Personale del Commissariato di P.S. di Carpi ha denunciato in stato di libertà un 43enne, residente nel cagliaritano, per il reato di truffa.
I fatti risalgono alla scorsa estate quando la vittima, un uomo residente a Carpi, aveva prenotato, su un noto sito di annunci on line, un’offerta di locazione per un appartamento turistico in località Lido Adriano (RA), versando la somma di euro 300,00, quale caparra.
Dopo il pagamento, il locatore si era reso irreperibile.
Appurato che le utenze telefoniche utilizzate per pubblicizzare l’offerta erano fittizie, gli agenti del Commissariato, a seguito di approfondite indagini, sono riusciti a risalire all’intestatario della carta di credito “Poste Pay Evolution” su cui era stato versato l’accredito.
È stato così individuato l’autore dell’illecito, soggetto già noto per i numerosi precedenti a proprio carico, in particolare reati di truffa, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Bologna per rapina.
I tre giovani campani presentavano documenti di identità e buste paga abilmente contraffatte per accendere finanziamenti delle grandi catene di elettronica ed entrare in possesso di oggetti hi-tech, che poi non pagavano. Già sei i colpi messi a segno in Emilia Romagna. La truffa è stata sventata dall’intuito dei Carabinieri di Mirandola.
Di Claudia Fiori Mirandola (MO) 24 gennaio 2020 – Utilizzavano documenti di identità contraffatti, con dati riferibili a persone esistenti, ma sostituendo la foto, e buste paga altrettanto fasulle, emesse falsamente da aziende del territorio modenese per renderle più credibili e le presentavano a garanzia di finanziamenti per l’acquisto di costosi oggetti di elettronica alle grandi catene. Finanziamenti che, naturalmente, non pagavano una volta ottenuto “gli oggetti del desiderio”.
Così funzionavano le truffe messe in atto da tre trentenni di origine campana, interrotte da un’intuizione dei Carabinieri di Mirandola, che hanno notato un’auto sospetta che cercava di eludere i controlli a campione normalmente predisposti sulle strade. Gli uomini dell’Arma hanno così fermato la vettura ed è subito saltato all’occhio l’atteggiamento nervoso del guidatore e dei due passeggeri. Hanno così deciso di approfondire le verifiche e hanno così rinvenuto a bordo una grande quantità di prodotti hi-tech, tra smartphone di ultima generazione, tablet, laptop e Pc, per un valore complessivo di circa 12 mila euro. Ulteriori ricerche nel veicolo hanno reso chiaro ai Carabinieri l’origine di quella merce: sono stati trovati infatti diversi documenti di identità visibilmente falsi, tessere sanitarie e buste paga contraffatte e intestate a persone estranee alla vicenda.
Ulteriori accertamenti hanno consentito di appurare che, negli ultimi giorni, i tre avevano messo a punto sei truffe, attivando finanziamenti per migliaia di euro in altrettanti negozi, due a Ravenna, uno a Rimini, uno a Castenaso, nel bolognese, uno a Castellarano, nel reggiano, e uno presso il negozio Comet del centro commerciale Borgogioioso di Carpi, nel modenese. Prima di essere intercettato, il trio ci aveva provato anche all’Ipercoop di Mirandola, ma una commessa si era insospettita e aveva negato loro il finanziamento. I Carabinieri di Carpi stanno svolgendo ulteriori indagini per verificare l’accensione di eventuali altri finanziamenti con il metodo truffaldino e bloccarne l’erogazione. La merce, nel frattempo, è stata sequestrata e sarà restituita ai punti vendita.
Per quanto riguarda la “banda”, uno dei soggetti, trovato in possesso di documenti falsi, è stato tratto in arresto, mentre gli altri due sono stati denunciati a piede libero.
Da oltre un mese si moltiplicano le segnalazioni alle sedi Adiconsum Cisl Emilia Centrale: sono tornate le “ping calls”, ovvero le chiamate truffa con prefisso +216 (Tunisia). O meglio ancora bisognerebbe parlare di squilli anziché di chiamate, giacché il telefono suona una volta sola e poi, dall’altro capo della linea, riagganciano.
“Moltissimi utenti – spiega Chiara Cangini, responsabile Adiconsum Emilia Centrale (associazione consumatori della Cisl) – o se ne accorgono in diretta o si ritrovano sul telefonino chiamate senza risposta con un prefisso internazionale che è +216 (Tunisia). L’obiettivo è quello di far leva sull’abitudine dell’utente a richiamare un numero in casa di chiamata persa. Se lo facessimo anche in questo caso rischieremmo però di vederci immediatamente svuotato il conto telefonico, oppure che ci vengano attivati una miriade di servizi di abbonamento non richiesti (ovviamente con costi elevati)”.
“Fino a qualche tempo fa – dettaglia l’operatore Massimo Rancati -, le ping calls dalla Tunisia provenivano esclusivamente da due numeri di telefono, il +216 28 915 036 o +216 28 914 685, ora arginati dall’intervento delle Autorità. Le numerose segnalazioni pervenute in Associazione consumatori ci dicono però che ciò non è bastato, ed i malintenzionati continuano a perpetrare la truffa utilizzando altri recapiti”.
“Pertanto – conclude la Cangini -, considerando che anche bloccare i singoli numeri di telefono non sarebbe particolarmente efficace, allo stato dell’arte il più efficace dei consigli per difendersi da queste chiamate truffa è tenere a mente il prefisso +216 e non rispondere né richiamare alcuno di questi numeri. Da monitorare altresì le chiamate provenienti da Moldavia (prefisso +373) e Kosovo (prefisso +383), anch’essi già noti per pratiche fraudolente.
L’anziano era stato derubato nel parcheggio della Coop I Ciliegi di Vignola da due giovani nomadi, che nei giorni successivi hanno prelevato l’ingente somma. In seguito alla denuncia, sono state colte sul fatto mentre tentavano un altro prelievo. In tasca avevano il portafoglio del derubato. Processate per direttissima, sono state condannate a due anni, da scontare ai domiciliari.
Di Manuela Fiorini Vignola (MO) 9 agosto 2019 – Lo suggerisce il buon senso, ma anche i numerosi consigli per prevenire furti e raggiri: mai tenere insieme bancomat e relativo pin. Lo ha imparato a proprie spese un 83 enne di Vignola, che lo scorso 7 agosto, mentre si trovava nel parcheggio della Coop I Ciliegi di Vignola, intento a riportare al suo posto il carrello, è stato derubato del borsello, lasciato incautamente sul sedile dell’auto, da due donne. Oltre ai contanti, nel borsello c’era anche il bancomat con relativo pin. Le ladre ne hanno quindi approfittato per effettuare tre prelievi, per un totale di 1400 euro.
Nel frattempo, però, il derubato ha presentato denuncia di furto ai Carabinieri di Vignola e sono scattate le ricerche delle responsabili. Una pattuglia ha notato due donne corrispondenti alla descrizione intente a prelevare denaro presso il bancomat della BPER di via Borsellini e sono intervenuti, cogliendole sul fatto. Le due avevano ancora addosso il portafoglio dell’anziano e il denaro prelevato dei giorni precedenti.
Sono quindi state accompagnate in caserma, dove sono state identificate: si tratta di due nomadi di etnia sinti di 23 e 26 anni, domiciliate presso un campo di San Lazzaro di Savena (BO), con diversi precedenti. Pertanto, è scattato l’arresto per furto e utilizzo fraudolenti di carte di credito.
Ieri mattina si è svolto il processo per direttissima che ha inflitto loro una condanna a due anni, che sconteranno ai domiciliari presso il campo di residenza.
Tenta di truffare un automobilista e sperona l’auto di servizio per guadagnarsi la fuga: arrestato dalla Polizia di Stato
Nelle sorse ore, personale della Squadra Mobile transitando nel primo tratto di via Vignolese, nei pressi del civico 578, ha prestato soccorso ad un uomo che a bordo della propria autovettura, fermatosi all’altezza delle strisce pedonali aveva azionato il clacson in modalità fissa come per attirare l’attenzione dei passanti.
L’uomo, in evidente stato di agitazione, ha riferito agli agenti che aveva appena subito un tentativo di “truffa dello specchietto” da parte del conducente di una Seat Ibiza di colore grigio chiaro, indicando l’auto mentre si stava allontanando in direzione di via Campi.
La pattuglia si è, pertanto, posta all’inseguimento dell’auto azionando i dispositivi luminosi. Il conducente alla vista della Polizia anziché fermarsi, ha accelerato nel tentativo di eludere il controllo, mantenendo una condotta di guida spericolata a velocità sostenuta, effettuando anche diversi sorpassi azzardati incurante dei semafori rossi. Giunto in via Emilia Est si è immesso nel parcheggio dell’UNIEURO per evitare la coda delle altre autovetture. Gli agenti approfittando dello spazio creatosi al centro della carreggiata, agevolati dagli altri automobilisti in transito, sono riusciti a raggiungere l’uscita dell’area di parcheggio, utilizzata dai fuggitivi anticipandone, le mosse e ponendo il mezzo di servizio di traverso al fine di bloccare il passaggio.
A questo punto, il conducendo non avendo più a disposizione vie di fuga, ha accelerato utilizzando la propria auto come “ariete” per superare lo sbarramento. Il tentativo è stato vano in quanto l’impatto ha danneggiato entrambe le auto in modo tale da non poter più proseguire la marcia.
A bordo della Seat Ibiza erano presenti la moglie e i due figli minori della coppia, che fortunatamente non hanno riportato traumi a seguito dello speronamento. L’uomo, un italiano di 23 anni, è stato tratto in arresto per i reati di resistenza a Pubblico Ufficiale, danneggiamento aggravato e tentata truffa.
La consorte è stata trovata in possesso di oltre 7000 euro in contanti, che sono stati sequestrati in quanto probabile provento dell’attività delittuosa della coppia. Entrambi, infatti, risultano avere precedenti di Polizia per reati contro il patrimonio, in particolare per truffa.
La modalità è sempre la stessa: suonano alla porta di casa, insistono per entrare, mostrano un catalogo di prodotti per la casa e si fanno firmare una "specie" di ricevuta.
Invece è un contratto di acquisto, spesso del valore di alcune migliaia di euro (fino a 10 mila).
La famigerata "truffa del catalogo" non passa mai di moda. Negli ultimi giorni una ventina di cittadini modenesi ha segnalato ad Adiconsum Emilia Centrale (l'associazione consumatori della Cisl) di esserne rimasta vittima.
«Si tratta di una pratica ingannevole messa in atto da diverse aziende che cambiano continuamente ragione sociale – racconta l'operatrice Adiconsum Emilia Centrale Patrizia Barletta – I commerciali incaricati operano "porta a porta", prendendo preferibilmente di mira anziani e persone sole in casa. Una volta entrati nell'abitazione, con pressioni più o meno insistenti, chiedono quella che pare essere un'innocua firma per ricevuta di un catalogo di offerte di mobili, materassi e arredi. Solo in seguito il malcapitato si accorge di aver sottoscritto un vero e proprio contratto, con impegno ad acquistare merce per migliaia di euro per più anni, spesso persino con un oneroso finanziamento accessorio».
L'associazione consumatori della Cisl spiega che la via d'uscita dipende soprattutto dall'atteggiamento del venditore, una volta ottenuta la firma. Se la copia del contratto viene immediatamente consegnata all'ignaro acquirente, è sufficiente esercitare il diritto di recesso entro 14 giorni, come di prassi per i contratti conclusi fuori dai locali commerciali.
Se, invece, il raggiro viene scoperto solo dopo la scadenza di questo termine, le cose si fanno più complicate, specie se si cede al versamento di una quota a titolo di caparra sotto la promessa di "uscire dal circuito" con un unico acquisto. Ecco perché è opportuno seguire alcuni consigli, utili per difendersi anche in via preventiva.
«Innanzitutto occorre prestare sempre la massima attenzione a cosa si firma, specie quando si tratta, come in questo caso, di documenti su carta copiativa – spiega Barletta -
Se si è firmato, il consiglio è non consegnare alcuna somma di denaro, soprattutto contanti, nemmeno sotto la minaccia di azioni legali da parte dell'azienda venditrice. Siamo di fronte, infatti, a una pratica commerciale scorretta e il vincolo contrattuale è comunque nullo perché affetto da vizio del consenso.
Se si è ricevuta merce a casa, siano campioni pubblicitari o propriamente mobili d'arredo, - continua l'operatrice Adiconsum - è consigliabile lasciarla imballata, immacolata e pronta a essere restituita, anche perché spesso si tratta di vere e proprie "patacche", o comunque di merce di valore di molto inferiore al prezzo di vendita richiesto.
Bisogna ricordarsi che un eventuale finanziamento sottoscritto assieme al contratto di vendita si qualifica come "accessorio" a quello principale: se quest'ultimo decade, ad esempio perché si è esercitato il diritto di recesso, anche il primo resta privo di effetti».
Chi rimane vittima di questi raggiri può rivolgersi ad Adiconsum Emilia Centrale (per Modena telefonare allo 059 890897) non solo per ricevere assistenza e far decadere ogni vincolo contrattuale, ma anche per segnalare questi casi – e dunque queste aziende – all'Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato).
Truffe online e phishing: anche la Polizia di Stato nel mirino di hacker e truffatori telematici. Finto sondaggio sull’installazione di nuovi autovelox con il falso premio di 500 euro. La nuova allerta della Polizia Postale: non cliccate e cestinate i messaggi.
Neanche la Polizia di Stato è immune dall’attenzione di hacker e truffatori telematici che non perdono l’occasione per sfruttare le ansie e le paure degli utenti della rete per approfittarne al fine di acquisire l’accesso abusivo a dispositivi o ai conti correnti. Questa volta verrebbe quasi da ridere se non ci fosse da preoccuparsi perché nel mirino dei malintenzionati è finita proprio chi indaga e reprime il crimine. A segnalarlo la pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” della Polizia Postale che con un post con tanto di screeshot del tipico messaggino, ha fatto lanciato l’allarme: «ALERT: FALSA E-MAIL PROVENIENTE DA “POLIZIA DI STATO - MULTA” In questi giorni potreste ricevere una e-mail proveniente da “POLIZIA DI STATO – MULTA <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>”, nella quale il destinatario viene invitato a partecipare ad un sondaggio, con estrazione finale di 500 euro, sull’istallazione di nuovi autovelox. Attenzione:
- Si tratta in realtà di e-mail truffaldine a cui non dare alcun seguito
- Non fornire alcun dato personale e/o relativo al proprio conto bancario».
Non resta che prestare attenzione anche quando messaggi email inaspettati hanno una parvenza istituzionale, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Ecco perché è utile seguire alcuni semplici consigli:
• Non “cliccare” sul link proposto;
• Non fornire alcun dato personale o relativo alla propria carta di credito o conto bancario;
• Effettuare la scansione del dispositivo con un antivirus aggiornato.
Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.
Truffe online: finti regali di Google, che ovviamente non ne sa nulla. La nuova bufala del Samsung Galaxy S10 in dono. L’allerta su Commissariato di PS On Line della Polizia Postale.
3 maggio 2019
Tutti vorrebbero ricevere in regalo l’ultimo smartphone di grido. Ma come andiamo ripetendo da tempo noi dello “Sportello dei Diritti”, nessuno regala nulla per nulla, neanche il colosso del web Google. Ecco perché bisogna prestare la massima attenzione ai tentativi di truffa che ci pervengono attraverso innocui, ma solo in apparenza, messaggini che c’invitano a cliccare su un link per ricevere gratis addirittura un costosissimo Samsung Galaxy S10, ma che in realtà sono pericolosissimi “specchietti per le allodole” di hacker e truffatori telematici.
Se si seguono le istruzioni, infatti, non si fa altro che consentire a questi malintenzionati di accedere abusivamente ai nostri dispositivi per sottrarre dati personali o bancari. A ricordarcelo ancora una volta è la Polizia Postale, che con un altro post pubblicato sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia”, con lo screenshot di uno dei tipici messaggi cui dobbiamo far attenzione a sottolineato che: “Congratulazioni se continui sarai il prossimo utente truffato. Non crediamo ai regali e non regaliamo i nostri dati.”.
Attenzione, quindi! È solo verificando ogni messaggio che giunge sui nostri apparati - rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” - che si può evitare di cadere nella trappola e quindi di farsi sottrarre dati sensibili o bancari. Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgersi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.
Social inondati da finte promesse per “fortunati” utenti con falsi buoni Decathlon. Lo “Sportello dei Diritti”: diffidate, non cliccate e non fornite dati personali, sono solo frodi. L’allerta anche su “Commissariato di PS On Line” della Polizia Postale.
23 aprile 2019
Ritorna ciclico, o meglio non si ferma mai uno dei must delle truffe online: i falsi buoni “Decathlon” di prezzo variabile che circolano su tutti i social network. Lo ripetiamo noi dello “Sportello dei Diritti” da anni ormai, e nonostante ciò, sembra che ci siano migliaia di utenti della rete che continuano a cascarci. Lo ribadisce anche la Polizia Postale che con l’ennesimo post con tanto di screenshot del tipico messaggio-truffa sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” ci ricorda di prestare la massima attenzione: “truffa Facciamo attenzione alle molte pagine sui social che contengono post sponsorizzati non riconducibili a Decathlon.
L'unica finalità è quella di mettere le mani sui dati personali di inconsapevoli utenti. Nel dubbio è sempre meglio accertarsi attraverso i siti ufficiali dei brand”.
Ancora una volta, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il modo migliore per difendersi, è quello di diffidare sempre da questo tipo di false promesse che per quanto allettanti sono sempre fasulle perché nessuno regala niente per niente. È sufficiente, quindi, non dare retta, non cliccarci mai sopra e non fornire mai dati personali.
Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.
Dopo le indagini della Procura di Milano si aprono nuove possibilità di tutela. Intanto Confconsumatori sollecita BPM a risarcire
Modena, 21 febbraio 2019 – Alla luce delle indagini della Procura di Milano sulle banche che hanno venduto diamanti da investimento, i consumatori coinvolti potranno richiedere anche il danno morale, oltre a quello patrimoniale. Confconsumatori, che sta già tutelando da anni centinaia di risparmiatori, si costituirà parte offesa insieme ai propri associati nel processo penale che si avvierà nei prossimi mesi. Per il momento, l'associazione continua a sollecitare Banco BPM a risarcire i clienti danneggiati e ricorda ai consumatori che non hanno conservato i diamanti la scadenza dell'8 marzo per richiederne la restituzione.
LE INDAGINI SULLE 5 BANCHE - Dopo che i risparmiatori hanno dovuto prendere atto del fallimento di IDB, la notizia delle articolate e complesse indagini della Procura di Milano, che hanno condotto al sequestro di 700 milioni di euro a carico di IDB (già fallita il 10.1.19) e di DPI, oltre che delle cinque banche coinvolte nella vendita diamanti (BPM, Unicredit, Intesa San Paolo, MPS e Banca Aletti), evidenzia e certifica il comportamento, quanto meno, scorretto di banche e società venditrici.
DANNO MORALE, OLTRE CHE PATRIMONIALE - Confconsumatori assiste e tutela da mesi centinaia di persone in tutta Italia. Si tratta di piccoli risparmiatori, famiglie, pensionati, piccoli imprenditori che, fidandosi del bancario di turno, sono stati convinti a investire i propri risparmi, talvolta anche totalmente o comunque in misura rilevante, in diamanti. Investimenti che venivano ingannevolmente sbandierati come sicuri e addirittura facilmente smobilizzati. A questo punto, i consumatori-risparmiatori devono sapere che hanno diritto anche al risarcimento del danno morale, oltre a quello patrimoniale, essendo vittime inconsapevoli di reato.
I PROSSIMI PASSI – Confconsumatori nei prossimi giorni si costituirà parte offesa insieme ai propri associati, depositando idoneo atto alla Procura di Milano. Inoltre, l'associazione chiede - in attesa della fine delle indagini - che Banco BPM, unica banca che a oggi non ha risarcito per intero i propri clienti, si affretti a rimborsare il danno patrimoniale totale al 100% in favore delle vittime.
Infine, Confconsumatori ricorda a tutti coloro che hanno ancora i diamanti in custodia presso la fallita di IDB, che entro l'8 marzo 2019 dovranno presentare idonea istanza al curatore fallimentare per la restituzione.
I risparmiatori danneggiati possono rivolgersi agli sportelli di Confconsumatori o scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .