Mercoledì, 04 Gennaio 2023 06:32

Intervista a Sasà, il contestatore itinerante: in bicicletta contro guerra e obblighi sanitari In evidenza

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Di Giulia Bertotto Roma, 3 gennaio 2023 (Quotidianoweb.it) - Salvatore Gigante, meglio conosciuto come Sasà aveva un ristorante in società con un'amica in Val di Susa "il Gigante e la Gallina”. Poi con le norme anti-Covid è iniziata la crisi, l'impossibilità di restare aperti anche rispettando le regole sanitarie, il caro-energia ha poi dato il colpo finale alla loro attività.

Salvatore allora ha iniziato una sorta di pellegrinaggio di protesta e ora gira l'Italia da solo in bicicletta come atto di rivendicazione della propria libertà. La sua contestazione è rivolta allo stato italiano al di là del colore politico; secondo Sasà con il lockdown e le regole della pandemia, e in seguito con i finanziamenti alla guerra in Ucraina, si sta portando al fallimento dei piccoli artigiani e commercianti.

Signor Gigante, tutti la conoscono come Sasà, e con la sua maglietta con scritto "Mi riprendo la mia libertà", la scritta sul davanti, e "Fottuto dallo Stato", quella dietro. Come è nata l'idea di questa contestazione itinerante?

In realtà nasce da lontano: già negli anni '90, quando avevo in Sardegna un'attività di elettrauto e meccanico, Agnelli ci aveva già messo alle strette. Chiusa l'officina mi sono lanciato nella ristorazione lavorando anche gratis per un anno e mezzo per un amico, volevo imparare come ci si muove nel settore. La cucina è sempre stata la mia passione. Così mi sono reinventato cuoco. E ho aperto un ristorante in Val di Susa dove anche lì, complice la Tav e la tensione con i No Tav, il settore turismo è stato lapidato. Poi è arrivato il Covid, le restrizioni, il Green Pass e ora il caro bollette ed energia. Lavorare è diventata una lotta contro lo Stato invece del diritto che fonda la nostra Costituzione. Ho detto basta. Il 15 ottobre sono partito dalla Val di Susa in sella alla bicicletta e ho già fatto 1800 km. Non so quando finirà questo grande giro del nostro meraviglioso paese. Perché questo paese è meraviglioso e io non voglio andarmene, voglio cambiarlo insieme agli altri italiani.

Secondo lei le regole imposte con il Covid-19 sono state un mix fatale di gravi errori oppure sono state l'esecuzione di un piano deliberato di distruzione della classe media?

Io sono convinto che ci sia un piano, tutt'ora in atto, e non smetteranno più di tartassarci a livello economico e di manipolare l'opinione pubblica con falsi problemi per non risolvere quelli veri, come le morti sul lavoro ad esempio. Le persone sono state uccise con cure sbagliate per fare propaganda del terrore, negli ospedali hanno intubato i pazienti che non ne avevano bisogno. Quello che medici, scienziati, ma anche politici e giornalisti hanno fatto a mio avviso ha un nome e si chiama strage. Io vorrei che questo mio viaggio in bicicletta facesse ridestare la voglia di sperare ma anche di combattere nei cittadini italiani.

Come la accolgono durante le sue tappe?

Ricevo moltissimo calore, affetto e sostegno. Con alcuni c'è anche lo scontro verbale e il disaccordo, ma ben venga, almeno significa che non sono tutti fantasmi e che qualcuno ha ancora la vitalità per pensare e discutere. Le racconto un episodio: avevo pensato di non andare in Sardegna ma arrivato a Livorno mi è stato detto che molte persone la pensano come me sull'isola e che mi aspettavano. Così sono arrivato anche nella splendida Sardegna e così è andata anche per l'isola d'Elba. Sulla mia pagina Facebook sono tantissime le persone che mi appoggiano e vorrei che appoggiando me sollevassero sé stesse.

Perché proprio con la bicicletta?

La bicicletta è un mezzo di trasporto totalmente indipendente da carburanti, funziona con la forza del mio corpo, ed è il simbolo dell'autonomia a cui ogni cittadino dovrebbe aspirare. Pedalare è lo sforzo che tutti dobbiamo fare per comprendere questa difficile e complicata realtà.

Cosa si aspetta da questo 2023?  Cosa pensa che dovrebbero fare gli imprenditori, ristoratori, commercianti e semplicemente i cittadini italiani?

Io ho sessant'anni e per me non mi aspetto nulla di buono, purtroppo il futuro non è affatto brillante, ma ho due figlie e per loro voglio con tutto me stesso un'Italia più forte e libera. Dobbiamo rialzare la testa ma per farlo le persone devono capire cosa stanno subendo. Le scuole devono funzionare, gli ospedali devono curare, le case devono poter essere acquistate a a prezzi accessibili, lo Stato deve permetterci di lavorare, sono cose semplici ed essenziali per una vita umana dignitosa che fino a qualche decennio fa davamo per scontate e ora abbiamo perso.

 

 

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