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Nei primi due mesi del 2014 in regione hanno già chiuso 937 attività al dettaglio e 648 ricettive e di ristorazione -

 

Bologna, 13 marzo 2014 -

 

Non si ferma la tendenza negativa per le piccole, medie e imprese in Emilia Romagna. La nostra regione non viene risparmiata dalla crisi, anche se in maniera più contenuta rispetto ad altre zone d’Italia.

Nel primo bimestre del 2014, secondo i dati dell’Osservatorio Confesercenti, solo nel settore della distribuzione al dettaglio, hanno già chiuso i battenti nella nostra regione ben 937 negozi, mentre continuano ad essere  ridotte le nuove aperture di attività (244) con un saldo negativo di -693.

Non differiscono di molto i dati relativi agli intermediari del commercio; nel gennaio e febbraio 2014 hanno chiuso i battenti 669 attività, mentre se ne sono iscritti 313 per un saldo di - 356.

Per quanto riguarda invece le imprese ricettive e di ristorazione, hanno chiuso 648 attività, se ne sono iscritte 171, per un saldo complessivo di -477.

 

 “Ormai ci sentiamo considerati come il pastore della favola di Esopo che gridava al lupo al lupo - spiega il  presidente Confesercenti Emilia Romagna Roberto Manzoni – in realtà la situazione è realmente ormai oltre il limite sopportabile e la continua diminuzione di attività significa una vera sconfitta per tutto il mondo politico e un impoverimento per l’intero tessuto sociale che in alcune zone delle nostre città significherebbe desertificazione. E’ anche la sconfitta della creatività e della capacità imprenditoriale dei nostri concittadini, da sempre in prima fila per la capacità di innovare e di creare impresa.”

 

 “L’emergenza la sottolineiamo da diversa tempo – sostiene Stefano Bollettinari, direttore Confesercenti Emilia Romagna – ma fino ad ora siamo stati purtroppo inascoltati. Il trend negativo che l’Osservatorio ha registrato è il segnale che i mesi sono passati e poco o nulla è stato fatto. Speriamo che questo nuovo Governo abbia in calendario come priorità politica il rilancio delle piccole e medie imprese, senza le quali l’intero nostro Paese non potrà vedere una ripresa economica; in ogni caso i provvedimenti annunciati ieri, pur con alcuni limiti, vanno nella direzione giusta nel tentativo di rilanciare consumi e occupazione, riducendo nel contempo la spesa pubblica.”

 

 

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(Fonte: L’Ufficio stampa Confesercenti Regionale Emilia Romagna)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erio Luigi Munari, Presidente Generale Lapam Confartigianato, commenta così le misure annunciate dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi -

Modena, 13 marzo 2014 -

"Luci e ombre dal Governo Renzi: inaccettabile l'esclusione dei lavoratori autonomi dalla riduzione dell'Irpef, bene invece le modifiche sull'apprendistato e il taglio dell'Irap". Erio Luigi Munari, Presidente Generale Lapam Confartigianato, commenta così le misure annunciate dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi: "La 'copertina' e la copertura dei provvedimenti sono belle. Ma, lo ripeto, è inaccettabile escludere i lavoratori autonomi dalla riduzione dell'Irpef, sulla base di un autentico pregiudizio. Quanto alla riduzione dell'Irap sulle imprese – aggiunge Munari – pur non interessando tutto il sistema imprenditoriale, è una misura che va nella giusta direzione. Ogni riduzione della tassazione, e in particolare di quella che agisce senza criterio come l'Irap, è da salutare con favore".
Quanto al pagamento dei crediti della Pubblica amministrazione, Munari è chiaro: "L'idea di pagare entro il 2014 i 68 miliardi di crediti nei confronti delle imprese è ottima. Ma - fa notare il Presidente di Lapam Confartigianato - con le attuali procedure e difficoltà burocratiche nei meccanismi di certificazione, serviranno almeno 10 anni... Chiediamo al Presidente Renzi di adottare la nostra soluzione della compensazione secca, diretta e universale tra debiti e crediti verso la pubblica amministrazione". Infine le misure più positive, quelle sull'apprendistato: "Giudizio positivo sull'abolizione della causale per il lavoro a tempo determinato fino a 36 mesi. Le modifiche sull'apprendistato, con l'abolizione dell'obbligo di stabilizzazione, vanno nella direzione giusta e da noi auspicata da tempo".

 

(Fonte: ufficio stampa Lapam Confartitigianato Modena-Reggio Emilia)

 

Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia

Dato peggiore degli ultimi 40 anni sia a livello locale, regionale che nazionale. L'Associazione: "Mercato interno ancora in profonda crisi. La ripresa della domanda è indispensabile e fondamentale per far ripartire il territorio e l'Italia" -

 

Modena, 13 marzo 2014 -

"Un anno di crisi feroce il 2013, l'ennesimo. Con un calo del Pil e, soprattutto, dei consumi peggiore del previsto – sostiene Confesercenti Modena - Un'eredità pesante, che nei primi due mesi del 2014 ha portato ad una vera e propria emorragia di imprese nei settori del Commercio, del Turismo e dell'Intermediazione. Secondo le rilevazioni dell'Osservatorio di Confesercenti, il primo bimestre dell'anno, i settori citati hanno registrato a livello nazionale complessivamente oltre 29.000 cessazioni, con un saldo negativo di oltre 17.000 imprese. Numeri che significano sul totale delle imprese registrate un -2,0% in soli due mesi. Dati che peggiorano in ambito emiliano-romagnolo, dove le chiusure sono state oltre 2.500 per un saldo negativo di 1.700 pari ad un -2.3% (sempre sul totale delle imprese registrate). Ma ancor di più se guardiamo al solo territorio modenese, città e provincia: ammontano infatti a 373 le imprese che hanno cessato l'attività, per un saldo negativo finale di 240 unità che corrisponde al -2,4% sul totale di quelle registrate".

"Particolarmente preoccupante poi – continua l'Associazione - il dato relativo alle nuove aperture che nelle categorie esaminate sono state appena 11.400 a livello nazionale, 880 a livello regionale e 134 a livello provinciale: dal nazionale, al locale si tratta del dato più basso, per quanto riguarda il primo bimestre, degli ultimi 40 anni. A chiudere, secondo le analisi dell'Osservatorio, sono state soprattutto donne e imprenditori over 50; mentre ad avviare nuove attività con maggior frequenza, i giovani e gli stranieri. Dopo l'ennesimo Natale fiacco, molti imprenditori hanno ritenuto di non affrontare l'anno, con il suo carico di spese ed adempimenti fiscali, optando invece per la chiusura. Anche perché il mercato interno è ancora in una fase acuta di crisi e di conseguenza la riduzione di consumi non accenna ad arrestarsi. Il fortissimo numero di cessazioni di imprese attive nell'intermediazione commerciale – 103 in provincia di Modena, 670 in Regione e 5.800 a livello nazionale - ci segnalano inoltre l'immobilità della domanda in tutti i settori, dalla compravendita di case a quella di auto e beni commerciali".

Dal rapporto negativo rilevato dall'Osservatorio Confesercenti, tra aperture e chiusure registrato nei primi due mesi dell'anno, non si salva nemmeno il commercio su area pubblica. Il settore dei commercianti cosidetti 'ambulanti', che fino ad oggi aveva mostrato un andamento anticiclico, segna questa volta sul territorio modenese un saldo negativo di ben 20 imprese; di 124 in regione e di 529 a livello nazionale. A raggiungere il peggior risultato, fra i comparti esaminati, è però il commercio al dettaglio in sede fissa extra alimentare: a Modena e provincia solo 35 le aperture a fronte di 157 chiusure, con un saldo negativo di ben 122 imprese, che a livello regionale diventano 693 ed a livello nazionale ben 9.385. La nostra provincia, per quanto riguarda il saldo delle imprese di commercio al dettaglio, si colloca con il suo -1,4% al di sotto della media regionale che registra un – 1,2%, ed ancor di più della media nazionale che si attesta ad un -1,0%.

Modena e provincia registrano dati appena migliori seppur negativi per il commercio al minuto alimentare che segna un saldo pari al – 0,5%, quando in regione si registra un – 1,0% e a livello nazionale un -0,6%. Discorso analogo anche nel settore modenese dei pubblici esercizi e turismo che con il suo -0,1% si colloca al di sopra della media regionale (- 0,7%) e nazionale (-0,4%). Leggermente meglio della media regionale anche l'intermediazione: – 1,2% Modena, contro il -1,4% regionale, ma peggio della media nazionale: - 0,8%.

"La recessione della domanda – evidenzia Confesercenti – non va assolutamente sottovalutata. Il mercato interno italiano è il decimo al mondo per dimensioni e costituisce un asset fondamentale della nostra economia contribuendo a formare l'80% del PIL, del quale poi il 60% è costituito dalla componente spesa delle famiglie. Con l'Informativa del Consiglio dei Ministri presentata dal Premier Renzi si annunciano provvedimenti che vanno nella giusta direzione: tagli energici alla spesa pubblica e risorse che vengono dirottate a sostenere i redditi più bassi. Riteniamo che queste misure possano andare nella direzione di sostegno al mercato interno. Restano però penalizzati i redditi più bassi degli imprenditori e dei lavoratori autonomi che vengono ingiustamente esclusi dai provvedimenti di riduzione del cuneo fiscale. Riteniamo poi che la prevista riduzione del 10% dell'IRAP sia un provvedimento ancora insufficiente per ridurre in maniera sensibile il carico fiscale sulle imprese. Sarà comunque necessaria valutare nel merito i provvedimenti, una volta pubblicati, per fornire un giudizio più articolato". tiene a precisare concludendo Confesercenti.

 

(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)

 

Rita Malavasi, CNA:" Un'ottima opportunità per sfruttare una rete di relazioni già consolidata con il Sudafrica e accedere ai mercati dell'Africa sub-sahariana" -

Reggio Emilia, 13 marzo 2014 -

È stato presentato ufficialmente presso il Centro Internazionale Loris Malaguzzi il progetto SA MECH, per la promozione della filiera meccanica emiliano-romagnola in Sudafrica. "Il Sudafrica – sottolinea Rita Malavasi, Direttore provinciale CNA Servizio Estero - è uno dei più sofisticati e promettenti mercati emergenti, in grado di offrire una combinazione unica: una infrastruttura economica all'avanguardia, unita ad una dinamica economia di mercato".

"SA MECH – prosegue il Direttore Malavasi - permette di essere parte attiva di un progetto di filiera e beneficiare delle sinergie del networking tra imprese, approfittando di una rete di relazioni già consolidata da CNA, REGGIO CHILDREN - REGGIO NEL MONDO e Regione Emilia-Romagna. Un'occasione davvero molto appetibile che consente di rafforzare i rapporti commerciali anche con i paesi che presentano relazioni privilegiate con il Sudafrica".

Il progetto è frutto, infatti, di un ampio partenariato tra Italia e Sudafrica e vede nello specifico la collaborazione tra CNA Reggio Emilia insieme a CNA Parma e CNA Emilia Romagna e la Regione Emilia Romagna, con la partnership di CNA Servizio Estero, Reggio Children – Reggio nel Mondo e la sponsorship di Reggio Emilia Innovazione, e il supporto dell'Ambasciata Sudafricana in Italia, di ICE - ufficio di Johannesburg, HIP Alliance e ItalDev SA- Italian South African business for Social Development.

Nel dettaglio SA MECH prevede un percorso di internazionalizzazione della durata di 18 mesi attraverso numerose attività, tra cui una costante formazione, una campagna informativa e di marketing in Emilia-Romagna e in Sudafrica, missioni imprenditoriali di outgoing e di incoming, incontri Business to Business, visite aziendali, partecipazione a eventi fieristici in Sudafrica.

All'evento di presentazione hanno partecipato il Vicepresidente provinciale CNA Marco Ferrari, Iuna Sassi, Assessore all'educazione e ai rapporti internazionali del Comune di Reggio Emilia, che ha ricordato gli storici rapporti di collaborazione tra Reggio Emilia e il paese africano, il Primo segretario dell'Ambasciata del Sudafrica in Italia Mpho Oliphant, per la prima volta in visita nella città reggiana, Ruben Sacerdoti, responsabile dello Sportello regionale per l'internazionalizzazione, e Barbara Cavallin dello Studio legale Rödl & Partner.

Il Primo segretario Mpho Oliphant ha illustrato le opportunità e prospettive di cooperazione in ambito economico in particolare per i settori dei macchinari, auto motive e autoparti, impiantistica alimentare, meccanica agricola, biomedicale, a cui SA MECH si rivolge, mentre Ruben Sacerdoti ha spiegato come: "La meccanica agricola e il food processing, rappresentano una delle sfide più grandi dell'Africa e su cui la regione Emilia Romagna e Reggio Emilia in particolare ha molto da trasferire, così come per l'automotive, in forte espansione per la componentistica auto. Reggio Emilia è una punta di pregio sia per le relazioni decennali che la legano al Sudafrica sia per le sue eccellenze in campo meccanico e meccatronico".

L'iniziativa è stata infine l'occasione per incontri bilaterali tra CNA Servizio Estero e le aziende partecipanti per prevedere percorsi di internazionalizzazioni personalizzati secondo le specifiche esigenze di ogni azienda.

Per maggiori informazioni per partecipare al progetto SA MECH e beneficiare delle relative iniziative, il riferimento è Elena Gatti – project manager di CNA Servizio Estero - Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure Tel. 0522 1871831.

 

(Fonte: ufficio stampa CNA RE)

 

Malgrado l’introduzione, nel 2013, di un’apposita normativa, pagamenti ritardati in netto aumento. Una situazione “certificata” da un’indagine di CNA Nazionale. Solo il 17% delle imprese viene pagato entro i termini, percentuale che precipita all'11% quando il debitore è la Pubblica Amministrazione -

 

Modena, 13 marzo 2014 -

Il tema CNA Modena lo aveva sollevato in tempi non sospetti: tra l’uso improprio dei concordati, i pretestuosi ricorsi in sede civile nascondono una brutta abitudine, quella di ritardare, se non di evitare, i pagamenti tra le imprese. Un atteggiamento che sta influendo in modo spesso drammatico sulle imprese, già alle prese con la crisi dalla crisi: negli ultimi sei anni molte di esse, pur continuando a fatturare, hanno chiuso, impossibilitate a pagare fornitori, tasse e dipendenti. Mancati incassi e stretta creditizia sono diventati una tenaglia soffocante, con la Pubblica Amministrazione nella doppia veste di esigente creditore, e debitore totalmente inaffidabile.

Nemmeno l’entrata in vigore della normativa europea, che avrebbe dovuto contrastare i ritardi dei pagamenti tra imprese, e tra queste e la Pubblica Amministrazione, imponendo un limite di 60 giorni per l’effettuazione dei pagamenti, pare avere risolto il problema. Una considerazione certificata dai risultati di una ricerca di CNA, che coinvolto 300 imprese manifatturiere fino a nove addetti ubicate in tutta Italia in uno studio sullo stato dei propri crediti, quasi tutte d’accordo sul fatto che i ritardi nei pagamenti e i crediti inesigibili continuino ad essere la regola. Addirittura l’87% degli intervistati denuncia un peggioramento dei tempi di pagamento rispetto al recente passato, una cifra che decolla al 100% degli intervistati nel settore degli autotrasporti. Ma non sta meglio l’edilizia, inclusa l’impiantistica, che è il settore che più di tutti ha registrato un peggioramento della situazione creditoria. A salvarsi è l’alimentare, il  settore dove è più frequente la puntualità nei pagamenti.

I tempi di pagamento effettivi rimangono comunque molto ampi: solo il 17% delle imprese viene pagato entro i termini, percentuale che precipita all’11% quando il debitore è la Pubblica Amministrazione, in qualunque sua forma: Comuni, Regioni ed Enti dello Stato si confermano come “i peggiori pagatori” per la quasi totalità degli intervistati.

Appena il 13% del campione, infine, assicura di aver registrato miglioramenti nelle condizioni di pagamento dal primo gennaio 2013.

“I tempi della giustizia – commenta Umberto Venturi, presidente della CNA di Modena – purtroppo non aiutano a risolvere la situazione. Anzi, non è raro assistere a citazioni pretestuose, da parte dei debitori, proprio per evitare di pagare nei tempi concordati. Da sola, quindi, la legge non basta. Occorre un salto culturale da parte degli imprenditori, che devono emarginare chi non paga o, almeno, applicare gli interessi di mora, cosa che fa solo l’11% delle imprese intervistate. Ed occorrono regole che siano applicate ed applicabili, non solo frasi più o meno di circostanza. Un esempio? Vincolare la concessione e benefici finanziari a dichiarazioni di solvibilità sottoscritte dai creditori”.

 

I NUMERI DELL’INDAGINE

 

Il rispetto della scadenza di pagamento resta una chimera: Solo il 17% delle imprese vanta pagamenti da parte della clientela entro i termini contrattuali. Il peggiore pagatore rimane comunque la PA (11%).

Sotto il profilo della misurazione dei tempi effettivi di pagamento la meccanica risulta il settore meno problematico. Qui, infatti, il 31% delle imprese vanta tempi di pagamento effettivi entro i limiti definiti nei contratti. Altri settori nei quali la quota di imprese pagate entro i termini contrattuali supera il dato medio sono l’alimentare e il legno/arredo.

Le costruzioni e l’impiantistica sono invece i settori nei quali la situazione relativa alla puntualità dei pagamenti appare più drammatica. In entrambi, infatti, appena il 2% delle imprese, vanta pagamenti in linea con i tempi definiti nei contratti.

Quando si considerano invece i ritardi effettivi la situazione appare ancora più drammatica. Posto il valore soglia di un ritardo medio di almeno 30 giorni oltre il termine contrattuale, emerge che in tutti i settori almeno una impresa su tre si trova subire ritardi nei pagamenti. Come al solito le costruzioni e l’impiantistica appaiono i settori più in difficoltà nei quali, rispettivamente, il ritardo dei pagamenti si riscontra nell’85% e nel 71% dei casi.

 

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La Normativa fissa il termine di pagamento in 60 giorni dall’emissione della fattura o consegna delle merci (30/60 giorni quando il cliente è la Pubblica Amministrazione) ma, in generale, solo il 12% delle imprese fissa il termine formale di pagamento a 60 giorni. Questo dato conferma la scarsa applicazione della legge. Nonostante che questa fissi tempi di pagamento certi e stringenti il 57% delle imprese si vede costretta a porre nei contratti un termine ultimo di pagamento superiore ai 60 giorni.

 

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Rispetto al dato medio (al netto dei privati), il termine di pagamento è disatteso soprattutto quando il cliente è una PA (63% dei casi). Si tratta di un fatto particolarmente grave: proprio per la PA, infatti, la legge fissa un termine inderogabile (a differenza che nelle transazioni tra imprese nelle quali le parti possono concordare un termine diverso da quello previsto dalla Normativa).

A livello settoriale, la meccanica è sicuramente l’ambito produttivo in cui meno è applicata la normativa: qui, infatti, solo il 21% delle imprese indica nel contratto un termine di pagamento non superiore ai 60 giorni. All’estremo opposto figura invece l’alimentare nel quale, anche in virtù di un termine più stringente (30 giorni) la quota di imprese che indica nei 30 giorni il termine contrattuale di pagamento è prossimo ai quaranta punti percentuali (37%).

Nel corso del 2013, l’aumento dei ritardi è stato sistematico: l’87% delle imprese ha registrato un allungamento nei tempi di pagamento. I settori che nel 2013 maggiormente hanno sofferto un allungamento dei tempi di pagamento rispetto agli anni precedenti, nonostante l’introduzione della nuova norma, sono l’autotrasporto (100% di imprese che dichiarano un allungamento dei tempi di pagamento da parte di tutta la clientela o di parte di essa), le costruzioni e l’impiantistica (rispettivamente 96%e 94% di imprese che denunciano un aumento dei tempi di attesa per la riscossione dei crediti). I settori che invece, pur patendo un significativo aumento dei tempi di riscossione, presentano un allungamento dei tempi di pagamento meno marcato rispetto al passato sono i servizi alle imprese (81% di imprese per le quali i tempi di pagamento sono aumentati) e, tra i settori manifatturieri, la meccanica e la moda (rispettivamente 82% e 83% dei casi).

 

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Infine anche le contestazioni finalizzate a ritardare i pagamenti o a richiedere sconti sono aumentate fortemente nel corso del 2013, seppure meno rispetto agli altri due fenomeni: sono infatti segnalate in crescita, rispetto alla situazione precedente il varo della Normativa, dal 43% delle imprese. Rispetto al dato medio spiccano, in negativo, i settori delle Costruzioni e dell’Impiantistica, gli unici nei quali i giudizi negativi riguardano almeno la metà delle imprese (53% le Costruzioni e 50% l’Impiantistica).

 

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(Fonte: L’Ufficio Stampa CNA MO)

 

Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia

Intesa sulla vertenza che coinvolge i 13 lavoratori del sito produttivo di Caorso del gruppo Giona Spa ...

 

Piacenza, 12 marzo 2014 -

E' stato siglato questa mattina in Provincia il verbale di accordo che sancisce di fatto l'intesa sulla vertenza che coinvolge i 13 lavoratori del sito produttivo di Caorso del gruppo Giona Spa. L'accordo prevede, a partire dal prossimo 17 marzo 2014, un anno di cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi e cessazione attività a beneficio dei 13 dipendenti di Caorso.
L'azienda ha cercato di applicare le più ampie tutele possibili anche "in considerazione dell'alta professionalità e della collaborazione sempre manifestata dai lavoratori".
"Oggi - ha commentato il presidente della Provincia di Piacenza Massimo Trespidi - si è ottenuto un risultato importante, reso possibile anche grazie all'intervento della Provincia e alla proficua collaborazione delle parti. Ringrazio il personale della Provincia che ha permesso di raggiungere il risultato e tutti i soggetti coinvolti. Esprimo però grande rammarico per la chiusura di un altro stabilimento nel Piacentino".
L'intesa è stata siglata, oltre che dal presidente Trespidi, da Bruno Malvezzi (Fiom-Cgil) e dai rappresentanti della società in liquidazione.

 

(Fonte: ufficio stampa Provincia di Piacenza)

 

Alessandro Grande succede a Pier Paolo Occhiali che ha saputo guidare l'associazione in anni particolarmente complicati -

Reggio Emilia, 11 marzo 2014 -

Nella seduta del 26 febbraio 2014 la Giunta provinciale di Confcommercio – Imprese per l'Italia Reggio Emilia ha nominato Alessandro Grande nuovo direttore provinciale con decorrenza 3 marzo 2014.
Alessandro Grande ha 54 anni, è laureato in giurisprudenza, ha conseguito un master in diritto contrattuale. Lavora in Confcommercio Reggio Emilia dal 1985, dove ha ricoperto incarichi a vari livelli di responsabilità. Per oltre dieci anni ha ricoperto la carica di Presidente della Commissione Lavoratori Autonomi del Commercio presso l'INPS di Reggio Emilia. Ha maturato anche un'importante esperienza a livello Comunitario, quale componente, dal 2004 al 2007, del CFR-net, organismo costituito presso la Commissione Europea con il compito di riordinare le direttive in materia di tutela dei consumatori. Alessandro Grande succede a Pier Paolo Occhiali, che ha lasciato l'incarico per raggiunti limiti di età.
«Un incarico che mi onora e di cui ringrazio la Giunta, la Presidenza e il caro amico Pier Paolo Occhiali -dice Alessandro Grande-. Mi accosto a questo nuovo compito con umiltà e spirito di servizio nei confronti di soci e colleghi, perfettamente conscio della difficoltà del momento, ma anche consapevole del valore della squadra che mi accompagnerà in questo percorso.»
«Desidero esprimere un sentito ringraziamento a Pierpaolo Occhiali –sottolinea la presidente provinciale Confcommercio Donatella Prampolini Manzini- il quale ha saputo interpretare al meglio il suo ruolo in questi anni complicati, e un grande in bocca al lupo ad Alessandro Grande che si appresta ad assumere la direzione dell'associazione mentre gli effetti della crisi sono tutt'altro che passati».
«Alessandro Grande –conclude la presidente Prampolini Manzini- conosce molto bene le complicate dinamiche associative, per cui contribuirà da subito al percorso intrapreso dall'associazione per migliorare costantemente i servizi a favore degli associati.»

 

(Fonte: Ufficio Stampa Confcommercio RE)

 

"Sistema attuale insostenibile. Attuare presto delega fiscale per tasse più eque e stop a burocrazia" -

Modena, 11 marzo 2014 -

«Un sistema fiscale insostenibile, caratterizzato da una pressione insopportabile ed adempimenti ingestibili per numero e complessità». E' questo l'allarme lanciato dai rappresentanti di Rete Imprese Italia, Modena – Confesercenti, Ascom-Confcomemrcio Fam, Lapam-Confartigianato e CNA - a seguito dell'indagine conoscitiva sugli organismi della fiscalità e sul rapporto tra contribuenti e fisco, presentata in Senato nei giorni scorsi.
«L'attuale sistema fiscale - evidenzia Massimo Silingardi presidente di Confesercenti e portavoce attuale di Rete Imprese Modena - è utilizzato sempre più spesso non come strumento di politica economica a favore di crescita ed equità, ma solo come fonte di maggiori entrate dove il fattore spesa è la variabile indipendente a cui le entrate devono continuamente adeguarsi. Va capovolto il paradigma: è la spesa pubblica che deve essere riportata entro limiti che consentano una tassazione non oltre la media europea. In particolare, è fondamentale che le maggiori entrate provenienti, in primis, dal contrasto all'evasione siano totalmente destinate alla riduzione della pressione fiscale per imprese e famiglie».
«Riteniamo, inoltre – continua il portavoce di Rete Modena - che la Legge Delega rappresenti un momento di straordinaria 'manutenzione' dell'attuale sistema fiscale finalizzata a rendere neutra, rispetto alla forma giuridica, la tassazione dell'impresa; alla revisione, in un'ottica di semplificazione, degli attuali regimi contabili e fiscali ed alla razionalizzazione della pletora degli adempimenti fiscali, anche in relazione alla loro effettiva efficacia di contrasto all'evasione ed elusione d'imposta come pure all'introduzione di regimi premiali per le imprese più virtuose. Una rapida attuazione della Legge Delega servirà anche a migliorare il rapporto conflittuale fisco-contribuente».
Rete, infine, sostiene l'urgente necessità di interventi immediati di riduzione delle aliquote Irpef e dell'IRAP. Nel caso dell'Irap, sia innalzando la franchigia di esenzione, sia definendo, in maniera puntuale, i soggetti esonerati dal pagamento del tributo in quanto privi di organizzazione.

 

(Fonte: ufficio stampa Rete Imprese Modena)

 

Sostanzialmente positiva la valutazione di CNA, che per il futuro richiese un passo in più sul fronte della riduzione di imposte e burocrazia -

Pavullo, 11 marzo 2014 -

E' una valutazione sostanzialmente positiva quella che Ermanno Brusiani, presidente della CNA di Pavullo, dà del bilancio preventivo comunale.
"Sono sicuramente segnali positivi quelli lanciati dal Comune di Pavullo nel bilancio preventivo presentatoci nei giorni scorsi dal sindaco Romano Canovi. Il contenimento delle spese, perseguito ad esempio attraverso la gestione e l'utilizzo dei servizi comuni all'interno dell'Unione, rappresenta un modalità positiva di gestione della macchina amministrativa. Ma adesso occorre fare un passo in più: serve, anche a livello locale, una vera riduzione delle imposte e della burocrazia: il fatto che, tra il 2012 ed il 2013, nella sola zona del Frignano le imprese siano diminuite del 3,1% e gli occupati del 2,4%, dipende anche da questi fattori. Non è più ammissibile che a un piccolo imprenditore occorrano circa 280 giorni di lavoro per saldare i conti del fisco".
Secondo l'Associazione, dunque, pur apprezzando l'impegno del Comune di Pavullo a non aumentare i tributi alle categorie produttive a proposito dell'applicazione della Tasi, rimane questo problema più generale da affrontare, una situazione grave, come ha testimoniato la partecipazione in massa di imprenditori dell'Appennino alla manifestazione nazionale di Rete Imprese Italia del 18 febbraio scorso a Roma.
La valutazione positiva del bilancio, in ogni caso, va di là dall'impegno a non aumentare la Tasi. "Condividiamo – rileva ancora Brusiani – l'aumento degli stanziamenti per l'assistenza agli anziani e all'infanzia, così come riteniamo importanti gli investimenti che l'amministrazione di Pavullo ha intenzione di mettere in campo nei prossimi mesi sul territorio comunale, interventi che potranno generare lavoro e occupazione per le imprese locali. E in questa direzione va anche la conferma dello stanziamento anche quest'anno dei fondi, gestiti dall'Unione, per l'abbattimento dei tassi d'interesse sui finanziamenti alle imprese".
Apprezzabile, secondo CNA, anche la volontà espressa di Canovi di contribuire al sostegno dell'Associazione "tutti per Pavullo" per la promozione del territorio, con l'organizzazione di manifestazioni ed eventi utili a dare opportunità al mondo del commercio.

 

(Fonte: L'Ufficio Stampa CNA MO)

 

I presidenti della città di Modena Silvia Manicardi di Lapam-Licom, Mauro Salvatori di Confesercenti, Nicola Fabbri di CNA e Massimo Malpighi di Ascom-Confcommrcio Fam, intervengono sul regolamento per la gestione dei luoghi dichiarati dall'Unesco 'Patrimonio dell'Umanità' all'interno della città di Modena.

Modena, 10 marzo 2014 -

"Il Comune di Modena non assuma l'Unesco come alibi per un regolamento arbitrario e fuori dalla storia. E poi fare una cosa simile a due mesi dalle elezioni... suvvia". I presidenti della città di Modena Silvia Manicardi di Lapam-Licom, Mauro Salvatori di Confesercenti, Nicola Fabbri di CNA e Massimo Malpighi di Ascom-Confcommrcio Fam, intervengono sul regolamento per la gestione dei luoghi dichiarati dall'Unesco 'Patrimonio dell'Umanità' all'interno della città di Modena. "Così come è stato presentato in bozza questo regolamento ha solo pretestuosamente a che fare con la materia. Infatti, prendendo a pretesto la definizione Unesco che coinvolge due edifici, Duomo e Ghirlandina, cala su gran parte della città antica una quantità di norme vessatorie e, per larga parte, in contrasto con le libertà economiche e civili assicurate dalle leggi italiane.
Il regolamento è stato presentato il 27 febbraio e dovrebbe essere approvato prima delle fine della legislatura, entro il 30 marzo. E' impossibile che il Consiglio Comunale e la città abbiano tempo e modi di esaminare e decidere norme che incidono, o, in molti casi, impediscono, le attività economiche di tantissimi cittadini. Ancora, l'impianto del regolamento è in contraddizione con Unesco, ovvero con il vivere pienamente i luoghi: è chiaro che quindi che questo prevede le funzioni che oggi sono economicamente e civilmente utili ed interessanti, previo il rispetto dell'ambiente originario. Il Regolamento, invece, arbitrariamente, trasforma la città in una rievocazione in costume d'epoca... La terza è la legittimità, nella zona di rispetto 1 e 2, del fatto che il Comune vorrebbe identificare il tipo di attività commerciali che si possano insediare, eludendo totalmente la legge vigenti in Italia che non conferisce ad alcuno questo diritto sulle attività economiche.
Le zone di rispetto Unesco sono assolutamente arbitrarie. Con questo regolamento, le zone 1-2-3-4 e gli edifici inclusi dal raggio dei 150 metri, sono inclusi e quindi sottoposti ad un coacervo di norme restrittive, fra Regolamento ed allegati applicativi. Per capirci, sono inclusi via Farini sino alla chiesa di S.Giorgio, tutta via Modonella, tutto Canalchiaro, tutta Carteria, tutta piazza Matteotti, gli edifici ad est di piazzetta Muratori, quelli a sud ovest di Corso Canalgrande. La disposizione crea, un potere insindacabile in mano ai funzionari comunali, che, istruirebbero le domande al Comitato Tecnico, il cui parere è vincolante per ogni attività o arredo autorizzati".
I presidenti cittadini di Lapam-Licom, CNA, Ascom Confcommercio Fam e Confesercenti proseguono: "Non dimentichiamo che Unesco ha dichiarato patrimonio dell'umanità Duomo e Ghirlandina, non tutto il centro storico. Se Unesco avesse ritenuto di doverlo fare lo avrebbe fatto come ha fatto a Roma, Mantova, Ferrara, tanto per citare qualche esempio dove tutto il centro è stato dichiarato patrimonio dell'umanità e dove nessuno si sogna di introdurre norme così restrittive e vincolanti".
Insomma, per le associazioni aderenti a Rete Imprese questo regolamento non sta in piedi. "Un ultimo esempio – proseguono le associazioni - perché il palazzo della banca di fronte al Duomo deve essere tutelato allo stesso modo della Cattedrale stessa? E perché limitare il numero delle manifestazioni in Piazza Grande? Perché le manifestazione che si possono fare non devono esporre striscioni commerciali, questi signori pensano che il mondo sia pieno di sponsor che vogliono rimanere anonimi?

Infine, ma non ultima questione per ordine di importanza: si normano, citandole per nome, le manifestazioni ammesse in Piazza Grande. Come si possono predefinire per regolamento le attività che potranno, negli anni a venire, andare in piazza o le tipologie di arredo?
Ancora a proposto degli arredi precari ammessi in tali manifestazioni: 'solo ombrelloni'. Sono sempre funzionali gli ombrelloni a proteggere gli operatori nel clima di Modena, non mite per molti mesi all'anno? Proteggono in modo adeguato le merci se vengono abbandonate sul posto durante le notti? Al tempo della costruzione del Duomo parimenti non esistevano né ombrelloni né gazebo. Dunque: perché gli ombrelloni, 'richiudibili', si specifica, sì e i più efficienti gazebo no?".
Salvatori, Malpighi, Fabbri e Manicardi concludono: "Questo e altro, è materia che i cittadini hanno diritto di conoscere e discutere apertamente durante l'imminente campagna elettorale, non già di vedersi accollata nella fretta delle 'delibere dell'ultima ora'. Chiediamo che la città ne discuta lì e che blocchi un colpo di mano tanto pesante con Consiglio ed assessori che scadono fra tre settimane! In un momento in cui abbiamo tante saracinesche abbassate in centro abbiamo bisogno di una simile selva di lacci e laccioli? Qualcuno pensa veramente che si possano riempire le vetrine vuote clonando 'd'autorità' negozi storici e tradizionali anche se non redditizi?".

(Fonte:ufficio stampa Lapam Confartitigianato Modena-Reggio Emilia)

 

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