Regione Emilia Romagna
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Desi Bruno e Roberto Cavalieri, rispettivamente Garante regionale e Garante del Comune di Parma dei detenuti, esprimono le seguenti valutazioni in merito alle notizie apparse sulla stampa a proposito di eventuali violenze commesse all'interno del penitenziario parmense fra il 2010 e il 2011.
Parma, 22 settembre 2014 -
La nota della Regione Emilia Romagna sulle presunte violenze compiute dalle guardie carcerarie nell' Istituto Penitenziario di Parma -
"Esprimiamo preoccupazione circa il contenuto delle registrazioni diffuse dalla stampa e realizzate, per come viene riferito, all'interno del penitenziario di Parma da parte di un detenuto. Tali contenuti, qualora confermati nella loro veridicità e completezza, farebbero emergere che all'epoca dei fatti, e cioè negli anni 2010-2011, si sarebbe verificata una situazione di subordinazione delle questioni di salute e incolumità dei detenuti alle pratiche della custodia anche quando queste si sono manifestate, secondo le accuse, in modo illegittimo attraverso l'uso della violenza.
Seguiremo con attenzione l'evolversi della situazione attendendo per una valutazione l'esito del lavoro della magistratura e la conoscenza dell'intero materiale probatorio nonché di conoscere i motivi per i quali tali registrazioni non siano state messe immediatamente a disposizione dell'autorità giudiziaria a tutela dell'intera popolazione detenuta e degli operatori penitenziari.
Nel confermare che non è mai giunta ai nostri Uffici alcuna evidenza o segnalazione circa pratiche sistematiche di violenza all'interno del penitenziario di Parma nel periodo relativo ai mandati in essere, ribadiamo che sono invece imponenti le segnalazioni da parte dei detenuti relative alla presunta mancanza e/o ritardi nel ricevere appropriate cure sanitarie, questione che i Garanti, nell'ambito della loro funzione di tutela dei diritti delle persone recluse, hanno ripetutamente posto all'attenzione dell'amministrazione penitenziaria e alla dirigenza sanitaria per le rispettive competenze, senza che ad oggi ci sia stata una risposta soddisfacente.
L'esistenza del CDT, della sezione paraplegici, l'invio ripetuto di persone affette da gravissime patologie proprio in ragione del centro ospedaliero e del personale medico dedicato, la presenza di un numero altissimo di persone gravemente malate, spesso, se non prevalentemente in regime di alta sicurezza, impone che la questione sanitaria nel carcere di Parma venga affrontata nella sua specificità con urgenza.
La tutela piena del diritto alla salute all'interno degli istituti penitenziari della città presuppone poi l'autonomia decisionale del comparto sanità da quello della sicurezza, così come già indicato dal Comitato nazionale per la bioetica e come imposto dal passaggio della medicina penitenziaria al servizio sanitario nazionale con la riforma del 2008".
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
Ieri, la Garante regionale dei detenuti, Desi Bruno, e il Garante di Parma, Roberto Cavalieri, hanno incontrato agli Istituti penitenziari di Parma il direttore reggente in missione, Mario Antonio Galati, e il dirigente medico referente dell'Ausl di Parma per la sanità penitenziaria, Francesco Ciusa -
Parma, 19 settembre 2014 -
Nella struttura carceraria, al 18 settembre risultano 531 detenuti presenti (la capienza regolamentare è di 385 posti, quella "tollerata" di 652), di cui 399 condannati in via definitiva (132 gli imputati), 80 ergastolani, 61 in regime di 41bis, 276 detenuti comuni, 11 ammessi al lavoro all'esterno, 178 stranieri; 28 i ricoverati al Centro diagnostico e terapeutico (Cdt), 8 nella sezione per tetraparaplegici. Del circuito dell'alta sicurezza, fanno parte 192 detenuti.
Dalla visita effettuata, emerge la permanenza della criticità relativa alla situazione sanitaria, con particolare riferimento al Cdt gestito dall'Ausl all'interno della struttura, dove vengono assegnati i detenuti per il trattamento di patologie in fase acuta o cronica.
Per disposizione dipartimentale, continuano a essere inviati a Parma detenuti malati da altri istituti di pena, ben oltre il numero dei posti di ricovero disponibili, con la risultante, sottolinea l'Ufficio del Garante regionale, "che intere sezioni ordinarie sono occupate da detenuti affetti da gravi patologie, nell'attesa di essere ricoverati nel centro clinico". Tale criticità è stata da tempo segnalata dalla Garante alle autorità competenti, in particolare al ministro della Giustizia e ai vertici del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria (Dap), chiedendo una razionalizzazione delle assegnazioni al centro clinico di Parma, da effettuare solo a condizione della possibilità di un'effettiva presa in carico. Allo stato, "non risulta sia stata invertita la tendenza in atto, anzi si registra un aumento delle assegnazioni, con detenuti che giungono a Parma in ragione di sfollamenti di altri centri clinici nazionali".
Si segnalano ulteriori recenti investimenti da parte dell'Ausl di Parma, relativi all'acquisto di macchinari medici che consentiranno di effettuare esami specialistici all'interno della struttura penitenziaria, incidendo positivamente sul carico di lavoro della Polizia penitenziaria di cui è nota la difficoltà a garantire gli accompagnamenti all'esterno dei detenuti. Infine, persiste la mancanza di un medico specialista in urologia.
Si è appreso che esiste un progetto per provvedere all'arredo degli spazi detentivi della Sezione Iride, destinata ai detenuti in isolamento disciplinare, sanitario e giudiziario, anche in linea con quanto segnalato dalla Garante regionale e dal Garante di Parma che, con apposita nota, avevano chiesto al Provveditorato regionale di modificare in maniera sostanziale le condizioni dell'isolamento, per tutelare l'equilibrio psico-fisico delle persone.
Al momento, sono sospesi i lavori relativi alla costruzione del nuovo padiglione. Una recente disposizione legislativa ha stabilito la decadenza dall'incarico del Commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie, adottato dal ministro della Giustizia, di concerto con il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, che definirà le misure necessarie per assicurare la continuità e il raccordo delle attività già svolte nell'ambito del cosiddetto Piano carceri, ossia il piano di intervento per realizzare nuove infrastrutture carcerarie, per l'adeguamento e il potenziamento di quelle esistenti.
La Garante regionale e il Garante comunale hanno effettuato colloqui con i detenuti. Le principali segnalazioni riguardano la materia sanitaria e la territorialità della pena, con la richiesta di favorire il trasferimento in istituti penitenziari più vicini al luogo di residenza della famiglia; inoltre, i detenuti del circuito differenziato dell'alta sicurezza chiedono, anche in ragione dei lunghi periodi detentivi che li riguardano, un potenziamento delle opportunità trattamentali, con particolare riguardo allo studio e al lavoro.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
La figura a disposizione del cittadino alle prese con la pubblica amministrazione. 325 casi nei primi sei mesi del 2014: Bologna e Ravenna le più attive, Parma ultima -
Parma, 18 settembre 2014 -
Bollette 'pazze', dedali burocratici, pratiche da sbrigare. O anche solo sapere qual è l'ufficio giusto a cui rivolgersi. C'è una figura a disposizione del cittadino alle prese con la pubblica amministrazione, che interviene, gratuitamente, per cercare di risolvere le cose, molto spesso riuscendoci: è il Difensore civico regionale, Gianluca Gardini, il cui Ufficio nei primi sei mesi del 2014 ha ricevuto 325 istanze; di queste, 147 (il 45%) rappresentano casi attivati e conclusi sempre nel corso dei primi sei mesi dell'anno.
Quasi la metà delle pratiche, 145, ha visto coinvolti enti locali non convenzionati, mentre in 69 occasioni l'istituzione destinataria è stata la Regione, in 91 lo Stato e in 18 la Provincia di Ravenna (convenzionata con Il Difensore civico) e altri Comuni convenzionati. Bologna è il territorio da cui sono arrivate più istanze: sono 100, quasi un terzo del totale; a seguire l'altra zona già convenzionata, Ravenna, con 57 richieste. A Ferrara sono stati 35 i cittadini che si sono rivolti al Difensore civico, a Forlì-Cesena 33, a Rimini, Reggio Emilia e Modena 20, a Piacenza 17 e a Parma, infine, 10; le richieste da fuori regione sono state 11, mentre in due occasioni il Difensore è intervenuto d'ufficio.
Quanto agli argomenti trattati, il tema su cui più spesso è stato richiesto l'intervento del Difensore civico sono stati i tributi e le sanzioni amministrative, con 66 procedimenti, insieme al diritto di accesso agli atti (47), all'ambiente (42), ai servizi pubblici (31) e al sistema di previdenza (30). Un lavoro significativo c'è stato anche nei comparti dell'edilizia residenziale pubblica e privata (22 casi), del governo del territorio (20), della sanità (17) e dell'istruzione (15).
Sono questi i dati emersi oggi nel corso della conferenza stampa di presentazione della convenzione sottoscritta fra l'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna e il Comune di Bologna, intesa che amplia il campo d'azione del Difensore civico regionale, chiamato ora a svolgere il compito di difesa civica anche per la città capoluogo. Infatti, dalla fine di maggio Bologna ha dovuto rinunciare a una figura propria a seguito della legge nazionale che stabilisce il passaggio di competenze al Difensore civico provinciale, non presente però sotto le Due Torri in attesa del riordino istituzionale che porterà alla città metropolitana. L'accordo prevede la durata di un anno e un contributo da parte del Comune per le spese di funzionamento. Bologna rappresenta il secondo territorio dell'Emilia-Romagna a rivolgersi al Difensore civico regionale dopo Ravenna, dove la collaborazione è in atto dal 2013. Alla conferenza stampa, nella sede dell'Assemblea legislativa, a Bologna, erano presenti Gardini, Difensore civico regionale, Simona Lembi, presidente del Consiglio comunale di Bologna, e Gianni Melloni, direttore generale Anci Emilia-Romagna.
La Convenzione con il Comune di Bologna è il primo risultato dell'accordo quadro concluso tra il Difensore civico regionale e Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) Emilia-Romagna, che prevede l'estensione della difesa civica agli enti locali e un'azione condivisa "finalizzata alla diffusione di buone prassi nella pubblica amministrazione volte alla prevenzione dei contenziosi con i cittadini, alla diffusione della Difesa civica e della mediazione come strumento di definizione dei contenziosi".
"Grazie all'accordo con Anci il servizio di difesa civica regionale estende la propria attività di tutela dei cittadini e di mediazione delle controversie con la pubblica amministrazione anche ai Comuni- spiega il Difensore civico regionale, Gianluca Gardini-, questa soluzione è quanto mai opportuna e necessaria sia per la soppressione della figura del Difensore civico comunale sia perché gran parte dell'amministrazione attiva è svolta proprio dai Comuni".
Dello stesso avviso Daniele Manca, presidente regionale Anci: "La collaborazione attivata dall'Anci con il Difensore civico regionale è molto importante, perché consente ai Comuni della regione di mettere a disposizione dei propri cittadini uno strumento utile, finalizzato alla piena attuazione dei diritti delle persone e alla loro tutela nei confronti delle amministrazioni pubbliche".
Per Simona Lembi, presidente del Consiglio comunale di Bologna, "l'avvio della convenzione tra Comune e Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna è una buona notizia soprattutto per la vita quotidiana dei cittadini". Infatti, sottolinea, "La nuova convenzione consente di mantenere la continuità di un servizio, attivo da oltre venti anni, molto importante per il Comune, nonostante il quadro normativo vigente abbia fatto rientrare la difesa civica comunale tra le voci passibili di tagli della spesa pubblica. E' un servizio che ha un'evidente funzione deflattiva del contenzioso giudiziario e contribuisce a ricostituire un clima di fiducia tra cittadino e pubblica amministrazione".
L'attività del Difensore civico è di tutela e/o di indirizzo. Per quanto riguarda la prima, cioè la verifica del corretto comportamento di una pubblica amministrazione su un caso concreto e l'indicazione di eventuali modifiche, su 69 interventi la tesi del Difensore è stata accolta 52 volte dall'amministrazione coinvolta (75%), mentre 15 richieste sono state dichiarate infondate dopo la fase istruttoria; solo in un caso l'ente non ha accettato la posizione del Difensore civico e in un altro non ha collaborato.
L'attività di indirizzo serve invece ad orientare il cittadino nei rapporti con la pubblica amministrazione, e su 78 casi totali 19 sono stati risolti con un parere in materia amministrativa, 22 indirizzando il richiedente ad un altro organo di garanzia, 22 con informazioni soggette alla difesa civica e 15, invece, con informazioni non soggette alla difesa civica.
Per contattare il difensore civico regionale:
telefonare al numero: 051 527 6382;
telefonare al numero verde gratuito anche da rete mobile 800 515 505;
inviare un fax al numero 051 527 6383;
scrivere una lettera al Difensore civico all'indirizzo: Viale Aldo Moro, 50 – 40127 Bologna;
inviare una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; al link www.assemblea.emr.it/garanti/attivita-e-servizi/difensorecivico è possibile compilare il modulo on line per entrare in contatto con il Difensore civico.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)