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E’ bello sapere che ci sono persone che non si tirano indietro quando si tratta di aiutare gli altri. Soprattutto chi ha bisogno perché in difficoltà. Gesti semplici, impegno, solidarietà che apprezziamo, ma che sono segno anche di una comunità coesa e solida. In particolare in momenti di bisogno come quello attuale dovuto alle difficoltà indotte dal Coronavirus.” Con poche e semplici parole il Sindaco di Mirandola Alberto Greco, ha voluto ringraziare la società F. C. Scigghiese – società sportiva mirandolese, dedita al volontariato – che tra le proprie file annovera molti operatori delle forze dell’ordine.

La società Scigghiese, data l’emergenza epidemiologia in corso - e le ripercussioni che questa sta avendo anche in termini economici per tante persone e nuclei famigliari che si sono trovati con un reddito ridotto se non in taluni casi privati del reddito medesimo – ha donato al Comune di Mirandola 68 buoni spesa del valore di 25 euro l’uno per un totale di 1700 euro.

Donazione da destinare a quelle persone non abbienti, individuate dall’Amministrazione che per varie ragioni non possono usufruire dei buoni spesi messi a disposizione dalla Protezione Civile e distribuiti in questi giorni dal Comune.

Nel ringraziare nuovamente chi si è prodigato al tal senso e cioè la società Scigghiese - conclude il sindaco Greco - quanto è stato messo a disposizione rappresenta un contributo importante che ci permette di guardare anche oltre l’assegnazione dei buoni spesa e di aiutare anche altri. L’Amministrazione è già al lavoro al fine di contattare ed elargire al più presto quanti effettivamente abbisognano di questo sostegno.

Mercoledì, 29 Aprile 2020 20:23

Prezzo mascherine, un'offesa per le imprese

0,50 centesimi: un prezzo che favorisce solo le produzioni straniere, alla faccia di chi si pavoneggia con il Made in Italy e delle aziende che si sono impegnate, anche economicamente, per il Paese.

Sarebbe una vicenda comica, se non fosse tragica: si chiede alle imprese di riqualificarsi nella produzione di mascherine, per compensare una importante carenza. Imprese che investono tempo e denaro per inventarsi un nuovo prodotto, certificarlo ed avviarlo alla produzione. Ti pavoneggi dell’importanza del Made in Italy. Poi imponi un prezzo, ben al di sotto del costo del mercato, che di fatto favorisce le produzioni straniere, quelle cinesi in particolare.

Siamo arrivati al paradosso - osserva Marco Gasparini, Presidente CNA Federmoda Modena - fin dalle prime fasi dell’emergenza sanitaria, CNA Federmoda insieme ad altri partner, ha lavorato per costruire attraverso le imprese una filiera italiana che potesse riportare nel nostro Paese una produzione ormai pressoché totalmente delocalizzata. Una iniziativa che raccolse i ringraziamenti del Presidente del Consiglio e del Commissario straordinario per l’emergenza Covid. Pensavamo che chi guida il Paese avesse contezza del costo del lavoro italiano e quanto di questo sia legato e utile al sostegno del welfare nazionale. Invece l’imposizione del prezzo fissata dal Commissario Arcuri è lì a dimostrare che non si sa di cosa si stia parlando. Il prezzo delle mascherine alla produzione, fissato a 0,50 centesimi è uno schiaffo, se non un’offesa, alle imprese che si sono impegnate in questa direzione”.

Non è difficile fare i calcoli: soltanto il costo della certificazione si aggira attorno ai 10.000 euro (e per fortuna che il Comune di Carpi, attraverso Carpi Fashion System, ha deliberato contributi sino a 7.000 euro per sostenete le imprese in questo ambito). Poi ci sono i dipendenti, il costo di produzione (in gran parte, in assenza di macchinari, queste mascherine debbono essere fatte a mano, i costi fissi. “in altre parole, il prezzo imposto non si avvicina nemmeno ai costi di produzione. Peraltro, facendo passare da usuraie imprese che, cercando di riqualificarsi hanno evitato di ricorrere alla cassa integrazione e di pesare sulle spalle della comunità”.

Se si vuole che le imprese nazionali continuino a produrre mascherine, evitando le prevedibili difficoltà di approvvigionamenti, ci aspettiamo che il differenziale tra il prezzo imposto, 0,50 cent, e quello effettivo di produzione “Made in Italy” venga messo a disposizione delle imprese”, afferma Gasparini.

Senza dimenticare il problema di coloro che hanno acquistato mascherine a prezzi superiori, in molti casi molto superiore, e che ora non li possono rivendere. A questi ultimi si pensi ad un credito d’imposta tra il prezzo imposto e quello effettivamente pagato.

CNA è assolutamente consapevole della necessità di andare incontro alle esigenze della popolazione e di trovare modalità per non gravare eccessivamente sui bilanci familiari così come su quelli delle imprese che dovranno acquistare mascherine per i loro dipendenti. Vi sono diverse modalità per raggiungere questo risultato, oltre all’abbattimento dell’IVA, si possono prevedere crediti d’imposta per il costo del personale e gli investimenti dedicati dalle imprese per realizzare le mascherine.

Indagine Unsic sui decessi Covid: ipotesi fino a quota 57mila in Italia In Emilia-Romagna forti scostamenti di decessi tra il 2019 e il 2020

La consapevolezza è ormai diffusa, suffragata da crescenti ricerche: il numero dei decessi ufficiali per Covid-19 in Italia, fornito dalla Protezione civile, è sottostimato. Mancherebbero, nei conteggi, soprattutto persone decedute nelle case di riposo o nella propria abitazione, a cui non è mai stato fatto il tampone.

Per ricalcolare la cifra, con maggiori indici di affidabilità, anche se naturalmente non di assoluta certezza, si ricorre per lo più alla differenza tra il numero dei decessi medi avvenuti negli ultimi anni e quelli totali, nello stesso periodo, di quest'anno. Da tale risultato si sottrae il numero delle morti classificate "per" e "con" Covid-19. Il resto va "indagato".

Tuttavia il calcolo non è così scontato.

LE VARIABILI - Per quanto riguarda la media degli anni precedenti, due variabili sono costituite dal numero dei residenti (di solito decrescente) e dall'invecchiamento della popolazione (con decessi crescenti); nel raffronto con il 2020, che include febbraio, va considerato il giorno in più dell'anno bisestile; il dato quotidiano dei decessi Covid-19 spesso è falsato dai ritardi di comunicazione e registrazione, superiori alle 24 ore, come confermano le stesse Regioni, per cui va contestualizzato per settimana. Esistono, poi, le cosiddette "morti indirette", generate dal caos pandemia che inficia le cure a pazienti con altre patologie. Infine bisogna tener conto che un "decesso Covid", che coinvolge per lo più persone molto anziane e/o con altre patologie, non è per forza "una morte in più" nel conteggio annuale in quanto potrebbe trattarsi di una scomparsa che avviene soltanto qualche mese prima, per cui una parte dell'aumento dei decessi a fine anno si riequilibra. Infine va tenuto presente che la "quarantena" ha variato – seppur di pochissimo - le percentuali delle cause di morte, riducendo ad esempio gli incidenti stradali o sul lavoro e aumentando quelli domestici.
Tenendo in considerazione tutti questi criteri e utilizzando diverse fonti, l'Ufficio comunicazione dell'Unsic ha tentato di raggiungere il dato più vicino possibile a quello reale.

LE FONTI - La prima fonte utilizzata è l'Istat. Tre i testi: un report sui decessi per qualunque causa dal 1° gennaio al 21 marzo 2020 in 1.084 comuni; un secondo report sui decessi per qualunque causa dal 1° marzo al 4 aprile 2020 in 1.689 comuni (parte dei 5.909 che compongono l'anagrafe nazionale della popolazione residente), scelti dall'istituto di statistica tra quelli con almeno dieci decessi e un aumento dei morti superiore al 20% rispetto alla corrispondente media del quinquennio 2015-2019. Il terzo documento, "Scenari sugli effetti demografici di Covid-19", attesta che il totale dei decessi tra il 1° marzo e il 4 aprile nei 5.069 Comuni è stato, nel complesso, superiore del 41% rispetto a quanto osservato per l'analogo periodo del 2019. Scaturiscono ipotesi da un minimo di 34mila ad un massimo di 123mila morti in più nel 2020, con discesa dell'aspettativa di vita alla nascita da 0,42 a 1,4 anni nelle condizioni del modello più sfavorevole.
Altro riferimento è il Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 su incarico del ministero della Salute. Il rapporto epidemiologico include i dati di 19 città. L'ultimo report, il quinto, aggiornato al 18 aprile, parla di un incremento del 76% della mortalità totale per le città del nord, del 10% per quelle del centro-sud. Per singole città, domina Brescia (197%, la settimana precedente era al 215%), quindi Aosta (153%, era al 142%), Milano (103%, era al 96%), Genova (84%, era all'81%), Bolzano (62%, era al 58%), Torino (57%, era al 55%), Trento (50%, era al 51%), Bari (42%, era al 43%), Civitavecchia (31%, era al 41%), Bologna (47%, era al 40%), Potenza (28%, era al 35%), Verona (40%, era al 33%), Messina (20%, era al 22%), Venezia (14%, era al 16%) e Roma (7%, era al 6%).
Altre fonti: le ricerche o le rielaborazioni di Centro studi Nebo, Infodata del Sole 24 Ore, InTwig, Istituto Cattaneo, La Voce, Scienzainrete e YouTrend.

FINO A 30MILA DECESSI IN PIU' PER COVID - Cosa emerge, in termini generali, dall'assemblaggio e dalla rielaborazione dei dati operato da Giampiero Castellotti e Giuseppe Tetto dell'Ufficio comunicazione dell'Unsic?

Che al 27 aprile 2020 il numero complessivo dei decessi per Covid-19 in Italia può essere fissato a 52mila unità, nella stima più prudente, fino a 57mila, cioè da 25mila a 30mila in più della cifra ufficiale. Come si arriva a questi numeri?

Il primo rapporto Istat, nel dettaglio, già rivela un rilevante scollamento: 16.216 decessi a fronte dei 7.843 medi negli anni precedenti. Una differenza di 8.373 unità. A tale cifra vanno sottratti i decessi Covid, rapportati al campione e raffinati.

Il "peso" della Lombardia è determinante: nei comuni lombardi analizzati dall'Istituto di statistica l'aumento è stato del 143% dal 1° al 21 marzo 2020, con differenza di 5.050 unità, che proiettate a tutta la regione portano ad una prima cifra tra gli 8mila e i 9mila decessi in più. Emblematici alcuni dati nel raffronto tra il 2020 e la media 2015-2019: Bergamo (da 4,3 a 19 decessi al giorno), Brescia (da 6,4 a 18 al giorno), Alzano (più che quadruplicati) e Nembro (più che sestuplicati). Includendo tutto marzo, Bergamo ha 553 decessi, ben 428 in più rispetto a marzo 2019, mentre i numeri ufficiali parlano di 201 morti per Covid-19 (InTwig-Eco di Bergamo). Crescite significative di decessi, nei primi rilevamenti, per Emilia-Romagna (superiore al 75%), Trentino-Alto Adige e Piemonte (superiore al 50%), Veneto (superiore al 40%), Liguria (superiore al 35%), percentuali comunque superiori alle morti per Covid-19.

La seconda indagine Istat si spinge al 4 aprile, includendo quindi il picco dei decessi e può essere misurata con quella, relativa alla stessa data, del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera. Utilizzando anche il terzo documento dell'Istituto di statistica, si può estendere la nostra indagine al 27 aprile.

Per quanto riguarda gennaio 2020, il dato nazionale definitivo dei decessi per ogni causa di morte non dovrebbe scostarsi di molto da quello dello scorso anno, anche perché non abbiamo avuto un'influenza particolarmente letale ed il clima non è stato così rigido.
Ben diverso il discorso nel periodo 1 febbraio-4 aprile: se lo scorso anno sono decedute 114.695 persone (dati Istat), quest'anno è possibile ipotizzare una cifra tra le 150mila e le 160mila, di cui 15.383 morte ufficialmente per Covid-19. La stima più alta è sostanzialmente in linea con il 41% in più ipotizzato dall'Istat (circa 47mila decessi in più), quella più prudente è frutto dell'incrocio delle altre ipotesi, dell'apporto delle variabili ed è alimentata soprattutto dagli scostamenti in Lombardia, con i picchi nel Bergamasco (decessi probabilmente quintuplicati), nel Cremonese (quadruplicati), nel Lodigiano e nel Bresciano (circa triplicati).

Nei 40-50mila decessi in più è possibile individuare una rilevante quota di "morti Covid" non classificate (25-30mila casi), da sommare ai 26.977 deceduti "ufficiali" al 27 aprile. Il totale raggiunge 52-57mila casi.
A livello territoriale emerge, in linea generale, che gli scostamenti sono presenti prevalentemente in Lombardia e nel Nord Italia, mentre nel Mezzogiorno le più rilevanti differenze per numero di morti in sostanza corrispondono alle aree con i più alti numeri ufficiali per Covid-19, con una quota rilevante determinata dalle case di riposo.

Una cosa è certa: occorre aspettare anche mesi per avere un quadro più attendibile. I conti si fanno sempre alla fine.
Per avere una panoramica dettagliata, anche a livello territoriale, che tiene conto delle differenti ricerche citate, con prevalenza di quella compiuta dall'Istat sui 1.689 comuni, è possibile leggerla a questo link: https://unsic.it/comunicazione/primo-piano/indagine-unsic-sui-decessi-covid-ipotesi-fino-a-quota-57mila/ .

Per quanto riguarda l'Emilia-Romagna, partendo da BOLOGNA città, secondo i dati Istat i decessi aumenterebbero del 22 per cento, da 472 a 576, forbice che più o meno si conferma con i dati estesi dal 1 gennaio al 4 aprile (da 1.323 a 1.392), anche perché a gennaio 2020 ci sono stati 47 morti in meno rispetto a gennaio 2019. Secondo gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (che arrivano al 18 aprile), l'incremento dei decessi sarebbe stato invece del 47%, sette punti in più rispetto alla settimana precedente. In provincia, l'incremento maggiore a Medicina (da 16 a 57), dichiarata zona rossa. Più che doppia la crescita a Pieve di Cento, da 7 a 15.
I discostamenti maggiori a PIACENZA, dove nel capoluogo si è passati da 121 a 495 decessi. Rilevante anche il dato di Fiorenzuola d'Arda, da 13 a 97. In termini percentuali: Cortemaggiore(da 1 a 17), Castelvetro (da 3 a 34), Gazzola (da 1 a 10), Sarmato (da 2 a 16), Monticelli d'Ongina(da 4 a 31), Vigolzone (da 2 a 15), Castell'Arquato (da 4 a 22).
A seguire PARMA, che passa da 213 a 563. Numericamente rilevanti gli incrementi a Fidenza (da 28 a 116), Salsomaggiore (da 26 a 86), Sissa Trecasali (da 7 a 58), Medesano (da 11 a 47) e Colorno, da 3 a 26, che primeggia con la percentuale d'incremento di 766,7%. Numero di decessi in forte crescita anche a Sala Baganza (da 5 a 27), Calestano (da 3 a 15), San Secondo (da 3 a 13) e Fornovo (da 5 a 21).
In provincia di REGGIO EMILIA: in testa Sant'Ilario d'Enza (da 7 a 40), poi Brescello (da 3 a 16), Ventasso (da 4 a 21), Boretto (da 3 a 15), Castellarano (da 6 a 25) e Poviglio (da 5 a 17).
MODENA passa da 225 a 292 decessi, Carpi da 74 a 120, Sassuolo da 36 a 70, Formigine da 38 a 66, Maranello da 14 a 40.
Per la provincia di FERRARA, l'incremento percentuale maggiore a Mesola (da 4 a 11), poi Bondeno (da 18 a 31) e Portomaggiore (da 13 a 20).
A RAVENNA pochi scostamenti: Massa Lombarda da 7 a 13, Solarolo da 4 a 6.
CESENA passa da 109 a 135 decessi, 23,9% in più. In provincia: Sogliano al Rubicone (da 2 a 9), Castrocaro (da 3 a 8), Modigliana (da 5 a 11), Santa Sofia (da 4 a 10) e Sarsina (da 2 a 5).
Infine RIMINI: da 163 a 244, più 49,7%. Riccione passa da 41 a 69, Cattolica da 16 a 38, Bellaria-Igea Marina da 16 a 35, Coriano da 8 a 20, San Giovanni in Marignano da 9 a 13, Morciano da 4 a 10.

 

Pubblicato in Cronaca Emilia

Calano i decessi rispetto al 2019 

A Modena, tra il centro e la periferia, ci sono due RSA Anni Azzurri che “resistono”: sono le residenze Ducale 1 in via del Pozzo e Ducale 2 - 3 in via Dell’Ariete. Qui la tempesta COVID19 non si è abbattuta mentre, dati alla mano, diminuiscono i decessi rispetto al 2019. Infatti tra il 21 febbraio e il 18 aprile 2020 la RSA Ducale 2-3 registra 4 decessi contro i 9 del 2019 (decremento pari al 53%). Stabile invece il numero dei decessi nella Ducale 1 con 5 decessi sia nel 2019 che quest’anno.

Se la fase critica oggi può dirsi superata nelle due strutture modenesi del Gruppo KOS Care, le disposizioni e i protocolli di sicurezza continueranno ad essere in vigore nei prossimi mesi a tutela degli ospiti e degli operatori. La fornitura tempestiva dei DPI e la blindatura delle RSA, nei primi di marzo, sono stati fattori fondamentali oltre che deterrenti allo scoppio di una potenziale emergenza.

Questa nuova normalità - spiega la direttrice della RSA Ducale 1 Claudia Guandalini - non ci ha tolto entusiasmo e grinta, consapevoli che nei prossimi mesi ci attendono sfide difficili. Gli operatori mantengono per quanto possibile in attività i nostri ospiti così come l’animatrice al mattino con il suo microfono fa il giro dei piani per sincerarsi dello stato di salute e dell’umore degli ospiti, dando il buongiorno con il caffè ed un sorriso. Con il supporto di tutti facciamo fino alle 20-30 videochiamate al giorno per dare la possibilità agli ospiti di vedere/sentire i loro cari e viceversa. Per andare avanti bene credo sia vincente mantenere un rapporto di fiducia con l’Azienda da una parte e dall’altra è importante un dialogo trasparente con lo staff, gli ospiti e le famiglie. La sicurezza e la prevenzione vengono prima di ogni cosa e non sono mai abbastanza”.

Un ruolo centrale spetta tutti i giorni al team che commenta così:
Dai nostri anziani - dice l’animatrice Elena Sitti - traiamo grandi insegnamenti, loro sanno cosa è la rinuncia e il sacrificio per il bene dell’altro. Dignità, compostezza e coraggio sono in antitesi con la fragilità che tanto si nomina parlando di anziani”.

Matteo Rebecchi e Davide Trabucco sono invece terapisti occupazionali: “Abbiamo visto negli occhi degli ospiti e dei loro familiari un’espressione di gratitudine e di affetto, questo ci spinge a dare sempre il massimo”.
In pieno fermento per qualità e quantità di iniziative è Anni Azzurri Ducale 2 - 3 dove prosegue l’applicazione di regole e dispositivi per la sicurezza della comunità.

Abbiamo diviso la struttura per nuclei e ridisegnato gli spazi comuni - spiega la direttrice Elisabetta Barbolini. Ad esempio la fisioterapia con le pedaliere è stata “trasferita” ai piani. Questa emergenza di certo ci ha uniti e gli anziani ci hanno dato il coraggio di chi ha vissuto sulla propria pelle il dramma della guerra. Costruiamo ogni giorno una normalità fatta anche di canali virtuali, ma che hanno effetti più che reali. I sorrisi, le lacrime di gioia o tristezza, gli sguardi di nostalgia e di speranza sono quanto di più vero ci si possa immaginare. Ad oggi abbiamo resistito ma siamo consapevoli dei rischi che si corrono quotidianamente e ci prepariamo a tempi più duri pur sperando di non averne”.

Tra i progetti più innovativi ce ne sono due avviati in via sperimentale in collaborazione con l’azienda Aura srl. Gli obiettivi sono di carattere ludico ricreativo e di rilassamento. Il primo progetto consiste nell’utilizzo di visori professionali per la realtà virtuale, per far “viaggiare” con la fantasia i nostri ospiti.

Con il loro supporto, l’animatrice Catia Malavasi e la terapista occupazionale Laura Saetti stimolano le capacità cognitive, la curiosità, la memoria dell’ospite portandolo in luoghi di sua conoscenza o di fantasia rimanendo tutti al sicuro.

Il secondo progetto nasce da un’idea dalla ricercatrice Ilaria VilKelis per contrastare la solitudine e generare benessere nella persona fragile. Si chiama Racconta! il gioco interattivo istallato su un tablet che attraverso domande suddivise in aree tematiche porta gli ospiti a mettere in condivisioni esperienze di vissuto e diffonde la conoscenza su buone pratiche di vita quotidiana. La progettualità va avanti e mette al centro gli anziani con i loro bisogni.

Di fronte a situazioni di grande stress, come quella attuale, uno su tre (32%) guarda con interesse a pratiche come yoga e meditazione.

La pandemia di Coronavirus ha portato a un cambiamento radicale delle abitudini di vita e messo a dura prova anche la nostra tenuta psicologica: ci sentiamo stressati, preoccupati e anche se si iniziano a vedere miglioramenti, il carico di ansie, tensioni e incertezze è ancora presente.

Di fronte alle situazioni di stress, gli abitanti di Parma ritengono molto utili le pratiche e discipline che favoriscono il benessere mentale: più di uno su tre (32%), infatti, si dice interessato e propenso a provare attività come yoga, meditazione, tai chi e mindfulness, e il 30% già ha provato a praticarle.

È il quadro che emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Reale Mutua sul welfare1.

Queste attività, anche molto diverse tra loro, hanno in comune la capacità di portare importanti benefici: migliorano l’umore (38%), favoriscono la concentrazione (34%), riducono lo stress (32%) e permettono di ottenere anche migliori performance lavorative (22%).

Se non si può andare in una palestra o in un centro specializzato, come in questo periodo, viene in aiuto la tecnologia: app (12%), lezioni da remoto e video tutorial (30%), dicono gli abitanti di Parma, sono ottimi strumenti con cui tenersi in forma. Lo conferma anche un’analisi delle ricerche online in Italia nei primi mesi del 2020, dove spopolano i workout casalinghi per restare in forma e scaricare le tensioni, e tra le parole più ricercate ci sono appunto “app yoga”, “yoga online” e “stretching”.

Ma se sono sempre di più i parmensi interessati a queste pratiche, sono anche molti quelli che le vorrebbero applicate anche nell’attività lavorativa, una volta tornati alla normalità. A beneficiarne dovrebbero essere soprattutto i lavoratori sottoposti a scadenze e ritmi frenetici (30%) e quelli che oltre agli impegni di lavoro devono far fronte a compiti di cura impegnativi, come nel caso di genitori con figli piccoli o dei caregiver (32%).

Insieme a queste pratiche, a favorire il benessere mentale durante l’attività lavorativa è la possibilità di una gestione personalizzata del proprio tempo, resa possibile da forme di welfare come la flessibilità oraria (70%) e lo smartworking (38%). Utile, infine, è anche la possibilità di disporre di un servizio di consulenza psicologica (12%) con cui confrontarsi.

Ci sono due dati che emergono sopra tutti dalla ricerca del nostro Osservatorio: la crescente sensibilità degli italiani verso il benessere psicologico e la sua importanza tanto nella vita di tutti i giorni quanto per l’attività lavorativa” - commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo – “Per noi di Reale Group quelli del welfare, del wellness e della salute sono temi da sempre centrali e in questi mesi di emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 abbiamo messo in campo numerose azioni rivolte in tal senso sia ai dipendenti sia ai nostri clienti. Ad esempio, lo smartworking per il 98% dei dipendenti, garanzie e tutele specifiche per i clienti proprio a cominciare dalla sfera della salute, anche attraverso servizi di consulenza psicologica volti a dare supporto in un momento così difficile, fino all’utilizzo della tecnologia che ha permesso di mantenere il presidio territoriale con la nostra rete di agenti. Ci auguriamo che la situazione possa tornare presto alla normalità, il nostro obiettivo è di continuare a essere a fianco delle persone e delle imprese con soluzioni specifiche per il welfare e la protezione della salute e del benessere”.

1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, sesso ed area geografica.

Pubblicato in Salute e Benessere Parma

Nella mattinata di ieri, nello spazio adiacente la caserma dei Vigili del Fuoco in Via Chiavari, i volontari della Protezione Civile SEIRS e una squadra di Vigili del Fuoco hanno allestito tre spazi dove, da mercoledì, verranno effettuati i test rapidi COVID 19 alle forze dell'ordine, polizia, finanza e gli stessi VVFF

I test saranno realizzati dagli operatori sanitari. 

Nelle foto di Francesca Bocchia i momenti dell'allestimento

Pubblicato in Cronaca Parma

COVID 19, una dolcissima donazione ai reparti dell’Arcispedale di Reggio Emilia arriva dagli scolari della Scuola Materna parrocchiale “San Giovanni Bosco” di Borzano di Albinea che grazie all’aiuto del Forno “Antica Bontà” ha fatto consegnare come segno di riconoscenza, vassoi di erbazzone, torta, pizza, gnocco e tramezzini vari agli operatori del Pronto Soccorso e della Rianimazione.

In momenti forti dell’anno come il Natale o la Pasqua – spiegano dalla scuola - la Materna parrocchiale di Borzano condivide, attraverso forme visibili di solidarietà, la convinzione che “la vita è un dono che si riceve donandosi” e che questo avviene se ci si ritiene parte di una “casa comune”.

Questo per rinforzare legami già presenti o per rispondere a bisogni emergenti. Quest’anno a scuola chiusa per il Coronavirus, i legami non si sono interrotti, anzi si sono rafforzati, e perciò, su richiesta dei genitori, si è ritenuto significativo fare arrivare dei piccoli doni di speranza, buoni anche da mangiare, ai reparti dell’Arcispedale come segno di amore e gratitudine a chi, in prima linea, vive il rapporto tra paura e speranza.

Il Forno Antica Bontà si è reso partecipe sia per la consegna che per omaggiare a sua volta, con i suoi prodotti, i reparti.

In questo momento di emergenza – scrivono dalla scuola - spesso il personale, dopo lunghissime ore di lavoro, stremato dalla fatica e dallo sconforto, è richiamato a ulteriori ore straordinarie per garantire la copertura dei turni, senza possibilità di riposo e ripresa. Abbiamo così pensato di unire la qualità dei prodotti del forno Antica Bontà alla dolcezza degli elaborati pittorici e fotografici dei nostri bambini, confidando che questi piccoli doni rendano questi momenti più sereni e luminosi”.

La Direzione dell’Azienda Usl IRCCS di Reggio Emilia ringrazia di cuore per l’affettuoso pensiero i bambini, le famiglie, gli insegnanti e il forno Antica Bontà. “Un gesto di vicinanza che è stato di certo gradito ai molti operatori sanitari e non impegnati nell’emergenza”.

L’ONG Parma per gli Altri ha raddoppiato la solidarietà estendendo le proprie forze dall’Etiopia a Parma.

L’ONG ha voluto contribuire alla straordinaria lotta all’emergenza che ha colpito il paese, donando due elettrocardiografi all’Azienda Sanitaria Locale di Parma. Un gesto di grande importanza a sostegno della sanità di Parma, reso possibile dai preziosi contributi dei volontari, soci e amici che da 30 anni sostengono l’ONG nei progetti di cooperazione internazionale in Africa nell'ambito di istruzione, sanità, progetti di comunità, con particolare attenzione alla condizione femminile.

"In un grave momento come quello che stiamo vivendo, ci sembra un’opportunità destinare parte delle nostre forze non solo in Etiopia, ma anche qui per la nostra città e siamo orgogliosi di poter offrire un aiuto concreto nella lotta contro il Coronavirus" - spiega Paola Salvini, Presidente di Parma Per gli Altri. Un piccolo contributo che sottolinea ancora una volta il nostro modo di lavorare: “a piccoli passi ma insieme alla comunità!".

I due elettrocardiografi saranno impiegati nel Distretto di Parma ed utilizzati adesso per la diagnosi e cura di tutti i pazienti affetti da coronavirus e, in futuro nelle attività cliniche ambulatori e domiciliari.

"Rivolgo un grande grazie, anche a nome di tutti gli operatori del Distretto di Parma, a tutti i volontari dell’Associazione Parma Per gli Altri per la generosità dimostrata in questo momento di emergenza sanitaria legata alla pandemia COVID-19 - annovera la Dott.ssa Giuseppina Ciotti, Direttore del Distretto Ausl di Parma. I due elettrocardiografi donati sono un ulteriore supporto all'attività diagnostica dei Servizi del Distretto di Parma e verranno utilizzati in modo prioritario per fronteggiare l’attuale situazione a favore dei pazienti cronici, che stiamo seguendo con ancora più attenzione al loro domicilio, ma rappresentano anche un potenziamento della dotazione tecnologica per l’attività domiciliare quando in futuro la situazione ci consentirà di tornare ad una gestione normale dell’attività".

Altri 30 tablet donati dalla Cisl all'Ausl, prosegue la raccolta fondi del sindacato, 'Distanti ma connessi', nel segno della solidarietà verso i pazienti ammalati di Coronavirus che hanno difficoltà a comunicare con i propri famigliari.

Giovedì il segretario generale della Cisl Funzione Pubblica Emilia Centrale, Fabio Bertoia ha consegnato altri 30 device al direttore sanitario dell'Ausl, la dottoressa Cristina Marchesi, al direttore sanitario del Santa Maria, il dottor Giorgio Mazzi, al direttore delle Professioni Sanitarie per la rete integrata assistenziale-clinica, la dottoressa Roberta Riccò e alla responsabile per la formazione delle professioni sanitarie, dottoressa Angela Saffioti.

"Ringraziamo ancora una volta tutti i nostri iscritti e simpatizzanti – dichiara Bertoia – che nel proprio piccolo hanno scelto di donare una piccola o grande somma. Ma ci teniamo anche a ringraziare Giuseppe Isilibech e tutto il suo staff di Technoworld che da subito hanno abbracciato con entusiasmo questa iniziativa che mette in contatto, ancora una volta, il mondo sanitario e quello dell'informatica".

La raccolta fondi della Cisl, 'Distanti ma connessi', ha l'obiettivo di fornire degli strumenti tecnologici adeguati, dei tablet, affinché tutti i pazienti possano rimanere in contatto con i propri famigliari attraverso video chiamate o chat.

L'iniziativa è in collaborazione con l'Ausl di Reggio Emilia e per partecipare è possibile effettuare una tua donazione sul conto corrente dedicato "IBAN IT94Q0503412807000000012436" (Banco Bpm BSGSP – Agenzia 7 – Reggio Emilia).

Un sondaggio che coinvolge 10 paesi europei per capire l’impatto sulle persone che vivono in condizioni precarie.

L’AUSL di Reggio Emilia, in collaborazione con un ampio consorzio europeo, partecipa all’indagine ApartTogether che nasce per approfondire l’impatto dell’epidemia Covid-19 e delle relative misure sul benessere dei migranti, con particolare attenzione a rifugiati, richiedenti asilo, irregolari e nuovi arrivati.

Il progetto, coordinato dall’Università belga di Ghent, è basato su un sondaggio online tradotto in 30 lingue e disponibile in 10 paesi europei: Belgio, Danimarca, Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia, Paesi Bassi e Regno Unito.

La finalità è raggiungere una migliore conoscenza degli effetti che le misure di contenimento della diffusione del virus, di innegabile impatto sulla vita di tutti, hanno avuto e hanno tuttora su coloro che vivono in condizioni precarie, in strada o in campi profughi.

Risulta evidente come queste persone possano incontrare più difficoltà nell’osservare misure preventive, accedere alle informazioni e contattare i servizi sanitari in caso di bisogno.

I risultati dello studio che indaga, tra gli altri, aspetti socio-demografici, di stress, di stigma sociale, contribuiranno a colmare la carenza di dati in questo ambito e saranno messi a disposizione dei decisori politici e degli operatori dei rispettivi paesi europei.

L’obiettivo è favorire la messa a punto di iniziative e misure utili a facilitare l'accesso, per queste categorie o loro sottogruppi, alle informazioni e all'assistenza sanitaria, anche a supporto dell’eventuale disagio psicologico, non soltanto per la fase attuale ma anche in vista di crisi future.

La partecipazione al sondaggio, possibile solo per i maggiorenni, è semplice, richiede soltanto 20 minuti di tempo ed è completamente anonima.

Il link è il seguente: https://www.aparttogetherstudy.org/. Ulteriori info ai contatti:

Antonio Chiarenza, AUSL IRCCS Reggio Emilia – Staff Ricerca e Innovazione: aQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.;
Rossano Fornaciari, AUSL IRCCS Reggio Emilia – Centro Salute Famiglia Straniera: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.;
Marco Aicardi, Coop Dimora D’Abramo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.;

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