SOMMARIO Anno 14 - n° 49 06 dicembre 2015 - Aboca e l'espansione Bio. Cereali, il mercato lo smuove Draghi. Torna a sorridere il Parmigiano mentre il Latte continua a soffrire. Il blocco Lactalis porta bene all'AOP Latte Italia. Vino, le novità dal Business Strategies al Wine2wine. 25 anni e ancora tanta voglia di mettersi in gioco da leader. Tra Passato e Futuro. Ekoclub: basta con le immissioni incontrollate di lepri sul nostro territorio.
(in allegato il formato pdf scaricabile)
1.1 editoriale Aboca e l'espansione bio.
2.1 cereali Mercati internazionali. Lo scrollone di Draghi
3.1 cereali Mercati dei cereali. Parola d'ordine: stabilità
4.1 Lattiero caseario Torna a sorridere il "parmigiano"
5.1 parmigiano reggiano Parmigiano Reggiano, scorte finalmente in flessione e attesa per l'impennata di vendite natalizie.
5.2 vino Vino, De Castro: su liberalizzazioni meno preoccupati dopo impegno con Hogan.
5.3 vino e ocm Vino, Boscaini (federvini) su OCM promozione gravi ritardi, imprese e importatori preoccupati.
6.1 vino e testo unico Vino, Sani: formula legislativa semplificata per il testo unico del vino
6.2 latte e aop L'AOP Latte Italia ha avuto un ruolo determinante durante il blocco di Lactalis. 5.000 quintali di latte raccolti in un solo giorno
6.3 vino e etichettatura Vino: Santandrea (ACI Agroalimentare): istituzioni al fianco dei produttori sul dossier etichettatura
7.1 agromercati Overview sui mercati: segnali di recupero nel settore bovino.
8.1 lavoro 25 anni e ancora tanta voglia di mettersi in gioco da leader. Tra Passato e Futuro.
9.1 ambiente Ekoclub: basta con le immissioni incontrollate di lepri sul nostro territorio
10.1 promozioni "vino" e partners
La difficile convivenza tra "Bio" e "No Bio". Valentino Mercati, patron di Aboca azienda specializzata in prodotti officinali "Bio" di Sansepolcro, denuncia la difficoltà di produrre, seguendo i rigorosi disciplinari di agricoltura biologica, negli ambienti ove la agricoltura convenzionale fa uso massiccio di prodotti chimici.
di Virgilio Parma, 6 dicembre 2015.
Si è appena concluso il summit di Parigi tutto dedicato al clima #Cop21 e, al di là delle buone intenzioni, quello che è evidente è il precario stato di salute del pianeta. Senza pensare ai catastrofici scenari che, dopo ogni summit, vengono diffusi è fuori dubbio che occorre un progetto globale per riportare indietro la lancetta del tempo.
Il riscaldamento dell'atmosfera, sostengono gli scienziati, è stato di 2 gradi rispetto il periodo preindustriale e, considerando che il differenziale termico che ha condotto all'ultima glaciazione è stato di 5 gradi si può ben comprendere quanto sia importante procedere con un programma di "modernizzazione" degli impianti ma anche delle piccole e grandi consuetudini che coinvolge ciascuno di noi per i prossimi 20 anni.
Molto probabilmente anche le produzioni zootecniche entreranno nel mirino della riduzione delle emissioni e la agricoltura convenzionale dovrà anch'essa adattarsi alla nuova era.
La pratica dell'agricoltura biologica è già indirizzata a questo cambiamento appartenendo infatti a quelle misure orientate alla salvaguardia ambientale e non invece, come comunemente viene ritenuto, a una qualificazione del prodotto in quanto tale che, per entrambe delle modalità di coltivazione adottate, deve essere rispettata.
Ma si sa, l'aria ha molta difficoltà a rispettare i confini e, in balia delle correnti, funge da vettore traslocando dal polline ai virus e qualsiasi altro agente chimico che fosse stato disperso nell'aria.
Ecco quindi che le molecole chimiche possono essere facilmente rinvenute nelle produzioni "Bio" coltivate a poche centinaia di metri dalle produzioni ottenute con pratiche di agricoltura tradizionale.
Ed è su questo fattore che si incentra lo sfogo di Valentino Mercati, fondatore di Aboca, azienda toscana che fonda la sua reputazione proprio sulla rigorosa applicazione della agricoltura biologica, riportato nei giorni scorsi da repubblica.it
Come infatti riportato nell'articolo di Maurizio Bologni del 30 novembre scorso dal titolo "Lo schiaffo di Aboca: "Troppi pesticidi nelle terre toscane, ce ne andiamo"", intervenendo a Città di Castello a un convegno su tabacco e territori biologici, il patron di Aboca avrebbe gelato la platea sostenendo che «Siamo circondati da coltivazioni come quella del tabacco ad alto tasso di uso di pesticidi e chimica, incompatibili con le nostre produzioni rigorosamente biologiche» e in seguito avrebbe aggiunto che «Le regole ci sono, ma in agricoltura spesso non vengono rispettate, Comuni e Asl non intervengono».
In sintesi sarebbero queste le principali motivazioni che avrebbero indotto l'azienda toscana a espandersi con le coltivazioni biologiche addirittura in Marocco.
Una scelta strategica che è stata ben delineata anche da un comunicato stampa della azienda stessa che di seguito riproponiamo integralmente.
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Aboca e la ricerca di nuove coltivazioni biologiche
Nel merito del dibattito sull'ipotesi espressa dal Presidente di Aboca S.p.A. Società Agricola, Valentino Mercati, di delocalizzare la produzione agricola dalla Valtiberina in altre parti d'Italia e del mondo va sottolineata la particolare posizione del Gruppo nel contesto mondiale.
Aboca è infatti una grande azienda agricola che conta oltre 800 dipendenti e un fatturato previsto per il 2015 di circa 120 milioni di euro (180 milioni di euro previsti nel 2016) e che ottiene dall'agricoltura biologica i complessi molecolari vegetali per il settore farmaceutico in cui opera attraverso processi di trasformazione ad elevata tecnologia.
A supporto delle crescite previste il Gruppo prevede investimenti per adeguamenti produttivi per oltre 40 milioni di euro nei prossimi tre anni, tutti concentrati nello sviluppo del sito produttivo di Pistrino di Citerna in Valtiberina.
Di pari passo si pone il problema di adeguare la produzione agricola per continuare a garantire la qualità delle materie prime e ciò comporta la necessità di poter pianificare l'espansione delle coltivazioni in aree di produzione agricola difese dall'inquinamento esterno sia dell'aria che delle acque e in zone dove il substrato dei suoli abbia un equilibrio di microflora e microfauna tali da assicurare il perfetto metabolismo delle sostanze vegetali in coltivazione.
Queste particolari esigenze pedologiche possono essere soddisfatte solo se le singole unità di coltivazione si estendono per almeno 100 ettari al fine che possano essere difese da inquinanti esterni.
La possibilità di ampliamento, nel territorio valtiberino, non è possibile date le limitate aree territoriali disponibili per l'agricoltura biologica. Nasce da qui l'intenzione di incrementare lo spostamento delle coltivazioni sia in Valdichiana sia in altre parti del mondo.
La ricerca di questi nuovi terreni si sviluppa su due indirizzi.
Da una parte riuscire a coltivare su grandi superfici con tecniche di agricoltura avanzata, dall'altra riuscire a utilizzare terreni non contaminati da OGM né da inquinanti chimici. Queste sono due esigenze contrapposte, ovvero trovare terreni non inquinati e disporre di manodopera specializzata di cui l'agricoltura biologica necessita, ed è proprio questo quello che Aboca sta cercando di fare.
L'intento dell'azienda è infatti di eliminare l'impatto chimico nell'agricoltura italiana perché questa è la prima leva per il successo economico di questa attività nel mondo.
Il successo internazionale che l'Italia sta avendo con le sue produzioni biologiche lo stanno dimostrando.
Il comparto lattiero-caseario "bio" si colloca al terzo posto, dopo ortofrutta e derivati dei cereali, per apprezzamento del consumatore. Dalla ricerca Ismea che verrà presentata a Cremona (28-31 ottobre 2015) emergono prospettive di crescita sensibili in ragione di una positiva dinamica dei consumi.
Roma, ottobre 2015
Un settore in espansione, quello del lattiero caseario bio, che nonostante la delicata situazione degli allevamenti in tutta Europa può contare su prospettive di crescita anche grazie a una dinamica dei consumi positiva.
Questa la sintesi dell'analisi condotta da Ismea e che verrà presentata alla prossima edizione della Fiera Internazionale del Bovino da Latte (CremonaFiere, 28-31 ottobre 2015) durante il convegno organizzato in collaborazione con l'ente fieristico cremonese e in programma per il 28 ottobre alle ore 14.30 presso la Sala Guarneri.
Per la prima volta l'Ismea focalizza i numeri e le dimensioni dell'allevamento biologico italiano, proponendo anche una stima del valore alla produzione e analizzando il gap dei prezzi alla stalla tra latte bio e convenzionale.
In base ai dati Sinab (Sistema nazionale di informazione sull'agricoltura biologica del Ministero per le Politiche agricole) il patrimonio nazionale dei bovini da latte bio, raggiunge oggi circa le 45mila unità, pari al 20% di tutto il bestiame bovino presente negli allevamenti biologici. Riguardo alla produzione di latte, la stima elaborata da Ismea parla, per il 2014, di un quantitativo totale superiore ai 300 milioni di litri per un valore alla produzione di 158milioni di euro, con un premium price riconosciuto alla stalla del 28% superiore a quello destinato al latte convenzionale.
"Un segnale incoraggiante - sottolinea Ezio Castiglione Presidente di Ismea - che marca una netta controtendenza rispetto alla situazione di grave difficoltà in cui versa il settore lattiero caseario convenzionale. L'effetto sinergico della fine delle quote latte, embargo russo e la frenata delle domanda cinese ha compromesso pesantemente le remunerazione alla stalla, richiedendo misure di urgenza a sostegno del settore, come il Piano latte promosso dal ministro Martina. Anche sul fronte dei consumi - ha precisato Castiglione - il latte e derivati bio hanno chiuso il primo semestre del 2015 con una crescita della spesa di oltre il 4% a fronte dell'andamento negativo delle vendite del lattiero caseario nel suo complesso."
Complessivamente, si evince dall'analisi, gli italiani hanno speso per latte e derivati bio 100 milioni di euro nel 2014. Una cifra destinata a crescere visto il trend positivo degli acquisti anche nei primi sei mesi del 2015. Più nel dettaglio avanza a ritmo particolarmente sostenuto lo yogurt (+10,4%) accanto a variazioni positive ma meno importanti per formaggi e latticini (+2,1%) e latte fresco (+0,7% ). L'unico dato negativo riguarda il latte Uht, che risulta il flessione del 4,4%.
Dall'indagine Ismea è infine emerso non solo che il consumatore italiano riconosce in media un premium price a yogurt e latte fresco bio, rispetto al convenzionale, rispettivamente del +30% e del +20%, ma che il comparto lattiero-caseario rappresenta la terza categoria bio dietro quella dell'ortofrutta e dei derivati dei cereali, coprendo una quota pari al 10-11% del totale delle referenze biologiche.
(Fonte Ismea 16 ottobre 2015)
L'agricoltura italiana è diventata la piu' green d'Europa con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp che salvaguardano tradizione e biodiversità, la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, la piu' vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a chilometri zero che non devono percorrere lunghe distanza con mezzi di trasporto inquinanti, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati come avviene in 23 Paesi sui 28 dell'Unione Europea.
E' quanto è emerso alla Giornata dell'Agricoltura italiana organizzata da Coldiretti ad Expo con la partecipazione di decine di migliaia di agricoltori provenienti da tutte le regioni guidati dal Presidente nazionale Roberto Moncalvo alla presenza del presidente del Consiglio Matteo Renzi.
L'Italia è l'unico Paese - sottolinea la Coldiretti - che può vantare 272 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) superiori a quelle registrate dalla Francia, oltre ventimila agriturismi ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%). Ma l'Italia è anche il Paese con le regole produttive piu' rigorose nelle caratteristiche dei prodotti alimentari, dal divieto di produrre pasta con grano tenero a quello di utilizzare la polvere di latte nei formaggi fino al divieto di aggiungere zucchero nel vino che non valgono in altri Paesi dell'Unione Europea, dove si assiste ad un crescendo di diktat alimentari finalizzati a surrogati, sottoprodotti e aromi vari che snaturano l'identità degli alimenti.
E sul territorio nazionale c'è anche il maggior numero di agricoltori biologici a livello europeo. Secondo un'analisi Coldiretti su dati Sinab, il nostro Paese conta 49.070 imprese biologiche, in aumento del 12% rispetto all'anno precedente, mentre cresce anche la superficie coltivata, salita a quasi 1,4 milioni di ettari (+5%). Le aziende bio italiane sono il 17% di quelle europee, una percentuale che ci rende campioni continentali del settore, seguiti dalla Spagna (30.462 imprese, 12% dell'Ue) e Polonia (25.944, 10% di quelle europee).
Il modello produttivo dell'agricoltura italiana è campione anche nella produzione di valore aggiunto.
Il valore aggiunto per ettaro realizzato dal settore è – sottolinea la Coldiretti - più del doppio della media UE-27, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e Germania, e il 70% in più dei cugini francesi. Non solo: siamo i primi anche in termini di occupazione, con 7,3 addetti per cento ettari a fronte di una media Ue di 6,6 (elaborazione su dati Commissione Europea).
La rete di vendita diretta degli agricoltori di Campagna Amica ha quasi diecimila riferimenti dove acquistare lungo tutta la Penisola prodotti alimentari a chilometri zero con una azione di sostegno alle realtà territoriali e un impegno contro l'inquinamento ambientale per i trasporti che non ha eguali negli altri Paesi dell'Unione e nel mondo. Un percorso reso possibile – sottolinea la Coldiretti - dal grande sforzo di rinnovamento dell'agricoltura italiana dove una impresa su tre è nata negli ultimi dieci anni con una decisa tendenza alla multifunzionalità, dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo ma anche le attività ricreative come la cura dell'orto e i corsi di cucina in campagna, l'agricoltura sociale per l'inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.
"Il successo dell'agricoltura italiana sta nella sua sostenibilità e nella sua bellezza che derivano da straordinarie qualità, varietà, distintività e articolazione sul territorio che non hanno uguali al mondo", ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che "si tratta di un risultato che è figlio di cura, di equilibrio, di tradizione e di innovazione, di buon lavoro, di rispetto, i quali rendono il Made in Italy a tavola esclusivo, quindi 'prezioso' e quindi vendibile su tutti i mercati della terra". "Se siamo ai vertici mondiali per la produzione biologica – ha continuato Moncalvo - se progressivamente abbiamo scalato addirittura il ranking nella produzione di "caviale", se la nostra rete di mercati in vendita diretta è la più estesa in Europa, se l'agricoltura giovane italiana è la più numerosa e più innovativa d'Europa, se i nostri formaggi e i nostri vini sono i più ricercati (e imitati) è perchè in questi anni abbiamo costantemente 'mantenuto' e 'innovato'" per garantire competitività al settore agroalimentare che rappresenta il 15 per cento del Pil nazionale, con un valore complessivo di 250 miliardi di euro di fatturato alimentato da 1,6 milioni di aziende agricole.
I PRIMATI DELL'AGRICOLTURA ITALIANA - FONTE COLDIRETTI
Il settore agroalimentare rappresenta il 15 per cento del Pil nazionale, con un valore complessivo di 250 miliardi di euro di fatturato, alimentato da 1,6 milioni di aziende agricole.
Il modello produttivo dell'agricoltura italiana è campione nella produzione di valore aggiunto. Il valore aggiunto per ettaro realizzato dal settore è – sottolinea la Coldiretti - più del doppio della media UE-27, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e Germania, e il 70% in più dei cugini francesi. Non solo: siamo i primi anche in termini di occupazione, con 7,3 addetti per cento ettari a fronte di una media Ue di 6,6 (elaborazione su dati Commissione Europea).
L'Italia è il Paese più forte al mondo per prodotti 'distintivi' con 272 prodotti Dop e Igp e 4886 specialità tradizionali regionali che salvaguardano la biodiversità e difendono la tradizione.
L'Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale. Siamo il paese – rileva la Coldiretti - con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1.4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7.5%).
L'agricoltura italiana è tra le più sostenibili. Con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore, non solo l'agricoltura italiana emette il 35% di gas serra in meno della media Ue, ma fa decisamente meglio di Spagna (il 12% in meno), Francia (35%), Germania (39%) e Regno Unito (il 58% di gas serra in meno).
L'Italia è il primo paese europeo per numero di agricoltori biologici. Secondo un'analisi Coldiretti su dati Sinab, il nostro paese conta 49.070 imprese biologiche, in aumento del 12 per cento rispetto all'anno precedente, mentre cresce anche la superficie coltivata, salita a quasi 1,4 milioni di ettari (+5 per cento). Le aziende bio italiane sono il 17% di quelle europee, una percentuale che ci rende campioni europei del settore, seguiti dalla Spagna (30.462 imprese, 12% dell'Ue) e Polonia (25.944, 10% di quelle europee).
L'Italia dispone della più ampia rete di fattorie e mercati degli agricoltori in vendita diretta a chilometri zero che abbatte l'inquinamento determinato dai trasporti con quasi diecimila riferimenti della rete di Campagna Amica (scarica la App farmersforyou).
Presentato al Sana il Rapporto Ismea BIO - RETAIL sul mercato al consumo dei prodotti biologici nel 2014. In GDO, nei primi sei mesi del 2015, è quasi raddoppiato il tasso di incremento rispetto l'anno precedente.
Bologna, settembre 2015
Un giro d'affari al consumo superiore ai 2,1 miliardi di euro nel solo canale domestico, senza considerare quindi tutto quello che passa attraverso la ristorazione, i bar, le mense e in generale il food service. E' quanto vale il biologico in Italia (alimentare e non) secondo una recente stima di Ismea presentata al Sana di Bologna, lo scorso 12 settembre, nell'ambito del convegno "Tutti i numeri del biologico italiano" a cura di Sana, Ismea, Sinab e Nomisma.
A fare la parte da leoni sono la Distribuzione moderna (ipermercati, supermercati, discount, libero servizio) con un fatturato nel segmento di circa 855 milioni (il 40% del valore del bio-retail) e le superfici specializzate nella vendita di prodotti biologici che muovono più di 760 milioni di euro (equivalenti al 35% del totale).
Ai restanti canali le stime Ismea attribuiscono un'incidenza complessiva di quasi il 25%, rappresentata per il 10% da mercatini, vendite dirette, gruppi di acquisto solidali (Gas) e e-commerce, per l'8,9% dai negozi tradizionali e per il 5,1% dalle farmacie. Quasi trascurabile, pari allo 0,6%, la quota complessiva riconducibile ad erboristerie e parafarmacie.
I consumi di alimenti biologici presso la Gdo, spiega l'Ismea nel Rapporto BIO-RETAIL, esprimono tassi di crescita molto sostenuti, in evidente controtendenza rispetto alle vendite di prodotti alimentari convenzionali. Dopo aver chiuso il 2014 con un incremento dell'11%, gli acquisti di food bio hanno spiccato letteralmente il volo nei primi sei mesi dell'anno in corso facendo registrare un aumento in valore vicino al 20%, che allarga ulteriormente il gap con il trend dell'agroalimentare nel complesso, fermo nello stesso periodo a un +0,1%. I dati del panel Ismea Nielsen evidenziano poi un aumento diffuso in tutte le categorie di prodotto, le aree geografiche e canali della distruzione moderna. I comparti più dinamici si confermano i derivati dei cereali (+19% nel 2014 e +28% nella prima metà del 2015) e gli ortaggi freschi e trasformati (rispettivamente +14% e +21,8%).
Tra le aree geografiche spicca il ruolo del Nord (che concentra i 2/3 degli acquisti). Segue il Centro e, a distanza, il Sud, ancora residuale ma in forte crescita nel biennio in esame. Tra i diversi format della Gdo schiacciante è il peso dei super e degli Iper, che esprimono anche i tassi di crescita più elevati.
Spostandoci nello specializzato, Ismea stima una crescita delle vendite di prodotti bio (anche non alimentari) a un tasso medio annuo compreso tra un +12% e un +15% nell'ultimo quinquennio, che si rivela addirittura superiore di qualche punto percentuale alla pur brillante performance delle vendite nel modern trade. Presso il canale specializzato le vendite sono costituite per circa l'88% da prodotti alimentari e per il restante 12% da merceologie non food. Tra queste ultime, preponderante è il peso dei prodotti per la cura della persona (10%), mentre risulta ancora limitato il contributo dei prodotti per l'igiene della casa (1,4%) e il pet-care (0,3%).
Tra specializzato e Gdo, conclude Ismea, lo spread dei prezzi è del 10%-20%, a fonte di un plus di servizio offerto dai punti vendita specializzati come l'assortimento, l'informazione e la capacità di creare engagement anche attraverso i social network.
(Fonte ismea 12 settembre 2015)
Foto da Gallery SANA Bologna
Di Chiara Marando – Sabato 27 Settembre 2014
Nella zona di Quattro Castella, in provincia di Reggio Emilia, immersa tra le splendide colline del paesaggio matildico, a pochi chilometri dal Castello di Canossa e di Rossena, sorge l’Azienda Agrituristica Montebaducco. Qui, il contatto con un ambiente naturalistico variegato e rilassante rende l’atmosfera totalmente avulsa dal caos cittadino, un piccolo angolo di tranquillità dove i soli rumori sono quelli della natura. Una struttura nata nel 1996, le cui basi si fondano sul desiderio di portare avanti un sogno, lo stesso sogno che ancora oggi li contraddistingue: l’allevamento di asini. Ed è proprio grazie alla passione per questo animale, ormai dimenticato, che Montebaducco è considerato attualmente il primo allevamento di asini a livello europeo, con circa 700 esemplari di razze diverse che convivono liberamente insieme a muli, polli, conigli, oche ed anatre. Nulla è lasciato al caso, ed ogni aspetto viene controllato accuratamente, dal mangime rigorosamente biologico, alla mungitura, fino alle più semplici cure effettuate con metodi naturali. Lo scopo è quello di assicurare il completo benessere degli animali e la totale salubrità ed integrità dei prodotti derivati.
Già, perché tra le tante produzioni c’è anche quella del Latte di asina, conosciuto per le sue numerose proprietà organolettiche, le più vicine a quelle del latte materno, e per questo utilizzato anche con i bambini. Inoltre, grazie alla ricchezza dei suoi nutrienti, risulta ideale anche come ingrediente principe per la linea di cosmetici a marchio Montebaducco. Ed ancora derivati da colture biologiche come orzo, avena, frumento, verdura e frutta, oppure salumi e vino tipici della zona. Il tutto nel rispetto dell’ambiente circostante e delle sue bellezze, nonché della tradizione del territorio.
Tradizione che si ritrova anche a tavola, nei piatti proposti dal menù casalingo del ristorante, un suggestivo rustico in pietra ristrutturato che conserva ancora la piacevole sensazione delle cose semplici: ampie stanze dall’aspetto essenziale con travi in legno a soffitto e caminetti capaci di regalare calore alle sale. La cucina offre portate come la classica Torta fritta con salumi misti, Tortelli d’erbetta al burro e salvia, Tagliatelle caserecce con ragù di carne, ed ancora Stracotto oppure Brasato al Barolo con polenta, accompagnato da invitanti contorni e verdure di stagione.
Il tutto innaffiato con il tipico Lambrusco della casa, che ben si adatta ai sapori intensi dei cibi. Mi raccomando però, non fatevi mancare l’appetito perché le porzioni servite sono molto abbondanti e le cuoche più che disponibili a darvi “l’aggiuntina” se non dovessero bastare. Il consiglio è quello di lasciare un posto per il dolce, perché le torte fatte in casa sono una vera leccornia irresistibile: crostate di marmellata, cheesecake, torta cioccolato ed alla frutta sono solo alcuni esempi delle delizie che potrete assaggiare.
Ma non sentitevi in colpa per aver mangiato troppo, appena terminato il pasto sarà possibile camminare lungo la collina ad ammirare il paesaggio ascoltandone il silenzio rigenerante, oppure far visita gli asinelli che saranno ben lieti di farsi coccolare.
Azienda Agricola Montebaducco
Via Boiardo, 26
Salvarano di Quattro Castella (RE)
Tel. 0522 886375 - 886137
www.montebaducco.it
C.A.S.E.A. - Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 37 15 settembre 14
SOMMARIO Anno 13 - n° 37 15 Settembre 2014
(Cliccando su "allegati" è possibile scaricare in formato PDF)
1.1 editoriale 11 settembre: dal terrorismo all'esercito
3.1 sana 2014 Sana 2014: prove d'EXPO
5.1 in giro per il sana Oh, bio mio!
7.1 Biologico Bio: in alto consumi, produzione e clima di fiducia
8.1 Lattiero caseario Derivati del latte alla deriva
9.2 vino Vino: -15% causa maltempo
10.1 pomodoro Campagna pomodoro 2014: consegnato il 58,55% del pomodoro
11.1 embargo russo Embargo russo: Agea e altri organismi pagatori pronti
11.2 sana 2014 SANA 2014 da Record
12.1 eventi Macfrut | 24 – 25 – 26 Settembre
Da Ismea emerge un incremento record degli acquisti di prodotti biologici confezionati, pari a un più 17,3% nei primi 5 mesi del 2014.
Roma 8 settembre 2014 -
Dai dati diffusi da Ismea sabato 6 settembre, nel corso del convegno di apertura di Sana 2014, emerge un incremento record degli acquisti di prodotti biologici confezionati, pari a un più 17,3% nei primi 5 mesi del 2014. Per la prima volta l'Istituto ha anche presentato una stima della produzione potenziale di prodotti bio e i risultati di un'indagine sul clima di fiducia degli operatori del settore ( imprenditori agricoli e imprese di trasformazione).
CONSUMI I dati del panel famiglie Ismea-Gfk/Eurisko evidenziano la prosecuzione del trend positivo intrapreso dai consumi "bio" da alcuni anni. Nei primi cinque mesi di quest'anno si è rilevato un incremento record della spesa in alimenti bio confezionati (+17% sullo scorso anno), che si rivela la crescita più elevata degli ultimi 12 anni. La dinamica dell'anno in corso è dipesa in modo particolare dai forti aumenti fatti registrare all'interno della categoria: "pasta, riso e sostituti del pane" e "zucchero, caffè e tè". Incrementi compresi tra l'11 e il 15% hanno interessato gli ortofrutticoli freschi e trasformati e i biscotti, i dolciumi e gli snack. Più contenute la variazioni registrate da uova (+5,2%), lattiero-caseari (+3,2%) e bevande bio (+2,5%), mentre molto buoni sono risultati gli incrementi per il miele e per gli omogeneizzati, sebbene in associazione a valori di mercato abbastanza contenuti. Le ragioni dell'impennata dei consumi nel segmento bio, che risulta in netta controtendenza rispetto alla dinamica degli acquisti alimentari nel loro complesso (-1,2% nei primi 6 mesi del 2014) vanno ricercate anche nell'aumento del numero di referenze e della profondità di gamma dei prodotti bio tra gli scaffali della Gdo, nella presenza di nuove linee di prodotto, anche private label, e nell'introduzione di marchi bio nei discount. Parallelamente i prezzi hanno mostrato una dinamica meno inflattiva rispetto agli alimenti convenzionali, favorendo l'avvicinamento di fasce più ampie di consumatori. Nonostante in un periodo di prolungata crisi come quello attuale il risparmio si affermi come principale driver nelle scelte di acquisto degli italiani, il bio ha espresso in questa prima parte dell'anno tassi di crescita sorprendenti, confermando una crescente attenzione dei consumatori alla qualità e alla salubrità di cosa si porta a tavola.
STIME SULLA PRODUZIONE BIO IN ITALIA
Per la prima volta dopo molti anni l'Ismea ha diffuso i dati in volume delle principali produzioni biologiche agricole nazionali riferite al 2013. Si tratta di stime della produzione potenziale, dedotte a partire dalle superfici investite e dalle rese. Secondo tali stime sono stati prodotti in Italia, in relazione ai soli prodotti monitorati, quasi 7 mila quintali di frutta bio, oltre 6 mila quintali di cereali, e circa 1.400 q.li di ortaggi. La produzione di uva biologica da vino si stima abbia raggiunto nel 2013 un quantitativo di quasi 5 mila quintali, mentre la produzione di olive da olio viene indicata superiore ai 7 mila quintali.
CLIMA DI FIDUCIA DEGLI OPERATORI DEL BIOLOGICO IN ITALIA (AGRICOLTORI E TRASFORMATORI ALLE FASE INDUSTRIALE)
Nell'ambito dell'indagine che l'Ismea conduce a cadenza trimestrale, ormai da anni, su un panel complessivo di circa 800 aziende agricole e 1300 industrie di trasformazione, è stato messo a punto un sotto campione di imprese che operano nel settore del bio. Per la prima volta sono stati diffusi i risultati di questo specifico Panel da cui si evince, per gli operatori specializzati nel biologico, un Indice del clima di fiducia mediamente più elevato rispetto all'agricoltura e all'alimentare "convenzionale" in coerenza con le favorevoli indicazioni provenienti dai consumi. In particolare alla fase industriale, il clima di fiducia delle aziende bio risulta ampiamente positivo, grazie a un andamento degli ordini giudicato soddisfacente, a un livello delle scorte inferiore alla media del periodo e alle favorevoli attese sulla produzione nei prossimi mesi, spinte dal buon ritmo di crescita della domanda.
(ISMEA 8 settembre 2014)
+ 36% di visitatori, + 10% DI espositori, + 40% di espositori esteri.
Bologna - Più 36% di visitatori rispetto all'edizione 2013 per un totale di oltre 43.500 presenze (43.768) con un +28% di operatori esteri e un + 35% di operatori italiani, + 10% di espositori, + 40% di espositori esteri e 1500 buyer esteri che hanno visitato SANA: sono numeri record quelli con cui martedì scorso ha chiuso SANA 2014, 26° Salone Internazionale del Biologico e del Naturale.
Numeri record che non si limitano ai padiglioni e agli stand affollati di espositori, visitatori e buyer italiani ed esteri: con oltre 5000 presenze stimate, hanno registrato il pienone anche le sale convegno in cui si sono svolte le decine di incontri di approfondimento culturale e scientifico che hanno accompagnato la fiera - dai convegni SANA FOR EXPO ai corsi di SANA Academy organizzati da BolognaFiere, agli incontri su salute e attività sportiva professionale e amatoriale nell'ambito della new entry SANA Sport, ai congressi medico-scientifici organizzati dalla Fondazione Istituto di Scienze della Salute su celiachia ed educazione alimentare del terzo millennio. A conferma che SANA è la manifestazione italiana di riferimento a 360 gradi per il biologico e il naturale, con una proiezione internazionale sempre più accentuata e riconosciuta per la promozione del bio Made in Italy nel mondo. Lo attestano le delegazioni di buyer provenienti da Australia, Austria, Cina, Corea del sud, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Germania, Giappone, Grecia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Russia, Serbia, Slovenia, Stati Uniti, Svezia, Svizzera e i 2613 incontri B2B che si sono svolti nella International Buyer lounge tra gli operatori esteri presenti a SANA e le aziende espositrici.
Risultati di enorme soddisfazione per BolognaFiere che organizza SANA in collaborazione con Federbio; risultati ai quali si aggiunge il prestigioso incarico assegnato a BolognaFiere di global partner per la realizzazione del Parco della Biodiversità di EXPO 2015, l'area dell'esposizione universale in cui sarà protagonista il biologico. L'annuncio ufficiale dell'accordo tra la Fiera di Bologna e gli organizzatori dell'EXPO è stato fatto congiuntamente sabato 6 settembre dal Presidente di BolognaFiere, Duccio Campagnoli, e dal ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, nel corso del convegno inaugurale di SANA 2014 "Con SANA il biologico e la biodiversità protagonisti dell'EXPO 2015".
"E' un traguardo che ci riempie di legittima soddisfazione per aver visto riconosciuto il ruolo di BolognaFiere come global partner di EXPO 2015 per portare il biologico e la biodiversità all'esposizione. Sarà un appuntamento di straordinaria importanza per tutto il settore di riferimento ed anche per il ruolo di Bologna di Città del Cibo, in chiave innanzi tutto di cultura di un nuovo modello agroindustriale sostenibile e dell'alimentazione di qualità, sostenibile e sicura. Per far fronte a questo impegno che ci onora - ha dichiarato il Presidente Campagnoli - chiamiamo fin da ora a raccolta tutto il mondo associativo e i partner e le competenze imprenditoriali del settore del biologico, da anni protagonisti a SANA, e che, con l'edizione 2014, ci hanno premiato con il considerevole aumento di espositori, sia italiani che esteri, confermando SANA come la piattaforma leader in Italia per il biologico, la cosmesi bio e naturale e i prodotti per il vivere quotidiano ecologico. Il tema 'Nutrire il Pianeta' di EXPO 2015 – ha concluso Campagnoli - ci pone di fronte alla sfida mondiale di garantire l'accesso ad una sana alimentazione per tutti, superando il paradosso odierno che vede centinaia di migliaia di esseri umani che mangiano troppo o male, mentre altrettanti non mangiano affatto. E ci richiama anche all'imperativo di nutrire la biodiversità stessa del Pianeta con il metodo di coltivazione biologico che è rispettoso dell'ambiente, dei cicli naturali e del ricco patrimonio genetico che solo la tutela della biodiversità può preservare dalla sparizione. Per questo nell'area che ci è stata affidata all'EXPO come global partner coniugheremo biologico e biodiversità, evidenziando il legame indissolubile che li lega".
"Con SANA BolognaFiere sarà partner fondamentale di quel padiglione dell'EXPO 2015 che abbiamo sempre chiamato Padiglione delle Biodiversità, un'area che racconterà uno dei tratti fondamentali di questo Paese, cioè lo straordinario patrimonio di biodiversità che l'Italia può vantare e il mondo ci invidia", ha confermato nel suo intervento il ministro Martina. "I numeri ci dicono che il biologico è una grande opportunità per l'agricoltura italiana e per tutto il paese - ha aggiunto. Basta vedere cosa è accaduto negli ultimi anni per capire quanto futuro c'è nel settore biologico italiano. Qui a SANA c'è una forza straordinaria. Il fatto di poter annunciare la collaborazione tra questa esperienza e Expo Milano 2015 è un ulteriore tassello di quel progetto a cui stiamo dedicando tante energie per raccontare in Expo l'esperienza agroalimentare italiana".
Commenti molto positivi anche da parte degli espositori. "La ventiseiesima edizione di SANA, che ha visto l'aumento significativo degli espositori, dei buyer esteri e dei visitatori – ha dichiarato il Presidente di FederBio Paolo Carnemolla, "conferma il ruolo insostituibile del Salone sia come evento leader per il biologico in Italia, sia come piattaforma per l'internazionalizzazione del bio Made in Italy e per la sua presenza all'EXPO 2015."
L'altro grande risultato culturale dell'edizione 2014 del Salone è rappresentato dal successo della prima edizione di SANACITY, il programma "off" di iniziative e di eventi nato con l'obiettivo di mettere in vetrina - nella prospettiva della partecipazione di Bologna a EXPO 2015 - le competenze e le eccellenze del capoluogo bolognese come Città del Cibo sano e sostenibile: più di 140 eventi organizzati in collaborazione con Eco Bio Confesercenti - tra degustazioni bio e vegan, assaggi di gelati, tè e tisane, colazioni, aperitivi e cene bio, "cicchetti" di vini bio e show cooking, oltre agli appuntamenti per i più piccoli della Città dello Zecchino a cura di Antoniano Bologna - hanno invaso i portici, le strade e le piazze di Bologna a partire dal 5 settembre e proseguiranno fino al 14 settembre, continuando a fare di Bologna la capitale verde d'Italia del vivere ecologico. E come hanno annunciato nel corso della manifestazione il Presidente di BolognaFiere Campagnoli e l'Assessore del Comune di Bologna, Matteo Lepore, l'anno prossimo SANA CITY sarà uno degli appuntamenti clou del programma promozionale di Bologna in relazione all'EXPO 2015 nell'ambito delle iniziative di EXBO.
Il 26° Salone Internazionale del Biologico e del Naturale appena concluso ha confermato non solo la dinamicità positiva del settore biologico dal punto di vista della attività produttive, di trasformazione e commercializzazione, ma anche l'aumento dei consumatori bio, in controtendenza rispetto alla crisi economica che ha colpito in Italia il settore manifatturiero e i consumi delle famiglie. Lo rilevano i dati dell'Osservatorio SANA 2014, curato da Nomisma su incarico di BolognaFiere, che sono stati illustrati nel corso del convegno di sabato 6 settembre "Tutti i numeri del bio in Italia": per il terzo anno consecutivo cresce in Italia il tasso di penetrazione degli alimenti a marchio bio, ovvero la percentuale di consumatori che negli ultimi 12 mesi hanno fatto l'acquisto di almeno un prodotto bio, percentuale che nel 2014 è salita al 59% sui consumatori totali, registrando un netto incremento sia rispetto al 54,5% del 2013 (+ 4,5%) sia rispetto al 53,2% del 2012 (+ 5,8%). E tra coloro che hanno fatto almeno un acquisto a marchio bio, il 37% dichiara di consumare prodotti bio almeno 1 volta alla settimana, e il 22% ogni giorno.
L'incremento del consumo di alimenti bio certificati, registrato dall'indagine dell'Osservatorio di SANA 2014, si rispecchia nei dati presentati a SANA, nell'ambito del medesimo convegno su menzionato, da SINAB (Sistema di Informazione Nazionale dell'Agricoltura Biologica, istituito dal Ministero per le Politiche Forestali) che fotografano la situazione della produzione biologica nel nostro paese al 31 dicembre 2013, e da ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) sulla vendita di prodotti a marchio bio nel canale di vendita della Grande Distribuzione (GDO).
Sulla base dei dati SINAB risulta che gli operatori biologici certificati in Italia al 31 dicembre 2013 sono 52.383 (erano 49.709 al 31 dicembre 2012), con un incremento rispetto ai dati 2012 del 5,4%. In aumento anche la superficie coltivata secondo il metodo biologico, che risulta pari a 1.317.177 ettari (erano 1.167.362 nel 2012), con una crescita complessiva, rispetto al 2012, del 12,8%.
Sul fronte del consumo interno i dati presentati da ISMEA, su rilevazione del Panel famiglie Ismea/GFK-Eurisko nei primi cinque mesi del 2014, evidenziano una spesa di prodotti confezionati a marchio bio nel canale della GDO ancora in espansione con addirittura un + 17,3% in valore rispetto allo stesso periodo del 2013.
Trend positivo anche per la vendita di cosmetici di derivazione naturale nel canale delle erboristerie: i dati diffusi a SANA 2014 da Cosmetica Italia dicono che, pur risentendo della congiuntura negativa, questo canale di vendita ha sofferto meno di altri registrando un + 1,8% nel primo semestre 2014, con proiezioni del +2% a fine esercizio, per un valore di mercato superiore ai 410 milioni di euro.
Infine è stato boom anche di "visitatori virtuali" sul sito sana.it e sui social: più di 10.000 utenti unici al giorno negli ultimi 7 giorni, con un + 38% rispetto al 2013 nei 4 giorni di manifestazione, e 41.732 visite al sito nei 4 giorni di manifestazione, pari a + 58% rispetto all'anno passato. Su YOUTUBE sono stati caricati 60 video riferiti a SANA2014 che hanno registrato 14.200 visualizzazioni. Un milione e 400mila le visualizzazioni complessive sulla pagina FB di SANA, e 115.000 le interazioni attive FB e Twitter nei soli 4 giorni di manifestazioni.
SANA 2014 ha chiuso lanciando un doppio arrivederci agli operatori di settore del biologico e ai visitatori: da maggio ad ottobre al Parco della Biodiversità di EXPO 2015 e a BolognaFiere per l'edizione speciale di SANA 2015, 27° Salone Internazionale del Biologico e del Naturale.
(Fonte FiereBologna)
Informazioni e materiali presentati a SANA 2014 su sana.it
Bologna, 11 settembre 2014
Ufficio Stampa SANA: Silvia Zamboni – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – tel. 051 260569 – cell.3487945426
Ufficio Stampa BolognaFiere: Gregory Picco – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – tel. 051 282862
Di Chiara Marando - Sabato 13 Settembre 2014
Com’è che si dice? Siamo quello che mangiamo. Un concetto più che reale, forse anche per questo c’è sempre più la ricerca di quei cibi che diano non solo il gusto, ma anche la certezza e tranquillità che solo le cose genuine possono dare. Ecco allora che puntiamo verso quelle produzioni fatte con cura ed amore, quei prodotti che hanno una storia, quasi con un nome ed un cognome. La cultura delle piccole realtà agricole a Km0, la filiera corta che racconta il percorso di quello che portiamo a casa, che parla di sapori intensi e ricavati con la giusta pazienza ed attenzione.
Proprio dalla passione per il territorio ed i suoi prodotti, nonché dalla volontà di promuovere, valorizzare e supportare le piccole aziende locali, è nata l’Associazione “Io mangio locale”, ovvero la tua spesa a Km0 a Parma. Loro sono Andrea Belicchi, web designer di professione con una conoscenza approfondita verso le realtà produttive della zona, e Luca Maccanelli con sua moglie Laura, fondatori dell’Azienda Agricola Orti di Santa Flora, a pochi chilometri da Parma. Un’idea nata dalla consapevolezza che le cose buone vanno preservate e condivise, che la dedizione dimostrata ogni giorno dai produttori va premiata. Il tutto rendendolo facilmente fruibile dai cittadini.
Fare la spesa, infatti, è molto semplice. Basta registrarsi all’associazione direttamente sul sito www.iomangiolocale.com, versare una quota associativa veramente simbolica, il prezzo di un aperitivo per intenderci, e successivamente accedere con il proprio nome utente e password. Et voilà, adesso potete scegliere tra i tantissimi prodotti del territorio presenti nella lista, una varietà di gustose bontà biologiche che spaziano dalla frutta e verdura rigorosamente di stagione, carne di manzo, pollo e suino nero, marmellate e confetture, uova, farina di varie tipologie, birra, pane, pasta fresca e miele.
Questi, però, sono solo alcuni esempi del lungo elenco di delizie tra le quali potrete perdervi per ordinare la vostra spesa settimanale, ognuna delle quali proveniente da Aziende Agricole locali di grande fiducia. Date un’occhiata ai produttori cliccando qui
Gli ordini si chiudono ogni lunedì sera, e la spesa si può ordinare in qualsiasi giorno della settimana. Il giovedì è pronta da ritirare nella sede degli Orti Santa Flora ma, se volete riceverla a domicilio, ci penserà la sempre attiva bicicletta de La Sajetta a portarvela fino a casa, una vera istituzione cittadina eco-sostenibile.