Due arresti all'interno della vasta operazione denominata "Parco sicuro", realizzata per il contrasto al traffico di sostanze stupefacenti all'interno del parco "Ferrari" ed in altre zone della città. 38 gli abituali assuntori di droga tra i quali professionisti, imprenditori ed operai.
Parma, 15 marzo 2017
La Guardia di Finanza di Parma mantiene alta l'attenzione nel contrasto ai principali fenomeni illeciti, tra i quali il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Nei giorni scorsi i militari hanno eseguito una specifica ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale, arrestando due individui, U.S. e A.M., entrambi trentenni di nazionalità nigeriana. Le due misure restrittive si inquadrano in una più vasta operazione, denominata "Parco sicuro", realizzata per il contrasto al traffico di sostanze stupefacenti all'interno del parco "Ferrari" ed in altre zone della città quali, in particolare, via Montanara, via Jacchia e via Paradigna.
Lo sviluppo - su disposizione della locale Procura della Repubblica - degli elementi investigativi acquisiti nel corso della prima fase dell'operazione, conclusasi nel 2016 con l'arresto di sei spacciatori, ha consentito - ai finanzieri del Nucleo Mobile della Compagnia - di individuare due ulteriori responsabili. Determinante, in tal caso, si è rivelata l'analisi forense dei telefoni cellulari sequestrati, da cui i militari sono potuti risalire ai due soggetti tratti in arresto nelle ultime ore. Questi ultimi, risultati essere i principali componenti dell'organizzazione, non solo avevano rifornito di stupefacenti i sei sodali in precedenza arrestati, ma essi stessi erano dediti al minuto spaccio: agivano, acquisendo ordinativi via telefono e rifornendo i clienti tramite una vera e propria "consegna a domicilio", a Parma ma anche in altri comuni limitrofi, tra i quali in particolare Montechiarugolo. Per gli spostamenti, utilizzavano solitamente un'autovettura "Golf" di colore blu.
Nel complesso, l'operazione "Parco Sicuro" ha consentito, ad oggi, l'arresto di otto malviventi; si tratta di quattro nigeriani colti nella flagranza di reato e di quattro ulteriori individui (un tunisino, un italiano residente in città e due nigeriani) destinatari di ordinanze di custodia cautelare. Sono stati inoltre denunciati a piede libero nove individui, tutti di nazionalità nigeriana, per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti.
38 persone, sorprese - per lo più nelle immediate adiacenze del parco "Ferrari" - in possesso di modiche quantità di droga, sono state segnalate alla Prefettura quali abituali assuntori; si tratta di soggetti con età compresa tra 19 e 50 anni, tra i quali professionisti, imprenditori ed operai.
Nel corso delle numerose perquisizioni domiciliari e veicolari eseguite di iniziativa, sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro 220 ovuli di cocaina, pari a circa 211 grammi, 128 grammi di hashish, 11 grammi di marijuana, 4 grammi di eroina, 4 bilancini di precisione, diversi grammi di polvere utilizzata per il taglio dello stupefacente, 31 telefoni cellulari, 4 personal computer nonché circa 13.000 euro in contanti, presumibile provento dello spaccio.
La donna, quarantottenne di Parma, è rimasta incastrata sotto la vettura. In gravissime condizioni è stata trasportata d'urgenza all'Ospedale Maggiore dove è ricoverata nel reparto di Rianimazione in prognosi riservata. L' incidente si è verificato questa mattina intorno alle 07,45, in viale Basetti all'altezza del Teatro Due.
Parma, 15 marzo 2017
Incidente in viale Basetti all'altezza del Teatro Due. Necessario l'intervento dei Vigili del Fuoco che hanno estratto la donna, trasportata d'urgenza all'Ospedale Maggiore di Parma.
Parma, 15 marzo 2017
Grave incidente questa mattina intorno alle 07,45, in viale Basetti all'altezza del Teatro Due. Un'autovettura Suzuki Splash, condotta da una quarantatreenne di Parma, è venuta a collisione con una bici condotta da una quarantottenne di Parma. Quest'ultima in seguito all'urto è rimasta incastrata sotto la vettura. Sul posto i Vigili del fuoco per estrarre la donna che è stata successivamente trasportata con urgenza presso il Pronto Soccorso dal personale del 118. La dinamica del sinistro è al vaglio dell'Ufficio Infortunistica della Polizia Municipale.
Soprusi su un bambino di 10 anni. I Carabinieri hanno denunciato due ragazzi di 17 anni residenti in provincia di Reggio Emilia per violenza sessuale in concorso e minacce.
Reggio Emilia, 14 marzo 2017
Ennesima tragica storia di bullismo che vede un bambino di 10 anni vittima di due adolescenti di 17 anni della Bassa reggiana. I due sono stati denunciati dai carabinieri della stazione di Boretto, per violenza sessuale in concorso e minacce. Sono due i gravi episodi. In una occasione la vittima sarebbe stata accerchiata e costretta ad assistere, in un angolo dello spogliatoio di una palestra, alle esibizioni sessuali di uno dei due bulli. In un'altra circostanza, il bambino sarebbe stato minacciato di essere picchiato, chiudendosi impaurito a chiave all'interno di un armadietto per fuggire ai due bulli.
Ad accorgersi dei gravi episodi, la madre della vittima che insospettita dal malessere del figlio, ha sporto denuncia. Sono in corso le indagini dei carabinieri per accertare che i due ragazzi non si siano resi protagonisti di altri atti di bullismo.
Appuntamento con il divertimento delle giostre di San Giuseppe per i ragazzi con disabilità e i loro accompagnatori. Un'iniziativa, promossa dal Comune di Parma, e voluta dai gestori del parco divertimenti di Largo Simonini.
Parma, 14 marzo 2017
Giostre gratis e a velocità ridotta. Una mattinata di grande divertimento per tanti ragazzi con disabilità e i loro accompagnatori. E' quanto accaduto al Luna park di Largo Simonini alla presenza del Sindaco Federico Pizzarotti. Una mattina di grande divertimento e di entusiasmo, grazie alla sensibilità dei gestori del parco divertimenti. Ogni anno, infatti, il comitato dei gestori del Luna Park organizza questo incontro che diventa occasione per stare insieme e per divertirsi. Per tutti a fine mattinata un rinfresco, offerto dai gestori, un altro modo per stare insieme e per conoscersi meglio.
Sfoglia tutte le foto nella galleria qui sotto, ph. Francesca Bocchia
Ritirato pesce spada per mercurio oltre i limiti. L'avviso è stato pubblicato sul sito del Ministero della salute. Il richiamo riguarda tutto il territorio nazionale e interessa diversi lotti. Chiunque abbia acquistato il pesce di una confezione dei lotti specificati non deve consumare i tranci.
14 marzo 2017
L'avviso è stato pubblicato sul sito del Ministero della salute ( in allegato e scaricabile qui sotto). Il richiamo riguarda tutto il territorio nazionale e nello specifico interessa i lotti 70898/7899/72476/72477/72478/72838/73409/74330 e 75185 con scadenza minima del 27.05.2017 confezionati in sacchetti trasparenti per alimenti da Effetti Surgelati srl con sede dello stabilimento a Galenzano (FI) via San Morese n° 66.
Il ministero della Salute invita, chiunque abbia acquistato il pesce di una confezione dei lotti specificati, a non consumare i tranci, ma di restituirli al punto vendita. "Il prodotto non deve essere assolutamente consumato. Motivo del richiamo: presenza di mercurio oltre i limiti.". Nello specifico si tratta di trance spada extra Sashimi "Xiphias Glaudius" congelato glassatura 5% pescato nell'Oceano Pacifico e proveniente dalla Corea.
Pertanto Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", consiglia i consumatori, quando si va in pescheria, di preferire pesci mediterranei di piccole dimensioni, come alici e sardine, ricchi di nutrienti e meno a rischio di estinzione. Il buonsenso e le linee guida dei nutrizionisti suggerirebbero di non superare i 100 grammi alla settimana di pesce spada o tonno, mentre per le altre specie complessivamente si può consumare fino a 300-400 grammi di pesce alla settimana, alla luce dei grandi benefici per la salute che ne derivano. L'importante è variare molto le specie da portare in tavola, seguendo la stagionalità anche per il pesce e preferendo il mercato ittico locale. Inoltre, per quanto riguarda questa partita di pesce, chiunque avesse acquistato questi prodotti è invitato a non consumarli e a consegnarli al rivenditore o al Servizio igiene degli alimenti e nutrizione della ASL locale.
Dopo l'urto contro un albero, il 26enne se ne è andato. Rintracciato e portato al Comando della Polizia municipale ha rifiutato la prova dell'etilometro.
Modena, 14 marzo 2017
Perde il controllo dell'auto e finisce contro un albero; il veicolo prende fuoco e lui se ne va. Una volta rintracciato dalla Polizia municipale di Modena, il conducente è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza e sanzionato anche per guida senza patente e per non aver attivato i soccorsi.
È avvenuto nella serata di domenica 12 marzo verso le 23 sulla tangenziale Neruda. Dalle prime ricostruzioni dell'Infortunistica pare che il veicolo, un'Opel Tigra, provenisse da via del Luzzo e giunto sulla tangenziale Neruda anziché curvare abbia proseguito dritto finendo nell'aiuola spartitraffico e infine contro un albero.
A questo punto, secondo i testimoni ascoltati dalla Municipale, la persona che era alla guida ha prima cercato di rimettere in moto l'auto e, non riuscendovi, si è poi allontanato a piedi abbandonando l'auto in fiamme. Quando, dopo poco, la Municipale è giunta sul luogo dell'incidente erano arrivati anche i Vigili del Fuoco per spegnere l'incendio. Avuta la descrizione, è partita subito la ricerca del conducente che è stato rintracciato dal personale della Questura e portato dai vigili al Comando di via Galilei, dove il 26enne di nazionalità albanese, ha rifiutato di sottoporsi agli accertamenti della presenza di alcol nel sangue. Come prevede la legge, il giovane è quindi stato automaticamente considerato positivo all'etilometro e gli sarà applicata dall'Autorità giudiziaria la sanzione massima (la legge prevede arresto da 6 mesi a 1 anno e sospensione della patente da 1 a 2 anni); inoltre, è risultato privo di patente di guida poiché già ritirata dalla Polizia Stradale di Pavullo. Pertanto, oltre ad essere stato denunciato a piede libero per guida in stato di ebbrezza, gli sono state contestate le violazioni amministrative per la guida con patente ritirata e per non aver informato un organo di Polizia del sinistro appena causato.
Incidente mortale in via Langhirano. Scontro fra uno scooter e una Panda. Perde la vita Nicola Fadda, 45enne residente a Parma noto in ambito musicale.
Parma, 14 marzo 2017
Ennesimo incidente mortale sulle strade di Parma e provincia. E' successo ieri verso le 13.45, in via Langhirano, all'altezza del civico 75, tra il distributore Q8 e la gelateria Millefoglie, quando una Fiat Panda ed uno scooter Aprilia Scarabeo che viaggiavano in direzioni opposte di marcia sono entrate in collisione. In conseguenza dell'urto, il conducente del motoveicolo è stato trasportato d'urgenza con autoambulanza presso il locale Pronto Soccorso e ricoverato in prognosi riservata nel reparto di rianimazione. Purtroppo però successivamente al ricovero ha perso la vita a causa dei gravi traumi riportati dall'impatto. La vittima è Nicola Fadda, 45enne residente a Parma, noto nell'ambito musicale per esser stato il volto di Ligabue nella cover band Bandaliga. Ancora da chiarire le cause del sinistro che sono al vaglio dell'Ufficio Infortunistica della Polizia Municipale, che sta procedendo con i rilievi di legge.
L'incidente prosegue la nefasta scia della settimana scorsa che ha visto due incidenti mortali in provincia a solo mezz'ora di distanza e uno sull'A1 tra Parma e Campegine.
L'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni mette in guardia e segnala i siti online che propongono polizze r.c.auto temporanee false. Di seguito alcuni segnali d'allarme per riconoscere i siti irregolari.
13 marzo 2017
Sono in aumento i casi di polizze r.c.auto temporanee false, proposte on line da siti irregolari. L'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS) mette in guardia i consumatori su questo tipo di truffa e sui rischi che si corrono. Questi siti irregolari offrono delle polizze di breve durata, da pochi giorni a pochi mesi, presentandole come proposte vantaggiose per chi usa l'automobile solo per brevi periodi di tempo o per chi deve ritirare il veicolo e farlo immatricolare. Spesso vengono utilizzati nomi di imprese di assicurazione inesistenti o vengono sfruttati impropriamente nomi di imprese regolari o di intermediari regolarmente iscritti. Attratti dalle prospettive di risparmio, facilmente si cade nella rete-truffa ma il rischio è di guidare senza copertura, di vedersi sequestrare il veicolo o ritirare la patente o di essere esposti a richieste in caso di sinistro.
Tra i più recenti casi scoperti e segnalati dall'Ivass, i seguenti siti:
· assitempo.it
· contibroker.it
· assicurazionibrevi.it
· studiobovio.com
· assipuntodrive.com
· galloassicurazioni.com
Possibili segnali di allarme
1) assenza sul sito web dei dati identificativi dell'intermediario assicurativo, e cioè del soggetto autorizzato dalla legge a distribuire polizze di assicurazione. Sul sito devono essere presenti l'indirizzo della sede, recapiti telefonici e postali, compresa la PEC, il numero e la data di iscrizione al RUI (il Registro tenuto dall'IVASS degli intermediari assicurativi e riassicurativi con sede o residenza in Italia), l'indicazione che l'intermediario è soggetto al controllo dell'IVASS. Per gli intermediari UE iscritti nell'Elenco annesso deve essere indicata anche l'eventuale sede secondaria e il possesso dell'abilitazione all'esercizio dell'attività in Italia, con indicazione dell'Autorità di vigilanza dello Stato membro d'origine. Poiché i dati possono essere presenti, ma falsi, è bene controllare la corrispondenza dei dati sul RUI o sull'Elenco annesso.
2) Presenza del sito nell'Elenco dei siti web irregolari pubblicato dall'IVASS;
3) Assenza sul sito del nome dell'impresa assicurativa che emette la polizza;
4) Nome di un'impresa di assicurazione che non compare nell'Elenco delle imprese italiane né nell'Elenco delle imprese estere ammesse ad operare nella r.c.auto.
In caso di dubbi meglio contattare l'impresa assicurativa (non utilizzando i recapiti presenti sul sito, ma cercandoli altrove) per avere conferma della regolarità dell'operazione proposta e qualsiasi necessità di assistenza rivolgersi al Contact Center IVASS, numero verde 800-486661 dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 14.30.
È l'ultima trovata per "spillare" agli utenti il credito telefonico, con addebiti in bolletta che, in alcuni casi, sono arrivati a diverse centinaia di euro. Sono i cosiddetti "servizi in abbonamento", che si attivano senza che l'utente li abbia richiesti. Nella maggior parte dei casi, infatti, è bastato "navigare" su normalissimi siti per ritrovarsi abbonati. Ospitiamo la testimonianza della scrittrice Eliselle.
Di Manuela Fiorini & Eliselle
La maggior parte degli utenti se ne accorge perché riceve un sms che lo avvisa che il suo abbonamento è stato attivato al costo di 5 euro a settimana. Il tempo (perso) di telefonare al gestore, capire come disattivare il servizio e...voilà! I 5 euro hanno preso il volo. I meno fortunati, invece, non ricevono nemmeno l'sms di avviso e si ritrovano ogni settimana con 5 euro (a volte anche 7) di meno sul cellulare. I più sfortunati ancora, che ricevono periodicamente la bolletta telefonica, invece, possono scoprirsi "alleggeriti" anche di diverse centinaia di euro.
Quella dei servizi in abbonamento indesiderati è la nuova frontiera della truffa, legalizzata (finora), dal momento che non esiste ancora una legislazione a riguardo, che coinvolge gli abbonati delle principali compagnie telefoniche (TIM, Vodafone, Wind e Tre). Sono proprio queste che, a fronte di un guadagno, stipulano accordi commerciali con società terze che offrono servizi a pagamento che spaziano dai giochi alle suonerie, dalle previsioni meteo a video e foto erotiche. Fin qui non ci sarebbe nulla di male. Basterebbe scrivere ben chiaro che l'utente sta acquistando un servizio a pagamento, chiedere conferma, magari facendogli inserire il proprio numero, per verificare che non abbia cliccato accidentalmente il link e non desideri effettivamente quel servizio...invece no. E qui scatta il comportamento fraudolento. Perché molti "nuovi abbonati" (loro malgrado) stavano semplicemente navigando su internet con il proprio cellulare. C'è chi è finito per caso su un banner, chi non ha cliccato proprio nulla, e chi si è visto reindirizzare su una schermata dalla quale è subito uscito...Tutti, però hanno avuto la medesima sorte, quella di ritrovarsi abbonato a un servizio non richiesto. La pratica, che nel linguaggio informatico si chiama malvertising, consente addirittura di simulare il click dell'utente per "giustificare" la richiesta di abbonamento al servizio. E tutto senza che le compagnie telefoniche muovano un dito per tutelare i loro clienti.
Tra gli abbonati "a loro insaputa", c'è anche la scrittrice Eliselle, che ci ha mandato la sua testimonianza, che riportiamo di seguito.
Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. In Italia, invece, ogni mattina, quando un consumatore si sveglia, la prima cosa a cui deve pensare è a come sfuggire alla nuova truffa che è stata inventata e messa in atto alle sue spalle senza che lui ne avesse minimamente sentore.
Nello specifico, questa mattina, mi alzo al solito orario, e come mio solito do un'occhiata al cellulare, trovando ad attendermi un bel messaggio nella cartella dei messaggi ricevuti che recita così: Da MobilePay, GOcontent: abbonamento attivato. Costo 5 euro a settimana.
Ora di ricezione, le 2.11 del mattino.
La consapevolezza di trovarmi davanti a un servizio attivato di mia volontà o anche solo per errore non mi è nemmeno passata per l'anticamera del cervello: a quell'ora non stavo navigando, non stavo maneggiando il cellulare né ricevendo o facendo chiamate, ma me la stavo dormendo della grossa dopo una serata passata piacevolmente fuori con delle amiche a festeggiare i nostri compleanni. E come capita sempre ormai in automatico in queste situazioni, tipo quando ricevo chiamate da numeri che non risultano sul mio radar e si scoprono essere call center fraudolenti, vado su Google e scrivo l'unica parola che mi sembrava sensato dover cercare per scoprire quale grana mi era arrivata da risolvere questa volta: GOcontent. Come immaginavo, si apre un mondo di risultati che recitano più o meno tutti così:
GoContent è un servizio offerto da BBENGO s.r.l con sede legale in Via Isole Samoa 15, Roma ed è disponibile per compagnie di telefonia mobile, TIM, Vodafone, Wind e H3G riservato ad un pubblico maggiorenne. Il servizio è un m-site per video che offre la possibilità di scaricare contenuti multimediali ottimizzati per dispositivi mobili, a scopo di intrattenimento.
Il problema è che, come andremo a leggere in alcune delle esperienze dirette raccolte nei commenti nessuno (o quasi) chiede spontaneamente l'attivazione dei servizi sopracitati e, soprattutto, al momento dell'attivazione il tutto non viene minimamente notificato da parte dei servizi (ad esempio tramite un SMS di avvenuta sottoscrizione).
"Oggi 02/02/2017 ho ricevuto sul cellulare il messaggio "GOcontent abbonamento attivato.Costo 5E a settimana" mai richiesto. Chiedo come è possibile disattivare tale abbonamento ed avere relativo rimborso e come fare se ricapita", chiede un utente.
"30.01.2017. GOcontent (Chiamata fraudolenta) daniela - sono dei ladri truffatori. Mi sono trovata un msg in cui venivo informata di avere attivato un servizio -cosa non vera- a 5 euro a settimana. Ho provato a chiamare il nr 02 899 83 618 per ben 2 volte e dopo essere stata al telefono per oltre 5 minuti ho inviato una mail a selfcare.mobilepay.it Attendo notizie non ancora pervenute". Testimonia un'altra.
"Il numero di telefono 02 899 83 618 ha una valutazione negativa. Abbiamo 16 valutazioni e recensioni per questo numero. 14 degli utenti lo hanno marcato con negativa valutazione, un utente con neutra valutazione e un utente con positiva valutazione. Questo numero di telefono è segnato come 8x Call center, 3x Chiamata fraudolenta, 2x Chiamata non richiesta, 1x Servizi finanziari, 1x Servizio, 1x Operatore di telemarketing", si legge su Tellows, uno dei principali siti di recensione e denuncia dei numeri truffa o indesiderati.
Nella ricerca, finisco su diversi siti web di tutela di consumatori che spiegano esattamente come devo fare per procedere a chiedere cancellazione e rimborso, così, alle 8 del mattino, quando dovrei riprendermi con calma dal sonno, fare colazione e cominciare bene la mia giornata, mi ritrovo a chiamare il numero indicato sull'sms di attivazione (che io, come tutti gli altri prima di me, non avevo mai richiesto). Mi risponde la vocetta preregistrata che mi dice che gli operatori non arrivano prima delle 9 del mattino, e che mi invita a richiamare "nell'orario di lavoro".
Faccio colazione, mi preparo, vado al lavoro.
Alle 9 in punto rifaccio la chiamata, mi mettono in attesa, e dopo un po' mi risponde una fanciulla a cui impongo di rimuovere immediatamente il servizio dal mio abbonamento telefonico, e a cui chiedo le modalità di rimborso per un servizio mai richiesto. Risposta: "Non esistono modalità di rimborso." Col cavolo che vi lascio i miei soldi, penso io. Butto giù il telefono, torno a cercare in rete. Il metodo più veloce consigliato pare venire da un sito di tutela che si occuperebbe tramite un form di aprire una pratica di rimborso, ma dato che chiede troppi dati sensibili non me la sento e cerco un metodo alternativo: chiamare il mio operatore telefonico (in questo caso TIM), parlare con un operatore e richiedere in direttissima il rimborso dei 5 euro. Ma è evidente che parlare con il call center della TIM è diventato impossibile, ci sono addirittura siti che ti consigliano numeri e formule magiche per guidarti nei meandri delle risposte preregistrate e preconfezionate e tentare di arrivare a un umano (o quantomeno un umanoide) che ti risponda con una voce reale, a cui puoi spiegare che cosa è successo, a cui chiedere come risolvere il problema senza chiamare lo spirito di Salvatore Aranzulla a proteggerti. Niente. Anche così, risulta tutto inutile.
Così leggi che sulla pagina facebook ufficiale della TIM ci sono operatori che ti rispondono ai messaggi privati e ti risolvono il problema: basta mettere nome, cognome, codice fiscale, numero e reclamo e nel giro di un'oretta o poco più qualcuno in teoria dovrebbe dirti cosa è accaduto e appianare la questione. Tentar non nuoce, dicono. Così, tento. In effetti, scrivo un messaggio alle 9.55 allegando anche la schermata del cellulare che attesta l'arrivo dell'sms, chiedendo rimborso e blocco di questi servizi sul mio numero di cellulare, e ricevo una gentile risposta alle 12.27 che conferma le mie richieste.
Ora. Il problema è che ho perso una mattinata per cancellare un servizio che non avevo richiesto e recuperare soldi che non ho mai avuto intenzione di spendere, sottratti in modo subdolo, con un metodo che sul web viene definito senza mezzi termini truffa da chiunque ne parla. Chi mi rimborsa le 4 ore di tempo e le telefonate che ho fatto? Perché a questo punto diventa una questione di principio. E non c'è modo di tutelarsi davvero da queste società, che col beneplacito delle aziende telefoniche attivano abbonamenti a destra e a manca senza chiedere il permesso: sono stata fortunata perché me ne sono accorta subito, ma facendo ricerche in rete ho trovato testimonianze di gente a cui sono state scucite migliaia di euro perché non si sono resi conto per mesi dell'addebito in bolletta, con conseguente accumulo della spesa mai richiesta.
Insomma, mentre in Africa la gazzella è ben consapevole che tutte le mattine dovrà correre più veloce del leone o verrà uccisa, in Italia i consumatori non possono mai sapere che cosa li aspetta, perché i truffatori sono sempre un passo avanti a loro".
Per cercare di "salvare il salvabile" il consiglio è quello di non chiamare i numeri di telefono contenuti nel messaggio di conferma di attivazione dell'abbonamento, poiché potrebbero essere anch'essi a sovraprezzo. Si deve invece contattare immediatamente il proprio gestore telefonico (119 per TIM, 190 per Vodafone, 155 per Wind, 133 per Tre) e richiedere: la disattivazione del servizio indesiderato, il rimborso dell'importo, il blocco permanente di tutti di servizi digitali a pagamento.
Molte compagnie sono restie a concedere il rimborso, soprattutto se è passato parecchio tempo dall'avvenuto pagamento (eh, sì, il povero utente si è accorto tardi della truffa ai suoi danni). È bene non mollare la presa e insistere. Nel caso il rimborso non venga concesso ci si può rivolgere al CO.RE.COM della propria regione, o altra associazione di consumatori, per avviare un tentativo di riconciliazione ai sensi del regolamento 173/07/CONS, relativo alla risoluzione delle controversie tra utenti e operatori di comunicazione telefoniche.