La Camera di commercio, in collaborazione con la Camera di commercio italiana dell'Ontario, organizza giovedì 29 maggio, a partire dalle 9.30, un incontro con le aziende per illustrare le attuali opportunità di business in Canada e Ontario e gli strumenti a supporto delle aziende interessate al mercato.
Parma, 26 maggio 2014 -
In programma un focus sui settori agroalimentare, meccanica alimentare ed edilizia ed un approfondimento su logistica e spedizioni sul Canada. Parleranno dell''Accordo di cooperazione economica e commerciale tra Canada e Europa (CETA) Corrado Paina, General Manager Italian Chamber of Commerce of Ontario, e di logistica e spedizioni Maurizio Pazzini, Tradelane Development Manager Panalpina Trasporti Mondiali Spa. Al termine degli interventi le aziende potranno incontrare i relatori per un colloquio individuale.
Nell'ultimo decennio il Canada ha consolidato la propria immagine di stabilità grazie a solide basi economiche e finanziarie. Nel 2012 il PIL canadese è cresciuto del 2%. In particolare la tenuta del mercato interno e la spiccata indipendenza energetica fanno della nazione degli aceri un'ottima potenziale base per aziende italiane che vogliano affacciarsi anche sul mercato NAFTA, l'area di libero scambio del Nord America (circa 462 milioni di consumatori potenziali).
La stabilità del sistema politico, le condizioni del mercato del lavoro, del costo dei fattori di produzione e dell'accesso al credito rendono il paese di particolare interesse per le aziende italiane interessate ad accrescere la propria quota di esportazioni o intenzionate ad internazionalizzare la propria presenza produttiva.
L'Italia si conferma essere uno dei principali partner commerciali europei per il Canada, dietro a Germania e Regno Unito. L'interscambio bilaterale con l'Italia è aumentato del 6,3% nel 2012; in particolare, le esportazioni italiane sono aumentate del 7%. l'Italia si è confermata il 9° Paese fornitore con una quota dello 1,13% del totale delle importazioni canadesi.
In allegato scaricabile il modulo di iscrizione
(Fonte: Ufficio stampa Camera di commercio Parma)
Presentato oggi dalla Camera di Commercio e Unioncamere Emilia-Romagna lo studio di riferimento che illustra lo scenario economico provinciale. Valori congiunturali in contrazione, ma in modo meno intenso del 2012. Si inasprisce il credito, bene invece l’export.
Parma, 13 maggio 2014 -
Nel 2014 l’economia parmense dovrebbe tornare a crescere, anche se debolmente. Secondo le previsioni di fine febbraio 2014 redatte da Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna, per il valore aggiunto della provincia di Parma si prospetta una crescita reale dell’1 per cento, leggermente più contenuta rispetto a quella prevista per la regione (+1,2 per cento). A trainare l’aumento saranno soprattutto le attività dell’industria in senso stretto (+1,4 per cento), mentre più sfumato appare il contributo dei servizi (+0,9 per cento). Per l’edilizia è atteso un timido aumento (+0,2 per cento), dopo sei anni caratterizzati da cali.
E’ con questa previsione di deboli segnali di ripresa che si apre il Rapporto annuale sull’economia parmense nel 2013, il più articolato lavoro di analisi economica dedicato a Parma e al suo territorio realizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna e presentato oggi in via Verdi dal Presidente dell’ente camerale Andrea Zanlari, da Giordana Olivieri dell’Ufficio studi, insieme a Guido Caselli e Matteo Beghelli, del Centro studi, monitoraggio dell’economia e statistica di Unioncamere Emilia-Romagna.
“Con il titolo di questa giornata, “Conoscere il presente per progettare il futuro”, abbiamo voluto sottolineare il valore di un’informazione economica che diventa vero strumento di orientamento e di azione per l’imprenditore – ha spiegato Zanlari -. Disegnare la mappa su cui le aziende si devono muovere è fondamentale e solo con uno sguardo di sistema è possibile farlo. La Camera di Commercio di Parma in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna mette a disposizione un cruscotto informativo insostituibile per poter operare nel parmense con cognizione di causa. Entrando nel merito dei dati, appaiono alcuni segnali che lasciano sperare che siamo forse alla vigilia di una svolta. Anche nel 2013 l’export ha dato buoni risultati e forse nel 2014 queste risorse potranno dare una mano anche al mercato interno”.
Lo studio, raccolto in un volume distribuito durante la presentazione e disponibile in forma elettronica sul sito web della Camera di Commercio, è suddiviso in tre parti: nella prima, Guido Caselli propone un’analisi trasversale sul territorio parmense, individuando una proposta di priorità da sostenere per il rilancio economico; nella seconda, Matteo Beghelli si concentra sulle opportunità da cogliere nei mercati internazionali, tracciando uno scenario a livello generale e studiandone connessioni e implicazioni a livello locale; la terza, infine, entra nella parte statistico-descrittiva con le analisi che espongono la vera e propria fotografia dell’economia parmense nel 2013 e le previsioni 2014.
“Ci sono alcuni filoni che abbiamo individuato e che Parma non dovrebbe lasciarsi scappare per accelerare l’uscita dalla recessione – ha detto Caselli – si tratta della propensione all’export, della valorizzazione delle filiere distintive, come l’agroalimentare, in chiave di marketing del territorio; infine dell’adozione di un approccio quasi scientifico al business, da ottenersi incrociando dati di più fonti e individuando in tal modo le migliori opportunità per evitare le inefficienze del metodo tentativo-errore”.
I SETTORI ECONOMICI, IN SINTESI
Nel 2013 l’economia parmense ha continuato a risentire di un quadro congiunturale recessivo, tuttavia la frenata è stata meno intensa rispetto al 2012. Il calo del valore aggiunto, in termini reali, dovrebbe attestarsi all’1,5 per cento (dato regionale: -1,1 per cento). Dal 2007 l’economia parmense è entrata in una fase caratterizzata da un mix di crescita più lenta e flessioni che hanno il loro culmine nel 2009 (-6,5 per cento), il più negativo degli ultimi vent’anni, assieme al 2002 (-6,2 per cento). La conclusione è che dopo l’attentato alle torri gemelle l’economia parmense ha sofferto maggiormente rispetto alla media regionale, con una capacità di generare reddito via via meno rilevante. Parma e il suo territorio rappresentano comunque ancora una delle economie tra le più solide del Paese in termini di ricchezza per abitante (è all’ottava posizione tra le 110 province italiane). A fronte di un calo, meno cospicuo del 2012, di tutti gli indicatori congiunturali in tutti i settori di riferimento, nel 2013 l’occupazione grazie alla CIG tiene e l’export continua a crescere, seppure un po’ meno che nell’anno precedente. Le imprese attive nel parmense diminuiscono invece, complessivamente, di oltre 350 unità e fanno sempre più fatica a ottenere credito. Il 2014 dovrebbe però vedere una leggera accelerazione degli affari che però non implicherà un immediato aumento dell’occupazione.
Agricoltura
L’agricoltura parmense ha chiuso il 2013 con un bilancio moderatamente negativo. Secondo le stime divulgate dall’Assessorato regionale all’agricoltura, nel 2013 il valore della produzione lorda vendibile valutato a prezzi correnti ha sfiorato i 503 milioni e mezzo di euro, con un calo dell’1,6 per cento nei confronti dell’importo dell’anno precedente.
A causare il calo sono stati in particolare i risultati negativi nella produzione dei cereali (-27,3 per cento), soprattutto frumento tenero e granoturco. Nel comparto zootecnico, il latte vaccino (64 per cento della plv), ha replicato l’andamento del 2012 (+0,2 per cento) e lo stesso è avvenuto sostanzialmente per le carni suine (+1,0 per cento), mentre un po’ più ampio è apparso l’incremento di quelle bovine (+1,8 per cento).
Industria
Nel 2013 la produzione delle piccole e medie imprese parmensi è diminuita mediamente del 2,8 per cento rispetto all’anno precedente, in misura meno accentuata rispetto alla flessione del 5,3 per cento rilevata nel 2012. Stessa sorte per il fatturato, che è apparso in calo del 2,4 per cento, anch’esso in termini più contenuti rispetto al 2012 (-4,4 per cento). Anche gli ordini sono diminuiti del 2 per cento, in modo meno accentuato rispetto al 2012 (-5,3 per cento).
Edilizia
L’industria delle costruzioni parmense ha chiuso il 2013 con un bilancio pesantemente negativo. Il volume d’affari è diminuito del 9,9 per cento rispetto al 2012, in misura superiore rispetto a quanto avvenuto in regione (-5,6 per cento). Il perdurare della crisi si è riflesso sul ricorso alla Cassa integrazione guadagni che ha registrato un aumento delle ore autorizzate del 67,4 per cento.
Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate, nel 2013 le compravendite di immobili residenziali sono diminuite del 2,7 per cento rispetto al 2012, toccando il minimo degli ultimi dieci anni. Stessa tendenza, ma più accentuata, in regione (-7,0 per cento) e in Italia (-9,2 per cento).
Commercio
Nel 2013 il commercio interno parmense ha registrato una diminuzione media del valore delle vendite al dettaglio pari al 6,8 per cento (-5,7 per cento in regione), la più alta degli ultimi dieci anni.
Le imprese del settore commerciale sono tuttavia cresciute leggermente (+0,6 per cento, +0,2 per cento in regione). Crescono i dettaglianti (+0,7 per cento), in particolare quelli specializzati in prodotti alimentari e tabacco (+4,1 per cento). Aumentano anche gli intermediari commerciali (+1,9 per cento). E’ continuata l’espansione delle forme meno tradizionali del commercio al dettaglio (commercio su internet, vendite a domicilio, distributori automatici, ecc.), i cui esercizi sono progressivamente saliti dai 147 di fine 2009 ai 204 di fine 2013.
Artigianato manifatturiero
L’artigianato manifatturiero ha chiuso il 2013 nuovamente in recessione, ma in misura meno pesante rispetto all’anno precedente. La produzione è diminuita del 3,9 per cento, consolidando la fase negativa in atto dal 2008, e un analogo andamento ha riguardato il fatturato, che ha accusato una flessione del 4 per cento. Cala in modo simile la domanda (-3,8 per cento). Le imprese attive sono diminuite del -4,1 per cento.
Cooperazione
Le società cooperative passano da 591 unità nel 2012 a 576 unità l’anno successivo. La diminuzione non ha avuto riflessi negativi sull’occupazione, cresciuta anzi di oltre 200 unità.
OCCUPAZIONE
Le unità di lavoro totali calano dell’1,6 per cento rispetto al 2012. Questo indicatore misura il volume di lavoro effettivamente svolto, al di là del numero di occupati, Tutti i settori di attività, con l’unica eccezione dei servizi alla persona, hanno evidenziato diminuzioni. Nelle costruzioni il valore si contrae di un preoccupante 18,2 per cento. Non vi è stato tuttavia un corrispondente andamento dell’occupazione intesa come “teste”, che ha fatto registrare una sostanziale stabilità, -0,1 per cento (valore regionale: -1,6 per cento) grazie a un ricorso crescente alla Cassa integrazione guadagni. Aumenta di poco la “quota rosa” di lavoratori: nel 2013 nel parmense le donne impiegate crescono dello 0,2 per cento, a fronte di un dato regionale che è invece di -2,3%. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 7,5 per cento, in aumento.
Lo scenario di moderata ripresa atteso per il 2014 non avrà effetti rilevanti sul mercato del lavoro. Il numero di occupati dovrebbe diminuire dello 0,3 per cento, in piena sintonia con quanto previsto per la regione (-0,4 per cento), mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe arrivare ai massimi degli ultimi vent’anni (7,8 per cento), mantenendosi tuttavia al di sotto del livello prospettato per l’Emilia-Romagna (8,8 per cento). Qualche timido miglioramento è invece atteso per le unità di lavoro (+0,4 per cento), poiché la ripresa produttiva, seppure debole, dovrebbe consentire un minore utilizzo della Cassa integrazione.
La CIG è cresciuta, secondo i dati Inps, del 29,5 per cento. Le ore autorizzate sono aumentate del 13,3 per cento, la CIG straordinaria del 6,7%, gli interventi in deroga superano i 2,7 milioni di ore (erano 1,7 milioni nel 2012).
EXPORT
Nel 2013 il valore delle esportazioni di merci della provincia di Parma è stato di circa 5 miliardi e 671 milioni di euro, vale a dire il 2,6 per cento in più rispetto all’anno precedente (stessa variazione in Emilia-Romagna), in rallentamento rispetto alla crescita del 3,4 per cento del 2012.
Contribuisce alla frenata il basso risultato dei prodotti metalmeccanici (+1,6 per cento), mentre l’agroalimentare arriva a un ottimo +6,9 per cento (era +8,6 per cento nel 2012). I prodotti della moda hanno beneficiato di un mercato vivace (+11,5 per cento), mentre per la prima volta dal 2008 si è contratto l’export dell’industria farmaceutica (-4,8 per cento).
Tra i mercati continentali di sbocco, l’Europa si è confermata al primo posto, con un’incidenza sul totale dell’export pari al 65,3 per cento (55,7 per cento verso UE). La Francia si è confermata il principale cliente (16,2 per cento del totale dell’export parmense). Seguono Asia e America con quote rispettivamente pari al 14,5 e 12,6 per cento, davanti ad Africa (5,9 per cento) e Oceania e altri territori (1,7 per cento).
CREDITO
Il sistema bancario parmense nel 2013 ha ridotto ulteriormente la consistenza dei prestiti concessi, in linea con quanto avvenuto in regione e nel Paese. Gli impieghi “vivi” sono diminuiti dell’8,9 per cento, in peggioramento rispetto ai dodici mesi precedenti (-8,0 per cento). Le sofferenze, pari a 1 miliardo e 155 milioni di euro, sono cresciute del 43,1 per cento rispetto a un anno prima, in forte accelerazione rispetto al trend riscontrato nei quattro trimestri precedenti (+24,6 per cento).
I depositi sono ammontati a quasi 13 miliardi di euro, in crescita dell’11,8 per cento, più sostenuta rispetto a quanto registrato in Emilia-Romagna (+5,9 per cento) e Italia (+2,8 per cento). Stessa tendenza per la raccolta indiretta che è invece aumentata tendenzialmente a settembre del 7,6 per cento.
SISTEMA IMPRESE
Nel Registro delle imprese figuravano a fine 2013 42mila 163 imprese attive, l’1,6 per cento in meno rispetto a un anno prima. Il saldo fra imprese iscritte e cessate, al netto delle cancellazioni d’ufficio, è apparso di -353 unità, in aumento rispetto al passivo di 125 imprese del 2012. I cali si sono concentrati nell’agricoltura e nell’industria, a fronte della moderata crescita evidenziata dal terziario. Le società di persone e le imprese individuali hanno perso ulteriore terreno, mentre è proseguito il cammino espansivo delle società di capitale (+0,8 per cento), soprattutto srl con unico socio, e del piccolo gruppo delle “altre forme societarie” (+7,5 per cento).
(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio Parma)
Parma è tra le prime città ad aver colto l’opportunità dell’asseverazione, grazie al Centro Servizi Edili (Cse), uno dei quattro enti asseveratori in Emilia Romagna, con Piacenza, Reggio e Ferrara.
Parma, 18 aprile 2014 -
Promossa in tutta Italia dalla Cncpt con il sostegno di Inail e regolamentata da Uni, l’asseverazione diventa uno strumento in più per la sicurezza sul lavoro nell’edilizia. Al momento si tratta di una scelta volontaria, per le imprese edili, che attesta l’adozione di un modello di organizzazione e gestione della salute e sicurezza sul lavoro.
Tenere i riflettori accesi sulla sicurezza è più che mai fondamentale in un settore frammentato e a rischio. Nel recente seminario ospitato dal Centro Servizi Edili di Parma è infatti emerso che l’edilizia sta vivendo difficoltà gestionali e organizzative, sia perché le imprese hanno ormai pochi dipendenti e molti lavoratori autonomi, sia perché sono in aumento le ditte che svolgono lavori edili pur non facendo parte del settore.
L’asseverazione può portare maggiore ordine e vantaggi. “Premesso che in tema di sicurezza non c’è mai da abbassare la guardia, da imprenditore che si impegna a rispettare le regole - dice Michela Allodi, presidente Cse e vicepresidente della sezione Costruttori Upi-Ance Parma - mi dà tranquillità sapere che un ente terzo, tecnicamente competente sulla materia, possa attestare che il modello organizzativo della mia azienda è in linea con le aspettative del legislatore ai sensi della legge 231”.
“Tra gli altri vantaggi - aggiunge la Allodi - l’asseverazione facilita la scontistica Inail a un’impresa e potrebbe favorire la riduzione dell’indice di frequenza e gravità degli infortuni sul lavoro. Gli organi di vigilanza, poi, possono tenerne conto ai fini della programmazione delle loro attività”.
Benefìci non solo per gli imprenditori, ma anche per i lavoratori. “L’asseverazione è importante perché contribuisce a far più luce sulla sicurezza - osserva Corrado Turilli, vicepresidente Cse della Fillea-Cgil - e abitua le aziende a riorganizzare il processo produttivo in previsione della sicurezza. Resta comunque indispensabile la funzione degli organi che poi certificano la sicurezza, cioè quelli pubblici e istituzionali”.
Il Centro Servizi Edili di Parma è deputato all’asseverazione attraverso il suo tecnico Vittorio Gherri, che spiega: “I due corsi nazionali, promossi da Cncpt e Inail a Milano e Roma, hanno formato circa 50 tecnici in rappresentanza di una trentina di Cpt/Cse. A noi spetterà il compito di asseverare, ovvero verificare se le imprese hanno adottato e correttamente applicato un modello organizzativo”.
(Fonte: ufficio stampa Centro Servizi Edili)
La crisi dell'edilizia e le opportunità di una nuova visione urbanistica al convegno organizzato dall'alleanza civica Progetto Reggio e Grande Reggio. “Non siamo rassegnati, siamo qui per aprire prospettive”
- Reggio Emilia, 08 Marzo 2014 -- --
La crisi dell'edilizia e le opportunità di una nuova visione urbanistica al convegno organizzato dall'alleanza civica Progetto Reggio e Grande Reggio.
Fine del consumo del territorio agricolo e valorizzazione dell’esistente, sono queste le direttrici lungo cui si è svolto l’incontro sull’urbanistica cittadina organizzato dall’alleanza civica delle liste Progetto Reggio e Grande Reggio. L'incontro è stato introdotto dal consigliere comunale Giacomo Giovannini, che ha subito puntato l'attenzione sull'eccessivo carico di burocrazia sul settore urbanistico, sia a livello locale che regionale. Il meeting ha visto gli interventi dell’architetto Maria Cristina Costa, dell’ingegnere Umberto Venturi e dell’architetto Giovanni Avosani, molto apprezzati dal numeroso pubblico intervenuto all'hotel Astoria.
Sguardi di progetto sull'esistente, ma anche considerazioni sui problemi di stretta attualità. Un applauso fragoroso ha infatti accolto le parole dell'architetto Maria Cristina Costa, quando ha definito il Park Vittoria “uno scempio di cui si pagherà il prezzo molto a lungo”. Ma le critiche alla condizione urbanistica reggiana sono proseguite prendendo in considerazione la situazione economica del crollo del settore edilizio, da interpretare come un crollo della società. “La sproporzione tra il costruito e l'invenduto a Reggio oggi, è lo specchio della capacità amministrativa e di programmazione di una classe politica – ha dichiarato l'architetto Costa – e a Reggio si sono voluti favorire alcuni colossi economici che alla fine si sono trovati sul groppone grandi quote di invenduto che li ha esposti sensibilmente”.
Durante l'incontro non si sono mosse solo critiche, ma avanzate anche ipotesi e intenti. E' stata molto applaudita la relazione dell'architetto Giovanni Avosani, che ha illustrato le chiavi del successo della riqualificazione urbana dell'esistente effettuato da diverse città europee, da Amsterdam a Lione, da York a Brighton, dimostrando che oggi non è più tempo di masterplan, ma di interventi mirati e valorizzanti su zone cittadine precise, oltre che di fantasiosi e lungimiranti piani di marketing territoriale che coinvolgano soprattutto il centro storico. Sulla stesso binario anche l'ingegner Umberto Venturi, che ha posto l'accento sulla valorizzazione del patrimonio esistente in centro storico, ma che allo stesso tempo individua a Reggio almeno altri undici ambiti di riqualificazione previsti dal Psc, tra cui le Reggiane e la zona del consorzio agrario, che sono zone da porre in “terapia intensiva” in attesa di capire quale sarà il loro uso. “Certe zone degradate – ha dichiarato Venturi – sono per una città come cellule progenitrici tumorali: così è ad esempio per le Reggiane e il consorzio agrario, che espandono lo squallore del loro abbandono alle zona circostanti, zone che si allargano anno dopo anno. Parallelamente, in altre zone, fino a oggi si è continuato a costruire l'invendibile, che ha un valore economico solo teorico”.
Numerosi e interessanti sono stati anche gli interventi da un pubblico molto interessato, composto in gran parte da addetti ai lavori, tra i quali quello del professor Alberto Bizzarri, che ha posto l'accento sugli aspetti ambientali legati alla progettazione urbanistica. “A differenza di Parma e Modena, Reggio non è minacciata dalle piene di corsi d'acqua importanti ma è tuttavia vulnerabile per la presenza di tratti critici del reticolo idrografico principale, di canali di bonifica, della rete scolante e fognaria. Occorre eliminare ogni criticità e programmare la gestione di alluvioni e allagamenti, come richiedono le direttive europee entro il 2015, fornendo tutto il supporto necessario alle competenti autorità idrauliche”.
Dati utili:
2.000.000: il numero di unità abitative invendute in Italia
70.000: il numero di unità abitative invendute in Emilia Romagna
2%: il valore dei finanziamenti del settore edilizio che nei prossimi 30 anni si stima verrà impiegato per la costruzione del nuovo, mentre il restante verrà utilizzato per la riqualificazione dell'esistente.
(Fonte Grande Reggio e Progetto Reggio)
Più che flessione si tratta di vero e proprio crollo dell’edilizia residenziale: -37,2%
- Roma gennaio 2014 --
Nel primo semestre del 2013 l'edilizia residenziale presenta una rilevante flessione rispetto allo stesso periodo del 2012 (-37,2% le abitazioni e -35,5% la superficie utile abitabile). A comunicarlo è l’ISTAT nella periodica rilevazione. Anche l'edilizia non residenziale - prosegue il comunicato dell’istituto statistico - ha una consistente diminuzione con quasi un terzo di superficie in meno rispetto al primo semestre del 2012 (-31,6%).
Il numero di abitazioni dei nuovi fabbricati residenziali risulta in forte calo, presentando, nel primo trimestre, una variazione tendenziale del -38,2% e nel secondo del -36,2%. Significative sono anche le diminuzioni della superficie utile nel confronto con gli analoghi trimestri del precedente anno: -36,6% per il primo trimestre 2013 e -34,3% per il secondo.
Nel primo trimestre del 2013, l'edilizia non residenziale presenta una superficie in netta contrazione rispetto allo stesso periodo del 2012 (-37,3%). Meno accentuata è la flessione nel secondo trimestre 2013, con un calo della superficie non residenziale pari al 25,6% rispetto allo stesso periodo del 2012.
(Fonte ISTAT)
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Redazione