Il Rettore Paolo Andrei: “La nostra Comunità accademica perde un amico sincero, una persona che ha saputo volere bene all’Università di Parma onorandola con il suo alto impegno e la sua opera intelligente”
Parma, 13 aprile 2020 – L’Università di Parma esprime profondo cordoglio per la scomparsa del prof Giuseppe Pelosio, stimato e apprezzato membro dell’Ateneo, del quale era stato dapprima docente di Paleontologia, poi Preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali e infine Rettore, dal 1983 al 1989.
«Desidero ricordare con affetto il Professore Giuseppe Pelosio, già Magnifico Rettore di questa Università: persona equilibrata e sapiente, ha dedicato la sua esistenza allo studio, alla ricerca, e al servizio agli studenti. La nostra Comunità accademica – commenta il Rettore Paolo Andrei - perde un amico sincero, una persona che ha saputo volere bene all’Università di Parma onorandola con il suo alto impegno e la sua opera intelligente».
Nato a Bressanone il 6 giugno 1932, laureatosi (con 110/110 e lode) in Scienze geologiche all’Università di Parma nel novembre del 1958, da subito diventa Assistente straordinario all'Istituto di Geologia, Paleontologia e Geografia dello stesso Ateneo, come Professore incaricato di Paleontologia.
Dal 1963 diventa Assistente ordinario alla cattedra di Paleontologia e Libero Docente in Paleontologia nel 1971, quindi Professore straordinario di Paleontologia dal novembre 1975 e infine Professore ordinario di Paleontologia dal novembre 1978.
È stato Direttore dell'Istituto di Geologia, Paleontologia e Geografia dal gennaio 1978 al 31 dicembre 1996 (data di attivazione del Dipartimento di Scienze della Terra); è stato eletto Preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali per il triennio 1979-82, riconfermato per il triennio 1983-86, decadendo dalla carica il 31 ottobre 1983 a seguito della sua elezione a Rettore.
In qualità di Preside ha tenacemente perseguito l’obiettivo di ricompattare la Facoltà, grazie alla sua imparzialità e alle capacità di mediazione tra i numerosi (allora erano 7) diversi Corsi di Laurea, ottenendo l’importante risultato di farla apprezzare nella giusta misura sia nel Senato Accademico sia nell’intero Ateneo. Ha rispettato e condiviso le priorità già delineate dai predecessori, con particolare riguardo al problema edilizio e all'istituzione della Facoltà di Ingegneria, auspicata invano da vari decenni. A quei tempi l’edilizia nel nuovo insediamento di via Langhirano si limitava al solo edificio chimico, peraltro solo parzialmente completato, e all’edificio biologico, ancora del tutto inagibile.
In attesa di finanziamenti ministeriali che tardavano a venire, la Facoltà proseguì comunque alla progettualità propositiva, in ciò sempre incoraggiata dal Rettore Prof. Everardo Zanella, che in quegli anni stabilì con Pelosio un fattivo rapporto di collaborazione. Negli anni di Presidenza si dedicò alla valorizzazione delle peculiarità dei diversi gruppi, sempre nell’ottica di una crescita equilibrata e armonica dell’intera Facoltà. Nacque in quegli anni anche l’Istituto del Museo di Storia Naturale, che rilanciò definitivamente le potenzialità scientifiche e culturali della struttura. Da Preside il Prof Pelosio mantenne e potenziò i rapporti con le altre Facoltà, creando quel clima di considerazione e di fiducia che lo portò nel 1983 a essere eletto Rettore con il 90% dei voti.
Grazie all’opera congiunta Rettore-Preside e alla fruttuosa collaborazione instauratasi con l’allora Direttore Amministrativo Dott. Gian Paolo Usberti, nel 1984 l’Ateneo ottenne il primo finanziamento FIO (Fondo Investimento Occupazione del Ministero per la Programmazione Economica) di oltre 25 miliardi, che in tempi record consentirono il completamento degli edifici di Chimica e Biologia e la costruzione e messa in opera completa degli edifici di Fisica e di Scienze della Terra. Quell’investimento non solo consentì di dare collocazione ottimale alla didattica e alla ricerca di gruppi precedentemente compressi nell’area di Via d’Azeglio e in altre sedi cittadine, ma anche di iniziare una catena di scorrimenti a vantaggio di altre Facoltà. Così nel 1989 venne ripresentato un ulteriore progetto FIO per un importo di 80 miliardi, destinato non solo all’edificazione dell’Ingegneria scientifica e della nuova sede della Facoltà di Farmacia nell'Area delle Scienze di via Langhirano, ma anche alla costruzione del complesso Bio-Medico della Facoltà di Medicina e Chirurgia nell’area ospedaliera. Il progetto venne integralmente finanziato (la comunicazione ufficiale venne data dal successore del Rettore Pelosio, Prof. Nicola Occhiocupo, nel novembre del 1989, pochi giorni dopo la sua elezione). Sempre in relazione all'edilizia, nell’ambito della Legge 331 di finanziamento per l’edilizia universitaria, nel 1986 si ottenne un contributo di 27 miliardi, interamente destinati alla messa a norma degli stabili e degli impianti universitari, alla luce della nuova legislazione in materia.
Nel novembre 1986, nell’ambito del Piano Quadriennale di sviluppo dell’Università 1983/86, venne finalmente istituita la Facoltà di Ingegneria, con i Corsi di laurea in Ingegneria civile, Ingegneria elettronica e Ingegneria meccanica. Accogliendo con profonda sensibilità l’appello lanciato dal Rettore, nel maggio 1987 il Cav. Pietro Barilla ufficializzava la donazione di 4 miliardi per l’edificazione della sede didattica della neonata Facoltà nel nuovo insediamento. La sede veniva ufficialmente inaugurata il 15 ottobre 1988.
Nell’ambito del Piano Quadriennale di sviluppo 1987/89 veniva richiesta e ottenuta la re-istituzione della Facoltà di Lettere e Filosofia, già presente a Parma fino al 1860 e quindi soppressa dalla legge Farini.
Gli anni del Rettorato del Prof. Giuseppe Pelosio sono stati inoltre caratterizzati da un rinnovato potenziamento di corretti rapporti tra Università e Città, con una più attenta considerazione da parte degli Enti locali sul significato e il ruolo che l’Ateneo rappresenta per il territorio in cui opera, nel pieno rispetto della sua autonomia. In prima persona condusse in Regione, unitamente al Preside Prof. Carlo Chezzi, le difficili trattative riguardanti i rapporti tra l’allora USL e la Facoltà medica dell’Ateneo, ottenendo incoraggianti risultati.
Mantenne, anche nell’adempimento delle funzioni rettorali, le innate doti di buonsenso e di imparzialità nei riguardi delle diversificate realtà dell’Ateneo, creando nel contempo un clima di serena collaborazione e di reale responsabilizzazione individuale e collettiva negli apparati amministrativi.
Ha tenuto la carica di Rettore dell'Università di Parma per due mandati, dal novembre 1983 all’ottobre 1989.
Oltre ai numerosi attestati di benemerenza e titoli accademici, nel 1981 gli è stata conferita l'onorificenza di Commendatore al merito della Repubblica Italiana e nel 1984 l'onorificenza di Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana.
Nella sua pluridecennale attività accademica è stato autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche, molte delle quali incentrate sull’amato “limite Plio-Pleistocene” di varie località del Preappennino Parmense, Reggiano e Piacentino, tra cui di particolare rilievo la successione plio-pleistocenica del T. Stirone, diventata classica nella letteratura mondiale.
Il Prof. Pelosio è stato anche Segretario della Società Paleontologica Italiana nel triennio 1973-75 e suo Presidente nel triennio 1994-96.
Ha inoltre collaborato per decenni con il Consiglio Nazionale delle Ricerche quale membro di Commissioni, con il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali dal 1995 al 1997 in qualità di Presidente del Gruppo di Lavoro per la Paleontologia e, negli anni 1998 e 1999, quale Presidente della Commissione Ministeriale "Paleontologia". In questo ruolo è stato Direttore responsabile di oltre trenta contributi e contratti di ricerca CNR, MPI e MURST.
Oltre alle ricerche personalmente svolte, ha seguito la formazione scientifica dei suoi allievi, indirizzandoli a una moderna ricerca paleontologica e paleoecologica; in entrambe i settori di ricerca gli allievi sono noti e apprezzati in campo nazionale e internazionale.
Dall'anno accademico 1959/60 al 1998/99 è stato relatore di oltre 100 tesi di laurea sperimentali in Paleontologia.
Il Prof. Giuseppe Pelosio ha cessato il suo servizio il 31 ottobre 1999, dopo oltre 40 anni di attività a servizio della sua amata Università e della Città.
Il coronavirus si è portato via Cinzia Ferraroni, da FB il ricordo struggente del marito Francesco. Anche la redazione di "gazzettadellemilia.it" si unisce al dolore del marito, dei familiari e degli amici di Cinzia Ferraroni.
di Gabriele Majo 06 Apr 2020, 08:00 (Gmajo) – Due messaggi Whatsapp in contemporanea nottetempo – uno della Maga Elia, l’altro di Fabrizio Pallini – mi han recato la ferale notizia della prematura scomparsa di Cinzia Ferraroni, persona molto conosciuta in città per la sua attività politica (era stata anche candidato sindaco) e per l’incessante impegno a favore dell’ambiente, ma che qui, piangendola sul mio Diario, ricordo soprattutto come conduttrice radiofonica nei felici tempi di Onda Emilia. Abbiamo percorso insieme un pezzo di vita, forse il più bello, divertendoci e costruendoci professionalmente per i successivi diversi sbocchi. Dal suo profilo Facebook lo struggente ricordo del carissimo marito Francesco, postato poco dopo il suo decesso, uccisa dal serial killer Coronavirus Covid 19. Ciao Cinzia!
"Cara Cinzia, Amore mio
era venerdì di due settimane fa quando ti ho visto salire sull’ambulanza. Ho solo potuto salutarti da lontano senza riuscire a darti un bacio, nemmeno una carezza.
Però eri serena con la tua immancabile borsetta sottobraccio, un po’ ricurva sotto il peso di tutti i malanni che ti portavi addosso e che non ti lasciavano in pace, anche se non lo davi a vedere. Eravamo in pochi a sapere.
In queste due settimane, pur non potendo vederti ma solo scriverti, sei sempre stata forte e presente. Mai una lamentela, mai una negatività, piena di speranze, coraggiosa e orgogliosa come un guerriero spartano.
Abbiamo saputo anche che hai avuto la forza e la voglia di cantare “Il mio canto Libero”, da sotto quel casco opprimente.
Poi venerdì 3 aprile all’alba per la prima volta ci hai scritto “sono debole”. Solo due parole.
Allora noi abbiamo capito che improvvisamente stava succedendo qualcosa. Solo questo ci è bastato per sapere.
I tuoi Angeli, come li chiamavi tu, ci hanno concesso un ultimo saluto. Abbiamo lasciato dietro di noi la disperazione e siamo corsi.
Nel tuo letto di sofferenza ci credevi ancora, mi hai stretto forte la mano mentre i tuoi occhi spalancati mi guardavano per dirmi “senti che forza che ho ancora”.
Forza per tornare a casa, per tornare a lottare, lucida e combattiva, contro la malattia che ti opprimeva da anni. Sei riuscita con il tuo Amore e con il tuo coraggio a farci tornare a casa fiduciosi come sempre ci hai insegnato.
Poi oggi ci hai lasciato! Questo subdolo virus è riuscito là dove non erano riusciti i tumori. A sconfiggerti nel fisico, però non nello spirito.
Uno spirito che si nutriva del tuo immenso Amore per la famiglia, dell’orgoglio per le tue figlie e per i tuoi nipoti, della voglia di tornare a viaggiare in camper, la casa con le ruote come la chiamano loro, nella terra che più amiamo la Sardegna, della tua passione di sempre, la politica.
Anche per questo hai lottato fino all’ultimo combattendo non solo per te ma soprattutto per gli altri. Sempre con la schiena dritta, senza compromessi e lavorare. Credo che questo ti debba essere riconosciuto da tutti.
Potrei scrivere un libro sulla tua troppo breve ma intensa vita.
Ma prima di lasciarti devo confessarti che non mi perdonerò mai il fatto di non averti mandato, qualche sera fa, la foto del bellissimo tramonto che si vede da casa nostra e che tu postavi tutte le sere. Innocentemente non volevo farti invidia, né soffrire.
Così come non mi perdonerò mai di non potere condividere con te l’ultimo viaggio, un’ultima carezza. Di non accompagnarti come ho fatto per 45 anni, sempre.
E quando tutto sarà finito faremo una festa con i nostri amici, di quelle che piacciono a te.
Ho atteso in questi ultimi giorni il tuo solito buongiorno, sperando in un miracolo, invano. C’è chi dice che a volte accadono. Non a te, non a noi, non su questa terra.
E tutti i giorni per prendere forza da te andrò a leggermi questo mio ultimo saluto.
Ora ti lascio consapevole che io ho potuto grazie a te. Grazie all’Amore che mi hai donato in questi tanti, tanti anni ma pur sempre pochi.
Ciao Bella, un Bacio
Francesco"
Nel corso della notte appena trascorsa, improvvisamente è venuto a mancare Giovanni Pinto, già Questore di Modena, Prefetto in quiescenza.
A capo della locale Questura dal 1° luglio 2011 al 31 ottobre 2012, promosso Dirigente Generale ha diretto la Questura di L’Aquila per poi essere nominato Direttore Centrale per l’Immigrazione e la Polizia delle Frontiere.
Conclusa la carriera nella Polizia di Stato nel settembre del 2017, Giovanni Pinto aveva scelto proprio Modena per trascorrere gli anni del meritato riposo.
Nel corso del suo mandato da Questore della Provincia di Modena, ha affrontato con grande impegno il difficile periodo del terremoto e ha definitivamente concluso la realizzazione del nuovo Ufficio Immigrazione da lui stesso inaugurato.
Le esequie si svolgeranno mercoledì 13 novembre p.v., alle ore 14.30, presso la Parrocchia di San Francesco d’Assisi, sita in Rua Frati Minori n. 19 (angolo Corso Canalchiaro) a Modena.
La camera ardente è stata allestita presso la sede di “Terracielo Funeral Home” di via Emilia Est, 1320.
Il Questore Maurizio Agricola, i funzionari ed il personale della Polizia di Stato modenese si stringono con accorato affetto alla famiglia in questo triste momento.
Con un post apparso sulla pagina FB de Le IENE, è stata annunciata la scomparsa di Nadia Toffa, la "Guerriera" come affettuosamente la chiamavano i suoi colleghi e amici del noto programma di Mediaset.
Aveva compiuto 40 anni lo scorso 10 giugno e era diventata la paladina della lotta al tumore. Bella, simpatica, brava e irriducibile, Nadia Toffa aveva conquistato tutti con quel suo sorriso smagliante e quell'esile corpicino che invece nascondeva una forza incredibile.
Il suo calvario era iniziato quel 2 dicembre 2017 a Trieste mentre era a registrare un servizio per il programma Le Iene. Da quel giorno ha lottato e informato i suoi fedelissimi ascoltatori ma l'ultimo messaggio è giunto, all'improvviso, dai suoi colleghi.
Il POST de Le Iene del 13 agosto 2019
Le Iene
E forse ora qualcuno potrebbe pensare che hai perso, ma chi ha vissuto come te, NON PERDE MAI.
Hai combattuto a testa alta, col sorriso, con dignità e sfoderando tutta la tua forza, fino all’ultimo, fino a oggi.
D’altronde nella vita hai lottato sempre.
Hai lottato anche quando sei arrivata da noi, e forse è per questo che ci hai conquistati da subito. È stato un colpo di fulmine con te, Toffa. È stato tanto facile piacersi, inevitabile innamorarsi, ed è proprio per questo che è così difficile lasciarsi.
Il destino, il karma, la sorte, la sfiga ha deciso di colpire proprio te, la NOSTRA Toffa, la più tosta di tutti, mentre qualcuno non credeva alla tua lotta, noi restavamo in silenzio e tu sorridevi.
Sei riuscita a perdonare tutti, anche il fato, e forse anche il mostro contro cui hai combattuto senza sosta... il cancro, che fino a poco tempo fa tutti chiamavano timidamente “IL male incurabile” e che, anche grazie alla tua battaglia, adesso ha un nome proprio.
“Non bisogna vergognarsi di guardarlo in faccia e chiamarlo per nome il bastardo, - dicevi - che magari si spaventa un po’ se lo guardi fisso negli occhi”.
E dato che sei stata in grado di perdonare l’imperdonabile
, cara Nadia, non ci resta che sperare con tutto il cuore che tu sia riuscita a perdonare anche noi, che non siamo stati in grado di aiutarti quanto avremmo voluto.
Ed ecco le Iene che piangono la loro dolce guerriera, inermi davanti a tutto il dolore e alla consapevolezza che solo il tuo sorriso, Nadia, potrebbe consolarci, solo la tua energia e la tua forza potrebbero farci tornare ad essere quelli di sempre.
Niente per noi sarà più come prima.
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Le condoglianze ai familiari, amici e ai colleghi di Mediaset anche dalla nostra redazione.
Un uomo solo al comando! Nessuno come lui nell'Italia moderna. Potrebbe esser accostato a Enrico Mattei per il coraggio e la determinazione.
di Lamberto Colla Parma 25 luglio 2018 - In silenzio e con la consueta riservatezza, Sergio Marchionne ha lasciato questo tempo a soli 66 anni, pochi giorni dopo l'annuncio di aver annullato, anzitempo, il debito di FCA.
Nessuno, dei comuni mortali, era a conoscenza della sua malattia e tantomeno che fosse a questo livello di gravità e anzi in molti sognavano di essere al suo posto, in attesa di lasciare le cariche operative del gruppo restando solo con quella più "divertente" ovvero a capo della Ferrari, come era nelle sue intenzioni.
Invece, il fumo lo ha portato via, sottraendogli il gusto del meritato riposo terreno per spalancargli le praterie del riposo eterno.
Un'intelligenza fine e sfidante è venuta a mancare alla Famiglia Agnelli e e al gruppo FCA ma anche alla nazione. Marchionne era l'ultimo anello che teneva connessa l'Italia al Gruppo automobilistico che prese le mosse da Torino e che senza il suo arrivo non esisterebbe più. Ben che fosse andata la FIAT sarebbe stata acquisita da qualche multinazionale straniera che avrebbe svuotato le fabbriche e fatto bella mostra dei marchi di maggior prestigio.
Marchionne invece ha cavalcato la globalizzazione! Ha saputo sfruttare tutte quelle "buone occasioni" concesse alla multinazionali, come ad esempio l'elusione fiscale, trasferendo la sede a Londra e in Olanda, ha negoziato con Obama un prestito che ha puntualmente restituito dopo avere, in brevissimo tempo, realizzato il piano di rilancio della nuova FCA, ha rotto con Confindustria e con i sindacati, insomma ha fatto ciò che ogni manager dovrebbe fare: portare risultati all'azienda, quindi a tutti.
E lui c'è riuscito!
E' riuscito, nel giugno scorso, a annullare il debito di FCA e ora sarebbe stato pronto a condurre le ultime battaglie, come anticipato nell'editoriale dell'8 luglio scorso:
Una fusione strategica, probabilmente con Hiundai;
penetrare efficacemente il mercato americano con i prodotti FIAT;
- il rilancio di Maserati.
C'è da esserne certi, ce l'avrebbe fatta.
Verso quest'uomo, pur non condividendo certe sue azioni, va portato rispetto per la sua intelligenza e per quello che ha fatto e quelle rappresentanze politiche che anche oggi, al capezzale, criticano con disprezzo certe sue scelte, chiedo perché altrettanto furore non avessero destinato all'"Avvocato" e agli altri vari senatori della Repubblica della famiglia Torinese, così avvezzi alle relazioni internazionali e a frequentare il Jet set internazionale, ospiti eccellenti dei rotocalchi rosa, e con una porta riservata all'INPS quando le cose andavano male e allora la cassa integrazione interveniva, spesso e per lungo tempo.
Sono quei capitani d'industria che dalla prima "Rottamazione" costruirono la fabbrica in Polonia o che, quando il mercato non tirava più (con la Duna era difficile vendere!) ecco che prontamente arrivavano in sostegno i "sindacati" che avviavano una mobilitazione "Dura" portando "involontariamente" risparmi alle casse Fiat (le ore di sciopero non sono retribuite), contribuivano a ridurre la produzione ma così facendo caricavano ancor più sugli operai le inefficienze padronali.
Ma gli Agnelli erano "sacri" e intoccabili, così come i De Benedetti (Olivetti docet) o gli austeri di Novara Boroli-Drago (De Agostini) che dalle enciclopedie sono diventati leader mondiali del gioco.
Questi osannati, Marchionne invece attaccato anche a decesso avvenuto. Nemmeno la pietà gli è stata riconosciuta da certuni che hanno responsabilità di governo.
Marchionne, il tempo per andare a farsi un cocktail a Montecarlo non l'aveva e adesso, che avrebbe potuto godersela, non ha più una vita.
Ce ne fossero come Lui e invece a noi restano i criticoni rosiconi "Rossi".
Riposi In Pace!
(foto: 8 April 2011 - Chrysler Group CEO Sergio Marchionne (left-right), Congressman Hansen Clarke (MI-13), Plant Manager Pat Walsh, Secretary Tim Geithner, and UAW President Bob King on a tour of Jefferson North Assembly Plant (JNAP) in Detroit.)
Lutto nella filiera del pomodoro da industria. È scomparso il commendatore Giuseppe Rodolfi. Il cordoglio dell'OI Pomodoro da industria del Nord Italia.
È stato, nel 2007, socio fondatore dell'OI Pomodoro da Industria del Nord Italia. Per undici anni ha presenziato ad ogni assemblea e comitato di coordinamento dando un contributo fondamentale per la crescita dell'organizzazione interprofessionale e per il dialogo all'interno della filiera del pomodoro da industria.
È scomparso, all'età di 90 anni, il commendatore Giuseppe Rodolfi per decenni alla guida dell'azienda Rodolfi Mansueto Spa di Ozzano Taro (Parma) e dal 2007, anno della fondazione, una delle principali figure di riferimento dell'OI Pomodoro da industria del Nord Italia come componente del comitato direttivo in rappresentanza delle industrie di trasformazione.
"Il commendatore Rodolfi – ricorda l'OI – è stato uomo di grande spessore morale, onestà e serietà e simbolo di quell'incontro tra tradizione ed innovazione che ha fatto grande l'industria di trasformazione del pomodoro del Nord Italia. Con l'educazione e il rispetto, riferibili alla signorilità tipica d'altri tempi, ha fornito un contributo fondamentale per il miglioramento del nostro settore e, sin dai primi passi, ha creduto nel valore dell'OI, sostenendola nei passaggi fondamentali della sua crescita e promuovendo instancabilmente il dialogo tra tutti i componenti della filiera".
Alla moglie Gianna, ai figli Aldo, Isabella e Maria Virginia e a tutti i famigliari le più sentite condoglianze del presidente Tiberio Rabboni, del comitato direttivo, dei soci, dei dipendenti e dei collaboratori dell'OI Pomodoro da industria del Nord Italia.
L'azienda Rodolfi Mansueto Spa
L'azienda Rodolfi Mansueto Spa, fondata nel 1896, è una delle più antiche industrie di trasformazione italiane del pomodoro da industria e dei suoi derivati quali concentrati, polpe, passate, sughi e polvere di pomodoro.
Opera in provincia di Parma dove sono attivi tre stabilimenti produttivi (Ozzano Taro, Fontanini e Castelguelfo) in cui trasforma oltre 150.000 tonnellate di pomodoro fresco. Con i suoi marchi tradizionali Ortolina nel settore retail, Ardita e Alpino nel settore food service, l'azienda ha raggiunto una posizione primaria nel mercato italiano ed estero. L'acquisizione dell'azienda Von Felten, avvenuta nel 2013, ha poi consentito a Rodolfi Mansueto Spa di diversificare la propria produzione e di consolidare la propria posizione in Italia e all'estero.
(Oi Pomodoro da Industria del Nord Italia - 27 febbraio 2018)
Unanime commozione. Il ricordo personale di una persona che ha vissuto la politica con la "P" maiuscola. Un uomo e un politico generoso appassionato di Parma e della sua Valtaro.
di Lamberto Colla, 19 giugno 2016 - Un lavoratore instancabile e disponibile per tutti. Una vita per la politica, stare al servizio del territorio era la sua politica di vita.
Sempre in prima linea, Pier Luigi Ferrari era un uomo concreto e diretto, aperto e con una grande capacità di ascolto.
Per undici anni Sindaco di Borgotaro (1989-2001) e dal 2004 al 2014 è stato vicepresidente della Provincia di Parma con delega all'agricoltura, infine la sua esperienza l'aveva posta al servizio della Organizzazione Interprofessionale Pomodoro da Industria Nord Italia.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo abbastanza bene per poter apprezzare tutte le qualità, umane e professionali che vengono accreditate a Pier Luigi Ferrari. Non era infrequente doverlo incontrare alle 7,00 del mattino nel suo ufficio in Amministrazione Provinciale e trovarlo già al telefono e, soprattutto negli ultimi anni di mandato, in piena crisi economica, pronto a convocare e gestire i tanti tavoli di crisi.
Ma Pier Luigi Ferrari c'era sempre. Educato e cortese, solare e determinato, non mancava mai un appuntamento.
Senza ombra di dubbio se ne è andato uno dei più autorevoli e stimati politici di Parma e le note di cordoglio ne sono una concreta testimonianza.
Ai familiari e ai suoi amici le più sentite condoglianze.
Le testimonianze
Il ricordo di Ferrari da parte del Segretario provinciale Pd Gianpaolo Serpagli
"Pier Luigi, un amore sfrenato per la provincia di Parma".
Parma, 19 giugno 2016. "Quella di oggi è una giornata davvero triste per il Pd tutto, ma in generale per il mondo della politica, senza distinzioni. Pier Luigi aveva un amore sfrenato per la provincia di Parma e per la Val Taro, è stato una figura di spicco e di riferimento che ha sempre dimostrato grande correttezza, grandi capacità e un'assoluta onestà, sia come politico che come amministratore". Sono questi il ricordo e il commento del segretario provinciale Pd Gianpaolo Serpagli alla scomparsa di Pier Luigi Ferrari, ex Vicepresidente della Provincia, venuto a mancare nella mattinata di domenica all'età di 71 anni. "La perdita di Pier Luigi mi tocca da vicino, ho cominciato a fare politica battagliando con lui – ricorda con affetto Serpagli – abbiamo poi lavorato assieme portando avanti una sinergia d'intenti sulle crisi aziendali che hanno toccato il nostro territorio, buona parte delle quali si stanno risolvendo anche grazie al suo intervento. Un uomo e un collega che mancherà a tutti per le sue grandissime qualità".
Il ricordo del Senatore Giorgio Pagliari
Pierluigi Ferrari ha dedicato tutto se stesso alla Politica, e prima alla sua Valle e al suo Borgo. Ricordo come se fosse ieri l'agosto 1988, quando coronò il suo sogno di diventare Sindaco. Al telefono quasi glissò sui complimenti per parlare delle questioni da affrontare. La funzione pubblica non era, infatti, per Pierluigi l'onore, ma l'onere e la possibilità di dare un contributo concreto nell'interesse generale con dedizione totale. Ai familiari le mie più sentite condoglianze.
Il ricordo di Pier Luigi Ferrari da parte della parlamentare Patrizia Maestri
"Politico serio e preparato, ha lavorato tanto per il territorio"
Parma, 19 giugno 2016. L'onorevole Pd Patrizia Maestri ricorda la figura di politico e amministratore ricoperta da Pier Luigi Ferrari, scomparso domenica all'età di 71 anni. "Era un politico serio, preparato, che ha dato tanto alla provincia di Parma. Ho conosciuto e potuto apprezzare Pier Luigi soprattutto in occasione dei tavoli di crisi che sono stati istituiti presso l'ente provinciale con l'obiettivo di gestire le crisi aziendali che si sono verificate nella nostra provincia; in tale ambito il suo impegno e le sue capacità hanno spesso permesso di ricomporre situazioni difficili, portando un effettivo e reale giovamento a tutto quanto il territorio".
Il ricordo di Pier Luigi Ferrari da parte dell'onorevole Giuseppe Romanini
"Un politico a tutto tondo, l'impegno allo sviluppo del territorio, delle comunità della montagna e del mondo agricolo"
Parma, 19 giugno 2016. "Pier Luigi è stato un politico a tutto tondo, un amministratore capace che ha dedicato il proprio appassionato impegno al bene e allo sviluppo del suo territorio, delle comunità della nostra montagna e del mondo agricolo di questa provincia, dai quali è stato ricambiato con stima e considerazione". L'onorevole del Pd Giuseppe Romanini ricorda così l'amico ed ex collega Pier Luigi Ferrari, scomparso domenica all'età di 71 anni.
"Ho trascorso cinque anni di lavoro intenso insieme a lui nella giunta della Provincia ed ho avuto la possibilità di condividere con lui alcune battaglie per il rafforzamento del sistema scolastico della montagna e per lo sviluppo rurale - prosegue Romanini – sempre con l'obiettivo di operare per il riequilibrio territoriale. Perseguendo cioè la visione di una provincia dove nessun territorio, nessuna comunità, potessero sentirsi marginali o abbandonati ma parte integrante di un unico sistema territoriale nel quale vedere valorizzate le proprie caratteristiche e vocazioni".
"Il rapporto con Pier Luigi è proseguito anche in Parlamento con il lavoro in Commissione Agricoltura della Camera. Ci siamo spesso confrontati su temi importanti, come ad esempio la tutela e lo sviluppo della produzione del pomodoro e della barbabietola, prodotti di grande rilevanza per la nostra economia. Anche in quest'ultimo periodo, così, ho potuto ricevere e apprezzare i suoi consigli, sempre utili, dettati da una grande esperienza e dall'amore incondizionato che Pier Luigi aveva per Parma".
Lutto all'OI Pomodoro da Industria del Nord Italia. E' scomparso il Presidente Pier Luigi Ferrari. Il Cordoglio di tutta la filiera.
È scomparso, improvvisamente, questa mattina, a 71 anni, il presidente dell'OI Pomodoro da industria del Nord Italia Pier Luigi Ferrari, alla guida dell'organizzazione nelle sue varie fasi di sviluppo per quasi dieci anni.
Ferrari – in passato sindaco di Borgotaro (Pr), assessore e vicepresidente della Provincia di Parma - ha seguito passo dopo passo il percorso di nascita e di crescita dell'OI favorendo il dialogo, non scontato e semplice, tra la componente agricola, quella di trasformazione industriale e il mondo istituzionale e della ricerca promuovendo la sinergia tra pubblico e privato.
Fu Ferrari, all'epoca assessore provinciale all'Agricoltura a Parma, a promuovere nel 2006, di fronte ad una situazione di crisi e ad una prospettiva di forte cambiamento nell'Ocm ortofrutta, una serie di incontri che spinsero le imprese e le Op del territorio di Parma, Piacenza e Cremona, a creare un'associazione tra i principali soggetti della filiera per iniziare un percorso comune.
Sempre Ferrari seguì in prima persona i passaggi successivi con il progressivo coinvolgimento di nuovi attori e l'allargamento del territorio di competenza a tutto il Nord Italia e in particolare alle regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto e alla Provincia Autonoma di Bolzano
Nel ruolo di presidente era stato confermato, l'ultima volta, nel giugno del 2014 per la guida di un'organizzazione che conta oggi circa 2mila produttori agricoli e 29 stabilimenti di trasformazione per la lavorazione di circa 2,6 milioni di tonnellate di pomodoro ogni anno.
La parola d'ordine che ha ispirato l'operato di Ferrari è sempre stata quella della coesione. "Questa filiera deve restare unita – le parole che ha pronunciato in assemblea proprio giovedì scorso -. Deve dialogare, sapersi confrontare, quando serve anche aspramente, sui temi del settore. Ma poi deve ritrovare un'unità di intenti per agire compatta verso la valorizzazione di un pomodoro di grande qualità come quello prodotto nel Nord Italia".
Vicepresidenti, componenti del comitato direttivo, soci e personale dell'OI esprimono il loro cordoglio e vicinanza alla famiglia.