Domenica, 07 Novembre 2021 12:08

Gianfranco Chiti. Una vita di passione e coerenza, da generale a "Fra" cappuccino In evidenza

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Celebrato anche a Parma la straordinaria e inusuale figura di un grande uomo di Fede. Dal fronte russo, croato alla prigionia per proseguire come educatore di giovani sottufficiali e infine, frate cappuccino con il saio a coprire la "mimetica".

Di Lamberto Colla Parma, 5 novembre 2021 - Fa venire la "pelle d'oca" ascoltare i racconti degli storici, dei suoi ex allievi, oggi riuniti in associazione, di un tenente colonnello della medesima scuola  che fu guidata dal Colonnello Chiti tra il 1973 e il 1978, quando lui era il bimbo, figlio di un ufficiale al comando di Chiti.

Un amore smodato esce dalle loro bocche che, a più riprese, ancora tremano dall'emozione raccontando di quell'uomo che ha dedicato la vita a tutti coloro che incontrava e soprattutto ai “suoi soldati.”

Un convegno organizzato e moderato da Matteo Impagnatiello il quale, introducendo i lavori ha informato della impossibilità del Vescovo, S.E. Enrico Solmi, a partecipare e che in sua vece don Roberto Grassi, direttore della Pastorale diocesana giovanile, avrebbe rappresentato la Diocesi e letto il suo messaggio (Il testo integrale è riportato in calce all’articolo).

"L'anno in corso vede Parma Capitale Italiana della Cultura. – introduce così ai lavori Matteo Impagnatiello - E' la cornice ideale all'interno della quale ho voluto organizzare questo incontro su di Padre Chiti. Quest'anno ricorre il centenario della sua nascita. Padre Chiti è stato un generale dell'Esercito italiano, nello specifico dei Granatieri e, una volta in congedo, nel 1978 scelse la vita monastica dei Cappuccini. Sono innumerevoli le azioni virtuose che hanno caratterizzato la sua vita straordinaria, in odore di santità. Nel maggio 2015 è stata aperta la causa di beatificazione: confidiamo che sarà presto Beato e poi Santo. In questo momento storico, in cui vengono proposti alla società modelli di vita poco edificanti, ricordare il percorso umano e spirituale di Padre Chiti appare necessario, è una valida alternativa alle futili distrazioni dei tempi odierni, difficili, che ci ispira ed indirizza verso un mondo più giusto e sano".

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A comporre la figura, complessa,  del Colonnello Gianfranco Chiti è stato chiamato un giornalista e storico di spessore come Silvano Olmi, il quale è riuscito a rappresentare la figura d’insieme collocandola e contestualizzandola nelle diverse tappe della vita e della società.

"La figura di Padre Chiti - conclude il suo intervento Silvano Olmi, è una figura eccezionale che deve essere approfondita. A Viterbo è già "santo" per volontà popolare. E' stato un ufficiale, che si dice fosse tra i migliori se non addirittura il migliore, e da cappuccino non ha mai dimenticato l'origine militare tant'è che si diceva portasse la mimetica sotto il saio."

Già perché non è semplice descrivere una figura così complessa e amata. C'ha provato Daniele Trabucco, Costituzionalista e studioso di fede, cercando di interpretare quanto scaturisce dalla lettura epistolare prodotta dalla sua prigionia. "Emerge una morale che risulta la combinazione di diversi fattori. Il coraggio, ereditato dal suo essere militare, temprato dalle campagne di guerra e dalla prigionia nel campo di concentramento e dalla "coscienza senza rimorsi" , ovvero la consapevolezza di sé ma non autoreferenziale. L'esperienza del dolore lo ha infine condotto a essere intimo di Dio e nella Passione di cristo ha trovato il senso ultimo delle sue sofferenze. "pregate per me - scriveva - e pregate per quelli come me".

In Chiti, secondo Trabucco, traspare sempre il diritto connesso alla giustizia. Un diritto che non difendeva con la resilienza bensì con l'azione.

"Ho trovato una vena aristotelica nella sua produzione epistolare" chiosa Daniele Trabucco."

"Per noi padre Chiti era come il faro nella tempesta". Così lo celebra Angelo Polizzotto, presidente della Associazione "allievi di Padre Chiti", la maggior parte connessi in diretta Facebook, a testimonianza dell'affetto fedele e incommensurato degli ex allievi. "Era avanti di trent'anni su tutti. Prosegue Polizzotto. Ci ha dato insegnamenti straordinari da comandante e da religioso senza mai risparmiarsi".

Di intenso calore e tenore anche i racconti del Tenente Colonnello Alessandro Stopponi, ufficiale delegato dal comandante della Scuola Allievi, che diresse anche Chiti tra il 1973 e il 1978.

Accompagnato da diapositive che ritraevano il comandante con gli allievi e con suo padre, il colonnello riporta anche i ricordi del padre, ufficiale alle dipendenze di Chiti, il quale si commuoveva quando parlava del colonnello e padre Chiti. Una serie di cartoline, foto tutte dedicate con un pensieri personale che il Comandante lasciava a ognuno che viveva la caserma e  "noi bambini, - sottolinea l'ufficiale, quando c'erano le rappresentazioni al cinema, facevamo la coda per andare a salutare il Comandante che aveva un gesto e una parola dolce per ciascuno di noi."

Il colonnello Stopponi si è dilungato in molti aneddoti e episodi che lo hanno visto coinvolto direttamente o come membro della famiglia, sia durante il periodo militare che durante il periodo religioso di Chiti e anch'egli, come il relatore che lo aveva preceduto, ha spesso difficoltà a trattenere l'amozione.

"Sono molto felice, conclude il Colonnello Stopponi, che Matteo Impagnatiello abbia voluto far conoscere la figura di Gianfranco Chiti anche qui a Parma, un comandante che, terminato il proprio esemplare servizio andava a salutare tutti, dalle sentinelle che ringraziava personalmente ai malati ai quali portava un po' di conforto e comunque faceva sentire la propria vicinanza" .

La celebrazione della figura di Padre Chiti si è conclusa con la recita della poesia "Un soldato d'amore" di Emanuela Rizzo, interpretata dal poeta Luca Ariano.

Come era prevedibile molti sono stati gli interventi del pubblico, incuriosito da questa figura, leggendaria e al contempo spirituale, capace di mantenere una solida coerenza in ogni circostanza che la vita gli aveva messo di fronte.

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Il Messaggio del Vescovo di Parma S.E. Enrico Solmi

La figura di p Gianfranco Maria Chiti consente di individuare bene i caratteri della vita santa che è trasversale ad ogni stato di vita e ad ogni epoca, anche nelle fasi più difficili e discusse della nostra storia.

La santità è una chiamata universale nella Chiesa.
Ha una fonte e una foce comune: il Battesimo e la Comunione in Dio Uno e Trino, passando attraverso le situazioni che le persone incontrano, confrontandosi con i doni che hanno ricevuto e facendo i conti anche con i limiti e i condizionamenti che non sono mai estranei alla persona umana, anche a chi è più teso al cammino di Santità. Così padre Chiti interpreta la sua vita che mantiene il necessario intreccio tra le profondità della sua anima e i servizi che man mano è chiamato a svolgere.

La Santità  mantiene, infatti, un carattere personale, intimo e nello stesso tempo ecclesiale e sociale. Così vediamo in Padre Chiti il procedere di questo cammino nel profondo della sua anima, nella preghiera, nella direzione spirituale e l’emergere in tanti modi e forme.
La sua formazione e la sua vita di soldato che lo porta dal fronte russo ad essere educatore di nuovi ufficiali come padre ed esempio, passando attraverso l’esperienza di insegnante, verso persone fragili e bisognose di sostegno, come erano i ragazzi e gli adolescenti che uscivano, loro stessi vulnerati, dal secondo conflitto mondiale.

L’approdo al saio, sotto il quale confessa di tenere ancora la mimetica, non è una sorpresa, ma la ripresa e il compimento di una trama da sempre tessuta dalla Provvidenza.
Come non pensare – riferendosi a Padre Chiti e allo stesso tempo generalizzando il tema, prescindendo da Lui – alla dimensione laicale di San Francesco, alla forza del Terz’Ordine che la rappresenta?

Così il passaggio al convento e la vocazione presbiterale è “tenuta in caldo” dalla vocazione francescana presente e viva in continuazione della sua vita.

Anzi è la forza, altra dimensione della santità, di una testimonianza forte e irrinunciabile. Fino al punto di mettere a rischio non solo la carriera, ma la stessa sua vita.
Possiamo leggere qui una tra note più salienti dell’attualità di Padre Chiti. In un contesto come il nostro dove la spinta ad omologarsi è forte e il “politicamente corretto” sembra prevalere, padre Chiti resta sempre fermo nella fede del suo Signore, senza deflettere mai a qualcosa che possa sembrare accomodante. I modi sono attrattivi e fraterni, la sostanza è forte, rocciosa manifestandosi nei compiti che gli sono richiesti. Non è un caso che tanti ancora lo ricordino e facciano riferimento al suo esempio e al suo insegnamento.

Siamo quindi a ricordare una persona che ha lasciato un segno, un modello da riproporre e per questo auspichiamo che la via verso gli altari sia spedita, non per allontanarlo dalla nostra vita comune – i santi restano con noi! – ma proprio per alzare la nostra vita comune verso la Meta che Lui ci addita per la strada che Lui ha percorso.

+ Enrico Solmi

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