È prevista per domani 2 agosto l’attivazione del nuovo reparto di Ortopedia e Traumatologia al 4° piano di uno dei corpi storici dell’ospedale Santa Maria Nuova. Inaugurato ufficialmente il 5 luglio scorso, il settore accoglierà l’attività di degenza ortopedica e ortogeriatrica. Nei 1.100 metri quadrati recentemente riqualificati trovano posto 42 letti, distribuiti in 18 stanze di degenza dotate di servizi igienici, oltre a locali di servizio e di supporto.
L’intervento ha creato spazi confortevoli dal punto di vista alberghiero e razionali da quello dell’organizzazione dell’assistenza, superando i limiti posti dall’età dell’edificio costruito oltre 50 anni fa. L’adeguamento alle normative sui requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi ha reso necessario: ottimizzare l’accessibilità a stanze e servizi igienici attraverso varchi più ampi, rifare le finiture interne, gli infissi, gli impianti di climatizzazione e sicurezza.
Il progetto prevede che allo stesso piano sia collocato il reparto di Medicina Fisica e Riabilitativa dopo lavori di riqualificazione che prenderanno il via entro pochi mesi e che restituiranno 2.180 metri quadrati interamente rinnovati grazie anche all’importante contributo di 2 milioni di euro da parte della Fondazione Cuvier Boni.
Il reparto è raggiungibile dal Gruppo Salita 3 – percorso blu.
Fonte: Ausl RE
Spazi più grandi e nuove tecnologie per la struttura sede del Centro di riferimento in Emilia-Romagna per l’immunologia dei trapianti di rene. Investiti 450.000 euro grazie a un finanziamento della Regione. 43 i trapianti di rene eseguiti al Maggiore di Parma nel 2019.
Parma
Cambia casa e si rinnova negli spazi e nelle tecnologie l’Immunogenetica dei trapianti dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Centro di riferimento regionale per l’immunologia dei trapianti renali e la tipizzazione dei tessuti.
Il Centro di Parma associa, infatti, ad ogni donatore di organi disponibile in Emilia Romagna i pazienti in lista d’attesa che per le loro caratteristiche immunologiche e cliniche possano ricevere l’organo. Questa attività è fondamentale per permettere il buon esito dell’intervento, riducendo i rischi di rigetto o permettendone la diagnosi precoce. Sono stati 60 i trapianti effettuati al Maggiore nel 2017, 51 nel 2018, e 43 i trapianti di rene eseguiti nei primi sette mesi del 2019.
Nei nuovi spazi della struttura, recentemente trasferita al 1° piano del padiglione Cattani, trovano posto 4 locali per biologi e tecnici di laboratorio, 6 locali di servizio e 5 laboratori. I laboratori vero e proprio cuore pulsante della struttura, implementati nelle tecnologie, sono stati dedicati al prof. Luigi Migone, clinico medico e nefrologo di fama mondiale.
Migone a Parma dal 1958, prima come direttore della cattedra di Patologia speciale medica, poi come direttore della Clinica Medica dell’Universita di Parma, portò avanti ricerche fondamentali sulla funzione e sulle malattie renali. Co-fondatore nel 1957 della Società Italiana di Nefrologia (SIN), di cui è stato segretario fino al 1966, nel 1997 fu nominato Presidente Onorario della SIN. Nel 1960 a Ginevra è stato uno dei fondatori della International Society of Nephrology. È stato membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione ed ha ricevuto la medaglia d’oro per i meriti della scienza e della cultura.
La targa è stata scoperta questa mattina da Paola Zanelli, responsabile Immunogenetica dei trapianti, Pier Paolo Dall’Aglio, presidente Centro di bioetica Luigi Migone, insieme ai familiari, i figli Elisa e Paolo, il nipote Giovanni Campari, agli allievi del Prof. Migone, a Gabriela Sangiorgi direttore del Centro di riferimento trapianti Emilia-Romagna, Pierantonio Muzzetto, presidente Ordine dei Medici di Parma, Elena Saccenti, direttore generale dell’Azienda Usl di Parma, Paolo Andrei, rettore dell’Università degli Studi di Parma e Massimo Fabi, direttore generale Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.
I laboratori, pensati già negli anni ‘60 da Luigi Migone, si sono sviluppati a partire dagli anni ‘70 grazie al lavoro pionieristico di Mario Savi, direttore della Genetica Medica fino al 2013, e Tauro Maria Neri, che ha ricoperto l’incarico fino al 2015, anno in cui la direzione della Genetica è stato affidata ad Antonio Percesepe.
“Come diceva il mio maestro, il professor Savi – spiega Paola Zanelli – il nostro è un lavoro spesso oscuro, ma fondamentale per l’obbiettivo finale che è quello di ridare una nuova speranza grazie al trapianto”. “Oggi – aggiunge Andrei - celebriamo il futuro guardando alle nostre radici. Se siamo qui, a inaugurare i nuovi laboratori dell’Immunogenetica è grazie al lavoro svolto in passato”.
“La rete dei trapianti – precisa Sangiorgi – si regge su un’attività d’équipe che coinvolge aziende professionisti della Regione, quella dei trapianti è una catena in cui ogni specialista mette un proprio tassello”. “I nostri professionisti – conclude Fabi - grazie agli insegnamenti di chi li ha proceduti svolgono un lavoro corale con una capacità di fare squadra che è la vera forza dell’Ospedale Maggiore di Parma”.
I laboratori dell’Immunogenetica dei Trapianti sono attivi giorno e notte, 24 ore su 24, vista l’urgenza con cui le prove di compatibilità devono essere effettuate, per mettere in moto la catena che coinvolge nefrologi e chirurghi.
Con la riqualificazione della struttura è aumentata anche la dotazione tecnologica con l’acquisto di un citofluorimetro, apparecchiatura che serve a svolgere le prove finali di compatibilità e di una PCR quantitativa, macchinario che permette la tipizzazione di tutti gli antigeni leucocitari in tempi molto rapidi.
La tipizzazione HLA (Antigeni leucocitari umani), ossia la verifica che le cellule del donatore e del ricevente siano compatibili insieme alla ricerca degli anticorpi diretti contro questi antigeni sono attività fondamentali per il successo dei trapianti. “E’ un po’ come con i gruppi sanguini - spiega Zanelli– verifichiamo la tolleranza tra donatore e ricevente degli antigeni che sono espressi in tutte le cellule del nostro organismo”.
L’investimento per la completa riqualificazione del Centro di Immunogenetica dei trapianti è stato di 450.000 euro, totalmente coperto da finanziamenti regionali. Di questi 230.000 per la ristrutturazione degli spazi del Cattani e 220.000 euro per le apparecchiature.
Tra le principali collaborazioni del laboratorio di Immunogenetica figura il Centro Trapianti midollo osseo per cui il laboratorio esegue la tipizzazione HLA in alta risoluzione dei pazienti e dei loro possibili donatori (familiari o non consanguinei), controlla la presenza eventuale di anticorpi nei candidati al trapianto e, una volta avvenuto il trapianto, ne monitora l’attecchimento, mediante analisi del DNA.
La struttura è inoltre sede del Centro di Parma del Registro italiano donatori midollo osseo, collabora con la locale sede ADMO ed esegue i test di conferma per i donatori selezionati e tutte le procedure in caso di donazione di cellule staminali emopoietiche o di midollo osseo in collaborazione con le unità operative di Ematologia e CTMO e Immunoematologia e Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria. La tipizzazione HLA viene inoltre eseguita per valutare gli aspetti immunologici di alcune malattie, come la celiachia, il diabete mellito, la spondilite anchilosante, o effetti avversi di farmaci, tra cui uno utilizzato nella terapia dell’AIDS.
La Regione a fianco delle pazienti oncologiche sottoposte a cure che possono causare la caduta dei capelli: contributo di 400 euro per l'acquisto di una parrucca. Il presidente Bonaccini: "Un aiuto per migliorare la qualità della vita mantenendo una propria identità, non imposta dallo stato di salute". Nel 2019 sono circa 3.400 le donne residenti in Emilia-Romagna con possibile alopecia in seguito a trattamenti antitumorali. L'assessore Venturi: "Il valore del nostro sistema sanitario regionale passa anche attraverso misure come queste, a cui teniamo moltissimo".
Bologna -
Perdere i capelli durante le cure antitumorali significa aggiungere sofferenza a un dolore già immenso. E accrescere la propria fragilità, l’emotività, il disagio nel rapporto con gli altri.
Per questo, la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha deciso di essere a fianco delle donne che attraversano questa difficile fase della loro vita.
E lo fa disponendo l’erogazione, a carico del Servizio sanitario regionale, di un contributo di 400 euro per l’acquisto di parrucche da parte delle pazienti che perdono i capelli in seguito a trattamenti chemioterapici o radioterapici per la cura di patologie oncologiche. Il contributo verrà assegnato una tantum, indipendentemente dall’Isee e dalla situazione reddituale della paziente.
“Avevamo preso un impegno un paio di mesi fa e lo abbiamo mantenuto, condividendo una richiesta che non aveva bisogno di tante spiegazioni visto l’obiettivo: mantenere un’identità propria e non obbligata dallo stato di salute”, sottolinea il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ricordando l’incontro, lo scorso 31 maggio, nel quale gli venne consegnato l’appello sostenuto da 3mila firme con la richiesta di contributi per l’acquisto delle parrucche da parte di pazienti oncologiche. Incontro, negli uffici della Giunta, che ebbe direttamente con Odette Piola, promotrice della petizione.
“Questo- aggiunge il presidente- vuole essere un segno di attenzione e di sensibilità, un aiuto per migliorare la qualità della vita delle pazienti. Per accompagnarle in un percorso che ovviamente auspichiamo sia di superamento della malattia”.
“La qualità delle cure, a cui noi teniamo moltissimo, passa anche attraverso misure come queste- ricorda Sergio Venturi, assessore regionale alle Politiche per la salute-. Non stiamo parlando di una questione puramente estetica, anzi: è noto a tutti come l’alopecia, che si verifica in seguito a trattamenti di radio o chemioterapia, rappresenti un elemento di fragilità, un aggravio non solo nell’elaborazione personale della malattia ma soprattutto nei suoi aspetti interpersonali e relazionali”.
Il contributo: come funziona
Verrà concesso a donne in cura residenti in Emilia-Romagna dove, quest’anno, sono circa 3.400 le pazienti oncologiche con possibile alopecia da chemio o radioterapia.
Le richieste di contributo dovranno essere indirizzate all’Azienda Usl di residenza, utilizzando la modulistica e gli eventuali indirizzi operativi che verranno definiti dalla Direzione generale Cura della Persona, Salute e Welfare dell’assessorato regionale alle Politiche per la salute entro un mese circa a partire da oggi.
Le pazienti dovranno allegare il certificato che attesti la patologia neoplastica e l’alopecia verificatasi in seguito a trattamenti radioterapici o chemioterapici, insieme alla ricevuta di avvenuto pagamento per l’acquisto della parrucca (fattura o scontrino recante il codice fiscale del paziente che presenta la domanda) posteriore alla data di entrata in vigore del provvedimento stabilito dalla Giunta.
Sarà l’Azienda Usl, una volta verificata la regolarità della documentazione presentata, ad accogliere le domande ammissibili e a concedere il contributo richiesto, rendicontando alla Direzione generale dell’assessorato. /CV
Fonte: Regione ER
Le tante iniziative organizzate dalla polisportiva di Collecchio hanno permesso di donare un mattoncino di cuore alla futura oncologia dell'Ospedale Maggiore di Parma.
Trofei, tornei, risate e beneficienza: questo e tanto altro è il Cervo, associazione di Collecchio che vive e cresce di passione sportiva e di impegno sociale. Oltre una decina di squadre giovanili di calcio e altrettante di pallavolo femminile, alle quali si aggiunge la squadra di bocce e il lavoro di tanti soci volontari che sostengono e organizzano le varie attività che si svolgono all’interno degli impianti sportivi collecchiesi.
Perché il gioco per loro continua anche fuori dal campo con tortellate in compagnia condite dalla solidarietà. Quest’anno i dirigenti della Polisportiva il Cervo hanno deciso di destinare una parte dei fondi raccolti durante le cene sociali, le manifestazioni e i tornei giovanili al Centro Oncologico di Parma. A firmare il simbolico mattoncino, in numero limitato che comporrà la cornice del plastico di prossima realizzazione, erano presenti il presidente Claudio Vecchi, il vice Franco Ceccarini e Roberto Picelli in rappresentanza dei consiglieri.
“Oltre le tante attività che svolgiamo – ha dichiarato il presidente Vecchi - abbiamo pensato di dare un piccolo segnale su un progetto importante per un intero territorio. E i nostri soci sono d’accordo con noi che, tra i valori di solidarietà che un’associazione come la nostra deve avere, quello di migliorare la salute e il benessere delle persone che ne hanno bisogno”.
“Questi piccoli segnali – ha aggiunto Franco Ceccarini - costruiscono una comunità più coesa e unita nell’affrontare le difficoltà legate ad una malattia che purtroppo molte famiglie si trovano a vivere. Anche noi volevamo fare squadra, insieme a tanti altri, per contribuire a realizzazione questo importante progetto”.
Un ringraziamento sincero arriva dalla dottoressa Nunziata D’Abbiero, direttrice della Radioterapia dell’Ospedale Maggiore di Parma: “Il valore non è nell’importo donato ma nell’averlo fatto. Per questo davvero grazie e speriamo che il vostro gesto sia contagioso”.
Dona “un mattoncino di cuore” per il Centro Oncologico.
Sono stati presentati durante una conferenza stampa questa mattina il cronoprogramma degli interventi, i reparti ed i servizi che saranno realizzati nell’ambito dei primi due lotti, i passaggi dell’iter amministrativo necessari per iniziare la costruzione della MIRE – Maternità Infanzia Reggio Emilia. Il Ministero della Salute, con decreto dirigenziale del 26 giugno 2019, ha infatti ammesso a finanziamento la realizzazione del 2° lotto funzionale del MIRE, con un finanziamento che si va ad aggiungere ai precedenti stanziamenti dedicati.
Con l’ammissione al finanziamento del Ministero della Salute, il progetto esecutivo dei primi due lotti funzionali del nuovo edificio ha ottenuto ora tutte le approvazioni di legge, compreso il nulla osta della Soprintendenza archeologia rilasciato a febbraio 2019 ed è ora possibile partire con la gara europea di selezione dell’impresa che costruirà il nuovo edificio.
Il nuovo edificio del MIRE si svilupperà in quattro piani fuori terra ed un seminterrato, con una superficie complessiva di 17.428 mq.
Con i primi due lotti di intervento è prevista la realizzazione dell’intera struttura e dell’involucro esterno del MIRE, il completamento dei piani terra, primo e secondo destinati (per complessivi 10.703 mq) a: Pronto Soccorso ostetrico-ginecologico, neonatologia, blocco operatorio, punto nascita, degenze pediatriche-ostetriche e ambulatori specialistici. Inoltre, saranno realizzati le centrali tecnologiche e i nuovi parcheggi, quest’ultimi in compensazione a quelli che saranno interessati dal cantiere. Il piano seminterrato e terzo sono previsti realizzati “al grezzo”, per essere poi finiti nel 3° lotto.
E’ prevista una passerella di collegamento con il CORE ai piani seminterrato (funzioni tecniche), rialzato (funzioni sanitarie e di emergenza, collegamento con la camera calda del CORE e con Pronto Soccorso generale), primo (percorsi del pubblico da cui si raggiunge l’atrio principale dell’ospedale).
Il lay out architettonico è coerente con le vigenti normative applicabili ed in particolare in materia di: protezione antisismica, protezione antincendio, sicurezza antinfortunistica, igiene dei luoghi di lavoro ed eliminazione delle barriere architettoniche.
Il quadro complessivo approvato dei finanziamenti del MIRE 1° e 2° lotto ammonta ad € 30.100.000, ed è così articolato:
Fondi Regione Emilia Romagna come da deliberazione dell’Assemblea Legislativa n. 42 del 27/10/2015
€ 14.000.000,00
Programma Straordinario di investimenti in Sanità ex art. 20 L67/88 – Addendum (delibera assemblea legislativa RER n. 66/2016) (Lotto 2):
Finanziamento Stato
€ 10.450.000,00
Finanziamento Regione
€ 550.000,00
Contributo regionale in conto capitale destinato al completamento dei lotti 1° e 2° del nuovo padiglione materno infantile di Reggio Emilia (MIRE), come da delibera della Giunta Regionale n. 1142 del 16 luglio 2018
€ 1.500.000,00
Fondi aziendali provenienti da alienazioni
€ 3.600.000,00
TOTALE
€ 30.100.000,00
All’incontro erano presenti Eva Chiericati, Direttore amministrativo e Claudia Reggiani, Direttore del Dipartimento tecnico AUSL IRCCS di Reggio Emilia, Deanna Ferretti, Presidente di Curare Onlus, Luca Vecchi, Sindaco di Reggio Emilia, Ilenia Malavasi, Vice Presidente della Provincia di Reggio Emilia e Giammaria Manghi, Sottosegretario alla Presidenza della Regione Emilia-Romagna.
Come previsto, sono entrate in funzione oggi 15 nuove telecamere all’Ospedale Civile di Baggiovara che raggiunge così la ragguardevole quota di 100 dispositivi di videosorveglianza. Se consideriamo che al Policlinico sono attive 189 telecamere, l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena è dotata di ben 289 dispositivi di video-sorveglianza.
L’istallazione dei nuovi impianti a Baggiovara rientra nel Piano di Sicurezza aziendale, varato nel 2015 al Policlinico ed esteso al Civile nel 2017, che ha visto la creazione di una vera e propria task force con lo scopo di migliorare la sicurezza nei nosocomi cittadini grazie al lavoro svolto in collaborazione tra la Vigilanza Interna e le Forze dell’Ordine.
Il Piano Sicurezza mira a far collimare la vocazione di accoglienza dell’ospedale con la necessità di tutelare non solo i pazienti e dipendenti ma anche le attrezzature che, essendo di proprietà di un ente pubblico, sono della collettività.
La maggior parte dei dispositivi vigila sugli ingressi e sulle aree comuni. Le altre controllano i parcheggi, e le aree più a rischio, tra cui i Pronto Soccorso.
Il posizionamento delle telecamere deve consentire il controllo, senza impattare sulla privacy dei degenti e nel rispetto di quanto previsto dalla Statuto dei Lavoratori. A questi aspetti tecnologici si aggiunge la decisiva collaborazione tra il servizio di Vigilanza Interna (Coop Service) e i poliziotti dei due posti di polizia interni agli ospedali e le forze dell’ordine, che vengono attivate in caso di necessità a rafforzare l’apparato preposto alla sicurezza.
A Noceto lavori in corso per la nuova Casa della Salute: ecco le collocazioni provvisorie di alcuni Servizi. Sono temporanei i trasferimenti di alcuni Servizi del polo sanitario a causa degli interventi di riqualificazione, la cui fine è prevista entro l’anno.
Parma -
Sono in corso a Noceto i lavori per riqualificare il polo sanitario di via Dalla Chiesa e trasformarlo in Casa della Salute. Come da programma, l’intervento è organizzato in 5 fasi per ridurre al minimo i disagi per i cittadini, con il cantiere durante l’estate situato al primo piano.
Ecco quali sono le nuove e temporanee collocazioni dei servizi dell’AUSL interessati dai lavori.
I servizi di Neuropsichiatria infantile e psicologia clinica dell’età evolutiva e il Consultorio familiare sono già operativi al piano terra, mentre sono due i Servizi sanitari temporaneamente trasferiti a Fidenza alla struttura sanitaria di Vaio in via Don Tincati 5: l’ambulatorio di Igiene pubblica e la Pediatria di Comunità.
Nel dettaglio, l’ambulatorio di Igiene pubblica apre dal 31 luglio al primo piano del corpo N della struttura sanitaria di Vaio nei consueti giorni e orari. Si ricorda che per prenotare o disdire le vaccinazioni è attivo il numero 0521.1686812, dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 18, il sabato dalle 7.30 alle 13.30 mentre per avere informazioni sanitarie sempre sulle vaccinazioni è disponibile il numero 0524.515678 che risponde dal lunedì al venerdì dalle 11 alle 13.
La Pediatria di comunità, invece, apre dal 30 luglio al secondo piano dell’Ospedale di Vaio. Invariate le modalità di accesso anche a questo servizio. Si ricorda che per prenotare le vaccinazioni occorre chiamare il numero 0521.1686811 dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 18 e il sabato dalle 7.30 alle 13.30, per informazioni sulle vaccinazioni il numero è lo 0524.515777 dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13; per altre necessità, durante i lavori, è possibile chiamare il numero 0524.515832 il mercoledì e il giovedì dalle 13 alle 14 o scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
I due servizi torneranno operativi a Noceto rispettivamente a ottobre e settembre, in locali completamente rinnovati e più funzionali.
Infine, rimangono nei consueti spazi il Servizio veterinario dell’Ausl e l'assistente sociale del Comune di Noceto che continuano la loro attività al primo piano del Polo sanitario di via Dalla Chiesa.
La fine dei lavori è prevista per fine anno, quando i Servizi Ausl saranno operativi nella nuova Casa della Salute con questa collocazione: al piano rialzato, gli ambulatori della medicina di gruppo (da inizio 2020), gli ambulatori dei medici specialisti, il servizio per le cure e assistenza domiciliare, il punto prelievi, lo Sportello unico-CUP e il centro di salute mentale. Al primo piano invece vi saranno la Neuropsichiatria infantile e psicologia clinica dell’età evolutiva, la Pediatria di comunità, gli ambulatorio dei Pediatri di libera scelta, la Salute donna, i servizi del Dipartimento di Sanità Pubblica (igiene pubblica e medicina veterinaria) e l’assistente sociale.
Un innovativo trattamento per aritmie cardiache in particolare per la fibrillazione atriale è stato seguito al Policlinico di Modena presso la Cardiologia diretta dal professor Giuseppe Boriani. Nei giorni scorsi, infatti, un uomo di 49 anni con fibrillazione atriale recidiva è stato trattato con un’ablazione a freddo, invece, del tradizionale metodo “a caldo”. La procedura è stata attuata con successo dal Team integrato di Elettrofisiologia che da tempo opera al Policlinico di Modena con professionisti sia della Cardiologia del Policlinico che della Cardiologia dell’Ospedale Civile di Baggiovara, diretta dal dottor Stefano Tondi. Il paziente sta bene ed è stato dimesso dopo 48 ore dalla procedura.
“Questa tecnica – ha spiegato il prof. Giuseppe Boriani – costituisce una novità a Modena e permette di trattare le fibrillazioni atriali in modo alternativo alle tecniche di ablazione tradizionali, <a caldo>. Questa tecnica alternativa, infatti, prevede l'applicazione di freddo fino a -40-50 ° tramite un catetere dotato di un palloncino che viene introdotto nelle cavità cardiache per <congelare> il tessuto atriale con risoluzione dell'aritmia”.
L’intervento è stato eseguito nella Sala di Elettrofisiologia del Policlinico dal dottor Edoardo Casali, elettrofisologo del Policlinico, e l’equipe coinvolta includeva anche il Dr Vincenzo Turco e Erminio Mauro del Policlinico e il dottor Mauro Zennaro dell’Ospedale Civile di Baggiovara.
Per aritmia si intende una condizione clinica nella quale viene a mancare la normale frequenza o la regolarità del ritmo cardiaco. Il battito può risultare più rapido (tachicardia), più lento (bradicardia) o irregolare (fibrillazione atriale) rispetto alla frequenza cardiaca media normale. L'ablazione cardiaca è una procedura che correggere le aritmie cardiache, creando una lesione “mirata” in una zona di tessuto miocardico danneggiato che risulta responsabile dell’anomalia del ritmo cardiaco, senza danneggiare i tessuti sani. L’ablazione viene effettuata quanto le terapie farmacologiche non sono più sufficienti al controllo dell’aritmia, inducendo disturbi mal tollerati dal paziente.
“Questa tecnica – ha aggiunto il dottor Edoardo Casali, Elettrofisiologo al Policlinico - è tecnica sicura ed efficace, che viene attuata, come quella <a caldo> nella sala di Elettrofisiologia con il paziente opportunamente addormentato. Il vantaggio è che la procedura si associa a un minor rischio di recidive dell’aritmia e risulta di minore durata rispetto alle ablazioni tradizionali, consentendo di aumentare il numero di procedure e pertanto riducendo i tempi di attesa. L’importante è la selezione dei pazienti, che effettuiamo nel nostro ambulatorio specialistico. Non tutti i tipi di aritmia, infatti, si prestano alla crio-ablazione e necessitano, invece, l’intervento a caldo”
Al Policlinico di Modena sono circa 550 i pazienti seguiti ogni anno per aritmia. Di questi, 150 si sottopongono ad un’ablazione.
Riconoscimento per l’Ospedale dei Bambini, scelto come Centro di eccellenza per la formazione del personale medico e infermieristico in area pediatrica e neonatologica degli ospedali di Mosca.
Parma -
Al via un progetto di collaborazione tra l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e il Centro di Cooperazione internazionale di Mosca per la formazione del personale medico e infermieristico della capitale della Federazione Russa presso le strutture dell’area Materno-Infantile.
L’accordo è stato formalizzato dopo l’incontro tra Massimo Fabi, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e Irina Sokoreva, capo del Dipartimento del personale e della formazione della sanità di Mosca. All’accordo è seguito un incontro e una vista della delegazione russa all’Ospedale dei Bambini insieme ai direttori e ai responsabili infermieristici delle strutture del dipartimento Materno-Infantile dell’Ospedale Maggiore.
“L’iniziativa – spiega Sokoreva – rientra in una serie di corsi di approfondimento e scambi scientifici, a carattere internazionale, per medici e infermieri di tutti gli ospedali di Mosca. L’Ospedale di Parma –prosegue Sokoreva - è stato infatti riconosciuto tra i migliori ospedali d’eccellenza in Europa per la formazione medica e infermieristica.”.
“E’ una bella occasione – precisa Fabi - per il nostro ospedale e per i nostri professionisti. Il valore degli specialisti dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria e l’impegno che mettono nella cura dei pazienti è riconosciuto a livello internazionale, come testimonia appunto la richiesta di questo progetto di collaborazione che siamo ben lieti di accettare”.
Il progetto, sviluppato tra il dipartimento interaziendale Formazione e Sviluppo risorse umane dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria e Azienda Usl di Parma e il dipartimento del Personale e della Formazione della sanità di Mosca prevede due percorsi formativi uno in area neonatale e uno in area pediatrica di una settimana ciascuno, già programmati per i mesi di settembre e di ottobre.
L’organizzazione degli eventi è curata per l'Italia da Alice Europa Event Organization AEEO che sta seguendo i programmi di formazione per le strutture sanitarie della città di Mosca. La scelta di avviare la collaborazione è inoltre motivata dal fatto che l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma prevedepercorsi formativi mirati rivolti al personale sanitario, con la possibilità di affiancare ed ospitare i medici russi nella struttura ospedaliera allo scopo di apprenderne le metodologie cliniche e organizzative.
Una pompa volumetrica di ultima generazione, che contribuirà a rinnovare la dotazione dell'Unità Operativa di Anestesia dell'Ospedale "Santa Maria" di Borgo Val di Taro e a potenziare quindi le attività del comparto operatorio.
Questa importante donazione è stata resa possibile grazie alla generosità dei volontari della Parrocchia San Rocco, nella piccola frazione borgotarese di Caffaraccia, che attraverso questo gesto hanno voluto ricordare l'amico Massimo Platoni.
La cerimonia di donazione, che si è tenuta martedì 9 luglio all'ospedale, è stata l'occasione per ringraziare i volontari. "E' veramente un valore aggiunto - ha sottolineato Gianluca Pirondi, Direttore Distretto Valli Taro e Ceno AUSL Parma - sapere che una comunità come quella valtarese, ed in particolare di una piccola frazione come Caffaraccia, dimostri continua attenzione nei confronti del proprio Ospedale. Ringrazio la Parrocchia di San Rocco per questo gesto di attenzione e sensibilità, che andrà a potenziare e migliorare concretamente la nostra area chirurgica.
"Quella donata oggi - ha aggiunto Maria Cristina Aliani, Direttore Medico Ospedale "Santa Maria" di Borgotaro - AUSL Parma: è un'apparecchiatura di fondamentale importanza, poichè l'attività di sala operatoria al Santa Maria è notevolmente aumentata, non solo numericamente ma anche dal punto di vista della complessità. Con questa strumentazione potremo garantire una migliore stabilità ai pazienti che si sottopongono ad interventi chirurgici".
Il significato del dono è racchiuso nelle parole di Giacomo Ghirardi, della parrocchia San Rocco di Caffaraccia: "Abbiamo voluto ricordare Massimo, un amico scomparso prematuramente, attraverso un dono a tutta la comunità. Con questo piccolo gesto siamo sicuri che il suo ricordo vivrà per sempre".
L'apparecchiatura donata, una pompa modello "Alaris" del valore di quasi novecento euro, è uno strumento con caratteristiche funzionali avanzate, adatto all'uso in terapia intensiva e infusione generale. E' indicata per l'infusione di soluzioni terapeutiche di analgesici, antimicrobici, emoderivati, farmaci chemioterapici ed integratori alimentari, risultando indispensabile in alcune possibili fasi critiche del percorso chirurgico dei pazienti.
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