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Nel giorno dedicato alla Festa della Donna nella Cappella del Duca a Fontevivo le testimonianze di donne che fanno artigianato e imprenditoria sul territorio, seguite dall' omaggio musicale della soprano Ivanna Speranza -

Parma, 9 Marzo 2015 –

Hanno età e vissuti diversi, diversi sono anche i settori in cui operano e i percorsi attraverso i quali ci sono arrivate. Una cosa, però, le accomuna tutte: la grinta, la fiducia in se stesse e il coraggio di non farsi fermare dagli ostacoli.
Le testimonianze delle tante donne che si sono raccolte ieri nella Cappella del Duca a Fontevivo per parlare di impresa al femminile l'hanno sottolineato con chiarezza: avere un progetto in cui credere e un contesto favorevole è importante. Lo hanno ricordato Patrizia, che a Fontevivo ha un piccolo supermercato, Cristina, titolare di una pizzeria, Letizia, che aveva studiato lingue e voleva girare il mondo ma poi ha incontrato Andrea e insieme hanno creato un ristorante-albergo, e Nunzia, che insieme alle sorelle ha messo su un team di hair-stylist che richiama clienti da tutta la provincia e anche da Parma.

Aiuta soprattutto credere in se stesse e in quello che si è capaci di fare: Romea quando ha cominciato, anni fa, nel settore dei marmi si è scontrata con un ambiente molto refrattario alle donne. "Allora c'era una naturale diffidenza nei confronti di una donna imprenditrice – ha raccontato –. Oggi una donna imprenditrice è apprezzata e stimata: c'è stato un cambiamento epocale nell'atteggiamento e questo deve darci più motivazione a proseguire".
Miriam era tra le più giovani in Italia, quando sette anni fa prese in mano la gestione della farmacia comunale. "Avevo da poco terminato gli studi. Ho avuto la fortuna di trovare un ambiente ben disposto verso una donna, per di più giovane. Se devo dare un consiglio è quello di avere la forza di credere nelle proprie idee, senza timori".

La testimonianza di queste donne ha dato forma concreta alle cifre elencate dall'assessore Raffaella Pini che, in apertura dell'incontro, ha ricordato tra l'altro come sul territorio fontevivese delle 248 aziende presenti una percentuale molto alta è guidata o co-gestita da donne e, citando il ministro Gian Luca Galletti, ha sottolineato come nella nuova agricoltura, quella d'eccellenza che sarà protagonista dell'Expo 2015, un imprenditore su tre sia una donna. "Le donne sanno mettersi in gioco – ha detto – investire con generosità tempo ed energie ed eccellere, anche creando nuove attività, conciliando ogni giorno lavoro e famiglia. E, soprattutto in tempi così difficili, abbiamo voluto parlare di questo tema oggi per sottolineare la vicinanza e la collaborazione dell'Amministrazione all'impresa al femminile".

In ultimo è arrivata anche la testimonianza della soprano Ivanna Speranza, che ha cantato per il pubblico presente due arie, accompagnata da un piccolo gruppo di musicisti. Un'infanzia difficile a Cordoba, sua città natale, poi la partenza dall'Argentina e l'arrivo in Italia per proseguire gli studi di canto. Gli incontri e le collaborazioni con personalità eccezionali come Pavarotti, Domingo e Carreras. "I limiti – ha detto – se ci sono, non sono quelli che pensiamo noi. Quindi non poniamoceli noi stesse".

(Fonte: ufficio stampa Comune di Fontevivo)

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Una donna ha denunciato il convivente per le lesioni subite in seguito all'ultimo pestaggio. Nel corso degli anni la vittima era finita più volte all'ospedale, per fratture e altre ferite. Ma nonostante le forze dell'ordine fossero intervenute in diverse occasioni, l'uomo proseguiva nella sua condotta. Ora la Polizia lo ha arrestato.

Reggio Emilia, 6 agosto 2014 – di Ivan Rocchi

L'uomo era rientrato a casa ubriaco, alle 5 del mattino, e la compagna aveva iniziato a preparargli il caffè. Nonostante le sue attenzioni, però, il 43enne reggiano ha iniziato a urlare e inveire contro la donna. Poi ha impugnato un bastone e l'ha colpita alla testa. E ancora altri colpi, stavolta con una scopa. Non contento, ha iniziato anche a prenderla a calci. Una storia di violenza in famiglia che andava avanti da anni è emersa lo scorso 8 luglio, quando in seguito all'ennesimo pestaggio la donna si è decisa a denunciare il proprio aguzzino.

I due si erano conosciuti circa 7 anni fa. La donna lavorava in un'azienda della quale l'uomo era cliente, e dopo essersi conosciuti avevano iniziato a uscire insieme. Alla fine avevano deciso di prendere casa in un comune della nostra provincia. Insieme a loro c'erano anche i due bambini della donna, avuti da una precedente relazione.

Dopo due o tre anni di convivenza, però, il 43enne aveva iniziato a diventare violento, sia in casa che sul posto di lavoro. Più di una volta la donna era stata costretta a chiedere l'intervento delle forze dell'ordine presso l'azienda dove lavorava. In particolare, in un'occasione l'uomo l'aveva picchiata e le aveva strappato i vestiti, tanto che diverse persone presenti erano intervenute per bloccarlo.

In seguito la donna era stata licenziata e i Servizi Sociali avevano affidato i figli al padre naturali. A quel punto le violenze si sono fatte sempre più frequenti, al punto che la donna non riesce neanche a farne una cronologia. Ma per alcuni di questi episodi rimangono i referti medici, che le erano stati rilasciati in seguito alle cure ospedaliere. Come nel dicembre 2011, quando il convivente al culmine di una lite l'aveva presa a calci all'addome, provocandole la rottura della milza e costringendola all'intervento chirurgico. In un'altra occasione, invece, dopo averla pestata le aveva rotto il telefono cellulare e tagliato il filo del citofono, per impedirle di chiedere aiuto. E poi fratture alle dita, e alle costole, in seguito ai pugni sferrati dall'uomo. Insomma, la donna era sottoposta a una lenta ma continua tortura.

Ma nonostante gli innumerevoli episodi, la donna aveva continuato la relazione, perché sperava che l'uomo cambiasse atteggiamento. Addirittura, dopo che l'uomo aveva ricevuto il divieto di dimora in quel comune da parte dell'autorità giudiziaria, la donna nel giugno scorso aveva deciso di continuare a vivere con lui in una casa presa in affitto a Reggio nel giugno scorso. E anche qui, ovviamente, l'uomo aveva continuato nella sua condotta. Oltre alle aggressioni fisiche, infatti, il convivente continuava a offenderla con gravi ingiurie, strappava le foto dei suoi bambini e dei suoi defunti. Inoltre le rompeva le scarpe e le tagliava i vestiti e gli indumenti intimi.

Dopo l'ultimo episodio, avvenuto lo scorso 8 luglio, la donna ha finalmente trovato la forza di denunciare il convivente. Dimessa dall'ospedale con una prognosi di 15 giorni, la donna si era recata a casa di parenti, che alla fine l'hanno convinta che quell'uomo andava fermato. In seguito alla segnalazione da parte della donna, la Squadra mobile della Polizia ha potuto ricostruire l'intera vicenda e ha proposto alla Procura della Repubblica l'arresto dell'uomo, richiesta poi accolta dall'autorità giudiziaria.

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia
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