Domenica, 17 Novembre 2024 07:09

INDAGINI FORENSI: possibili collegamenti tra Covid-19 e arma biologica In evidenza

Scritto da Umberto Mendola

Questa ricerca ancora dai risvolti oscuri è stata svolta dal dott. Umberto Mendola criminologo forense e autore di “STATUS CRIMINALE” saggio scientifico.

Alcune fonti di questo articolo provengono dal lavoro di Maurizio Blondet del 2004.

Il giornalista Maurizio Blondet lo aveva scritto a chiare lettere nel suo libro “La strage dei genetisti” (Edizioni EffediEffe, pp. 124), rilanciato proprio da ComeDonChisciotte il 26 novembre 2004, nel post “Cosa cerca Israele”.

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Considerando quello che sta avvenendo oggi in quel di Gaza (oltre 40.000 mila morti in poco più di un anno, circa le stime ufficiali, ma c’è chi parla di 200.000 vittime, stimando chi è rimasto ancora sotto le macerie causate dai bombardamenti) e in Libano, il vizio israeliano continua.

A questo riguardo, Ostrovsky ci parla dei palestinesi catturati usati come cavie umane: siamo tornati ai presunti esperimenti genetici di cui sopra. Ci sono armi e armi, ma il risultato rischia di essere il medesimo.

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Come spiega Blondet: “un’arma che colpisca una specifica razza umana e solo quella, è molto difficile da sviluppare. Il DNA di ogni uomo, giallo, nero o bianco, è simile al 99,9 per cento a quello di ogni altro uomo sulla terra, di qualunque colore sia”. E ancora: “La ricerca di un’arma genetica razziale dovrebbe dunque concentrarsi su quello 0,1% di differenze nella sequenza del genoma, che fa ciascuno di noi diverso da ciascun altro.

E qui entriamo in gioco noi, anno 2024. Con alle spalle quattro anni di Era Covid, ed una campagna vaccinale di prodotti sperimentali mRna testata su almeno 5 miliardi di persone.

Ma limitiamoci all’Occidente, visto che noi vogliamo sempre dare lezioni agli altri.

Cosa potrebbe quindi legare l’indagine di Maurizio Blondet condotta anni fa coi farmaci sperimentali anti Covid attuali?

Ce lo spiega una ricerca condotta dal criminologo dott. Umberto Mendola.

Un articolo mai smentito del prestigioso Sunday Times una delle testate più serie dei tabloid britannici, riportava notizia di alcuni esperimenti che erano in corso nel vasto centro di Nes Tziyona, sede dei laboratori militari più segreti di Israele, con istallazioni per lo più sotterranee che coprono sei ettari.

In questo articolo si dava atto che vi erano stati condotti esperimenti segreti al fine di identificare le caratteristiche genetiche tra arabi e israeliani nonostante la caratteristica semitica unica. Gli esperimenti si conclusero con successo riuscendo perfettamente ad identificare le caratteristiche particolari nei profili di certe popolazioni arabe e specificatamente negli iracheni.

La notizia produsse una tempesta nel Knesset nel parlamento israeliano poiché era palese che si trattasse di un’arma che colpirebbe solo una specie di popolazione, quindi un arma raziale!

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Come affermato dall’ex agente del Mossad Victor Ostrovsky tale arma si anagrammava in ABC “atomica – biologica – chimica”.

Subito dopo tale dichiarazione, l’ex agente del Mossad Victor Ostrovsky ha avuto la casa bruciata ed è stato ridotto alla rovina economica per avere scritto queste righe.

Effettivamente un’arma che colpisca una specifica razza umana e solo quella è molto difficile da sviluppare. Il DNA di ogni uomo giallo nero o bianco è simile al 96% a quello di ogni uomo sulla terra di qualunque colore sia.

Diversamente il DNA degli europei è composto al 65% dal patrimonio genetico degli asiatici e al 35 di DNA africano il che dà della “razza bianca” un ibrido delle due “razze” più antiche.

La ricerca di un’arma genetica razziale dovrebbe dunque concentrarsi su quello 0,1% di differenze nella sequenza del genoma, che fa ciascuno di noi diverso da ciascun’altro. Quell’ 0,1% rappresenta pur sempre, nell’affollata catena del DNA umano, diverse decine di migliaia di componenti elementari. Esiste un consorzio farmaceutico privato, il SNP (3), che sta lavorando proprio sui polimorfismi dei singoli nucleotidi ossia su quell’0,1% di diversità genetica. E sta cercando proprio le variazioni riscontrabili da gruppo a gruppo, da etnia ad etnia.

Infatti, queste apparenti ed esigue percentuali che determinano le differenze razziali fanno si che certe malattie colpiscono più frequentemente una razza risparmiando l’altra. Certi caratteri costanti nella disposizione e nella quantità di muscoli, grasso, pigmentazione della pelle ecc. sono visibili ad occhio nudo. Questi caratteri hanno una corrispondenza nei geni. È qui che la ricerca inizia.

Nel 1993 un gruppo di biologi preoccupati ossia la Rural Advencement Foundation International, già evidenziava che la “raccolta e catalogazione di materiale genetico umano”, qual è il progetto GENOMA, avrebbe finito per rendere realizzabili dei virus specificatamente diretti contro un’etnia umana!  Vi ricorda qualcosa???? tamponi……

 

                    

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Nel 1996 l’ente BRITISH MEDICAL ASSOCIATION lanciò lo stesso allarme, e la dott.ssa Vivienne Nathanson a capo del comitato etico pubblicamente denunciò che oggi è possibile produrre armi biologiche che abbiano come bersaglio un gruppo umano geneticamente specificato, dichiarando che tali armi potevano essere usate non per uccidere, ma per indurre sterilità e deformazioni neonatali nel gruppo bersaglio: un metodo di genocidio che, disse sarebbe difficile da denunciare. 

Nel 1999 l’associazione dei medici inglesi è tornata ad avvertire con più urgenza del rischio: “negli ultimi decenni i rapidi progressi della biologia molecolare hanno reso trasferibile da una specie all’altra e fra differenti organismi il materiale ereditario (DNA).

Il progetto genoma umano è il progetto diversità genetica umana cominciano a consentire l’identificazione del codice genetico umano e le loro variazioni in gruppi etnici diversi.

Negli anni 80, il governo del sudAfrica il governo dell’apartheid finanzio un programma segreto di guerra biologica, chiamato “PROJECT COAST” dove cercò di mettere a punto un’arma genetica mirata alla popolazione nera. Una “bomba negra” per uccidere o debilitare solo gli africani. Pare che studi accurati fossero fatti in quella sede, sulla pigmentazione epidermica come “bersaglio”.

Si cercò anche un farmaco capace di creare l’infertilità, e che potesse essere somministrato agli africani in modo surrettizio, magari sotto il pretesto di una vaccinazione di massa… Vi ricorda qualcosa?’ Covid -19…

Tutto ciò è stato scritto nero su bianco su un rapporto che la USA AIR FORCE ha pubblicato nell’aprile 2001. Il resto della ricerca è in corso……

Quanto è diffusa questo tipo di ricerca?

Secondo le fonti ufficiali (che ovviamente sono sottostimate) dal 2005 al 2021, gli US hanno realizzato nel mondo una rete di laboratori di produzione.

Nel 2010 lavoravano per il Pentagono undicimila scienziati in 249 laboratori P3 e in 7 laboratori P4 (tra cui fort Detrick), situati in almeno 29 Paesi del mondo.

Questi laboratori conducono esperimenti sulla Sars, l'Ebola, la Peste, il Vaiolo, l’Aids, la Nipah, la Mers, l’Antrace, la Febbre Gialla, le Febbri Emorragiche. Per conoscenza si elencano i 29 Paesi in cui sono situati i laboratori americani, sono: Senegal, Guinea, Sierra Leone, Liberia, Costa d'Avorio, Uganda, Camerun, Kenya, Tanzania Ucraina, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Giordania, Iraq, Afghanistan, Pakistan, Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan, Laos, Vietnam, Tailandia, Cambogia, Filippine, Australia, Canada, Stati Uniti d’America.

Questo sino a pochi anni fa, oggi sono di più, Italia compresa.

Dott. Umberto Mendola – Criminologo Forense

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