non è possibile individuare con certezza la fonte ambientale responsabile dell'epidemia. E' possibile invece escludere che alcune fonti ambientali possano essere state responsabili dell'epidemia. Soprattutto quelle che non determinano aerosol "importanti" all'esterno, per le quali siano stati effettuati prelievi ambientali durante o subito dopo il periodo probabile di esposizione, che sono risultati negativi per Legionella. Si escludono quindi la rete dell'acquedotto pubblico "Bizzozzero" e quanto direttamente segue questa rete (le reti domestiche e il servizio di autolavaggio collocato nella zona Montebello); il sistema di irrigazione del campo sportivo in zona Montebello; la Casa di Cura Città di Parma.
Al momento non è possibile escludere che le torri di raffreddamento abbiano avuto un ruolo nel causare l'epidemia. Nel corso dell'indagine sono state ispezionate e controllate tutte le torri considerate potenzialmente a rischio, perché più vicine al quartiere dove si è verificato l'evento epidemico; oppure più distanti, ma compatibili con l'evento data la direzione dei venti prevalenti. Tuttavia, le ispezioni e le indagini ambientali non possono essere considerate conclusive nell'escludere il loro ruolo come potenziale fonte di contaminazione perché, quando è stato fatto l'accertamento, alcune erano state già spente e altre erano state sottoposte a bonifica.
In seguito all'Ordinanza del sindaco, sono stati identificate ulteriori siti con torri, ma ciò è avvenuto quando l'evento epidemico si era già concluso. La tipizzazione genica delle Legionelle identificate dalle torri ha portato alla identificazione dei tipi ST1 e ST37 diversi dall'unico tipo identificato in 1 solo paziente (ST146).
Gli esperti, da un punto di vista generale, consigliano una azione puntuale di controllo del rispetto delle indicazioni preventive contenute nelle Linee Guida regionali e nazionali, relative alla prevenzione della trasmissione di Legionella attraverso impianti in grado di generare aerosol. /CV
(Fonte: Regione ER)
Grazie a un gesto di generosità quattro pazienti senza speranza di trapianto ricevono un rene, Parma anello della rete. Tra queste, un paziente della nostra città che ha subito l'intervento nei primi giorni dell'anno e che nei prossimi giorni rientrerà a casa.
Parma, 12 gennaio 2017
Una catena di quattro coppie di persone, innescata da un donatore volontario detto "samaritano", passa dall'Azienda ospedaliero-universitaria di Parma. Il risultato: quattro persone che non potevano ricevere un organo dal loro donatore famigliare, per motivi di incompatibilità, sono state trapiantate con successo. Tra queste, un paziente della nostra città che ha subito l'intervento nei primi giorni dell'anno e che nei prossimi giorni rientrerà a casa.
L'evento che ha reso possibile questo straordinaria catena è stato il gesto di estrema generosità di un cittadino della provincia di Vicenza che ha donato il suo rene in modo volontario. Da qui, sì è innescato il meccanismo complesso - definito cross over - che ha permesso di individuare quattro coppie, tra le presenti nel programma nazionale, con caratteristiche immunologiche tali da rendere possibile il trapianto, per ognuna, con un donatore diverso dal loro famigliare incompatibile. Il metodo è stato quello dello scambio delle coppie, innescato in questo caso grazie alla presenza di un primo donatore estraneo al gruppo.
Fatta la selezione delle coppie a livello nazionale, tutti gli accertamenti immunologici sulle nuove combinazioni donatore-ricevente sono stati eseguite presso il laboratorio di riferimento del Centro nazionale trapianti. Avuto il via libera immunologico, donatori e riceventi di quattro città italiane sono stati allertati e preparati per l'avvio della catena di interventi.
Il prelievo dal donatore volontario samaritano è avvenuto il 5 dicembre e già nella stessa giornata sono stati trapiantati i primi due riceventi della catena: un paziente di Pisa, che ha ricevuto l'organo del donatore volontario samaritano, e uno di Palermo che ha ricevuto l'organo del donatore di Pisa. Da Palermo, la catena è ripresa il giorno due gennaio per tornare a Pisa e permettere ad un altro paziente di ricevere il trapianto, già poche ore dopo. Il meccanismo è proseguito con il prelievo nel giorno successivo del donatore di Pisa che ha permesso a un altro organo di partire alla volta della nostra città. La catena si è conclusa con l'invio del rene messo a disposizione dal donatore di Parma, tornando all'area geografica che l'ha originata.
Il trapianto a Parma è avvenuto grazie all'intervento di Enzo Capocasale, della Clinica chirurgica generale con incarico di alta specializzazione per la chirurgia dei trapianti e Maurizio Iaria della Clinica chirurgica generale, nel comparto operatorio chirurgico dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Parma. Nello stesso comparto operatorio, ha avuto luogo il prelievo da donatore vivente eseguito da Raffaele Dalla Valle, responsabile della struttura semplice Chirurgia oncologica epato-bilio-pancreatica. La valutazione immunologica della coppia donatore-ricevente è stata effettuata nei mesi precedenti presso il laboratorio di Immunogenetica dell'Ospedale di Parma, riferimento regionale per il trapianto di rene, di cui è responsabile Paola Zanelli. La preparazione, la valutazione della idoneità della coppia donatore-ricevente della nostra città, la predisposizione degli aspetti organizzativi e clinici, oltre alla presa in carico del paziente trapiantato, sono stati realizzati dalla Nefrologia del Maggiore, grazie a Umberto Maggiore, responsabile struttura semplice trapianti rene-pancreas.
La logistica del delicato trasporto degli organi prelevati che ha coinvolto il nostro Ospedale e la nostra città è stata assicurata dalla Polizia stradale, sotto il comando di Eugenio Amorosa.
Tutta l'attività di trapianto si basa sul lavoro di équipe per una perfetta organizzazione degli aspetti sanitari e organizzativi, coordinata nella nostra regione dal Centro di riferimento trapianti, diretto da Gabriela Sangiorgi. In questa complessa circostanza, l'intero meccanismo di gestione degli spostamenti e dei tempi, la tutela dei pazienti e della loro salute sono stati possibili grazie alla rete di numerose professionalità di quattro città italiane che hanno lavorato in sintonia sotto il coordinamento del Centro nazionale trapianti, diretto da Sandro Nanni Costa.
"Lavorare all'interno di una catena e sentirsi parte della rete per una professionista come me – dichiara Paola Zanelli responsabile del laboratorio di Immunogenetica dell'Ospedale di Parma – è stata davvero una grande emozione". Questo evento è eccezionale in quanto il primo donatore volontario innesca una catena senza neppure sapere a chi andrà il suo organo", precisa Umberto Maggiore, responsabile struttura semplice trapianti della Nefrologia.
"Il rene donato a Parma – spiega da parte sua Raffaele Dalla Valle, della Clinica chirurgica generale – è stato prelevato con tecnica laparoscopica, per consentire il recupero rapido del paziente" e permettere il rispetto della tabella di marcia. "La fiducia nella rete dei professionisti che operano nelle altre città è fondamentale, perché nessuno di noi può verificare in modo personale e diretto le condizioni dei pazienti", approfondisce il chirurgo che ha preso parte al trapianto Maurizio Iaria della Clinica chirurgica generale.
"In questa occasione abbiamo dato l'esempio di come il sistema della rete funzioni", sottolinea infine il direttore generale dell'Ospedale di Parma Massimo Fabi.
(Fonte: Ausl Parma)
Meningite: diffusa preoccupazione è certamente dovuta ai recenti casi che si sono verificati in Toscana e in alcune altre regioni d'Italia. Di seguito una sintesi della scheda informativa tratta dal sito dell'Istituto Superiore di Sanità.
Reggio Emilia, 3 gennaio 2017
La Direzione Generale dell'Azienda USL informa che in questi giorni molti cittadini stanno telefonando al Dipartimento di Sanità Pubblica, ai Consultori familiari e alle Pediatrie di comunità, ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta per avere informazioni sulla vaccinazione contro la meningite e per fissare un appuntamento.
Questa diffusa preoccupazione è certamente dovuta ai recenti casi che si sono verificati in Toscana e in alcune altre regioni d'Italia.
Nel ribadire che sul nostro territorio non ci sono fortunatamente segnali di allarme, è utile ricordare che la vaccinazione è raccomandata per i bambini e per i giovani.
A seconda dell'età e della tipologia di vaccino il costo della vaccinazione varia da 50 a 91 euro, mentre è gratuita per i bambini e per gli adolescenti fino a 18 anni.
La vaccinazione negli adulti non è raccomandata a meno che non siano presenti i fattori di rischio o patologie croniche che comportino una riduzione delle difese immunitarie (trapiantati, splenectomizzati, immunodeficienza). Le persone con fattori di rischio vengono vaccinate con chiamata attiva da parte del Dipartimento di Sanità Pubblica e possono comunque rivolgersi al Dipartimento in qualsiasi momento.
La nostra Regione dal 2015 ha stabilito di offrire gratuitamente la vaccinazione agli emiliano-romagnoli che si recano per motivi di studio o di lavoro in la Toscana, regione dove si sta verificando un aumento dei casi.
Pur in assenza di una situazione di rischio che renda urgente la vaccinazione, il Dipartimento di Sanità Pubblica e la Pediatria di Comunità, a fronte dell'aumentata richiesta, attiveranno nelle prossime settimane sedute supplementari in modo da poter soddisfare un maggior numero di richieste.
Le ulteriori modalità di prenotazione saranno comunicate a breve.
Di seguito una sintesi della scheda informativa tratta dal sito dell'Istituto Superiore di Sanità
Quali batteri causano la meningite?
Tra gli agenti batterici che causano la meningite il più temuto è Neisseria meningitidis (meningocco), oltre a Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e Haemophilus influenzae. Del meningococco esistono diversi sierogruppi: A, B, C, Y, W135, X. Quali sono i più aggressivi e quali i più frequenti? Il più aggressivo è il meningococco di sierogruppo C, che insieme al B è il più frequente in Italia e in Europa. Secondo l'ISS, nel 2015 si sono verificati in Italia quasi 200 casi di malattia invasiva da meningococco, la maggior parte dei quali causati dai sierogrupppi B e C.
Quali sono le fasce più a rischio di contrarre l'infezione causata dai diversi tipi di meningococco?
I bambini piccoli e gli adolescenti, ma anche i giovani adulti, sono a rischio più elevato di contrarre infezione e malattia. Per quanto riguarda il sierogruppo B, la maggior parte dei casi si concentra fra i bambini più piccoli, al di sotto dell'anno di età.
Quali sono i vaccini a disposizione contro la meningite e, esattamente, contro quali ceppi?
Esistono tre tipi di vaccino anti-meningococco: • il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC): è il più frequentemente utilizzato, e protegge solo dal sierotipo C; • il vaccino coniugato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y; • il vaccino contro il meningococco di tipo B: protegge esclusivamente contro questo sierogruppo.
Sono obbligatori o raccomandati?
Alcuni vaccini sono già raccomandati ed offerti gratuitamente, altri invece lo saranno appena entrerà in vigore il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale. La scheda vaccinale attualmente in vigore prevede la vaccinazione anti meningococco C nei bambini che abbiano compiuto un anno di età, mentre è consigliato un richiamo con vaccino tetravalente per gli adolescenti. Il vaccino tetravalente coniugato anti-meningococco A,C,Y,W, è consigliato anche per gli adolescenti che non sono stati vaccinati da piccoli, e dovrebbe comunque essere somministrato a chi si reca in Paesi ove sono presenti i sierogruppi di meningococco contenuti nel vaccino. Al di fuori delle due fasce di età sopracitate, il vaccino è fortemente raccomandato in persone a rischio o perché affetti da alcune patologie (talassemia, diabete, malattie epatiche croniche gravi, immunodeficienze congenite o acquisite etc.) o per la presenza di particolari condizioni (lattanti che frequentano gli asili nido, ragazzi che vivono in collegi, frequentano discoteche e/o dormono in dormitori, reclute militari. Il vaccino contro il meningococco B è attualmente offerto in alcune regioni nel primo anno di età tra cui la Regione Emilia-Romagna.
Quali sono gratuiti e quali a carico del cittadino?
La vaccinazione contro il meningococco C è gratuita e prevede una dose a 13 mesi e una agli adolescenti. La vaccinazione contro il meningococco B prevede diversi dosaggi a seconda dell'età in cui si inizia a vaccinare, anche se il vaccino è indicato soprattutto al di sotto di un anno di età. Per quanto riguarda i vaccini contro gli altri agenti batterici della meningite, la vaccinazione contro Haemophilus Influenzae B (emofilo tipo B) è solitamente effettuata, gratuitamente, insieme a quella antitetanica, antidifterica, antipertosse, antipolio e anti epatite B, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino, come da calendario vaccinale italiano. Non sono necessari ulteriori richiami. La vaccinazione contro Streptococcus pneumoniae (pneumococco) è offerta gratuitamente e va somministrata in 3 dosi, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino. Negli adolescenti va fatta la vaccinazione? E se è stata fatta a un anno di età va fatto un richiamo? La vaccinazione contro il meningococco C, o meglio il vaccino tetravalente, è certamente consigliabile per gli adolescenti. In Emilia-Romagna la vaccinazione è offerta gratuitamente al tredicesimo anno con chiamata attiva, anche in coloro che sono stati vaccinati da bambini. Il richiamo con vaccino tetravalente è gratuito fino al diciottesimo anno d'età.
Per gli adulti che nell'infanzia non sono stati vaccinati contro il meningococco è consigliata la vaccinazione?
La vaccinazione negli adulti non è raccomandata a meno che non siano presenti i fattori di rischio o patologie croniche che comportino una riduzione delle difese immunitarie (trapiantati, splenectomizzati, immunodeficienza).
(Fonte: Ufficio Comunicazione Aul RE)
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