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Mercoledì, 23 Ottobre 2013 11:45

I rifiuti laziali in arrivo anche in Emilia Romagna

Bologna, 23 ottobre 2013
 
Dopo la recente chiusura della discarica romana di Malagrotta, il "centro di stoccaggio rifiuti più grande d'Europa, attivo da oltre trenta anni", una parte consistente "dell' immondizia prodotta dalla capitale" sarà inviata in altre regioni, compresa l'Emilia-Romagna.
Lo segnala il consigliere Andrea Pollastri(Pdl), presentando in Aula un'interrogazione a risposta immediata con la richiesta di conoscere se la notizia, appresa dalla stampa, sia vera, di quale tipo siano i rifiuti in arrivo e se, per il loro smaltimento, sarà utilizzato anche l'inceneritore di Piacenza.
"È vero - risponde il sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Alfredo Bertelli - che parte dei rifiuti prodotti in territorio laziale sono smaltiti in impianti ubicati sul nostro territorio regionale. Risulta infatti che sia stato affidato a società che gestiscono impianti di smaltimento in Emilia-Romagna il servizio di prelievo, carico, trasporto, recupero e/o smaltimento dei rifiuti prodotti giornalmente negli impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb) di Ama S.p.a.". Si tratta di "rifiuti speciali costituiti dalla frazione organica stabilizzata dei rifiuti urbani indifferenziati (Fos) prodotti negli stabilimenti di Ama di Roma, destinati prioritariamente a operazioni di recupero, in sostituzione di materiali naturali, finalizzate alla copertura giornaliera della discarica".
Bertelli esclude però che sia utilizzato l'impianto di termovalorizzazione di Piacenza, in quanto "non autorizzato a trattare la Fos".
Ricordando, inoltre, che "a breve" sarà presentato all'Aula il Piano rifiuti, il sottosegretario spiega che la Regione intende attuare le proprie strategie di gestione dei rifiuti in coerenza con la normativa europea e nazionale e che queste ultime prevedono "la libera circolazione dei rifiuti speciali destinati a smaltimento sull'intero territorio nazionale e anche di quelli urbani qualora avviati a impianti di recupero". Ciò non comporterà - dice ancora - "un incremento della capacità complessiva di gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna".
La risposta contiene "elementi importanti", replica Pollastri, "probabilmente non conosciuti dai cittadini, che sono molto sensibili alla materia dei rifiuti e del loro smaltimento, collegandola alla salubrità dell'ambiente e alla salute". Il consigliere dichiara anche la propria soddisfazione perché questa tipologia di rifiuti laziali non arriverà sul territorio piacentino e sollecita la Giunta ad accelerare la presentazione del Piano rifiuti. (AC)
 
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
Dopo il caso delle ceneri di cui non si conosce la destinazione GCR si interroga sulle latte scadute dell' inceneritore di Ugozzolo -
 
Parma, 21 settembre 2013
 
Il comunicato di GCR
 
Il 15 ottobre è scaduto il permesso a costruire del Paip di Parma.
Ma a Ugozzolo si continua a lavorare.
Certo non stiamo parlando di lavori strutturali.
Probabilmente lattonerie e ammenicoli vari.
Ma proviamo a pensare se in un nostro cantiere si provasse a piantare un chiodo senza autorizzazione, tirare un intonaco senza il foglio di carta che me lo consenta.
Sappiamo come finirebbe.
Il minimo che potrebbe capitare è che il solerte vigile compili puntualmente una salata sanzione, da saldare in tutta fretta.
In caso invece di grave inadempienza si aprirebbero le procedure di sigillo del cantiere.
In strada della Lupa invece tutto procede in rilassatezza.
Non giungono notizie di visite scomode, né di reprimende.
Si continua a lavorare, a latte scadute.
 
(Fonte: Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR)
Giovedì, 17 Ottobre 2013 15:39

Bannone, carte in tavola

Il comunicato Rete Ambiente Parma sulla centrale a combustione di pollina che si potrebbe impiantare a S.Maria del Piano -
 
Parma, 17 ottobre 2013

Da una parte il profitto di una azienda, dall'altra il benessere dei cittadini.
I sindaci da che parte stanno?
Salone pieno al circolo Arci di Bannone, dove oltre un centinaio di persone si sono riunite per discutere della centrale a combustione di pollina che si vuole impiantare a S.Maria del Piano.
Il progetto è del proprietario del locale allevamento industriale di tacchini (75.000 capi), ed è finalizzato all'incasso dei 250.000 euro di incentivi disponibili.
La dichiarazione è dello stesso titolare, una settimana fa all'assemblea di Rivalta.
I presenti sono quindi già informati che trattasi di un progetto speculativo.
Il sindaco Mari di Traversetolo e Cavatorta di Lesignano, che hanno organizzato l'incontro, sono chiaramente imbarazzati.
I cittadini sono tanti e il nervosismo è palpabile.
Si rumoreggia ed è chiaro da che parte stiano i residenti.
Gli amministratori esordiscono alla Ponzio Pilato, indicando nella conferenza dei servizi l'organo che prende le decisioni nel merito, con il coordinamento della Provincia.
Poi arriva la solita dichiarazione di incompetenza tecnica nel fare le giuste valutazioni.
Ma l'affermazione suscita le risate dei presenti.
Il sindaco è o non è la massima autorità sanitaria? E' il grido della platea.
I cittadini non hanno dubbi. E' un no fermo alla centrale.
Allora i sindaci, Cavatorta in particolare, tirano fuori il PAES.
Nel piano di attivazione delle energie rinnovabili, appena approvato, è prevista la combustione di biomasse, che è cosa buona e sana sostituire la loro combustione a quella dei combustibili fossili, altrimenti Kyoto va a farsi friggere. C'è la previsione di leggi e normative europee e nazionali contro cui non si può andare. Infatti il sindaco Bovis di Langhirano, che si era opposto, è sotto scacco da parte delle autorità e del suo stesso partito, il Pd.
Ma le cose non stanno proprio così.
Il comitato di Trecasali, ad esempio, ha ottenuto il pronunciamento dei sindaci della bassa contro la centrale a biomassa (cippato di legna) dell'Eridania, da 13 Mwe, su cui c'era già l'accordo di Provincia e Regione.
Non devono essere i cittadini a dover decidere cosa mettere e cosa no nel PAES?
Non devono essere loro a decidere cosa fare nel loro territorio?
Non sono i cittadini a dover decidere in ultima istanza?
I sindaci rispondono di sì, a decidere devono essere i cittadini.
Ne prendiamo atto.
Quello che si vorrebbe fare a Santa Maria del Piano non è un piccolo impianto. Per fare andare un cogeneratore ORC da 120Kw/h che produca elettricità, è necessaria una caldaia da 1.200 Kw di potenza che bruci pollina; sono necessarie 3.000 tonnellate di quel letame che produrranno circa il 7% di ceneri tossiche, cioè 200 tonnellate annue, da smaltire.Ovviamente le emissioni che andranno in aria sono proporzionate a tale volume di ceneri, anche se la ditta che fornisce la caldaia dichiara che è tutto a posto, che le emissioni rientrano nei valori delle normative vigenti.
In ogni caso polveri, ossidi di metalli pesanti, ossidi di azoto e diossina finiranno nell'aria dei centri abitati della zona, contravvenendo alla "Direttiva Aria" della UE che dice che un nuovo impianto non solo non deve far aumentare gli inquinanti in zona, ma dovrebbe abbassarli.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma

www.reteambienteparma.org - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
 
(Fonte: ufficio stampa GCR Parma)
 
Parma, 16 ottobre 2013
 
ll tema i "Sistemi alimentari sostenibili per la sicurezza alimentare e la nutrizione" è al centro della Giornata Mondiale dell'Alimentazione 2013, per l' occasione Barilla Center for Food & Nutrition presenta il nuovo Magazine dal titolo "Alimentazione e Ambiente" scaricabile gratuitamente online -
Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) celebra oggi la Giornata Mondiale dell'Alimentazione, sottolineando l'importanza della nutrizione nel trasformare gli individui, le società e le economie e la necessità che essa sia centrale in ogni politica di sviluppo. I dati della Fao - Organizzazione delle Nazioni Unite per l' Alimentazione e l' Agricoltura, riportano ad oggi che sono quasi 842 milioni le persone nel mondo che soffrono di malnutrizione cronica. Una situazione che si manifesta in molte forme sia all' interno di un paese, che di un nucleo famigliare fino ad arrivare ad assumere diversi aspetti all' interno di una singola persona. Una piaga sociale che impone anche costi elevati alla società. Il costo della malnutrizione sull'economia globale (in termini di perdita di produttività e costi sanitari diretti) può arrivare addirittura ad avere un peso pari al 5 per cento del PIL mondiale, ossia 3.500 miliardi di dollari l'anno (500 dollari pro capite).
Mentre un bambino su quattro al di sotto dei cinque anni soffre di disturbi della crescita e non raggiungerà mai il suo pieno potenziale fisico e cognitivo. Circa 2 miliardi di persone non ricevono le vitamine e i minerali necessari per essere in buona salute. Quest'anno, per la Giornata Mondiale dell'Alimentazione, la FAO sta promuovendo il concetto dei sistemi alimentari e chiede a tutti, dai consumatori ai politici, di contribuire a rendere questi sistemi più sani – sia per le persone che per tutto il mondo.
In Italia il WFP partecipa alle numerose iniziative promosse dal Ministero degli Affari Esteri e dalla sua Cooperazione internazionale allo Sviluppo (DGCS) per la Giornata Mondiale dell'Alimentazione. Tra queste, l'importante convegno internazionale, presso la FAO, sui temi degli sprechi e delle perdite alimentari.
In occasione del World Food Day il BCFN - Barilla Center for Food & Nutrition presenta il nuovo Magazine dal titolo "Alimentazione e Ambiente: Stili alimentari sani per le persone e per il pianeta". Il megazine è scaricabile gratuitamente per scoprire gli approfondimenti dedicati ai temi della sostenibilità alimentare e dell'accesso al cibo per promuovere stili alimentari sani per le persone e per il pianeta.
 
(Fonte dati Fao)
Pubblicato in Cronaca Emilia
Lunedì, 14 Ottobre 2013 11:46

Le ceneri di Parma, chi le ha viste?

 
Le problematiche relative all' inceneritore di Parma continuano e ora GCR tratta la questione sul caso delle ceneri di cui non si conosce la destinazione -
 
Parma, 14 ottobre 2013
Comunicato GCR
 
Il 28 agosto 2013 l'inceneritore di Parma ha iniziato a bruciare rifiuti.
Lo farà 8000 ore l'anno, 24 al giorno, durante i 330 giorni in cui è previsto il funzionamento.
Ogni anno solare l'inceneritore di Ugozzolo produrrà circa 40 mila tonnellate di ceneri.
Una bella montagna difficile da nascondere specie quando si sostiene che con l'accensione del camino si chiuda il ciclo dei rifiuti, che Parma sarà indipendente e non avrà bisogno di rivolgersi fuori provincia per gestire i materiali post utilizzo.
Perché la realtà è molto diversa.
L'umido sarà portato a Carpi, Imola, Sant'Agata, Ostellato ed altri.
La plastica, dopo la prima cernita, verrà portata fuori provincia.
Idem il vetro, il ferro, l'alluminio
Almeno così recita il rapporto di rifiuti della Provincia, fermo al 2011, due anni orsono.
Ma veniamo alle ceneri.
Da Ugozzolo ne fuoriescono 100 tonnellate al giorno.
Quindi dalla sua apertura l'asticella segna 5000 tonnellate.
Ceneri di fondo, ricche di sostanze come metalli pesanti, diossine, furani.
Una bella montagna di materiale da trattare con le dovute attenzioni e cautele.
Ma fino ad oggi nessuno sa dove vada a finire tutta questa roba.
Dentro il famoso cerchio della provincia, il cerchio virtuoso dei rifiuti dell'inceneritore, dove tutto si chiude, non ci sono discariche a disposizione.
La trasparenza finora non ha portato a conoscere i contratti inerenti lo smaltimento delle ceneri.
Qualcuno proponeva il loro utilizzo nei cementifici, come sostitutivo di alcuni componenti delle malte cementizie.
Se l'intenzione è quella di portare nei mattoni le molecole di cui sopra, metalli pesanti, furani, diossine, noi vorremmo conoscere marca e modello dei mattoni made in inceneritore, ovviamente per tenerli lontani da casa nostra.
In Veneto uno stabile fu abbattuto pochi anni fa a causa del cemento di scarsa qualità in cui erano state convogliate anche ceneri da combustione.
Oggi abbiamo scritto una lettera ufficiale ad Arpa per conoscere il destino delle ceneri di Parma.
Altrimenti ci dovremo rivolgere a "Chi l'ha visto?".

(Fonte: Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR)
Domenica, 13 Ottobre 2013 08:52

Inquinamento da fitofarmaci, le proposte di UNIMA.



Presentate a Roma le linee guida per la prevenzione dell'inquinamento dei corsi d'acqua dovuto a deriva e ruscellamento – Le proposte del Presidente di Unima, Silvano Ramadori, per la formazione degli operatori professionali.

Roma,  Ottobre 2013 -

Nel "Parlamentino" del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, nella mattinata del 3 ottobre è stato presentato al pubblico il Progetto Topps-Prowadis, contro la contaminazione delle acque da agrofarmaci; il progetto, cofinanziato dall'Unione Europea, è partito nel 2005 ed ha visto la partecipazione di 15 Paesi, con ben 12 partners scientifici, suddivisi in 4 gruppi di lavoro.

Quello relativo al Sud Europa è stato coordinato dall'Università di Torino, nelle persone dei professori Paolo Balsari e Aldo Ferrero, che hanno illustrato al qualificato pubblico presente i risultati del lungo lavoro, conclusosi con l'elaborazione delle linee guida che completeranno in chiave operativa il quadro normativo delineato dalla direttiva comunitaria sull'uso sostenibile degli agrofarmaci.

Durante lo svolgersi della ricerca è stato costituito un tavolo tecnico, aperto alle Organizzazioni dei soggetti coinvolti: dai produttori di fitofarmaci e di macchine agricole, fino agli utilizzatori finali, agricoltori e imprese agromeccaniche; in tale ambito operativo, Unima ha portato fin dall'inizio il proprio contributo di idee e di proposte per le diverse fasi del progetto.

Queste hanno riguardato la riduzione dell'inquinamento localizzato, che si verifica in fase di manipolazione e miscelazione, conclusasi nel 2008; la valutazione ambientale dell'irroratrice, terminata nel 2011; la mitigazione dell'inquinamento diffuso, determinato dalla deriva e dal ruscellamento superficiale, le cui conclusioni sono state oggetto della presentazione di oggi.

Nel dibattito che ne è seguito, il Presidente di Unima, Silvano Ramadori, ringraziando i relatori per il taglio pratico impartito alle linee guida, ha detto di condividere lo spirito e gli obiettivi del progetto, nella consapevolezza che le imprese agromeccaniche sono portatrici di una innovazione che si rivolge ad un'agricoltura che, pur essendo sostenibile, deve rimanere competitiva sul mercato globale.

Sarebbe auspicabile, ha proposto Ramadori, giungere ad una classificazione delle macchine in relazione alla propria capacità di rispettare i parametri ambientali, in grado di orientare l'utilizzatore nell'acquisto della macchina o in sede di valutazione del contoterzista.

Il Presidente, rendendosi conto della necessità di trasferire i concetti ispiratori del progetto alla base associativa, ha proposto la realizzazione di corsi a livello regionale per la formazione dei tecnici formatori per il trasferimento delle idee per l'applicazione dei contenuti a livello pratico.

Riguardo al finanziamento di queste iniziative, Ramadori ha suggerito di ricorrere ai fondi derivanti dal prelievo operato sul prezzo dei prodotti fitosanitari, auspicando che la riforma del Fondo europeo per lo sviluppo rurale preveda un sistema di formazione regionale aperto a tutti i soggetti protagonisti nel sistema agroalimentare, dove il ruolo più importante nella tutela del territorio, almeno sulle grandi colture, è oggi appannaggio delle imprese agromeccaniche.

U.N.I.M.A.
Domenica, 13 Ottobre 2013 08:47

Legambiente: "Fermiamo il consumo di suolo"





"Chiediamo al Parlamento di approvare al più presto una legge che fermi il consumo di suolo e punti sulla riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio esistente"

Roma,  ottobre 2013 -
È ora di dire basta al consumo di suolo e di iniziare quella strada del cambiamento che si chiama rigenerazione urbana, un nuovo modo di concepire e tutelare il territorio e gli spazi urbani in chiave sostenibile. È questo l'appello che Legambiente lancia al Presidente del Consiglio Enrico Letta per chiedere a Parlamento e Governo una corsia preferenziale per discutere e approvare finalmente in questa legislatura una legge che fermi il consumo di suolo e premi, invece, la riqualificazione edilizia, energetica e antisismica del patrimonio edilizio esistente. Scelte nell'interesse dei cittadini in grado di rilanciare il settore delle costruzioni e l'economia del Paese e che l'associazione ambientalista spiega in "Fermare il consumo di suolo, rigenerare le città".e




Indispensabile una azione "costante e non una tantum"

Roma,  ottobre 2013 –

"Stabilizzare il nostro territorio dissestato" è la parola d'ordine che il ministro Orlando ha voluto lanciare a margine della presentazione degli Stati Generali della Green Economy. "Per fare questo - ha detto Orlando - abbiamo chiesto, nella Legge di Stabilità, uno stanziamento di cinquecento milioni" per gli interventi prioritari, una cifra assai modesta rispetto ai 40 miliardi che servirebbero per mettere in sicurezza l'intero Paese. C'è però bisogno di uno stanziamento "costante e non una tantum" ha specificato il ministro, il quale ha anche chiarito che un'altra priorità è quella di ricostruire una filiera istituzionale che regoli gli interventi sul dissesto idrogeologico: "A fronte di poche risorse, abbiamo alcune realtà nelle quali i soldi non sono mai stati spesi a causa di conflitti tra gli enti". Legato a doppio filo con il grave problema della fragilità del nostro territorio è il tema del consumo del suolo che contribuisce ad indebolire i terreni, aggrediti e resi impermeabili dal cemento, e che è stato oggetto di una proposta di legge – citata positivamente più volte dal presidente del Consiglio Letta - di cui però si attende ancora il parere delle Regioni. "Credo che anche le Regioni abbiano chiaro il fatto che continuare a costruire nelle attuali condizioni, a fronte anche di un'assenza di domanda e di nessuna giustificazione dal punto di vista demografico, significa sfidare davvero la sorte". Ed è per questo che il ministro ha nuovamente sollecitato le Regioni ad esprimersi con un parere "positivo e soprattutto rapido".
Parma, 11 ottobre 2013
 
Confesercenti E.R. si esprime sui blocchi del traffico veicolare ritenendo che penalizzino il commercio e siano necessarie ed efficaci solo politiche strutturali di ampia portata per il miglioramento della qualità dell'aria -
Secondo il presidente Roberto Manzoni si tratta di misure ormai "obsolete, inutili e soprattutto inefficaci", mentre sarebbero necessari accordi infraregionali e internazionali, con maggiori investimenti sulle tecnologie sostenibili e maggiore competitività nel trasporto pubblico, in modo da rendere fruibili, oltreché sostenibili, le città senza penalizzare il commercio.
"Le limitazioni della circolazione entrate in vigore lo scorso 1 ottobre e valide fino al prossimo 31 marzo si inseriscono quest'anno in una situazione di crisi dei consumi ed economica particolarmente accentuata e questo crea ulteriori difficoltà alle imprese che operano in particolare nei centri urbani della nostra regione." Questo il giudizio di Roberto Manzoni Presidente di Confesercenti Emilia Romagna sulla prima giornata di blocco della circolazione di giovedì 10 ottobre (ad eccezione dei Comuni che l'hanno revocato in base ai dati del bollettino settimanale sulla qualità dell'aria pubblicato da ARPA).

"La Confesercenti Emilia Romagna, inoltre, - continua Manzoni - è molto preoccupata dalla prossima approvazione del Piano Regionale Integrato per la Qualità dell'Aria che prevede di limitare ulteriormente la mobilità dei cittadini, aumentando, così, le difficoltà delle piccole e medie imprese del nostro territorio senza peraltro risolvere il problema dell'inquinamento."

La Regione Emilia-Romagna, infatti, dopo aver dato avvio al percorso di elaborazione del Piano Regionale Integrato di Qualità dell'Aria (PAIR2020), ha approvato con delibera della Giunta Regionale n. 949 dell'08/07/2013 il Documento Preliminare del Piano, contenente presunte misure per il risanamento della qualità dell'aria sul territorio regionale che si sostanziano soprattutto in ulteriori inasprimenti dei divieti alla circolazione dei mezzi privati.

"La Confesercenti E.R. – chiosa ancora Manzoni - ritiene che gli interventi volti alla riduzione degli inquinanti, debbano essere estesi a livello nazionale ed europeo, per evitare di richiedere inutili sacrifici ai cittadini e agli imprenditori della nostra regione, quando le emissioni nocive avvengono altrove. E' sicuramente opportuno tenere conto delle conseguenze negative che l'inquinamento ha sui costi della spesa sanitaria, ma è altrettanto importante valutare l'impatto che misure restrittive producono sul tessuto produttivo, di servizi e sull'occupazione di questa regione. Così come è necessario che i parametri di riferimento per la stima delle emissioni siano le medesime a livello europeo."

Per questo il Presidente di Confesercenti ritiene ormai obsolete, inutili e soprattutto inefficaci le limitazione del traffico, mentre sarebbero a suo giudizio necessari, interventi strutturali decisi attraverso accordi infraregionali e internazionali, con maggiori investimenti sulle tecnologie sostenibili e maggiore competitività nel trasporto pubblico, in modo da rendere fruibili, oltreché sostenibili, le città. "Gli interventi previsti dalla Regione – conclude Manzoni - non devono perciò creare sperequazioni rispetto alla competitività tra regioni limitrofe, e da questo punto di vista sarebbe opportuno sottoscrivere un accordo tra le Regioni del bacino del Po per l'adozione di misure uguali e prevedendo modalità omogenee di rilevazione delle PM10."

(Fonte ufficio Stampa Confesercenti Regionale)
Venerdì, 11 Ottobre 2013 11:04

Milano, il residuo costa 128 euro, a Parma 170

Parma, 11 settembre 2013
 
Comunicato Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
 
L' indagine svolta da GCR sui costi dello smaltimento dei rifiuti tra Parma e Milano -
 
Siamo andati a spulciare nel Piano finanziario 2013 AMSA del Comune di Milano, per vedere quanto costa ai milanesi lo smaltimento e trattamento del rifiuto indifferenziato, quello che finisce al termovalorizzatore Silla.
A luglio, esaminando il Piano finanziario AMSA, eravamo partiti da un costo totale previsto per il 2013 di circa 69 milioni di euro, da applicare ad un volume di rifiuto indifferenziato di 357.000 tonnellate.
In realtà, come ci ha spiegato il Settore Igiene Ambientale di Milano, i numeri vanno letti diversamente, sia riguardo al costo attribuibile allo smaltimento e trattamento dell'indifferenziato (in sostanza quanto costa a tonnellata il viaggio dell'indifferenziato a Silla e la successiva termovalorizzazione), sia riguardo al totale indifferenziato cui applicare questo costo.
Ai 68,9 milioni di euro - CTS - Costi variabili di Trattamento e Smaltimento RSU - vanno detratti gli oneri diversi (ossia i costi indiretti AMSA, di funzionamento della struttura, che comprendono stipendi, costi di consumo, materiali, ecc.) - stimabili per il 2013 in circa 25,9 milioni (pag. 17 del Piano allegato). Il risultato è di 43 milioni di euro.
Ma cosa considera come "indifferenziato" il Comune di Milano? Tutto quello trasportabile ed inceneribile al termovalorizzatore (ad esempio non i rifiuti abusivi, abbandonati e i fanghi stradali raccolti dallo spazzamento). Quindi: oltre alla frazione residuale della RD, l'indifferenziato raccolto porta a porta, che per il 2013 è previsto essere di 249mila tonnellate, vanno calcolate le voci "frazione residuale e RD diverse" (41.681 tonnellate), la "vuotatura cestini" (32.916 tonnellate) e la pulizia dei mercati ambulanti (12mila tonnellate).
Risultato? 335.000 tonnellate circa, ossia l'indifferenziato milanese che viaggia verso l'impianto di Silla 2 per essere "termovalorizzato".
Da qui il costo di 128 euro a tonnellata, che comprende il trasporto all'impianto Silla e tutte le operazioni di trattamento e smaltimento del rifiuto indifferenziato.
Ovviamente il quesito sovviene spontaneo. Il rifiuto indifferenziato è tale sia a Parma che a Milano.
Come identico è il sistema utilizzato per lo smaltimento, per l'appunto un inceneritore.
Come mai allora a Parma dovremmo pagare 170 euro la tonnellata quando a Milano spendono 128?
Come mai i cittadini di Parma e Provincia sono costretti ad un esborso del 30% in più, ben un terzo di spesa maggiorata rispetto ai vicini milanesi?
Trattandosi di un servizio pubblico non vige la necessità di offrire lo stesso servizio ai cittadini al minor costo possibile?
 
(Fonte: ufficio stampa GCR Parma)
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