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Silingardi, Presidente Confesercenti Modena: "Positiva la riduzione del diritto camerale auspichiamo la riconferma al Senato. Ora sia accelerato il confronto col Governo" -
Modena, 1 agosto 2014 -
"C'è condivisione da parte nostra, anche se rimangono aspetti da chiarire e lacune da colmare." Si esprime in questo modo il Presidente provinciale di Confesercenti Modena Massimo Silingardi riguardo il Decreto Legge 90/2014 in via di conversione definitiva in Senato. Il Decreto, che interviene, tra le tante misure, in materia di riduzione del diritto camerale, prevede nel testo approvato dalla Camera dei Deputati, una diminuzione del 35% nel 2015, del 40% nel 2016 e del 50% dal 2017.
"Questo ulteriore tempo a disposizione offre alle Camere di Commercio l'opportunità di avviare un processo di riforma che come Confesercenti – sostiene Silingardi - caldeggiamo da tempo. Processo che dev'essere attuato e finalizzato ad una maggiore e migliorata efficienza. Da declinarsi anche però in una riconosciuta trasparenza amministrativa e quindi in una riduzione dei costi che possa per le imprese trasformarsi in risparmi, oltre che in maggiori risorse per le politiche attive da destinare allo sviluppo dell'economia".
"Tutto ciò dovrà spingere le Associazioni imprenditoriali a premere sul Governo affinché sia avviato al più presto un confronto sul quadro complessivo di riforma degli Enti camerali. Necessario ed utile, al fine di evitare che le ipotesi di autoriforma su cui si sta misurando il sistema camerale da un lato e i principi contenuti nel disegno di legge delega depositato in Senato viaggino su binari paralleli o ancor peggio portino a vanificare lo sforzo di autoriforma che sta facendo il sistema camerale. Confronto oltretutto indispensabile in quanto i principi contenuti nel Disegno di Legge si basano su di una riforma radicale delle Camere di Commercio sia rispetto alle circoscrizioni territoriali che alle loro funzioni attribuite. Il processo di autoriforma deve quindi continuare perché costituisce un lavoro fondamentale nel momento in cui è in grado di incidere nel nuovo quadro normativo dentro cui dovranno operare i nuovi enti camerali", conclude Silingardi.
(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)
Confesercenti Modena: "Consumi a picco, domanda interna ferma, oneri troppo elevati e politiche economiche mal calibrate alimentano la sfiducia" -
Modena, 29 luglio 2014 -
Un bilancio che va via via peggiorando. Nei settori modenesi del commercio, turismo e servizi, l'auspicato rallentamento del numero delle attività modenesi cessate rimane un miraggio: -591 quelle che hanno chiuso nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2014. Mentre, il saldo tra aperture e chiusure resta fortemente negativo: -276 imprese. A rilevarlo è l'Osservatorio di Confesercenti Modena che commenta: "Un crollo inarrestabile; il territorio va verso il depauperamento di una parte importante del suo tessuto produttivo e della ripresa, troppe volte annunciata ancora non c'è traccia".
E la drammatica contabilità non può che partire dal commercio al dettaglio alimentare e non, dove a fronte di 112 nuove iscrizioni, al 30 giugno 2014 le cessazioni sono state ben 277, con un saldo negativo di 165 unità. Il peggiore, quello modenese in regione che supera Bologna (saldo aperture/chiusure -160) e Parma (saldo -119) Guardando al capoluogo, Modena sono 103 i negozi che hanno chiuso e solo – meno della metà oltretutto – quelli che hanno aperto, 45, con un saldo negativo di 58 attività. Pesante poi il bilancio tra le imprese del commercio al dettaglio di tessile, abbigliamento e calzature, altro brutto primato: le 20 aperture non colmano le 63 cessazioni di attività e il saldo si assesta ad un pesante -43 MPMI.
Discorso che non cambia analizzando l'andamento del settore turismo alloggio e somministrazione: mancano a giugno 2014, 124 imprese all'appello e solo 75 sono le nuove aperture (saldo -49). Tra quelle che offrono il solo servizio di alloggio si registra nessuna nuova impresa nei primi sei mesi dell'anno, mentre 6 sono le attività dismesse di cui 2 nel capoluogo. Anche tra ristoranti e bar è il segno meno a prevalere. La tenuta, coadiuvata dall'apertura di qualche nuovo esercizio in città, 8 in tutto, è presto messa in ombra dai dati provinciali: 115 le cessazioni nel semestre contro 81 nuovi locali entrati in attività con un saldo di -34.
Per nulla positiva poi anche la situazione del commercio ambulante che (a differenza dell'ambito nazionale in cui segna maggior tenuta ed incremento) a livello locale continua perdere posizioni: 51 le imprese cancellate in sei mesi, contro solo19 quelle aperte (saldo -32). Come non si discosta di molto l'andamento delle MPMI che operano dell'intermediazione commerciale tra nuove aperture (109) e chiusure (139), il saldo risulta negativo di ben 30 unità. L'unico segno '+' arriva da quelle attività imprenditoriali specializzate nel commercio via internet. Sul territorio: su un totale di 183 imprese attive, 17 sono quelle aperte nel primo semestre 2014, e 14 le cessazioni (+3).
"Le chiusure continuano – evidenzia Confesercenti Modena – e si registra un'allarmante diminuzione delle aperture: l'alto tasso di imprenditorialità che ha sempre caratterizzato il nostro territorio pare venir meno per il clima di sfiducia causato dalla stretta del credito e da un mercato che sta cannibalizzando le imprese più piccole. Schiacciate da oneri troppo alti, compresi quelli locali e da una domanda interna nulla che non da segni di ripresa. Sono molti gli imprenditori che in queste condizioni rinunciano a portare avanti, l'impresa, vittime come sono di politiche economiche mal calibrate che penalizzano i consumi e che stanno distruggendo un tessuto di grande importanza sociale, portando ad una rapida avanzata della desertificazione, nei centri urbani e in quelli periferici. Se non si trova il modo di risollevare la domanda interna, le MPMI che ad essa fanno riferimento chiuderanno sempre in numero maggiore, continuando ad esacerbare la spirale di disoccupazione e povertà imboccata dal Paese".
(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)
Andamento occupazione rivelato dall'Osservatotio Confesercenti: dati peggiori nei pubblici esercizi, male anche alimentare ed extra. L'associazione imprenditoriale: "Situazione drammatica, è necessario fornire alle imprese, quanto prima, strumenti utili per creare nuova occupazione" -
Modena, 26 luglio 2014 -
Sempre più in caduta l'occupazione nelle imprese del commercio, turismo e servizi secondo la ricerca condotta dal Centro Studi di Confesercenti Modena. Dallo studio emerge che nelle oltre 1.500 PMI monitorate, la forza lavoro ha segnato una flessione, nel primo semestre dell'anno, pari al - 9,9% sullo stesso periodo del 2013.
Calano anche drasticamente (- 62,9%) le ore di cassa integrazione, ma non si tratta di un segnale positivo. Sono le forti incertezze sui tempi di proroga e sulle coperture finanziarie della Cassa integrazione in Deroga, ma soprattutto la perdurante e sempre più profonda crisi che non lascia intravvedere sbocchi a breve, le principali ragioni che costringono le imprese a ridurre l'organico licenziando. L'Osservatorio di Confesercenti conferma quindi come nella nostra provincia la crisi permane ancora gravissima, soprattutto per le piccole imprese che operano esclusivamente sul mercato interno.
"Da questo quadro emerge che la gravità della crisi è tale che i provvedimenti succedutisi negli ultimi anni (dalla Riforma Fornero ai decreti sui contratti a termine e l'apprendistato, peraltro convertiti con modifiche che ne hanno depotenziato gli incentivi per le nuove assunzioni), non hanno in alcun modo fatto da argine contro l'aumento della disoccupazione. Rimarchiamo quindi la necessità – sottolinea il Direttore Generale di Confesercenti Modena, Tamara Bertoni – di fornire strumenti utili alle imprese per creare nuovi stimoli ad assumere, in un mercato del lavoro ancora troppo ingessato e rigido. Strumenti che devono però essere necessariamente accompagnati da una politica che incentivi nuovamente la ripresa degli investimenti nelle imprese e il rilancio dei consumi delle famiglie".
Turismo e pubblici esercizi
È il settore che, più di ogni altro, denota sofferenza sul dato occupazionale le cui micro e piccole imprese segnano un calo drammatico degli occupati: -19,9% nel primo semestre 2014 sullo stesso periodo del 2013. In questo settore sono venute quasi del tutto a mancare le assunzioni stagionali che tradizionalmente si facevano all'inizio dell'estate quando, con l'apertura dei dehors i posti aumentavano. Quest'anno invece, complice la crisi, il personale già in forza basta a soddisfare la clientela sempre più scarsa. È poi da segnalare la sempre minor frequenza dei picchi lavorativi che quindi non vengono più coperti dalle imprese con assunzioni a chiamata, ancora troppo burocratizzate, ma con lo strumento del voucher che rende meno stabile il rapporto di lavoro.
Vendita di generi alimentari
Anche in questo settore il primo semestre 2014 si connota con un pesante calo degli occupati, pari al 9,2% rispetto allo stesso periodo del 2013. Questo dato è innegabilmente determinato dal calo dei consumi che, da diversi trimestri, colpisce anche il settore alimentare e in particolare le imprese operanti su piccole superfici.
Settore extra-alimentare
Persiste il calo degli occupati anche in questo settore: meno 7,5 punti percentuali nel primo semestre dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2013. Anche in questo settore il pesante calo dei consumi che si protrae ininterrotto da anni, sta provocando un calo inarrestabile dell'occupazione nelle imprese che non riescono a intravedere segnali di un'inversione di tendenza.
Servizi di intermediazione
Rispetto al quadro generale fortemente negativo, il settore dei servizi di intermediazione limita la perdita di occupati nel primo semestre 2014: - 2,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. È opportuno ricordare, però, che questa tipologia di imprese a causa della profonda ristrutturazione della filiera commerciale negli ultimi anni aveva già dovuto ridurre in modo significativo il personale dipendente, in seguito ad un sensibile calo dei fatturati.
Commercio all'ingrosso
È l'unico comparto in cui, al momento, si registra ancora un minimo di ripresa occupazionale: +3,2% nei primi 6 mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. In particolare si nota una lieve progressione del numero di occupati nelle imprese che si rivolgono al manifatturiero, che hanno tratto beneficio dalla ripresa dell'attività notata in alcuni settori produttivi. Va però evidenziato che le imprese dell'ingrosso hanno creato nuovi occupati ma con orari ridotti e molto flessibili, in modo da aderire meglio alle richieste di un mercato che presenta alcuni picchi di lavoro alternati a momenti di attività ridotta.
"Senza prospettive di crescita stabile – prosegue Tamara Bertoni – le imprese non potranno riprendere ad investire sul fattore 'risorse umane'. C'è inoltre la pressante necessità di misure volte a costituire un reale incentivo all'assunzione di giovani disoccupati, misure che devono essere accompagnate da una sufficiente dote finanziaria nonché da un carico burocratico ridotto ai minimi termini. Ma per ridurre la disoccupazione occorre altresì adeguare il sistema formativo alla complessità dei problemi e integrare meglio il sistema scolastico con il mondo del lavoro, magari attraverso percorsi strutturati di alternanza scuola-lavoro, e sostenere la formazione professionalizzante che fin'ora si è dimostrata uno dei pochi strumenti in grado di favorire l'occupazione dei giovani e riconvertire figure dal mercato del lavoro".
(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)
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