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Sabato 26 settembre, presso il Monastero di San Pietro, è in programma un pomeriggio interamente dedicato alla figura di Matilde di Canossa. Si comincia con la presentazione del Romanzo di Matilda di Elisa Guidelli e si prosegue con una Santa Messa celebrata dal nuovo vescovo di Modena Mons. Erio Castellucci. -

Modena, 25 settembre 2015 -

Il 24 luglio 1115 moriva Matilde di Canossa, una delle figure più significative e controverse del Medioevo italiano ed europeo. Ago della bilancia tra impero e papato, abile stratega e, soprattutto, donna forte e determinata in un mondo governato dagli uomini.

Sabato 26 settembre, a partire dalle 16.30, nella suggestiva cornice del Monastero di San Pietro (in via San Pietro 1), a Modena, l'Associazione I Semi Neri dedica un pomeriggio al ricordo della Grancontessa. Si comincia nell'Aula di Santa Scolastica con la presentazione del "Romanzo di Matilda" di Elisa Guidelli (leggi qui l'intervista all'autrice), che sarà preceduta da una breve introduzione del contesto storico e politico nel quale si svolgono le vicende narrate tenuta da Gabriele Sorrentino, scrittore e storico modenese.

Il Romanzo di Matilda narra la vita, i lutti, gli amori, le lotte, la caduta, il riscatto, le violenze e le passioni di Matilde di Canossa. Un romanzo storico che racchiude campagne militari, storie d'amore tormentate e intriganti, ma anche indovine che predicono il futuro e giochi di potere tra nobili che abitano in rocche e castelli inespugnabili, tutto attorno alla personalità, i segreti, i sentimenti di Matilda, una donna guerriera sulla quale l'autrice ha condotto meticolose ricerche per oltre un decennio. Nella migliore tradizione del romanzo storico, i fatti realmente accaduti si intersecano con la finzione narrativa che evoca le emozioni e i sentimenti che a volte le fonti faticano a trasmettere al lettore moderno. Il risultato è una lettura piacevole e intrigante della storia di una donna di potere e di forte carisma, narrata con una prosa vivace e accattivante

Alle 18.30, Monsignor Erio Castellucci, nuovo Arcivescovo di Modena-Nonantola celebrerà una Santa Messa in ricordo di Matilde, grande sostenitrice e benefattrice della Chiesa. L'accompagnamento musicale delle cerimonia religiosa è affidata alla Corale Agape di San Felice sul Panaro (Mo), diretta dal maestro Diego Magagnoli, con il maestro Luciano Diegoli all'organo.

L'evento ha come fine quello di fare conoscere e valorizzare il Complesso Monastico di San Pietro a Modena, uno dei luoghi storici più significativi della nostra città. "Abbiamo voluto dedicare questo pomeriggio a Matilde di Canossa", spiega Daniela Ori, presidente dell'associazione I Semi Neri e ideatrice dell'evento, "un personaggio eccezionale, protagonista assoluta della nostra storia. Donna di potere in un mondo di uomini, Matilde lottò per difendere da un lato le sue terre, dall'altro per sostenere e promuovere la riforma di Papa Gregorio VII. Crediamo che sia importante ricordare questo personaggio, per questo abbiamo unito in un solo evento tre aspetti: una breve conferenza storica sul periodo della lotta per le investiture, la presentazione di un suggestivo romanzo storico appena uscito e una cerimonia religiosa".

Per l'occasione i partecipanti potranno anche visitare la Spezieria Acetaia Monastica san Mauro ( www.spezieriaonastica.it ).

Locandina Matilda San Pietro rid

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Venerdì, 10 Luglio 2015 10:04

Matilde di Canossa, una vita da romanzo

Esce per Meridiano Zero l'ultimo libro di Elisa Guidelli, nota anche come Eliselle, che nel "Romanzo di Matilda" racconta la vita, i lutti, le lotte, la caduta e il riscatto di una delle figure femminili più affascinanti del Medioevo. -

Di Manuela Fiorini -

Modena, 10 luglio 2015 –

E' Matilde di Canossa (1046 – 1115), la Grancontessa che, nel Medioevo, regnò su un territorio che si estendeva dal Lago di Garda al Lazio, la protagonista del Romanzo di Matilda, l'ultima fatica della scrittrice Elisa Guidelli, che esce in questi giorni per Meridiano Zero. Nato dopo una lunga genesi, durata dieci anni, tra ricerca e stesura, il volume di 380 pagine si legge tutto d'un fiato, perché non ha nulla della didascalità di una biografia o di un saggio, ma, piuttosto, la piacevolezza del romanzo storico, con alcuni tratti fantastici e altri squisitamente erotici, che rendono la lettura ancora più appassionante. Il lettore viene trasportato in un viaggio indietro nel tempo, tra intrighi di corte, battaglie, amori, tradimenti, lutti e riscatti. Di alcuni personaggi ci si innamora, per altri sorge un'antipatia spontanea, segno evidente della maestria dell'autrice nel dipingerne i tratti e delinearne la personalità. Matilde, Enrico IV, papa Gregorio VII, ma anche Pier Damiani, Beatrice di Lorena, Goffredo il Gobbo e molti altri, escono dai libri di storia per conquistare la fantasia e l'immaginario del lettore che si appassiona alle loro vicende, trepidando, sognando, sperando insieme a loro. Abbiamo incontrato l'autrice, Elisa Guidelli, per parlare insieme del Romanzo di Matilda.

Matilde di Canossa, uno dei personaggi femminili più importanti e "anomali", nel suo essere donna, del Medioevo. Che cosa ti ha colpito di questa figura, al punto di scrivere un romanzo in cui è la protagonista?

"Il mio primo incontro con Matilde è stato nella primissima infanzia, quando mio padre mi portò in visita al castello di Canossa. Avrò avuto forse 5, 6 anni, e mi colpì moltissimo il racconto di quella donna medievale così potente ma anche così apparentemente sola. La passione per lei è cresciuta con me, si è formata sia in autonomia, con ricerche personali, sia attraverso gli studi universitari. Di lei mi ha sempre colpito il suo essere donna in un mondo di uomini, la sua grazia e la sua determinazione nell'accettare il suo destino e nel portare a termine il suo compito su questa terra, nel periodo drammatico che si è trovata a vivere. La sua potenza e il suo ricordo riecheggiano ancora oggi, a ragione, non solo in Italia ma in tutto il mondo, segno che il suo passaggio è stato determinante per la Storia"

Matilda può considerarsi un personaggio "moderno" per i suoi tempi, ma anche per quelli attuali, dove la condizione femminile e le sue conquiste non sempre sono date per acquisite. Secondo te, che cosa ha contribuito a fare di lei quello che è stata? Carattere, determinazione o circostanze storiche?

"Nei classici libri di storia di Matilde si accenna appena, nel capitolo della lotta per le investiture, dove sembra quasi una semplice castellana che si trova a preparare il banchetto per gli ospiti di rilievo al suo castello, Gregorio VII ed Enrico IV, nell'umiliazione di Canossa. E invece se uno va a cercare bene, si trova davanti una figura che nel corso dei secoli ha goduto e subito qualunque genere di strumentalizzazione, ma che nonostante le diverse interpretazioni date al suo ruolo e alla sua esistenza è stata e continua ad essere molto amata. Di fatto, credo, perché la memoria e l'eredità che ha lasciato storicamente ma anche umanamente è stata grandiosa, lasciandone traccia sul territorio che ha amministrato da diplomatica e guerriera, implacabile ma generosa".

Per scrivere questo romanzo hai impiegato dieci anni tra ricerca e stesura. Come ti sei documentata e quali sono state le difficoltà che hai incontrato lungo questo cammino?

"Le difficoltà sono state tante. Quando affronti un tema del genere, non ti senti mai pronta per iniziare a scrivere, c'è sempre un nuovo libro da leggere, un nuovo saggio da studiare, perché le sfaccettature del personaggio sono innumerevoli e tu vuoi tutte le informazioni del mondo. Poi ti rendi conto che devi fare un primo passo, e allora il problema è cosa lasciare, cosa non scrivere, perché le informazioni che hai sono troppe. E devi selezionare. Ho visitato mostre, cercato e letto libri e saggi introvabili, poi alla fine mi sono detta che era il momento di partire per il mio personale viaggio alla ricerca della "mia" Matilda. E così è stato".

Nel romanzo hai inserito anche l'elemento fantastico. Per esempio, la strega che Matilda incontra prima da bambina e poi da adulta che le predice il suo destino, oppure la "punizione divina" che colpisce gli avversari del Papa. Come mai questa scelta e come si integra con la parte storica?

"La strega è una mia invenzione, ma è coerente con una certa letteratura e con la storia del Medioevo, una sorta di topos che mi era congeniale al racconto e che ho voluto inserire per rendere più appassionante la vicenda. La punizione divina e altre citazioni su sogni e visioni che ho messo nel romanzo, invece, fanno parte delle informazioni che ho raccolto sul conflitto tra papa e imperatore: venivano utilizzate nelle cronache, di una parte e dell'altra, per avvalorare le proprie posizioni e screditare gli avversari. Rendeva il mio romanzo un po' più "gotico", e questo mi piaceva"

Come dice il titolo "Il romanzo di Matilda" non vuole essere una biografia, ma, appunto, un'opera di narrativa. Senza svelare troppo, quali sono gli elementi di fantasia che hai inserito e che non trovano invece un riscontro storico?

"Le storie d'amore che ho inserito sono un parto della mia fantasia, anche se non per questo meno plausibili. Siamo un po' troppo bacchettoni, e spesso sostengo che i nostri "antenati" sapessero godersi la vita molto meglio di noi, nonostante le raccomandazioni sulla continenza e sulla castità di certi predicatori. Altri elementi riguardano il rapporto tra Matilda ed Enrico, abbastanza difficile da inquadrare: io li ho resi nemici, ma potrebbe essere che per un periodo di tempo i loro rapporti fossero più distesi".

C'è stata una parte della storia che ti è piaciuta di più scrivere e magari un'altra che ti ha creato più difficoltà o il caratteristico "blocco dello scrittore"?

"Il blocco dello scrittore è un'invenzione, credo. Certo è che per alcuni snodi del romanzo la preparazione è stata più pesante e la scrittura più insidiosa. Le battaglie cruciali, ad esempio, Sorbara, Monteveglio, e naturalmente il racconto dell'umiliazione di Enrico IV a Canossa hanno richiesto risorse mentali e di pazienza certosina parecchio esose. Poi il bello è che quando rileggi dici: "ma davvero ho scritto io 'sta roba?". Quando scrivi e ti lasci assorbire totalmente dalla materia, sei come in trance".

Tu oltre che scrivere libri tuoi, vendi anche quelli degli altri, essendo libraia. Dalla tua esperienza, c'è un ritorno del romanzo storico?

"In realtà non c'è mai stato un vero e proprio abbandono. Romanzi storici continuano a uscire, alcuni vanno meglio di altri, si riciclano sotto diverse forme come i thriller storici, ma la produzione non diminuisce e ne vengono sfornati parecchi dedicati a ogni epoca, soprattutto da parte degli autori stranieri. E mi auguro che questa tendenza continui: io sono una fruitrice di storici da sempre, e che modo migliore c'è di imparare la storia divertendosi attraverso le emozioni?".

Elisa Guidelli foto di Patrizia Cogliati rid

                           Elisa Guidelli foto di Patrizia Cogliati

Elisa Guidelli, è laureata in Storia Medievale e lavora come libraia. Già autrice del romanzo storico FrancigenaNovellario a.D. 1107, ha al suo attivo, con lo pseudonimo di Eliselle, numerosi romanzi, tra cui Nel paese delle ragazze suicide, Ecstasy Love, Fidanzato in affitto, Le avventure di una Kitty Addicted, il noir La Fame e la commedia Amori a tempo determinato (Sperling & Kupfer). E' uscita inoltre con la guida Centouno modi per diventare bella, milionaria e stronza (Newton Compton).

 

Pubblicato in Cultura Emilia
Venerdì, 12 Giugno 2015 15:29

Che gusto la Storia!

Domenica 14 giugno, a Lama Mocogno, sull'Appennino modenese, si svolge il pranzo storico "Una battaglia a tavola tra Celti e Romani", promosso dall'Associazione I Semi Neri. Alle ricette tipiche delle due popolazioni si alterneranno momenti di letture di fiabe e leggende del Frignano e intermezzi storici. -

Modena, 12 giugno 2015 - di Manuela Fiorini -

Lama Mocogno (Modena) - Come si nutrivano gli antichi popoli dell'Appennino? Che cosa resta delle ricette delle genti del Frignano? E i nostri gusti attuali quanto sono influenzati dai ricordi di pietanze e ingredienti delle tavole dei nostri avi? Sono solo alcune delle domande a cui si cercherà di dare una risposta, domenica 14 giugno, presso il Ristorante Vecchia Lama di Lama Mocogno, durante "Una battaglia a tavola tra Celti e Romani", un originale pranzo storico promosso dall'Associazione I Semi Neri. I commensali potranno assaggiare ricette ispirate a quelle di origine celtica e romana, elaborate dallo chef Angelo Ori e da Loredana Picchietti. Il tutto intervallato da intermezzi storici di Gabriele Sorrentino e letture di fiabe e tradizioni del Frignano di Daniela Ori che, per l'occasione, vestiranno i panni rispettivamente di Gavius Mutinensis Romanus e della nobildonna celtica Brianna.

Daniela ORI rid

Proprio a Daniela, presidente dell'Associazione I Semi Neri, abbiamo chiesto come nasce questo progetto, che unisce la cucina alla storia e alla tradizione dell'Appennino, e non solo.
"La mission della nostra associazione è quella di promuovere la cultura attraverso eventi che includono sia la letteratura che altre forme di arte. Uno dei nostri soci, Gabriele Sorrentino, poi, è autore dell'interessante saggio storico "Quando a Modena c'erano i Romani" (Ed. Terra e Identità) che tratta non solo della conquista da parte di Romani del nostro territorio, ma anche dei popoli che, prima di loro, hanno abitato le nostre terre. Così, ho pensato di coinvolgere Gabriele nella progettazione di un evento che avesse come fine la conoscenza della storia, anche culinaria, di una parte importante del nostro territorio, la montagna".

Con quale criterio sono stati elaborati i piatti del menù?
"Abbiamo scelto le ricette di tradizione romana avvalendoci del ricettario di Marco Gavio Apicio (25 a.C.-37 d.C), lo chef stellato della romanità, naturalmente rielaborandole per adattarle ai gusti attuali, ma mantenendo intatti gli ingredienti base delle ricette antiche. Per le ricette celtiche non abbiamo trovato specifici ricettari, così abbiamo studiato le fonti e siamo venuti a conoscenza dei piatti che venivano proposti nei banchetti che i Celti erano soliti organizzare dopo la vittoria in battaglia o in ogni altra occasione in cui il capo tribù voleva manifestare la propria potenza e grandezza".

Come si svolgerà questa "Battaglia a tavola tra Celti e Romani"?
"Verrà proposto un menù fisso composto da piatti romani e da piatti celtici: su di essi ciascun commensale potrà esprimere un voto, senza sapere a che cultura appartenga il piatto. Alla fine si svelerà l'arcano e si vedrà se sono piaciuti di più i piatti di tradizione celtica, o quelli legati alla tradizione romana. Non solo: la presentazione dei piatti sarà arricchita da brevi spiegazioni storiche sulla storia del Frignano, sui riti e miti dei popoli che l'hanno abitato nei secoli passati, evidenziando come i nomi delle località, i luoghi e le leggende hanno ancora molto in comune con gli antichi popoli. Io invece leggerò alcune fiabe, tratte da leggende su esseri magici ancora vive e conosciute nella montagna".

Modena e l'Appennino, dal punto di vista culinario, sono più celtiche o romane?
"Quando i popoli si alternano nella conquista di un territorio portano con sé le proprie tradizioni, le proprie leggi e la propria religione, ma anche la propria cultura del nutrirsi. Tuttavia, il patrimonio culturale e anche culinario dei Celti non è stato eliminato dalla conquista romana, piuttosto si sono mescolati gli usi, i riti e anche le ricette di cucina. Durante la nostra ricerca, ci siamo resi conto che le materie prime dell'Appennino erano usate come ingredienti base sia per i piatti dei Celti che per quelli dei Romani, sebbene con delle varianti. Alcune di quelle ricette sono giunte fino a noi. A tavola, domenica, scopriremo poi se il nostro palato è più affine ai gusti de Celti o a quelli dei Romani".

Il pranzo si tiene a Lama Mocogno, dove è ancora possibile vedere testimonianze della presenza delle popolazioni celtiche. Una scelta non casuale, suppongo.
"Tutto il Frignano ha radici celtico-liguri e Lama Mocogno conserva ancora misteri, tradizioni, riti, notizie storiche specifiche con la presenza, ad esempio, del Ponte del diavolo, della Fonte della Brandola e inoltre il nome stesso di Mocogno rimanda a una antica divinità celtica, il dio Mappone. Tuttavia, per me, c'è anche un legame affettivo. La mia famiglia paterna ha origini antiche, probabilmente, proprio di discendenza celtica. In tempi più recenti, i fratelli e le sorelle di mio nonno Americo, hanno gestito la Trattoria di Serpiano, punto di sosta per i viaggiatori che transitavano sulla via Giardini. Una tradizione che si è tramandata nel tempo, grazie a mio cugino Angelo e al ristorante Vecchia Lama".

Il Menù

Antipasti:
Pane abbrustolito con aromi del tempo perduto
Torta salata di zucca e formaggio con crema di latte del mattino

Primi piatti:
Zuppa di rapa e bianco di suino
Orzo agli asparagi di primavera

Secondi piatti:
Stufato alla bevanda di luppolo
Maialino al lauro con erbe rustiche e carote roventi

Dolci:
Torta al limone e profumi dorati
Frittelle al miele dei monti

Il costo del pranzo a menù fisso è di 25,00 euro (bevande escluse)- E' richiesta la prenotazione

INFO:
Ristorante Vecchia Lama, (via XXIV maggio 24 Lama Mocogno, MO), tel 0536/44662, www.ristorantevecchialama.it 
Associazione I Semi Neri, www.semineri.it 

Pubblicato in Dove andiamo? Modena
Sabato, 02 Maggio 2015 10:40

Di castello in castello tra i colli piacentini

Di Chiara Marando - Sabato 02 Maggio 2015 -

C'era una volta uno splendido castello....

Così iniziano spesso le favole ed i racconti di dame e cavalieri ambientati in un tempo lontano, immagini che si imprimono nella mente sin da bambini e non smettono mai di affascinare.

Intorno a Parma, tutto il territorio e costellato di manieri secolari che adornano le colline, ma anche spostandosi poco lontano, fino alle zone vicino Piacenza, si possono ammirare numerosi castelli che invitano ad una visita.

Tra i più noti vi è certamente Castell'Arquato. Il promontorio su cui sorge è tra le prime “visioni” che si scorgono giungendo dalla pianura, perfettamente inserito in un paesaggio dall'aspetto ordinato di filari di gelsi, cascine e campi coltivati. I possenti torrioni si stagliano sulla valle e proteggono  il piccolo borgo di minute casette che si estende  tutto intorno seguendo la forma arcuata della terreno. Una perfetta armonia di colori e linee fuse con la natura circostante. Gli edifici monumentali del borgo sono la testimonianza del potere e del prestigio di coloro che, nel tempo, hanno dominato la zona e ne hanno trasformato la fisionomia in base alle esigenze di difesa. Passeggiando per le stradine si possono osservare numerosi monumenti concentrati nel piccolo spazio cittadino: la Chiesa Collegiata, risalente al 1122, dall'aspetto severo tipico dello stile romanico e ricca di fossili marini, la Rocca Viscontea datata 1347, Palazzo del Podestà, Palazzo della Giustizia ed, infine, il Torrione Farnese. E per una sosta gastronomica, ecco che proprio di fronte alla Rocca Viscontea si trova il ristorante “Taverna del Falconiere”, un ambiente caldo ed accogliente dove la cucina riprende la tradizione piacentina seguendo la stagionalità delle materie prime.

Spostandosi nella verde Val Vezzeno, appoggiato su uno sperone di roccia a picco sul torrente sottostante, troneggia il bellissimo Castello di Gropparello. Le sue origini risalgono all'VIII secolo e tutt'oggi si presenta perfettamente conservato costituendo un magnifico esempio dell'arte della fortificazione. Ciò che ne impreziosisce ulteriormente il fascino è l'incantevole bosco secolare che lo circonda, il noto “Parco delle Fiabe”, ovvero il primo parco emotivo d'Italia nel quale i bambini riscoprono le tracce del passaggio di fate, folletti, elfi e streghe.

CASTELLO DI GROPPARELLO

All'ingresso del Parco, nelle Gole di Vezzano, si trova la Taverna Medievale, luogo dove storia, natura e tradizione si fondono in una cucina ispirata al passato che recupera ricette medievali e rinascimentali. Prelibatezze  preparate sapientemente che spaziano dalle zuppe, alle carni brasate  arricchite da spezie ed erbe officinali che ben si accompagnano ai vini dei colli piacentini.

A 13 km da Piacenza, in località Pontenure, il Castello di Paderna risalta con la sua eleganza   austera fuori dal tempo e dallo spazio. All'interno delle mura si apre un'ampia corte agricola che fa da cornice ad un lungo porticato. Il castello, oggi residenza padronale, è anche azienda agricola-biologica, orto-giardino con antiche varietà di piante ed ortaggi, fattoria didattica e sede di importanti manifestazioni legate alla coltivazione della terra.

CASTELLO DI PADERNA

Un altro importante maniero è il Castello di Rivalta, nel Comune di Gazzola. Sontuosa residenza signorile, è uno tra quelli meglio conservati dell'Emilia e si trova nel suggestivo borgo di Rivalta, sulle sponde del fiume Trebbia. Visitare l'edificio significa ammirare sale inalterate nei secoli e camminare attraverso la storia di una famiglia passando per il salone d'onore, la sala d'armi, le cantine e per finire, le anguste prigioni.

CASTELLO DI RIVALTA

 

Per saperne di più:

www.castellidelducato.it

www.castellodipaderna.it

www.castellodirivalta.it

www.visitacastellarquato.it

Pubblicato in Dove andiamo? Emilia

Successo per l’edizione 2014 del progetto “I Luoghi del Cuore”. La petizione a favore della salvaguardia del “Casino dei Boschi” ha raggiunto il 67° posto.

 Parma 25 Febbraio 2015 -

Non soltanto segnalazioni, ma una vera e propria crescita della partecipazione organizzata da parte di associazioni, gruppi e comitati che si sono attivati a sostegno del progetto “I Luoghi del Cuore”, uno strumento importante di sensibilizzazione in favore del nostro straordinario patrimonio storico culturale. L’edizione 2014 ha registrato un successo senza precedenti con un totale di 1.658.701 voti raccolti, segnale che riesce a testimoniare quanto, nei suoi 10 anni di vita, questo censimento sia riuscito a diffondersi e radicarsi nell’opinione comune.

Proprio all’interno di questo progetto era stata lanciata l’iniziativa di raccolta firme per la salvaguardia e ristrutturazione del “Casino dei Boschi”, anima dei meravigliosi Boschi di Carrega, raro esempio di integrazione progettuale tra architettura e paesaggio. La speranza è quella che l'edificio storico possa essere preso a balia dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) e riportato all’antico splendore.

Casinetto Boschi rid

Sono stati raccolti 5.567 voti, un risultato che ha permesso alla questione di raggiungere il 67° posto nella categoria del palazzi storici ed al 1° nella categoria a livello regionale.

I prossimi passi saranno decisivi e porteranno, a partire da Marzo, all’apertura di una nuova e importante fase di lavoro, secondo le Linee Guida per gli interventi dedicate ai luoghi che hanno ottenuto almeno 1.000 voti. I diversi referenti potranno, infatti, presentare al FAI una richiesta di intervento legata a progetti concreti, attuabili in tempi certi e dotati di un co-finanziamento che garantisca un sostegno reale proveniente dai territori di riferimento.

Pubblicato in Cronaca Parma

Numerose le iniziative previste per il 27 gennaio, Giorno della Memoria, promosse dall'Assemblea legislativa regionale in collaborazione con altri enti -

Parma, 24 gennaio 2014 -

"Il ricordo è un dovere civile. Un popolo che dimentica il proprio passato è destinato a rivivere le stesse tragedie. E' per questo che le Istituzioni devono essere sempre impegnate affinché l'oblio non prenda il sopravvento sulla memoria". Sono numerose le iniziative previste per il 27 gennaio, Giorno della Memoria, promosse dall'Assemblea legislativa regionale in collaborazione con altri enti, e la presidente dell'Assemblea, Simonetta Saliera, sottolinea l'importanza della ricorrenza in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.

Saliera sarà domenica 25 gennaio al Museo Ebraico di Bologna, alla inaugurazione della mostra "A lezione di razzismo. Scuola e libri durante la persecuzione antisemita in Italia" inserita nel programma degli appuntamenti dedicati al 27 gennaio, giorno in cui nel 1945 vennero abbattuti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. "Si tratta di una mostra di grande valore- sottolinea la presidente- perché ha il pregio di raccontare un aspetto fino ad ora poco conosciuto: l'uso delle immagini nella pedagogia come strumento per la costruzione dell'identità nazionale fascista, basata sui pregiudizi razziali. Si tratta di un'ulteriore occasione per riflettere sul ruolo fondamentale della scuola nella trasmissione della conoscenza di ciò che è stato, per continuare a rafforzare i valori della democrazia e della libertà contro i pericoli del negazionismo, dell'antisemitismo e del razzismo".

Tra i documenti della mostra - curata da Pamela Giorgi, Giovanna Lambroni e Vincenza Maugeri, rimarrà aperta fino all'8 marzo - figurano, oltre ai Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista, pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 5 settembre 1938, i registri di classe della scuola elementare "Regina Elena", che testimoniano l'esclusione dei bambini ebrei dall'istituto fiorentino: conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze, i registri sono riproposti insieme a quaderni e album dei piccoli studenti negli anni del fascismo, tra cui anche quelli di alcuni alunni ebrei alla vigilia delle leggi razziali che fanno parte del fondo Materiali scolastici dell'Archivio Storico dell'Indire.

"L'appuntamento al Museo Ebraico di Bologna- sottolinea Saliera- è la prima tappa delle celebrazioni della Giornata della Memoria, appuntamento che vede un ricco elenco di eventi in tutta l'Emilia-Romagna, a cui parteciperanno numerosi consiglieri regionali in rappresentanza dell'Assemblea legislativa e della Regione".

A Bologna, il programma di iniziative promosso dal Comune di Bologna e dall'Assemblea legislativa - in collaborazione con l'Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti Aned, la Comunità ebraica di Bologna, la Fondazione Museo ebraico di Bologna, l'Istituto per la storia e le memorie del '900 Parri Emilia-Romagna, l'Università degli studi di Bologna, l'Ufficio scolastico regionale - prevede lunedì 26 gennaio, a partire dalle 11, una seduta solenne del Consiglio comunale a Palazzo d'Accursio, con un intervento del professor Andrea Canevaro sul tema dell'infanzia nella Shoah. Alla seduta sarà presente, in rappresentanza dell'Assemblea legislativa, il consigliere Antonio Mumolo. Nell'occasione, l'Istituto per la storia e le Memorie del '900 Parri Emilia-Romagna presenterà un progetto di ricerca sviluppato con tre istituti superiori bolognesi. Alle 12.30 nella sede dell'Aned (Via de' Pignattari, 1) ci sarà l'inaugurazione della mostra "Sterminio in Europa tra due guerre mondiali" e, alle 15.30, nell'Aula della Specola (Università di Bologna -Via Zamboni 33, III piano), il convegno "Sotto lo stesso cielo? Le leggi razziali e gli astronomi in Italia". Sempre a Bologna martedì 27 gennaio si terranno le cerimonie commemorative con deposizioni di corone: alle 9 in Certosa al Monumento ai militari caduti nei lager e alla lapide in memoria degli zingari, alle 9.45 al Giardino di Villa Cassarini in memoria delle vittime omosessuali, alle 10.30 in Piazza Nettuno alle lapidi dei martiri da parte degli ex-Deportati e degli ex-Internati, alle 11 in Sinagoga alla lapide in memoria dei deportati ebrei nei campi di sterminio e, infine, alle 12 nella sede del Quartiere Saragozza alla lapide che ricorda la "Scuoletta Ebraica". Nel pomeriggio, alle 15.30 in Cappella Farnese di Palazzo d'Accursio, nel corso di un'iniziativa promossa dall'Aned, dopo il saluto agli ex deportati e ai loro familiari, ci sarà la presentazione del sito "Ci portano via - Da Bologna ai lager del terzo Reich" a cura di Andrea Ferrari e Paolo Nannetti. Il sito, realizzato in collaborazione con l'Assemblea legislativa, è stato ideato per rendere fruibile alle giovani generazioni quel patrimonio di memoria sulla deportazione, altrimenti destinato a scomparire con gli ultimi sopravvissuti. A seguire, la premiazione degli studenti vincitori del concorso "Un giardino di pace. La partecipazione e l'impegno sociale attraverso l'esempio dei Giusti". In conclusione, il 29 gennaio, alle 17 (Sala Stefano Tassinari, Palazzo d'Accursio) si terrà il convegno promosso dall'Istituto Parri Emilia-Romagna dal titolo 'Processare i carnefici. Crimini contro l'umanità e diritto penale'.

A Ferrara, il 25 gennaio sarà la consigliera Marcella Zappaterra a rappresentare l'Assemblea legislativa, all'inaugurazione al Castello estense (ore 10 Sala dell'Imbarcadero) della mostra dal titolo "Le radici del futuro, tracce, parole, segni" a cura del liceo artistico Dosso Dossi, in collaborazione con la Fondazione Museo nazionale dell'Ebraismo e della Shoah (MEIS) e l'Istituto di storia contemporanea. La stessa Zappaterra parteciperà sempre a Ferrara il 27 gennaio, alle 10 (Sala Estense - Palazzo Municipale) alla Cerimonia Solenne di consegna delle medaglie d'oro del presidente della Repubblica a ex internati ferraresi militari e civili nei campi nazisti. Nel pomeriggio, alle 15.30, il consigliere Paolo Calvano, in rappresentanza dell'Assemblea legislativa sarà presente all'evento organizzato dall'Università di Ferrara in collaborazione con la Comunità ebraica e l'istituto di Storia contemporanea (Aula Magna, Corso Ercole I d'Este, 37).

A Parma, il 27 gennaio, il consigliere Massimo Iotti, sempre in rappresentanza dell'Assemblea legislativa, parteciperà alla seduta congiunta dei Consigli comunale e provinciale che si terrà nell'Aula Magna dell'Università (Via Università, 12 ore 16.30).

Per favorire la partecipazione e la condivisione delle tante iniziative promosse in tutto il territorio regionale per celebrare la ricorrenza del 27 gennaio, sul sito dell'Assemblea legislativa è on line una banca dati del Giorno della Memoria che contiene le iniziative che si svolgono sui territori. La banca dati, implementata dagli stessi promotori degli appuntamenti, costituisce, di anno in anno, un archivio di esperienze e buone pratiche sulla memoria diffuse nei comuni, a volte poco conosciute, e contribuisce a rendere maggiormente visibile l'impegno profuso dalle diverse realtà emiliano-romagnoli sul tema della memoria. Tutte le iniziative in Emilia-Romagna in occasione del Giorno della Memoria 2015 sono consultabili alla pagina: www.assemblea.emr.it/assemblea-legislativa/progetti/percorsi-della-memoria/banca-dati-giorno-della-memoria

Anche la biblioteca dell'Assemblea legislativa offre un contributo alle celebrazioni del Giorno della memoria con una speciale monografia con libri, articoli di riviste e documentari disponibili in biblioteca. Il materiale è on line alla pagina www.assemblea.emr.it/biblioteca/notizie/una-bibliografia-per-non-dimenticare-lolocausto

(Fonte: ufficio stampa Regione 

Di Chiara Marando – Domenica 23 Novembre 2014

La storia non è fatta solo di grandi uomini e delle loro imprese, esiste da sempre un mondo silenzioso e brulicante di energia senza il quale nulla sarebbe potuto accadere, pilastri  fatti di semplice quotidianità vissuta da gente  altrettanto semplice. Guareschi lo definiva “Il mondo piccolo”, una realtà apparentemente insignificante della quale è facile ignorare l’esistenza.

Ma è proprio questo il filo conduttore che lega i personaggi indaffarati con le loro vite tra le pagine scritte da Guido Fontechiari, pittore e restauratore, nel suo primo romanzo  “il Tesoro del Taro” (Ed. Fermento), presentato davanti ad un folto pubblico nella cornice della Libreria Feltrinelli di Parma.

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Un volo della memoria al suo passato di bambino, tra ricordi ed aneddoti della piccola comunità contadina di Guado, grazioso borgo a metà strada tra San Secondo e Fontanellato, nella Bassa Parmense.  Un angolo di mondo dove si intrecciano, tra passato e presente, le vite dell’autore e di persone comuni: dal sagrestano, al molinaro, alla maestra, fino  ad un cantante lirico a dir poco originale. Poi c’è il “Tesoro”, forse perduto o forse no.

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Una narrazione che si adagia sulle note musicali e si inoltra tra le nebbie della Bassa, tra le sue abitudini e tradizioni, in una vena malinconica di quel passato che fu e si è perso per sempre. Quello che traspare è l’acuta osservazione delle passioni intense, delle stranezze e delle brutture a cui viene sottoposta l’Arte, ovvero la limpida rappresentazione della dignità umana costruita sul lavoro, sulla cultura e sulle emozioni. Per farlo il linguaggio cambia, a tratti diventa ironico, quasi scurrile, con vicende a volte piccanti altre più bizzarre. Quello che si intraprende è un viaggio alla scoperta di questo “Tesoro”, un percorso che passa attraverso storia e fantasia, tra personaggi che sembrano solo frutto della mente ed altri più concreti, una strada che avvicina ad un tempo lontano, in un luogo reale fatto da persone reali. Certo, il nome “Guado” non lo troverete sulla cartina, ma se guarderete attentamente  ne riconoscerete il suggestivo paesaggio

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Lunedì, 17 Novembre 2014 16:42

Magazzino 18: una storia a lungo dimenticata

"Magazzino 18", spettacolo di e con Simone Cristicchi, per la regia di Antonio Calenda narra la storia profonda e toccante del "Servizio Esodo", vissuto da quasi trecentomila persone -

Reggio Emilia, 17 novembre 2014 - di Federico Bonati -

Esiste, al Porto Vecchio di Trieste, un luogo che conserva al suo interno una storia toccante, ma che pochissime persone ricordano. Una storia che coincide con una pagina dolorosa della storia del nostro Paese, mai abbastanza approfondita, della quale sono rimasti soltanto pochi oggetti del quotidiano a raccontarla.
La storia è quella del "Servizio Esodo", vissuto da quasi trecentomila persone. Fu, infatti, con il trattato di pace del 1947 che l'Italia perdette vasti territori dell'Istria e della fascia costiera a est dell'Adriatico e in quel momento quelle persone scelsero di lasciare il suolo natio, divenuto poi suolo jugoslavo, e di proseguire la loro esistenza in Italia. Ciò che ne seguì è narrato nelle parole e nelle canzoni di "Magazzino 18", spettacolo di e con Simone Cristicchi, per la regia di Antonio Calenda.

È lo stesso artista romano a spiegare il bisogno di raccontare questa storia: "Si tratta di una storia avvolta da una cappa di silenzio che dura da decenni. Come cittadino sentivo il dovere di approfondire questa storia, mentre come artista sento il bisogno di portare in scena uno spunto di riflessione per la comunità".
Uno spettacolo che non ha colore politico, ma è solo narrazione storica come aggiunge Cristicchi: "Io sono schierato dalla parte di chi non ha voce. Questo spettacolo è stato travisato come una sorta di j'accuse nei confronti della lotta partigiana, ma non è così. A chi contesta, rivolgo l'invito di parlare di persona con i testimoni".

Una storia profonda e toccante quella narrata da Cristicchi, con protagonista il buffo archivista Persichetti, chiamato a catalogare ed archiviare tutti gli oggetti del Magazzino 18. Ma, una volta all'interno di esso, il protagonista dovrà fare i conti con i fantasmi di un passato a lungo taciuto, spiriti che raccontano, attraverso gli oggetti, storie di esuli e di "rimasti", storie di operai monfalconesi migrati in Jugoslavia e di prigionieri dei lager comunisti di Goli Otok.

Eventi vissuti sulla pelle da una diretta testimone della vicenda, la signora Elsa, che con parole dolci e un linguaggio cortese, racconta pochi minuti prima dello spettacolo, come Cristicchi l'abbia commossa facendo quest'opera teatrale. Esserci, questa sera, ha per lei un significato diverso. Possiamo solo provare ad immaginarlo, ma non ci riusciremmo mai del tutto.
Una storia mai banale, diretta e potente. Una storia come tante di quelle raccontate da Cristicchi nel corso degli anni, attraverso le sue canzoni, i documentari, le opere teatrali.

Questo fa sentire Simone Cristicchi un artista non convenzionale nel panorama musicale italiano? "Effettivamente mi sono sempre sentito un outsider cercando sempre di reinventarmi, ma questa è una mia attitudine, non è essere snob. La musica permette di comunicare velocemente un messaggio, ed ho sempre cercato di comunicare messaggi che spingessero l'ascoltatore a riflettere".
E se Cristicchi dovesse in questo momento raccontare ad un bambino la storia dell'Italia attuale attraverso una sua canzone quale utilizzerebbe? "L'Italia di Piero, una canzone allegra e ironica".

Nonostante tutte le situazioni del momento, però, è doveroso avere fiducia nel domani. Questa fiducia Cristicchi la vede in quelle persone, soprattutto ragazzi e ragazze, che vanno a teatro, che riflettono, che cercano di apprendere il passato per comprendere al meglio il presente.
Sono quindi questi giovani la fiducia nel domani. Giovani che, attraverso l'apertura, la cultura del rispetto e dell'educazione nei confronti del prossimo, lo studio della storia per non dimenticare e non ripetere gli stessi errori del passato, sono la speranza di un domani migliore per l'Italia. E questa è forse, in cuor suo, anche la speranza della signora Elsa.

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Inaugurata a Bologna la rassegna itinerante voluta dall'Assemblea legislativa regionale in occasione del centesimo anniversario della Grande Guerra, alla presenza degli studenti di Mirandola. Obiettivo della mostra la campagna di raccolta di materiali di enti, associazioni e privati ad ogni tappa -

Parma, 5 novembre 2014 -

E' stata inaugurata ieri nell'atrio d'ingresso dell'Assemblea legislativa regionale a Bologna, la mostra che racconta il ruolo dell'Emilia-Romagna nella Prima guerra mondiale, una regione che è stata 'cuore pulsante' nelle retrovie italiane durante il conflitto #grandeguERra. "L'Emilia-Romagna tra fronte e retrovia" è il titolo della rassegna itinerante voluta dall'Assemblea legislativa regionale in occasione del centesimo anniversario della Grande Guerra (1914-2014).

Frutto di un lavoro di ricerca originale, la mostra è articolata in 25 pannelli che offrono la panoramica di ciò che le varie comunità emiliano-romagnole furono chiamate a dover fare, attraverso un linguaggio chiaro e l'uso di immagini, in parte, inedite. A realizzarla è l'Istituto per la Storia e le Memorie del '900 Parri di Bologna, in collaborazione con la rete degli Istituti storici dell'Emilia-Romagna e il Museo civico del Risorgimento di Bologna, e con la partecipazione di Clionet, associazione di ricerca storica. All'iniziativa, curata da quattro ricercatori (Mirco Carrattieri, Carlo De Maria, Luca Gorgolini e Fabio Montella), è stato concesso il logo ufficiale delle iniziative legate alle Commemorazioni per il Centenario della Prima Guerra Mondiale, realizzato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

La mostra sarà visitabile fino al 20 novembre 2014 nella sede dell'Assemblea legislativa, per poi spostarsi nel 2015 al Museo del Risorgimento di Bologna e nelle principali città della regione. E con la mostra parte anche una campagna di raccolta di immagini fotografiche e documenti autobiografici conservati presso le famiglie emiliano-romagnole: i materiali, una volta digitalizzati e inventariati, andranno a costituire un fondo archivistico di assoluto valore presso il Museo del Risorgimento di Bologna e consultabile anche on line.

E' inoltre disponibile il catalogo in versione cartacea di #grandeguERra, liberamente scaricabile sul sito dell'Assemblea www.assemblea.emr.it.

L'inaugurazione è stata caratterizzata dall'incontro con i ragazzi di cinque classi: una del Liceo scientifico Augusto Righi di Bologna, due del Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Casalecchio di Reno (Bo) e due del Liceo G.Pico-Istituto G.Luosi di Mirandola (Mo); ragazzi in rappresentanza degli studenti, ai quali la mostra è principalmente rivolta. In seguito al lavoro nei laboratori di archeologia e giornalismo del Pico-Luosi e della Fondazione Scuola di musica G.Andreoli di Mirandola, nella Sala Polivalente Guido Fanti dell'Assemblea legislativa sono stati letti testi preparati dagli studenti e suonati brani, fra cui La leggenda del Piave e 'O surdato 'nnammurato. In precedenza, gli interventi della presidente dell'Assemblea legislativa, Palma Costi, dell'assessore regionale alla Cultura, Massimo Mezzetti, e del professor Alberto Preti (Istituto Parri).

L'obiettivo principale della mostra è quello di stimolare una riflessione sull'importanza assunta nella storia del Novecento da quell'evento sconvolgente, con particolare riferimento al contesto regionale. L'Emilia-Romagna venne infatti interamente e pesantemente coinvolta nella prima guerra "tecnologica e industriale" della storia, per moltissimi aspetti, a partire dall'altissimo numero di mobilitati (quasi 500 mila), caduti (oltre 50 mila) e decorati (1.837), ricordati in lapidi e monumenti presenti su tutto il territorio regionale.

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

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A Rubiera la commemorazione dell'anniversario della prima guerra mondiale, nella quale 78 rubieresi persero la vita -

Reggio Emilia, 3 novembre 2014 -

Si è svolta ieri mattina, domenica 2 novembre, a Rubiera la commemorazione dell'anniversario della prima guerra mondiale, nella quale 78 rubieresi persero la vita. Dopo la S. messa ed il corteo per le vie del paese con la resa degli onori ai caduti, al teatro Herberia è stato poi presentato il documentario "La Grande Guerra 1914-1918", prodotto da Olimpia cinematografica, di cui è autore Bruno Sacchi, originario di Rubiera.

Pubblicitario nello storico programma Rai Carosello, Sacchi ha realizzato nella sua carriera documentari scientifici, industriali e storici lavorando a Bologna e a Milano. Oggi, a 75 anni, è in pensione e ha un domicilio ad Albinea (è padre della cantante lirica Ilaria Sacchi, mezzosoprano).
Nel suo curriculum professionale una ventina di documentari sulla Grande Guerra. Una produzione iniziata con "Diario di guerra dal Corno di Cavento", che racconta le vicende di un giovane tenente austriaco vittima del conflitto, e proseguita poi per vari anni. Bruno Sacchi ha raccolto una ingente mole di materiali documentari sulla Grande Guerra. Ha avuto la fortuna di conoscere prima della sua scomparsa Paolo Granata che, assieme a Luca Comerio, è stato uno dei due operatori cinematografici inviati sul fronte di guerra. Sacchi ha frequentato anche Luciano Viazzi, scrittore e ricercatore di vicende della prima guerra mondiale. A Rubiera, dove vive il fratello Rino, è stato accolto con calore dai partecipanti alla commemorazione.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Rubiera)

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