Di Andrea Caldart Cagliari, 22 marzo 24 (Quotidianoweb.it) - Il medico non agisce solo per curare le malattie, ma anche per promuovere la salute e il benessere generale delle persone, lavorando nella prevenzione delle malattie e nell'educazione sanitaria della comunità.
Questo approccio olistico riflette l'importanza della salute come un bene fondamentale per il benessere individuale e collettivo.
Invece quello che è capitato alla dottoressa Barbara Balanzoni, e purtroppo a tantissimi altri suoi colleghi che hanno mantenuto fede al Giuramento di operare in “scienza e coscienza”, è stato lo stravolgimento di questa solenne promessa.
La dottoressa Balanzoni è prima di tutto una persona, un’energica donna in un mix di carattere forte e straordinaria intelligenza, che sono la garanzia per un impegno così gravoso e carico di responsabilità, come è quello di esercitare la professione del medico, nel suo caso di medico anestesista.
Ha in mano la vita dei suoi pazienti e in pochi secondi deve prendere decisioni per il bene futuro di quella vita.
Proprio per la sua trasparenza nel suo modo di fare, è diventata un simbolo della verità, contro la narrazione mediatica che ha portato oggi l’essere umano, il paziente, a diventare un semplice codice a barre.
La Balanzoni è un’eroina perché il suo impegno, sia da medico che da cittadina, è quello di far conoscere la verità, contro chi invece l’ha sempre negata, in un vero e proprio “apostolato di verità”.
L’illogica censoria di un’autoregolamentazione politica che ha volutamente abbandonato l’assitenza ai malati durante l’era covid, è quello che ha sempre denunciato la dottoressa Balanzoni e per questo, il 12 luglio prossimo sarà nuovamente costretta a difendersi nelle aule giudiziarie contro chi invece l’accusa, ma politicamente ha chinato la testa e accettato la “tachipirna e vigile attesa”.
Barbara invece ha sempre pubblicamente denunciato come la vita dei malati veniva usurpata all’interno delle strutture sanitarie dove, egoistiche convizioni soggettive, lasciavano lo spazio ad un’assistenza senza scienza, dei pazienti.
I gravissimi fatti avvenuti nell’era dell’emergenza sanitaria scudata, lesivi del diritto alle cure in relazione a protocolli scellerati, erano la linfa per la Balanzoni per provare a impedire la morte e salvare le persone.
Atti coraggiosi e professionali di un medico reale che non era e non è insensibile al dolore dei pazienti e che lotta contro chi, oggi ancora vive di una rendita attraverso l’immunità, ma che non potrà mai scudare la propria coscienza.
Difficile comprendere l’accanimento della logica epurativa contro la Balanzoni diventata un vero e proprio bersaglio dell’Ordine Professionale del presidente Anelli, tanto da chiederne varie misure interdittive.
La dottoressa Balanzoni ha preferito uscire dalla sua “confort zone”, esponendosi in prima persona per quel senso vero di giustizia, per il quale nessuno possa rimanere lasciato da solo.
Un insegnamento che ci porta a capire che solo una comunità scientifica leale e coesa può sconfiggere quella sovranità sanitaria ideologica.