Inaugurazione giovedì 6 ottobre ore 11. Saranno esposte 90 opere di 25 artisti provenienti da tutto il mondo. L'esposizione, a cura di Eliana Negroni, è realizzata in collaborazione con l'Associazione italiana per il gioiello contemporaneo
Saranno esposte 90 opere di 25 artisti provenienti da tutto il mondo. L'esposizione, a cura di Eliana Negroni, è realizzata in collaborazione con l'Associazione italiana per il gioiello contemporaneo
Gli accessori giusti possono rendere il tuo look unico e personale, e ti permettono di cambiare stile con grande facilità.
In un palazzo del centro storico di Parma, Federica Salvarani ha messo il suo cuore, o meglio i suoi tanti cuori, dando vita a "Juutama, anima libera" un piccolo laboratorio-negozio in cui creare monili artigianali, dal sapore esotico e dal significato recondito.
Una passione che racconta di lei, dei valori in cui crede e del suo modo di affrontare la vita. Una vita che, nonostante il suo noto cognome, - impossibile non ricordare il prestigioso marchio di cucine componibili che fece storia negli anni '70 -, non è stata per nulla facile. Segnata prematuramente dalla perdita dei genitori quando aveva solo quattro anni, Federica ha sempre cercato conforto nella religione, prima cattolica, poi buddista, viaggiando molto e reinventandosi spesso in cerca di nuove sfide. Unica costante da sempre, la passione innata per i gioielli.
Da bambina già si divertiva a creare i primi bijoux, ci racconta accogliendoci nel suo piccolo e grazioso negozio in Borgo Regale 31. Crescendo ha poi frequentato la Scuola Orafa di Valenza Po, per apprenderne l'arte e oggi è riuscita a trasformare quella passione in un vero e proprio lavoro.
Da sempre dotata di una spiccata manualità e creatività, il suo "Juutama anima libera" è indissolubilmente legato alla storia della sua vita. Lo capiamo subito dalle emozioni che lascia trapelare mentre con gli occhi lucidi ci racconta come sia nato il primo pendente a forma di cuore.
A seguito di un episodio molto doloroso, Federica ha sentito il bisogno di trasformare quel sentimento in qualcosa di positivo da donare agli altri. E così, mossa da qualcosa di imprevedibile, sperando di trovare conforto, ha creato il suo primo gioiello della collezione "Il Dono" Juutama.
"L'amore è l'unica cosa che riempie il cuore...ed è simile ad una nuvola di zucchero filato che lascia in bocca il gusto della felicità e la magia dell'infanzia", è la frase che lo accompagna. Diversi ciondoli e pietre dure sono legati insieme a formare un cuore tridimensionale, di grandi dimensioni: equilibrio perfetto di forme, colori e materiali diversi.
Ogni collezione, - ad oggi sono tre - parla di lei e dei princìpi che applica nel suo quotidiano, legati alla filosofia Buddista. I suoi gioielli ricordano amuleti dal significato mistico, tramite i quali Federica trasmette dei suoi pensieri sulla vita. Ognuno si presenta accompagnato da una frase che ne esplicita il significato e ognuno nasce spontaneamente, senza un disegno, dal suo bisogno di trasmettere qualcosa agli altri.
Quando attinge dal grande baule colmo di ricordi dei suoi viaggi, quello che prende forma sotto le sue mani è qualcosa di unico, capace di unire simboli religiosi a pietre colorate diverse per forma e dimensione, ma anche vetri, resine e persino pellame. Ogni pendente ricorda un talismano e ogni collezione - in cui ricorre il simbolo del cuore - nasconde una sua evoluzione personale e un suo modo di approcciarsi alla vita.
La seconda linea si chiama "Trasformazione" e simboleggia la forza che ognuno di noi deve trarre da sé stesso nel mutare ogni situazione, in qualcosa di positivo. "Nella vita hai la possibilità di trasformare in ogni istante ciò che ti accade, tutto dipende da te", si legge. Collane, bracciali e anelli si assottigliano. Ciondoli e pietre dure lasciano spazio a incisioni di farfalle, leoni e libellule, sapientemente intagliate, che trasmettono sensazioni di leggerezza, libertà e forza, come quelle provate trasformando il proprio modo di vedere e affrontare le situazioni.
Infine, Federica è riuscita a unire la passione per i gioielli a quella per i dolci trasformando i suoi cuori in irresistibili creazioni di cioccolato. Caparbia nell'ottenere cioè che si era prefissata, grazie al supporto della Pasticceria d'Azeglio, ha dando vita alla linea "Dolce Evoluzione", che esprime fiducia nel cambiamento interiore. "Un cuore di pietra può evolvere fino a trasformarsi in dolce cioccolato" si legge, e così è stato, a tutti gli effetti.
Quale sarà la prossima collezione Juutama? Federica rimane vaga, impossibile anche solo prevedere se sarà da indossare o da gustare. Ciò che sappiamo per certo è che ritroveremo la passione, l'energia e la creatività che ripone in ogni singola creazione.
Testo di Sara Bondani, foto di Francesca Bocchia
Fiere di Parma sta per accogliere la imminente edizione di Mercanteinfiera - dal 25 febbraio al 5 marzo, alle Fiere di Parma - che aprirà con due mostre che raccontano, attraverso la moda, 60 anni di storia italiana. L' esposizione dedicata all'arte della bigiotteria italiana e quella su abiti d'epoca, scatti e affiche pubblicitarie per fotografare il mito del mare nei primi del '900, sono i due appuntamenti da non perdere!
di Alexa Kuhne
Parma, 4 febbraio 2017
La storia si racconta anche attraverso le piccole cose, oggetti di tutti i giorni, 'pezzi' di vita che hanno rappresentato gusto e scelte di un'epoca.
Mercanteinfiera, con la collaterale "L'Oro Matto e il gioiello-fantasia nella prima metà del Novecento", vuole far scoprire gli anni difficili, quelli delle due grandi guerre mondiali, attraverso dei gioielli dell'artigianato.
Perché è stato, certo, un periodo di sconvolgimenti e distruzione, ma anche di ricostruzione, rinascita, fiducia nel futuro, voglia di vivere. Questo stato di cose si rifletteva anche su stile di vita e gusto. Prendeva corpo, soprattutto, all'indomani della Seconda guerra mondiale, l'idea che tutto dovesse essere alla portata di tutti e così la gente cercava il riscatto sociale, attraverso il possesso di oggetti che, fino a poco tempo prima, erano solo per pochi. I simboli di ricchezza, come i gioielli, diventavano piccoli sogni tangibili, trasformandosi in preziosa, abbordabile bigiotteria.
'Gioielleria democratica' si potrebbe definire, proprio perché per le tasche di tutti, forgiata nell' 'oro matto', ma in ogni caso originale per l'ampia gamma di altri materiali impiegati e raffinata per la grande abilità artigiana.
In poco tempo la bigiotteria in Italia ha raggiunto livelli prestigiosi anche grazie alla scoperta del "placcato oro", inventato già da Giulio Galluzzi a Casalmaggiore, in provincia di Cremona, nel 1882.
L'esposizione che narra di tutto questo, aprirà Mercanteinfiera.
collana imitazione Bulgari per Liz Taylor Francesco di Bona, courtesy Bianca Cappello
Realizzata in collaborazione con il Museo del Bijou di Casalmaggiore (unico museo italiano dedicato alla bigiotteria), è curata da Bianca Cappello, storica e critica del gioiello e da Letizia Frigerio, direttrice del Museo. Un viaggio nella creatività e nel design che si inserisce all'interno del noto appuntamento internazionale di antiquariato, design e collezionismo vintage.
Oltre 100 pezzi realizzati in «placcato oro», in leghe metalliche, materiali plastici, paste di vetro, finto corallo, finti rubini, finti diamanti. Tutto finto, dove a brillare sono la precisione dell'esecuzione e la fantasia degli accostamenti. Un intreccio di stili e tecniche in un percorso in bilico tra moda, arte e design, che oltrepassa i confini dell'estetica restituendo, anche attraverso immagini e documenti dell'epoca, 60 anni di storia d'Italia.
I bijou hanno accompagnato gli italiani negli anni della Belle Epoque, nel dramma della guerra, per riprendersi, divertenti e geniali, negli anni della dolce vita. Un viaggio che a Mercanteinfiera inizia con gemelli da polso e sautoir in preziose perle di vetro murrino stile Grande Gatsby di moda nei primi del 900; spille a "trina" di gusto edoardiano accostate a quelle degli anni '20, ispirate dai personaggi dei fumetti come il Signor Bonaventura o il neonato Micky Mouse. E se l'Italia coloniale è declinata nei bracciali e nelle spille di ispirazione africana, il periodo fascista è segnato dai richiami all'iconografia del regime e alle sue vantate glorie.
Negli anni '40 la bigiotteria, guarda all'alta moda e alla gioielleria riproponendo il "leone" della collezione Circus di Elsa Schiaparelli del 1938 e il famoso "oiseau en cage" (uccellino in gabbia) di Cartier disegnato da Jeanne Toussaint nel 1940 in occasione dell'occupazione di Parigi dai nazisti. Perchè l'alto artigianato, così come l'arte, serve a comunicare emozioni e sentimenti.
Ancor più che l'alta oreficeria, la bigiotteria accompagna le evoluzioni del tempo. Così in mostra compaiono anche le collarette nate per esaltare le generose scollature degli abiti da cocktail, le spille in strass ideali a segnare gli esili giri-vita e la copia coeva della sontuosa collana che Richard Burton comprò da Bulgari per Liz Taylor nel 1964 rendendo il sogno di un décolleté unico, alla portata di ogni donna.
Foto Francesco di Bona courtesy Bianca Cappello
A chiudere la mostra la produzione degli anni '60 del boom economico, firmati da Ornella Bijoux per Biki, (sarta milanese che ha plasmato l'eleganza della Callas), da Emma Caimi e Carla Pellini, da Ottavio Re e Giuliano Fratti, tra i maggiori bigiottieri italiani di metà Novecento.
E il racconto, quasi naturalmente, scivola verso la seconda collaterale in programma a Mercanteinferia. "ll mare sorride da lontano: dipinti, incisioni, manifesti e oggetti intorno all'immaginario del mare" (Pad.4).
Con quali mezzi gli artisti lo hanno raccontato e come è giunto fino a noi il suo mito fatto di storie, tempeste e bonaccia, separazioni e ritorni? E come è divenuto luogo di vacanza, modificando il costume dell'Italia con un fenomeno sociale che ha plasmato per sempre il nostro modo di vivere?
Un percorso a tappe, ideato da Paolo Aquilini, Serena Bertolucci, Luca Leoncini, Laura Cattoni e Simone Frangioni del Museo di Palazzo Reale di Genova, che si snoda tra guide turistiche, abiti d'epoca, fotografie ed affiche pubblicitarie, per raccontare il mare come luogo dell'anima e di passioni. Come fu per Luigi Amedeo, Duca degli Abruzzi (1873-1933), l'ultimo inquilino di casa Savoia che abitò il primo piano nobile del Palazzo Reale di Genova. Noto soprattutto come grande esploratore e navigatore, il duca elesse Genova a sua residenza perchè commissionava le imbarcazioni, da lui stesso disegnate, ai cantieri navali di Sestri Ponente e di Voltri. Proprio In virtù della sua attività nautica nel 1906 fu acclamato presidente onorario dello Yachting Club di Genova, che gli dedicò il porticciolo.
Foto Credit Giulio Cassanelli
Le collaterali vanno a completare un'offerta che a Mercanteinfiera si rivela come sempre ampia ed articolata. I 45.000 metri quadrati di superficie espositiva accoglieranno infatti le novità proposte dei 1.000 espositori presenti. Centinaia sono i buyer che hanno confermato la propria presenza (Stati Uniti, Francia, Germania, Argentina, Austria, Russia e Spagna i paesi più rappresentati).
Nel volgere di uno sguardo, si potrà viaggiare dall'antiquariato più prezioso (troumeau, porcellane, ebanisteria settecentesca), all'orologeria più prestigiosa (Rolex, Audemars Piguet, Vacheron Constantin, ecc..). Dagli arredi pop e di design agli oggetti più stravaganti come la sezione del melo appartenuto a Shakespeare fino al collezionismo vintage: oggetti iconici come i bauli Louis Vuitton, la kelly bag di Chanel o particolari borse-gioiello, veri e propri conversation pieces. Che nessuna donna assennata considererebbe mai effimeri.
Si dice che i diamanti siano i migliori amici delle donne e se una volta ci si aspettava un lussuoso monile in regalo dal proprio marito o compagno, al giorno d'oggi sono le donne stesse a farsi dei preziosi regali. Un viaggio all'interno del mondo dell'alta gioielleria e delle più ricche buyers del nuovo millennio.
di Renata Gorreri
Nell'immaginario collettivo sono gli uomini che regalano gioielli alle donne. Ci hanno abituate con la visione di film nei quali il dono di un gioiello segnava una ricorrenza, era ambito e sognato per evidenziare un impegno per il futuro e lo stesso ci aspettiamo nella vita reale. Poche volte ci sarà capitato di entrare in gioielleria e di offrici un monile, così, solo per farci piacere.
Ora non è più così, le statistiche lo dicono: sono sempre più numerose le donne che si regalano un gioiello.
Non sono solo le statistiche a dirlo, ma anche le grandi case di gioielli: Chaumet, Van Cleef & Arpels, Chanel Joaillerie. Un'inchiesta condotta in modo molto discreto – dato il livello delle signore in questione – ha indicato che non si tratta solo di donne dello spettacolo, ma anche e soprattutto di donne d'affari. Donne che, all'apice del successo professionale, si offrono un lussuosissimo sfizio senza aspettare che un uomo indovini i suoi desideri... tanto non succede mai.
E non è solo uno, ma molti di più. Queste capitane d'industria, regine dell'alta finanza, affariste affermate nel settore immobiliare o dei media, diventano delle vere e proprie collezioniste di pezzi unici, spesso prodotti appositamente per loro oppure acquistati presso una casa d'aste. Oggetti del valore di più in un milione di euro, a volte molto di più.
Il gioiello preferito è il diadema, probabilmente perché richiama un senso di regalità. Spesso la collezione ne prevede diversi, di diversi colori. Ma ci sono anche tante spille, collier, anelli con pietre preziose di dimensione importantissima e ovviamente orecchini e bracciali.
Le signore in questione sono perlopiù russe, asiatiche, medio-orientali e non sempre riescono a spostarsi direttamente per raggiungere il loro gioielliere. In questo caso viene organizzato il viaggio e l'esposizione – come una magicbit_covera e propria sfilata! – direttamente presso la cliente, mettendo in atto un sistema di sicurezza di assoluto rigore. Quando tuttavia la cliente riesce a spostarsi, interviene un'organizzazione degna di un capo di stato, con tanto di accoglienza, organizzazione di visite turistiche di altissimo livello e riservatezza, feste grandiose dove le signore possono liberamente sfoggiare i loro splendidi pezzi.
Gli uomini collezionano moto e le donne collezionano gioielli. Perfetto, no?
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E' stata inaugurata nei giorni scorsi a Milano una mostra che merita decisamente una visita per chi è soprattutto appassionati di gioielli e design.
"Il gioiello Italiano del XX secolo" raccoglie 150 pezzi di altissima oreficeria "Made in Italy" nei prestigiosi saloni del Museo Poldi Pezzoli in via Manzoni.
Di Federica Fasoli
Al museo Poldi Pezzoli di Milano, dal 24 Novembre 2016 sino al 20 Marzo 2017, è in esposizione la mostra interamente dedicata al gioiello italiano del XX secolo, un raffinato e prezioso omaggio al saper fare artigianale del Bel Paese. Avvolti in un allestimento lineare e moderno votato ad esaltare lo splendore e lo scintillio dei monili, più di centocinquanta pezzi di alta oreficeria made in Italy, disposti secondo un ordine cronologico ed affiancati da brevi storie del loro tempo, in relazione alla loro committenza, agli eventi ad essi legati e al contesto storico e stilistico entro il quale vanno a posizionarsi.
La mostra, a cura della storica del gioiello Melissa Gabardi, ripercorre con meticolosa ricerca la nascita e l'evoluzione dell'arte orafa italiana, spostando l'attenzione dalla già annoverata gioielleria d'Oltralpe e mettendo in risalto la competenza ed il gusto tipicamente nostrano. "Ad un certo punto della mia vita ho sentito la necessità di dedicarmi all'eccellenza italiana – ha asserito la Gabardi durante la conferenza stampa – ho sentito il bisogno di mostrare pezzi che temevo fossero caduti nell'oblio, complice anche la tendenza del dopoguerra di fondere l'oro per ricavarne nuovi gioielli, senza curarsi dello stile e dello spessore culturale che il vecchio monile portava in sé. La mia ricerca si è rivolta in maniera principale agli archivi e ai collezionisti privati, maggiormente sensibili all'altissimo valore artigianale di questi splendidi capolavori".
Partendo dal periodo Neostoricista che contempla tiare e diademi del secolo precedente, passando per l'epoca Liberty, Art Déco, alla produzione degli anni Trenta, Quaranta, Cinquanta ed infine agli anni Sessanta, periodo di svolta per la gioielleria italiana ed il trionfo di Bulgari sulla scena internazionale, l'esposizione va poi a concludersi con gli anni Settanta, Ottanta e Novanta, mettendo in risalto i cambiamenti di stili e materiali e dedicando delle vetrine di approfondimento alla Scuola di Padova e ai lussuosi gioielli creati appositamente per le prime del Teatro alla Scala.
Tra i nomi importanti, oltre il già citato Bulgari, spiccano le firme di Mario e poi Gianmaria Buccellati, Alfredo Ravasco, Mario Masenza, Arnoldo e Giò Pomodoro, Pomellato e Rivière: pilastri portanti della storia della gioielleria italiana, quintessenza del gusto e della raffinatezza dei mestieri d'arte che il museo Poldi Pezzoli intende mostrare al pubblico: "La rassegna è strettamente collegata alla collezione di oreficeria che il museo già possiede – ha dichiarato la direttrice del museo, Annalisa Zanni – Come voleva il suo fondatore, il museo continua ad essere al passo con i tempi, entrando nella contemporaneità e creando un link continuo tra presente e passato. L'alta qualità e la varietà delle opere esposte fanno sì che il Poldi Pezzoli sia un'eccellenza culturale nel cuore di Milano e famosa in tutto il mondo".
Contestualmente alla mostra, è stato pubblicato un omonimo volume di Melissa Gabardi, edito da Silvana Editoriale, con trecentocinquanta immagini inedite, ben ottanta biografie dei gioiellieri citati ed un ricco glossario volto a rappresentare un catalogo completo e più ampio delleopere OPERdelle opere esposte.
Da sabato 12 a domenica 20 novembre 2016, tutti i giorni. Da lunedì 14 a venerdì 18 novembre, dalle ore 17.00 alle 18.30, sono previste conversazioni sul mondo dell'arte a cura di studiosi, collezionisti, curatori museali e qualificate personalità. Questa XIII edizione si svolge sotto l'egida di Maria Luigia d'Asburgo, Duchessa di Parma di cui ricorre il bicentenario del suo arrivo in città.
Parma, 8 novembre 2016
Dal 12 al 20 novembre Parma vivrà al ritmo dell'antiquariato. Oltre 60 gallerie d'arte e antiquari internazionali si sono dati appuntamento a questa XIII edizione di Gotha per esporre i loro oggetti d'arte più belli. La loro offerta di dipinti, gioielli e oggetti d'arte di estremo interesse qualitativo è distribuita negli stand personalizzati e decorati con eleganza all'interno del Pad. 3 di Fiere di Parma in un area di circa 4.500 mq. Molte le sorprese. Gotha sarà infatti ricca di scoperte recenti, bellissime, importanti e rare che gli espositori hanno riservato per questa XIII edizione.
Anche i gioielli sono particolarmente preziosi a cominciare dalle perle naturali Melo-Melo proposte dalla Galleria La Piramide di Londra. Un altro pezzo di grande pregio è il bracciale in corallo e oro con profilo di donna scolpito realizzato a Napoli verso la fine del XVIII secolo, esposto nello stand di Palazzo Torlo Antichità. Certamente non passeranno inosservati i gioielli presentati da E.L.A. Antichità. Due pezzi sono particolarmente scenografici, in particolare un bracciale in oro e smalti realizzato in Francia nel 1960 e un anello di fattura italiana anch'esso del 1960, un cabochon in oro diamanti e tormalina rosa.
Molti gli eventi collaterali che animeranno questa edizione a cominciare dalle celebrazioni per il duecentesimo anniversario dell'arrivo di Maria Luigia a Parma ( 1816-2016) accolta in modo trionfale dai parmigiani dell'epoca. E poiché Maria Luigia apprezzava molto la gastronomia parmense, la cena dell'anteprima sarà ispirata alla sua tavola, ai suoi piatti preferiti.
L'11 novembre, in concomitanza con l'Anteprima di Gotha, l'Archivio di Stato di Parma, l'ente culturale che conserva la memoria delle istituzioni statali che si sono succedute nel tempo sul territorio, vuole porre l'accento sulla politica internazionale del Ducato al tempo di Maria Luigia, ospitando la mostra Parma: un ducato al centro della politica internazionale che rimarrà aperta fino al 28 febbraio 2017.
Fino al 27 novembre nella Galleria San Ludovico il Comune di Parma in collaborazione con la Galleria Nazionale di Parma e la Diocesi di Parma, presenta la mostra Nel tempio della duchessa tra reale e virtuale. Maria Luigia, San Ludovico e gli artisti parmensi.
Una mostra «Chinese Visions» sarà dedicata all'arte contemporanea cinese. A rappresentarla sono stati invitati due artisti Zhang Hong Mei e Xu De Qi entrambi ben conosciuti in Italia per aver partecipato all'ultima edizione della Biennale di Venezia. Fanno parte di un ambizioso progetto "West Art City" finanziato dalle autorità cinesi che intendono promuovere scambi culturali con l'occidente. Il progetto ha avuto avvio lo scorso 24 agosto a Jinan in Cina, dove è nata la "Città dell'Arte".
Special Guest sarà lo scultore Armando Riva che, oltre a disporre in modo strategico un percorso con le sue sculture, creerà all'interno di GOTHA il suo atelier con le creazioni più fantasiose.
A partire da lunedì 14 novembre tutti i pomeriggi si svolgeranno conversazioni sul mondo dell'arte a cura di studiosi, collezionisti, curatori museali e qualificate personalità.
Alta manifattura per le versatili e originali collane stile Chanel. Per ogni collo pezzi unici creati da Carboni, una delle gioiellerie storiche di Parma. Ecco cosa sta nascendo per la nuova linea lanciata in questi giorni.
Parma, 29 ottobre 2016
Di Alexa Kuhne
Intramontabili come il mito che le accompagna, da quando, negli Anni 20, Coco Chanel le ha create: sono le collane che dalla stilista francese prendono il nome e che ancora oggi vengono riprodotte e reinventate nell'alta gioielleria.
Fu la geniale e seducente designer a lanciare tante mode, tra le quali quella di originali e preziosi 'lacci' attorno al collo delle signore, rendendoli un must have alla portata di tutte.
Da quel momento, il fascino dei bijoux non è mai tramontato.
Riproposti dagli stilisti sono l'ideale per rendere originale e pieno di personalità un abito e per dare un tocco di colore e di vita a un capo che altrimenti sarebbe troppo scuro e autunnale.
A Parma, nella storica gioielleria Carboni 1950, ha preso forma una seducente collezione di collane, create in pezzi unici, con pietre di ogni tipo, impreziosite, in alcuni casi, da oro e diamanti.
Corallo, onice, ametista, perle e altre gemme danno vita a fili di creatività pura.
Chi non ricorda una icona di stile come Audrey Hepburn che dava vita e classe a un semplice tubino nero?
Chanel le aveva indicato la strada per uno stile lineare ed essenziale, che mescola il femminile con il maschile, che poi era decisamente in contrasto con la ricchezza e l'opulenza degli abiti in voga. Per Coco le donne dovevano avere i pantaloni, liberarsi dai corsetti, usare le giacche sportive e le cravatte. Fu sempre lei a inventare il cappello a cloche, le scarpe bicolore (ideate con lo scopo di slanciare le gambe), il petit robe noir, vale a dire l'abitino nero di Audrey in Colazione da Tiffany, e l'abbigliamento unisex.
La stilista iniziò ad usare le camelie per decorare cappelli, giacche e vestiti, stabilì che borse potevano essere portate sulle spalle con delle originali catene. Quello che a Coco piaceva tanto era utilizzare in maniera smodata gioielli fintamente 'falsi'.
Ruppe con le mode del momento, che volevano che i gioielli fossero sontuosi e che venissero indossati durante cene o balli e cominciò a realizzarli in metallo e pietre semi-preziose. Fili luminosi, vivaci e nel contempo sofisticati e femminili potevano finalmente essere alla portata di tutti e da indossare in qualsiasi momento del giorno.
Chanel amava abbinare bijoux molto appariscenti con abiti dalla linea semplice e con gioielli veri, a cui in genere si ispirava, creando un perfetto mix di vero e falso.
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