Lunedì, 28 Novembre 2022 06:54

Ieri e oggi, la storia dell'Iran In evidenza

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L'Iran (antica Persia) è uno stato situato nell’Asia sud-occidentale. Confina a Nord con l’Armenia, l’Azerbaigian e il Turkmenistan, a Est con l’Afghanistan e il Pakistan, a Ovest con la Turchia e l’Iraq, e a Sud si affaccia sul Golfo Persico e sul Golfo di Oman, entrambi collegati dallo Stretto di Hormuz.

Di Nicola Comparato Felino (PR), 26 novembre 2022 -

L'Iran è una Repubblica islamica presidenziale teocratica. Prima di questa forma di governo, lo stato era chiamato Stato Imperiale dell'Iran guidato dalla dinastia Pahlavi, caduta tra il 1978 e il 1979, grazie alla rivoluzione islamica guidata dall'Ayatollah (guida spirituale sciita considerata dai fedeli un riflesso di Dio sulla Terra) Ruhollah Khomeyni, giunto al potere instaurando una forma di governo ispirato alla Shariʿah presente nel Corano, (il libro sacro dell' Islam), basato su una serie di regole e leggi considerate dure ma giuste, dettate da Dio per una giusta condotta morale. La sua capitale è Teheran. La lingua ufficiale è il Persiano. La religione dominante è l'Islam Sciita (termine derivato dall’espressione “Shiaat Ali”, ovvero i “Seguaci di Alì”, il cugino e genero del Profeta Maometto). Infatti esistono due grandi correnti islamiche dominanti.

All’origine di questa spaccatura avvenuta nel 632 dc, (anno della morte del Profeta Maometto) il diritto su chi fosse l’erede del Profeta dopo la sua morte alla guida dell’Islam. La maggioranza dei fedeli scelse Abu Bakr, amico del Profeta e padre della moglie Aisha, dando vita a quella che oggi conosciamo come corrente Sunnita.

Il restante scelse Alì, cugino e genero del Profeta, dando vita agli odierni Sciiti.

Ma facciamo un salto in avanti.

 Da un paio di mesi, sui principali canali di comunicazione mondiale, tutta l'attenzione è rivolta sullo stato islamico a prevalenza sciita dell'Iran. Proteste, scontri tra manifestanti e polizia, voglia di libertà e morti ingiuste. Per riassumere in breve ciò che sta accadendo allo stato attuale, non possiamo fare che altro che prendere in considerazione due date importanti: il 15 agosto 2022, quando il presidente iraniano Ebrahim Raisi, ha firmato e reso noto un decreto contenente nuove restrizioni in merito al modo di indossare il velo e i vestiti da parte delle donne e delle ragazze iraniane, incrementando notevolmente i punti riguardanti la castità e l'hijab.

La seconda data invece, è da attribuire senza ombra di dubbio al giorno 16 settembre 2022, a causa della morte di Mahsa Amini, una 22enne curda arrestata mentre si trovava con la sua famiglia a Teheran, fermata dalla polizia con l'accusa di indossare il velo in modo scorretto.

Dal "quartier generale" delle Forze dell'ordine iraniane, la ragazza ne uscirà solo a bordo di un'ambulanza, perdendo la vita dopo due giorni di coma.

Il fatto ha notevolmente scosso l'opinione pubblica iraniana, in particolar modo le donne, pronte ad affrontare il governo e l'autorità religiosa tagliandosi i capelli in piazza e sfilando senza velo. Secondo la versione rilasciata dalla polizia, la causa del decesso è da attribuire, non alle percosse subite, ma ad una malattia, un problema di salute, dovuto ad un delicato intervento chirurgico per un tumore al cervello effettuato sulla ragazza alla tenera età di 8 anni. Una tesi che non convince nessuno. Né uomini né donne, che ora chiedono giustizia, libertà e verità. Ma in questi ultimi due mesi di protesta, la scia di sangue non si è di certo fermata. Da quando queste ultime sono cominciate, a seguito della morte di Mahsa Amini, le forze di sicurezza dell'Iran hanno ucciso a sangue freddo circa 23 minorenni, mentre non si conosce con esattezza il numero dei feriti, che sembra essere di gran lunga maggiore. Secondo quanto riportato da Amnesty International, "Su un totale di 144 manifestanti uccisi, questi minorenni costituiscono il 16 per cento del totale, alcuni di età compresa tra 11 e 17 anni e di tre ragazze, due di 16 anni e una di 17".

Dopo Mahsa Amini, questa triste sorte è toccata anche alla ragazza simbolo delle proteste Hadith Najafi, seguita dalla 17enne Nika Shakarami e dalla giovane Sarina Esmailzadeh. Ma la lista sembra non avere fine, anche perché nel mirino delle forze di sicurezza iraniane, non ci sono solo donne, ma anche ragazzi. Nei pressi di Mashhad, una delle tante città considerate sante dai mullah (Cultori di teologia musulmana), e tra l'altro luogo di sepoltura dell'ottavo Imām dello Sciismo duodecimano (filone maggioritario dello sciismo), Alī al-Riḍā, è stato allestito una sorta di campo di filtraggio, dove i manifestanti vengono rinchiusi in attesa di essere condotti nei penitenziari ufficiali. In quella località, da un paio di settimane è rinchiuso il ventiduenne Majidreza Rahnavard, assieme ad altre persone, probabilmente otto.

Tutti si trovano nel braccio della morte. In questo momento il ventiduenne potrebbe già essere stato impiccato. Colpirne uno per educarne cento. Questo è il messaggio. Un messaggio difficile da cancellare con un semplice click. Ripensando a tutto ciò che sta accadendo, è impossibile concludere l'articolo senza citare una celebre frase del nostro amato ex Presidente Sandro Pertini, il Presidente degli italiani: “È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature”. E come dargli torto. 

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(fonte foto web)