La Sala Ibrida rende possibile effettuare la diagnosi e interventi con velocità e sicurezza. Al via la campagna di raccolta fondi con ROCK NO WAR. Un investimento di oltre due milioni di euro. L'obiettivo della campagna è acquistare l'angiografo digitale da 1 milione di euro.
Modena, 23 ottobre 2017
Tutti insieme per la sala operatoria del futuro. Questo è lo slogan della campagna di raccolta fondi organizzata dall'Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena con il supporto di ROCK NO WAR Onlus che prende ufficialmente oggi avvio lunedì 23 ottobre 2017.
L'obiettivo è rendere possibile la costruzione, all'Ospedale Civile di Baggiovara della Sala Ibrida della Provincia di Modena. Stiamo parlando di una sala operatoria all'avanguardia, un grande spazio che contiene apparecchiature radiologiche tra le quali un angiografo di grande potenza. In questo unico ambiente gli specialisti potranno effettuare una diagnosi immediata e contemporaneamente, senza spostare il paziente, agire in modo più rapido preciso e sicuro.
"Gli Ospedali di Modena – ha spiegato Ivan Trenti, Direttore Generale dell'AOU di Modena – hanno la necessità di avere una sala ibrida. Per migliorare la qualità dell'assistenza del trauma center, ma soprattutto perché sono presenti tutte le professionalità cliniche per poter utilizzare al meglio questa tecnologia, assicurando così ai nostri cittadini interventi più sicuri, veloci e mininvasivi. Per dotarci di una sala ibrida abbiamo bisogno del sostegno di tutti. Sin d'ora ringrazio il Comitato promotore e la ONLUS ROCKNOWAR per la collaborazione che ci hanno assicurato per raggiungere insieme questo importante obiettivo."
È una sala dove si trattano patologie in urgenza e patologie complesse in un modo corale, come in un'orchestra, grazie a un team in cui i diversi specialisti operano insieme e mettono a disposizione le proprie competenze. Si tratta di un investimento da circa 2.200.000 di euro. L'Azienda Ospedaliero – Universitaria finanzierà i lavori edilizi e di impiantistica, mentre 1 milione di euro sarà destinato all'acquisto dell'Angiografo indispensabile per la realizzazione dell'intero progetto.
"Rock No War ha aderito con convinzione a questo progetto – ha commentato il presidente Giorgio Amadessi – perché realizzare la sala Ibrida sarà un vantaggio per tutti i modenesi, quindi per tutti noi che potremo avere a disposizione una tecnologia all'avanguardia al servizio di tutti. L'angiografo è il cuore tecnologico della Sala Ibrida. È per il suo acquisto che abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti".
La Sala Ibrida sarà collocata all'Ospedale Civile di Baggiovara al 3 piano del corpo 9, in un'area attigua al Blocco Operatorio di circa 300mq complessivi dei quali 75mq per la sala operatoria e i rimanenti occupati dai locali di supporto e sala di controllo dell'angiografo.
"Abbiamo scelto declinare la campagna di comunicazione partendo dall'idea di un'orchestra – aggiunge Maurizia Gherardi, Direttore del Servizio Comunicazione – perché in una sala ibrida i diversi specialisti possono lavorare assieme come tanti orchestrali, per un risultato comune. Inoltre abbiamo voluto rappresentare lo sforzo di tutta la città che si muove all'unisono per realizzare un importante obiettivo, l'acquisto dell'angiografo digitale. Il set fotografico si è svolto sul prestigioso palco del Teatro Comunale. Per questo motivo siamo grati alla Fondazione Teatro Comunale e all'Istituto Orazio Vecchi – Tonelli per la preziosa collaborazione."
Cos'è la Sala Ibrida
La Sala Ibrida è una Sala Operatoria ad alta tecnologia, dove sono presenti diverse apparecchiature radiologiche tra le quali un angiografo di grande potenza. È un ambiente chirurgico, quindi sterile, un unico ambiente dove si può effettuare una diagnosi immediata e, contemporaneamente, senza spostare il paziente, si possono eseguire le procedure chirurgiche. Questo consente di agire con più precisione e sicurezza per il paziente, perché l'intervento chirurgico può essere adattato all'evolversi del quadro clinico, controllando il risultato in tempo reale.
Grazie alle professionalità e alle nuove tecnologie è possibile intervenire con tecniche ancora più mini-invasive, cioè basate su piccole incisioni chirurgiche che comportano la riduzione delle complicanze e un netto miglioramento dei tempi di recupero del paziente. Una caratteristica che aiuta i chirurghi a intervenire su un'importante percentuale di malati, che altrimenti sarebbe esclusa dalla possibilità di un'operazione.
Il vantaggio della Sala ibrida è legato quindi all'urgenza, all'emergenza e alla traumatologia: il paziente arriva direttamente in sala operatoria non c'è perdita di tempo perché la diagnosi e la cura sono quasi contemporanee. La sala ibrida consente anche di svolgere una vasta gamma di interventi anche nelle patologie complesse di tipo vascolare, cardiologiche, neurochirurgiche, urologiche e gastroenterologiche.
La campagna di raccolta fondi per l'acquisto dell'angiografo
Il 23 di ottobre 2017 parte ufficialmente la raccolta fondi lanciata dall'Azienda Ospedaliero - Universitaria grazie alla collaborazione di ROCK NO WAR ONLUS che gestisce direttamente le donazioni. Chiunque voglia e possa contribuire alla raccolta fondi può effettuare il proprio versamento tramite Bonifico bancario sul conto corrente "SALA IBRIDA" attivato da ROCK NO WAR ONLUS, presso la Banca Interprovinciale, filiale di Formigine (IBAN IT62O0339566780CC0020011937).
Tutti i dettagli sono disponibili sul sito web www.salaibridamodena.it e sul sito di ROCK NO WAR. Grazie a ROCK NO WAR che usufruisce dei vantaggi fiscali delle ONLUS, sarà possibile recuperare parzialmente quanto donato in base alla normativa vigente.
Un'orchestra al lavoro: la parola ai professionisti
Marco Barozzi, Direttore Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso.
"Sono molti i vantaggi che la sala ibrida può dare in condizioni di emergenza, in aiuto di quei pazienti che arrivano al pronto Soccorso con gravi emorragie e che devono essere sottoposti a un intervento diagnostico e uno terapeutico. Poter concentrare entrambi questi momenti in una sola sala, è decisivo in un ambito, quello dell'urgenza, dove la velocità è spesso la discriminante tra la vita e la morte"
Elisabetta Bertellini, Direttore Anestesia e Rianimazione.
"La Sala Ibrida è vicina alla terapia Intensiva e consente quindi di poter intervenire più volte sul paziente, nella massima sicurezza possibile, sia nei casi di patologie vascolari, sia nei grandi traumi".
Giampaolo Bianchi, Direttore Urologia.
"L'utilizzo della sala ibrida in Urologia si inserisce soprattutto nel trattamento della calcolosi urinaria per la tecnica endoscopica chiamata litotrissia percutanea, nella quale la possibilità di vedere immagini tridimensionali delle cavità renali consente maggiore precisione di intervento e, quindi, migliori risultati soprattutto in pazienti con problematiche particolari".
Rita Luisa Conigliaro, Direttore Endoscopia Digestiva.
"Nell'Endoscopia digestiva la Sala Ibrida è fondamentale soprattutto nella terapia della patologia bilio-pancreatica perché consente diagnosi molto sofisticate e, a seguire, un'interventistica di alto livello, spesso in procedure combinate con altre equipe."
Giacomo Pavesi, Direttore Neurochirurgia.
"La Neurochirurgia si basa sulla visione. L'acquisizione di una tecnologia che ci permetta di vedere meglio va nella direzione di una maggior sicurezza durante la manipolazione di strutture come i nervi e il cervello che sono molto delicate"
Micaela Piccoli, Direttore Chirurgia Generale, d'Urgenza e Nuove Tecnologie.
"Il paziente traumatizzato è un paziente difficile da trattare, al quale dobbiamo dare risposte con la miglior tecnologia possibile che consenta di effettuare la diagnostica per immagine durante l'intervento chirurgico per risparmiare tempo prezioso e trattare tutte le lesioni nella massima sicurezza."
Roberto Silingardi, Direttore Chirurgia vascolari.
"Spesso nei grandi traumi esiste anche una forte componente vascolare che necessita di ridurre il più possibile la distanza tra diagnosi e terapia. Ancora, nelle patologie dell'aorta toracica e addominale noi possiamo intervenire con nuovi materiali, nuovi cateteri che hanno grandi potenzialità ma devono essere impiantati in una Sala Ibrida, perché necessitano di immagini ad altissima risoluzione".
Stefano Tondi, Direttore Cardiologia.
"La Sala Ibrida ci consentirà di svolgere interventi di cardiologia strutturale, quindi non solo intervenire sulle urgenze coronariche ma anche impiantare le valvole cardiache in modo mini-invasivo."
Pietro Torricelli, Direttore Dipartimento Diagnostica per Immagini.
"Il contributo che la Radiologia può dare all'utilizzo della sala ibrida è molto importante. Essa supporta il chirurgo nella gestione di pazienti politraumatizzati che presentano spesso emorragie molto estese che vengono trattate con tecniche di embolizzazione. Il neuroradiologo, poi, gestisce assieme al chirurgo le patologie vascolari, come gli aneurismi cerebrali.
Ufficio Stampa Azienda Ospedaliera Unuversitaria di Modena
Baggiovara: la riorganizzazione dell'Emergenza, consentirà di razionalizzare i percorsi e ridurre i tempi di attesa in Pronto Soccorso.
Modena, 2 ottobre 2017
Oggi, lunedì 2 ottobre, cambia volto l'emergenza dell'Ospedale Civile di Baggiovara con l'attivazione di una nuova struttura di Medicina d'Urgenza che comprende un innovativo settore di Admission e Discharge Room. Qui vengono ospitati i pazienti che, terminato il percorso di emergenza al PS, sono in attesa di essere inviati al reparto più appropriato per il loro problema assistenziale (admission) oppure quelli che, già dimessi da un reparto di degenza, sono in attesa di essere trasferiti a domicilio o in altre strutture del territorio (discharge). Secondo pilastro del progetto è l'apertura di una nuova struttura di Medicina Interna e Area Critica che comprende due livelli di intensità assistenziale (alta e media) con lo scopo di creare un passaggio graduale tra le diverse fasi critiche - dalla Terapia Intensiva, all'area ad alta e media intensità – sino all'eventuale ricovero in degenza ordinaria. Questa osmosi graduale consente al paziente di essere sempre assistito dall'equipe più adatta a risolvere le sue problematiche, ottimizzando l'utilizzo degli spazi e dei posti letto.
"L'area di Pronto Soccorso, OBI e Medicina d'Urgenza – spiega il dottor Luca Sircana, Direttore sanitario dell'Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena - costituisce uno dei principali punti di accesso all'ospedale. Qui vi è la necessità di una rapida stabilizzazione del paziente e l'inquadramento delle sue problematiche per decidere il più corretto percorso diagnostico e terapeutico. La nuova organizzazione ci consentirà di svolgere tutte queste attività nel modo migliore e più rapido. Si tratta di un progetto sfidante che vuole migliorare la risposta assistenziale, grazie a un notevole sforzo organizzativo che, per il suo successo, si basa sulla collaborazione dei direttori delle strutture interessate e di tutto il personale medico e infermieristico".
Grazie a questa riorganizzazione, l'Ospedale Civile di Baggiovara mette a disposizione dell'utente tutte le possibilità terapeutiche dell'area d'emergenza, graduate in base alle reali condizioni del paziente, riducendo l'attesa e aumentando l'appropriatezza e la sostenibilità delle cure.
Le principali novità in Medicina d'Urgenza
Punto nodale è l'attivazione di uno spazio di Admission/ Discharge Room room con 6 posti letto, al primo piano, nell'area attualmente utilizzata dalla Terapia Medica Intensiva (TIM). Questo nuovo spazio ha due fondamentali funzioni. "L'Admission room – spiega il dottor Marco Barozzi, Direttore della Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso - ospita i pazienti provenienti dal Pronto Soccorso che sono in attesa di essere destinati al reparto più consono al proprio problema clinico. La funzione di Discharge Room, invece, accoglie i pazienti in dimissione dalle aree della degenza ordinaria che sono in attesa di essere trasportati al loro domicilio oppure a una struttura del territorio. Queste due funzioni sono complementari e costituiscono un fondamentale polmone che ha lo scopo di ottimizzare i ricoveri e le dimissioni, riducendo i tempi e, comunque, ospitando i pazienti in attesa in spazi consoni al loro quadro clinico".
Le principali novità in Medicina Interna Area Critica
La struttura di Medicina Interna e Area Critica si compone di un settore di Alta Intensità di Cura che comprende 10 posti letto ad alta tecnologia, seguiti da un'equipe formata nella gestione di pazienti critici. "La sua funzione – spiega il dottor Giovanni Pinelli, Direttore della Medicina Interna e Area Critica - è quella di accogliere pazienti di alta complessità dal Pronto Soccorso, dalle altre medicine e dalle chirurgie e dalla Terapia Intensiva. Le sue funzioni sono fortemente integrate con quelle a Media Intensità della Stessa Medicina Interna Area Critica per consentire una gestione continua e specializzata del paziente durante l'evoluzione del suo quadro clinico. In pratica, un paziente ricoverato in Terapia Intensiva per una patologia di elevata gravità, potrà essere spostato in caso di miglioramento nell'Area ad alta Intensità o in quella a Media Intensità dove verrà seguito da un'equipe medica e infermieristica formata e preparata per rispondere a tutte le sue problematiche cliniche e assistenziali".
(Fonte: Usl MO)
L'unico caso attualmente riscontrato e' di importazione. Avis e Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena rassicurano i donatori.
Recentemente sono state date dai mezzi di comunicazione di massa notizie della presenza del virus Chikungunia nel territorio della provincia di Modena. Delle varie informazioni si è rilevata vera solo quella inerente una paziente che soggiornava a Casinalbo ma che, a quanto pare, ha contratto la malattia nel Lazio.
"Ai fini della donazione del sangue – spiega il dottor Giovanni Battista Ceccherelli, Responsabile dell'Immuno-trasfusionale dell'AOU di Modena – dobbiamo distinguere tra i casi di importazione, cioè che si evidenziano in persone che hanno contratto la malattia in altra sede, ma che nel frattempo sono pervenute nella provincia di Modena, e casi autoctoni, nei quali la persona malata è sempre stata nella nostra provincia e di conseguenza ha contratto l'infezione ad opera della zanzara tigre".
Nelle forme di importazione si adotta la disinfestazione accurata dell'ambiente, in modo da impedire la diffusione delle eventuali zanzare che potrebbero aver punto il paziente, ma non è ritenuta necessaria la sospensione delle donazioni. Solo nella eventualità di casi autoctoni si deve sospendere la donazione come sta avvenendo in questi giorni alla USL 2 di Roma.
"Al momento – prosegue il dottor Ceccherelli – la nostra Provincia di Modena è interessata solo da una forma di importazione, non è necessario quindi sospendere le donazioni. Per ulteriore sicurezza, comunque, il Servizio Trasfusionale ha adottato una ulteriore precauzione. Le unità trasfusionali prelevate nei residenti del comune di Formigine vengono messe in quarantena per cinque giorni. Il donatore al momento della donazione si impegna a comunicare ad AVIS o al SIMT entro i cinque giorni, sintomi quali febbre, dolori articolari, cefalea, manifestazioni cutanee. Trascorsi i cinque giorni, se non è pervenuta alcuna segnalazione, tali sacche verranno utilizzate normalmente. In questo modo crediamo di garantire la massima sicurezza per le unità trasfusionali donate nella nostra Provincia. Se non compariranno ulteriori casi di importazione, tali misure potranno essere sospese verso la fine di settembre".
Non solo, quindi, donare il sangue nella Provincia di Modena è possibile senza limitazioni ma è anche richiesto per aiutare il Lazio che, invece, le donazioni ha dovuto sospenderle. "Ricordo – spiega Cristiano Terenziani, Presidente di AVIS Provinciale - che in questo momento la Regione Lazio ha chiesto l'aiuto delle altre Regioni al fine di poter superare la carenza di emocomponenti. Anche la nostra Provincia è chiamata a fare la sua parte e per questo Avis si è attivata con i suoi donatori per una raccolta straordinaria. Come sempre, di fronte ad emergenze come questa, la risposta dei modenesi non ha tardato ad arrivare. Ma continuiamo ad invitare alla donazione anche nelle prossime settimane, perché la carenza di sangue in Lazio avrà tempi lunghi e solo la solidarietà dei donatori potrà garantire le terapie e gli interventi chirurgici negli ospedali romani".
Per effettuare le donazioni ci si può rivolgere alla propria Avis di riferimento o all'Avis provinciale di Modena tel 059 3684911 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – modena.avisemiliaromagna.it
Progetto inaugurato oggi all'Accettazione Pediatrica del Policlinico di Modena grazie all'associazione Un Respiro nel futuro Onlus.
Modena, 21 aprile 2017
Colore e Favole al Pronto Soccorso questo il titolo del progetto inaugurato oggi all'Accettazione Pediatrica del Policlinico di Modena alla presenza del prof. Lorenzo Iughetti, Direttore della Pediatria dell'Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena e di Francesco Allegretti, Coordinatore infermieristico della Pediatria; il progetto, realizzato grazie a Respiro nel futuro Onlus, associazione di medici e genitori di pazienti pediatrici prevede la decorazione degli ambienti dell'Accettazione Pediatrica (nei pressi del Pronto Soccorso Generale) con pellicole decorative ispirate ai personaggi delle fiabe con l'obiettivo non solo di rallegrare gli spazi del pronto Soccorso ma, in maniera più profonda, a far viaggiare i bambini con la fantasia in un mondo dove le creature fantastiche li possono aiutare a vincere le sfide della malattia. All'inaugurazione erano presenti il pediatra e Vice-Presidente dott. Nicola Guaraldi, Elena Tassi (mamma per esperienza di un bambino speciale e consigliere dell'associazione), Mapi Federici (volontaria dell'associazione, coordinatrice dei volontari), il dottor Bruno Mordini (pediatra e consigliere) e Dori Giorgiani (membro dell'Associazione). Tutti hanno portato il saluto del presidente dell'associazione, Federico Ferraresi che non è potuto essere presente.
Tra i personaggi raffigurati nelle decorazioni spiccano L'orso cacciatore, il Beluga coccolone, la Giraffa Golosa, i Cigni e le navi pallone inseriti in un ambiente favolistico dove qua e là emergono elementi della nostra città come la Ghirlandina che gareggia in altezza proprio con la giraffa. Le tavole sono state realizzate da Mapi Federici, illustratrice di fiabe che sottolinea: "Nei disegni ho cercato di trasmettere la Poesia, di agganciarmi empaticamente ai sentimenti che i bambini provano quando entrano in una realtà ospedaliera incatenandone i pensieri ansiosi per condurli in un mondo fatto di visioni oniriche e fantastiche. Fanno da piattaforma le fiabe esclusive di Marcello Valli e l'evidenziazione delle caratteristiche sorprendenti degli animali rappresentati, amici e sentinelle dei bimbi".
"L'idea è di aiutare i bambini che entrano al pronto soccorso ad allontanarsi dal momento di forte tensione e di emergenza che stanno vivendo – ha spiegato Nicola Guaraldi - attraverso le immagini pittoriche il bimbo è naturalmente sollecitato a virare il pensiero dal sé ad un contesto fantastico in cui gli interpreti vedono un animale alleato alla bimba rossa che con il loro sodalizio di ferro affrontano un mondo naturale in cui gli elementi si sovvertono"
"Voglio ringraziare Respiro nel futuro Onlus per il dono che ci ha fatto e che, significativamente, abbiamo inaugurato in questo periodo di festa pasquale – ha commentato il prof. Lorenzo Iughetti, Direttore della pediatria – è importante che i nostri bambini possano godere di spazi adeguati alle loro esigenze, colorati e gradevoli in modo che non si sentano spaventati da una realtà, quella ospedaliera, che è lontana dalla loro sensibilità." L'Accettazione Pediatrica, ogni anno, accoglie circa 20.000 pazienti compresi tra gli 0 e i 14 anni da tutta la Provincia.
Un respiro nel futuro
L'associazione non ha scopo di lucro e nasce in seguito ai numerosi e gravi problemi che i bambini affetti e le loro famiglie devono affrontare. Queste malattie sono infatti rare e come tali sono poco conosciute e poco studiate. La ONLUS è composta da medici, infermieri, volontari e da genitori di bambini che hanno avuto patologie pediatriche ed è impegnata nel migliorare i percorsi e i luoghi di assistenza. Gli scopi dell'associazione sono principalmente di favorire lo studio e la diffusione delle conoscenze legate a queste patologie, stimolare la sensibilizzazione dell'opinione pubblica e delle istituzioni sanitarie, la ricerca di fondi, il sostegno delle famiglie.
(Fonte: Usl Modena)
Sarcomi pediatrici: la storia di Angelo, un bimbo modenese salvato grazie alla sinergia tra il Policlinico di Modena, l'Ospedale di Padova e l'Istituto Oncologico Veneto di Padova. La brachiterapia utilizzata sino ad oggi su solo cinque bambini in Italia.
Modena, 29 dicembre 2016
Un tumore raro, un sarcoma del palato, curato grazie alla collaborazione tra il Policlinico di Modena, l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Padova, Centro di Riferimento Nazionale per i Sarcomi Pediatrici e l'Istituto Oncologico Veneto di Padova - IRRCS, che ha permesso di utilizzare la brachiterapia, una particolare metodica che permette di irradiare tumori aggressivi localizzati in zone particolarmente difficili limitando al minimo gli effetti collaterali legati alla radioterapia, applicata sino ad oggi, in Italia, su cinque bambini. Questa, in sintesi, la storia di Angelo – il nome è di fantasia – un bimbo modenese di 5 anni al quale, nell'agosto 2015 venne diagnosticato un sarcoma a cellule fusate del palato, un tumore raro (1% dei tumori pediatrici) ma dalla prognosi infausta (40% sopravvivenza) e che oggi è in remissione.
"La storia – spiega il prof. Lorenzo Iughetti, Direttore dell'Oncoematologia Pediatrica del Policlinico – comincia oltre un anno fa, quando i genitori di Angelo in vacanza notano una tumefazione nel palato del bambino, inizialmente pensano ad una irritazione ma poi, vedendo che la lesione aumenta di dimensioni, consultano un medico che prescrive una TAC. Purtroppo, l'esame radiologico non tranquillizza e viene consigliato un esame bioptico per avere una diagnosi precisa. I genitori decidono quindi di tornare a casa, a Modena per eseguire l'esame. Il responso della biopsia conferma il sospetto: un sarcoma del palato estremamente aggressivo". Nel frattempo la lesione è ancora aumentata, deformando anche il volto del bambino, così, dopo un consulto tra i medici dell'equipe di Chirurgia Maxillo-facciale, diretta dal prof. Luigi Chiarini, e quella di Oncologia Pediatrica del Policlinico di Modena si decideva di iniziare un programma di chemioterapia per cercare di ridurre le dimensioni della neoplasia prima dell'intervento chirurgico che altrimenti sarebbe risultato troppo invasivo. "Nonostante i numerosi trattamenti – aggiunge la dottoressa Monica Cellini, referente dell'Oncoematologia Pediatrica del Policlinico - il tumore progrediva nella crescita. Abbiamo quindi condiviso la strategia con l'Oncoematologia pediatrica dell'Ospedale di Padova, diretta dal prof. Giuseppe Basso, che è Centro di riferimento nazionale per queste patologie e abbiamo deciso di tentare con l'intervento chirurgico seguito da una particolare trattamento radioterapico, la brachiterapia, in cui una sorgente di radiazioni è collocata all'interno dell'organismo, vicino all'area da irradiare." Questa metodica è svolta dalla Radioterapia dell'IRCSS – Istituto Oncologico veneto di Padova, diretta dal dottor Luigi Corti.
Dopo aver illustrato e condiviso con i genitori il difficile percorso terapeutico, Angelo è stato quindi operato al Policlinico di Modena dall'equipe del prof. Luigi Chiarini che ha rimosso il tumore con un intervento che, vista l'entità della rimozione e la posizione molto delicata, ha richiesto grande esperienza e capacità professionale. Durante l'intervento, dopo la rimozione del tumore, il dott. Giovanni Scarzello, medico radioterapista della Radioterapia dell'Istituto Oncologico Veneto di Padova ha posizionato nel letto tumorale degli speciali vettori che hanno fatto da guida ai fasci di radioterapia destinati a colpire direttamente la zona dove si trovava il tumore prima dell'asportazione chirurgica. Il giorno dopo l'intervento Angelo ancora intubato, viene trasportato in elicottero a Padova per eseguire il trattamento brachiterapico. "Il bambino – conclude il prof. Iughetti - una volta terminato il trattamento a Padova che è durato 7 giorni, è rientrato a Modena dove con un nuovo intervento gli è stata inserita una protesi provvisoria e ha proseguito la convalescenza sino a quando ha potuto riprendersi ad alimentarsi, a giocare, a sorridere. Oggi Angelo a distanza di un anno dall'intervento chirurgico sta bene e prosegue con i controlli che confermano la remissione del tumore".
(Ufficio Stampa Ausl MO)
Sono 65 gli interventi svolti al policlinico dal 2014. Il dottor Paolo Magistri medico in formazione premiato con due stage, uno a Strasburgo e uno a Barcellona.
Modena, 19 settembre 2016
Prestigioso riconoscimento per la Chirurgia Epatobiliopancreatica e dei Trapianti del Policlinico di Modena. L'unità diretta dal prof. Fabrizio Di Benedetto è stata, infatti, premiata nel corso del VII Simposio Internazionale di Chirurgia Epatobiliopancreatica e dei Trapianti di Fegato, tenutosi a Montpellier dal 12 al 14 settembre, organizzato dal prof. Francis Navarro, Direttore del Dipartimento di Chirurgia Digestiva e dei Trapianti del centro Ospedaliero Universitario di Montpellier. Il riconoscimento è stato ottenuto grazie al lavoro scientifico dal titolo "Minimally invasive surgery for HCC: comparison of laparoscopic and robotic approach in 46 consecutive cases" (Chirurgia mininvasiva per epatocarinoma: confronto tra approccio laparoscopico e robotico in 46 casi consecutivi) presentato dal dott. Paolo Magistri, Medico in Formazione del centro.
Lo studio riporta l'esperienza dell'unità epatobiliare nella chirurgia mini-invasiva, laparoscopica e robotica del Policlinico di Modena, per il trattamento delle neoplasie del fegato, primitive e metastatiche. "Ad oggi la nostra unità ha eseguito 65 interventi di chirurgia robotica, più del 60% dei quali per patologie neoplastiche del fegato, ma anche pancreatiche ed intestinali – spiega il prof. Fabrizio di Benedetto che ha partecipato al Convegno in qualità di esperto nella gestione di casi complicati di chirurgia epatica mini-invasiva e robotica – tutto il nostro gruppo ha partecipato con ben sei lavori scientifici, uno dei quali si è aggiudicato il premio di migliore presentazione". Tale premio consiste nella possibilità per uno dei medici in formazione di svolgere due stage di perfezionamento in chirurgia mini-invasiva epatica e pancreatica robotica presso i centri di Strasburgo (Francia) e Barcellona (Spagna), che porterà così ulteriore arricchimento alla qualità della chirurgia del Policlinico. Tale risultato conferma il Policlinico di Modena come un centro all'avanguardia nell'innovazione chirurgica e nella qualità del servizio pubblico. "La tecnologia Robotica – spiega il prof. Fabrizio Di Benedetto – permette minimi traumi con il rispetto dei canoni della chirurgia oncologica ed una ripresa precoce della mobilizzazione e dell'alimentazione dei pazienti con un ritorno più veloce alle attività quotidiane."
"Siamo molto soddisfatti per questo premio – commenta il dottor Ivan Trenti, Direttore generale del Policlinico – che costituisce un riconoscimento all'attività non solo del Centro del Policlinico ma di tutta la rete ospedaliera cittadina, visto che gli interventi vengono eseguiti materialmente all'ospedale di Baggiovara". L'attività di resezione epatica e pancreatica robotica, infatti, viene effettuata dai chirurghi del Policlinico utilizzando il Robot Da Vinci collocato presso il Nuovo Ospedale Civile Sant'Agostino Estense di Baggiovara. Iniziata nel luglio 2014, ad oggi conta 65 procedure tra resezioni epatiche e pancreatiche.
L'attività di Chirurgia Robotica completa l'offerta al paziente con patologia epatica all'interno del PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Aziendale) Punto Fegato che offre un percorso completo, dalla diagnosi al trattamento chirurgico ed oncologico. Il Centro, dalla sua apertura nel novembre 2000, ha eseguito oltre 1.400 interventi tra resezioni epatiche e trapianti di fegato.
(Fonte: ufficio stampa USL MO)
Grande novità alla Cardiologia del Policlinico nel campo delle Aritmie. Impiantato un Micropacemaker grande come una moneta da un euro e privo di fili che fornisce una nuova possibilità di cura ai pazienti con problemi clinici complessi.
Modena, 21 giugno 2016
Un nuovo Micro-Pacemaker è stato installato nei giorni scorsi al Policlinico di Modena, dall'equipe della Cardiologia diretta dal Professor Giuseppe Boriani, attuale Presidente dell'Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione. Grande come una moneta da un euro, 10 volte più piccolo di un pacemaker tradizionale, il Micro-Pacemaker è stato posizionato direttamente dentro il cuore, ancorato con particolare alette, il tutto con il paziente sveglio e collaborante. Si è trattato del primo impianto del genere nella nostra Provincia.
"Abbiamo applicato il micro pacemaker a un paziente di 73 anni con problemi clinici particolarmente complessi e con episodi ricorrenti di svenimento nel quale le tecniche di impianto tradizionali erano ad alto rischio. Abbiamo pertanto scelto la strada dell'innovazione più avanzata." ha commentato il Professor Giuseppe Boriani. I pacemaker tradizionali vengono posizionati sottopelle e collegati al cuore da un catetere; il Micro-Pacemaker, invece, è un sofisticato esempio di microtecnologia che permette di racchiudere tutto l'occorrente in un oggetto grande come una moneta che, quindi, può essere impiantato direttamente nel cuore. La batteria dura circa dieci anni, trascorsi i quali il Pacemaker va sostituito. "La procedura di impianto è molto particolare e impegnativa, ma tutto è andato bene e il paziente è andato a casa oggi" ha aggiunto il Dottor Edoardo Casali che ha eseguito l'impianto con il Professor Boriani.
Alla procedura ha partecipato anche il dottor Mauro Zennaro della Cardiologia di Baggiovara diretta dal dottor Stefano Tondi, nell'ambito della sempre più stretta collaborazione fra le due Cardiologie, già in atto per l'Emodinamica e in fase di avvio per l'Elettrofisiologia. In tale prospettiva, la dotazione tecnologica della Elettrofisiologia del Policlinico si sta potenziando con nuove apparecchiature all'avanguardia per il trattamento delle aritmie e ciò permetterà di curare un maggior numero di pazienti con disturbi del battito cardiaco con tecniche di precisione (ablazione transcatetere) in grado di colpire zone critiche del cuore che determinano aritmie cardiache.
(Fonte: ufficio stampa Usl MO)
L'Unicef vicino ai bambini ricoverati al Policlinico. Tradizionale appuntamento con la consegna delle "Pigotte": 50 bambole donate ai piccoli degenti per sostenere i bambini meno fortunati.
Modena, 5 maggio 2016
Appuntamento tradizionale con le Pigotte dell'UNICEF ieri mattina, mercoledì 4 maggio nelle degenze di Pediatria e Oncoematologia Pediatrica del Policlinico di Modena. La delegazione dell'UNICEF, guidata dalla prof. Fiorella Balli è stata accolta dal prof. Lorenzo Iughetti, Direttore della Struttura Complessa di Pediatria e Oncoematologia Pediatrica e dalla dottoressa Monica Cellini, referente per l'Oncoematologia Pediatrica, dalle maestre dello Spazio Scuola e Spazio Incontro, da Mirella Cantaroni, referente aziendale del volontariato. Erano presenti Anna Mucciarini in rappresentanza dell'Associazione Regina Elena Onlus e Giovanna Vignoli. Presidente di Curare il Dolore Onlus. Quest'anno saranno 50 le Pigotte donate al Policlinico da UNICEF.
La donazione di una Pigotta a tutti i bambini e le bambine ricoverati al Policlinico di Modena rientra in una lunga e proficua collaborazione tra la Pediatria, l' Onco-Ematologia Pediatrica e UNICEF, che, anche quest'anno, come di consueto, si è ripetuta nell'approssimarsi della festa della Mamma, che si celebrerà domenica 8 maggio. Le 50 Pigotte, che verranno donate, sono le classiche bambole di pezza fatte in casa, che dal 1988 sono diventate un simbolo per le campagne di raccolta fondi promosse dall'UNICEF. "Adottando una Pigotta – spiega Fiorella Balli dell'UNICEF - si ha modo di finanziare la vaccinazione di bambini meno fortunati, contro alcune delle più diffuse malattie che causano l'alta mortalità infantile in tante zone del mondo: poliomielite, difterite, pertosse, morbillo, tetano e tubercolosi". Regalando la bambola UNICEF ai bimbi malati si vuole donare loro un sorriso e associarlo al sorriso di bambini di altri Paesi che saranno preservati da gravi malattie infettive.
Quest'anno UNICEF ha beneficiato della vicinanza di due importanti sodalizi modenesi, noti per le loro attività benefiche: l'Associazione Internazionale Regina Elena Onlus (AIRH) e l'Associazione Curare il Dolore (CID) che con una donazione a UNICEF consentiranno ai bambini in difficoltà del mondo di ricevere un sostegno per l'attuazione dei loro diritti. Quest'anno i fondi ricavati dalla vendita delle Pigotte saranno destinati al progetto di UNICEF "Vogliamo zero" che contrasta la mortalità infantile.
L'ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE REGINA ELENA ONLUS sezione di MODENA L'associazione è nata nel novembre 1985, apartitica ed apolitica ed è presente in 56 diversi paesi. Il suo scopo principale è di aiutare concretamente e direttamente chi ha davvero bisogno. Lo scopo dell'Associazione Internazionale Regina Elena si può riassumere nel moto di Elena di Savoia "Regina della Carità", insignita dalla Rosa d'oro della Cristianità da Papa Pio XI: "SERVIRE".
CID - CURARE IL DOLORE ONLUS
Associazione di volontariato attiva nel modenese dal 1998 con sede a Castelfranco Emilia presso l'Ospedale Regina Margherita. Nel 2015 è stata aperta inaugurata una seconda sede a Modena.
L'Associazione favorisce, sostiene e promuove iniziative e progetti solidali per diffondere su tutto il territorio provinciale il livello minimo di cura del dolore. Il dolore è ancora considerato solo un sintomo, spesso da accettare o comunque da curare in via secondaria rispetto alla malattia principale. Con la legge 38 del 2010 finalmente, anche nel nostro Paese, si afferma il diritto alla cura del dolore. Da questo assioma – curare il dolore – nasce CID che sviluppa la propria azione secondo diverse direttrici: dalle iniziative di sensibilizzazione alla lotta contro il dolore alle azioni a sostegno delle persone malate, passando per l'aiuto alle famiglie nei percorsi di assistenza.
(Fonte: ufficio stampa USL MO)
Monsignor Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena-Nonantola è stato gradito ospite del Policlinico di Modena nel corso della XXIV Giornata del Malato. Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela" (Gv 2,5), questo il tema dell'edizione 2016.
Modena, 11 febbraio 2016
Monsignor Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena-Nonantola è stato gradito ospite del Policlinico di Modena nel corso della XXIV Giornata del Malato che, come ogni anno, si si è celebrata oggi, 11 febbraio, giorno della prima apparizione della Madonna a Lourdes. Mons. Castellucci ha accettato l'invito del direttore generale, Ivan Trenti e del Parroco, don Ilario Cappi, a incontrare non solo una rappresentanza dei pazienti ma anche dei professionisti che ogni giorno lottano con la malattia. Il tema di quest'anno è tratto dal vangelo di Giovanni (Gv 2,5) e raccomanda di affidarsi a Gesù qualsiasi cosa accada, un tema quindi davvero significativo quando declinato in un ambiente come l'Ospedale dove ogni giorno si vive e si lotta contro la malattia. L'incontro è stato trasmesso in diretta sul canale interno del Policlinico a beneficio di tutti i ricoverati. Dopo il saluto del Direttore generale Ivan Trenti e del Direttore delle professioni sanitarie Annarita Garzia, Mons. Castellucci ha parlato per un'ora con gli operatori e i rappresentanti delle associazioni di volontariato, ascoltando anche l'intervento di alcuni professionisti. Alla fine dell'incontro, l'Arcivescovo ha firmato il libro d'Onore degli Ospiti del Policlinico prima di recarsi in visita ai pazienti ricoverati in alcuni reparti del Policlinico: l'Ematologia, l'Oncologia, Hospice al Padiglione Beccaria e l'Ostetricia al VI piano, accompagnato dal Direttore Generale, dal Direttore delle Professioni sanitarie e accolto dagli operatori. Alle 16,00 ha celebrato la funzione nella cappella del Policlinico.
DICHIARAZIONI
Mons. Erio Castellucci: "Chi fa terapeuta ha una marcia in più, deve avere il coraggio di chinarsi sull'ammalato. Non siamo mai perfettamente sani, ma vediamo in chi ci cura dei segni della premura di Dio. La medicina non sempre riesce a fare miracoli, ma il vero miracolo è l'umanità verso chi soffre che va trattato come un essere umano anche quando la prognosi è infausta. Il Dialogo con paziente, l'importanza di lanciare un ancora di umanità verso chi in quel momento ha bisogno di tutto, sono aspetti fondamentali dell'assistenza, dove la relazione umana è un vero balsamo per chi soffre. Gli operatori sanitari si chinano verso il malato come faceva Gesù e come lui lottano per rialzarlo. Vi auguro di continuare ad essere persone così significative per tutti coloro i quali continueranno ad avere bisogno dell'ospedale."
Dott. Ivan Trenti: "Davvero un bel pomeriggio. Mi hanno molto colpito soprattutto due passaggi del discorso di Don Erio, come lui stesso ha chiesto di essere chiamato. L'avere il coraggio di chinarsi e tenere la mano al malato e il dialogo come ancora per aiutarlo ad alzarsi sono a mio avviso due messaggi fondamentali per chi fa assistenza e ringrazio tutti gli operatori di questo Policlinico che si impegnano ogni giorno al massimo per dare questo tipo di assistenza ai nostri pazienti. Un grazie va anche alle associazioni di volontariato che supportano il nostro ospedale. Credo che questo pomeriggio sia stato davvero significativo e mi permetto di invitare di nuovo, don Erio, in diretta, alla Giornata del Malato 2017."
La Giornata del Malato
La Giornata Mondiale del Malato è stata voluta da San Giovanni Paolo II nel lontano 1992, ha lo scopo di sensibilizzare le comunità cristiane e la società civile sui problemi della cura e dell'assistenza nei confronti di chi soffre, richiamando – altresì - l'impegno sociale del volontariato sanitario, aiutando i malati a sentirsi soggetto attivo nella comunità, non solo cristiana, e ponendo l'accento sulla necessità di pervenire ad una effettiva umanizzazione della cura e dei luoghi di cura.
(Fonte: ufficio stampa Usl MO)
Prevenzione del tumore al seno: al Policlinico la prima tomosintesi 3D, grazie alla donazione di GA Operations. La donazione, del valore di oltre 170.000 euro, effettuata da GA Operations, importante azienda del nostro territorio che permette di scoprire lesioni che sfuggono alla mammografia tradizionale. -
Modena, 25 gennaio 2015
Attiva al Policlinico la prima tomosintesi mammaria tridimensionale, donata da GA Operations S.p.A. L'apparecchiatura, che sarà a disposizione della rete provinciale per la lotta al tumore al seno, è stata consegnata alla Struttura Complessa di Radiologia del Policlinico di Modena, diretta dal prof. Pietro Torricelli. Si tratta del modello Selenia Dimensions© Avia Tomo Ready della Hologic, uno strumento di ultima generazione che permette una estrema accuratezza diagnostica nello scoprire e localizzare le lesioni mammarie e di evidenziare quelle che possono sfuggire alla mammografia tradizionale bidimensionale, grazie alla combinazione di immagini acquisite a due dimensioni, a tre dimensioni e con tomosintesi tridimensionale multi-strato. La tomosintesi verrà utilizzata come diagnostica di secondo livello alla quale si accederà sulla base della valutazione di ogni singolo caso, effettuata dal Radiologo Senologo.
L'apparecchiatura è stata consegnata nei giorni scorsi al Policlinico, nel corso di un incontro informale, dai rappresentanti di GA Operations: Stefano Omer Orsi, Direttore Polo Industriale di Modena, Paola Gobbi, Responsabile Servizi Generali ed Antonella Sghedoni, Responsabile Controllo di Gestione. I donatori sono stati accolti dal Direttore Generale del Policlinico Ivan Trenti, da Pietro Torricelli, Direttore del Dipartimento Interaziendale Integrato Diagnostica per Immagini (D.I.I.D.I.) e da Rachele Battista, radiologo del Policlinico.
«Grazie a questa ulteriore acquisizione tecnologica – commenta il Direttore generale Ivan Trenti – il Policlinico è in grado di offrire alle proprie pazienti e alla rete provinciale un decisivo strumento di diagnosi del tumore al seno, che affianca e potenzia lo Screening di primo livello e le indagini di secondo livello svolte nel nostro ospedale. Siamo quindi grati alla GA Operations per la sensibilità dimostrata verso il nostro Policlinico in un settore strategico, quello della lotta al cancro della mammella. A questo proposito vorrei anticipare che il Percorso Diagnostico Terapeutico del Policlinico ha avviato l'iter di certificazione dell'European Society of Breast Cancer Specialist (EUSOMA), il massimo organismo scientifico europeo che si occupa del tumore al seno. Una volta concluso, il percorso attesterà gli elevati standard sia dal punto di vista organizzativo, sia dal punto di vista della casistica e delle terapie raggiunti dal Policlinico».
«Un grande Grazie va ai nostri colleghi – commenta Stefano Omer Orsi, Direttore Polo Industriale di Modena - La realizzazione di questo importante progetto, infatti, è stata possibile grazie anche al contributo delle oltre 400 persone di GA Operations Sede di Modena. Conosciamo la sensibilità dei nostri dipendenti verso i progetti benefici, ma la loro risposta ha stupito anche noi». Nelle prossime settimane i radiologi senologi del Policlinico visiteranno lo stabilimento di GA Operations per sensibilizzare sulla prevenzione le dipendenti dell'Azienda e ringraziare della donazione.
La mammografia tradizionale
La mammografia bidimensionale (2D) rappresenta l'esame gold-standard di diagnostica senologica, in quanto consente di effettuare diagnosi precoce di tumore al seno, riducendo sia il numero di tumori diagnosticati in fase avanzata che il tasso di mortalità. Tuttavia, una percentuale significativa di tumori (fino al 40%) può non essere identificabile, in quanto caratterizzata da segni minimi e non sempre riconoscibili all'esame mammografico iniziale. «Il problema – spiega Pietro Torricelli, Direttore del Dipartimento Interaziendale Integrato Diagnostica per Immagini - è legato al più importante limite della mammografia 2D, ovvero la densità mammografica; infatti, la valutazione di strutture tridimensionali, quali i corpi mammari, mediante un esame bidimensionale come la mammografia 2D, comporta la sovrapposizione delle diverse componenti del tessuto fibro-ghiandolare mammario denso, che può limitare la visibilità di lesioni neoplastiche. Le conseguenze sono, da un lato la difficoltà a riconoscere le lesioni più piccole, dall'altro il rischio di avere "false immagini" e reperti sospetti, che rendono incerta l'interpretazione dell'esame mammografico 2D».
La tomosintesi 3D
La Tomosintesi Digitale della mammella (Digital Breast Tomosynthesis, DBT) rappresenta un'ottima soluzione a questo problema. La DBT è una tecnica di imaging tridimensionale che elabora diverse proiezioni bidimensionali, ottenute mediante la rotazione del tubo radiogeno intorno alla mammella in esame, ricostruendo poi immagini volumetriche tridimensionali della mammella stessa. «La DBT permette di visualizzare la quasi totalità di quelle lesioni che possono sfuggire alla mammografia tradizionale - conclude il prof. Torricelli – Dal momento però che la DBT si basa su esposizioni multiple, va attentamente valutato il rischio di accrescere la dose di radiazioni, rischio che si può minimizzare effettuando esposizioni a basse dosi, in modo che ogni acquisizione con DBT corrisponda a circa il 5-10% di dose di una singola proiezione mammografica. E' importante, infatti, ricordare che le radiazioni vanno sempre limitate allo stretto necessario, secondo un criterio di ottimizzazione basato sulla valutazione del rapporto costi-benefici».
Gli utilizzi
La DBT ha importanti applicazioni sia nel campo dello Screening, dove permette la riduzione dei richiami, cui consegue un aumento della sensibilità e della specificità del programma di Screening e la riduzione dell'intervallo di tempo tra esame e diagnosi definitiva. Poiché la DBT consente di superare il limite della densità mammaria, appare più agevole l'identificazione delle lesioni espansive, con migliore caratterizzazione della loro forma e contorni, nonché dell'ampiezza e dell'architettura delle distorsioni parenchimali. Anche nei seni a prevalente componente adiposa, l'apporto migliorativo della DBT è rappresentato da una maggior capacità di individuazione di lesioni di piccole dimensioni, che possono talvolta sfuggire alla mammografia 2D. È inoltre possibile effettuare un eventuale campionamento bioptico della lesione utilizzando le coordinate generate dalla DBT. Nel campo della mammografia clinica la maggiore accuratezza della DBT permette una riduzione degli esami di II e III livello (ago-aspirati, biopsie, mammo-RM), che impattano sensibilmente sul carico di ansia e apprensione delle pazienti oltre che sulla spesa sanitaria.
La DBT trova pertanto ampie prospettive di applicazione nella valutazione delle mammelle ad elevata densità radiografica, tipiche della donna giovane, sia nella fascia di età pre-screening (40-44 anni), sia nelle pazienti che presentano rischio elevato di sviluppo di carcinoma mammario su base genetico-familiare che vengono sottoposte a specifici programmi di sorveglianza clinico-strumentale. La DBT può essere inoltre utilizzata come metodica di rivalutazione di reperti evidenziati dalla sola RM, in quanto permette una migliore localizzazione spaziale della lesione. «La DBT installata al Policlinico – spiega la dottoressa Rachele Battista – verrà utilizzata principalmente come diagnostica di secondo livello. Si tratta infatti di un'apparecchiatura molto sofisticata che deve essere dedicata a casi selezionati sulla base delle esigenze diagnostiche. In futuro potrà essere utile per indagini mirate su particolari settori della popolazione sulla base di progetti specifici».
Il Policlinico e la lotta al tumore mammario
Il Policlinico di Modena è la struttura di riferimento a livello provinciale per la cura del carcinoma mammario, il cui percorso diagnostico si sviluppa all'interno del Dipartimento Interaziendale ad attività integrata di Diagnostica per Immagini, sia attraverso l'attività di Screening mammografico, sia attraverso le indagini della mammografia clinica. Al Policlinico vengono attualmente svolte più di 6.000 mammografie cliniche, circa 7.000 tra ecografie e RM mammarie e circa 750 indagini di tipo bioptico. In caso di riscontro di patologia tumorale le pazienti vengono inserite nel percorso terapeutico e inviate al PUNTO Amico Senologico, dove un team multidisciplinare, composto da chirurghi senologi, chirurghi plastici, oncologi, radioterapisti, anatomopatologi, fisiatri, psicologi, in stretto legame con i radiologi senologi, prendono in carico la paziente in ogni fase del percorso. Ogni anno sono circa 500 le donne che si rivolgono al PUNTO per una patologia neoplastica al seno e gli interventi chirurgici eseguiti annualmente sono circa 600, con almeno 450 linfonodi sentinella valutati.
SCHEDA - La TOMOSINTESI 3D della Hologic, Modello Selenia Dimensions© Avia Tomo ready
Il mammografo digitale Selenia Dimensions© offre la possibilità di rivoluzionare la mammografia, innovando in modo significativo i paradigmi dell'imaging mammografico e del precoce rilevamento del tumore alla mammella. Questo grazie alla combinazione di immagini acquisite a due dimensioni, a tre dimensioni e tomosintesi tridimensionale multi-strato. Il Dimensions è progettato per fornire eccezionali immagini 2-D e 3-D alla dose più bassa possibile di radiazioni. La ricostruzione stratificata ottenibile con la tomosintesi riduce o elimina del tutto i problemi causati dalla sovrapposizione dei tessuti ed il rumore strutturale, che si possono avere in una immagine 2-D, offrendo un'ottimizzata capacità diagnostica ed una superiore attenzione alla paziente.
(Fonte: ufficio stampa Usl MO)
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