Attraverso reperti che riportano alla luce gli aspetti della vita comunitaria nella pianura padana di oltre tremila anni fa, la mostra è il risultato dello scavo nella necropoli di Casinalbo (MO) -
Modena, 23 dicembre 2014 - di Federico Bonati -
Risale alla fine del XIX° secolo la scoperta del sepolcreto di Casinalbo, datato nel periodo dell'età del bronzo, ma è solo dal 1994 che gli scavi hanno consentito di ampliare il raggio d'azione sull'estensione della necropoli, stimata in 12.000 mq, e di recuperare quasi settecento tombe ad incinerazione scavate. Nel settore interessato dagli scavi, sono stati individuati sentieri che isolavano nuclei di sepolture e aree dove si svolgevano rituali precedenti e successivi al rogo funebre. Il più interessante di tutti è senza dubbio l'ossilegio, uno dei momenti principali del rito: le ossa che non venivano consumate dalla pira funebre, venivano raccolte, trattate e riposte con cura nel cinerario. Le ricerche archeologiche e antropologiche hanno, inoltre, consentito di recuperare informazioni sull'assetto demografico, l'organizzazione della società, le condizioni di vita dei suoi abitanti.
Nella mostra "Le urne dei forti" la necropoli viene completamente messa in scena, vale a dire presentata al pubblico in tutta la sua interezza, attraverso una ricostruzione che conduce il visitatore a percorrere un sentiero dell'area sepolcrale e ad assistere alle cerimonie con cui la comunità affidava il defunto al mondo ultraterreno. Vi è difatti, all'interno della mostra, un'ala completamente dedicata al distacco e al trapasso, di impatto sensazionale, nella quale affiorano due scheletri perfettamente conservati nella loro sepoltura. Le ricostruzioni, i filmati appositamente realizzati e le voci che nell'oscurità richiamano i versi del capolavoro di Omero, l'Iliade, creano una dimensione fortemente evocativa e alquanto suggestiva. Intorno a questa sezione è poi allestito un percorso espositivo ricco di immagini, testi, strumenti multimediali e reperti provenienti da Casinalbo, ma anche da altre realtà dell'età del bronzo del nord Italia, in particolar modo da Nogara (VR) e da Alba (CN). Passeggiando per le sezioni, si nota come non vi sia solo il richiamo al rito funerario, ma anche la ricostruzione della vita quotidiana, attraverso monili e utensili atti allo svolgimento delle attività giornaliere.
La mostra, situata al Palazzo dei Musei, all'interno del Museo Civico Archeologico Etnologico, è stata realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, e con la collaborazione delle Soprintendenze per i Beni Archeologici di Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e della Soprintendenza ai Beni Storici Artistici di Modena. A curarla è stato il professor Andrea Cardarelli, docente di Preistoria e Protostoria all'Università Sapienza di Roma e Cristiana Zanasi, curatrice del Museo Civico Archeologico Etnologico. Interessante è anche la versione scientifica della ricerca, diretta da Cardarelli, con la collaborazione di Gianluca Pellacani e il contributo di vari autori del Museo Preistorico Etnografico Luigi Pigorini di Roma e delle Università di Modena e Reggio Emilia.
L'esposizione, ad ingresso completamente gratuito ed inserita in un contesto museale di grande fascino, sarà presente fino al 7 giugno 2015. Sicuramente consigliabile per chi, durante queste feste natalizie, vorrà fare due passi nella storia, lungo la Via Emilia.