Presentata oggi la prima pubblicazione sui casi di tumore in Area Vasta. A confronto i dati delle provincie di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena: confermato il trend nazionale che vede in calo l'incidenza della malattia per entrambi i sessi.
23 gennaio 2018
È stata presentata questa mattina nella sede dell'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia la pubblicazione che mette a confronto, per la prima volta, i dati dei Registri Tumori (RT) di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena, le provincie che compongono l'Area Vasta Emilia Nord, AVEN.
I Registri tumori sono strutture dedicate alla raccolta di informazioni su nuovi casi di tumore e sulla mortalità relativa in un determinato territorio, perciò rispecchiano le caratteristiche dell'assistenza sanitaria dell'area alla quale fanno riferimento.
Il confronto tra le province, con popolazione complessiva di circa 2 milioni di persone, offre un'importante novità nel panorama oncologico regionale e nazionale e anticipa, secondo l'indirizzo di programmazione voluto dall'Assessorato regionale alle Politiche per la Salute, la realizzazione del registro tumori di Area Vasta Emilia Nord, che segue altre due aree vaste regionali, quella centrale e quella romagnola.
Nonostante le 16mila nuove diagnosi fatte in un anno, l'incidenza dei tumori in AVEN appare in calo sia negli uomini che nelle donne ed è in linea con i dati nazionali. Negli anni passati, invece, il trend appariva stabile negli uomini e in aumento nelle donne. I dati evidenziano, in particolare, come negli uomini siano in calo i tumori di colon, stomaco, fegato, polmone, prostata e leucemie; nelle donne calano, invece, i tumori di stomaco, colon, fegato, colecisti, cervice e mieloma multiplo. Continuano ad aumentare i tumori del pancreas e i melanomi in entrambi i sessi, come anche il tumore al polmone nelle donne; negli uomini aumenta il tumore del testicolo e della tiroide.
L'altra novità è che i dati presentati sono i più recenti a livello nazionale, trattandosi del biennio 2013-2014. "Avere stime aggiornate ci permette di ipotizzare l'incidenza dei tumori negli anni a venire" ha spiegato Cristina Marchesi, direttore sanitario dell'Azienda Usl di Reggio Emilia - IRCCS "e quindi programmare meglio interventi sanitari, potendo valutare la qualità dell'assistenza erogata e i suoi esiti. Da qui l'importanza del confronto tra le quattro provincie e, quando possibile, tra aree regionali e resto d'Italia".
La monografia riporta per la prima volta, inoltre, alcune informazioni utili su stili di vita tratti dalla sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende sanitarie per la salute in Italia) 2013-2016, sistema di monitoraggio delle condizioni di salute e degli stili di vita della popolazione avviato sin dal 2007 dal Ministero della Salute.
I dati
In generale i dati presentano un'elevata percentuale di conferme ottenute con esami istologici, a testimonianza della buona qualità dei dati ma anche dell'attenzione dei clinici nell'approfondire con cura il sospetto di tumore, anche in persone molto anziane.
"Qualità, completezza e accuratezza sono elementi fondamentali nella registrazione della casistica" ha spiegato Lucia Mangone, presidente dell'Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) e responsabile per l'Ausl di Reggio Emilia – IRCCS in questo ambito. "La loro elaborazione richiede, non a caso, un lungo percorso di formazione e standardizzazione delle procedure".
La monografia riporta anche i confronti altimetrici evidenziando caratteristiche comuni e differenze tra le popolazioni che vivono in pianura, collina e montagna nelle quattro provincie. Da segnalare più casi di tumori a stomaco, pancreas e cervice nelle aree di montagna mentre sia in montagna che in collina si registrano meno i tumori di colon, polmone, melanoma, mammella, prostata, rene, vescica e linfomi.
Sono quattro gli indicatori presi a riferimento per il confronto tra dati provinciali:
Incidenza
In riferimento all'anno più recente (2014) in AVEN sono stati registrati 12.575 nuovi casi di tumore (6523 negli uomini e 6052 nelle donne) escluso i tumori della cute non melanomi, con un TSD (Tasso Standardizzato Diretto: permette di confrontare i dati, con la stessa popolazione di riferimento) pari a 583 per 100.000 residenti.
I TSD, sempre su 100.000 residenti, rispettivamente per uomini e donne, sono stati pari a: 681 e 527 a Piacenza; 753 e 552 a Parma; 683 e 507 a Reggio Emilia; 644 e 484 a Modena.
La provincia parmense mostra un maggior numero di tumori complessivamente per fegato, pancreas, prostata e linfomi. Anche Piacenza mostra un lieve eccesso di tumori del fegato e stomaco, mentre Reggio Emilia presenta un lieve eccesso per il tumore del polmone e per il melanoma. Modena presenta tassi di incidenza per tutte le sedi che sono più bassi rispetto ad AVEN mentre Reggio Emilia presenta tassi più bassi per il tumore di colon, cervice e prostata.
Mortalità
Nel 2014 in AVEN sono stati registrati 6024 decessi per tumore (3342 uomini e 2682 donne) con un TSD pari a 263 per 100.000 abitanti. A Piacenza sono deceduti per tumore 1062 residenti (583 uomini e 479 donne), 1439 a Parma (782 uomini e 657 donne), 1470 a Reggio Emilia (828 uomini e 642 donne) e 2053 a Modena (1149 uomini e 904 donne).
Sopravvivenza
La sopravvivenza a 5 anni per tutte le sedi tumorali è risultata pari a 63,9% a Modena, 62,1% a Reggio Emilia, 60,6% a Piacenza e 59,7% a Parma. I dati sono in linea con quelli registrati in Emilia Romagna (62,4%) ma più alti rispetto alla media nazionale (60%).
Prevalenza
Complessivamente sono oltre 83.000 le persone stimate in AVEN vive con pregressa diagnosi di tumore (circa 40.000 uomini e 43.000 donne). Ci sono naturalmente evidenti differenze tra le 4 province: le persone vive sono circa 30.000 a Modena, 22.000 a Reggio, 20.000 a Parma, e 10.000 a Piacenza.
I Registri tumori (RT)
I dati presentati sono raccolti dai Registri Tumori, strutture dedicate alla raccolta di informazioni sui malati di cancro residenti in un determinato territorio. L'obiettivo è sorvegliare l'andamento della patologia oncologica compiendo il processo di raccolta attiva dei dati nelle strutture ospedaliere, di loro codifica, elaborazione e archiviazione. Le informazioni raccolte includono dati sulla sede del tumore, la morfologia, l'età e il sesso del paziente, le condizioni cliniche in cui si trova, i trattamenti che ha ricevuto e l'evoluzione della malattia. Questi dati sono essenziali per la ricerca sulle cause del cancro, per la valutazione dei trattamenti più efficaci, per la progettazione di interventi di prevenzione e per la programmazione delle spese sanitarie.
In Emilia Romagna ci sono tre RT: quello di Area Vasta Romagna, istituito oltre 20 anni fa, quello di AVEC per le provincie di Bologna e Ferrara, e quello di AVEN che interessa le provincie di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena.
In Italia sono presenti 49 RT generali di popolazione accreditati in AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), per lo più a copertura provinciale con l'eccezione della Valle d'Aosta, del Friuli-Venezia Giulia, dell'Umbria e della Basilicata che, invece, hanno una copertura regionale.
La maggior parte dei RT italiani sono registri di popolazione generali, ovvero raccolgono i dati relativi alle malattie tumorali di tutti i residenti di un determinato territorio. I registri specializzati, invece, raccolgono informazioni su un singolo tipo di tumore o su specifiche fasce di età. Maggiori informazioni sono presenti sul sito http://www.registri-tumori.it/cms/.
Tre registri specializzati sono presenti in AVEN: lo storico RT del colon-retto a Modena che raccoglie elettivamente informazioni sulla storia familiare dei pazienti con questo tumore; il Registro mesoteliomi dell'Emilia-Romagna che raccoglie anche informazioni sull'esposizione ad amianto con sede all'Ausl di Reggio Emilia dove è presente anche il più recente RT specializzato del pancreas che raccoglie informazioni dettagliate su stadio e trattamento.
Le novità dalla sorveglianza PASSI
PASSI è un sistema di sorveglianza sulle condizioni di salute e sugli stili di vita delle persone con 18-69 anni avviato nell'anno 2007 su richiesta di Regioni e Ministero della Salute e sviluppato attraverso interviste telefoniche.
Con riguardo all'abitudine al fumo, Piacenza fa registrare i valori più alti (29,1%) rispetto ad AVEN (27,3%). Per il consumo di alcool è la provincia di Reggio Emilia a mostrare valori più alti (24,1%) rispetto ad AVEN (22,5%) mentre per l'attività fisica è Parma che presenta la migliore performance (61,4%) rispetto ad AVEN (55,4%). L'eccesso ponderale (sovrappeso e obesità) mostra valori peggiori a Modena (45,9%) rispetto ad AVEN (43,3%), mentre il consumo giornaliero di frutta e verdura a livelli raccomandati (5 porzioni) mostra valori migliori a Modena (9,5%) rispetto ad AVEN (9,0%).
Per quanto riguarda la copertura dei test di screening, per la cervice i valori migliori si osservano a Modena (92,9%) rispetto ad AVEN (91,5%); per la mammella, i valori migliori si osservano a Parma (88,1%) rispetto ad AVEN (82,7%) mentre per il colon retto, i valori migliori si osservano a Reggio Emilia (73,9%) non solo rispetto ad AVEN (68,5%) ma anche alla media nazionale (44,5%).
In questa monografia sono riportati i dati aggiornati di due neoplasie poco frequenti ma gravate da elevata letalità. I mesoteliomi, tumori rari ma di grande interesse per la ben documentata esposizione professionale e ambientale ad amianto. In Emilia Romagna il tasso di incidenza è pari a 4,4 casi per 100.000 negli uomini e 1,6 per 100.000 nelle donne. Il tasso più alto è registrato a Reggio Emilia negli uomini (7,0) e a Piacenza nelle donne (2,7).
Nel periodo 2008-2014 il registro pancreas ha registrato 963 casi di cui l'88,8% residenti in provincia di Reggio Emilia. Il 52% dei pazienti presenta un tumore avanzato alla diagnosi (stadio IV). Questo rende ragione della bassa percentuale dei pazienti sottoposti a intervento chirurgico (14,7%), mentre il 14,1% è stato sottoposto a chirurgia palliativa, il 39% dei pazienti ha eseguito una chemioterapia e il 20,8% radioterapia.
(Fonte: Ufficio stampa Usl Reggio Emilia)
Ospedale di Vaio: chirurgia senza bisturi per rimuovere tumori gastrointestinali. Già eseguiti due interventi, perfettamente riusciti. Tecnica mininvasiva studiata in Giappone e adottata in pochissimi ospedali in Italia.
Si chiama ESD, cioè dissezione endoscopica sottomucosa, ed è una tecnica mininvasiva che consente di rimuovere tumori gastrointestinali senza ricorrere all'intervento chirurgico. Studiata in Giappone e applicata in pochi ospedali del nord d'Italia, in Emilia-Romagna solo a Reggio Emilia e a Imola, questa metodica è utilizzata ora anche all'Ospedale di Vaio dell'AUSL di Parma.
"Sono due gli interventi già eseguiti e perfettamente riusciti – afferma Paolo Orsi, direttore dell'U.O. di Endoscopia digestiva e Gastroenterologia dell'Ospedale di Vaio -. Si tratta di due cinquantenni, un uomo e una donna, in entrambi i casi, è stato possibile asportare completamente il tumore diagnosticato precocemente, grazie agli esami di screening. Questa tecnica – prosegue Orsi – è utilizzabile per asportare tumori precoci dell'esofago, stomaco, intestino e consente di rimuovere lesioni anche di notevoli dimensioni, superiori ai 3 o 4 centimetri. L'asportazione avviene durante una normale gastroscopia o colonscopia".
Sono quindi garantiti tutti i vantaggi dell'intervento chirurgico tradizionale, senza le eventuali complicanze, perché non è necessario il ricorso al bisturi.
"La chirurgia endoscopica, cioè senza bisturi – riprende Orsi - limita la formazione delle aderenze post operatorie, riduce i tempi di degenza ospedaliera, con la possibilità per il paziente di rientrare a casa lo stesso giorno dell'intervento ed ha un miglior risultato estetico".
Poiché i tumori da rimuovere con ESD sono tendenzialmente piatti, la metodica è più difficile da eseguire rispetto alla rimozione, ad esempio, di semplici polipi. Per questo, i professionisti dell'Unità Operativa di Endoscopia digestiva e Gastroenterologia di Vaio sono stati appositamente formati.
"Nella nostra provincia – conclude Orsi - il numero di possibili candidati all'utilizzo della nuova metodica è di circa 100 persone all'anno, numero destinato ad aumentare con il perfezionamento dell'accuratezza diagnostica delle lesioni in fase precoce".
AUSL di Parma
Si tratta quindi del primo rene trapiantato da un donatore di questo tipo all'Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena. L'intervento si è svolto al Policlinico di Modena, è durato 4 ore.
Modena, 18 gennaio 2018
Poco prima di Natale è stato dimesso un paziente di 52 anni che aveva ricevuto il 30 novembre un rene prelevato da un donatore a cuore fermo presso l'Ospedale di Cesena. Si tratta quindi del primo rene trapiantato da un donatore di questo tipo all'Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena che segue di qualche mese il primo fegato trapiantato a settembre e la prima donazione a cuore forme effettuata all'Ospedale Civile di Baggiovara il 18 ottobre. Il secondo rene è stato impiantato a Bologna. L'intervento si è svolto al Policlinico di Modena, è durato 4 ore, e ha coinvolto il prof. Salvatore Micali dell'equipe di Urologia, diretta dal prof. Giampaolo Bianchi, il dottor Giovanni Ragazzi di quella di Chirurgia Vascolare, diretta dal dottor Roberto Silingardi, quella di Nefrologia e Dialisi, diretta dal prof. Gianni Cappelli e quella di Anestesia e Rianimazione 1 del Policlinico diretta dal prof. Massimo Girardis.
"Il paziente – ha spiegato il prof. Gianni Cappelli, Direttore della Nefrologia e Dialisi– residente nella nostra Provincia era in emodialisi da dieci anni e, grazie alla donazione ora potrà avere una qualità di vita decisamente migliore grazie alla generosità della famiglia del donatore che ringrazio vivamente.". Dalla sua attivazione, nel 1998, il centro trapianti di rene geminiano ha effettuato 606 trapianti di rene.
Questo tipo di donazione richiede l'utilizzo di sofisticati strumenti dedicati alla conservazione degli organi trapiantati per ri-ossigenare a temperature e pressioni controllate l'organo prelevato, al fine di migliorarne la performance prima del trapianto. "Da punto di vista tecnico – ha aggiunto il dottor Roberto Silingardi, Direttore della Chirurgia Vascolare - la procedura consiste di due distinte fasi. Nella prima si ha una circolazione extracorporea sul donatore cadavere durante la quale con ECMO si garantisce la perfusione degli organi addominali; la seconda fase avviene dopo il prelievo ed ogni singolo organo viene ri-perfuso con un apposito device in condizioni di ossigenazione, pressione e temperatura controllate. È quindi possibile monitorare la vitalità dell'organo ed ottenere ulteriori parametri per ottimizzare il trapianto. Il rene trapiantato a novembre è stato mantenuto per 3 ore in perfusione pulsatile pratica che imita il flusso sanguigno normale, ipotermica ossigenata e quindi trapiantato".
"All'estero il prelievo di organi a cuore fermo è una prassi molto diffusa, mentre in Italia è praticata, ancora, solamente in un numero molto limitato di centri dotati di competence e tecnologia adeguate alla complessità della procedura". Conclude il prof. Massimo Girardis, Direttore della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione 1 del Policlinico - In questi casi è fondamentale garantire la funzionalità degli organi prelevati grazie ad un'accurata gestione del donatore e del ricevente."
"Grazie alle attuali procedure di perfusione sia prima che dopo il prelievo – conferma il prof. Giampaolo Bianchi, Direttore dell'Urologia - la qualità degli organi donati da un paziente a cuore fermo è la stessa rispetto a quella degli organi prelevati a cuore battente. La procedura da seguire è più articolata perché l'arresto cardiaco ha tempistiche più stringenti della morte cerebrale e, quindi, occorre decidere più in fretta e agire velocemente".
La donazione a cuore fermo
Normalmente la donazione viene effettuata da donatore in morte encefalica quindi a cuore ancora battente. In questo caso, invece, il cuore del donatore era fermo di conseguenza il processo di donazione, quale procedura clinico chirurgica di alta complessità richiede un elevatissimo livello di collaborazione tra strutture e discipline diverse, in questo caso: Terapia Intensiva, Chirurgia Vascolare, Nefrologia, Laboratorio analisi, Ingegneria clinica, Laboratorio di tipizzazione Tissutale e Centro di Riferimento Regionale.
La legge in Italia sancisce che per determinare la morte con criteri cardiologici occorre osservare un'assenza completa di battito cardiaco e di circolo per almeno 20 minuti: tale condizione determina con certezza una necrosi encefalica, con la perdita irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo stesso. La donazione "a cuore fermo" in Italia è regolata dai medesimi riferimenti legislativi ed etici della donazione da donatore in cui la morte è accertata con criteri neurologici (sei ore di osservazione da parte della commissione che deve accertare la morte). Una volta accertata la morte, il prelievo di organi da un donatore a cuore fermo a scopo di trapianto si presenta come una procedura complessa dal punto di vista organizzativo, a partire dal sistema di emergenza sanitaria territoriale e dalle equipe di medici e operatori sanitari coinvolti nelle diverse procedure.
Questo tipo di donazione richiede inoltre l'utilizzo di sofisticati strumenti dedicati alla ri-perfusione dei reni. La tecnologia attuale permette infatti di ri-ossigenare a temperature e pressioni controllate l'organo prelevato, al fine di migliorarne la performance prima del trapianto.
Una nuova speranza per chi è in attesa di trapianto
Questa procedura consente di estendere il numero dei potenziali donatori, comprendendo donatori che un tempo non era possibile prendere in considerazione, contribuendo a ridurre la "cronica" carenza d'organi che determina lunghi periodi di attesa in lista, con conseguente rischio di uscita dalla stessa per la progressione della malattia e la conseguente impossibilità di affrontare un trapianto.
(Fonte: Policlinico MO)
Dopo le dimissioni del giovane studente di Calerno di S'Ilario, Raidue ripercorre le tappe di soccorso, terapia e intervento cardiochirurgico con una diretta dal Maggiore di Parma.
Parma, 10 gennaio 2018
I soccorsi, il massaggio cardiaco, le prime cure, i quindici giorni di circolazione extra corporea e i 57 di terapia intensiva, insieme all'intervento di riparazione di una malformazione congenita eseguito dalla Cardiochirurgia del Maggiore, dopo il grave malore che lo ha sorpreso lo scorso 16 ottobre durante l'ora di educazione fisica sulla pista di atletica di scuola, a Montecchio.
A farlo sarà la trasmissione di Rai due I fatti vostri in programma per domani - giovedì 11 gennaio - a partire dalle ore 11 con una diretta dalla Cardiochirurgia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Presenti presso gli studi Rai, per la diretta, la responsabile della terapia intensiva cardiochirurgica Antonella Vezzani, affiancata da Amelia, mamma di Lorenzo e seguite, con una troupe in collegamento diretto dalla Cardiochirurgia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, con Tiziano Gherli, direttore della struttura e Gianni, il papà di Lorenzo.
(Fonte: Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma)
Dal 1° dicembre Mariacristina Gregorini è il nuovo direttore della Struttura Complessa di Nefrologia e Dialisi dell'Ospedale Santa Maria Nuova. Veneziana di origine, formatasi a Bologna, opera a Reggio Emilia dal 1997.
Reggio Emilia, 27 dicembre 2017
Veneziana, 54 anni, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia all'Università di Bologna, la specializzazione in Nefrologia e il dottorato di ricerca in scienze nefrologiche nella stessa sede. Dal 1986 al 1997 ha frequentato l'Istituto di Nefrologia e Dialisi del Policlinico Sant'Orsola di Bologna, approfondendo gli ambiti del trapianto renale e dell'insufficienza renale cronica. La professionista opera all'Ospedale Santa Maria Nuova dal 1997. Dal gennaio 2016 era titolare dell'incarico dirigenziale di alta specialità "Gestione dei pazienti con insufficienza renale cronica" e dal mese di agosto 2016 le era stato conferito l'incarico ad interim di direzione del reparto.
Ha partecipato a diversi convegni e corsi anche come relatrice e docente ed è membro dal 2009 della Società Italiana di Nefrologia, con incarichi nei consigli direttivi della sezione emiliano romagnola della Società (2012-2015) e poi del Gruppo di Studio Trattamento Conservativo della Malattia Renale Cronica (a tutt'oggi).
Nell'ambito dell'attività di ricerca si è dedicata, in particolare, ai temi della malattia renale cronica e relative complicanze, al coinvolgimento renale nel corso di malattie oncoematologiche, alle cure palliative in Nefrologia.
Tra gli obiettivi affidati alla professionista all'atto del conferimento dell'incarico vi è la riorganizzazione della rete nefrodialitica territoriale, con il potenziamento dei servizi offerti dagli ospedali di Correggio e Guastalla, e l'ottimizzazione del percorso assistenziale al paziente con malattia renale cronica attraverso l'integrazione con la Medicina Generale e i servizi territoriali.
Il reparto di Nefrologia e Dialisi del Santa Maria Nuova conta su 14 posti letto e una équipe di 8 medici e 55 tra infermieri, tecnici e personale di supporto. Nell'anno 2016 ha effettuato 578 ricoveri ordinari e oltre 59mila prestazioni ambulatoriali, seguendo circa 900 pazienti con malattia renale cronica, 320 pazienti dializzati e 166 pazienti portatori di trapianto renale.
(Fonte: ufficio stampa Ausl RE)
Nuovi spazi e nuovi strumenti per i laboratori di manipolazione delle cellule staminali dell' unità operativa di Ematologia e Centro trapianti midollo osseo dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta dal prof. Franco Aversa.
I laboratori si spostano dalla vecchia sede della Clinica medica nei locali riqualificati al piano terra del padiglione Centrale (ex Monoblocco) a fianco del servizio trasfusionale. Una nuova sede che oltre a garantire alti standard di qualità è stata arricchita da importanti apparecchiature, acquistate anche grazie al contributo di molti benefattori, che consentiranno l'applicazione di innovative terapie cellulari per la cura delle malattie del sangue. Il taglio del nastro è previsto per sabato 16 dicembre alle ore 11. Interverranno il Magnifico Rettore dell'Università di Parma, Paolo Andrei, il direttore generale dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Massimo Fabi, i donatori e le associazioni di volontariato che hanno sostenuto il progetto e i professionisti della struttura di cura dell'Ospedale Maggiore.
In occasione dell'inaugurazione sarà fatto il punto sulle attività della struttura, i progressi della ricerca e sulle nuove terapie di cura. Il programma:
Sabato 16 dicembre, ore 11
Inaugurazione Laboratori di Ematologia e CTMO
Ingresso dal Servizio Trasfusionale pad.
L'entrata è sotto la rampa del padiglione Monoblocco
Ore 11.30 presentazione del Centro e delle donazioni
Sala Congressi Aula G
Ingresso consigliato via Abbeveratoia
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma
Via Gramsci 14, Parma
Il 28 e 29 novembre il corso teorico-pratico di laparoscopia, con tecniche eseguite e discusse in diretta video, organizzato dalla struttura di Urologia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.
27 novembre 2017
Niente tagli, minor dolore post-operatorio, mantenimento delle funzionalità degli organi, radicalità oncologica, precoce ripresa di tutte le attività fisiche, nonché migliore continenza urinaria e conservazione della potenza sessuale in caso di intervento alla prostata. Sono i preziosi vantaggi della chirurgia laparoscopica, in campo urologico.
Per fare il punto sull'importanza e sul ruolo della chirurgia laparoscopia la struttura di Urologia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta da Umberto Vittorio Maestroni, organizza per martedì 28 e mercoledì 29 novembre il corso teorico e pratico di Laparoscopia.
L'iniziativa metterà a confronto le più avanzate tecniche di laparoscopia e si sviluppa principalmente su interventi di Live Surgery, con discussione collettiva dei casi, al fine di garantire il massimo livello di interazione e condivisione tra i presenti. In particolare, verranno utilizzate le ultime tecnologie di visione in 3D, con uno spazio anche per la proiezione di interventi registrati. Verrà riservato ampio spazio alla discussione, al fine di stimolare un confronto professionale e sanare dubbi o problematiche in relazione ai diversi approcci chirurgici utilizzabili per la risoluzione delle problematiche oncologiche renali e prostatiche.
"Il nostro Ospedale investe sia sulla formazione dei professionisti, sia sul potenziamento delle attrezzature, al fine di raggiungere elevati livelli di esperienza. Numerosi sono stati, infatti, negli ultimi decenni i progressi tecnologici e metodologici della disciplina urologica dove si riconosce ormai alle tecniche mini-invasive una rilevante 'superiorità' in termini di risultati oncologici e funzionali rispetto alla maggior parte delle tecniche tradizionali, pur restando sempre fondamentale la preparazione dell'operatore, oltre che l'esperienza del centro ospedaliero di riferimento", spiega Umberto Vittorio Maestroni direttore della struttura di Urologia del Maggiore di Parma.
La struttura di Urologia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma è specializzata nella diagnosi e cura delle patologie urologiche e dell'apparato genitale. I professionisti afferenti alla struttura eseguono ogni anno oltre 2.000 interventi, utilizzando le differenti tecniche chirurgiche a disposizione, da quella tradizionale o a cielo aperto, alla percutanea, endoscopica e laparoscopica delle alte e basse vie urinarie, nonché interventi sull'apparato genitale maschile e femminile; protesica urinaria e peniena. Proprio per quanto riguarda la chirurgia laparoscopica, regina delle tecniche mini-invasive, Parma è divenuta centro di riferimento in Italia, essenzialmente grazie alla presenza e all'esperienza maturata sul campo da un team di medici, afferenti alla struttura, che svolgono anche attività didattica e di ricerca in ambito chirurgico.
(Fonte: Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma)
Sanità. Vaccini, sì all'obbligo a scuola: la Consulta respinge i ricorsi della Regione Veneto. Il presidente Bonaccini e l'assessore Venturi: "Grande soddisfazione per una sentenza che ribadisce quanto abbiamo sempre detto: la strada delle vaccinazioni obbligatorie era e rimane quella giusta"
Il commento a seguito della decisione con cui la Corte Costituzionale ha respinto le questioni di legittimità promosse sul decreto legge del governo in materia di vaccinazioni obbligatorie per i minori fino ai 16 anni di età
Bologna - "Da parte nostra non possiamo che esprimere soddisfazione, perché anche la sentenza della Corte Costituzionale ribadisce quanto la Regione Emilia-Romagna crede, e ha sempre creduto: la strada delle vaccinazioni obbligatorie, che per primi abbiamo imboccato, era e rimane quella giusta".
Queste le parole del presidente, Stefano Bonaccini, e dell'assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, alla notizia del respingimento, da parte della Consulta, delle questioni di legittimità costituzionale promosse dalla Regione Veneto sul decreto legge del governo 73/2017, convertito nella legge 119/2017, in materia di vaccinazioni obbligatorie per i minori fino ai 16 anni di età.
"Di fronte al calo consistente della copertura, noi ci siamo mossi subito- aggiungono Bonaccini e Venturi- e stiamo già vedendo i risultati, cioè l'aumento dei vaccinati. Abbiamo però sempre auspicato una misura nazionale, che non si è fatta attendere. Siamo di fronte a scelte estremamente importanti per la salute pubblica, proprio perché tutelano al tempo stesso l'individuo e la collettività. E che, dunque, spettano giustamente al legislatore nazionale"./CV
Il consigliere affronta il caso di un degente deceduto e chiede lumi su profili professionali, riduzione di personale e tempi di attesa al pronto soccorso
Malgrado i 15,6 milioni di euro di investimenti all'ospedale di Vaio, nel comune parmense di Fidenza, persistono i disservizi.
La denuncia, con un'interrogazione rivolta alla Giunta, arriva da Galeazzo Bignami di Forza Italia.
Una parte dei lavori, si legge nell'atto ispettivo, "inerente alla ristrutturazione del pronto soccorso, è terminata nell'autunno del 2016, mentre il cantiere per la realizzazione della lungodegenza e di altri servizi sanitari è ripartito da poco tempo in seguito a un periodo in cui lavori sono stati fermi a causa della situazione di insolvenza del colosso cooperativo Unieco, impresa aggiudicataria dei lavori".
Negli ultimi anni, spiega il consigliere, "l'ospedale di Vaio avrebbe avuto un progressivo depauperamento delle eccellenze professionali nei singoli reparti, compreso il pronto soccorso, e non sarebbe stata garantita una continuità di profili professionali in servizio".
Peraltro, prosegue, "il 31 ottobre scorso si è verificato il decesso di un degente ricoverato nella struttura".
Bignami chiede quindi all'esecutivo regionale chiarimenti relativamente al tema dei profili professionale presenti nella struttura, sul problema della riduzione di personale e sulla questione dei tempi di attesa al pronto soccorso. Sul decesso di ottobre, vuole sapere "se esistono segnalazioni sulla conduzione dell'unità operativa di Chirurgia dell'ospedale precedenti al grave episodio e le conseguenti reazioni dell'Ausl".
(Cristian Casali)
Chiusura del punto vaccini di Busseto. Il punto con l'Assessore Elisa Guareschi e il Sindaco Giancarlo Contini sulla chiusura del servizio vaccini del Paese. (Video amministrazione Comunale di Busseto)
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