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il sogno per il futuro: realizzare il Master della Conoscenza Condivisa® per la scuola e le imprese, un luogo d'incontro dove formare i giovani e i lavoratori del domani al welfare culturale della Conoscenza Condivisa®, vitale per affrontare in modo etico le sfide offerte dalla globalizzazione.
Di Guido Zaccarelli Mirandola 7 luglio 2019 - «contribuire ad elevare ogni singola dimensione verso qualcosa che è più alto, all'interno di una dinamica relazionale e professionale che dispiega in modo dinamico il proprio comportamento tra il mondo reale e quello dell'impossibile che diventa possibile»
Il Master scolastico e lavorativo della Conoscenza Condivisa® è un luogo d'incontro dove formare i giovani, e i lavoratori del domani, al welfare culturale della Conoscenza Condivisa®, vitale per affrontare in modo etico le sfide offerte dalla globalizzazione.
È un percorso di formazione specialistica nella gestione della conoscenza, in particolare della Conoscenza Condivisa®, che si propone di assumere una importante ruolo nel panorama formativo scolastico e aziendale a livello nazionale, per sostenere lo sviluppo di una didattica orientata al futuro, per i giovani e per i lavoratori, fondata sulla cultura per mantenersi al passo con l'evoluzione tecnologica e dello sviluppo scientifico.
La continua relazione tra mondo della scuola e del lavoro, che gode dell'alternanza scuola – lavoro, è in grado di creare un modello culturale avanzato fondato sul dono della conoscenza che diventa il punto di partenza di una nuova modalità di apprendere e di lavorare in team. Il risultato finale che deriva dalla partecipazione al master della Conoscenza Condivisa®, è la cultura, nel senso più ampio del termine, che abbraccia il mondo della filosofia, dell'etica, della scienza, della psicologia, della semiotica, della comunicazione, per acquisire forme di pensiero dinamiche ed aperte alla capacità di modificare in modo rapido il punto di osservazione del pensiero per raggiungere ambiziosi obiettivi all'interno di modelli organizzativi circolari.
Gli ambiti d'intervento agiranno successivamente sulle variabili hardware e software della scuola e delle organizzazioni aziendali, pubbliche e private, sulle strategie, sulle strutture, sui sistemi, sui valori, gli stili e le competenze. Il mondo del lavoro attuale chiede in dote alle persone il possesso di una elevata cultura trasversale sostenuta da una forte componente specialistica, per compensare lo storico gap formativo, proveniente dalla mancata adesione dei lavoratori alla formazione (prevalentemente sottovalutata sia dal mondo imprenditoriale che dai lavoratori stessi) dovuto alla presenza della tecnologia 4.0 che necessita di competenze elevate spesso non disponibili all'interno dell'azienda ma fruibili in mondi distanti dai nostri.
La presenza di economie dinamiche continuamente alla ricerca di idee e novità per soddisfare i desideri e i bisogni della popolazione mondiale, chiede alla persona di disporre di una elevata cultura personale trasversale in grado di adattare i propri schemi mentali al nuovo che avanza, improvviso e spesso inaspettato.
Tutto questo a vantaggio dell'adattamento reciproco – uomo – ambiente – economia destinato ad anticipare gli scenari che si prospettano con lo scopo di essere pronti e competenti quando il mercato chiede di rispondere con i fatti alle richieste. Il master si propone di avviare una azione divulgativa e soprattutto, ogni tipo di azione volta a diffondere su tutto il territorio nazionale il valore della Conoscenza Condivisa®, agendo sulla didattica e il coinvolgimento emotivo e professionale, nelle macro aree di riferimento quali, educazione, istruzione e formazione, il benessere personale, la crescita personale, il lavoro e la carriera. L'interesse è coinvolgere il mondo della scuola – dell'università, delle aziende e organizzazioni ed enti di comprovata capacità e competenza che credano fortemente nei principi espressi dalla Conoscenza Condivisa, che presenza un elevato tasso di innovazione.
La formazione sarà di stimolo per le persone, che avranno la capacità di uscire dai propri schemi mentali e dalle forme di pensiero consolidate per definire nuovi ambiti di business. La fiducia nei propri mezzi è il primo vero stimolo verso il cambiamento, che si focalizza nell'adozione di comportamenti positivi che preludono alla condivisione delle conoscenze e delle competenze. L'essere considerati e ascoltati in una organizzazione è il motore che muove le persone verso l'autoaffermazione del sistema delle credenze personali e collettive che si influenzano reciprocamente per elevarsi a fattore comune. Ideare, creare, produrre, non solo per se stessi, ma anche per gli altri, diventerà fattore comune e azione autonoma di un comportamento che viene adottato al pari.
Una relazione che viene messa in pratica senza essere oggetto di analisi e riflessioni personali quali – quantitative sul chi fa l'altro rispetto a se stessi. La sicurezza nei propri mezzi e la stima derivata dal contesto, saranno in grado di liberare risorse fino a quale momento latenti, ma desiderose di esprimersi grazie al cambio di passo messo in atto dall'organizzazione, che avendo rotto con il passato, è riuscita a creare uno spazio dove consolidare il cammino verso il futuro.
I valori personali si solidificano a vantaggio di una visione comune che motiva all'azione. L'ambiente di riferimento, i comportamenti da adottare, la capacità professionale, la convinzione e la condivisione aiutano a formare una nuova identità personale e collettiva dove tutti si possono identificare per senso di appartenenza.
I costi attuali, fissi e variabili, che le aziende devono sostenere quando si trovano davanti a loro manager poco propensi al cambiamento, perché non hanno interiorizzato il cambiamento e promuovono azioni ancorate al passato dentro a schemi organizzativi piramidali, sono particolarmente elevati da essere considerati la spia di accensione del fallimento. I vantaggi fisici, mentali e spirituali sono l'espressione autentica del benessere personale e sociale che si diffonde a macchia d'olio permeando gli strati più remoti dell'organizzazione. La scuola ha il compito di promuovere il valore etico della cultura e infondere il senso civico della conoscenza, come le organizzazioni sono alla continua ricerca di persone in possesso di talenti da impiegare per competere con i mercati globali. Il cambiamento che è in atto invoca una radicale modifica della formazione per accedere ad accrescere il valore della relazione tra le persone. Per fare questo è necessario che le istituzioni scolastiche e le organizzazioni aziendali investano non solo in tecnologia, ma soprattutto nella cultura delle persone che in forma crescente sanciranno il futuro delle nostre società. Un sogno per il futuro.
Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli Editore.
Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
«Conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è richiesto, nel momento in cui avviene, dall'intento comune accettato o dalla direzione dello scambio verbale in cui sei impegnato». Paul Grice
di Guido Zaccarelli Mirandola 30 giugno 2019 - Con questa massima conversazionale il filosofo inglese Paul Grice ha introdotto il principio di cooperazione che aiuta le persone a fissare i principi cardini della conversazione. Per Grice, l'intenzionalità, come vedremo, comunica di più di quando effettivamente il parlante vuole comunicare e fa di tutto, perché il ricevente agisca, pensi, e riconosca le sue intenzioni. Grice distingue in modo netto fra ciò che la persona (parlante o agente) dice e ciò che implica (suggerisce).
La parola conversazione è composta da con e versare e insieme suggeriscono al parlante di volgere lo sguardo verso una direzione precisa, quello del suo interlocutore al quale la parola e i gesti sono indirizzati. Nel momento stesso in cui un parlante avvia una relazione discorsiva, deve esprimere i contenuti agendo sulla sintassi, sulla semantica e sulla pragmatica.
Il filosofo statunitense e semiologo Charles Morris (1938), padre delle semiotica, la disciplina che studia il comportamento dei segni e il modo con il quale questi esprimono un senso nel contesto di riferimento, ha dato le seguenti definizioni: la sintassi studia la relazione tra i segni, che sono indipendenti dalla loro interpretazione, e deriva dalla dottrina della buona formazione grammaticale delle espressioni. La semantica che agisce sulla relazione agli oggetti e deriva dalla dottrina del significato delle espressioni. Infine la pragmatica che studia la relazione dei segni con i parlanti e deriva dalla applicazione della dottrina che riguarda l'uso che i parlanti fanno delle espressioni in un contesto. Riguarda tutto ciò che non è il significato letterale delle espressioni, ma il loro significato inteso.
Come esempio potremmo riportare i seguenti casi: sintassi e semantica a confronto: il sole illumina la terra e la terra illumina il sole. Entrambe sono sintatticamente corrette ma semanticamente sbagliate, una è certamente priva di significato. Nel terzo caso, la pragmatica, un esempio potrebbe essere: chiudi la porta!. In questo caso implica non solo la presenza della sintassi, della semantica, ma l'azione, non solo il dire ma anche il fare. La pragmatica supera il significato letterario per accedere al mondo delle intenzioni che il parlante, in un contesto ben preciso, vuole trasmettere. Occorre porre attenzione alla differenza tra pragmatica – pragmatica e pragmatica semantica, dove la prima coinvolge tutti gli elementi situazionali rilevanti del contesto, gli stati mentali degli interlocutori e loro estrinsecazioni comportamentali, sfondo culturale e sociale, mentre la seconda analizza un insieme finito di parametri come il locutore (chi parla), lo spazio intorno, il tempo e il mondo dove si attua la conversazione.
Quando le persone entrano in un contesto, e avviano una relazione tra parlanti dove gli agenti possono due o più, seguono delle regole ben precise che Paul Grice ha individuato nel principio di cooperazione con le quali si adottano schemi e linguaggi utili allo scopo. L'intendere o meno l'espressione con cui viene proferita una frase, agisce sulla interpretazione che abilita successive chiavi discorsive differenti dai propositi originali. In tutti i casi, il linguaggio impiegato deve dare ascolto al contesto nel quale si svolge il dialogo, al tipo di relazione che avviene tra gli agenti impegnati nella conversazione, e come anticipato, ai loro stati mentali, alle regole che gestiscono il dialogo e che i parlanti si danno tra di loro. Il contesto, in generale, svolge soprattutto la funzione di arricchire, com¬pletare il senso delle informazioni. Determina la scelta di una data parola precisandone il senso, cioè la direzione che l'interlocutore deve seguire per comprendere.
Il senso si completa con le diverse sfumature create dall'applicazione par¬ticolare di una parola posta in una cornice specifica: tutto ciò che "circonda" una data parola, la situazione, i vincoli culturali, contribuisce al completa¬mento del significato.
Le parole proferite e il contesto non possono essere con¬siderati come elementi distinti, ma piuttosto come due elementi in continua interazione che hanno come risultato il testo del messaggio, inteso come l'oggetto della comunicazione. La pertinenza è sempre legata al contesto, inteso come l'insieme delle condizioni, delle opportunità e dei vincoli, spaziali, temporali, relazio¬nali, istituzionali e culturali presenti in un qualsiasi scambio comunicativo. Il contesto si può ampliare o restringere secondo le esigenze presenti nell'in¬terazione comunicativa. Le persone dovrebbero sempre puntare alla per¬tinenza ottimale per favorire la capacità degli altri agenti presenti nello scambio comunicativo di seguire un'ipotesi che massimizzi gli effetti contestuali e che minimizzi l'impe¬gno cognitivo. In generale è importante sottolineare la possibile adozione di regole tra i parlanti attribuito al significato convenzionale che i parlanti attribuiscono a ciò che viene detto oppure a implicare, che si riferisce a tutto quello che non viene detto, ma che è in grado di determinare.
Da qui l'implicatura, è il dare ad intendere qualcosa che è molto diverso da implicito che si dà ad intendere qualcosa. Determinati comportamenti possono infatti essere inspiegabili se le persone osservano il soggetto come sin¬golo, ma acquista immediatamente un nuovo senso se viene collocato all'interno di un contesto più ampio in cui l'individuo normalmente opera. Il principio di cooperazione, qui richiamato, opera su quatto dimensioni ben precise: quantità, di qualità, di relazione e di modo.
Di quantità: non dire di più di quanto non ti sia stato richiesto. Di qualità: dire sempre la verità. Di relazione: sii pertinente. Di modo: evita di essere oscuro, ambiguo, sii breve e ordinato nell'espressione.
Comunicare significa aderire al principio di cooperazione evitando di violare le norme, e non le regole, dove serve inviare, trasmettere, trasferire, notificare, far vedere, far sentire, illustrare, far conoscere, investire, contagiare, partecipare, unire, mettere in comune con gli altri ciò che è nostro.
Ma tutto questo non è sufficiente, serve una competenza pragmatica che sta nella capacità della persona di comprendere il significato che viene inferito (portato dentro) nelle persone. Poi serve una competenza linguistica definita da Avram Noam Chomskyv, il quale si riferisce ad un "insieme di regole" basato su un apparato linguistico innato – che ogni parlante possiede indipendentemente da come egli usi effettivamente il linguaggio.
Tale nozione permette di spiegare in modo chiaro e pertinente accompagnato dalla capacità di costruire tessuti discorsivi imbevuti di creatività: «la capacità innata nell'essere umano di costruire e comprendere le frasi grammaticali, di giudicare quelle non grammaticali e di decodificare le frasi mai ascoltate prima, abilità presente fin dai primi stadi dello sviluppo infantile. L'insieme di queste competenze contribuisce ad ottenere una competenza comunicativa che fa riferimento alla "conoscenza" di tutto quel "complesso di regole", linguistiche e non linguistiche, che all'interno di una cultura data permettono ad ogni individuo di interagire in modo comunicativo con gli altri in modo adeguato. Questo concetto si deve all'antropologo statunitense Dell Hymes, che afferma che «un bambino normale acquisisce una conoscenza delle frasi non soltanto in quanto grammaticali, ma anche in quanto appropriate, sa quando parlare e quando tacere, e riguardo a che cosa dire, a chi, quando, dove, in che modo».
La conversazione apre le porte al mondo degli altri. Occorre imparare a farlo agendo sulla verità della parola, dei gesti e delle intenzioni. Si eviterebbe l'interpretazione ambigua e l'innesto ricorsivo di stati situazionali contrari al principio di cooperazione, ma soprattutto al valore etico e morale che sta alla base della relazione dell'uomo con l'altro.
Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli Editore.
Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/
http://reteintegrazione.xoom.it/in_rete02/I%20materiali/mod_8_competenza_linguistica_comunicativa.pdf
http://www.pieropolidoro.it/schede/grice.htm
https://www.tesionline.it/appunto/Le-implicature-conversazionali-in-linguistica/168/33
http://www.filosofico.net/charlesmorris.htm
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
Giovedì 20 Giugno 2019 è stato presentato al Roma, al Ministero Del Lavoro E Delle Politiche Sociali, il welfare culturale della Conoscenza Condivisa®, un progetto innovativo che si distanza dal welfare aziendale per assumere una identità ben precisa all'interno del mondo imprenditoriale e delle organizzazioni aziendali, pubbliche e private.
Scopo dell'incontro è stato quello di proporre l'avvio ad un intervento legislativo per inserire nell'articolo 51 del TUIR, (Testo Unico delle Imposte sul reddito ), il welfare culturale della Conoscenza Condivisa® che sostiene il desiderio di allargare i confini della cultura, in continuo divenire, rispetto al welfare aziendale che soddisfa invece bisogni saturabili e soggetti a continue negoziazioni. Il welfare culturale della Conoscenza Condivisa® si propone di assumere il ruolo di attrice protagonista nel mondo del lavoro, in grado di alimentare una nuova forma di contrattazione tra le aziende, le parti sociali e i lavoratori, per la presenza di nuovi meccanismi di negoziazione a vantaggio della cultura e del senso civico, di cui la società civile ha forte necessità, per godere di una nuova credibilità nazionale e globale.
I fondamenti del welfare culturale della Conoscenza Condivisa®, sono: «l'istruzione» consente di verificare in tempi di apprendimento dei lavoratori in determinati ambiti e stabilire il livello e il grado di preparazione conseguito al termine del percorso teorico e pratico, offrendo la possibilità di modellare l'addestramento in relazione alle specifiche predisposizioni individuali. È una voce di costo che immediatamente porta all'imprenditore il ROI quantitativo dell'investimento.
«La formazione» coinvolge le persone in un percorso culturale legato alla capacità di identificarsi con lo spirito e la comunità aziendale e di condividerne i valori. È una voce di costo che immediatamente porta all'imprenditore il ROI intangibile dell'investimento. «L'educazione» consente di fare emergere – estraendo dal di dentro – il valore e i talenti nascosti della persona e i valori associati alla sua identità e professionalità. È una voce di costo che immediatamente porta all'imprenditore il ROI intangibile dell'investimento. Per crescere, e durare nel tempo, l'impresa deve fare seguire al «welfare aziendale» una vera e innovativa politica di «welfare culturale» senza la quale sarà difficile garantire nel tempo i fondamenti del welfare aziendale. Non è sufficiente modificare l'orario di lavoro, fare corsi o erogare compensi annuali per affermare che le persone stanno bene con loro stesse, e in relazione con le altre, mantenendo inalterato la struttura organizzativa dell'azienda.
Le aziende che si muovono nella direzione dell'«Economia 5.0, formata dalla tecnologia 4.0 e dalla Conoscenza Condivisa®» devono necessariamente mettere in atto azioni concrete che portano ad «elevare la cultura dell'impresa» coinvolgendo i lavoratori nel condividere la conoscenza e a collaborare per modificare la struttura relazionale, da piramidale a circolare. Come mai è nata l'esigenza di definire il welfare culturale della conoscenza condivisa?.
Il welfare state è l'ambito che identifica le azioni e le strategie messe in campo dagli stati per migliorare il benessere delle persone. Il welfare aziendale è il cappello che assegna benefit tangibili associati al benessere delle persone. Risulta evidente come in questo caso il benessere è associato ad un valore economico, oggi prevalentemente orientato alla richiesta di asilo e per gli anziani, quindi famiglia e tempo libero. Questi sono bisogni saturabili, e come tali, continuamente soggetti a trattativa. Quello che alimenta la vita dell'azienda è la cultura coniata nel «welfare culturale della conoscenza condivisa» alla quale è possibile successivamente aggiungere i benefit inseriti nel welfare aziendale per completare il progetto di «benessere dei lavoratori». L'Incontro è stato molto costruttivo e sono emerse alcune proposte concrete su cui lavorare. Nella foto Guido Zaccarelli è con il dr. Raffaele Fontana, Capo Segreteria Sottosegretario di Stato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Modifiche introdotte alla disciplina dei premi di risultato dalla legge di bilancio 2017 e dal decreto legge n° 50 del 2017.
1.2: Agevolazioni previdenziali e Coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell'organizzazione del lavoro, si ricorda che, in conformità a quanto sancito dal comma 189 dell'art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, l'articolo 4 del Decreto ha già definito l'ambito applicativo della richiamata previsione, stabilendo che l'ulteriore agevolazione trova applicazione "qualora i contratti collettivi di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), prevedano strumenti e modalità di coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell'organizzazione del lavoro da realizzarsi attraverso un piano che stabilisca, a titolo esemplificativo, la costituzione di gruppi di lavoro nei quali operano responsabili aziendali e lavoratori finalizzati al miglioramento o all'innovazione di aree produttive o sistemi di produzione e che prevedono strutture permanenti di consultazione e monitoraggio degli obiettivi da perseguire e delle risorse necessarie nonché la predisposizione di rapporti periodici che illustrino le attività svolte e i risultati raggiunti.
(nella foto di copertina: Guido Zaccarelli con Raffaele Fontana capo segreteria Sottosegretario di Stato Ministero del Lavoro e delle politiche sociali)
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
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