E’ il 18 maggio la data scelta per ricordare le vittime delle marocchinate, uomini, donne e bambini che nel 1943-45 subirono violenze di ogni tipo, soprattutto dalle truppe coloniali al seguito dei francesi e che sono entrate a far parte della Storia con il termine “marocchinate”.
Sino a che punto un organo in clima di "prorogatio" può spingersi nell'adottare decisioni straordinarie e private della più elementare dialettica interna? Il codice deontologico è super partes o pro domo loro?
Sono state sufficienti 5 settimane di presidenza Biden-Harris e l’export statunitense è tornato a volare.
Progressista, riformista, populista, DEM (democratica), pacifista e chi più ne ha più ne metta di aggettivi "luminosi" per etichettare la sinistra degli ultimi decenni.
E' matematica! Un'equazione che però in molti non vogliono e si ostinano a negare. Dall'indifferenza all'obbligo celebrativo, per arrivare persino all'odio manifesto di certuni, le vittime delle FOIBE restano confinate in un campo commemorativo circoscritto e, per di più, poco tollerato.
Che non si confondano le “biricchinate” con le “marocchinate”, una delle peggiori e atroci pagine della liberazione dal nazismo, scritta dalle truppe del Contingente Coloniale Francese, composto da truppe irregolari del Nord Africa (marocchini, algerini, tunisini, senegalesi, libici e altri del nord africa).