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L'agroalimentare e il turismo potrebbero rappresentare la miscela esplosiva per un rilancio dell'Italia che abbia origine addirittura dal tanto vituperato mezzogiorno.

di Lamberto Colla Parma 14 aprile 2019 -

Quando si parla di mezzogiorno il collegamento corre immediatamente al degrado, al le mafie e allo sfruttamento degli extracomunitari, quel fenomeno disgustoso etichettato, a ragione, la nuova schiavitù.

Ma a ben guardare, le mafie e lo sfruttamento lavorativo sono ben radicati anche al Nord, con la differenza che ancora sono fenomeni di cui si ha paura a parlarne ed il processo "AEMILIA" ne è l'esempio più eclatante e comunque è solo la punta dell'iceberg di una infiltrazione mafiosa, quella dei colletti bianchi, che ha contagiato buona parte del sistema economico del Centro Nord.

Per fortuna invece il Sud d'Italia ha anche notevoli risorse, per lo più inespresse, che potrebbero essere riattivate per dare vigore al processo di rilancio economico del mezzogiorno.

Una straordinaria, quanto inattesa conferma proviene dal sistema agroalimentare grazie a una analisi fornita dall'ISMEA e presentata, nei giorni scorsi, a Parma.

IMG_2792.jpgA Cibus Connect è stato infatti presentato uno studio dell'Ismea, per voce del Direttore Generale Raffaele Borriello, concentrato sule aziende agroalimentari dove si evince che queste hanno vinto, in termini quantitativi e qualitativi, la sfida con le imprese del centro nord.

"C'è una cosa che al Sud cresce più che al Nord: il fatturato delle industrie alimentari. - sottolinea Raffaele Borriello - È quanto emerge dallo studio realizzato dall'Ismea in collaborazione con Fiera di Parma e Federalimentare prendendo in analisi 1.526 imprese alimentari dotate di bilancio e fatturato superiore a 10 milioni di euro. Dal rapporto emerge che, sebbene solo il 23% delle aziende medio-grandi si collochi nel Mezzogiorno (dove prevale una presenza ancora massiccia di imprese medio-piccole), negli ultimi tre anni il fatturato dell'industria alimentare è cresciuto di più nelle imprese meridionali (+5,4%) che in quelle del Centro-Nord (+4,4%)".

Numeri straordinari che finalmente riabilitano un Sud spesso troppo contestato e ancor più spesso mal sostenuto, dove le immense risorse economiche, destinate alle imprese o al welfare, sono state disperse e comunque non hanno raggiunto i destinatari ai quali erano indirizzate.

E' ora di cambiare! Oggi che il Sud e il Nord non sono più distinguibili, ahimè, per il fenomeno mafioso si rende necessario imprimere una svolta sostenendo lo sviluppo e contrastando con maggior fermezza l'illegalità per garantire una corretta competitività tra imprese.

Tra le prime cose da fare è imprimere una drastica svolta agli investimenti per grandi opere infrastrutturali di cui il SUD è praticamente privo..

Una conferma viene anche dall'intervento, svolto nella medesima occasione di Cibus Connect, di Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti nazionale e "figlio d'arte" (Giovanni Prandini fu Ministro della Marina Mercantile e dei Lavori Pubblici), che commentava come la filiera alimentare sia troppo frammentata e necessiti di accordi di cooperazione ed unità nella promozione dei prodotti e infine, citando appunto il padre, siano necessarie tutte quelle opere intermodali di cui il Paese è fortemente deficitario.

L'agroalimentare dl Sud quindi è una risorsa ormai accertata sulla quale è lecito e urgente investire.

Figuriamoci se ulteriori risorse venissero destinate a quell'immenso patrimonio artistico e naturalistico di cui il mezzogiorno dispone.
Non ce ne sarebbe più per nessuno e il turismo potrebbe diventare il "petrolio" del Sud.

L'esempio di Matera dovrebbe dare forza e coraggio ai nostri politici per scommettere su questo settore. La "Città dei Sassi" dal 2010 al 2017 ha incrementato del 176% l'accoglienza turistica e Napoli, nello stesso periodo, del 91%.

Numeri che devono far riflettere e essere da stimolo per avviare un possente e rigoroso progetto di rilancio del Sud che parta proprio dall'agroalimentare e dal turismo, anche in combinazione sinergica.

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Pubblicato in Politica Emilia
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