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La Gdf di Vignola, in provincia di Modena, ha scoperto una truffa ai danni dell'Inps, per oltre un milione di euro, grazie alla quale si concedevano indennità di disoccupazione per falsi licenziamenti.

di Alexa Kuhne

Modena, 24 novembre 2016

Erano 110 gli ex dipendenti di due imprese edili a prendere indebitamente indennità di disoccupazione dai 400 ai 1000 euro mensili.
Persone che, in realtà, non erano mai state assunte da ditte che facevano richiesta all'Inps ma che non esistevano.
Così, due virtuali società con sede in provincia di Modena, truffavano lo Stato per oltre un milione di euro.
Lo ha scoperto la polizia giudiziaria che ha indagato su un meccanismo fraudolento basato sul licenziamento di persone assunte solo fittiziamente, che erano, tra l'altro, residenti in tutta Italia, lontane dal luogo della truffa.
L'Istituto di previdenza nazionale riceveva richieste indebite di pagamento delle indennità di disoccupazione, normalmente previste a norma di legge come strumento di protezione sociale a supporto di lavoratori destinatari di provvedimenti di cessazione dal lavoro subordinato.
L'intervento delle Fiamme Gialle ha consentito di segnalare all'Ente di previdenza la frode per il blocco di oltre un milione di euro richiesti, totale di sussidi indebiti, compresi fra i 400 e i 1000 euro mensili, generalmente accreditati su carte prepagate. Dal sequestro dei fascicoli relativi alle false presentazioni delle istanze intese ad ottenere le indennità di disoccupazione non spettanti, si è arrivati a patronati dislocati in varie città d'Italia quali Ravenna, Perugia, Caserta, Napoli, Aversa, Villa Literno e Mirandola.
I reati contestati ai titolari delle due imprese individuali virtuali e ai 110 falsi lavoratori sono truffa ai danni dello Stato, falso in atto pubblico.
L'attività investigativa è stata coordinata dai sostituti procuratori di Modena, Katia Marino ed Enrico Stefani.

Pubblicato in Cronaca Modena

Utenze di acqua, elettricità, gas, telefonia e canone Rai. Giovedì 24 novembre a Modena un incontro con l'esperta di tutela legale dei consumatori aperto a tutti; i presenti possono rivolgere domande e chiedere consulenze su problemi specifici.

Modena, 23 novembre 2016

Come gestire contratti e disdette con le utenze di acqua, elettricità, gas e telefonia, come prevenire le truffe porta a porta o telefoniche, come essere in regola con il canone Rai.
È dedicato alla tutela legale dei consumatori l'incontro in programma domani – giovedì 24 novembre – alle 9 nell'auditorium Cisl "Romano Artioli", in via Rainusso 56/58 (palazzo Europa) a Modena.
All'iniziativa, organizzata dall'Adiconsum Modena (associazione consumatori Cisl) e dal sindacato pensionati Fnp Cisl Emilia Centrale, interviene Adele Chiara Cangini, responsabile provinciale Adiconsum.
L'incontro è aperto a tutti; i presenti possono rivolgere domande e chiedere consulenze su problemi specifici.

(Fonte: ufficio stampa CISL MO)

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Giovedì 17 novembre alle 15.30 presso il Teatro 900 di Tresigallo (Ferrara) si svolgerà un importantissimo incontro rivolto a tutti i cittadini, dove verranno spiegati alcuni metodi per difendersi dalle varie tecniche di raggiro che molti malviventi usano per poter truffare il prossimo e in particolare gli anziani.

Si tratta di una iniziativa che mira a rafforzare la legalità sul territorio, a rinsaldare i legami sociali e a contribuire, per quanto possibile, a un rafforzamento del rapporto di fiducia tra le istituzioni, i cittadini e gli operatori economici, un esempio molto positivo di collaborazione tra pubblico e privato, nel rispetto dei reciproci ruoli, per migliorare la sicurezza nel territorio.

L'iniziativa, che è totalmente gratuita, è stata chiamata "non ci casco", all'interno del teatro 900 verranno proiettati dei video e delle schede utili per spiegare meglio le tecniche più diffuse che i truffatori usano per mettere in atto i loro raggiri. Saranno presenti il Capitano Giorgio Feola Comandante della Compagnia Carabinieri di Copparo, il Maresciallo Capo Giovanni Diurno Comandante della stazione Carabinieri di Tresigallo, Claudio Dapporto Ufficio Sicurezza UniCredit, Enrico Dalla Valentina Area Manager Ferrara UniCredit, inoltre saranno presenti gli amministratori comunali di Tresigallo Formignana e Jolanda di Savoia.

La prima arma per difendersi dai truffatori è la prevenzione ma per prevenire è importante conoscere le dinamiche che usa il truffatore per ingannare il prossimo e l'incontro del 17 novembre è strutturato in un'ottica di prevenzione perché un cittadino informato è un cittadino più sicuro. Questa amministrazione considera la sicurezza del cittadino un punto cardine del nostro mandato e questo non sarà un incontro isolato ma il primo di una lunga serie.

(fonte: ufficio stampa Unicredit)

Maxi truffa finanziaria per 3 miliardi di euro: sgominata un'associazione criminale che proponeva falsi finanziamenti ad imprenditori in difficoltà. Sei persone arrestate.

Parma, 11 ottobre 2016

Al termine di una complessa attività di indagine durata oltre due anni e coordinata dalla locale Procura della Repubblica, la Guardia di Finanza di Parma ha smascherato un'associazione a delinquere composta da 14 persone e capeggiata dal noto faccendiere parmigiano F.A.P., già coinvolto in precedenti vicende giudiziarie.
L'operazione, scattata all'alba di questa mattina, ha visto impegnati, oltre agli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria di Parma, anche le Fiamme Gialle di Forli-Cesena, Bolzano, La Spezia, Lodi, Frosinone, Siracusa e Palermo, che in queste ore stanno ancora eseguendo ordini di custodia cautelare in carcere e provvedimenti di arresti domiciliari nei confronti degli affiliati.
Grazie all'utilizzo di particolari tecniche di indagine, a pedinamenti, all'analisi di centinaia di contratti, nonché ai numerosissimi riscontri sulle banche dati in uso al Corpo, i finanzieri hanno potuto ricostruire un articolato sistema di truffa a danno di decine di imprenditori italiani ed esteri, spesso in stato di difficoltà, che per ottenere finanziamenti si erano rivolti alla società neozelandese INTERNATIONAL WORLD INVESTMENT LOANS (I.W.I.L.).
Quest'ultima, dipinta come ente di intermediazione finanziaria, era in realtà una società fantasma, sebbene - come emerso dalla documentazione sequestrata e dalla pubblicità in rete - vantasse sedi in Nuova Zelanda, Delaware (USA), Israele, Giappone, Singapore e Grecia.
Dietro la fantomatica I.W.I.L. si celava, in realtà, un'organizzazione che fingeva di operare alla luce del sole utilizzando immobili di pregio locati nella città di Parma, così da apparire come un normale operatore nel settore finanziario.
La truffa veniva perpetrata proponendo contratti di finanziamento a tassi agevolati, senza le necessarie misure di garanzia e con la sottoscrizione di un fittizio contratto di investimento che addirittura serviva ad abbattere i costi dell'operazione.
Dopo la sottoscrizione, veniva richiesto il versamento di una somma di denaro a titolo di spese per l'istruzione della pratica, a fronte del quale seguiva anche l'emissione di una fattura fiscale: l'ennesimo artifizio finalizzato a generare una certa rassicurazione nel cliente, tuttavia in grado di permettere all'organizzazione di incassare una somma anche maggiore di denaro.
Alla fine di tale messinscena, non un solo euro di finanziamento è stato erogato.
Le indagini hanno permesso di scoprire che sono state vittime del raggiro non meno di settanta titolari di aziende e che alcuni di loro, in gravi difficoltà economiche, hanno successivamente dichiarato il fallimento.
I militari hanno calcolato che il totale dei finti finanziamenti sottoscritti negli ultimi due anni ammontava a non meno di 3 miliardi di euro e che con questo sistema l'organizzazione ha generato illeciti introiti per oltre 2 milioni di euro.

In ragione di ciò, il GIP presso il Tribunale di Parma - dottor Alessandro CONTI - ha disposto l'emissione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere, e di quattro provvedimenti di arresti domiciliari, oltre che il sequestro della sede della I.W.I.L. e l'inibizione dell'accesso e l'oscuramento delle pagine web illecitamente utilizzate.
I 14 indagati dovranno ora rispondere del reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata e continuata.

Pubblicato in Cronaca Parma
Venerdì, 30 Settembre 2016 16:41

Tentata truffa nel parcheggio dell'Eurosia

Tenta una truffa nel parcheggio del centro commerciale "Eurosia": identificato per C.C., pregiudicato 31enne di origini campane domiciliato a Parma, è stato denunciato in stato di libertà.

Parma, 30 settembre 2016

Nel primo pomeriggio di ieri una Volante della Questura di Parma è intervenuta presso il parcheggio all'aperto del Centro Commerciale "Eurosia" perché era stato segnalato un tentativo di truffa.
Giunti immediatamente sul posto, gli agenti hanno accertato che la vittima della tentata truffa era stata avvicinata da un uomo a lui sconosciuto, che lo aveva informato che poco prima due soggetti avrebbero tentato di rubare la targa anteriore della sua auto e tentato di rovistare all'interno dell'abitacolo dal finestrino, che era stato lasciato aperto per metà.
Solo grazie al pronto intervento di questo sconosciuto e di un suo conoscente i ladri sarebbero stati messi in fuga dopo una colluttazione, durante la quale – prosegue il racconto del presunto truffatore - l'uomo avrebbe subito il danneggiamento della cover del suo telefono cellulare, cadutogli nella lite. A questo punto questi gli aveva chiesto di rimborsargli la spesa del danneggiamento del proprio telefono, danno quantificato dallo stesso per circa 20-30€.
Solo in tale frangente, la vittima aveva avuto il sospetto che tale racconto, apparso alquanto strano, potesse essere un tentativo di truffa.
e si era rivolto a alla vigilanza interna dell'Eurosia e al 113.
All'arrivo della vigilanza interna, la vittima ha indicato il presunto truffatore, che stava tranquillamente sorseggiando un caffè al bar vicino all'ingresso del centro commerciale. L'addetto alla vigilanza, visionando i filmati delle telecamere interne, ha in effetti constatato come il racconto del tentativo di furto e della colluttazione fossero completamente inventati.
Mentre la vittima si recava a sporgere denuncia, il presunto truffatore è stato accompagnato in Questura, dove, identificato per C.C., pregiudicato 31enne di origini campane domiciliato a Parma, è stato denunciato in stato di libertà per tentata truffa.

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L'"idraulico Berselli" avvicinava le vittime con la scusa di essersi dimenticato il portafoglio e di dover pagare un ticket urgente. In Questura è risultato avere un precedente specifico presso l'Ospedale di Reggio Emilia, per il quale era già stato denunciato.

Modena, 26 settembre 2016

Usava fare insospettabile e modi distinti per raggirare le vittime, lasciando passare un po' di tempo fra una truffa e l'altra. M.G., modenese di 71 anni, nell'ultimo anno resosi protagonista di numerose truffe all'interno dell'Ospedale di Baggiovara, è stato denunciato in stato di libertà.

Svariate persone, per la maggior parte anziane, nell'ultimo anno avevano sporto denuncia presso il posto di Polizia dell'Ospedale per essere state raggirate dall'uomo. L'"idraulico Berselli" - così si presentava alle vittime - con la scusa di essersi dimenticato il portafoglio e di dover pagare un ticket urgente, chiedeva loro dei soldi promettendo di restituirli non appena fosse arrivata la moglie. M.G., poi, spariva facendo perdere le proprie tracce, prima dell'intervento della Polizia.

Sempre le stesse le modalità: avvicinava le vittime, con cui parlava in perfetto dialetto modenese fingendosi un amico di famiglia. Tra una truffa e l'altra faceva trascorrere qualche mese in modo tale da far scemare l'attenzione, per poi colpire nuovamente.

Alcuni giorni fa, è stato identificato all'interno dell'Ospedale di Baggiovara grazie alla collaborazione del personale di vigilanza opportunamente sollecitato dalla Questura. Dalle descrizioni fornite dalle vittime gli agenti hanno potuto rintracciare il sedicente idraulico che per sfuggire ai controlli ha simulato un malore a seguito del quale è stato accompagnato presso il Pronto Soccorso. Una volta dimesso, dai rilievi foto-segnaletici è emerso che risulta avere un precedente specifico presso l'Ospedale di Reggio Emilia, per il quale era già stato denunciato.

Sono numerose le parti offese che hanno già provveduto a riconoscere M.G. quale autore delle truffe ai loro danni.

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I Carabinieri della Stazione di Crevalcore hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di una 31enne rumena, senza fissa dimora, ritenuta responsabile di rapina aggravata in concorso.

Il provvedimento cautelare, emesso dall'Ufficio del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna, nasce da una richiesta della locale Procura della Repubblica a seguito di un'indagine dei Carabinieri avviata con la denuncia di un 76enne di Crevalcore che il 21 maggio scorso venne rapinato in via Giacomo Matteotti da due donne che si erano avvicinate con la scusa di avere un rapporto sessuale. Nella circostanza, la vittima era stata aggredita, scaraventata a terra e privata del suo orologio d'oro che indossava. A rapina conclusa, le due donne si erano dileguate a bordo di una Skoda Fabia.

L'attività investigativa dei militari ha permesso di risalire alla 31enne destinataria del provvedimento, tra l'altro gravata da precedenti di polizia. La donna, individuata sabato mattina a Ravarino (MO) dai Carabinieri della Stazione di Crevalcore, è stata arrestata e condotta presso la Casa Circondariale di Modena.

Le indagini dei Carabinieri proseguono nei confronti di un'altra rumena, anche lei gravata da precedenti di polizia, sospettata di aver preso parte alla rapina descritta.

Nella foto di PASCU Lidia, la 31enne rumena destinataria del provvedimento. (vedi Galleria Immagine)

La compagnia Carabinieri di San Giovanni in Persiceto suggerisce che, qualora vi siano altre vittime di rapine analoghe commesse nel bolognese, possono rivolgersi alla più vicina Stazione dei Carabinieri per avere ulteriori dettagli.

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La Guardia di Finanza di Parma ha sequestrato, questa mattina, un patrimonio di 11 milioni alla nota azienda alimentare parmense. Il reato è quello di truffa aggravata. Indagati i due amministratori. Si tratta di un decreto di sequestro preventivo d'urgenza emesso dalla Procura della repubblica di Parma....

di Alexa Kuhne

Parma, 4 luglio 2016

Sembrava una azienda alimentare fiorente, così sana da indurre in errore una società che finanzia le imprese che dimostrino di essere floride ad erogare soldi pubblici per 11 milioni di euro.
Sotto l'apparente stato di benessere si nascondeva invece l'inganno per il quale è stato ipotizzato il reato di truffa aggravata per l'ottenimento di erogazioni pubbliche. A commettere il raggiro sono stati i due amministratori della Parmacotto.
E' stata questa mattina la Guardia di Finanza di Parma, a seguito di una complessa indagine economico-finanziaria avviata da circa un anno e, successivamente, coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica di Parma, ad eseguire il provvedimento di sequestro patrimoniale per 11 milioni di euro, emesso in via d'urgenza dalla stessa Procura.
Le menti della truffa sarebbero i due amministratori pro-tempore della società: attraverso artifici contabili, false attestazioni e la conseguente falsificazione di un bilancio annuale d'esercizio, erano riusciti a far apparire una situazione economico-patrimoniale talmente fiorente da indurre in errore una società di diritto pubblico - una di quelle che hanno finalità di sostenere e sviluppare investimenti produttivi e programmi di sviluppo di aziende italiane sane e redditizie – tanto da convincerla, su richiesta dell'azienda stessa, ad erogare un finanziamento di 11 milioni di euro.
Denaro pubblico concesso nel settembre del 2011 quando i due responsabili amministrativi erano stati capaci di un bilancio fasullo, non rispondente alla reale situazione economica e finanziaria dell'azienda, evitando così di far apparire una consistente perdita di esercizio.
La situazione critica latente è poi esplosa nel 2014 quando la società si è vista costretta a ricorrere, per le enormi perdite non più occultabili, alla procedura, prevista dalla legge Fallimentare, del "concordato preventivo in continuità", uno strumento che, introdotto nel 2012, permette ad una azienda che ha una situazione debitoria anche irreversibile, di proporre ai creditori un piano di rientro.
Il sequestro stabilito dalla Procura della Repubblica mira a recuperare il denaro pubblico che l'azienda ha ricevuto indebitamente sotto forma di aumento del proprio capitale sociale: le concessioni di tali forme di finanziamento pubblico hanno lo scopo di sostenere le aziende italiane in crescita, sane e redditizie, escludendo, pertanto, "salvataggi" di realtà aziendali che acquisirebbero, così, un ingiusto vantaggio sul mercato a scapito di quelle aziende che, pur in difficoltà, rispettano le leggi e continuano, tuttavia, ad improntare i loro atti e comportamenti sull'onestà e sull'etica, sia gestionale che contabile.
L'azienda non verrà chiusa: il complesso dei beni aziendali (disponibilità finanziarie, quote societarie, beni mobili e immobili, ecc), sottoposti a vincolo giudiziario, verranno utilizzati e gestiti sotto il controllo di un amministratore giudiziario professionista del settore, appositamente nominato dalla Procura della Repubblica, al fine di garantire la continuità e lo sviluppo aziendale e sino al completo recupero, da parte dello Stato, delle somme illecitamente percepite dalla società.
L'operazione di servizio si inserisce nel più ampio ambito delle funzioni demandate alla Guardia di Finanza che, quale forza di polizia economico-finanziaria, punta non solo al recupero dei tributi evasi ma anche al controllo della Spesa Pubblica e al recupero dei conseguenti illeciti impieghi di fondi pubblici.

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La polizia di Parma ha denunciato due persone perché truffavano online proponendo cellulari a prezzi ribassati. A organizzare le vendite un 53enne di Bergamo, residente a Ravenna, e un tarantino di 34 anni.Parma, 1 giungno 2016

E' stata la polizia di Parma a risalire ai due truffatori che proponevano cellulari sul noto portale di acquisti online subito.it.
Le due denunce sono partite da Parma, ma si sommano alle numerosissime che pervengono agli agenti da ogni parte di Italia.
Ad aver organizzato una falsa vendita su web sono stati un 53enne di Bergamo, residente a Ravenna, e un tarantino di 34 anni. I due avevano offerto due smartphone a 500 e a 360 euro, concordando poi il prezzo di 470 e 330 con due acquirenti, due ragazze di Parma che, una volta contattati i proponenti al telefono, non hanno esitato a pagare con carta postpay, non ricevendo nulla in cambio.
I poliziotti sono risaliti ai due impostori e li hanno denunciati. AK

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L'indagine della squadra mobile di Modena ha permesso di scoprire una truffa sul cemento utilizzato nella realizzazione della scuola Media Frassoni di Finale Emilia. Si tratterebbe di calcestruzzo depotenziato...

Modena, 27 maggio 2016

Ci sono due aziende nel mirino della Procura di Modena dopo che è partita l'indagine sull'utilizzo di materiale di scarsa qualità per la costruzione della scuola media "Frassoni" di Finale Emilia.
Secondo la Squadra Mobile le ditte fornitrici avrebbero anche fornito campioni fasulli per sfuggire ai controlli.
L'ipotesi avanzata è che si possa trattare di calcestruzzo di qualità più scadente rispetto a quello certificato ufficialmente dalla Direzione dei lavori, per risparmiare sul materiale e trarre maggiore profitto che è servito per la realizzazione della Scuola Media "Cesare Frassoni" di Finale Emilia.
Il reato ipotizzato dalla Squadra Mobile della Questura di Modena e dalla Polizia Municipale è quello di truffa.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Ferretti, hanno portato oggi ad una ventina di perquisizioni fatte negli uffici di due imprese edili.
Il filone dell'inchiesta ha preso avvio alla fine del 2015 ed è ancora lontano dall'esaurirsi.
L'operazione è scaturita da intercettazioni telefoniche per un traffico di droga in cui si parlava di 'cubetti'.
I 'cubetti' erano appunto il cemento che veniva trasportato, o meglio, i campioni di calcestruzzo che le ditte finite nell'indagine realizzano per testare i materiali che dovrebbero essere conformi alle richieste degli appaltatori e alle norme vigenti.
In modo continuo e sistematico nel cantiere di Finale veniva messa in atto la truffa del cemento depotenziato. La legge obbliga, infatti, gli operai a realizzare il cubetto in concomitanza con la colata vera e propria di cemento, per poi etichettarlo con un verbale che ne contenga le caratteristiche tecniche e inviarlo ad un laboratorio indipendente che ne certifichi la qualità. Ebbene, i cubetti realizzati alle scuole Frassoni venivano puntualmente sostituiti con altri blocchi di cemento provenienti da vari magazzini: i "provini" originali venivano accatastati lasciati nel dimenticatoio, mentre i sostituti venivano etichettati con un nuovo verbale e spediti al laboratorio, dove ovviamente passavano il test della prova di schiacciamento.
Nei guai sono finite due imprese. In primis la Betonrossi spa, azienda piacentina leader nella produzione di cementi e con diversi stabilimenti in tutto il nord Italia, che era la fornitrice dell'impresa che aveva vinto la gara di appalto, ovvero la modenese AeC Costruzioni Srl. Sarebbero oltre una quindicina le persone indagate, dai tecnici ai vertici aziendali delle due società, ma la Procura mantiene l'assoluto riserbo in attesa di ulteriori approfondimenti. AK

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