Una Proposta di Legge alle Camere che disciplina l'attribuzione del diritto di elettorato attivo nelle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali ai cittadini che hanno compiuto il sedicesimo anno di età -
Bologna, 7 febbraio 2014 -
Dodici consiglieri del Partito Democratico – primo firmatario Rita Moriconi – hanno depositato una Proposta di Legge alle Camere, per modificare il DPR 223/1967 che disciplina l'attribuzione del diritto di elettorato attivo nelle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali ai cittadini che hanno compiuto il sedicesimo anno di età.
Abbassare la soglia per votare alle elezioni amministrative da 18 a 16 anni, sarebbe "una scelta che coglie i grandi cambiamenti che hanno riguardato la nostra società negli ultimi decenni. Una società dove informarsi e partecipare è più facile, dove la scolarizzazione di massa ha portato a un innalzamento del livello culturale generale e dove i ragazzi maturano più in fretta".
Il Pdl si compone di 3 articoli. Nel primo si stabilisce l'elettorato attivo a sedici anni per tutti i cittadini italiani che abbiano i requisiti per votare, in occasione di elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali. Nel secondo, si prescrive l'iscrizione nelle liste elettorali anche di coloro che compiono il sedicesimo anno di età (sempre ai fini delle citate elezioni).
La Proposta di Legge alle Camere, ai sensi dell'articolo 121 secondo comma della Costituzione, è stata sottoscritta dai consiglieri Pariani, Mori, Piva, Fiammenghi, Monari, Paruolo, Zoffoli, Montanari, Alessandrini, Vecchi e Mumolo.
(rg)
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
L' intervento del Presidente CNA Nunzio Dallari sull'Unione Europea: sulla nuova procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea, per la violazione della direttiva comunitaria sui tempi di pagamento della PA italiana, e sul "progetto Europa" -
Reggio Emilia, 6 febbraio 2014 -
Di Nunzio Dallari, Presidente provinciale CNA -
Una nuova scure incombe sull'Italia. Il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani ha avviato la procedura di infrazione per la violazione della direttiva comunitaria che regola i tempi di pagamento della pubblica amministrazione. I 30 giorni imposti per legge sono ben lontani dalla triste realtà nel nostro paese: la media delle amministrazioni italiane per pagare le aziende fornitrici di beni e servizi è di ben 170 giorni contro una media europea di 61.
Verrebbe da dire che è giusto punire un comportamento così penalizzante per le imprese che hanno problemi di liquidità e di accesso al credito, se non fosse che, se confermata, la sanzione finirà per colpire due volte le stesse vittime, ovvero i contribuenti (tra cui le aziende creditrici) che dovrebbero sborsare all'incirca 4 miliardi di euro solo di mora.
L'ingresso nell'Unione Europea e l'apertura dei confini doveva servire per facilitare lo scambio di persone, beni e servizi, e creare una potenza in grado di avere un peso nell'economia mondiale, ma alla luce della pesante crisi che sta attraversando il nostro Paese e delle nette differenze nell'economia e nel mercato del lavoro che ci sono da uno Stato membro all'altro, mi chiedo: non è che abbiamo creato un mostro?
Pensando al sogno Europa, ancora oggi constatiamo che non c'è reciprocità tra l'Unione Europea e gli stati Membri: siamo reclusi alla mera esecuzione di norme europee con tempi e modalità diverse da paese e paese, con la creazione conseguente di una sorta di "concorrenza sleale legalizzata".
Perché all'interno della stessa comunità ci sono costi completamente diversi sul lavoro che generano concorrenza interna? È come generare una concorrenza sleale ma legalizzata dal sistema, che sta diventando una trappola per la nostra economia. Siamo partiti con il progetto Europa senza pensare a regole che evitassero di generare scompensi nella stessa comunità, riusciremo a rimediare o il sistema imploderà? Non meravigliamoci se le nostre aziende si trasferiscono in altri Stati con una pressione fiscale più bassa, politiche del lavoro efficienti e una burocrazia semplificata.
Le aziende hanno l'obbligo morale di creare occupazione e favorire lo sviluppo del territorio, ma se tanti imprenditori reggiani e italiani si trasferiscono chiediamoci il perché, chiediamoci anche perché gli investitori stranieri sono attratti dall'Italia se non per poche e specializzate produzioni. La politica sta correndo dei rischi enormi rinviando misure incisive e tempestive per favorire il rilancio dei consumi e degli investimenti. Basta con le ideologie personali e di bottega: abbiamo tutti, cittadini e politici, il dovere di dare il nostro contributo con responsabilità per fare ripartire la nostra economia.
Cerchiamo di sfruttare il vantaggio di essere parte di una grande comunità con un enorme potenziale. Come ha detto ieri il presidente Napolitano "si può essere europeisti critici, senza mettere in discussione i capisaldi dell'impianto della UE". Il fatto che il progetto Europa sia stato creato partendo dalla "coda" anziché dalla testa, non è un buona ragione per buttarlo. Occorre valorizzarne le potenzialità cercando di abbatterne velocemente i limiti.
Dobbiamo imparare a fare rete superando i campanilismi. Prendiamo ad esempio la nostra realtà: la promozione dell'aeroporto di Parma a scalo di interesse nazionale è un successo per l'area vasta Emilia. E' una notizia su cui lavorare per collegare due infrastrutture importanti come la stazione Mediopadana di Reggio e l'aeroporto di Parma per allargare il bacino di utenti e favorire l'incoming anche in vista dell'Expo 2015.
Se uniamo le parti nel modo giusto, invece di un mostro potrebbe nascere una grande opportunità. Ma facciamo presto. Le imprese ne hanno bisogno.
(Fonte: ufficio stampa CNA RE)
L'attuale Sindaco si ripresenterà a capo della lista civica "Ascoltare Poviglio" sostenuta dal Partito Democratico -
Poviglio, 5 febbraio 2014 -
Sarà Giammaria Manghi il candidato sindaco alle prossime elezioni amministrative di Poviglio per la lista civica "Ascoltare Poviglio" con il sostegno del Pd locale.
La ricandidatura arriva in vista della chiusura del primo mandato da sindaco di Manghi, ed è frutto delle considerazioni espresse sui cinque anni di mandato da parte degli appartenenti al circolo Pd locale e dei sostenitori della lista civica "Ascoltare Poviglio". A spiegare le ragioni del sostegno è lo stesso segretario della sezione povigliese Andrea Cantoni: "Abbiamo scelto di confermare il sostegno al sindaco in carica perchè in questi cinque anni l'amministrazione comunale da lui presieduta ha saputo riscuotere un importante consenso dalla cittadinanza, portando avanti un percorso di dialogo con i cittadini, sia del centro storico che delle frazioni. A questo si aggiunge una politica di gestione dei servizi sociali improntata a rendere i medesimi ancor più efficienti ed economicamente sostenibili, sempre garantendo elevati standard di qualità ed equità. A queste considerazioni si somma" conclude infine Cantoni "il saper agire di quest'amministrazione, che ha saputo coordinare le esigenze produttive ed ambientali del territorio nonché della società civile, avviando collaborazioni e progetti con le istituzioni e le associazioni, laiche e religiose, presenti sul territorio". Tutti elementi che hanno portato a un giudizio positivo sull'operato dell'odierna Amministrazione, anche in merito alle concrete misure adottate per fronteggiare situazioni sempre più diffuse di disagio economico e sociale.
«Ringrazio tutti coloro che hanno scelto di sostenere la mia candidatura, che nasce come risposta alle tante richieste avanzate sia dal partito, sia da numerosi cittadini» è il commento del Primo Cittadino. «L'intento è quello di proseguire il lavoro avviato durante l'ultimo quinquennio di valorizzazione del paese e di superamento della difficile fase storica che stiamo vivendo a causa della crisi economica che in questi anni ha colpito il territorio. L'impegno è quello di lavorare con motivazione rinnovata e con la volontà di proseguire la relazione fattiva e concreta stabilita in questi anni con tutte le diverse realtà del paese».
(fonte: ufficio stampa Circolo PD Poviglio)
L'impianto per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti dovrebbe sorgere nel 2017, sono ancora tanti però a non vedere l'apertura del Tmb come una vittoria...
di Ivan Rocchi - Reggio Emilia, 5 febbraio 2014 -
In questi giorni si è tornato a parlare dell'impianto per il Tmb (trattamento meccanico biologico) dei rifiuti che dovrebbe sorgere nel 2017 a Gavassa, una frazione di Reggio che dista poco più di 2 chilometri dal centro città, ma immersa nella campagna. Una volta costruito l'impianto, infatti, sarà possibile chiudere la discarica di Poiatica di Carpineti, nell'appennino reggiano, in funzione dal 1996. Recentemente la discarica è stata oggetto di un duro attacco anche da parte di due parroci di Toano – comune che dista circa 5 chilometri da Carpineti – per i cattivi odori che emana e il sospetto di un aumento nella mortalità infantile nella zona. Ma a Poiatica potrebbero comunque arrivare altre 100.000 tonnellate di rifiuti all'anno fino al 2020. La decisione sarà presa a breve in Regione.
Sono ancora tanti però a non vedere l'apertura del Tmb come una vittoria. Tra questi c'è Gianluca Vinci, segretario provinciale della Lega Nord e candidato sindaco a Reggio nelle prossime amministrative, che accusa le forze politiche di tacere sul tema. "Trattandosi di una area agricola poco abitata – dice Vinci - non vi è interesse elettorale ad agitare gli animi. Ma si ignora il fatto che si tratta di una enorme struttura, che cambierà per sempre la faccia della nostra città e l'ingresso dai vicini comuni di Correggio e San Martino, trovandosi all'intreccio della vecchia statale e della nuova tangenziale".
Il segretario del Carroccio attacca soprattutto il Comune, che "dopo tante rassicurazioni circa uno stop alla cementificazione del territorio agricolo, creerà un enorme centro deposito rifiuti proprio alle porte di Reggio e di fianco a campi che continueranno ad essere coltivati". Vinci rivendica fino in fondo le scelte della Lega, "l'unica forza politica in Comune a votare contro la realizzazione di tale costruzione". E definisce invece "incredibile" l'assenso dato al progetto da parte dei partiti di minoranza, tra i quali anche il Movimento 5 Stelle.
Insomma, il progetto ormai non ha ostacoli. Eppure le alternative ci sarebbero, secondo Vinci. Per esempio reperire aree industriali dismesse, lontane dalle vie principali di accesso alla città e che permetterebbero di risparmiare il territorio agricolo. "Speriamo che la prossima amministrazione comunale blocchi e ripensi complessivamente l'intera opera; troppo spesso le forze politiche si scoprono ambientaliste solo in presenza di nutriti comitati di residenti", conclude in tono caustico Gianluca Vinci.
Matteo Setti, portavoce di Grande Reggio, interviene a proposito delle ipotesi di candidature e future alleanze apparse sulla stampa -
Reggio Emilia, 4 febbraio 2014 -
"Stiamo lavorando per organizzare occasioni di dibattito pubblico su temi che riteniamo cruciali per il futuro di Reggio Emilia, perché è sul terreno dei progetti che intendiamo impostare il nostro rapporto con i cittadini e la dialettica con le forze politiche in campo".
"Non abbiamo cartelli elettorali preconfezionati – chiarisce Setti – ma abbiamo alcune idee: un sistema economico che rimetta al centro le forze produttive e non la politica, il recupero di un ruolo internazionale della città, un diverso modello di sviluppo urbanistico, la valorizzazione delle giovani generazioni e delle loro competenze... Su questo, e non su altro, siamo aperti a un confronto con chiunque".
"Le stesse premesse valgono anche per il toto-sindaco – prosegue il portavoce. Non abbiamo nessun candidato in pectore. Grande Reggio è un movimento in espansione e aperto a tutti i contributi, a tutte le buone idee, a tutti i reggiani che hanno a cuore la propria città. Sabato scorso abbiamo iniziato un percorso di condivisione di progetti che ci porterà a definire un programma elettorale e, contestualmente, a individuare anche una figura che lo incarni e lo porti avanti come candidato sindaco".
"Le indiscrezioni di candidature e apparentamenti di Grande Reggio che si sono rincorse in questi giorni sulla stampa locale – conclude Setti – non corrispondono alla realtà dei fatti e lasciano l'amaro in bocca, perché appaiono come una comunicazione a mezzo stampa tutta interna a un certo mondo politico cittadino, sempre più incentrato su se stesso e incapace di vedere che qui fuori la crisi è devastante. Noi siamo per una politica che dice cosa fa e non con chi sta. Ci rivolgiamo ai cittadini che ne hanno abbastanza di contrapposizioni ideologiche, che fanno perdere di vista i problemi veri della città, e vogliono valutare nel merito argomenti e proposte".
(Fonte: ufficio stampa Grande Reggio)
Povera Italia. Rimane solo l’agricoltura ad investire sul Bel Paese. La Fiat “trasloca” e l’Electrolux sciocca con la sua proposta terzomondista.
di Lamberto Colla ---
Parma, 02 febbraio 2014 -
E per fortuna che c’è il “Parmigiano Reggiano” tra i pochi baluardi rimasti a difesa di cicli produttivi autoctoni capaci di conquistare i mercati esteri pur consolidando la presenza sul territorio d’origine.
Nonostante tutto, i piani strategici del Consorzio di tutela vanno nella direzione di ancorare, in modo sempre più solido, il prodotto al territorio e perseguire l’obiettivo di raggiungere il 50% di quota d’esportazione.
Una scelta che il consumatore sta premiando nonostante la crisi e nonostante il terremoto emiliano. Lo confermano i dati esposti lo scorso mercoledi nella annuale conferenza dedicata alla stampa.
+5% la quota d’export e un -1% di consumi interni perduti sul piano distributivo ma ampiamente compensati dalle vendite dirette nei caseifici che, nel complesso, portano a +0,2% l’incremento interno dell’assorbimento di prodotto.
Una notizia, come quella annunciata dal Consorzio del Parmigiano Reggiano, non fa notizia o, almeno, passa in secondo piano prevaricata da altre, a dir poco scioccanti, sulle quali gli organi d’informazione hanno dovuto accendere i fari per l’enormità dei fatti che hanno visto protagoniste FIAT e Electrolux.
Due differenti casi, accomunati dal medesimo interesse all’espatrio, che dovrebbero quantomeno fare riflettere i nostri politici seppure siano concentrati sulle importantissime questioni elettorali. Italicum si, porcellum no e viceversa.
Questi i grandi temi che i nostri 1000 parlamentari stanno svolgendo con impegno e fatica; intanto la baracca affonda. Invece di affrontare i problemi che precludono gli investimenti sul nostro territorio, invece di trovare la soluzione agli eccessivi costi della burocrazia, ai pesanti costi energetici (+30% rispetto ai Paesi a noi vicini), al carico fiscale e contributivo che grava sul costo del lavoro aziendale, invece di ridurre la spesa pubblica e di fare una reale lotta all’evasione, all’interno del Transatlantico si sta combattendo una dura e ben poco elegante battaglia per stabilire le regole della prossima campagna elettorale. Robe da non credere.
La proprietà svedese dell’impresa di elettrodomestici di Pordenone ci va giù pesante con le richieste. Secondo quanto riportato da il Sole 24 Ore, l’alternativa alla delocalizzazione industriale sarebbe quella di una riduzione di circa il 40% dei salari e di riduzione d’orario. I salari medi perciò passerebbero da 1.400 a 700-800€ e l’impiego lavorativo da 8 a 6 ore. Per contrastare la concorrenza dei marchi stranieri, coreani soprattutto, la casa svedese intenderebbe equiparare il lavoro domestico a quello dei Paesi dell’est europa. In alternativa la proprietà offrirebbe la chiusura degli stabilimenti in quanto non può permettersi una riduzione del 72% dell’UTILE NETTO come accaduto nel corso del 2013. Il Financial Time annuncia, come riportato da “Il Messaggero Veneto” che «la disputa su Electrolux ha riacceso il dibattito sulla mancanza di competitività dell’Italia, dopo che il Paese ha perso circa un quarto della sua produzione industriale negli ultimi sei anni»
Alla fine, la morale è che la proprietà non può guadagnare di meno e a rimetterci è la parte più debole messa a confronto con la scelta di perire subito o poco alla volta. Così come l’usura anche questa proposta di parte svedese - parafrasando le parole di Papa Francesco di alcuni giorni fa - “ferisce la dignità inviolabile” dell’uomo.
- La FIAT vola in nord europa. Speriamo che mantenga l’occupazione in Italia -
Nasce il nuovo gruppo automobilistico FCA (Fiat Chrysler Automobiles) con sede legale in Olanda e sede fiscale a Londra. La promessa è per una piena occupazione italiana. “Ora possiamo dire di essere riusciti a creare basi solide - è il commento dell’AD Sergio Marchionne - per un costruttore di auto globale con un bagaglio di esperienze e di competenze allo stesso livello della migliore concorrenza.”
Libri e registri volano però verso lidi più sicuri; da Torino verso l’Olanda alcuni e verso Londra altri. In Italia rimane quindi l’attività operativa nella speranza che venga mantenuta la promessa occupazionale e il futuro industriale.
C’è da augurarsi che una “Fiat globale” florida mantenga vivo il ricordo di quell’Italia che tanto ha concesso alla impresa torinese in passato. La riconoscenza non è un sentimento molto diffuso ma la speranza non va mortificata. La scelta di Elkann e Marchionne però deve fare riflettere e molto.
Il tasso di intelligenza del nostro Paese si sta pian piano riducendo per effetto della fuga di “cervelli” attratti da altri paesi tradizionalmente nostri concorrenti sul piano industriale. Le imprese che non possono traslocare sono destinate a una feroce selezione naturale e quelle che invece sono nelle condizioni di farlo, presto lo faranno andando così le cose.
Molti i pensionati che già hanno preso la strada della Bulgaria, o delle Canarie, riscoprendo una nuova giovinezza e soprattutto una rinnovata serenità, seppure lontani dai loro più cari affetti (e non è poco). A questo punto c’é da domandarsi cosa resterà dell’Italia? Forse nemmeno i monumenti sgretolati dall’incuria o venduti ai Paesi emergenti.
Non si può più attendere. La politica deve riprendere in mano le redini del Paese e smetterla di essere soltanto aurorefenziale.
Martedì 28 gennaio 2014 si è riunito un gruppo di elettori del MoVimento 5 Stelle di Correggio per dar vita al GRUPPO CORREGGIO 5 STELLE e presentarsi alle prossime ELEZIONI COMUNALI 2014 -
Correggio, 31 gennaio 2014 -
I principali punti qualificanti l'azione politica saranno i seguenti.
Proporre un'amministrazione ispirata ai valori del "Buon Padre di Famiglia", evitando gli sprechi, rivedendo la spesa pubblica e indirizzando le risorse disponibili verso le realtà territoriali in difficoltà.
Sostituire chi ci ha governato finora ed accertare in modo approfondito le responsabilità e i danni collegati al fallimento EN.COR. SRL, perseguendo gli eventuali colpevoli.
Amministrare il territorio rispettando realmente l'ambiente tramite l'assoluta contrarietà al sistema delle centrali a biogas e biomasse di stampo industriale e non collegate coerentemente alle sole attività agricole locali.
Cemento zero: ovvero, attività edilizia ed urbanistica tesa esclusivamente alla sostituzione o riuso del costruito e alla manutenzione dell'esistente.
In particolare investire con oculatezza e con lungimiranza sulla manutenzione del sistema idraulico territoriale.
Governare la città attraverso un processo amministrativo totalmente trasparente, rispettoso delle leggi, dell'etica e degli impegni assunti verso la cittadinanza.
In piena sintonia con lo spirito del MoVimento 5 Stelle, si invitano tutti i cittadini elettori a dare il loro contributo per definire il programma, la lista dei candidati al Consiglio Comunale e il candidato Sindaco.
Prossimamente verranno allestiti punti di incontro con la cittadinanza e organizzate assemblee.
Per avere informazioni o inviare proposte al gruppo sono a disposizione i seguenti riferimenti:
email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
profilo Facebook: MoVimento Cinque Stelle Correggio
(Fonte: ufficio stampa MoVimento Cinque Stelle Correggio)
Mancata convocazione del Consiglio Comunale. Gianluca Vinci (LN): “Questa situazione non si era mai verificata" -
di I.R. Reggio Emilia 30 gennaio 2014 -
Con l’inizio del nuovo anno, la Lega Nord di Reggio ha già iniziato a scaldare i motori in vista delle prossime amministrative. L’occasione per l’ennesimo affondo all’esecutivo a maggioranza Pd è arrivato ieri, quando si è saputo che il consiglio comunale in programma per lunedì 3 febbraio non era stato convocato.
“A differenza della precedenti volte in cui si è avuto il rinvio per assenza di delibere della Giunta, questa volta si tratta di una totale assenza di delibere, mozioni e mozioni popolari”, accusa il consigliere comunale Gianluca Vinci, candidato sindaco in città per il Carroccio. “Questa situazione non si era mai verificata – continua il consigliere leghista -, almeno non negli ultimi vent’anni, stando a quanto riferito dagli uffici. La Lega Nord appena avuto notizia di ciò, nella mattinata di oggi ha depositato 30 mozioni”. Che probabilmente saranno discusse nella prossima seduta consiliare di lunedì 10 febbraio.
La tematica più rappresentata tra le mozioni proposte è senza dubbio la viabilità, un argomento che negli ultimi anni ha infiammato le cronache cittadine. Tra strade più o meno dissestate, moltiplicazioni di rotonde, strade chiuse arbitrariamente e parcheggi a pagamento anche fuori dal centro, l’assessore più chiacchierato era sempre quello alla Mobilità. Quel Paolo Gandolfi che, dopo tanto penare, adesso siede a Roma tra gli scranni della Camera dei Deputati.
Una seconda categoria rappresentata tra le mozioni è quella dei temi più cari alla Lega: appartenenza e controllo degli stranieri. Come la mozione Reggio di Lombardia, che impegna Sindaco vicario e Giunta a far “riscoprire e valorizzare la risalente e storica appartenenza della nostra terra ai territori lombardi”. O la ‘Mozione predisposizione cartelli in lingua locale”, che auspica “l’adozione di cartelli in lingua reggiana affiancati a quella italiana indicanti il nome del paese o della frazione, ove il Vice Sindaco e la Giunta non ritengano più opportuno di procedere anche alla rimozione di quelli in lingua italiana”. O quella denominata ‘Monitoraggio contributi ai nomadi’, che forse per un refuso nella e-mail è stato indicata come ‘Mozione togliere i contributi ai nomadi’.
Tra le altre proposte che la Lega ha presentato, c’è n’è anche qualcuno che sembra stringere l’occhio all’elettorato del Movimento 5 Stelle. Non a caso, dopo gli scandali di Belsito e del cerchio magico, molti elettori del Carroccio si erano diretti verso il movimento di Beppe Grillo. E allora, anche la Lega prova a proporre una sua agenda digitale, con la ‘Mozione Wi Fi libero’: niente più accreditamento per accedere alla rete comunale che fornisce la connessione Internet gratuita attraverso numerosi hot spot disseminati per la città.
“La maggioranza e le altre forze di opposizioni non hanno alcuna istanza – attacca il consigliere e candidato sindaco della Lega -, una situazione mai verificatasi prima. Il PD a guida Luca Vecchi è totalmente svuotato di qualsivoglia iniziativa e la Giunta guidata da un Sindaco Vicario ormai a fine carriera politica, sono totalmente azzerati. Questo è il biglietto da visita che il PD reggiano ed il candidato favorito alle primarie Luca Vecchi consegnano alla città di Reggio, pensando che la cittadinanza dorma”.
Ma nonostante la sicurezza di vincere che ha già dimostrato in altre occasioni, tre giorni fa Vinci ha dovuto incassare una sonora sconfitta, questa volta mentre svolgeva la sua professione di avvocato. Come annunciato dall’emittente locale Telereggio, Vinci si sarebbe visto rigettare una richiesta di risarcimento per il suo assistito di 100.000 euro. Gabriele Fossa, ex ras del Carroccio a Reggio, aveva infatti sporto querela nei confronti di Pietro Spataro e Conchita De Gregorio, ma il vice direttore e la direttrice de l’Unità all’epoca dei fatti sono stati assolti ieri a Roma.
Il Teatro dei Dialetti: Tavola rotonda di Civiltà Parmigiana sabato 1 febbraio a partire dalle 9,30 presso la Corale Verdi (Vicolo Asdente – Parma)
Del Teatro dei Dialetti o meglio della Cultura Popolare dedicato a Giovannino Guareschi se ne discuterà sabato 1 febbraio alla tavola rotonda organizzata da Civiltà Parmigiana nell’ambito del ciclo di incontri dedicati a temi specifici sui quali il movimento intende focalizzare l’attenzione pubblica.
Un’opera, quella del Teatro della Cultura Popolare, progettata ormai 10 anni fa e nata per rispondere alla domanda matura di decine di compagnie dialettali ma anche per dare risposte ad altre opportunità di uso da parte della città.
Il teatro dei dialetti o meglio delle tradizioni, come sottolinea Giuseppe Marchetti, intendendo per tradizioni tutti quegli agganci culturali, linguistici e popolari che caratterizzano un territorio. Dal passato al presente, cioè dai cosiddetti classici ai contemporanei. Non solo teatro, dunque, ma incontri, convegni e manifestazioni che abbiano quale centro di interesse il dialetto sentito come lingua madre.
La Tavola Rotonda, presieduta da Cecilia Zanacca coordinatrice di Civiltà Parmigiana, vedrà la partecipazione di alcuni tra i protagonisti del mondo culturale della nostra città, quali l’architetto Flavio Franceschi, al quale peraltro fu affidato l’incarico della progettazione architettonica, del Prof. Giuseppe Marchetti, apprezzato e stimato critico letterario e Premio Sant’Ilario nel 2010, e di Claudio Cavazzini presidente del Circolo G.Guareschi nonché membro del Direttivo del Comitato di Maschere Italiane a Parma e figura di riferimento della Compagnia Dialettale “Famija Pramzana”
L’appuntamento, aperto a tutta la cittadinanza, è per sabato 1 febbraio presso la Corale Verdi a partire dalle 9,30.
Gradita ed apprezzata sarà la partecipazione di eventuali addetti ai lavori e di rappresentanti delle forze / movimenti politici della città
Civiltà Parmigiana