Ad aprire la VII Edizione di Food Summit, l'evento di Gruppo Food riservato a imprenditori e top executive manager dell'industria e della distribuzione italiana, nell'iconica cornice del teatro Regio è stato il Sindaco Michele Guerra.
L’Italia è il Paese che ospita a Parma l’Efsa, vale a dire l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Ma è anche l’unico Paese che non si è ancora dotato della propria Autorità nazionale per la Sicurezza Alimentare.
Un'esposizione a lungo termine al clorato contenuto negli alimenti e nell'acqua potabile, in particolar modo, può essere motivo di preoccupazione per la salute dei bambini, in particolare di quelli con carenza lieve o moderata di iodio. Ma è improbabile che l'assunzione totale in una sola giornata, anche ai più elevati livelli stimati, possa superare il livello di sicurezza raccomandato per i consumatori di tutte le età.
Parma, giugno 2015 -
Sono queste le principali conclusioni del parere scientifico dell'EFSA sui rischi cronici e acuti per la salute pubblica derivanti dall'esposizione alimentare al clorato (compresa l'acqua potabile).
Il clorato presente negli alimenti può provenire dall'impiego di acqua clorata durante la trasformazione degli alimenti e la disinfezione dei macchinari a ciò destinati. I gruppi di alimenti maggiormente interessati sono la frutta e la verdura.
In ciascun gruppo di alimenti sono le varietà surgelate quelle che spesso presentano i tenori massimi di clorato. Ciò dipende probabilmente dalla quantità di clorato contenuto nell'acqua clorata utilizzata per la trasformazione degli alimenti. La fonte principale di clorato nella dieta è però l'acqua potabile, che probabilmente contribuisce fino al 60% dell'esposizione cronica al clorato per i neonati.
Esposizione cronica - nel lungo periodo l'esposizione al clorato può inibire l'assorbimento dello iodio. L'EFSA ha stabilito una dose giornaliera tollerabile (DGT) di 3 microgrammi per kg (mg / kg) di peso corporeo al giorno per l'esposizione a lungo termine al clorato contenuto negli alimenti. Le stime più elevate dell'EFSA in merito all'esposizione cronica dei neonati, dei bambini piccoli e degli altri bambini (fino a 10 anni di età) superano la DGT, determinando un allarme per tutti i bambini che presentino una carenza di iodio lieve o moderata.
Esposizione acuta - un elevato apporto di clorato durante un solo giorno potrebbe essere tossico per l'uomo, poiché può limitare la capacità del sangue di assorbire l'ossigeno, portando a insufficienza renale. L'EFSA ha pertanto stabilito anche un livello di sicurezza raccomandato di assunzione giornaliera (chiamato 'dose acuta di riferimento') di clorato pari a 36 µg/kg di peso corporeo al giorno. Le stime più elevate di esposizione alimentare acuta per tutte le età si sono rivelate al di sotto di questo livello di assunzione di sicurezza.
La Commissione europea ha inoltre chiesto all'EFSA di esaminare le conseguenze sull'esposizione alimentare derivanti dall'applicazione del livello guida fissato dall'OMS per il clorato nell'acqua, pari a 0,7 milligrammi per chilogrammo (mg/kg), a tutti gli alimenti trattati dalla legislazione UE. Se il tenore di 0,7 mg/kg fosse utilizzato come tenore massimo negli alimenti per valutare l'esposizione alimentare al clorato (escludendo cioè i prodotti alimentari e l'acqua potabile contenenti clorato al di sopra di tale tenore), le esposizioni scenderebbero solo leggermente e, di conseguenza, ciò non avrebbe influsso sul potenziale rischio. Tuttavia, nell'improbabile ipotesi che i tenori di clorato in tutti gli alimenti e nell'acqua potabile fossero pari a 0,7 mg/kg, l'esposizione alimentare sarebbe sostanzialmente superiore ai livelli attuali.
Diversi sono stati i limiti dei dati disponibili per questo lavoro scientifico, almeno in parte, a causa del limitato periodo di tempo concesso per la valutazione. Pertanto gli esperti dell'EFSA hanno concluso che le conseguenze di tali incertezze scientifiche sulla valutazione del rischio sono rilevanti.
La consulenza scientifica dell'EFSA è stata richiesta per assistere i decisori presso la Commissione e gli Stati membri che stanno riesaminando le misure in atto per limitare l'esposizione dei consumatori al clorato negli alimenti. Quando si prendono in considerazione misure per ridurre i residui di clorato nei cibi, oltre agli aspetti tossicologici dei residui, dovrebbe essere preso in considerazione anche il loro impatto sulla sicurezza microbiologica degli alimenti. In questa valutazione dei rischi l'EFSA non ha però valutato tali aspetti.
(Fonte EFSA 24 giugno 2015)
Le agenzie dell'UE pubblicano la prima analisi integrata dei dati derivati dall'uomo e dagli animali.
Parma - L'uso di alcuni antimicrobici negli animali e nell'uomo è associato allo sviluppo di resistenza a questi agenti nei batteri provenienti da animali ed esseri umani. Esistono inoltre importanti differenze fra i Paesi europei nel consumo di antimicrobici negli animali e nell'uomo. Sono questi alcuni dei risultati della prima analisi integrata in Europa dei dati derivati dall'uomo, dagli animali e dagli alimenti, pubblicata congiuntamente dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dall'Agenzia europea per i medicinali (EMA).
La "Prima relazione congiunta dell'ECDC/EFSA/EMA sull'analisi integrata del consumo di agenti antimicrobici e sulla comparsa di resistenza agli antimicrobici nei batteri provenienti dall'uomo e dagli animali destinati alla produzione alimentare" individua inoltre limitazioni nei dati, che devono essere risolte per consentire di approfondire l'analisi e di trarre conclusioni. Servono tra gli altri dati supplementari sul consumo di antimicrobici da parte delle specie animali, dati sul consumo di antimicrobici negli ospedali in un maggior numero Paesi europei e il monitoraggio dei batteri resistenti nella flora normale sia delle persone sane sia dei malati.
L'analisi è stata eseguita su richiesta della Commissione europea e associa i dati provenienti da cinque reti di monitoraggio europee, che raccolgono informazioni dagli Stati membri dell'Unione europea (UE), da Islanda, Norvegia e Svizzera.
Questo approccio olistico punta a sfruttare meglio i dati esistenti e quindi a rafforzare i sistemi di monitoraggio coordinati sul consumo di antimicrobici e sulla resistenza agli antimicrobici in medicina umana e veterinaria, nonché a consentire ai responsabili delle politiche di decidere in merito alla modalità migliore per affrontare la resistenza agli antimicrobici nell'uomo e negli animali.
La relazione congiunta informerà il piano d'azione della Commissione europea per contrastare le crescenti minacce associate alla resistenza agli antimicrobici. I dati contribuiranno inoltre a stabilire solide metodologie e priorità nella lotta contro lo sviluppo di resistenza agli antimicrobici.
Si tratta della prima di una serie di relazioni che l'EMA, l'EFSA e l'ECDC intendono pubblicare sulla base dei dati raccolti da varie reti di monitoraggio.
L'accesso a dati precisi sull'uso degli antimicrobici e sulla comparsa di resistenza agli antimicrobici è un passo essenziale per mettere a punto e monitorare politiche in grado di ridurre al minimo lo sviluppo di resistenza e di preservare l'efficacia degli antimicrobici per le generazioni future.
(EFSA 30 gennaio 2015)
L'EFSA ha dato avvio al proprio esteso programma di attività di natura scientifica, comunicativa e istituzionale per il 2015.
Pietre miliari di quest'anno saranno l'adozione di circa 400 atti scientifici, il rinnovo della composizione di otto dei gruppi di esperti scientifici dell'Autorità e del comitato scientifico, nonché l'organizzazione della seconda conferenza scientifica dell'EFSA a Milano (che rientra tra i contributi dell'UE a EXPO 2015).
Parma - L'EFSA perseguirà poi una serie di ambiziosi progetti di trasformazione riguardanti la gestione delle competenze professionali, il trattamento di dati e informazioni, lo sviluppo di nuovi approcci metodologici e l'iniziativa di valutazione aperta del rischio. La continua cooperazione con i propri partner e le parti interessate sarà essenziale per il successo di questi e di altri progetti che sono sull'agenda dell'EFSA per i mesi a venire.
I lavori scientifici più importanti includeranno l'elaborazione di pareri su acrilammide e caffeina; la revisione degli allegati sugli organismi nocivi alle piante nell'UE; e l'avvio di un progetto multidisciplinare sulla valutazione del rischio connesso ai fattori di stress per le api. Oltre alle annuali relazioni di monitoraggio dei dati - su zoonosi, focolai infettivi di origine alimentare, resistenza agli antimicrobici e residui di pesticidi - verrà pubblicata una nuova relazione sulle sostanze chimiche negli alimenti.
Il programma di lavoro annuale è parte del documento unico di programmazione dell'EFSA per il periodo 2015-2017, che illustra le priorità dell'Autorità per i prossimi anni.
Bernhard Url, direttore esecutivo dell'EFSA, ha dichiarato: "Anche questo sarà un anno fitto d'impegni per l'EFSA. Il documento spiega in che modo intendiamo garantire che i nostri metodi, dati e competenze continuino a soddisfare le esigenze dell'Unione europea e dei suoi 500 milioni di cittadini, e che l'EFSA resti all'avanguardia nella valutazione scientifica dei rischi collegati agli alimenti.
"Oltre a garantire sempre l'eccellenza nelle nostre attività scientifiche di base, vogliamo esporre ancora di più il nostro lavoro a un più ampio controllo e coinvolgimento dei nostri utenti. Vogliamo costruire sinergie durature nel sistema europeo di sicurezza alimentare, che usino le limitate risorse a disposizione nel modo più efficiente possibile e consentano a tutti i membri della comunità europea dei valutatori del rischio di condividere competenze e conoscenze. Tutto ciò sarebbe vano se l'operato dell'EFSA non godesse di credito, e ciò si verificherà solo se saranno in piedi tutti gli elementi della nostra strategia pluriennale: una scienza obiettiva e di alta qualità, una cooperazione proficua, una valutazione trasparente del rischio e una comunicazione chiara".
(EFSA 4 febbraio 2015)
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 6 - 8 febbraio 2015
Anno 14 - n° 6 08 febbraio 2015 (allegato Formato PDF)
1.1 editoriale Il "califfato" sfida il mondo.
2.1 export Prendere esempio dal vino... Uno Studio Sapienza analizza il successo di Grandi Marchi
2.2 riconoscimenti Festeggiata a Reggio la Nazionale del Parmigiano Reggiano
3.1 cereali Cereali, logiche ancora poco interpretabili. Continuano a scendere i noli.
4.1 Lattiero caseario Nuova frenata per il latte spot e per il burro
5.1 Quote Latte Latte e Quote - La proposta dell'assessore Caselli a sostegno degli allevatori italiani.
5.2 benessere animale EFSA e benessere animale. Prorogati i termini.
5.3 Alimentazione e salute Il cibo per prevenire e curare, anche l'influenza.
6.1 Mercati cereali Noli sempre più giù
8.1 suini Suini: la deflazione entra nelle stalle.
La valutazione scientifica del Solanum glaucophyllum è la prima effettuata ai sensi del nuovo quadro giuridico per le materie prime dei mangimi.
Parma, 19 gennaio 2015 -
Si pubblica quest'oggi un nuovo parere scientifico su una materia prima per mangimi derivata da Solanum glaucophyllum, pianta della famiglia delle Solanacee. Si tratta della prima valutazione effettuata dall'EFSA in base al nuovo quadro giuridico per le materie prime per mangimi, di cui al Regolamento 767/2009.
La valutazione riguarda l'uso di un mangime composto a base di foglie di Solanum glaucophyllum miste a farina, destinato a vari animali da allevamento.
Solanum glaucophyllum contiene un composto con attività simile a quella della vitamina D, che può contribuire a soddisfare il fabbisogno di tale vitamina nell'animale. Tuttavia l'ingestione di quantità eccessive di foglie di Solanum glaucophyllum può provocare ipercalcemia (cioè elevati livelli di calcio nel sangue) ed essere dannosa per la salute degli animali.
Gli esperti dell'EFSA hanno concluso che per suini e pollame il suo utilizzo nella dieta, sino a un certo tenore, non presenta rischi. Nelle vacche da latte, invece, il suo utilizzo può contribuire a prevenire la mastite, ma non è stato possibile stabilirne un livello di sicurezza. Analogamente non è stato possibile fissare un livello di sicurezza comune a tutte le specie animali.
Scientific Opinion on the safety of Solanum glaucophyllum standardised leaves as feed material
(EFSA 16/1/2015)
In base ai dati forniti dagli Stati membri riguardo ai focolai infettivi di origine alimentare, 27 focolai verificatisi tra il 2007 e il 2013 sono da ricondurre al consumo di latte crudo.
Parma, 13 gennaio 2015 -
Il latte crudo può contenere batteri nocivi che possono provocare gravi malattie. Mettere in atto corrette e moderne pratiche igieniche nelle aziende agricole è essenziale per ridurre la contaminazione del latte crudo, mentre il mantenimento della catena del freddo è ugualmente importante per prevenire o rallentare in esso la crescita dei batteri.
Ma queste prassi, da sole, non eliminano tali rischi. Bollire il latte crudo prima di consumarlo è il modo migliore per eliminare molti dei batteri che possono far ammalare le persone.
L'interesse dei consumatori dell'Unione europea (UE) verso il consumo di latte crudo è cresciuto, poiché molti credono che esso abbia benefici per la salute. In base alle norme UE in fatto di igiene, gli Stati membri possono vietare o limitare l'immissione sul mercato di latte crudo destinato al consumo umano. La vendita di latte crudo da bere, tramite distributori automatici, è consentita in alcuni Stati membri, ma ai consumatori viene di solito raccomandato di bollire il latte prima di consumarlo.
Nel loro parere scientifico sui rischi per la salute pubblica associati al latte crudo nell'UE, gli esperti del gruppo scientifico sui pericoli biologici (BIOHAZ) giungono alla conclusione che il latte crudo può essere una fonte di batteri nocivi, principalmente Campylobacter, Salmonella, ed Escherichia coli produttore della tossina Shiga (STEC).
Il gruppo di esperti non ha potuto quantificare i rischi per la salute pubblica nell'UE connessi al latte crudo a causa di lacune nei dati. Tuttavia, in base ai dati forniti dagli Stati membri riguardo ai focolai infettivi di origine alimentare, 27 focolai verificatisi tra il 2007 e il 2013 sono da ricondurre al consumo di latte crudo.
La maggior parte di tali focolai (21) sono stati causati da Campylobacter, uno di essi è stato causato da Salmonella, due da STEC e tre dal virus dell'encefalite da zecche (TBEV). La grande maggioranza dei focolai è stata causata da latte vaccino crudo, mentre alcuni hanno avuto origine da latte caprino crudo.
"Occorre migliorare la comunicazione ai consumatori sui pericoli e le misure di controllo associate al consumo di latte crudo da bere", ha dichiarato John Griffin, presidente del gruppo BIOHAZ.
Neonati, bambini, donne incinte, anziani e soggetti immunodepressi corrono un rischio maggiore di ammalarsi se consumano latte crudo.
(EFSA 13 gennaio 2015)
Un nuovo software dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) mette a disposizione delle parti interessate uno strumento per effettuare l'analisi di dati complessi nel contesto della valutazione dei rischi da piante geneticamente modificate (GM).
Parma 6 ottobre 2014 - Il programma, di facile utilizzo, può essere scaricato gratuitamente dal sito web dell'EFSA e permette ai soggetti che devono presentare richieste di autorizzazione, ad esempio Stati membri e aziende, di analizzare dati desunti da esperimenti sul campo con un singolo clic del mouse.
In base alla legislazione dell'UE gli organismi geneticamente modificati (OGM) devono essere sottoposti a una valutazione del rischio prima di essere immessi sul mercato. Parte integrante di tale disamina scientifica è la valutazione di prove sul campo che forniscano i dati per la valutazione comparativa, metodo che mette a confronto le piante geneticamente modificate con le loro controparti convenzionali.
L'EFSA, in collaborazione con l'Università e il Centro di ricerca di Wageningen nei Paesi Bassi, ha sviluppato uno strumento software per eseguire l'analisi statistica necessaria per la valutazione comparativa in modo conforme alle linee guida dell'EFSA e alla legislazione dell'Unione europea.
La dott.ssa Claudia Paoletti, dell'Unità GMO dell'EFSA, ha dichiarato: "Questo software è un prezioso strumento di lavoro per tutti quelli che desiderano produrre dati conformi alle raccomandazioni contenute nella guida dell'EFSA. I soggetti interessati - compresi i richiedenti - che applicano lo strumento software OGM correttamente, possono essere certi che i dati comparativi ottenuti siano adatti alle finalità della valutazione del rischio. Il software è un ausilio messo a disposizione dall'EFSA per agevolare tutte le parti interessate, ma non è obbligatorio usarlo".
Il software esegue l'analisi simultanea della pianta geneticamente modificata rispetto alle sue varietà di controllo e di riferimento non geneticamente modificate (test di differenza e test di equivalenza, rispettivamente, come descritto nel regolamento (UE) n.503/2013). Con un solo clic viene generato un documento che elenca tutte le differenze significative e le rispettive categorie di equivalenza. Il software è flessibile e consente alle parti interessate di modificare alcune impostazioni a seconda delle esigenze specifiche dell'analisi che si vuole eseguire. Permette inoltre l'introduzione di fattori diversi secondo le specifiche condizioni ambientali delle singole prove sul campo.
"Abbiamo testato ed eseguito il debug del sistema prima di andare in diretta", ha aggiunto la dott.ssa Paoletti. "Si tratta pur sempre di un nuovo software e piccoli problemi iniziali non possono essere del tutto esclusi. Abbiamo creato un'apposita casella di posta elettronica e incoraggiamo qualsiasi utente a darci un riscontro, in modo da poter affinare ulteriormente il programma".