La televisione è ancora il mezzo che gode della maggiore fiducia del pubblico? Tra gaffes, notizie ridondanti e cuochi in tutte le salse, la Tv sta perdendo la capacità di influenzare la politica. Il quinto potere trasloca?
di Lamberto Colla Parma 26 novembre 2017
La televisione gode ancora di grandissima fiducia all'interno del complesso panorama dei mezzi d'informazione. E' quanto risulta dai dati forniti in occasione del 21esimo WORLD TV DAY, che ricorre ogni 21 novembre. Fiducia meritata forse, ma molte ombre si addensano sul più gettonato elettrodomestico.
I livelli di fiducia nei media tradizionali sono in crescita in Europa, mentre il pubblico si pone interrogativi sulla veridicità di ciò che vede e legge online.
Nel 70% dei 33 paesi analizzati, gli intervistati hanno risposto di essere inclini a fidarsi della TV e in 11 paesi, la TV risulta persino essere il mezzo che ispira maggior fiducia. In Italia, la televisione si conferma il principale strumento d'informazione, mentre i TG sono le fonti preferite (48%), seguiti dai siti internet di news (25%) e dalla stampa quotidiana (8%). A onor del vero il primo posto assoluto è conquistato dai periodici di informazione.
Molto è cambiato in questi ultimi anni e comunque la sensazione è forte, al di là dei sondaggi, che la autorevolezza della TV sia andata via via scemando. Una discesa costante seppure non così drammatica come è stata quella della carta stampata. Tv e ancor più i quotidiani, non hanno saputo interpretare il cambiamento per poi trovarsi smarriti nelle sabbie mobili della crisi economica dove la pubblicità è stata la prima illustre vittima. Le risorse finanziarie si sono volatilizzate da un anno all'altro e solo una infinitesima parte trasferite sul mercato digitale.
Così all'abbattimento dei budget pubblicitari ha fatto eco l'abbattimento delle idee, del tasso di professionalità, e programmi sempre meno originali e a basso costo sono andati aumentando e la formula dei talk show è dilagata arrivando addirittura a trasformarsi in un contenitore di informazione.
Gocce di news, sparse qua e là, all'interno dei grandi contenitori di intrattenimento, utili più a dare autorevolezza al programma "leggero" che a offrire un servizio puntuale all'utente televisivo.
Ma con l'andare del tempo, per effetto di una sorta di osmosi inversa, l'informazione stessa diventa attore della leggerezza del programma che la ospita.
L'euforia e la volontà di essere i primi a pubblicare lo scoop, peraltro molto annunciato ma spesso di notevole inconsistenza, ha condotto a clamorose gaffes e errori macroscopici contribuendo a indebolire il mito della correttezza informativa di cui la TV godeva, spalancando la porta a altri mezzi, agili, a basso costo e in grado di diffondersi rapidamente per la capacità di far diventare l'utente stesso un protagonista della notizia o un commentatore, libero di esprime la propria opinione, modificando, di fatto, il rapporto tra mezzo e utente.
Se prima l'utente, anche della pubblicità era un soggetto passivo, con l'avvento del digitale e dei social, l'utente diventa attore diretto, e con potere di scelta.
Così, per accaparrarsi il pubblico di massa, allo scopo di gratificare gli inserzionisti attaccati ai dati di share, ecco farsi largo nei palinsesti televisivi gli spazi destinati a chi catalizza, per un tempo più lungo possibile, la massa più ampia.
Nascono e proliferano i "grandi contenitori d'intrattenimento" che dalla Domenica, giornata che li ospitò per prima, si reinventano per il sabato e infine si adattano per la fascia del mattino e del pomeriggio. In questo contesto, quasi per scherzo, volendo soddisfare il gran pubblico delle casalinghe, ecco che i CUOCHI, oggi CHEF, fanno il loro ingresso nei programmi della mattina per poi "infettare" tutti i palinsesti, dalla mattina alla sera.
Da " Masterchef", con tutte le sue declinazioni, persino per bambini, a "Una cucina da incubo", solo per citare i più noti, i GURU dei fornelli sono andati a conquistare ogni angolino di quasi tutti i programmi/talk show, colonizzando il tubo catodico.
Intanto l'informazione diventa ridondante all'inverosimile. Sempre uguale, le notizie che restano sulla cresta dell'onda per più giorni con le redazioni che rincorrono sul web le più svariate, curiose, strane o particolarmente cruenti notizie, potenzialmente in grado di suonare le corde più sensibili del momento.
Ma con la fretta, l'errore è dietro l'angolo e a ogni errore un pezzo di autorevolezza viene alienato.
L'ultimo esempio e per di più ampiamente diffuso è accaduto lo scorso 21 novembre. Sulla falsa notizia della "Bambina di 9 anni stuprata dal 35enne mussulmano a Padova" ( http://www.ilpost.it/2017/11/22/bambina-musulmana-stuprata-padova/# ). ci sono cascati praticamente tutti, compreso La Zanzara che su Radio 24 (Sole 24 ore ) ha aperto la puntata con questa notizia.
In questa crisi di idee e di contenuti con la complicità della miopia dei direttori di rete, i "media" alternativi (digitali), con le loro contraddizioni e le purtroppo popolari "Fake News", hanno conquistato la fiducia di moltissimi giungendo a condizionare, più del mezzo televisivo, le scelte politiche.
Così, mentre la TV la fa da padrona sulla Cucina e sul Gossip (Rosa, Giallo o Noir) i Social Media sono entrati a gamba tesa a condizionare la politica.
Ma perdendo la capacità di indirizzare le scelte politiche, il quinto potere presto, anzi forse è già accaduto, traslocherà su altri mezzi.
Obama, Brexit e Trump sono i più illustri esempi in cui i social hanno avuto la meglio, vincendo anche sulla forza dei "sondaggi" , e per restare in Italia, il successo del M5S si identifica con i nuovi mezzi social, così come le grandi e inaspettate sconfitte dei referendum (trivelle e costituzionale) si devono assegnare alla forza di influenzamento della rete, visto come si erano graniticamente schierate le maggiori testate editoriali televisive.
Della perdita di potere di influenzamento politico della "televisione" se ne stanno accorgendo anche i politici.
Il rischio è che i governi (non solo quello italiano) tentino di mettere il bavaglio ai mezzi digitali, invece di dare uno scrollone alle reti TV (dovei partiti sono soci di maggioranza) affinché invertano la rotta e ritornino a fare una programmazione più seria, meno condizionata dagli share.
(foto copertina: Televisore anni '50 Jonnie Nord)
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Una sessantina di ragazze di Reggio Emilia e di Modena pensavano di aver messo al sicuro alcuni centinaia di scatti privatissimi e invece, per ragioni ancor da comprendere, sono stati diffusi in rete.
Modena 8 novembre 2017 - Protagoniste e vittime dell'incidente tecnologico sono una sessantina di lieceali di Modena e Reggio Emilia le quali, avendo deciso di "blindare" le loro foto "HOT" in una APP per smartphone all'interno di un contenitore segreto, all'improvviso si sono viste comparire in rete quello che avrebbe dovuto restare visibile solo al loro gruppo.
A darne la notizia è il QN/Il Resto del Carlino il quale racconta che "Un gioco intimo che, vissuto nel segreto da una sessantina di ragazze, ora rischia di diventare più grande, molto più grande di loro: un incubo".
I sospetti sono caduti su di un fidanzatino di una delle vittime che però avrebbe giurato di averle solo scaricate sul suo PC ma non diffuse, dando invece la colpa a un hacker che avrebbe decriptato le informazioni di sicurezza.
Un altro fidanzato di una 17enne, invece, avrebbe contattato l'associazione anti pedofilia La Caramella Buona mentre le foto hot saranno presto rimosse dalla polizia postale.
Insomma, prosegue "QN" ,"qualcuna ha tradito la fiducia del gruppo, e passato tutto quel materiale a qualche amico o fidanzatino, che lo ha catalogato sul proprio computer in cartelle, con nome e cognome di ognuna delle ragazze" e, così ben classificate, distribuite in internet.
Un'anteprima del rapporto ICity Rate 2017, il rating delle smart city italiane che sarà presentato il 24 ottobre a ICity Lab, l'appuntamento nazionale sulle città organizzato da FPA con il patrocinio del Comune di Milano.
I social media sono ormai a pieno titolo strumenti di comunicazione delle amministrazioni locali, ma è ancora poca l'interazione con la community. Torino, Bologna e Ferrara le città più presenti sui social. Roma e Milano quelle con più fan/follower. Venezia, Rimini e Firenze quelle con i maggiori utenti in relazione alla popolazione.
Milano 16 ottobre 2017 - I social network piacciono alle nostre città, che però li usano con grande cautela e sono ancora distanti dall'interagire con i loro followers considerandoli come una vera e propria comunità. Questo è quanto emerge dall'indagine sulla presenza, l'uso e la performance sui social network di 106 comuni capoluogo condotta da FPA. L'indagine sui social rientra nel più ampio Rapporto "ICity Rate 2017" che, oltre a questa dimensione, prende in esame ogni anno oltre 100 indicatori per tracciare il rating delle città più smart e sostenibili d'Italia. Il Rapporto completo verrà presentato il 24 ottobre prossimo a Milano alla manifestazione ICity Lab (BASE Milano, 24-25 ottobre, http://www.icitylab.it ).
Per quanto riguarda la dimensione social, su 106 Comuni capoluogo analizzati da FPA, 94 hanno attivato almeno uno strumento "social", mentre sono 12 le grandi assenti sparse un po' in tutto il Paese. Il social media più amato dalle città è senz'altro Facebook, scelto come canale di comunicazione da 85 comuni capoluogo, seguito da Twitter e YouTube.
Le tre città più presenti sui social sono Torino, Bologna e Ferrara. Quelle con il maggior numero di cittadini virtuali sui profili Facebook e Twitter sono Roma e Milano, ma se guardiamo al numero di Fan e Follower rispetto alla popolazione residente la demografia dei social urbani cambia un po'. In proporzione alla propria cittadinanza le città più popolate di Facebook e Twitter sono Venezia (con una community pari al 39,3% della sua popolazione), Rimini (17,8%) e Firenze (17,6%).
"Ma essere presenti non basta - commenta Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA - dare informazioni in maniera più rapida è ancora poco ambizioso, alle città serve acquisire le competenze e il coraggio di aprire i propri enti alle funzionalità realmente 'social' dei nuovi media: ascoltare e rispondere, accorciare la distanza tra la macchina amministrativa e chi vive la città. Per fare questo ci sono alcune regole da seguire, senza il rispetto delle quali l'apertura dei canali social non è che un omaggio tutto formale al 'popolo dei selfie', non certo un cambio di passo della governance".
Per esempio, se guardiamo a Twitter, una buona indicazione sullo "stile di comunicazione" dell'amministrazione ci viene dal rapporto tra following e followers. Se si hanno solo followers, alla base della strategia di presenza sui social dell'amministrazione c'è uno sbilanciamento verso l'informazione. Per le 73 città presenti su Twitter il rapporto tra following/followers è in media di "1 a 10", con un ancora basso livello di interazione e di capacità di engagement della propria cittadinanza virtuale.
(In allagato il documento di maggior dettaglio)