Il Mar Mediterraneo è diventato il mare da attraversare da parte di migliaia di immigrati che, ogni anno, provengono dall'Africa per raggiungere l'Europa con l'intento di trovare una nuova terra che li accolga. Essi approdono sulle coste italiane, greche e spagnole, dalle quali si incamminano verso i territori europei in cui desiderano essere accolti.
Essere accolti, oppure essere rifiutati: è ciò a cui vanno incontro lasciando l'Africa.
Essi si affidano a chi promette loro accoglienza, certo non gratuitamente. Barconi malfermi, rattoppati, come ricuciti da fili fragili, li trasportano sulle acque di un mare che può fagocitarli se più burrascoso. Eppure essi salgono su tali imbarcazioni senza temere di poter perdere la loro vita.
Tante, troppe le tragedie di cui dal 1980 il Mare Mediterraneo è stato teatro.
Le fragili imbarcazioni, troppo colme di vite umane, non di rado sono affondate.
Tali stragi umanitarie hanno reso il Mar Mediterraneo un cimitero.
Muoiono anche i bambini e i loro corpicini senza vita non scuotono i cuori duri dei popoli del mondo cosiddetto civile.
Si dice che sia in atto una tratta di esseri umani, si dice che gli immigrati siano preda di traffici illeciti da parte della criminalità che ne trae benefici economici. Si dice anche che molti di essi siano persone che nelle proprie terre compiono atti delinquenziali.
Si dice che anche le ONG siano poche attente al valore umano degli immigrati. Si dice che l'Europa non ha ancora attuato la politica adeguata per gestire tale fenomeno migratorio di vastissime dimensioni. Si dice che una soluzione che inglobi la responsabilità dei leader politici dei territori da cui provengono gli immigrati sia possibile ed attuabile. Si dice anche che l'Europa ha bisogno degli immigrati considerata la scarsa natalità che l'affligge e che potrebbe impoverirla economicamente.
Ed allora perchè ci chiediamo non pone in essere un'adeguata regolamentazione dei flussi migratori.
La preoccupazione prioritaria dei Paesi in cui giungono gli immigrati sembra essere quella di trovare uno spazio in cui riporre gli immigrati, quasi fossero pacchi. Ma essi sono persone, non sono cose!
Accoglierli significa accogliere Dio che in essi vive.
Per coloro che non credono in Dio e che credono tuttavia nella dignità umana accogliere un immigrato significa accogliere un uomo senza patria, che fugge e cerca una nuova patria più umana ed accogliente.
Accogliere un immigrato significa accogliere un uomo, i suoi sogni, il suo bisogno di essere amato.
E un impegno umanitario, non solo politico, impegnarsi per offrire la piena cittadinanza a chi non la possiede.
Se viene considerato unicamente come impegno politico esso resta chiuso in un ambito in cui domina l’idea del potere e non dell’amore fraterno per l’altro che è in difficoltà.
E’ un impegno umanitario ricevere l’altro, il più elevato, che deve condurre a bussare alle porte della vita politica incessantemente e sempre più tenacemente perché essa spalanchi le porte all’accoglienza di chi non ha una cittadinanza e gli attribuisca la cittadinanza piena e assoluta perché possa ritrovare la sua serenità e una nuova patria generosa e gentile.
Il Mar Mediterraneo deve diventare foriero di una nuova cultura della vita che ponga al centro l'accoglienza e la fratellanza umana per ricostruire gli argini di una civiltà che ha visto crollare il sentimento umano e il valore sacro della dignità umana.
Occorre scrivere una nuova pagina della storia umana che finalmente renda dimora accogliente ogni territorio dell'universo, superando quella retriva e dolorosa concezione della vita che ha creato donne e uomini reietti, ritenuti inferiori e senza valore umano .
Noi vogliamo scriverla insieme alle donne e agli uomini di buona volontà che vivono in ogni angolo della terra, in ogni ambito della vita umana, culturale, religiosa, laica, politica, sociale ed economica.
Dal Mar Mediterraneo - non dimentichiamolo - è giunto in tutto il mondo il Cristianesimo e la "Buona Novella", la cui forza spirituale, ancora una volta, traccerà sentieri di amore su cui incamminarsi in un universo smarrito e dolorante.
(Crotone)