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La spumantizzazione è il processo che determina l'effervescenza dei vini. Sono due i metodi principali a essere utilizzati per fare in modo che il vino diventi effervescente: il metodo classico, che è alla base - per esempio - del brut Ferrari, e il metodo charmat. Quest'ultimo è noto anche con il nome di metodo Martinotti.

Che cos'è il metodo classico

Con il metodo classico, la presa di spuma (altro termine con il quale viene indicata la spumantizzazione) si svolge direttamente all'interno della bottiglia: è qui che vengono introdotti lieviti selezionati e zuccheri indispensabili allo scopo. Occorrono specifiche accortezze affinché il procedimento vada a buon fine: per esempio, le bottiglie devono essere messe in orizzontale, in modo che i lieviti siano in grado di svolgere la propria funzione nel migliore dei modi. La durata del periodo di riposo, inoltre, deve essere almeno di un anno e mezzo. Al termine dei 18 mesi, comincia quella che si può considerare come la fase più delicata, visto che è necessario ruotare le bottiglie di un quarto e al tempo stesso inclinarle: tale azione deve essere ripetuta tutti i giorni.

Dopo il remuage

La rotazione e l'inclinazione delle bottiglie fanno parte del cosiddetto remuage, grazie al quale i diversi residui derivanti dalla fermentazione si possono trasferire verso il collo della bottiglia. Il remuage in linea di massima dura un paio di mesi, e termina nel momento in cui le bottiglie arrivano a una posizione verticale. A questo punto si può effettuare la sboccatura: il collo della bottiglia viene congelato con un macchinario ad hoc prima che essa possa essere stappata. Ciò permette di espellere i residui della fermentazione e agevola la fuoriuscita delle fecce. Il vino fuoriuscito deve essere compenato con il liqueur d'expedition, uno sciroppo di dosaggio costituito da una miscela di zucchero e vino. Dopo che la bottiglia è stata tappata di nuovo, il vino può essere bevuto.

Che cos'è il metodo charmat

Con il metodo charmat, la spumantizzazione viene realizzata a partire da vini bianchi fermi. Il vino bianco va incontro a una prima fermentazione già nel corso del consueto processo di produzione; dopodiché tramite il metodo charmat si verifica una seconda fermentazione, che prevede l'aggiunta di zuccheri e lieviti, a temperatura costante e a pressione invariabile, all'interno di particolari tini in acciaio. La durata può variare a seconda dei casi, ma in genere è compresa tra 1 e 6 mesi. Nel corso di questo lasso di tempo, necessario per la spumantizzazione, la reazione dei lieviti fa sì che lo zucchero si trasformi in anidride carbonica e alcol: è così che compaiono le tipiche bollicine.

Che cosa succede dopo la fermentazione

In un passaggio successivo, il vino che è stato ottenuto con la fermentazione viene filtrato; dopodiché si provvede al dosaggio di una miscela di zucchero e vino, prima che si possa arrivare al momento dell'imbottigliamento. Quest'ultimo è un processo che non deve essere sottovalutato, in quanto è proprio in bottiglia che il processo di spumantizzazione viene completato (almeno per quanto riguarda i vini basati sul metodo charmat). Così, il vino può essere bevuto: un prodotto finale ottenuto con un procedimento veloce e semplice. Dal metodo charmat si ricavano vini dalle note fruttate, contraddistinti da una notevole leggerezza e altrettanta freschezza. Il perlage è evanescente e grezzo.

Che rapporto c'è tra il metodo classico e lo charmat?

Il metodo charmat è meno costoso, in quanto è più veloce e di più facile applicazione: esso permette di ottenere vini spumanti fruttati e aromatizzati, oltre che leggeri. L'esempio più noto è quello del prosecco.

Il metodo classico, viceversa, è più oneroso dal punto di vista economico, perché si basa su un procedimento più lungo ed elaborato. Ne derivano vini che risultano più corposi al palato, con un perlage persistente e fine, che possono essere bevuti a tutto pasto: il Ferrari Brut metodo classico lo dimostra.

C'è anche la Cantina Formigine Pedemontana nella top ten delle cantine italiane con la più alta web reputation. Lo rende noto Marketing Management, un istituto bolognese di ricerche di mercato italiano. Con un Wr (indicatore di web reputation) di 27,7, la cooperativa formiginese aderente a Confcooperative Modena è al settimo posto.

DANTE_CHILETTI_7_1.jpg«Per noi è un eccellente risultato, ottenuto grazie al restyling del sito internet www.lambruscodoc.it con l'aggiunta di uno shop online e al potenziamento dei nostri profili Facebook, Instagram e Linkedin – commenta il presidente della Cantina Formigine Pedemontana Dante Chiletti – Con un mercato del vino così frammentato come quello italiano e un consumatore comprensibilmente confuso, l'influenza dei contenuti online sulle decisioni d'acquisto non può che essere alta».

Nata nel 1920, la Cantina Formigine Pedemontana ha 380 soci che coltivano uva in 600 ettari solo di vitigni autoctoni; l'80% del vino prodotto è Lambrusco, soprattutto Grasparossa.

Come riportato nel suo sito web, nel quarto trimestre 2018 Marketing Management ha rinvenuto 13.778 documenti in cui si parla delle principali 400 cantine italiane e dei loro vini. In tutta Italia sono stati rinvenuti 1.287 influencer che hanno pubblicato post e articoli, orientando di fatto la web discussion intorno al vino. Si tratta di utenti talvolta autorevoli, con una media di oltre 3.200 follower ciascuno (qualcuno arriva a 22 mila), per una platea potenziale complessiva di oltre 4,1 milioni di internauti che hanno garantito oltre 1,8 milioni di visualizzazioni, ricevendo più di 56 mila like.
La capacità della web discussion di generare emozioni intorno al mondo del vino appare molto alta: 83 documenti su 100 indicano un sentiment positivo. L'indicatore di web reputation (Wr) adottato da Marketing Management, che tiene conto simultaneamente del rumor e del sentiment delle cantine, ha un range di variazione 0-100.

«Il nostro posizionamento nella top ten mostra come la dimensione aziendale non sia un fattore rilevante per attrarre spontaneamente interesse e approvazione online – sottolinea Chiletti – Nel 2018 abbiamo prodotto 1,3 milioni di bottiglie e fatturato 6 milioni di euro tra imbottigliato e sfuso. Sono piccoli numeri, se confrontati alle grandi cantine. Però siamo capaci di coinvolgere gli influencer del mondo del vino e non solo: sono stati importanti, infatti, anche gli eventi in cui abbiamo abbinato il vino a musica, moda, arte, sport e che ci hanno permesso di attrarre potenziali consumatori da ambienti diversi».

 

 

Scegliere esclusivamente vini naturali a chiara impronta sensoriale e soprattutto matrice autoctona è una scelta obbligata per chi ha deciso di distinguersi e di riportare le cose nell'ordine in cui la terra le ha concepite. Ed ecco allora che anche quest'anno il Pesaro Wine Festival da libero sfogo alla sua vena creativa a Borgo di Trebbiantico, proprio alle porte di Pesaro.

da L'Equilibrista - Pesaro Wine Festival 2019 apre le porte dal 29 al 31 marzo nella consueta cornice di Villa Cattani Stuart a Pesaro, maestosa e storica dimora che è pronta a caratterizzare questa manifestazione dedicata alla cultura del vino ormai nota a livello nazionale.

Gli organizzatori hanno in serbo, per gli amanti del vino di qualità, un'autentica trama di degustazioni davvero interessanti condotte da relatori di fama indiscussa come Armando Castagno e Francesco Falcone per citarne alcuni; questo perché la kermesse coinvolgerà le migliori cantine nazionali ed internazionali al fine di offrire al pubblico un'esperienza sensoriale e di qualità proiettata ai massimi livelli.

L'evento, ideato da Gianluca Galeazzi e coadiuvato dal responsabile dei seminari Luca Iorio ed i responsabili dell'organizzazione Lucia Scipioni e Gianluigi Garattoni, viene organizzato dall'Associazione culturale Pesaro Vino Cultura con il patrocinio del Comune di Pesaro perché oltre ad essere la città degli stessi organizzatori è anche nelle Marche, regione che nel settore enologico occupa un posto di pregevole rilievo grazie all'alta concentrazione di aziende vitivinicole e biodiversità territoriali.

La città di Pesaro poi riesce a catalizzare interesse grazie anche alla sua centralità geografica in una Italia fatta di genialità da scoprire e sempre non pienamente espresse per via di quel suo architrave esile e poco integrato che vuole la piccola e media impresa essere il fiore all'occhiello della produzione di qualità assoluta, ma sempre poco visibile al grande pubblico.
Per questo, dare spazio ad Aziende vinicole nazionali ed internazionali accuratamente selezionate secondo criteri di qualità, nei processi di produzione, il più possibile naturali, nella scelta delle materie prime rigorosamente coltivate nel territorio di produzione, veicolano conoscenza e senso critico costruttivo alla base della crescita comune.
Un Paese, la nostra Italia, che ha tutto da imparare sul tema della condivisione, della creazione dell'immagine di marca e sul come fare rete a vantaggio del sistema Italia, lasciando fuori dai giochi inutili campanilismi e mediocri invidie dell'una o dell'altra parte.

Le selezioni delle Aziende sono da sempre operate da una commissioni di esperti, degustatori professionisti, sommelier e winelovers che aprono a seminari, tavoli tecnici, concerti e momenti conviviali nei quali il Festival da il meglio di se offrendo anche la possibilità di acquistare i vini in degustazione, proprio come una fiera del vino.

Il Pesaro Wine Festival è un vettore dedicato al vino di qualità ed ai suoi attori quali: cantinieri, esperti, sommelier, appassionati, blogger e stampa di settore che hanno il compito di assistere e di sorreggere un tessuto storico e sociale che ha creato un patrimonio di inestimabile valore ed unico al Mondo, quello della filiera produttiva autoctona italiana del vino.

Quest'anno poi i temi fondanti saranno dedicati al Taurasi, al Greco di Tufo, al Fiano di Avellino e a chiudere con la Valpolicella a testimonianza che la tradizione e la divulgazione devono essere al servizio della produzione se l'obiettivo di fondo è la crescita di un territorio e delle persone che lavorano duro per la loro crescita.

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Per contatti e Info :
http://www.pesarowinefestival.it/ 

 

 

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Dal 29 Al 31 Gennaio Il Corso Per Specialisti Della Valpolicella Apre La Red Week Di Anteprima Amarone 2015 A Verona.

(Verona, 25 gennaio 2019). Sono 60 le candidature di quest'anno per il Valpolicella education program (Vep), il corso di formazione sulla prima Dop di vino rosso del Veneto, rivolto a operatori di settore, giornalisti e influencer internazionali ideato dal Consorzio Tutela Vini Valpolicella in collaborazione con i docenti delle Università degli studi di Verona, Università Cattolica di Milano, Alma – Scuola internazionale di cucina italiana, Nomisma e SIB (Società Italiana Brevetti). Un programma unico in Italia per un consorzio che martedì 29 gennaio dà il via alla Red Week di Anteprima Amarone 2015 (palazzo della Gran Guardia 2-4 febbraio) e che punta a creare una rete di "Valpolicella wine specialist" nel mondo.

Un titolo al quale aspirano 25 "studenti" selezionati tra gli iscritti, provenienti da 14 paesi: Usa, Brasile, Giappone, Corea del Sud, Cina, Repubblica Ceca, Canada, Germania, Svezia, Ucraina, Taiwan, Emirati Arabi, Regno Unito e Russia.

Due le giornate di lezioni (29 e 30 gennaio) presso la sede del Consorzio (Villa Brenzoni Bassani, Sant'Ambrogio di Valpolicella), suddivise in 5 ambiti tematici: dagli aspetti legali di etichettatura e promozione allo scenario di mercato, dalle caratteristiche del terroir alle nozioni enologiche, fino alla degustazione. Tra i professori in cattedra Osvaldo Failla, direttore del Dipartimento di scienze agrarie e ambientali dell'Università degli studi di Milano, Denis Pantini, direttore Nomisma Agroalimentare e Wine Monitor, Paolo Veronesi, avvocato specializzato in diritto della proprietà intellettuale dello studio legale SIB di Verona, Maurizio Ugliano, docente di chimica enologica ed enologia dell'Università di Verona, Pier Luigi Gorgoni, docente di degustazione ed enografia alla scuola Alma e Filippo Bartolotta, giornalista di Decanter Magazine e Spirito di Vino.

L'esame finale è previsto per giovedì 31, con verifica scritta e prova pratica in modalità blind tasting, al termine delle quali solo gli studenti con punteggio positivo riceveranno il certificato di specialist.
La Red Week di Anteprima Amarone 2015 è organizzata dal Consorzio Tutela Vini Valpolicella con il sostegno di:

THE SECOND VALPOLICELLA ANNUAL CONFERENCE
Wine Intelligence (partner scientifico); Banco BPM; Cattolica Assicurazioni; Grafiche Valpolicella; Tebaldi srl; Volkswagen – Veicoli Commerciali (sponsor); Affari&Finanza (media partner)

ANTEPRIMA AMARONE 2015
ATV; Banco BPM; Cattolica Assicurazioni; Vinitaly (main sponsor); Grafiche Valpolicella; Volkswagen – Veicoli Commerciali (sponsor); Repubblica Affari&Finanza (media partner), in collaborazione con Manuel Marzari - Maestro di dolcezze

In allegato programma della Red Week di Anteprima Amarone 2015 (PDF).

Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella
Nato nel 1924 è una realtà associativa che comprende viticoltori, vinificatori e imbottigliatori della zona di produzione dei vini della Valpolicella, un territorio che include 19 comuni della provincia di Verona. La rappresentatività molto elevata (80% dei produttori che utilizzano la denominazione) consente al Consorzio di realizzare iniziative che valorizzano l'intero territorio: il vino e la sua terra d'origine, la sua storia, le tradizioni e le peculiarità che la rendono unica al mondo. Il Consorzio annovera importanti ruoli istituzionali: si occupa della promozione, valorizzazione, informazione dei vini e del territorio della Valpolicella, della tutela del marchio e della viticoltura nella zona di produzione dei vini Valpolicella, della vigilanza, salvaguardia e difesa della denominazione. L'area di produzione è molto ampia ed è riconducibile a tre zone distinte: la zona Classica, (Sant'Ambrogio di Valpolicella, San Pietro in Cariano, Fumane, Marano e Negrar); la zona Valpantena, comprendente l'omonima valle; la zona DOC Valpolicella, con Verona, Illasi, Tramigna e Mezzane. Le varietà autoctone che danno vita ai vini delle denominazioni vini Valpolicella sono: Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara. I vini della denominazione sono il Valpolicella doc, il Valpolicella Ripasso doc, l'Amarone della Valpolicella e il Recioto della Valpolicella entrambi docg.

 

 

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da L'Equilibrista - Pesaro 24 gennaio 2019 - Gianluca Galeazzi nasce nel 1971 a Pesaro e muove i suoi primi passi nel mondo del vino, è il caso di dirlo, in età infantile, perché già a sette anni partecipando alle tante vendemmia e alle pigiature manuali insieme ai nonni paterni, comprende come possa essere nobile il ruolo del vignaiolo e quanto l'umiltà e la dedizione siano tutto.

I nonni possedevano un piccolo vigneto vitato a Barbera e Montepulciano, di circa un ettaro, ad Osteria Nuova sui colli Pesaresi e di certo il ricordo di quelle vendemmie degli anni '70 e '80, di quel tipo di lavoro, di quella socialità perduta fatta di pacche sincere sulle spalle e merende a fine giornata, mi racconta Gianluca, manca molto oggi.

Quell'atmosfera un po' mistica, fatta di racconti e di detti popolari servono a mantenere unita una comunità contadina che oggi è votata per lo più all'apparenza ed alla semplificazione ed è per questo che il suo impegno nel mondo del vino è autentico e genuino.
Sempre giovanissimo inizia un percorso didattico sull'enologia in modo autonomo, soprattutto sulla storia e sulla geografia del vino, studiando in maniera autodidattica per diversi anni, attingendo dai testi di maestri indiscussi come Veronelli, Sicheri e Soldati.
Comprende subito che se vuole capirne l'essenza, deve viaggiare e quindi inizia la sua scoperta dall'Italia, poi andrà in Francia, passando per l'austera Germania, Spagna, Slovenia , Svizzera e Stati Uniti, suo ultimo e recente approfondimento.
Ma mi confessa che il primo vero riconoscimento lo deve certamente a Danilo Marcucci che gli ha insegnato a disegnare le nuove frontiere del vino e fatto comprendere cosa significhi davvero "fare vino" oggi.
Si ritaglia poi la fase più importante e formante, come ricalca a più riprese Gianluca, andando a ricercare una figura per lui centrale, ovvero quel Sandro Sangiorgi, per lui il Maestro, la persona che lo ha proiettato verso la conoscenza introspettiva e sensoriale nel vino, colui che gli ha trasmesso informazioni preziose, quelle informazioni che non si trovano sui libri, mi confessa!

L'incontro con Sandro sicuramente lo ha fortificato in maniera filosofica, tanto da guidarlo alla scelta del vino naturale, il più vero possibile e della sua primaria e certa qualità. Enotecario e degustatore seriale, ha organizzato diversi seminari didattici, curati da Sandro Sangiorgi, Armando Castagno, Francesco Falcone per citarne alcuni e condotto numerose degustazioni.

Nel 2017 inizia anche un percorso per lui alternativo e nuovo nella veste di organizzatore didattico tanto che curerà personalmente a Pesaro, per conto del Consorzio di Franciacorta, un evento macro-regionale con oltre 1500 presenze e che gli darà stimoli nuovi e soprattutto la consapevolezza di potersi spendere su fronti alternativi e nuovi.
Nello stesso periodo nasce, con il sommelier Andrea Dente, il progetto Vinerieclandestine, con cui ci si vuole rifare ad un testo di Soldati in cui lo scrittore diceva che il vino davvero buono è quello che beve con gli amici e quindi "clandestino" appunto perché di poca quantità prodotta e atto a sostenerne l'equazione precisa fra quantità e qualità.

Vinerieclandestine è in primis una piccola distribuzione che opera sulle regioni Marche, Emilia Romagna e da poco Abruzzo in modo esclusivo. Una distribuzione che continuamente ricerca aziende che producano un vino "vivo", diverso in ogni annata e territorio ma è anche un locale ed enoteca con gastronomia, dove si possono degustare i vini alla carta e nel quale assistere a serate di degustazione o seminari didattici. Progetto che come il vino è in tumulto, un continuo movimento, un fermento progettuale, intento a migliorarsi sempre di più tanto che nel 2019 verrà lanciato un marchio proprio chiamato #clandestino e che avrà due vini a rappresentarlo. Nello specifico, una cuvèe ed una DOC dell'area di Farra di Soligo, tanto per rimarcare e demonizzare il concetto sprezzante e per certi versi giusto, sull'area Prosecco.
Il vino deve potersi esprimere, parlare alle persone e per farlo ha bisogno di essere fatto conoscere, è questa dal 2014 l'idea di fondo dell'Associazione Pesaro Vino Cultura, che ha come progetto fondante quello dell'organizzazione di una Festival del vino "artigianale", sia italiano che estero.

Ecco che da qui, nasce nel 2016 la prima edizione del PesaroWineFestival, che mantenendo la sua anima didattica ha saputo dare spazio anche ad alcune gite eno-culturali in varie
città d'Italia nel corso della sua evoluzione.

Eclettismo e duttilità, sono le chiavi per lavorare bene e con passione nel mondo del vino moderno che ha bisogno di persone che vengono da lontano, con cultura ed amore per il vino, spazzando la rotta da improvvisati ma soprattutto da chi non ha a cuore la sorte del vino di qualità e per le piccole realtà, vero patrimonio di una Italia fatta di eccellenze e unicità.

 

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(Vittorio Sgarbi e serata con Caravaggio)

 

 

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Da Arte & Gusto una serata a tema dal titolo "I vini biologici, biodinamici e naturali sono realtà" per discutere, con esperti del settore, di uno dei temi più sensibili dell'universo enologico contemporaneo.
Mercoledì 30 gennaio 2019 alle 20:00 presso Arte & Gusto, via Emilia Est 87, si terrà una discussione su "I vini biologici, biodinamici e naturali sono realtà".

La giornalista Costanza Fregoni interverrà con una presentazione dal titolo:

Biologici, biodinamici, naturali e vegani: conosciamo l'approccio agronomico ed enologico, le differenze e le leggi che ne governano le filiere. Nel mondo dei vini green, la sostenibilità è davvero tale? In cosa consiste la certificazione?

A seguire Matteo Gallello, profondo conoscitore del movimento dei vini naturali in Italia e all'Estero e redattore di Porthos, progetto editoriale e didattico che da quasi vent'anni si occupa di vino naturale, guiderà una degustazione durante la quale verranno assaggiati i seguenti vini:

1. Maistru (nuragus) 2017 Sa Defenza (Donori, Cagliari)
2. La mia Malvasia (malvasia aromatica di Candia) 2017 Camillo Donati (Arola, Parma)
3. Gattaia (chenin con piccolo saldo di sauvignon blanc e sauvignon gris) 2015 Michele Lorenzetti (Vicchio, Firenze)
4. Montepulciano d'Abruzzo 2016 Emidio Pepe (Torano Nuovo, Teramo)
5. Teroldego 2016 Foradori (Mezzolombardo, Trento)
6. Cirò Rosso Classico superiore 2015 'A Vita (Cirò Marina, Crotone)

Dopo la degustazione Arte & Gusto sarà lieta di offrire un light buffet a cura dello Chef Alfonso Francese.

 

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Wine and Food Academy, l'Accademia del buon cibo e del vino italiano nasce a Parma nel 2016 presso il locale gourmand "Arte & Gusto". Frequentata, sin dal primo momento, da numerosi food lover, giornalisti locali e di tutto il territorio nazionale, questa vera e propria "Officina di Sapori e saperi", organizza periodicamente incontri con esperti e professionisti del settore, degustazioni di prodotti d'eccellenza, cene tematiche, presentazioni di libri e incontri con i vignaioli.

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Arte & Gusto nasce a Parma in un territorio connotato per la sua forte vocazione gastronomica, non è solo un ristorante e nemmeno un semplice negozio di generi alimentari. Arte & Gusto è un mercato di sapori in cui tradizione e innovazione si incontrano per soddisfare ogni palato, dare consapevolezza, informare e educare a un'alimentazione sana e di qualità.
In quest'ottica i prodotti non solo si acquistano, ma si conoscono, si consumano e si amano. Arte & Gusto è un luogo nato per vivere le eccellenze enogastronomiche italiane di qualità.

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Agricoltura. Vino, più qualità e competitività sui mercati extra Ue: ai produttori dell'Emilia-Romagna la Regione mette a disposizione 6,5 milioni di euro per la campagna viticola 2018/2019

Promozione dei vini regionali: al via il bando per il sostegno ad azioni di promozione dei vini Docg, Doc, Igt e da agricoltura biologica. L'assessore Caselli: "Dalla Regione fondi per dotare rapidamente le nostre imprese di strumenti di promozione e rafforzare l'export di un settore tra i principali del nostro comparto agroalimentare"

Bologna 8 agosto 2018 – Circa 6,5 milioni di euro dalla Regione per il sostegno ad azioni di promozione dei vini Doc, Docg e Igt e da agricoltura biologica, protagonisti di un'importante crescita qualitativa e sempre più apprezzati sui mercati esteri: i dati dell'export dopo la vendemmia 2017 registrano un fatturato di oltre 320 milioni di euro con un balzo in avanti del 10,7% sull'anno precedente. Le risorse in arrivo, nell'ambito dell'Ocm Vino (l'Organizzazione comune di mercato Ue), puntano a sostenere e accelerare questo processo di qualificazione e internazionalizzazione.
La decisione della Giunta regionale è immediatamente successiva all'approvazione del 27 luglio scorso, da parte del ministero delle Politiche agricole, dell'avviso per i progetti relativi alla campagna viticola 2018/2019.

"L'approvazione quasi immediata del bando regionale a seguito del decreto del ministero- ha commentato l'assessore regionale all'Agricoltura Simona Caselli – testimonia dell'impegno della Regione per dotare rapidamente le nostre imprese di uno strumento di grande utilità, in modo da restare al passo con i produttori degli altri Paesi europei e rafforzare l'export di un settore tra i principali del nostro comparto agroalimentare. Con il bando regionale ora approvato, le aziende dell'Emilia-Romagna potranno riprendere con ancor maggiore determinazione quelle azioni promozionali che accompagnano il positivo andamento dell'export del vino italiano nei paesi extra Ue".

"I dati dell'esportazione per i vini dell'Emilia-Romagna, dopo la vendemmia 2017, sono estremamente positivi- ha proseguito Caselli - con il superamento dei 320 milioni di euro e un più 10,7% sul 2016. Come amministrazione regionale stiamo accelerando sulla promozione con particolare attenzione ai mercati emergenti del sud asiatico, alla Cina e al Giappone, ma senza dimenticare Russia, Canada e gli Stati Uniti che restano il principale mercato di sbocco per il made in Italy. Le risorse in arrivo puntano proprio a sostenere e accelerare questo processo di qualificazione e internazionalizzazione".

Il bando è rivolto ad aziende agricole in forma singola e associata, consorzi e gruppi di imprese, per progetti che prevedono un investimento minimo di 100 mila euro. Verranno finanziati, nella misura massima del 50% della spesa ammissibile, gli interventi aziendali relativi alla partecipazione ad eventi e fiere, azioni di incoming riservate agli operatori commerciali di altri Paesi, promozioni nei punti vendita, allestimento di spazi e di attrezzature destinate alle degustazioni da realizzare direttamente in azienda.

Pubblicato sul Bollettino ufficiale regionale 261 del 7 agosto 2018, il bando tiene conto delle caratteristiche delle proposte di promozione, con diversi criteri premiali: si va dall'attenzione particolare ai soggetti che si occupano di promuovere prevalentemente vini di propria produzione, alle nuove imprese che per la prima volta si dedicano all'export e alle aziende interessate a nuovi Paesi e mercati. Alle imprese che si dedicano alla promozione esclusivamente di vini a Denominazione d'origine protetta e/o Indicazione geografica tipica o Docg viene riservato un punteggio aggiuntivo./OC

Le domande devono essere presentate entro le ore 15.00 del 5 ottobre 2018 al servizio Innovazione, Qualità, Promozione e Internazionalizzazione del Sistema Agroalimentare della direzione generale Agricoltura, caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna (viale della Fiera, 8 – Bologna) tel. 051.527.4843
Gli uffici regionali sono a disposizione delle imprese per fornire tutte le informazioni utili a presentare i progetti di promozione.

Ultima iniziativa promossa da Vinitaly è la presenza al Summer Fancy Food Show, terminato ieri a New York in una cornice di entusiasmo e vera attesa per un manifesto dell'Italia nel Mondo, un evento che con il passare del tempo sta diventando sempre più catena del valore da esportazione dell'Italia nel Mondo. Nei primi 4 mesi del 2018. I vini Italiani nel Mondo registrano un + 4,4,% e gli Stati Uniti restano il primo mercato.

Di L'Equilibrista Verona, 03-07-2018 - Vinitaly ormai è un marchio di fabbrica, una macchina che si muove ad unisono e conquista consenso soprattutto all'estero. Ne sono prova la crescita proprio negli USA del vino italiano che registra un confortante + 4,4% con ben 544,7 milioni di euro, nonostante l'Euro al momento sia una moneta forte che limita lo sviluppo causa cambio sfavorevole, come riporta l'Osservatorio Vinitaly Nomisma Wine Monitor.

Il nostro Paese e le sue eccellenze territoriali rappresentano l'interlocutore privilegiato per gli USA e tanto merito va dato anche all'attività promossa da Vinitaly che mantenendo un elevato standing di formazione e presenza, ha creato un circolo virtuoso esaltato soprattutto dai 47 Italian Wine Ambassador statunitensi, formati all'interno del programma International Academy. La rete così ben coadiuvata, rappresenta ad oggi ben 7000 Buyers accreditati che dagli USA erano già intervenuti all'ultimo Vinitaly 2018 garantendo una presenza massiva anche al Fancy Food Show, svoltosi dal 30 Giugno al 2 Luglio presso il padiglione italiano in collaborazione con ICE, Federalimentare, Cibus, Tuttofood e Vinitaly in ualità di Partners ufficiali.

Ulteriore prova di concretezza, nonché visione di lungo periodo, è stata l'iniziativa definita "The extraordinary Italian Taste" che ha permesso a Vinitaly, grazie al suo Vinitaly Wine Bar, di deliziare i Buyers sia del canale TRADE che del canale HORECA di poter degustare e conoscere ben 600 vini selezionati affiancati dalla competenza del consorzio Italiano del vino. Questo perché la leva fondamentale del mercato, soprattutto quando è complesso, è la conoscenza in senso stretto e questa criticità, Vinitaly l'ha capita molto bene e gestita, tanto da investire sulla creazione di pubblico influente che possa guidare gli appassionati ed un mercato maturo per la creazione di valore che nasce da prodotti sempre più "made in Italy" e soprattutto segno distintivo di un Vinitaly sempre più incentrato sulla qualità.

La giornata appena trascorsa ha dato lustro a tre prestigiose aree del nostro Paese, esaltando le zone del Trento Doc, Sicilia Doc e Chianti Classico perché testimoni rispettivamente di eccellenza spumantistica, innovazione e tradizione. Queste chiavi di lettura saranno utili a tradurre una direzione, quella Americana, che ad oggi rappresenta il principale mercato mondiale della domanda di vino confermando come il top consumer negli Stati Uniti sia di età compresa fra i 21 ed i 35 anni in netto contrasto rispetto a quello Europeo, che si attesta su valori ben più maturi e con capacità di spesa procapite ben diverse.

La manifestazione italiana più importante del vino italiano nel Mondo ha letteralmente reinventato i suoi confini, ricreando schemi di lavoro differenti e reimpostando da zero una diffusione che diventa tecnica e sempre più specifica per esaltare palati esigenti, orientare la scelta verso la qualità e promuovere finalmente un concetto univoco fatto di vignaioli e territori grazie alla forza di un unico messaggio.

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La 13° edizione della rassegna che ha visto protagonista il Lambrusco di Sorbara e le cantine produttrici si è aperta, dopo il party inaugurale sul ponte di Bomporto, alla Cantina Paltrinieri di Sorbara con una serata di musica e cucina romagnola.

Di Manuela Fiorini – Sorbara (Bomporto, MO) - È stata la Cantina Paltrinieri di Sorbara ad aprire la 13° edizione di Rosso Rubino, la rassegna enogastronomica che vede protagonista il celebre Lambrusco di Sorbara e che prevede un calendario con tappe nelle cantine produttrici delle celebri "bollicine" di Bomporto, Sorbara e San Prospero.

La serata ha visto abbinare alcune etichette di Lambrusco prodotte dalla cantina Paltrinieri, che con i suoi Radice e l'Eclisse ha conquistato 3 bicchieri del Gambero Rosso, abbinate a piatti della gastronomia romagnola. Come il fritto misto "da passeggio" preparato dalla ditta Bellucci, un fragrante "cono" di gamberetti, polipetti e totani in pastella da gustare con la classica fetta di limone. Come seconda pietanza, non poteva mancare la "principessa" della cucina romagnola, cioè la piadina, farcita con stracchino e rucola o con il prosciutto crudo. Infine, per rievocare le notti in cui si tirava fino all'alba in discoteca per poi, affamati, fare tappa in pasticceria o al forno, ecco i celebri "bomboloni" alla crema, sfornati caldi, a cura della Pasticceria Pamela.

La parte "mangereccia" è stata preceduta da una visita "didattica" alla cantina, per scoprire come nascono le celebri bollicine color rubino.

A fare da colonna sonora alla serata, la musica degli "Scaricatori di Porto" e, a fare da madrina, Letizia Valletta Casadei di Casadei Sonora.

La prossima tappa di Rosso Rubino sarà giovedì 7 giugno alla Cantina Righi e Francesco Bellei, nella cornice della Foresteria Cavicchioli di San Prospero. Si comincia alle 19.30 con una degustazione di vini abbinati a prodotti tipici proposti dagli chef di Da Paolo Catering e dal Salumificio Mec Palmieri. A seguire, cena su prenotazione a cura dello chef Cristian Broglia e spettacolo con Andrea Barbi e la Super Sound Stage.

Tappa successiva, martedì 12 giugno, presso la Cantina Aurelio Bellei di Sorbara con una degustazione di vini e prodotti tipici, musica e spettacoli di dana.

INFO
www.lambruscowinefestival.it 

(foto di Claudio Vincenzi)

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Domenica, 03 Giugno 2018 06:40

Scandali d'oltralpe

Certamente quando si ha a che fare con scandali e grandi inchieste ci si chiede da che parte sta la verità e come sia possibile incappare in così grandi errori, soprattutto se a commetterli sono portatori di interessi o Leaders assoluti. Fa riflettere perché ci riporta tutti ad una dimensione più attenta e comprendere quanto l'asticella vada sempre tenuta alta per salvaguardare la qualità e la reputazione di tutti gli operatori e soprattutto di Noi consumatori.

di L'Equilibrista Parma, 28 maggio 208 -

Mesi fa è uscito su tutte le principali testate del settore uno scandalo di enormi dimensioni che ha interessato il gruppo francese Raphaël Michel, Azienda operante fin dal lontano 1899. Oggi abbiamo le idee più chiare perché confutate da prove e da sanzioni che sono arrivate come tegole a quanto pare.
L'allora presunta frode ha riguardato il colosso del mercato del vino sfuso francese, tanto che Giullaume Ryckwaert, direttore generale, è stato arrestato dalla polizia francese con l'accusa di avere acquistato un equivalente di 48 milioni di bottiglie di vino da tavola e rivendute poi con denominazione Rodano.
Solo per dare modo a tutti, anche ai non addetti ai lavori di capire la portata della cosa, stiamo parlando di Côtes du Rhône e Châteauneuf du Pape. Ovviamente anche i più alti vertici dell'Azienda sono stati toccati, perché si parla di un giro d'affari di quasi 66 milioni di bottiglie e che rappresenta l'equivalente del vino sfuso che è poi quello di cui si andrà a parlare più tecnicamente.

La giustizia francese, ha realizzato un impianto accusatorio piuttosto elaborato ma obiettivo e basato su fatti, tanto che se fosse confermato in toto, potrebbe descrivere un danno di grandi dimensioni anche per le testate vitiviticole che esprimono giudizi di valore su prodotti, che poi sarebbero irrimediabilmente falsati. Gli investitori sono stati turbati da altre inchieste parallele che hanno visto protagonista Grands Vins de Gironde (GVG) la quale sembrerebbe accusata di aver etichettato vini diversi in modo fraudolento, quindi per capirci, vini da tavola francesi che sarebbero stati concepiti come Pays d'Oc IGP, oppure il caso dei vini Bordeaux venduti con indicazione di annata 2011 quando invece ci si riferiva al 2012.

Dalle colonne di Wine Spectator, osservatore privilegiato del vino nel Mondo, emerge che la frode sarebbe compresa fra Ottobre 2013 e marzo 2017 e che soprattutto sarebbero anche i piccoli Vigneron a pagarne un prezzo alto perché catene di distribuzione quali Carrefour e altre minori, avrebbero intanto sospeso i ritiri per capire chi avrebbe gestito il presunto malaffare accelerando le procedure preventive anche nel caso si fosse trattato di un grossolano errore.

Purtroppo tutte le prove ad oggi portano a pensare a qualcosa di premeditato tanto che Philippe Pellation, presidente del sindacato dei Vignerons di Côte du Rhône e di Côte du Rhône Villages, ha rivelato la preoccupazione e lo sdegno se arrivasse la conferma per quanto accaduto. La rete coinvolta tocca più di 3.000 coltivatori e 15 cooperative nel Rodano, Provenza e Languedoc solo in Francia, ma poi per comprendere come ormai tutto il Mondo sia strettamente connesso e legato indissolubilmente, anche Cile e parte de Sud America hanno fatto i conti con questa inchiesta planetaria. Numeri strabilianti che confermano un colosso vero e proprio che fattura circa 80 milioni di euro annui con una produzione stimata di circa 10 milioni di casse annue con crescite a due cifre stimate fra il 20% e 30% e tutto targato Giullaume Ryckweart.

Il giudice Caroline Baret ha dichiarato che l'investigazione ha riportato alla luce almeno 612.000 litri di vino per un equivalente di 68.000 casse coprendo un fatturato di circa 1.6 milioni di euro, ma numeri a parte, le preoccupazioni riguardano la reputazione e la futura gestione del brand sia per i piccoli agricoltori affiliati che per i cosiddetti Negociants, che in Francia soprattutto, sono una vera e propria istituzione. Il Pubblico Ministero Anne Kayanakis ha sottolineato come Eric Marin, ex direttore acquisti di Grand Vins De Gironde, sia colpevole di negligenza e parte di un meccanismo più complesso ed articolato che porta la situazione ad essere ai limiti della credibilità assoluta, parafrasando le sue parole.

I fatti portano al 2014, quando durante un controllo casuale e senza preavviso, emergeva che da un piccola cantina di proprietà di un Negociant francese Borie Manoux, ovvero un commerciante imbottigliatore, al quale era stato rilevato un ammanco non denunciato per 200,000 litri di vino da 159 vasche, proprio GVG aveva invece guadagnato la stessa somma in entrata facendo emergere quindi più di un sospetto. L'Agenzia anti frode francese (DGCCRF) a questo punto, già allertata, aveva rilevato infatti anomale ritappature e stranezze nell'uso delle etichettature soprattutto su Pays d'Oc IGP e sulle già citate vasche, rilevando due annate di Bordeaux in particolare che lasciavano aperte indubbie differenze.

Incongruenze che ad oggi sembrano cadere come macigni perché ampiamente smascherati e condannati come vedremo.

Come rimarcato dal Pubblico Ministero Kayanakis, rimane confusa la deposizione che ha offerto il capo cantiniere Eric Marin perché sembra impossibile che una persona sola, possa gestire 180 referenze diverse in entrata, infatti basti solo pensare che nel 2014 sono state ricevute 20 milioni di litri e spedite 19,9 milioni certificando un movimento giornaliero di circa 18.000 casse.

"La dissonanza", come rileva lo stesso Pubblico Ministero, "è indubbia perché è impossibile che l'organizzazione non fosse a conoscenza di queste pratiche, quindi si sono evidentemente coperti gli occhi..."..."ma ammettendo per un secondo che non fosse così, questo metodo non è sinonimo di qualità e non è in linea con le regole e le procedure di acquisto che il capo cantiniere dice di avere adottato".

Il gruppo GVG controlla una holding che annovera Borie Castéja Animation come partecipazione, poi alcune storiche Aziende distributrici locali fra cui Borie Manoux e Mähler – Besse e per questo ad oggi sono arrivate copiose querele contro GVG appunto, fra cui INAO, ovvero l'Istituto nazionale dell'origine e della qualità francese, il Consiglio dei vini di Bordeaux, la Federazione dei Grandi vini di Bordeaux, la Federazione dei Negociants di Bodeaux e Libourne, nonché la Confederazione Paysanne di Girona.

Una prima sentenza, come riportava già il sito http://www.winenews.it  il 10 Aprile, ha condannato al pagamento di 15.000 euro Eric Marin, ex direttore acquisti di Grands Vins de Gironde, proprio a causa della mala gestione dei vini sfusi per la quale è stato giudicato colpevole.

Il Tribunale di Bordeaux ha poi giudicato il Negociant colpevole di frode perché avrebbe contribuito a creare etichette ad hoc per il mercato interno e per quello cinese che, alla fine, non avevano alcuna attinenza con il prodotto effettivamente in bottiglia, condannandolo al pagamento di 400.000 euro (con pena sospesa per la metà del pagamento). Pare comunque che il sistema fosse in linea con quanto descritto dai Pubblici Ministeri e che quindi oltre al danno sostanziale, come si legge nella dichiarazione finale, emergano danni di immagine e credibilità sull'operato di decine di etichette e dei relativi punti di raccolta e catene che ne hanno la diretta gestione.

La Francia sempre attenta ed esempio di patriottismo per tutta l'Europa, nonché figlia della Rivoluzione che vanta in tutto il Mondo, insieme alla sua voglia di fare scuola soprattutto sulle sue eccellenze in tutti i campi e verso tutti, stavolta china la testa, fa pubblica ammenda e cerca di uscire da una empasse che parrebbe essere solo frutto di qualche personaggio poco pulito.

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
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