Prosegue la raccolta dei racconti che vedono protagonista Rodolfo Lapidario, il titlare di una agenzia di pompe funebri in grado di parlare con i defunti. - decimo racconto -
Di Manuela Fiorini - Parma 2 settembre 2019 -
“Vorremmo che il nostro caro papà venisse ovviamente sepolto nella tomba di famiglia, accanto alla nostra adorata mamma…”, dissero quasi in coro i due figli del defunto delle cui esequie Rodolfo Lapidario avrebbe dovuto occuparsi.
Discussero gli ultimi dettagli. Sarebbe stata una cerimonia austera, ma la famiglia era benestante e non avrebbe badato a spese, tra banda, fiori, marmo, cantante lirico a eseguire i canti sacri alla messa di commiato…Poi Arturo Bonfanti Torrini avrebbe riposato accanto alla moglie che lo aveva preceduto di un decennio.
I due figli gli staccarono un assegno per l’anticipo e salutarono. Rodolfo Lapidario ebbe l’impressione che i due fratelli non fossero poi così disperati per la dipartita del genitore come volevano fare credere. Sospirò…probabilmente, come spesso accade, gli ultimi anni di una persona sono così difficili da condizionare tutta la famiglia e il passaggio a miglior vita si rivelava una liberazione dal peso terreno per tutti, soprattutto perché, e Lapidario lo sapeva meglio di altri, ad attendere i defunti c’era un mondo di luce e di gioia. Tanto è vero che non li vedeva quasi mai con l’aspetto che essi avevano al momento della morte, ma con quello che preferivano. Così, chi se ne era andato in età avanzata, gli si presentava con l’aspetto che aveva nel fiore degli anni, spesso con delle richieste da accontentare.
Così fu anche per il defunto genitore dei due facoltosi fratelli, che si presentò alle due di notte, facendolo sobbalzare dal letto, preceduto solo dalla consueta folata gelida.
“È inaudito, inaudito!”, tuonò lo spirito fuori di sé, aggirandosi nervosamente nella stanza. Aveva l’aspetto di un gentiluomo d’altri tempi, ben vestito, con uno sguardo bruciante per l’ira.
“Che si seppelliscano loro con il contorno di quella pagliacciata!”, continuò a inveire agitandosi e facendo volare oggetti e documenti per la stanza con la potenza psichica di quella sfuriata.
“Cerchi di calmarsi…”, osò Lapidario.
“Lo so che mi vedi…è per questo che sono qui, per impedire quella farsa di funerale!”
“Ma…i suoi figli mi hanno detto che così è scritto nel suo testamento…”
“Può anche darsi che sia così, ma di sicuro quello che c’è scritto nel “mio” testamento non l’ho scritto io. Essendo paralizzato, i miei figli avranno sostenuto con il notaio che le mie ultime volontà sono state loro dettate, ma non è così”, continuò lo spirito sempre più arrabbiato.
“Perché nell’ultimo periodo della mia vita posso anche essere stato un po’ “fuori di testa”, ma non avrei mai lasciato detto di venire sepolto nella tomba di famiglia, accompagnato da un teatrino di saltimbanchi, di falsi, di tristi teatranti che piangono lacrime finte e, soprattutto, mai e poi mai potrei sopportare di giacere per sempre accanto a quella…megera di mia moglie!”.
****
Lapidario cercò di calmare lo spirito irrequieto. La sua esperienza sulle “case infestate” gli suggeriva di trovare una soluzione, perché quell’anima aveva tutte le caratteristiche per rimanere sulla Terra a tormentare i viventi.
“Allora, Arturo”, gli disse dopo averlo fatto sfogare per bene, “che cosa desidererebbe per il suo commiato?”.
“Una cosa sola: essere sepolto accanto al mio vero amore. Una donna che ho amato per tutta la vita, fin da quando ero ragazzino, e che non ho potuto sposare perché per la mia famiglia “non era alla mia altezza”. Per me combinò un matrimonio con una viziata, noiosa, odiosa, ricca “mia pari”, che mi ha rovinato la vita con il suo carattere da despota…”. Lo spirito fece una pausa ed emise una fumata dalle narici per esprimere la rabbia repressa.
“Ma io non le ho consentito di rendermi infelice, ah, no! Per tutta la vita le ho messo le corna a quella e ho continuato a vedere il mio primo amore. Per fortuna quella megera se ne è andata prima di me e io ho potuto passare qualche anno sereno con il mio vero amore…E ora non posso tollerare di riposare per l’eternità accanto a quella…”.
“Suvvia Arturo, se ci pensa, si tratta solo del suo “vecchio abito terreno”. Sono sicuro che, là dove andrà, si ricongiungerà con la sua amata…”.
Le lampadine cominciarono a scoppiare una dopo l’altra.
“Giammai! Sarebbe un affronto, una beffa terribile…”.
“La sua famiglia però non capirebbe e, probabilmente, non accetterebbe mai di…farla riposare accanto a una persona che non sia sua moglie…”.
“Quei due? Degni figli di loro madre, estorti dai miei lombi sotto la minaccia di rovinarmi, perché quella strega ha sempre saputo che io ero infelice con lei e che mi vedevo con un’altra, ma a divorziare non ci pensava nemmeno, perché sarebbe stato uno scandalo per la famiglia, la sua…”.
Lo spirito fece una pausa, poi fissò Lapidario con occhi ardenti come bracieri.
“Se sarò sepolto nella tomba di famiglia, accanto a quella donna che mi ha reso la vita un inferno, giuro solennemente che rimarrò sulla Terra a infestare la casa di famiglia e a tormentare quegli inetti dei miei figli e tutta la loro progenie…”.
“Va bene…”, sospirò Rodolfo Lapidario, “Vedrò che cosa posso fare…Tanto per cominciare…ha qualche suggerimento?”.
L’anima parve calmarsi. “Oh, sì, certo che ce l’ho”. Anni fa, dopo essere rimasto finalmente vedovo ho depositato presso un notaio un testamento scritto di mio pugno. E una registrazione dove affermo con questa mia stessa voce che desidero essere sepolto accanto alla mia dolce Amalia, in una tomba semplice. E all’inferno quel mausoleo…”.
****
Era mezzogiorno di un giovedì quando Rodolfo Lapidario si recò nello studio del notaio Gaetani. Aveva preso appuntamento sostenendo falsamente, su suggerimento dell’anima infuriata, di essere l’esecutore testamentario di Arturo Bonfanti Torrini. Solo quando fu di fronte al Gaetani gli confessò di essere “solo un amico”, ma di essere a conoscenza del testamento autografo e della registrazione, più altri particolari della vita del defunto che lo spirito irrequieto e impaziente gli suggeriva di volta in volta.
“Gaetani mi conosce fin dai tempi della giovinezza, digli di quella volta che nascondemmo una sardina nell’organo della chiesa…e poi digli anche…”
“Sssttt”, lo zittì Lapidario, con la testa rintronata dalla petulanza dello spirito, quasi dimentico della presenza del notaio. Questi lo guardò con espressione meravigliata…ma qualcosa parve capire, perché sul suo viso comparve la bozza di un sorriso.
“Accetterebbe allora, di incontrare i figli del defunto Bonfanti Torrini e il suo “vero” esecutore testamentario?”. Il notaio annuì.
****
I funerali nel frattempo erano stati sospesi. Nell’ufficio nel notaio Gaetani c’era un silenzio…di tomba. Lapidario, che ufficialmente non era parte in causa, stava attendendo nella sala di aspetto fingendo di leggere una rivista. I figli di Arturo Bonfanti Torrini arrivarono insieme al loro avvocato e al notaio di famiglia. Avevano il volto pallido e tirato, uno dei due continuava a tormentarsi le dita, l’altro era sopraffatto da un tic nervoso e continuava a fare l’occhiolino. Il notaio Gaetani li fece accomodare nel suo studio e chiuse la porta.
“Che cosa si staranno dicendo lì dentro?”. Lo spirito del Bonfanti Torrini era come sempre al fianco di Lapidario.
“Sei tu lo spirito etereo…”, si limitò a rispondergli Lapidario. “Puoi entrare senza problemi e ascoltare che cosa dicono…”.
“Ah, giusto!...Sono ancora…troppo poco morto per abituarmi al mio nuovo stato”.
Poi, con mossa fulminea, attraversò il muro.
Comparve accanto a Lapidario dopo circa un’ora.
“Allora, come è andata?”, gli domandò l’impresario di pompe funebri.
“Alla fine, pare che io abbia ottenuto quello che desidero: che le mie spoglie terrene riposino per sempre accanto alla mia Amalia. Gaetani ha letto il mio testamento e ha fatto ascoltare ai miei figli e ai loro “scagnozzi” la registrazione”.
“E loro, come l’hanno presa?”.
“Come mi aspettavo…con un sospiro di sollievo. Sai perché erano così sconvolti? Perché temevano che con quel testamento sbucato all’improvviso io destinassi parte della mia cospicua eredità a qualcun altro, per fare loro dispetto. Sanno di non essersi comportati bene nei miei confronti, soprattutto negli ultimi anni della mia vita e avevano paura che io avessi trovato il modo di vendicarmi, oppure che spuntasse un loro fratello o sorella “segreti”…Ma io e Amalia non abbiamo avuto figli, non sarebbe stato giusto per lei, che agli occhi della società sarebbe stata una ragazza madre, né nei confronti di quei due là, dentro. A modo mio, ho voluto loro bene, perché, sebbene figli di loro madre, sono per metà anche miei…e in certe sfumature mi somigliano”.
Un’ombra di dolcezza attraversò gli occhi dello spirito, ormai soddisfatto.
“Mi dispiace per te Lapidario, che dal mio modesto funerale guadagnerai molto meno…”.
“Non importa…”, gli sorrise Rodolfo.
“Pensa che quando hanno saputo che le spese per le mie esequie sarebbero state inferiori, senza banda, cantanti e giullari vari, sono stati persino contenti. Meno soldi per te, ma di più per loro…come se non ne avranno già abbastanza…”. Lo spirito emise una risata cristallina.
E così fu, come da volontà di Arturo Bonfanti Torrini. Le sue spoglie mortali vennero sepolti in un piccolo cimitero di montagna, a terra, accanto alla sua adorata Amalia, l’unica donna che aveva amato in tutta la sua vita. Spazio che aveva provveduto ad acquistare per avere la sicurezza di farne la sua ultima dimora. Rodolfo Lapidario si attardò davanti alla lapide con i due nomi, mentre, nell’aria, un mulinello di vento gli fece arrivare l’eco della risata cristallina di un uomo e di una donna, finalmente riuniti.
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Racconto proposto da
C.O.F. – Consorzio Onoranze Funebri Parmense
-Sede: Viale dei Mille, 108 Parma – Tel 0521.993366 / 290722 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - http://www.cofonoranzefunebri.com -
Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.
Parma – Viale Villetta, 16 – Tel. 0521.960234
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Collecchio – Via P.F. Carrega, 12/A- Tel. 0521.802435
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Prosegue la raccolta dei racconti che vedono protagonista Rodolfo Lapidario, il titlare di una agenzia di pompe funebri in grado di parlare con i defunti. - nono racconto -
Di Manuela Fiorini Oltre, 8 giugno 2019 - Rodolfo Lapidario aveva avuto una settimana davvero piena. Aveva dovuto organizzare tre funerali e, per una piccola Agenzia di Onoranze Funebri come la sua, dove di norma faceva tutto da solo, era stato un lavoro immane. "Dovrei decidermi ad assumere qualcuno part-time", si diceva di tanto in tanto. Però tergiversava sempre. Poiché sarebbe stato davvero difficile condividere con un eventuale dipendente il suo "piccolo" segreto.
Di sicuro, sapere che il suo titolare aveva una clientela "ufficiale" e una "occulta", composta dagli spiriti dei trapassati, che gli si manifestavano per fare le loro rimostranze o esprimere i loro desideri in occasione del congedo definitivo da questa Terra, per passare in un'altra dimensione, non era cosa facile. In occasione degli ultimi tre funerali, tuttavia, nessuno spirito si era manifestato a lui con richieste più o meno bizzarre, o per inveire contro i parenti che avevano disposto un funerale diverso dai propri desideri. Del resto, si trattava di persone piuttosto anziane, che avevano ormai completato il loro percorso terreno, vivendo a pieno, persone stanche sotto il fardello degli anni, quasi sollevate dal sentire la leggerezza dell'anima dopo il peso del corpo, divenuto insopportabile.
Lapidario consultò l'agenda. Salvo chiamate dell'ultimo minuto, non avrebbe dovuto organizzare altri funerali nei primi giorni della settimana successiva. Tuttavia, siccome il suo non era certo un lavoro che si poteva programmare, decise di ritagliarsi un po' di tempo solo la domenica, magari per una scampagnata o una passeggiata in montagna. Magari avrebbe potuto fermarsi in un posto un po' rustico a mangiare qualcosa di buono...
Stava liberando i suoi pensieri quando una ventata di aria gelida in quella serata afosa irruppe nel suo ufficio. Non era l'aria condizionata, che teneva ancora spenta per parsimonia, accontentandosi di un vecchio ventilatore. Doveva, quindi, trattarsi di un nuovo cliente, e non della categoria di quelli "in carne e ossa". Questa volta, a differenza delle altre, la presenza non venne annunciata solo dalla ventata di aria gelida, ma anche da un pungente odore di salmastro, che gli ricordò quello dei piccoli porti dove approdano le barche dei pescatori.
Nella penombra, intravide la sagoma di un uomo, poi la sua figura eterea gli si rivelò del tutto. Aveva l'aspetto di un trent'enne, ma Lapidario non poteva effettivamente dire a che età quella persona era passata a miglior vita, dal momento che gli spiriti dei trapassati assumono l'aspetto dell'età che hanno preferito quando erano in vita. Questo spirito, tuttavia, si era presentato a lui con abiti piuttosto trasandati, il volto emaciato e la barba incolta...
"Allora è vero...che tu puoi vedere coloro che sono morti...", lo apostrofò subito lo spirito.
"È così...", lo rassicurò Lapidario con un sorriso per metterlo a proprio agio.
"Me lo ha detto lo spirito di Gustavo Ori, stamattina, al cimitero...Stava guardando per l'ultima volta la sua tomba, lui l'ha chiamata "il baule dove sono state riposte le mie spoglie mortali"...ma non sapeva di farmi un po' invidia..."
Rodolfo Lapidario fece mente locale. Gustavo Ori era uno dei defunti a cui aveva celebrato il funerale quella settimana.
"Tu, invece, chi sei?"
"Il mio nome è Gregor Galic..."
"Non mi sembra di averti nella lista dei...funerali. Sei appena morto?"
Lo sguardo dell'uomo si fece triste.
"No, sono morto alcuni mesi fa..."
"Però sei ancora qui, non sei passato oltre...posso chiederti perché?"
"Perché non ho avuto un funerale...e la cosa mi addolora..."
Lapidario guardò di nuovo lo spirito...se quello era davvero l'aspetto che quell'uomo aveva scelto per manifestarsi, o era quello che aveva al momento della morte, o non doveva avere avuto una vita troppo felice. Forse, lui stesso si era tolto la vita, oppure era uno dei tanti scomparsi di cui non si sa più nulla, il cui corpo non è mai stato ritrovato. Se poteva fare qualcosa per avvertire i parenti e indicare loro dove si trovavano le spoglie del loro congiunto, lo avrebbe fatto. Sì, lo avrebbe aiutato, grazie al suo dono.
"Ho capito...Gregor. Se non hai avuto un funerale, sai dove si trovano ora, le tue spoglie mortali?"
"In una cella frigorifera, all'Istituto di Medicina Legale...mi hanno portato lì quando...mi hanno trovato. Io, vivevo in strada, sono...ero un clochard, almeno nella seconda parte della mia vita...Quando sono arrivato in questo paese ero giovane e pieno di sogni, ho anche lavorato, poi è arrivata la crisi, ho perso il lavoro, la casa...sono finito per strada. E ho cercato di guadagnarmi da vivere, giorno per giorno, suonando il violino...una passione che avevo fin da giovane".
"Quindi, non sei morto...all'età in cui ti sei presentato a me..."
"No, avevo quasi settant'anni...ho avuto un infarto, forse per il freddo di certe sere...non era facile vivere in strada. A volte trovavo un rifugio nelle stazioni, oppure nei centri di accoglienza...ma non sempre andava bene...Quelli come me sono più di quello che credevo e spesso i posti erano tutti occupati".
Lapidario sentì un groppo alla gola.
"Questo è l'aspetto che avevo quando ho lasciato il mio paese, la Slovenia, dove facevo il mestiere che amavo, il pescatore. Per tutta la vita mi è mancato il mare, il suo profumo, quel senso di libertà che ti dà il vento addosso, le stelle sopra la testa, il rumore delle onde...".
"Hai parenti che io possa contattare per occuparsi del tuo funerale? Qualcosa mi inventerò con loro...oppure potrei dare qualche dritta a quelli di Medicina Legale..."
"Non mi sono mai sposato e non ho avuto figli, non che io sappia. Ero figlio unico e i miei genitori sono morti da tempo..."
"Allora, mi recherò io a parlare con il referente del Comune che si occupa dei funerali delle persone che non se lo possono permettere...".
****
Il mattino successivo, Rodolfo Lapidario si recò in Comune per parlare delle spoglie di Gregor Galic, il clochard che giaceva da mesi nella cella frigorifera dell'Istituto di Medicina Legale.
"Non siamo riusciti a contattare nessuno della famiglia. Questo poveretto non aveva né un cellulare né un'agendina con uno straccio di contatto. Viveva in strada, girando di città in città suonando il suo violino. Una vita vagabonda. Quando è successo, abbiamo fatto girare la sua foto nelle Questure, sperando che qualcuno lo riconoscesse, che si facesse avanti per la sepoltura...invece, lui è ancora qui", gli disse il referente del Comune.
"In questo caso, non è...il sindaco a doversi fare carico della sepoltura?", domandò Lapidario.
"Eh, Lapidario, la legge dice questo, e per quel poveretto sarebbe cosa buona e giusta. Ma le casse comunale sono vuote. Ogni centesimo è già stato destinato...finché non avremo una qualche disponibilità, un disavanzo, o qualche entrata inaspettata, il violinista dovrà attendere...al fresco".
Lapidario si fece dare una copia della foto di Gregor Galic. La sua immagine di settantenne era ancora peggiore e trasandata di quella giovanile con cui si era manifestato a lui. Eppure, nel suo sguardo c'era qualcosa di familiare. In quel momento, sentì un impulso fortissimo.
"Ci penso io..."
"Come, prego?".
"Mi occuperò io della sepoltura di...questa persona. Ho un'impresa di onoranza funebri...gioco in casa, insomma. Se mi volesse fare il favore di...liberare la salma e sciogliere le quisquiglie burocratiche, sarò ben lieto di organizzare la funzione religiosa e le esequie".
"E per il saldo..."
"Non c'è problema...mi occuperò di tutto, a titolo gratuito. Nessuno deve rimanere senza una degna sepoltura".
"Allora, per il loculo..."
"Nessun loculo...credo di sapere che cosa questa persona desiderasse per il suo commiato..."
"E come fa a..."
"L'ho guardato negli occhi...". Lapidario mentì a metà.
****
Quella domenica, Rodolfo Lapidario mise da parte l'idea di una scampagnata o di una gita in montagna. Guidò invece fino al mare. Raggiunse una piccola località, deserta in quel periodo dell'anno, fatta eccezione per qualche residente fisso e una manciata di pescatori. Si diresse verso il porto. Ne vide due che stavano sistemando le proprie reti, in previsione della giornata di pesca del giorno successivo.
"Buonasera, signori, posso chiedervi un grosso favore?".
Dopo il tramonto, la piccola barca partì. A bordo c'erano i due pescatori, padre e figlio. E Rodolfo Lapidario che stringeva al petto l'urna con le ceneri di Gregor Galic.
"Credo che qui andrà bene...", disse piano.
Accanto a lui, la sagoma invisibile del pescatore-violinista annuì.
Mentre i due pescatori in carne e ossa intonavano un canto di saluto, Lapidario aprì l'urna e versò le ceneri nel mare. Una parte finì subito nell'acqua, un'altra venne rapita dal vento, e raggiuse le prime stelle. Un gruppo di delfini si mise a giocare poco distante. L'anima di Gregor Galic gli sussurrò un ultimo grazie, poi si tuffò nella luce.
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Di Manuela Fiorini Parma 26 maggio 2019 - Rodolfo Lapidario stava sonnecchiando seduto alla scrivania del suo ufficio. Nessun cliente, voleva dire nessuna perdita, nessun dolore o sofferenza in qualche famiglia, dal momento che lui gestiva un'Agenzia di Onoranze Funebri. A un tratto, annunciata dal suono gentile del campanello agganciato alla porta per rivelare l'ingresso di qualcuno, entrò una donna che Lapidario conosceva.
Si trattava della signora Cesira, vecchia conoscenza della sua famiglia e, per qualche anno della sua infanzia, era stata anche una sua vicina di casa. La donna era ormai anziana e il padre di Lapidario prima e lui stesso in tempi più recenti, si erano occupati dei funerali di una lunga serie di suoi congiunti. Se ci pensava bene, la signora Cesira aveva sepolto parenti molto più giovani di lei. E anche stavolta, evidentemente, non doveva occuparsi del suo funerale, perché la donna gli si era presentata...in carne e ossa e non sotto forma di spirito. Rodolfo Lapidario, infatti, divideva la sua "clientela" in due categorie, quella dei vivi, che in genere si occupavano degli aspetti più pratici, e quella dei defunti, che si manifestavano a lui con ogni genere di richieste per il loro commiato.
"Buongiorno, Rodolfo...", esordì la signora Cesira guardandosi intorno per assicurarsi che nell'ufficio non ci fosse nessuno tranne loro due.
"Cesira...a che cosa devo la visita?", le rispose Lapidario.
"Hai due minuti, caro?".
"Certo, oggi è una giornata tranquilla. Si accomodi pure. Le preparo un caffè alla macchinetta..."
La signora Cesira si abbandonò sulla poltroncina rossa di fronte alla scrivania di Lapidario.
"Orbene? Di che cosa voleva parlarmi?", iniziò lui porgendole un bicchierino uso e getta con un profumato caffè bollente.
"Prima di tutto, voglio rassicurarti sul fatto che...in famiglia, ci siamo ancora tutti...", esordì la signora Cesira. "Però c'è una questione di cui vorrei parlarti...per avere un tuo consiglio ed eventualmente un aiuto".
Lapidario si sedette e cominciò a sorseggiare il caffè.
"Si tratta di mia figlia, Lara...Lei e suo marito Giacomo, qualche tempo fa, hanno acquistato un antico casale, quasi un castelluccio, con l'intenzione di farci un Bed & Breakfast. Hanno speso un patrimonio per metterlo in sesto, ristrutturarlo, realizzare le camere per gli ospiti, la cucina, la sala...Alla fine, è venuto una meraviglia...e la zona dove si trova, in montagna, è turistica...Tutto insomma, all'inizio faceva pensare che l'attività sarebbe andata a gonfie vele...Invece..."
Lapidario era tutt'orecchie. La signora Cesira gli lanciò un'occhiata eloquente.
"Invece, quando i clienti hanno cominciato ad arrivare, non solo se ne andavano molto prima delle notti prenotate, accettando anche di pagare le penali, ma hanno iniziato a scrivere recensioni molto negative sul B&B di mia figlia su internet...Insomma, sai come vanno queste cose oggi. Un'opinione si trasforma in pubblicità negativa che passa di bocca in bocca...Così mia figlia ha avuto un sacco di disdette...".
"Ne sono molto dispiaciuto, Cesira, ma non vedo come io potrei essere d'aiuto a lei o a sua figlia, che peraltro mi ricordo benissimo, da quando era bambina..."
"Arrivo al punto, Rodolfo...La ragione di tutte quelle recensioni negative non stanno nella gestione dell'albergo, o nel servizio...ma tutte concordano nel dire che nel B&B, si aggirano...strane presenze...soprattutto di notte. E la gente è terrorizzata!".
"Insomma, il casale che sua figlia ha rilevato sarebbe...infestato dai fantasmi?!". Lapidario sgranò gli occhi, poi rivolse uno sguardo affettuoso alla donna che gli stava davanti.
"È assurdo che la gente oggi creda ancora a queste...favole...", commentò, non credendo lui stesso alla bugia che stava raccontando.
"Rodolfo caro, mi meraviglio davvero che proprio tu mi stia dicendo questo...". Ora la signora Cesira lo stava trafiggendo con lo sguardo. "Come tu sai, io ero molto amica della tua defunta mamma, e lo sono stata fino al giorno in cui lei è passata a miglior vita..."
"Sì, certo, lo so..."
"Orbene, tua madre mi parlava spesso delle "bizzarrie" di sua suocera, di come lei sostenesse di vedere le anime dei trapassati e di come le persone che avevano perso un proprio caro si rivolgessero a lei per...comunicare con gli spiriti dei defunti...".
Lapidario deglutì.
"Tua madre mi raccontava anche che il "dono" di tua nonna era stato molto utile negli affari di tuo padre, quando rilevò l'Agenzia di Onoranze Funebri che ora hai ereditato tu...Ma, soprattutto...tua madre mi confidò, un giorno, di essere preoccupata per te..."
"Per me?"
"Aveva origliato per caso una conversazione fra te e tua nonna...che le aveva fatto pensare che tu avessi ereditato da lei quel "dono", quello di vedere le anime dei trapassati e di interagire con loro..."
Rodolfo impallidì. Non aveva parlato con nessuno di questa sua...caratteristica. Evidentemente, sua madre lo aveva fatto per lui. Era molto indeciso se negare la cosa e minimizzare quello che la signora Cesira sapeva, o farle una confidenza che, di fatto, ammettesse il suo "dono".
"Anche io mi sono rivolta a tua nonna per avere notizie di mio marito appena passato a miglior vita, anni e anni fa...In quell'occasione, be', ho avuto modo di appurare che quello che si diceva sulle sue...facoltà non era affatto una diceria...Quindi non ho ragione di dubitare che anche tu sia in grado di interagire con gli spiriti di chi non c'è più".
Lapidario sospirò.
"Che cosa dovrei fare, Cesira?"
"Potresti, per esempio, recarti al B&B di mia figlia, trascorrervi tutto il tempo necessario, naturalmente spesato, e capire se realmente l'antico casale è...infestato, da chi, e che cosa lo spirito irrequieto chiede per andarsene".
*****
Rodolfo Lapidario arrivò nella splendida località di montagna dove si trovava il B&B gestito dalla figlia della signora Cesira e da suo marito. Scese dall'auto e prese una grossa boccata di aria pura e leggera. Dopo tutto, qualche giorno di ferie gli avrebbe fatto bene. Pensandoci bene, erano anni che non si concedeva una vacanza. La giovane Lara, che ricordava bambina, si era fatta davvero una bella donna, con gli occhi luminosi e un sorriso dolce, anche se il suo sguardo non nascondeva una certa preoccupazione. Accanto a lei, c'era il marito Giacomo, che gli venne incontro tendendogli la mano.
"Non si preoccupi, signor Lapidario, sappiamo tutto...mia madre ci ha messi al corrente del suo...dono...ancora prima di contattarla...Sarà nostro ospite in tutto e per tutto...Non abbiamo molti clienti, ultimamente..."
"Già, qualcuno che non ha letto le recensioni, o qualche turista di passaggio, ogni tanto si ferma, ma il mattino dopo pagano il conto in fretta e furia e se ne vanno a gambe lavate".
"Voi avete mai...visto nulla?"
"In realtà, noi alloggiamo nella dependance...", disse Lara voltandosi verso una piccola casetta di mattoni situata dall'altra parte del giardino. "Per lasciare più libertà e privacy agli ospiti. E...no, non abbiamo mai visto nessun...fantasma, o sentito rumori strani, come invece affermano i nostri clienti".
"Non avete mai pensato al fatto che questa faccenda possa essere stata orchestrata apposta per...danneggiarvi?", chiese Lapidario.
"In realtà, sì, ci abbiamo pensato...ma non abbiamo nemici e non ci sono state in passato situazioni tali da farcelo pensare...Nemmeno la concorrenza, siamo l'unica struttura nel raggio di una trentina di chilometri".
"Capisco...Be', allora, facciamo calare la sera e vediamo che cosa posso fare per aiutarvi".
Rodolfo Lapidario prese alloggio in una delle quattro camere del B&B, quella ricavata nella torretta della costruzione. Era davvero un bel posto, caldo, accogliente, rustico, circondato dalla natura e dall'aria pulita. Si sistemò e cenò con Lara e suo marito. Poi, si congedò e si ritirò nella sua camera. Attese. Stava quasi prendendo sonno quando udì un rumore forte e sordo, simile a quello di una porta che sbatte. Si volse verso il pesante uscio della sua camera, ma lo trovò esattamente come lo aveva lasciato. In quel momento, il pavimento di legno cominciò a scricchiolare come sotto il peso di passi. Lapidario scorse un'eterea figura di fanciulla dal volto antico e sofferente. Le sue membra erano quasi trasparenti...La figura si diresse verso la finestra e con gesto deciso la spalancò, facendo entrare l'aria fredda della notte. Poi, emise un lungo lamento...
"Posso sapere perché fai questo?", le domandò Lapidario, mettendosi a sedere sul letto.
La fanciulla si voltò sbigottita verso di lui. I loro occhi si incontrarono.
"Come fai a vedermi? E, soprattutto, a non avere paura di me?"
Lapidario le sorrise bonario.
"Posso vedere le anime dei trapassati da quando ero piccolo...E per me i "fantasmi" sono sempre stati...di compagnia".
L'entità lo guardò stupita.
"Piacere, mi chiamo Rodolfo, Rodolfo Lapidario. Gestisco un'Agenzia di Onoranze Funebri e...aiuto chi ha lasciato fisicamente questa terra a realizzare i suoi ultimi desideri..."
"Che cos'è un'...Agenzia di Onoranze Funebri?", domandò incuriosita la fanciulla.
Lapidario ebbe un'intuizione.
"Da quanto tempo sei...qui?"
"Sono morta nel 1785...Il mio nome è Beatrice..."
"E...posso chiederti come sei morta?"
"Sono stata uccisa...da mio marito...cioè, dal tizio che avevano voluto farmi sposare per ragioni di interesse. Non l'ho mai considerato tale, non l'ho mai amato...perché nel mio cuore c'è sempre stato...il mio vero amore..."
In quell'istante, una folata di vento gelido irruppe nella stanza. Era diversa dalla brezza notturna, pur fresca, che entrava dalla finestra spalancata.
La sagoma di un uomo aleggiò nella stanza. Lanciò un'occhiata a Beatrice, poi a Lapidario, seduto sul letto.
"Lui può...vederci?", domandò con voce profonda, "Anche se non siamo noi a volerci fare vedere da lui?".
"Non è straordinario, Romualdo? Dopo secoli possiamo parlare con qualcuno che non abbia paura di noi...", disse Beatrice, mentre a sua figura impalpabile sembrava emettere luce.
Romualdo si presentò a Rodolfo con un inchino.
"Perché...siete ancora qui?", chiese lui con discrezione.
"Perché questa è...la nostra casa...il luogo dove siamo morti...ma proprio da morti, abbiamo potuto finalmente stare insieme". I due spiriti si sorrisero radiosi.
"Quindi, se ho ben capito, voi due in vita vi amavate, ma il vostro era un amore impossibile, così siete stati scoperti e...uccisi".
"Proprio così...", ammise Romualdo, mentre Beatrice gli si stringeva quasi fino a fondersi con lui.
"Però, miei giovani amici, posso dirvi che c'è un "Oltre", un luogo dove voi potete stare insieme per sempre, evolvervi, completarvi, dimenticando le sofferenze e le questioni terrene...ed è là che avreste dovuto andare, da tempo, ormai..."
"Ma questa è casa nostra, ci viviamo da secoli...se non fosse che ogni tanto, qualcuno di vivo viene a disturbare la nostra quotidianità...", protestò Beatrice, "Per questo facciamo di tutto per spaventarlo e mandarlo via".
"E poi, qui ci sono i nostri resti mortali...chi ci ha ucciso non ci ha dato una degna sepoltura, ma ha gettato le nostre spoglie in un dirupo. Una frana le ha sepolte e da allora giacciono senza una benedizione o un conforto...", aggiunse sdegnato Romualdo.
"Ascoltate...", si fece serio Rodolfo, "ci sono due ragazzi, due giovani sposi, Lara e Giacomo, che hanno comprato questo posto e hanno fatto mille sacrifici per trasformarlo in un...albergo e sperano di guadagnare abbastanza per mantenersi e formare una famiglia. Sono innamorati, come voi...ma la vostra...presenza, sta tenendo le persone alla larga. Si è sparsa la voce che la casa è infestata...e questi due sposi stanno andando in rovina...". Lapidario calcò un po' la mano, ma doveva giocarsi il tutto e per tutto per sistemare la situazione.
"Oh, Romualdo...due giovani sposi...", sussurrò Beatrice. "Non possiamo fare loro questo...non possiamo permettere che altri giovani innamorati soffrano quello che abbiamo dovuto passare noi...e per giunta per colpa nostra".
"Che cosa proponi, uomo che parla con gli spiriti dei morti?", lo sfidò Romualdo.
"Ho un'idea..."
****
Il giorno successivo, Lapidario parlò con Lara e suo marito e raccontò loro gli avvenimenti di quella notte. I due lo ascoltarono molto colpiti. Probabilmente, in fondo, non avevano creduto a quello che la signora Cesira aveva detto loro sul "dono" di Lapidario. Rodolfo chiese loro di convocare il parroco del paese. Nel pomeriggio, il prelato arrivò con la sua vecchia e rumorosa Fiat Cinquecento al borgo dove si trovava il B&B.
"Buonasera, Don...come le ho spiegato al telefono, dovrebbe benedire un luogo, oltre quella collina...Spiegarle i dettagli sarebbe piuttosto impegnativo...Le basti sapere che sono...uno studioso di storia e sto conducendo una ricerca su questi luoghi. Ebbene, da quello che ho saputo, circa tre secoli fa due giovani innamorati furono uccisi dai parenti e i loro colpi gettati da un dirupo, senza avere una degna sepoltura...La consideri una bizzarria, se vuole...ma penso che, anche dopo tanto tempo, le anime di quei due ragazzi debbano riposare in pace".
Si recarono quindi tutti insieme oltre la collina. Il sacerdote, indossando i paramenti sacri, e ai piedi un paio di robusti scarponi da montagna, benedisse il luogo dove le spoglie terrene di Romualdo e Beatrice si erano consumate senza il conforto di una tomba. Solo Rodolfo Lapidario riuscì a scorgere, alle sue spalle, le eteree figure dei due giovani, visibilmente commossi. Lui sorrise loro e si scambiarono uno sguardo pieno di gratitudine. Non era ancora finita, però. Rodolfo aveva chiesto a Lara e a Giacomo la cortesia di poter rimanere ospite ancora per una notte.
****
Il buio della stanza si rischiarò alla tenue luce emanata da due sagome umane. Beatrice e Romualdo aleggiarono fino al suo cospetto.
"Bene, ragazzi...come vi ho detto, tecnicamente siete entrambi vedovi, poiché i vostri rispettivi sposi sono ormai trapassati da tempo...". Lapidario si schiarì la voce... "E io...sono un consigliere comunale con delega a ufficiale di stato civile da parte del mio sindaco..."
I due spiriti lo stavano ascoltando con attenzione, anche se dalle loro espressioni era chiaro che non stavano capendo una parola di quello che Lapidario stava dicendo loro...
"...Insomma, posso celebrare il vostro matrimonio..."
"Ma...è meraviglioso!", squittì Beatrice. E quell'espressione di giubilo risuonò in tutto l'antico casale.
Fu una cerimonia molto...intima. Lara e Giacomo fecero da testimoni ai due sposi invisibili. Rodolfo Lapidario, invece, celebrò il suo primo, strano matrimonio...dopo tanti funerali.
Beatrice e Romualdo, che avevano desiderato quel momento per tutta la vita, e anche molto oltre, dopo averlo ringraziato e avergli rivolto un ultimo sguardo colmo di gratitudine, si presero per mano e, insieme, se ne andarono verso la luce...
****
La signora Cesira irruppe nell'ufficio di Rodolfo Lapidario con una cesta regalo piena di ogni ben di Dio.
"Rodolfo! Un piccolo pensiero per ringraziarti...da parte mia, di Lara e di Giacomo...Loro non sono potuti scendere qui in città per ringraziarti, perché il B&B è...pieno di clienti. E anche le prenotazioni fioccano! Molti curiosi hanno prenotato galvanizzati dalla storia dei fantasmi, ma quando hanno appurato che di spettri...non ce n'è traccia...hanno scritto bellissime recensioni sul servizio, sul luogo, sulla professionalità degli avventori, sulla bontà della cucina...Insomma, hanno fatto buona pubblicità! Se hai un attimo di tempo...voglio che mi racconti tutti i dettagli..."
Rodolfo Lapidario sorrise...Proprio mentre la signora Cesira parlava, era stato colto da un brivido, dettato da una sferzata di vento gelido. E lui sapeva benissimo che cosa voleva dire...
"Magari, un'altra volta, Cesira...è appena entrato un...cliente".
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Racconto proposto da
C.O.F. – Consorzio Onoranze Funebri Parmense
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Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.
Parma – Viale Villetta, 16 – Tel. 0521.960234
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Di Manuela Fiorini Parma 4 maggio 2019 - Rodolfo Lapidario lanciò un'occhiata all'orologio appeso alla parete del suo ufficio. Ancora due minuti e poi sarebbe arrivato il momento di chiudere la saracinesca e salire nel suo appartamento, ubicato proprio sopra la sua agenzia di Onoranze Funebri.
La puntualità era uno dei valori che suo padre, da cui aveva ereditato il mestiere, gli aveva insegnato. "La nostra è un'attività dove i clienti non ti mancheranno mai!", soleva ripetergli il genitore. "La morte è l'unica certezza che abbiamo". Ripensò a quelle parole, insieme al fatto che ormai tre generazioni di Lapidario si erano occupati di accompagnare le persone nel loro ultimo viaggio. Il nonno di Rodolfo si era invaghito di una bizzarra signora dell'alta società, che oltre a indossare abiti sgargianti, si vantava di poter vedere le anime dei trapassati e di parlare con loro. E nonostante la famiglia lo invitasse a desistere, i due erano convolati a nozze. Dall'unione era nato il padre di Rodolfo, che aveva sposato una tranquilla dattilografa. Rodolfo, fin da piccolo, aveva tuttavia scoperto di avere molto più in comune con la bizzarra nonna che con i suoi genitori. Era stata lei, infatti, a insegnargli a non aver paura di quelle figure eteree che gli si presentavano nell'agenzia del padre ogni volta che si stava preparando un funerale, ad ascoltare le loro richieste e, dove possibile e con discrezione, accontentarle. "Spesso le ultime volontà dei defunti non coincidono con quelle dei loro parenti", gli aveva sempre detto sua nonna. E Rodolfo aveva fatto di quell'insegnamento uno dei cardini della sua deontologia professionale. Sicché, i suoi veri "clienti" non erano i vivi che si occupavano della burocrazia, della scelta della cassa, dei ricordini e dei necrologi, ma i defunti stessi, che quando non erano soddisfatti, si facevano sentire eccome!
****
I due minuti erano passati. Poteva chiudere l'agenzia. Il giorno dopo avrebbe dovuto accompagnare nel suo ultimo viaggio un uomo che era passato a miglior vita nella maniera più dolce possibile, quella che lo stesso Lapidario si augurava per se stesso: andare a dormire e non svegliarsi più. Naturalmente, a un'età avanzata e dopo una vita trascorsa in buona salute. L'uomo, che aveva superato abbondantemente l'ottantina, tuttavia, era stato ritrovato dopo tre giorni, grazie ai vicini. Viveva infatti solo, i due figli adulti avevano da tempo costruito la loro vita in altre città e facevano visita al padre di rado. Aveva un ex moglie, persa di vista dopo il divorzio, avvenuto più di trent'anni prima. I figli, saputo del suo decesso, avevano optato per un funerale "di base", quello più economico. Niente loculo, niente posto a terra...una bella cremazione e dispersione delle ceneri nell'area consacrata nel locale cimitero. Polvere alla polvere, insomma...nessuna foto davanti alla quale mostrare i propri rimpianti, la propria malinconia, le parole non dette...Lapidario sospirò, il passaggio di quell'uomo su questa Terra sarebbe stato come un alito di vento.
Proprio in quel momento, sentì un soffio gelato sulla nuca. Conosceva bene quella sensazione. Rodolfo si trovò davanti a un uomo tra i quaranta e i cinquanta, con addosso un completo demodé, un cappello e lo sguardo severo.
"Mi vede?", gli domandò l'uomo.
Lapidario annuì con un sorriso.
"E non è spaventato?"
"Ci sono abituato. Vedo le anime dei trapassati fin da bambino. È stata l'eredità di mia nonna", gli rispose bonario.
Lo spirito parve distendersi.
"Sono qui per parlarle del mio funerale...quello di domani", cominciò deciso.
Solo allora, guardandolo bene in viso, nonostante i contorni sfumati e il leggero bagliore che solitamente emanano le anime, Lapidario riconobbe l'anziano a cui doveva dare degna sepoltura il giorno seguente. Gli spiriti, infatti, hanno la facoltà di assumere le sembianze del periodo della loro vita che preferiscono. Le manifestazioni spirituali possono essere quelle di adolescenti, donne e uomini nel fiore degli anni. A Rodolfo non era infatti mai capitato di trovarsi uno spirito che avesse le stesse sembianze di una persona deceduta in tarda età. La vecchiaia non si ricorda mai volentieri.
"Mi dica, l'ascolto..."
"So che i miei figli hanno disposto la cremazione..."
"Esatto...ma se non è quello che desidera..."
"No, a me va bene. La cosa non mi dispiace...Tuttavia, ecco, vorrei che le mie ceneri fossero disperse insieme a quelle dell'unico essere che mi è stato fedele per tutta la sua vita, che non mi ha mai tradito e che mi è stato accanto fino al suo ultimo respiro..."
Lapidario cominciò a pensare che forse l'uomo aveva nascosto una relazione extraconiugale alla famiglia e che questa ne sarebbe venuta a conoscenza. Questo avrebbe spiegato il divorzio e la successiva solitudine...
"Rolf, il mio cane...il mio fedele amico a quattro zampe. Un meticcio spelacchiato che trovai bagnato come un pulcino lungo una strada di campagna. Era solo un cucciolo, allora, ma lo portai a casa e lo feci diventare una bellezza, nonostante le proteste di mia moglie, che temeva che il cane attaccasse qualche malattia ai bambini".
Al ricordo del suo fedele amico, l'uomo sorrise.
"Mi è stato accanto per quindici anni. Sono stato meglio con lui che con quella strega di mia moglie. E quando è venuto a mancare, ho sofferto così tanto che non ne ho voluti più...perché come Rolf...c'era solo Rolf. Lo feci cremare. Buffo vero? A me toccherà la sua stessa sorte... Conservai le sue ceneri in una cassettina...Ecco, io vorrei che le mie ceneri fossero mescolate a quelle di Rolf e disperse...non in un cimitero, è un luogo troppo triste, ma in cima al monte dove andavamo insieme, alla domenica, per sfuggire a quella strega di mia moglie e a quei viziati dei miei figli. Li ha cresciuti a sua immagine e somiglianza, sa...".
L'uomo tacque, mentre Lapidario radunava i pensieri. La richiesta era sicuramente fattibile. Dopotutto, bastava solo trovare la cassettina con le ceneri di Rolf. Di sicuro il defunto le teneva in casa. Avrebbe chiesto ai figli.
"Mi sembra una richiesta ragionevole. Chiamerò subito uno dei suoi figli e gli chiederò di passare da casa sua a prendere la cassettina con le ceneri del suo fedele amico...Sa dirmi dove le teneva?".
"Oh, le ceneri di Rolf non sono a casa mia...è morto più di trent'anni fa...prima del divorzio. Dovrebbe averle la mia ex moglie...".
****
Rodolfo Lapidario non chiuse occhio tutta la notte. Doveva trovare un modo per posticipare il funerale e, nello stesso tempo, fare sì che le ceneri del cane Rolf fossero ritrovate. Da come il defunto gli aveva parlato dell'ex moglie, quest'ultima avrebbe anche potuto disfarsi della cassettina con i resti mortali del quattro zampe. Solo quando gli venne un'idea che sembrava decente, riuscì a prendere sonno. Si svegliò comunque prestissimo. Chiamò uno dei figli dell'uomo il cui corpo giaceva nella camera ardente del vicino ospedale.
"Buongiorno, dottor Pili, so che sono fuori tempo massimo, ma ieri sera ho ricevuto la visita di...un caro amico di suo padre...un amico di vecchia data, fin da quando erano ragazzi..."
Attese. Il dottor Pili non gli chiese chi fosse questo amico...evidentemente non era partecipe della vita del padre e un nome sarebbe valso un altro.
"Ebbene...quest'uomo è venuto apposta per confidarmi che suo padre aveva un ultimo desiderio...che le sue ceneri fossero disperse sulla cima della montagna dove amava passeggiare...insieme a quelle del suo cane...Rolf".
Dall'altra parte del telefono si udì un sospiro...come se il figlio del defunto volesse solo sbrigare la faccenda e tornare alla sua vita.
"E sia...mi dica dove sono le ceneri di quell'animale e si proceda..."
"Il fatto è che le ceneri di Rolf si trovano in una cassettina dorata...che è rimasta con sua madre...quando i suoi genitori hanno divorziato...".
"Da mia madre? Chissà allora che fine ha fatto Lei è molto anziana e non ha più memoria di quello che ha mangiato ieri sera, figuriamoci se si ricorda di un cofanetto con dentro le ceneri di un cane...".
"Pare che per suo padre fosse molto importante...ha amato molto quella bestiola".
"Lo so eccome! Amava più quel pulcioso che i suoi figli...Passava tutto il suo tempo con lui...".
Lapidario sospirò. A poco a poco stavano emergendo incomprensioni e litigi familiari.
"Crede che potrebbe...andare a dare un'occhiata a casa di sua madre...e magari chiedere. Facciamo un tentativo, no? L'amico di suo padre mi ha riferito che Ernesto Pili ha trascorso una vecchiaia in solitudine...".
Suscitare il senso di colpa nei parenti era una delle tattiche psicologiche che aveva appreso da sua nonna. E di solito funzionava sempre.
"E va bene. Mi descriva quella cassettina".
"È un cofanetto dorato a strisce rosse, sigillato, con inciso il nome di Rolf".
Lapidario riattaccò.
"E ora...incrociamo le dita", disse lanciando uno sguardo all'eterea figura che stava ascoltando trepidante quella conversazione telefonica.
"Senza Rolf, non me ne andrò! E passerò l'eternità a tormentare quella megera di mia moglie e quegli ingrati dei miei figli, e i nipoti dei nipoti..."
Rodolfo Lapidario sapeva che a volte gli spiriti possono diventare dispettosi e vendicativi. E se non avessero seguito la loro naturale evoluzione, che li portava ad abbandonare la Terra e andare verso la dimensione spirituale, c'era il rischio che finissero intrappolati, senza trovare la pace. E senza darne nemmeno ai vivi.
"Mi ascolti, signor Pili, c'è anche la possibilità che le ceneri del suo Rolf siano andate perdute...Sono passati tanti anni".
Lo spirito emise uno sbuffo gelido e si mise ad aleggiare per l'ufficio, mentre Lapidario si mise a fare telefonate su telefonate per posticipare la cerimonia, ormai fissata per la tarda mattinata. Non aveva mai inventato tante bugie e scuse in vita sua.
****
Era stata una giornata senza alcun cliente. Il ché non era un male. Nel tardo pomeriggio, il dottor Pili entrò di spinta nell'agenzia tenendo in mano una cassettina rossa e dorata.
"Devo ringraziare la badante di mia madre! Era finita in soffitta, insieme a tutta la roba di mio padre. Per fortuna, mia madre è una che non butta via nulla, ha sempre sostenuto che tutto può tornare utile. Evidentemente, anche le ceneri di un vecchio cane morto da trent'anni...".
Posò la cassettina sulla scrivania di Lapidario. In quel momento, una folata di vento scompigliò i capelli dell'uomo, che si voltò alla ricerca di una finestra. Lapidario sorrise.
"Bene. Adesso possiamo procedere".
"Senta...io mi sono preso già troppi giorni di ferie per occuparmi delle esequie di mio padre. Può occuparsi lei della dispersione delle ceneri sul monte? Ovviamente, dietro compenso...".
"Non si preoccupi. Ci penserò io, siamo a posto così. Faccio volentieri un'escursione per respirare un po' d'aria buona.
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A mano a mano che si avvicinava alla vetta, il sentiero era sempre più stretto e irto. Rodolfo Lapidario dovette fermarsi più di una volta per prendere fiato. Nello zaino, oltre alla borraccia, a un paio di panini e un impermeabile, aveva l'urna con le ceneri di Ernesto Pili e la cassettina con quelle di Rolf. Fece un ultimo sforzo e raggiunse la cima.
"Eccoci qua...". Si guardò attorno e rimase per qualche minuto in contemplazione dello splendido panorama. "Avevi proprio ragione a voler disperdere qui il tuo abito terreno...", pensò rivolgendo il pensiero al suo ultimo cliente.
Il momento era solenne. Rodolfo Lapidario tolse con delicatezza dallo zaino l'urna con le ceneri dell'uomo e la cassettina con quelle del suo migliore amico. Le aprì entrambe e cercò la posizione meglio battuta dal vento. Fu un attimo. Le ceneri di entrambi si levarono in volo, come risucchiate da una forza misteriosa, disegnando due vortici che ben presto convogliarono in uno solo. E mentre Lapidario osservava stupefatto quello spettacolo soprannaturale, nel vento udì un grazie appena sussurrato, insieme all'abbaiare lontano di un cane.
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Di Manuela Fiorini - 20 aprile 2019 - Una mattinata intera senza che nessun cliente si fosse presentato nel suo ufficio per Rodolfo Lapidario era una buona notizia.
Gestire un'agenzia di Onoranze Funebri voleva dire avere a che fare quotidianamente con il dolore delle persone. Un sentimento a cui Lapidario, nonostante gestisse quell'attività da tantissimi anni, era ancora abituato a metà. Da un lato c'erano i parenti dei defunti, alle prese con pratiche burocratiche e preparazione delle esequie, dall'altra le anime dei defunti stessi, che Lapidario era in grado di vedere. Un "dono" che aveva ricevuto in eredità da sua nonna, a cui nessuno aveva mai creduto. Tranne lui, nel momento stesso in cui aveva cominciato, appena bambino, a vedere le stesse cose: figure eteree, evanescenti, circondate da un'aurea di luce cangiante, che spesso lo avvicinavano con richieste, o anche solo per chiacchierare o avere delucidazione sul loro nuovo status. Con il tempo, aveva imparato a mettere a frutto quella sua facoltà, cercando di venire incontro alle esigenze dei suoi clienti, vivi e...trapassati. L'estremo saluto era infatti un passaggio molto importante per chi aveva lasciato questo mondo, uno spartiacque attraverso il quale potevano lasciarsi alle spalle la vita terrena, passare oltre e iniziare un'evoluzione spirituale. Per questo era importante che nulla rimanesse irrisolto: rimpianti, rancori, parole non dette...persino le ultime volontà e la modalità delle esequie.
****
Il campanello che aveva appeso alla porta di ingresso tintinnò annunciandogli l'arrivo di qualcuno. Si trovò di fronte un uomo piccolo piccolo, scuro di pelle e di capelli, con gli occhi all'orientale e il naso un po' schiacciato. Insieme a lui c'era una donna anziana, che dalla similitudine dei lineamenti doveva senz'altro essere sua madre. L'uomo congiunse le mani all'altezza del petto e fece un inchino in segno di saluto, la donna fece altrettanto.
"Mi chiamo Agung...e questa è mia madre Ayu..."
La donna sorrideva, ma era evidente che non capiva una parola d'Italiano.
"È appena arrivata dall'Indonesia, per aiutare mia moglie con il bambino che sta per arrivare..."
La donna continuava a sorridere...
"...Io invece sono qui da qualche anno, lavoro in fabbrica, mia moglie lavora in fabbrica...così noi abbiamo comprato casa più grande per stare tutti insieme. Con mia madre è arrivato anche mio padre..."
Rodolfo Lapidario ascoltava con pazienza. L'uomo sarebbe presto arrivato a un punto della narrazione che gli avrebbe consentito di capire il perché si stava rivolgendo a un'agenzia di Onoranze Funebri.
"Noi volevamo chiedere quanto poteva venire a costare una grotta di pietra in giardino per fare casa a mio padre..."
Lapidario ebbe un sussulto.
"Mi faccia capire...suo padre vuole vivere nel giardino di casa sua?"
"Mio padre non può vivere in casa con noi, mio padre è...morto".
Madre e figlio si lanciarono uno sguardo d'intesa e di amore. Lapidario non percepì, tuttavia, il dolore che di solito segue la recente perdita di una persona cara. Era come se il lutto fosse già stato superato.
"Quindi, mi sta dicendo che suo padre è deceduto...e vuole organizzare il funerale?".
"No! Il funerale glielo abbiamo fatto dieci anni fa...quando è venuto a mancare!"
L'italiano elementare dell'uomo non lo aiutava a capire la situazione.
"Mi scusi...dove si trova suo padre, ora?"
"Lui è qui fuori, nel mio furgone! È arrivato con mamma in aereo. Ha viaggiato nella stiva!"
L'uomo continuava a sorridere, mentre Lapidario era sempre più sconcertato. Cominciò a mettere insieme i pezzi. Probabilmente, dopo essere emigrato e aver trovato lavoro in Italia, Agung aveva optato per il ricongiungimento familiare, facendo arrivare dall'Indonesia la madre, viva, e il padre, morto da dieci anni. Solo che gli stava chiedendo di seppellirlo in giardino. E la cosa non era assolutamente fattibile!
"Ascolti, qui i morti non si possono seppellire nei giardini delle case, e nemmeno nelle grotte...devono riposare in pace, nei cimiteri".
"So che cosa sono i cimiteri, ma le tombe vengono chiuse per bene, murate...in questo modo non si possono tirare fuori i propri cari per festeggiare insieme Ma'Nene..."
Al suono di quella parola, l'anziana madre annuì...
"Siamo originari di Tana Toraja", continuò l'uomo, "Noi mummifichiamo i nostri cari defunti, li mettiamo a riposare nelle grotte, e ogni anno li riesumiamo, li vestiamo a festa con abiti nuovi, mangiamo, beviamo, balliamo insieme per Ma' Nene...tutto questo non sarebbe possibile se mettessi mio padre in uno dei cimiteri di qui".
Lapidario si ricordò di avere visto un servizio televisivo su quella tradizione. Tuttavia, si rese conto che questa volta non poteva proprio accontentare i suoi clienti. Doveva solo trovare il modo per farglielo capire.
****
Lanciò un'occhiata fuori dalla vetrina dell'agenzia e vide un vigile che si stava aggirando con fare sospetto attorno al furgone bianco di proprietà dell'indonesiano. Un brivido gli corse lungo la schiena immaginando la faccia dell'agente nel caso avesse aperto il mezzo e si fosse trovato di fronte alla mummia del padre di Agung. Si scusò con madre e figlio e uscì in strada.
"Qualcosa non va agente?"
"È suo questo furgone?"
"No, di un mio...fornitore. Mi ha appena consegnato...dei fiori per un funerale".
"Va bene. Gli ricordi di esporre il disco orario per il "carico e scarico" e di rispettare i tempi della sosta".
Lapidario tirò un sospiro di sollievo e tornò dentro.
"Ascolti, Agung...qui, non è legale seppellire i defunti in una grotta in giardino...e nemmeno riesumarli..."
La donna anziana lo guardò interrogativa. Il figlio tradusse per lei e la vedova scoppiò a piangere.
"Mia madre non potrebbe sopportare di vivere lontano da mio padre. Al villaggio gli portava fiori e frutta alla grotta tutti i giorni".
"Lasciatemi pensare...nel frattempo...siate discreti con...il capofamiglia. Almeno finché non troveremo insieme una soluzione..."
Appena la coppia uscì, Lapidario si mise le mani nei capelli. Poi si mise a fissare il soffitto. Che cosa poteva inventarsi questa volta per convincere quei due? Solo allora si rese conto che la temperatura della stanza era scesa in maniera repentina. Seduto di fronte alla sua scrivania c'era la figura evanescente di un uomo molto simile al "vivente" che era uscito poco prima.
Si fissarono per un istante, entrambi sospesi tra il panico e lo stupore.
"Come fai a essere...ancora qui?", domandò Lapidario. Da quello che gli era stato raccontato, il defunto aveva abbandonato la sua dimensione terrena da dieci anni. E il suo spirito avrebbe dovuto passare alla dimensione spirituale da diverso tempo. Eppure, ora era lì, davanti ai suoi occhi, forse richiamato dalla presenza del figlio e della moglie, oppure dalle sue spoglie mortali. Di solito, tuttavia, gli spiriti non tornavano, semplicemente, chi era ancora sulla Terra dopo tanto tempo...non se ne era mai andato.
Dopo quell'attimo comune di sbigottimento, la figura gli rivolse la parola in una lingua che Lapidario non conosceva. Indonesiano. O qualche dialetto della provincia di Tana Toraja, ancora più difficile da capire. Chissà che cosa gli stava dicendo? Che voleva essere sepolto in giardino per stare insieme ai suoi cari ed essere riesumato per festeggiare insieme il culto dei defunti o qualcos'altro? Lapidario tentò di fargli capire a gesti che lo vedeva, ma non capiva la sua lingua. Lo spirito scosse il capo desolato, poi cominciò a battere i piedi stizzito, fino a colpire il muro a testate.
Lapidario tentò di calmarlo, cercando di fargli capire che, con un po' di pazienza, potevano tentare di capirsi a gesti. L'entità, che continuava a proferire probabili improperi in indonesiano, iniziò a indicare in alto, simulando con la mano il passaggio di un aereo e scuotendo il capo in segno di diniego. Chiuse poi gli occhi e appoggiò la testa con le mani. Lapidario comprese. Quell'anima voleva essere lasciata in pace, era già in ritardo nel suo percorso spirituale, trattenuto per dieci anni dall'attaccamento dei suoi cari al suo involucro terreno. Se loro non erano in grado di staccarsi da lui, nemmeno lui sarebbe stato libero di staccarsi da loro. Doveva solo farsi venire una buona idea per comunicare alla famiglia la volontà del defunto. Quella sera si ricordò di sua nonna, dalla quale aveva ereditato la facoltà di interagire con le anime dei trapassati, e di quel vecchio registratore a cassette.
****
Il mattino dopo, Agung e sua madre tornarono all'agenzia di Onoranze Funebri. Lapidario li aveva convocati nella speranza che il suo piano per convincerli a dare al congiunto una degna sepoltura avrebbe dato i risultati sperati. Accanto a lui, lo spirito scalpitava e dava segni di impazienza, inveendo in indonesiano all'indirizzo della moglie e del figlio. Lapidario prese il vecchio registratore a cassette e lo mise sulla scrivania, di fronte ai due.
"Vorrei farvi ascoltare una cosa...", disse, incrociando le dita.
I due si misero in attesa. Spinse il tasto di avvio e dal vecchio apparecchio cominciarono a uscire dei fruscii... A un tratto, si udì distintamente una frase pronunciata da una voce maschile. Lapidario non ne comprese il significato, ma la vedova scoppiò in un pianto dirotto, subito consolata dal figlio. Il registratore tornò muto.
"È sicuramente la voce di mio padre...vuole essere lasciato andare...", disse il giovane Agung. "Come ha fatto a..."
Lapidario non aveva mai confessato a nessuno il suo "piccolo" segreto. Tuttavia, ebbe l'impressione che, questa volta, non lo avrebbero preso per matto.
"Riesco a vederli...ho parlato con lui. Ma non riuscivo a capirlo...così mi sono ricordato di una vecchia registrazione che mi aveva fatto ascoltare mia nonna. La chiamava "la voce dei morti". Così ho fatto un tentativo. Gli ho chiesto di rivolgersi direttamente a voi, nella vostra lingua, e di dirvi qual era la sua volontà".
"Mio padre...non voleva nemmeno lasciare il suo villaggio...", constatò Agung con rammarico. "Sarò fatto come lui desidera. Sarà sepolto in un cimitero, dove potremo andarlo a trovare tutte le volte che vorremmo. Avrà il suo piccolo altare in casa nostra. E resterà sempre nei nostri cuori".
Così fu. E quando tutto fu compiuto, Rodolfo Lapidario vide la figura di Adi congiungere le mani al petto e salutarlo con un inchino, prima di sparire nella luce.
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Racconto proposto da
C.O.F. – Consorzio Onoranze Funebri Parmense
-Sede: Viale dei Mille, 108 Parma – Tel 0521.993366 / 290722 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - http://www.cofonoranzefunebri.com -
Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.
Parma – Viale Villetta, 16 – Tel. 0521.960234
Monticelli Terme – Via Spadolini – Tel. 0521.659083
Collecchio – Via P.F. Carrega, 12/A- Tel. 0521.802435
Fornovo Taro – Via Solferino, 14 – Tel. 0525.39873
Felino – Via Roma, 6 – Tel. 0521.833143
Medesano – Via F. Santi, 14 – Tel. 0525.420695
Un Diamante è per sempre - Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario -
Di Manuela Fiorini Parma 23 febbraio 2019 -
Rodolfo Lapidario gestiva da anni l'Agenzia di Onoranze Funebri lasciatogli in eredità dal padre.
"È una di quelle attività che difficilmente falliranno", soleva ripetergli il genitore. E quando questi era passato a miglior vita, era toccato proprio al figlio organizzare la cerimonia funebre. In quell'occasione, tuttavia, Rodolfo aveva scoperto una sua particolare facoltà, che gli sarebbe stata utile, negli anni a venire, per soddisfare la sua clientela.
Ogni volta che una folata gelida gli sferzava il viso, preannunciandogli l'arrivo di un nuovo cliente, la sua mente tornava a parecchi anni prima, quando, di fronte alle esequie del genitore, si domandava che cosa suo padre avrebbe preferito per l'estremo saluto. Era stato allora che aveva sentito, per la prima volta, quel brivido, poi suo padre era comparso di fianco a lui, decisamente più in salute di come se lo ricordava, con il suo cappello preferito e la sua pipa.
In quell'occasione, gli aveva rivelato come avrebbe voluto che fosse il suo funerale: non fiori gialli, "non li ho mai sopportati", gli disse, ma calle, rose, e tutto quello "facesse sangue", "perché il sangue è vita e io mica ne avrei voglia di essere morto". E poi suo padre gli aveva rivelato che avrebbe voluto essere sepolto a terra, con una bella aiuola di rose e fiori vivi. E guai a lui se, nel tempo, gli avesse portato quelli di plastica.
Eh, sì, il giorno della morte di suo padre, Rodolfo Lapidario aveva saputo di essere in grado di comunicare con le anime dei defunti. Di questa sua facoltà non aveva fatto parola con nessuno, e questo suo piccolo "segreto" gli consentiva di mediare tra i desideri di chi se ne era andato e le decisioni dei parenti, che non sempre combaciavano. E lui, nel tempo, aveva affinato le sue doti di negoziazione, perché, quando non erano soddisfatti, quelli che lui considerava i suoi veri "clienti", cioè i defunti, non lo lasciavano in pace e gli comparivano accanto a tutte le ore del giorno e della notte, rifiutandosi di "passare oltre" perché non avevano avuto il funerale che volevano.
****
Quel giorno si fermò davanti alla sua agenzia una lussuosa berlina dai vetri scuri. Dal lato del guidatore scese un uomo di mezza età, che con sussiego si apprestò ad aprire la portiera del passeggero. Un'anziana donna con un vezzoso cappellino con una veletta nera, un paio di occhiali scuri e un abito elegante, anch'esso nero, gli diede il braccio. Insieme si avviarono piano verso l'ingresso.
Rodolfo Lapidario li fece accomodare.
"Il mio Tancredi è venuto a mancare...", singhiozzò la donna, che doveva viaggiare sulla novantina, ma era ancora lucidissima.
"Tenga, contessa...", l'autista le allungò un fazzoletto di seta con ricamate le iniziali.
Poi, una volta asciugatasi le lacrime, la vedova riprese il suo contegno e mostrò il suo carattere, un carattere di ferro.
"Mio marito ha il suo posto nella tomba di famiglia, naturalmente", esordì la contessa. "Ma io sono anziana, non ho la forza di andarlo a trovare fino al nostro castello, sono parecchie ore di macchina. Perciò, finché anche io non passerò a miglior vita, voglio tenere il mio Tancredi sempre con me...Poi, potremo riposare insieme".
"Se ha pensato alla cremazione, potrei spiegarle come funziona e mostrarle alcuni modelli di urne che potrà tenere accanto..."
"So come funziona la cremazione, signor...Lapidario. Ma per il mio Tancredi avevo in mente qualcosa di più...nobile".
Nello sguardo dell'anziana donna passò un lampo di malizia.
"Ha presente la vulcanizzazione? Voglio trasformare il mio Tancredi in un diamante, poi lo farò incastonare in un anello e lo porterò al dito. Quando anche io lascerò questo mondo, lascerò scritto nelle mie ultime volontà di essere sepolta con l'anello al dito. Così saremo insieme per sempre...Lo so che ancora non è una procedura molto praticata, ma, come avrà capito, non baderò a spese..."
Rodolfo Lapidario stava per ribattere, quando una folata di vento gelido lo colpì alle spalle...
****
"La prego, non mi trasformi in un diamante! Non potrei sopportare l'idea di essere portato al dito da quella despota di mia moglie, nemmeno dopo morto. E la sua famiglia, poi! Ricchi e dispotici, sempre pronti a sottolineare che lei, nobile per nascita, aveva sposato un borghese senza arte né parte...".
Lapidario si bloccò e, con una scusa, invitò la contessa e il suo autista a ritornare dopo un paio di ore. Poi, chiuse la porta a chiave e si mise a disposizione del suo vero "cliente".
"Allora, Tancredi...mi dica un po' quali sarebbero le sue volontà per il commiato..."
L'uomo, che al momento della sua dipartita aveva 97 anni, aveva assunto dopo il trapasso l'aspetto che aveva attorno ai cinquanta, molto charmant, nonostante un preludio di stempiatura.
"Quando ho sposato Maria Rosa Alessandra Giovanna Daniela Antonietta Rispoli, dei Conti di Valsassola l'ho fatto per amore, mica per soldi...", e qui ebbe un attimo di tentennamento, "Lei poi era bellissima, non si lasci ingannare dalla vecchiaia..."
"Non lo faccio mai...", rispose laconico Lapidario.
"Però con il tempo, lei si dimostrò dispotica, tirannica, per tutta la vita mi ha trattato più come un domestico che come marito. Sono stato un cicisbeo sempre a sua disposizione, e a ogni mio tentativo di "ribellione", come lo chiamava lei, minacciava di diseredarmi, di non lasciarmi nulla, nel caso se ne fosse andata prima lei. Sarei rimasto solo, anziano e malato, gettato in mezzo a una strada, con i suoi parenti ansiosi di liberarsi di me per mettere le mani sull'eredità, compresi i nostri figli. Ho dovuto sopportare, per tutta la vita. Ma dopo la morte...anche no! Mi salvi, signor Lapidario, tutto, ma non trasformato in diamante e costretto a stare al dito di mia moglie!".
Rodolfo sospirò.
"Lei che cosa desidererebbe?"
"La libertà! Finalmente! Volare libero nel vento, nel mare...senza più costrizioni. Lo so che si tratterebbe solo delle mie spoglie mortali, ma io ci sono affezionato. Non ridotto...a un diamante, e nemmeno rinchiuso in quella tomba...della tomba di famiglia! Solo così potrei...andare avanti felice".
****
Rodolfo Lapidario dovette faticare non poco per convincere la contessa che la vulcanizzazione non sarebbe stato quello che il suo Tancredi avrebbe voluto. A un certo punto, aveva anche avuto bisogno della sua collaborazione, uno sfarfallio della luce elettrica, per dare alla moglie un "segno" della sua volontà.
Il giorno in cui le ceneri di Tancredi Rosati, amatissimo marito dell'inconsolabile vedova Maria Rosa Alessandra Giovanna Daniela Antonietta Rispoli dei Conti di Valsassola, vennero disperse sulla montagna che egli aveva amato in vita, libere di volare, Rodolfo Lapidario, e lui solo, udì una risata liberatoria portata dal vento.
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Il testamento della ballerina - Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario uscito dalla penna dii Manuela Fiorini.
Rodolfo Lapidario aveva appena tirato giù la saracinesca, ma aveva la sensazione che quella giornata sarebbe durata più del previsto. Da una trentina d'anni gestiva l'Agenzia di Onoranze Funebri che aveva ereditato dal padre, ma, con il tempo, l'aveva ampliata e arricchita con sale dedicate al commiato e una cappella per le funzioni religiose. Si teneva sempre aggiornato sulle ultime novità che arrivavano dagli Stati Uniti per soddisfare le richieste dei clienti più esigenti. Sì, perché i suoi erano molto, molto esigenti. Rodolfo Lapidario, infatti, aveva un segreto. Fin da quando aveva ereditato l'attività paterna, aveva scoperto di poter parlare con le anime dei defunti. E proprio con loro aveva a che fare, quando si trattava di dare alle loro spoglie mortali l'ultimo saluto. Prima di "passare oltre" – oltre dove, non lo sapeva e nessuno era mai tornato indietro per svelarglielo – volevano essere sicuri che ciò che rimaneva del loro passaggio sulla Terra fosse trattato nel migliore dei modi e secondo la loro volontà. Che spesso non coincideva con quella dei parenti. A lui toccava, quindi, di fare da mediatore, stando sempre ben attento a non svelare troppo di questo suo "dono".
Stava passeggiando tra i locali per verificare che tutte le luci fossero spente, che l'aria condizionata fosse regolata alla giusta temperatura, che nelle sale del commiato tutto fosse in ordine quando, all'interno di una di esse, vide danzare una fiammella. Se ne stava lì, a mezz'aria. A un tratto, percepì la consueta sferzata di aria gelida, che gli annunciava la visita di un ospite. Si guardò intorno e, a un tratto, la vide. Era alta, di un'eleganza felina. Le gambe lunghe, avvolte da un fasciante abito nero e lungo con uno spacco vertiginoso. Si voltò lentamente, scuotendo i vaporosi capelli neri che le arrivavano fino alle scapole.
"Buonasera, signor Lapidario
"Buonasera a lei. Ci conosciamo?"
"Certo. Sono Corinna, Corinna Roveri".
Lapidario deglutì. Non aveva mai visto una versione così affascinante e sensuale della signora Roveri, la novantenne di cui, da lì a due giorni, avrebbe dovuto preparare il funerale.
"Posso vedere il mio "vestito?", disse lei, compiaciuta dallo sguardo di lui su di sé.
"Certo, le faccio strada".
La donna camminava leggera, precedendolo di qualche passo. Arrivarono nella saletta del commiato dove le spoglie mortali della Roveri erano state preparate per il suo ultimo viaggio. Lapidario rabbrividì a causa dell'aria condizionata. Corinna lanciò una rapida occhiata.
"Chi ha scelto quell'abito? Mi fa sembrare più grassa. E il trucco? Mi invecchia!".
"Se le fa piacere, dirò alla mia assistente di cambiare il make up...".
"Sa che le dico? In fondo, non mi interessa. È solo un vecchio vestito, giusto?"
"Il suo ha circa 90 anni, un bel modello vintage..."
Corinna si coprì la bocca carnosa e sensuale con una mano bianca e affusolata.
"Allora, sarò sincera, non mi piace quello straccetto dimesso, preferisco indossare quello da sera rosso. Mi fa sembrare meno pallida. E dica a alla sua assistente di esagerare con il rossetto".
La donna, che aveva scelto di assumere l'eternità l'aspetto che aveva attorno ai 30 anni, girò attorno alla versione di sé dell'ultima parte della sua vita e fece un'espressione amareggiata.
"Ho saputo che i miei nipoti hanno scelto una cerimonia semplice, senza clamori...Sa che le dico? Che dovremo ritardare il mio ultimo saluto, perché io merito di meglio. Sono stata una stella del cabaret in gioventù. Ho ballato anche al Moulin Rouge a Parigi. Mi chiamavano "l'Italiénne", sapesse come ero ammirata..."
Rodolfo Lapidario sospirò. Avrebbe dovuto rifare tutto daccapo. E trovare un modo per raccontarlo ai nipoti della signora Roveri.
"Quelli sono ansiosi di mettere le mani sull'eredità, dal momento che non mi sono mai sposata e non ho avuto figli. Ma io conosco a malapena i loro nomi, sa? Non sono mai venuti a trovarmi, nemmeno gli auguri a Natale mi facevano. Anzi, pronunciavano sottovoce il mio nome, perché io ero "la ballerina", quella che dava scandalo. Ho un bel regalo per loro. Il mio ultimo regalo".
"Come vorrebbe che fosse il suo addio a questa Terra, dunque?".
"Una grande festa! Con musica allegra, danze, roba buona da mangiare...senza badare a spese".
La sensuale figura aleggiava leggera nel corridoio deserto.
"Voglio anche una carrozza e...voglio che siano invitate tutte le persone sulla lista..."
"Quale lista?"
"Quella che ho lasciato al mio assistente Maurice, lui è l'unico che mi è rimasto fedele per tutta la vita, che mi ha amata in maniera discreta e costante. Insieme alla lista, c'è il mio ultimo testamento olografo, le mie ultime volontà, scritte di mio pugno...L'ultimo testamento è quello che vale, signor Lapidario...E spazza via tutti gli altri. Quegli avidi dei miei nipoti stanno litigando su chi ha l'ultima versione, sa?".
Rodolfo Lapidario dovette giurare che avrebbe contattato il segretario Maurice. Corinna Roveri minacciò di perseguitarlo fino alla fine dei suoi giorni se non avesse adempiuto alle sue ultime volontà.
"E, un'ultima cosa...dica a Maurice che anche io l'ho sempre amato. È stato l'unico uomo della mia vita, sebbene mi si attribuiscano innumerevoli e fantasiose relazioni...Nel mio cuore c'è stato e ci sarà solo lui".
****
Le spoglie mortali di Corinna Roveri, 90 anni, si congedarono da questo mondo come lei desiderava: ebbe la sua festa con la musica allegra, gli invitati sulla lista, un buffet di delicatessen. A Rodolfo Lapidario parve che l'unico a essere davvero dispiaciuto per la fine della sua vita terrena fosse Maurice, nonostante l'incredibile fortuna che gli era capitata. Lo stesso Lapidario gli aveva svelato, portandogli l'ambasciata di Corinna, dove si trovava l'ultimo testamento della ballerina, quello in cui scriveva le sue volontà: tutti i suoi averi, guadagnati durante gli anni della sua scintillante carriera e fatti fruttare attraverso investimenti e acquisto di immobili, sarebbero andati all'unico uomo che le era stato accanto, amandola incondizionatamente, Maurice. I nipoti non erano nemmeno menzionati. Rodolfo Lapidario, che seguiva la bizzarra cerimonia, non poté non notare un gesto dell'inconsolabile compagno di vita di Corinna. A un tratto Maurice trasalì, si portò una mano sulla spalla, poi scosse la testa e sorrise. Alle sue spalle, con una mano diafana, una splendida donna sulla trentina, con un elegante abito nero, gli stava accarezzando una spalla.
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Un racconto Di Manuela Fiorini - Rodolfo Lapidario stava sonnecchiando con i gomiti appoggiati alla scrivania. Era stata una giornata molto calda e non vedeva l'ora di farsi una bella doccia ristoratrice. Il suo appartamento si trovava proprio sopra all'attività che gestiva da quando suo padre era passato a miglior vita. Nella cittadina della Bassa parmense in cui viveva, era l'unica del suo genere, quindi era pressoché scontato che, prima o poi, tutti i suoi concittadini si sarebbero serviti da lui.
Una delle prime cose che aveva imparato da suo padre, era che un'impresa come la loro difficilmente sarebbe fallita, poiché usufruire dei suoi servizi, prima o poi, sarebbe toccato a tutti.
Da quando ne aveva ereditato la conduzione, tuttavia, Rodolfo Lapidario aveva deciso di ampliare l'azienda per offrire alla clientela un servizio completo. Così, aveva acquistato un capannone per metterci il magazzino e dei nuovi mezzi. Nell'edificio principale, invece, aveva ricavato degli ambienti moderni per ospitare i clienti e addirittura un piccolo museo con i pezzi più pregiati o riproduzioni dei modelli venduti a personalità importanti. Con il tempo, aveva anche pensato di organizzare dei corsi per coloro che erano interessati a lavorare nel settore. Alcuni dei suoi allievi, poi, erano rimasti a lavorare per lui. Tutto procedeva bene, anche grazie alla sua particolare sensibilità, che lo portava ad interpretare i desideri dei suoi clienti e a soddisfare le loro richieste.
***
Mancava poco all'imbrunire. I suoi dipendenti se ne erano già andati a casa da un pezzo. Rodolfo Lapidario doveva solo tirare giù la saracinesca e salire le scale che collegavano il suo ufficio al salotto di casa sua. Tuttavia, decise di rimanere ancora un po'. L'esperienza gli aveva insegnato che c'era sempre qualcuno che decideva di fargli visita poco prima dell'orario di chiusura. Una folata di vento, insolita per quella giornata afosa, glielo confermò. Alzò lo sguardo e si trovò di fronte una donna corpulenta dall'aria autoritaria e un uomo smilzo dall'espressione dimessa.
"Il signore e la signora Ferrari, suppongo", disse loro con un sorriso, "I figli della signora Clotilde..."
"Sì, siamo noi", gli rispose la donna con il viso sgomento per il pianto, "siamo corsi qui appena abbiamo saputo. Siamo stati avvertiti da un nostro cugino. Non riesco a credere che la mamma..."
La donna nascose il viso sulla spalla del fratello, che le mise un braccio attorno alle spalle per consolarla.
"Su, su, Luisa, se ci penso, in fondo, la mamma se ne è andata come avrebbe voluto..."
"Zitto, Arnaldo, sei stato tu a consigliarle quel corso di ballo per farla sentire meno sola dopo la scomparsa del babbo. Era meglio qualcosa di più tranquillo, che ne so, un corso di cucito..."
"Ma Luisa, sai che la mamma ha sempre adorato ballare e, viceversa, ha sempre odiato cucire, cucinare e tutti quei lavoretti "domestici" a cui l'avevano sempre obbligata fin dalla più tenera età".
"La mamma aveva 85 anni...forse non aveva più l'età per ballare il liscio...E infatti, guarda che cosa è successo...".
La signora Luisa scoppiò in lacrime, mentre il fratello assunse un'espressione contrita.
"Possiamo...vederla?", chiese.
"Certo", rispose con gentilezza Rodolfo Lapidario "seguitemi, prego".
I signori Ferrari entrarono in una stanza ben illuminata, dalle pareti color lilla. Adiacenti alle pareti erano stati sistemati due divani e qualche poltroncina. Su un tavolino c'era un telefono e alcuni vasi di fiori colorati abbellivano la zona sotto alle finestre, alle quali erano appese tende leggere dello stesso colore delle pareti.
"Si respira aria di serenità, qui...", commentò il signor Arnaldo.
Il feretro della signora Clotilde era stato allestito al centro della sala.
"Ha danzato fino alla fine, lei che non aveva potuto realizzare in gioventù il sogno di diventare ballerina", disse Luisa contemplando il viso sereno e disteso della madre.
"Ho pensato che farle indossare un abito dai colori vivaci rispecchiasse il suo carattere e i suoi desideri", aggiunse Lapidario.
"Sì, il rosso e il nero erano i color preferiti di mamma. Le ricordavano la sua amata Spagna. Ci andava spesso, anche se erano alcuni anni che affrontare il viaggio era diventato difficile".
"Ho pensato che le potessero piacere dei fiori colorati. Della funzione se ne occuperà Don Luigi, la conosceva bene e ci tiene a officiare la messa..."
"Sì, certo...e per le pratiche burocratiche?"
"Non dovete preoccuparvi di nulla, ci ho pensato io per voi. Prendetevi questi momenti per salutare la vostra mamma".
"Grazie, signor Lapidario...Come le ho già detto al telefono, la mamma era uno spirito libero e sentirsi "sotto terra" le dava un senso di costrizione. Per questo ha espresso il desiderio, quando era in vita, di essere cremata".
"Certo, ho fatto predisporre il tutto, come da vostre indicazioni e desideri".
"Grazie...allora, ci vediamo domani, qui nella sala del commiato, per salutare la mamma insieme a tutti quanti vorranno rendere l'ultimo omaggio".
****
La stanza era stata abbellita in maniera sobria e familiare. A salutare per l'ultima volta la signora Clotilde c'era quasi tutto il paese: dai suoi compagni del circolo anziani al suo insegnante di liscio, dal titolare del negozio del pane alla commessa del piccolo supermercato dove l'anziana si recava a giorni alterni. E poi i figli, i nipoti e i pronipoti, che forse conoscevano poco quella nonna un pochino eccentrica, ma dal cuore d'oro e il fuoco sotto i piedi.
In un angolo, il signor Lapidario li osservava in silenzio.
"Allora, Clotilde, sei soddisfatta?"
L'esile figura evanescente gli fece un leggero cenno con il capo. Poi alzò la mano in segno di saluto prima di scomparire. Sul suo viso sereno c'era un sorriso soddisfatto.
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* Medesano COF "Barbieri &Ghidini" – 0525 420695
* Fornovo Taro (COF Dallara" 0525 39873
* Parma COF "Bocconi & Ghiretti" - 0521 290722
* Montechiarugolo "COF Arduini" 0521 652154
* Monticelli Terme "COF Arduini" 0521 659083
* Collecchio "Agenzia COF" 0521 802435
* Felino "Le Valli Onoranze Funebri" 0521 833143
Nei giorni scorsi il Vaticano, o meglio la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha ribadito che la cremazione non è vietata ma i resti non vanno dispersi né conservati in ricordi commemorativi o altri oggetti.
di LGC Parma 27 novembre 2016 - La Congregazione per la Dottrina della Fede, anche nota dal 1908 come Sant'Uffizio e in precedenza come Santa Inquisizione, organismo della Curia romana incaricato di vigilare sulla purezza della dottrina della Chiesa cattolica, sin dal 1963 aveva stabilito che la cremazione non è «di per sé contraria alla religione cristiana», indicazione poi ripresa nel 1983 tanto dal Codice di Diritto canonico che dal Catechismo della Chiesa cattolica (la cremazione dei corpi è permessa «se attuata senza mettere in questione la fede nella risurrezione dei corpi»).
Ma se fino a alcuni anni fa la cremazione era limitata a casi sporadici, l'incombere della "crisi" economica e i rapidi mutamenti degli stili di vita sono stati determinanti per sancire il boom delle cremazioni in alternativa alle più tradizionali tumulazioni.
Negli USA il momento del viraggio verso la cremazione è stato il 2011 quando, con un aumento più del doppio rispetto al 1996, il 42% dei funerali furono incentrati sulle cremazioni. Un cambiamento di rotta che gli esperti attribuiscono anche al mutato approccio religioso e spirituale alla vita e quindi alla morte, all'allentamento della condanna della Chiesa alla cremazione e, come s'è detto, alla crisi economica.
E, come quasi sempre accade, le mode d'oltreoceano, dopo qualche anno si riflettono in nuove tendenze anche in Europa, quindi in Italia, e il settore del "caro estinto" non si è sottratto a questa legge di mercato.
Ma l'elemento scatenante che, molto probabilmente, ha determinato la presa di posizione del Vaticano è stata la più laica moda di conservare le ceneri del congiunto in oggetto di arredo, piuttosto che la volontà del defunto di disperdere le ceneri nei luoghi a lui più cari e per ultimo a trasformare tutte le ceneri in "diamante".
Resta infatti per la Chiesa il divieto assoluto di "dispersione delle ceneri nell'aria, in terra o in acqua o in altro modo" oppure "la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti", oltre alla "divisione delle ceneri tra i vari nuclei familiari". Inoltre, "nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono negare le esequie".
La ragione per la quale è stata dettata questa rigorosa norma ecclesiastica è spiegata dal concetto secondo cui, seppellendo i corpi dei fedeli defunti, "la Chiesa conferma la fede nella risurrezione della carne e intende mettere in rilievo l'alta dignità del corpo umano come parte integrante della persona della quale il corpo condivide la storia".
L'istruzione "Ad Resurgendum cum Christo" sottolinea che "la sepoltura nei cimiteri o in altri luoghi sacri risponde adeguatamente alla pietà e al rispetto dovuti ai corpi dei fedeli defunti" e "favorisce il ricordo e la preghiera per i defunti da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana. Mediante la sepoltura, la tradizione cristiana ha custodito la comunione tra i vivi e i defunti e si è opposta alla tendenza a occultare o privatizzare l'evento della morte e il significato che esso ha per i cristiani".
Un significato che, a partire dagli anni '60 del secolo scorso, si è drasticamente mutato trasformandosi in un Tabu'; qualcosa di cui non si deve parlare e sapere in quanto considerato l'opposto della vita e non la sua continuità nell'ambito spirituale. Il concentrarsi sull'uomo e il suo futuro terreno (mito della giovinezza eterna piuttosto che la proiezione verso un futuro programmato) tipico del dopoguerra, ha condotto l'uomo a escludere la morte dalla propria vita in un processo, come sottolineato da esperti e filosofi, antropologicamente patologico.
Basti pensare che 90.000 anni prima di Cristo già erano raffigurate sepolture in posizione fetale, quasi a significare che si ricominciava la vita.
Ecco quindi che si identifica l'era precisa in cui il tabù della morte è sorto, ovvero in pieno boom economico, dove con l'esclusione della morte si sviluppa il consumismo. Non può che venire alla mente l'affermazione provocatoria di Kenneth Boulding, economista e poeta inglese: "Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all'infinito in un mondo finito è un pazzo oppure un economista".
Tabù, consumismo, crisi, nuove tendenze e globalizzazione, comprendente anche i processi migratori, hanno portato, soprattutto nell'ultimo decennio a profondi cambiamenti nelle società e perciò anche nelle esequie funerarie.
"A Parma, spiega Gavino Sanna direttore del COF (Consorzio Onoranze Funebri Parmensi), circa un terzo dei funerali prevede la cremazione e la tendenza è, come si può facilmente immaginare, in aumento. Così come sono in aumento le richieste di trasferimento dei feretri sia sul territorio nazionale sia internazionale. Se un tempo si viveva e lavorava all'interno della provincia di residenza la necessità lavorative obbligano a trasferte molto più impegnative senza parlare del fenomeno dell'immigrazione che ha obbligato le agenzie a specializzarsi nei trasporti internazionali. E' infatti molto frequente che la volontà del defunto sia di venire sepolto nella propria terra d'origine, per ragioni affettive ma anche per ragioni di credo e, più laicamente, economiche. Ecco perciò che la multietnicità ci ha obbligati a perfezionare servizi sempre più diversificati e specialistici pur mantenendo i medesimi livelli qualitativi, nel rispetto della volontà del defunto e dei familiari".
Nel caso di Parma, secondo i dati del Consorzio, circa il 10% dei funerali è destinato a stranieri nonostante l'incidenza degli immigrati sia ben superiore e prossima al 16%, a conferma di una popolazione straniera più orientata all'integrazione lavorativa piuttosto che al radicamento familiare.
Su 20.595 stranieri (15,51%) presenti a Parma, i Moldovi sono la comunità più nutrita con 4.500 unità (17% degli immigrati), seguita da quella albanese (2.500) e dalla Romena 2.150 e così via con i filippini, tunisini, ucraini, indiani per concludersi con la comunità cinese (607) e anche con la più esigua compagine peruviana che conta circa 400 persone.
Per concludere questo flash statistico, Parma è al 314esimo posto (su 8.047 comuni) per popolazione straniera e al 3.838esimo per stranieri minorenni a conferma che la città è più apprezzata come un approdo lavorativo piuttosto che come luogo dove coltivare la crescita familiare.
I tempi cambiano così come anche i costumi e le cerimonie, anche quelle funebri si adeguano.