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Mario Lucenti di Confimi: "Pressione fiscale alle stelle, i nostri quartieri artigianali rischiano di diventare delle città fantasma".

La solita legge da Azzecca-Garbugli, in pieno stile italiano. Mentre saltimbanchi e circensi discutono di sacchetti biodegradabili e di alleanze sconce la vera Italia (quella composta da chi lavora) naviga senza nessuno al timone, verso una deriva senza precedenti.

Questa volta, a preoccupare il mondo delle piccole e medie imprese modenesi è una legge che (probabilmente) è stata scritta bene ma applicata male, come spesso avviene in questo meraviglioso paese, dove chi lavora si trasforma nel bancomat abituale di chi invece ha deciso di vivere di espedienti e di campagne elettorali.

Questa volta, lo strumento utile al solito salasso di cui è vittima il manifatturiero, è una norma che regola il pagamento della tassa sui rifiuti, dazio di cui beneficiano direttamente i Comuni, in questo caso di Modena, attraverso la collaborazione di Hera: "Prima il D.P.R. 915/82 poi il D.L. 6 dicembre 2011 n. 201 (art. 14) ed infine la L. 27 dicembre 2013 n. 147 (art. 1 Comma da 639 a 668) dicono chiaramente che nella determinazione della superficie assoggettabile alla TARI (prima Tares e Tarsu), non si tiene conto di quella parte di essa ove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali, al cui smaltimento sono tenuti a provvedere a proprie spese i relativi produttori" Così Giovanni Gorzanelli, presidente di Confimi Emilia.

In poche parole la norma precisa che se l'azienda ha una sala di lavorazione, la superficie di questa deve essere scomputata dal calcolo della superficie di produzione dei rifiuti in quanto sarà l'azienda stessa a pagare l'impresa o l'ente addetto che si occupa di smaltire i rifiuti, talvolta materiali ferrosi, tossici o comunque carichi che necessitano di una ditta specializzata allo smaltimento.

Le piccole e medie imprese modenesi si sono rivolte a Confimi per tentare di fare chiarezza sulla beffa, a preoccupare è l'interpretazione della legge, interpretazione che mette in seria difficoltà le aziende del nostro territorio: "Hera (e per lei il Comune di Modena quale ente di riscossione) interpreta male la legge in quanto sostiene che in realtà la sola superficie che non dovrebbe essere presa in considerazione è quella su cui poggia il macchinario, non tutta la sala di lavorazione, capannone appositamente creato per ospitare i macchinari di produzione, aumentando di conseguenza tutta l'area di calcolo soggetta a tassazione: in poche parole anche le aree di lavorazione esenti da questa tassa vengono calcolate, aumentando la pressione fiscale su ogni singola azienda. Mi spiego: se costruisci un capannone di 400 metri per ospitare una macchina a taglio laser sarà esente dalla tassa sui rifiuti solamente la superficie effettiva su cui poggia il macchinario in questione. "L'anomalia è stata presa più volte in analisi anche dallo Stato, ma Hera e il Comune continuano ad applicare questo metro: "L'anomalia in realtà è anche già stata risolta più volte dalla Cassazione e da una circolare del Ministero delle finanze, la n. 47505 del 9/12/2014. Questa afferma chiaramente che non può ritenersi corretta l'applicazione del prelievo alle superfici destinate alle attività produttive con la sola esclusione della parte di esse occupata dai macchinari affermando pertanto che l'intera sala di lavorazione deve essere scomputata dal calcolo. Hera confida nel fatto che nessuno faccia opposizione, e soprattutto che le piccole e medie imprese rinuncino ad eventuali controversie legali" così Gorzanelli, che ha continuato dicendo: "Imprenditori e artigiani sono assediati da tasse, scartoffie, avvocati, commercialisti, spese legali e controversie evitabili. Nella maggior parte dei casi, quando l'azienda è di piccole dimensioni, il lavoratore in questione preferisce pagare e andare avanti, pur consapevole di quello che accade intorno a lui. Non tutti hanno il legale interno e questi tipi di ricorsi costano non poco".

Dello stesso avviso Mario Lucenti, direttore generale di Confimi Emilia: "Siamo colpevoli di fare impresa, di creare posti di lavoro. Una multinazionale non ha questi problemi, perché hanno a disposizione legioni di avvocati, pronti a rimediare a questa sorta di anomalia, il piccolo imprenditore invece, nella maggior parte dei casi, deve seguire tutti i processi di produzione, deve occuparsi del commerciale e di tutto il resto e non ha la forza e le energie per difendersi da questo tipo di operazione. Vogliono vederci fallire? Se continuano ad esercitare questa pressione fiscale i nostri quartieri artigianali diventeranno delle città fantasma".

Confimi emilia romagna - Modena 25 gennaio 2018 

Nella foto, a sinistra Giovanni Gorzanelli, a destra Mario Lucenti, al centro l'imprenditore Romolo D'Eboli

Pubblicato in Economia Modena
Sabato, 26 Agosto 2017 08:56

Reggio Emilia Innovazione chiude i battenti

Il direttore generale di Confimi, Mario Lucenti, ha commentato così il disastroso fallimento di Reggio Emilia Innovazione. "Le pmi non hanno altro tempo da perdere. Noi siamo pronti ad offrire alternative concrete".

Reggio Emilia Innovazione chiude definitivamente i battenti, la nota società a capitale misto pubblico privato, è in liquidazione dal 13 luglio scorso. L'impresa, che doveva attrarre le start up verso il nascente Tecnopolo, aveva accumulato un passivo, l'anno scorso, di un 1 milione e 365mila euro.

Ora la messa in liquidazione, ultima pagina di questa gloriosa avventura che si è conclusa come spesso accede in Italia: debiti, numeri arricchiti dal segno meno e con tanto di personale interno da ricollocare. Segno rosso e tutto da rifare, in pieno stile Belpaese.

Altro che Tecnopolo, altro che futuro: la fine di REI è proprio in linea col nostro passato, anni nei quali la politica ha davvero fatto poco per incentivare la crescita delle imprese emiliane. Una disastrosa soluzione vintage che si è conclusa con una chiusura a mani bucate.

Iniziative lodevoli, perfette per la fauna politica e per oliare le macchine fotografiche in occasione di tagli del nastro vari ed eventuali, occasioni buone per farsi belli davanti ai soliti noti, per poi sparire prima che tutto crolli.

"Il fallimento di REI ci ha fatto riflettere: le piccole e medie imprese non hanno altro tempo da perdere. Investire energie e risorse verso la ricerca tecnologica è di vitale importanza per tutti noi, ma il prossimo tentativo non deve assomigliare per nulla allo schema della REI."

Questo il commento di Mario Lucenti, direttore generale di Confimi Emilia. Il dirigente ha continuato dicendo: "Dobbiamo abbattere i confini provinciali e lavorare unitamente con tutto il territorio emiliano, inoltre dobbiamo coinvolgere maggiormente le nostre PMI"

In conclusione, il manager Lucenti, ha aperto a future collaborazioni con il gruppo di lavoro di Confimi Emilia: "Negli ultimi dodici mesi abbiamo incentrato grande parte del nostro lavoro alla creazione di opportunità utili alla crescita tecnologica delle nostre aziende associate gettando le basi di alcune utili collaborazioni con il polo innovazione di Israele, oramai la capitale mondiale delle nuove tecnologie. Non solo: il gruppo Innovazione di Confimi Emilia, capeggiato da Massimo Montecchi, ha stilato una lista di punti da affrontare insieme, in totale sinergia con tutti coloro che vorranno sedersi al nostro tavolo."

Pubblicato in Economia Reggio Emilia
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