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Raffaele Morelli intervistato da Matteo Viviani. La presidente della commissione Assembleare in Emilia Romagna reagisce all'intervista sull'uso della seduzione e chiede all'Authority di multare il programma Le Iene di Italia 1.

7 novembre 2017

"Affermazioni gravi e diffamanti" quelle pronunciate dallo psichiatra e psicoterapeuta Raffaele Morelli, si legge nel comunicato della Regione Emilia Romagna. 

Dopo il caso Weinstein, Matteo Viviani, delle Iene in onda su Italia 1, ha intervistato il noto psichiatra che aveva rilasciato dichiarazioni discutibili in merito ai casi di molestie sessuali ricevute da attrici di Hollywood.

Frasi, appunto, che non sono piaciute affatto alla Conferenza delle presidenti degli Organismi regionali di Pari Opportunità, con la richiesta immediata all'Agcom di sanzionare i responsabili del servizio televisivo. "Denunciamo– spiega la coordinatrice nazionale e presidente della Commissione Parità dell'Emilia-Romagna Roberta Mori– il fatto di aver dato spazio e risonanza ad affermazioni gravi e diffamanti dell'onorabilità femminile, in particolare quando il noto psichiatra afferma che 'in ogni donna è presente una prostituta' e quando suggerisce alle donne che hanno subito la violenza di non raccontarlo".

Parole "abominevoli e irricevibili", secondo le presidenti, in quanto "generano consenso attorno a uno stereotipo insulso e retrivo che alimenta un immaginario collettivo distorto di donne oggetto, le quali alla fine non sono mai solo vittime ma anche un po' complici delle violenze subite, perché in ogni donna vi sarebbe l'istinto alla mercificazione del proprio corpo".

Un'intervista e delle affermazioni che non sono piaciute per niente alla presidente Mori, "e anche nel caso fosse una boutade mediatica, costruita per cavalcare l'onda degli scandali sessuali nel mondo dello spettacolo -dice-, resta inaccettabile". Per questo, come denunciato all'Agcom e al Consiglio nazionale dell'Ordine Psicologi, la Conferenza delle presidenti degli Organismi Pari Opportunità regionali ritiene che "vadano censurate le dichiarazioni diffuse e sanzionati i soggetti responsabili della loro diffusione. Questo per impedire il perpetuarsi di una cultura patriarcale, ove lo stupro, le violenze e le molestie sulle donne -conclude Mori- trovino sponda nei media italiani attraverso grottesche ricostruzioni". 

 

Pubblicato in Cronaca Emilia
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