Arrestato dalla Polizia di Stato l'autore dei furti Blanco Cafè di Modena. Si era rifugiato in Romania. Il danno economico complessivo accusato dal titolare è superiore ai 30.000,00 euro.
Modena, 11 maggio 2017
È terminata l'8 maggio, con il suo arresto, la latitanza di uno dei responsabili dei furti presso il Blanco Cafè di via Vignolese 1084, preso di mira ben sette volte.
Sono stati gli uomini della Squadra Mobile ad individuare V.D.S cittadino romeno ventenne che in occasione dell'ultimo furto, del 16 febbraio dello scorso anno, si era impossessato di 7.500,00 euro in valori, sigarette e gratta e vinci, avvalendosi di un complice e dell'utilizzo di un tombino.
Nello svolgimento delle indagini della Squadra Mobile, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica dott.ssa Katia Marino, è stato fondamentale l'apporto della Polizia Scientifica che ha rilevato un'impronta papillare che ha consentito insieme ad altre attività di riscontro di individuare l'uomo che annovera numerosi precedenti specifici.
L'ultimo tassello per la compiuta individuazione è arrivato grazie all'esame delle immagini riprese dal sistema di videosorveglianza interno.
L'uomo dopo le scorribande modenesi si era recato in Romania dove, grazie anche al contributo della Polizia romena, è stato rintracciato, arrestato ed estradato. Condotto presso il carcere romano di Rebibbia e messo a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.
Per le modalità di operative e l'utilizzo del tombino per infrangere la vetrata è il principale indiziato di ulteriori sei furti avvenuti sempre presso lo stesso Blanco Cafè: fatti sui cui la Sezione Reati contro il patrimonio della squadra Mobile sta indagando.
Il danno economico complessivo accusato dal titolare è superiore ai 30.000,00 euro.
Aggredita dall'ex compagno, teme ritorsioni sull'uomo da parte del patrigno e chiama la Polizia Municipale: sequestrate le armi impropriamente detenute in casa.
Piacenza, 10 maggio 2017
L'intervento della Polizia Municipale è scattato alcuni giorni fa, quando al Comando è giunta la telefonata con cui una donna richiedeva l'intervento di una pattuglia, riferendo di essere stata picchiata dall'ex compagno che, nel frattempo, si era allontanato dalla casa nella zona dello Stradone Farnese.
La pattuglia allertata si è precipitata sul posto, mantenendo il contatto telefonico con la signora, che aveva spiegato agli agenti di essere disabile e di aver subito l'aggressione e i maltrattamenti da parte del compagno dal quale si era separata. Nel contempo, temeva la possibile reazione del proprio patrigno, detentore di fucili, nei confronti dell'ex compagno, qualora questi si fosse ripresentato.
Una volta raggiunta la signora, una piacentina di cinquantadue anni residente nei dintorni di Stradone Farnese, la pattuglia ha richiesto l'intervento del 118, che dopo le prime cure sul posto l'ha accompagnata all'ospedale perché in stato di shock.
Inoltre, una volta all'interno dell'abitazione gli agenti hanno verificato la presenza di tre fucili riposti in una teca priva di lucchetto. Dagli accertamenti svolti risultava che il proprietario delle armi da fuoco non aveva rinnovato il porto d'armi e che i fucili non erano custoditi in modo regolare: il proprietario, pertanto, veniva denunciato all'Autorità Giudiziaria. Non si è invece proceduto nei confronti dell'ex compagno della signora, dal momento che la donna si è riservata di sporgere querela nei confronti dell'ex.
Provvedimenti d'urgenza in considerazione delle gravi accuse emerse dall'inchiesta coordinata dalla Procura di Parma che ha portato all'arresto di 19 persone tra dirigenti medici e imprenditori nel settore farmaceutico.
Parma, 9 marzo 2017
La maxi operazione scattata ieri ha portato all'arresto di 19 persone tra dirigenti medici e imprenditori nel settore farmaceutico, 75 persone indagate, 17 aziende coinvolte in attività illecite e il sequestro di due società e di circa 500.000 euro.
A seguito dell'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica e condotta dai Nas Carabinieri di Parma la Direzione dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria comunica di aver avviato tutte le procedure per sospendere i sanitari coinvolti Guido Fanelli e Massimo Allegri dall'attività assistenziale con conseguente sospensione dello stipendio. Al fine di garantire la continuità di cura e il funzionamento del reparto ha affidato la direzione dell'Unità Operativa 2° anestesia, rianimazione e terapia antalgica al dottor Maurizio Leccabue.
La direzione aziendale attende fiduciosa la conclusione dell'indagine e si riserva in futuro di valutare la possibilità di dichiararsi parte lesa in un eventuale procedimento.
Coinvolte 19 persone tra dirigenti medici e imprenditori nel settore farmaceutico, 75 persone indagate, 17 aziende coinvolte in attività illecite e il sequestro di due società.
Parma, 8 maggio 2017
La maxi operazione scattata alle prime ore di questa mattina ha portato all'arresto di 19 persone tra dirigenti medici e imprenditori nel settore farmaceutico, 75 persone indagate, 17 aziende coinvolte in attività illecite e il sequestro di due società e di circa 500.000 euro. L'operazione, ribattezzata 'Pasimafi', condotta dai Carabinieri del Nas di Parma in seguito a un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale della città emiliana ha coinvolto oltre 200 militari del Comando per la Tutela della Salute e dei comandi provinciali di 7 Regioni - Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria e Lazio.
Sono in corso d'esecuzione, inoltre, 52 perquisizioni presso le abitazioni dei professionisti coinvolti nella vicenda e presso le sedi di importanti società e note aziende farmaceutiche. I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio attraverso la commissione di abuso d'ufficio, peculato, truffa aggravata e trasferimento fraudolento di valori.
Tra le persone di Parma coinvolte risultano il prof. Guido Fanelli, direttore della Seconda Anestesia del Maggiore e docente universitario e Massimo Allegri, dirigente della Seconda Anestesia. Ugo Grondelli, Marcello Grondelli, amministratore delegato dell'azienda Spindial Spa di Lemignano di Collecchio, Giuseppe Vannucci, agente di commercio e amministratore della società Appmed srl.
Due truffatori dicevano di duplicare banconote grazie a un portentoso liquido. Ecco come avveniva la truffa.
di A.K.
Reggio Emilia, 3 Maggio 2017
Convincenti dovevano esserlo per forza, se riuscivano a farsi affidare i risparmi per clonarli.
Questo era quanto promettevamo ai negozianti che, puntualmente ci cascavano, nella convinzione di vedersi moltiplicati i risparmi. Veniva loro spiegato, mostrando tanto di strumenti miracolosi come provette, che, immergendo le banconote vere, sovrapposte a un foglio bianco delle stesse dimensioni, in un liquido, 'magicamente' sarebbero state riprodotte.
A scoprire la truffa sono stati i carabinieri di Novellara, nel Reggiano, che hanno indagato su dieci commercianti contattati dai due imbroglioni.
Un paio di negozianti sono effettivamente caduti nella loro rete, consegnando per la 'duplicazione' uno 23.000 euro, l'altro 19.000, per poi rimanere con in mano fogli di carta straccia, abilmente sostituiti per tempo con le banconote vere.
I militari dell'Arma sono risaliti velocemente ai responsabili del raggiro. Si tratta di due camerunensi di 47 e 43 anni, abitanti a Bologna, che sono stati denunciati per concorso in truffa.
I carabinieri li hanno ritrovati in paese a un paio di mesi dai primi colpi, probabilmente alla ricerca di altri 'clienti'. Avevano tra l'altro con loro provette 'magiche' identiche a quelle sequestrate due mesi fa per mettere a segno le truffe e sono stati poi riconosciuti dalle vittime.
Stalking: arresti domiciliari per l'ex compagno che dopo una prima condanna per lesioni e molestie viene perdonato dalla sua vittima e ritorna a picchiarla e tormentarla.
Parma, 3 maggio 2017
La loro relazione era iniziata nel 2015 e nei primi mesi lui, G.T. un cittadino albanese di 35 anni residente in provincia di Parma, aveva mostrato il suo lato più tenero ed affettuoso. Poi, già verso la fine dell'anno, aveva iniziato ad assumere comportamenti sempre più aggressivi e violenti dettati da una cieca gelosia, impedendo alla compagna, G.Y. trentenne rumena residente a Parma, di coltivare le proprie amicizie e giungendo in varie occasione a picchiarla violentemente. La donna, già a partire dal gennaio dello scorso anno, ha iniziato a denunciare gli atteggiamenti aggressivi del suo compagno, ma solo nel maggio dello stesso anno ha deciso di troncare quel rapporto malsano e raccontare le gravi violenze subite, consentendo alla locale Procura del Repubblica di richiedere ed ottenere l'applicazione nei suoi confronti della misura cautelare degli arresti domiciliari. Trascorrono vari mesi e, nel novembre del 2016, l'uomo viene condannato in primo grado per i reati di lesioni personali e molestie. Dopo la condanna, la donna, credendo in suo reale pentimento, decide di ritornare sui suoi passi e si riavvicina al suo aguzzino. Ancora una volta, nel primo periodo, l'uomo si dimostra affettuoso ed amorevole, prospettandole una nuova vita insieme e proponendole, addirittura, di entrare in società con lui nella sua attività. G.Y. accoglie con entusiasmo questa proposta, che appare ai suoi occhi un ulteriore prova della reale volontà dell'uomo di costruire un sereno percorso di vita insieme. Le speranze della donna, però, crollano quando, di rientro da una serata trascorsa fuori alla fine del mese di gennaio, l'uomo, completamente ubriaco, inizia ad offenderla pesantemente, ad accusarla di aver avuto rapporti con uomini a lei sconosciuti ed a picchiarla selvaggiamente con schiaffi e calci, strappandole ciocche di capelli e causandole lesioni diagnosticate con 7 giorni di prognosi. Solo in quel momento, percependo di aver corso il rischio di perder la vita, G.Y. decide di troncare definitivamente ogni rapporto con l'uomo. L'uomo, da quel momento in avanti, cerca in ogni modo di riallacciare un contatto con la donna, chiamandola ripetutamente al telefono, raggiungendola nei pressi della sua casa o cercando negli amici in comune un utile intermediario. La donna, che nel frattempo si è presentata presso la Squadra mobile per formalizzare una nuova denuncia, è finalmente irremovibile. L'uomo, vistosi rifiutato ed in cerca di vendetta, decide di colpire la donna nei suoi affetti e nelle sue amicizie, diffondendo tramite facebook e nei gruppi whatsapp messaggi contenenti informazioni di natura personale sul suo conto, o frasi contenenti deliranti ingiurie e pesanti offese. L'attività svolta dal personale della sezione "reati contro la persona" della Squadra Mobile ha consentito di cristallizzare le dichiarazioni della donna e di trovare numerosi riscontri nelle testimonianze rese dalle persone vicine alla "coppia", ricostruendo un contesto di violenza e soprusi ed un mirato tentativo di denigrarne l'immagine diffondendo false notizie sul suo conto. Nella mattinata di sabato, il medesimo personale, ha dato esecuzione all'Ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa su richiesta della locale Procura, sottoponendo agli arresti domiciliari l'uomo, indagato per i reati di atti persecutori e lesioni personali aggravate.
Il corteo del Primo Maggio, come ogni anno ha attraversato il centro di Parma. Partito da Barriera D'Azeglio, accompagnato dalla banda Giuseppe Verdi, è giunto fino a piazza Garibaldi, sostando al monumento al Partigiano e alle lapidi ai Caduti e concludendosi con il comizio di Luigi Giove, segretario generale CGIL Emilia Romagna e Maria Stella Vannacci, dirigente UilTrasporti Emilia.
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Arrestato dalla Polizia di Stato a Modena il ricettatore della tela del Guercino rubata nella chiesa di S. Vincenzo nel 2014.
Modena, 28 aprile 2017
La Polizia di Stato di Modena ha arrestato, su mandato di arresto provvisorio internazionale emesso dal Tribunale di Casablanca (MAR), un cittadino tunisino di 33 anni, in regola con le norme sul soggiorno e gravato da piccoli precedenti di polizia, residente a Modena.
Il giovane è responsabile di avere ricettato, in concorso, la tela del Guercino raffigurante la Madonna con i Santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo rubata a Modena, nell'agosto del 2014, dalla chiesa di san Vincenzo e rinvenuta nel febbraio scorso a Casablanca.
È il quinto arresto nell'ambito dell'operazione; gli altri complici sono stati rintracciati in Marocco.
Il tunisino al termine delle operazioni di rito sarà tradotto presso la locale Casa Circondariale a disposizione della Corte d'Appello di Bologna, competente sulla richiesta di estradizione in Marocco.
Il grave episodio di abbandono di animali è avvenuto a Crociale di Fiorano, nel modenese. L'uomo ha sentito dei flebili miagolii e ha recuperato la borsa. Ora i piccoli sono al sicuro presso una volontaria di Gattopoli e del Centro Soccorso Animali di Modena.
Di Manuela Fiorini
FIORANO (MO) 21 aprile 2017
Stava andando a vuotare la spazzatura di fronte alle scuole Guidotti, a Crociale di Fanano, quando ha sentito dei flebili miagolii provenire da una delle borse adagiate sul cassonetto. L'uomo non ci ha pensato due volte e si è procurato un bastone uncinato per poter "pescare" la borsa. Ha poi potuto verificare che rinchiusi nel sacchetto di plastica, assicurato con due giri di laccio, c'erano due gattini di pochi giorni, con gli occhietti ancora chiusi, strappati alle cure della mamma per fare la più terribile delle fini. Per fortuna, i piani non sono andati come si aspettava l'individuo responsabile di questo gesto criminale, che forse le telecamere della scuola hanno ripreso. La sorte ha voluto, infatti, che gli addetti allo svuotamento dei cassonetti fossero appena passati e che la persona che ha trovato i micini li abbia prontamente recuperati. I piccoli, infreddoliti ma ancora vivi, sono stati affidati a una volontaria di Gattopoli e del Centro Soccorso Animali di Modena. In mancanza della mamma, dovranno essere nutriti ogni due ore e dovranno superare le prime settimane, sempre critiche per i cuccioli così piccoli, prima di trovare una buona adozione, questa volta per sempre.
L'episodio è accaduto a Mirandola. La piccola stava attendendo la mamma fuori dalla sua abitazione con il cane di famiglia, un levriero, al guinzaglio. All'improvviso, il molosso dei vicini è riuscito a uscire e si è avventato sulla bimba che ha riportato ferite al volto e alle gambe.
Di Manuela Fiorini
Mirandola, 21 aprile 2017
È stata portata al Policlinico in stato di choc e con ferite al volto e alle gambe la bambina di 5 anni che ieri mattina a Mirandola, è stata aggredita da un dogo argentino di proprietà dei suoi vicini di casa.
Ieri mattina, erano circa le 9, la bambina, che abita con la famiglia in via Luosi, stava aspettando la mamma sul marciapiede davanti a casa per andare alla scuola materna. Con lei, al guinzaglio, c'era il suo cane, un levriero. All'improvviso, il dogo argentino, di proprietà dei vicini di casa della bambina, si è avventato su di lei, azzannandola al volto e alle gambe. Le urla hanno attirato l'attenzione della mamma e dei proprietari, che, accorsi, hanno visto il loro cane addosso alla bambina e hanno faticato non poco per fargli mollare la presa. Il cane, come si è appreso poco dopo, era riuscito a eludere la sorveglianza dei proprietari ed era uscito in strada, probabilmente attirato dalla presenza del levriero che la bimba aveva con sé, poi fuggito durante l'aggressione.
Oltre al personale del 118, allertato dagli stessi vicini, sul posto sono intervenuti anche gli agenti di Polizia della stazione locale, avvisati da alcuni passanti. Anche il personale dell'Ausl è stato chiamato a verificare le condizioni del dogo e a decidere del suo futuro. La piccola, che non è in pericolo di vita, è stata sottoposta a un delicato intervento al volto, dove i morsi del cane l'hanno raggiunta al labbro e agli zigomi. Nella tarda mattinata di ieri, anche il levriero fuggito durante l'aggressione del dogo, è stata ritrovato nell'area delle piscine e riconsegnato ai nonni della bambina grazie alla targhetta che aveva sul collare.