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Mercoledì, 27 Novembre 2013 15:26

Castelfranco, Sicurezza un valore per la comunità

Giovedì 28 novembre alle 20.45 un confronto per affrontare il problema della microcriminalità a Castelfranco e dintorni -

Castelfranco, 27 novembre 2013 -
 
Il tema della sicurezza è sempre più sentito, certo ben la di là dei numeri, che sul nostro territorio parlano comunque di episodi di microcriminalità in crescita. Soprattutto in alcune zone, per caratteristiche legate alla loro collocazione geografica, furti e rapine sono un problema con il quale la comunità deve misurarsi sempre più frequentemente. E' il caso di quella fascia della pianura che va da Nonantola a San Cesario, passando da Bomporto e Castelfranco, una zona difficile da controllare per la sua ampiezza, con collegamenti viari che consentono di muoversi con rapidità e senza dare nell'occhio.

Certo, a questa situazione sta contribuendo anche la crisi, ma non è tanto un problema di cause, quanto, piuttosto, di come fronteggiare questo fenomeno che sta aumentando il senso di insicurezza, sia negli insediamenti produttivi che nelle zone a propensione commerciale, oltre che nelle aree residenziali.

Le Associazioni di riferimento di Rete Imprese Italia – Cna, Confcommercio, Confesercenti e Lapam Confartigianato – per affrontare in modo costruttivo questa situazione, hanno organizzato una serata di confronto alla quale è stato invitato il prefetto di Modena, Michele di Bari, oltre ad alcuni sindaci dell'Area e ai rappresentanti di Rete Imprese Italia.

L'obiettivo è quello di individuare possibili azioni comuni per contrastare i fenomeni criminosi, nella consapevolezza che occorre mettere in campo una strategia che veda coinvolti gli imprenditori, le associazioni, i cittadini, le istituzioni e le forze dell'ordine.

La serata, aperta al pubblico, è in programma giovedì 28 novembre alle 20.45 presso la nuova biblioteca di Castelfranco Emilia, in piazza Liberazione, 5.


(Fonte: ufficio stampa CNA MO)
Aziende senza liquidità dopo la ricostruzione: le Associazioni chiedono il rinvio al 30 giugno della pesantissima seconda rata e l'immediata dilazione in cinque anni del pagamento -

Mirandola, 26 novembre 2013 -
Il 31 dicembre scadrà la seconda rata per il rimborso del finanziamento concesso alle imprese per il pagamento delle imposte e dei contributi.

Mentre la prima di queste scadenze era riferita solo agli interessi del finanziamento, quella in questione riguarda tributi e contributi maturati dal giugno 2012 al maggio 2013; inoltre, alla stessa scadenza dovranno essere restituite parte delle quote di contributi dei dipendenti trattenute da maggio 2012 a settembre 2013: si tratta, dunque, di importi molto significativi, che nella stragrande maggioranza dei casi interessano imprese che hanno già anticipato le spese per il ripristino di capannoni, impianti, scorte, in molti casi anche per la delocalizzazione temporanea della propria attività e che, se pure hanno fatto o stanno facendo domanda per l'ottenimento dei contributi per la ricostruzione, non hanno ancora visto la liquidazione dei relativi finanziamenti.

In questa situazione, sono numerosissime le aziende che hanno esaurito la liquidità a propria disposizione e che quindi non sono in grado di rispettare la prossima scadenza. Altre imprese, per cercare di ottenere le somme necessarie al pagamento, stanno approntando con le banche appositi piani finanziari, comunque di difficile realizzazione a causa di bilanci preconsuntivi condizionati dagli effetti del sisma e dalla delicata situazione economica.

Queste ragioni hanno spinto le Associazioni facenti capo a Rete Imprese Italia a scrivere ai parlamentari modenesi per chiedere uno spostamento della scadenza di dicembre al 30 giugno 2014 e una successiva dilazione dei pagamenti in cinque anni. Una richiesta rispetto alla quale è stato sollecitato anche l'appoggio della Regione Emilia Romagna e dei sindaci dell'area nord a fronte di una situazione di difficoltà economica-finanziaria che sta pesantemente condizionando la ricostruzione, in particolare per ciò che riguarda le piccole e medie imprese del territorio colpito dal sisma.

(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)
 
Fiumalbo, 19 novembre 2013 -
 
"Alla luce dell'irricevibilità dell'istanza presentata dai titolari dell' Hotel Appenino di Fiumalbo, ci chiediamo se i dirigenti del Demanio abbiano valutato le implicazioni per il territorio della chiusura di questa attività, unica soluzione possibile di fronte alla richiesta del pagamento di una concessione che da 2.500 euro passerà in un solo anno a 105.000". Il nuovo appello alle istituzioni di Andrea Lenzini, direttore della sede CNA di Fiumalbo, è l'ultima disperata richiesta d'intervento per salvare un'attività di importanza fondamentale per l'intera comunità.
"Regione, Sindaco, ora anche la Provincia: tutti hanno raccolto questo grido di allarme. Ora, però, servono risposte, magari chiamando direttamente in causa il Ministero dell'Economia. O meglio – visto che la risposta c'è già, ed è negativa – chiedendo per l'ultima volta che la questione della concessione sia affrontata in modo equo e coerente".
Perché "equo"? Perché un aumento di oltre 40 volte della concessione sull'albergo, a fronte dell'impegno di una famiglia che, dopo averlo costruito, in 76 anni di gestione ha sicuramente aumentato il valore della proprietà in questione, non risponde certo a criteri di giustizia. Perché "coerente"? Perché una scelta del genere, che determina l'inevitabile chiusura dell'attività e con essa l'impoverimento del territorio, significa contraddire e sprecare tutti gli investimenti in cui le istituzioni locali si stanno prodigando per salvare le comunità che vivono sull'Appennino.
"A Fiumalbo ci sono famiglie che stanno vivendo un vero dramma" continua Lenzini. "Ci sono i titolari, i sei nuclei famigliari dei dipendenti dell'albergo, le ditte che si occupano di manutenzione che vedono scomparire un cliente importante, gli altri negozi che perdono la clientela rappresentata dai fruitori dello hotel. C'è un intero territorio che perderà un importante punto di riferimento, visto che l'albergo, oltre ai turisti, d'estate ospita gli atleti del Claudio Merlo Camp e di altre discipline sportive, mentre d'inverno vi trovano alloggio gli atleti di varie nazioni partecipanti alle gare di livello internazionale che si svolgono all'Abetone".
Cna fa notare che nella vicina Sestola il Comune ha bloccato per cinque anni l'affitto del Rifugio Lago della Ninfa, proprio per evitare che il territorio perdesse un'importante punto di riferimento. A Fiumalbo il Demanio sta facendo l'esatto opposto.
"Per tutti questi motivi riteniamo ingiustificata la pretesa del Demanio, e ci rivolgiamo alle istituzioni affinché rivolgano un ultimo appello a favore del nostro territorio. Di fatto i titolari hanno già chiuso l'hotel dal 15 settembre, in attesa della soluzione del problema o per rimuovere arredi ed attrezzature e restituire delle chiavi allo Stato. Ad oggi, dunque, le prenotazioni per la stagione invernale sono bloccate, visto che l'albergo non può garantire l'ospitalità. La situazione, insomma è disperata: non facciamola diventare tragica. E soprattutto, facciamo in fretta".
 
(Fonte: L'Ufficio Stampa CNA MO)
Giovedì, 14 Novembre 2013 15:09

Proclamato il fermo nazionale dell'autotrasporto

Roma, 14 novembre 2013

Il Comitato Esecutivo ha ratificato la decisione di proclamare il fermo dei servizi dell'autotrasporto a partire dalle ore 00 di lunedì 9 dicembre fino alle ore 24 di venerdì 13 dicembre assunta dalla Presidenza dell'Unatras al termine dell'incontro con il Sottosegretario Girlanda avvenuto in data 13/11/2013. Anche l'Anita ha condiviso la necessità della proclamazione.

Il taglio del rimborso delle accise, l'assoluta incertezza sulle risorse destinate al settore con particolare riferimento agli interventi per il contenimento del costo del lavoro, la mancata emanazione dei provvedimenti richiesti sulla riforma dei poteri assegnati all'Albo, l'assenza di iniziative concrete per arginare il fenomeno del cabotaggio abusivo praticato dai vettori esteri, sono le principali motivazioni che hanno indotto le associazioni aderenti all'Unatras ad assumere all'unanimità la decisione.

Il Governo, nel corso di questi mesi si è completamente disinteressato delle questioni sollevate dall'autotrasporto, dimostrand0o in tal modo di non aver compreso il ruolo fondamentale del settore nella auspicata ripresa econonomica.

Unatras ed Anita restano disponibili a continuare il confronto per trovare soluzioni possibili e pertanto chiede un incontro urgente con la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
 
(Fonte: ufficio stampa CNA MO)
Modena, 13 novembre 2013 -
 
Dalla cessione delle azioni Hera per superare il conflitto di interessi che coinvolge il Comune e reperire risorse, alla privatizzazione di alcuni servizi, dalla necessità aumentare gli investimenti a sostegno dell'economia all'applicazione della Legge regionale sulle funzioni amministrative locali. Se ne parla giovedì 14 novembre in un incontro con il Vicesindaco Boschini.

242 milioni di euro, il 60% di questi concentrati sul welfare (100 milioni), l'11,6% investito sull'attuazione del programma. Alle politiche economiche (attività amministrative, servizi come quelli per il turismo), invece, sono dedicati circa 3 milioni, il 70% di ciò che viene speso nello sport. Sono alcuni dei numeri che le Associazioni di Rete Imprese Italia hanno evidenziato nel bilancio del Comune di Modena e che saranno commentati nel corso dell'incontro che Cna, Confcommercio, Confesercenti e Lapam, le Associazioni di Riferimento di Rete Imprese Italia, hanno organizzato con il vicesindaco Giuseppe Boschini domani, giovedì 14 novembre alle 20.30, presso la Sala Panini della Camera di Commercio.

"Nel capoluogo si contano circa 19.000 imprese. Le nostre associazioni ne rappresentano circa il 60%. Rappresentiamo, cioè, gli interessi di migliaia e migliaia di famiglie di imprenditori che danno lavoro, nel capoluogo, a circa 50.000 persone. Ecco perché abbiamo voluto organizzare questo confronto, convinti che oggi servano scelte anche controcorrente per cercare un nuovo sviluppo della nostra comunità", commentano Nicola Fabbri, Massimo Malpighi, Silvia Manicardi e Mauro Salvatori, presidenti per il Comune di Modena rispettivamente di Cna, Confcommercio, Lapam e Confesercenti.

Scelte controcorrente, si diceva, a cominciare da Hera. Nella nostra città il costo di smaltimento dei rifiuti per le imprese ha continuato a correre: negli ultimi 7 anni l'incremento è stato in media del 25%, con punte del 30% per alcune categorie. Peraltro, senza che sia stato tangibile un miglioramento dei servizi erogati o un aumento della produzione dei rifiuti, stante la crisi. Tutto ciò pone seri interrogativi rispetto al ruolo che la nostra città – capofila dei comuni del territorio modenese, che, per tramite di Hsst, detengono più del 10% di azioni di Hera ed esprimono alcuni componenti del CdA, a cominciare dal vicepresidente – ha esercitato per influenzare le politiche della multiutilty. L'impressione è che Modena si sia limitata ad incassare i dividendi (9 milioni solo nel 2012, assieme a quelli delle Farmacie comunali) ed a svolgere un ruolo notarile rispetto a scelte che hanno puntato esclusivamente sulla tutela degli azionisti, mettendo in secondo piano le esigenze del territorio. In altre parole, il Comune eserciterebbe il suo legittimo ruolo di azionista, innescando però un vero e proprio conflitto d'interessi rispetto alle richieste di imprese e cittadini: avere un servizio efficiente e di qualità al minor costo possibile. Sanare questo conflitto d'interessi vendendo le proprie azioni sino ad uscire dal patto di sindacato, utilizzando le risorse ricavate per far ripartire investimenti mirati, sarebbe un'opzione da mettere all'ordine del giorno. Soprattutto, sarebbe un'azione che risponderebbe alle attese della comunità.

Una vicenda, quella del rapporto Hera-Comune, che tira in ballo anche la questione imposte e tariffe, che assomigliano sempre più a tasse occulte. Pensiamo al passaggio Tia-Tares, che, con l'indetraibilità dell'iva ed il conguaglio di fine anno, e con l'applicazione delle maggiorazioni a copertura dei cosiddetti servizi indivisibili, comporterà un significativo aumento dell'esborso da parte delle realtà produttive e commerciali.

Non meno grave è la situazione dell'Imu, che in due anni, per alcune categorie, è più che raddoppiata e rispetto alla quale stiamo assistendo ad un dibattito surreale, che non ha minimamente preso in considerazione la realtà delle imprese. A livello locale, gli imprenditori si aspettano dall'Amministrazione Comunale quel segnale di attenzione verso il mondo economico, che è mancato nelle scelte di bilancio degli ultimi due anni. Ecco perché Rete Imprese ribadisce la richiesta dell'introduzione di un'aliquota di favore (in linea di principio corrispondete a quella pagata sino al 2012 sulla prima abitazione) per i fabbricati utilizzati direttamente dall'impresa nella propria attività, da assimilare a veri e propri beni strumentali.

A rendere il quadro ancora più incerto e potenzialmente drammatico, è l'arrivo la TRISE, il nuovo tributo sui servizi comunali, che assorbe IMU e TARES (ma non il tributo provinciale ambientale, già oggi al livello massimo del 5%). Come noto, una parte del tributo riguarda il servizio di gestione dei rifiuti (TARI) e una parte (la TASI) i servizi "indivisibili" (illuminazione pubblica, manutenzione strade ecc.). Per la TASI la base imponibile sarà quella dell'IMU e l'aliquota base dovrà essere dell'uno per mille o un euro al mq. Ai Comuni viene data facoltà di intervenire sull'aliquota e le maggiorazioni potranno arrivare all'aliquota massima dell'IMU incrementata dell'uno per mille. Dato che dal nuovo tributo lo Stato pensa di incassare un miliardo in più, è evidente che i contribuenti pagheranno di più. Cosa ha intenzione di fare in merito il Comune di Modena che applica anche l'aliquota Irpef massima, al pari della Regione? La risposta non può prescindere dalla consapevolezza della sofferenza in cui versa il nostro settore produttivo.

A questo proposito, giova ricordare che le entrate correnti del Comune provengono, in ordine decrescente, dalla tassazione, dalle sanzioni, dalle tariffe, dai dividendi e dai trasferimenti da altri enti.

Certo, non si nascondono le difficoltà finanziarie in cui versano gli enti locali a causa dei continui tagli dei trasferimenti, ma ci sono dati che dimostrano come sia possibile intervenire sulla spesa corrente. Prendiamo, ad esempio, i differenziali di spesa per i servizi di welfare tra il comune capoluogo e agli altri comuni: la spesa socio-sanitaria pro capite nel distretto di Modena nel 2010 era di 545 euro, contro i 400 della media regionale e i 421 euro della media provinciale, peraltro senza che a Modena vi siano criticità particolari rispetto ad altre realtà.

Una strada in questa direzione può essere presa puntando sulle esternalizzazioni. Non è casuale che la ventina di scuole dell'infanzia comunali a gestione diretta costino quasi cinque volte di più di quelle convenzionate.

Un ulteriore intervento di razionalizzazione della spesa può arrivare da un integrazione dei servizi con i comuni limitrofi. Su alcuni di questi, infatti, si possono immediatamente attivare forme di integrazione: i servizi tecnici sono esuberanti in ogni campo (dalla logistica, agli incarichi, alla dotazione, alla progettazione esterna ecc.); i servizi centrali sono esempio di frantumazione (direzione generale, contratti, personale, segreteria generale e atti amministrativi, gabinetto del sindaco, comunicazione, ragioneria, patrimonio); i rapporti con i cittadini (uniformazione dei regolamenti comunali). Il margine d'intervento è notevole, tanto più che dall'1 gennaio 2014 diventa operativa la Legge regionale n. 21/2012 che, prevedendo un "governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza", va proprio in questa direzione.

(Fonte: L'Ufficio Stampa CNA MO)
Il cambio di accatastamento dei terreni genera un'assurda e smisurata impennata delle concessioni che determinerà la chiusura di attività, con una perdita netta per lo Stato ed il territorio -
 
Fiumalbo, 5 novembre 2013 -
 
Supponiamo di essere titolari di un'attività per la quale si paga una concessione di circa 2.500 euro all'anno, e che su questo importo – come è ovvio – si costruisca e si imposti la gestione della nostra azienda. Accade poi che il titolare della concessione cambi, e che il nuovo concedente decida di aumentare di 40 (quaranta!) volte l'importo della concessione, che passa così a 105.000 euro all'anno.
In situazioni come questa, per la nostra attività esiste un'unica possibilità: quella di chiudere.
E' quanto sta accadendo ad alcuni esercizi pubblici di Fiumalbo – il caso più clamoroso è quello di un albergo – che in seguito al cambio di accatastamento dei terreni su cui svolgono l'attività, passati da proprietà demaniale indisponibile a beni dello Stato (quasi non fossero due enti della stessa istituzione), hanno visto gli importi delle concessioni raggiungere cifre vertiginose, che non permettono il proseguimento dell'attività. Passati da una "mano" all'altra dell'amministrazione pubblica, gli esercizi sono stati di fatto strappati dalle mani di coloro che ne hanno avuto cura per anni. Nel caso specifico, un albergo costruito, gestito e manutenuto da ben tre generazioni, che tra dieci giorni, se non si arriverà ad un accordo, chiuderà i battenti, proprio all'approssimarsi della stagione invernale.
"In questa situazione ci sono un paio di elementi incomprensibili" spiega Andrea Lenzini, direttore della sede CNA di Fiumalbo: "Innanzitutto la motivazione alla base dell'aumento della concessione, aumento che appare dal "nulla" durante il passaggio di proprietà tra due enti statali. Ma, soprattutto, quand'anche un aumento fosse lecito attenderselo, è l'entità dell'aumento a stupire, per usare un eufemismo. Aumentare di 40 volte una concessione, al di là del suo importo, è un sopruso. E oltretutto è un sopruso inutile, perché l'unica strada per l'impresa di fronte ad una tale richiesta è la chiusura, e quindi la perdita dell'entrata da parte – in questo caso – dell'Agenzia Demaniale: lo Stato avrà il possesso di un hotel che nel giro di pochi mesi di inattività si deteriorerà e dovrà essere risistemato. Intanto passeranno anni per potere emanare un bando per la nuova gestione che, a quel prezzo (oltre 100.000€ l'anno), nessuno vorrà. A rimetterci più di tutti, però, è il territorio, che subirà un ulteriore impoverimento: alla faccia di chi, peraltro giustamente, invoca interventi pubblici a sostegno delle imprese e dell'Appennino".
 
(Fonte: L'Ufficio Stampa CNA MO)


Lunedì 4 novembre (h 20.45) presso il Nuovo Municipio di Concordia.
Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia
Fisco, Rete Imprese Italia: "Solo cinque giorni di tempo dalla pubblicazione di aliquote e detrazioni Imu al versamento dell'imposta. Vanno allungati i termini" -
 
Modena, 30 ottobre 2013
 
"La decisione adottata dal Parlamento di permettere ai Comuni la pubblicazione nel proprio sito Internet fino al 9 dicembre prossimo delle aliquote e delle detrazioni Imu che vanno utilizzate per i versamenti in scadenza il 16, dopo appena cinque giorni lavorativi, rende materialmente impossibile l'adempimento, mettendo a repentaglio il gettito che dovrebbe affluire nelle casse degli enti locali e complicando la gestione amministrativa delle imprese". Lo denuncia Rete Imprese Italia, commentando la decisione assunta in sede di conversione del Dl 102/2013.
"Se verrà mantenuto in vita questo termine – sottolineano le Associazioni componenti Rete Imprese Italia – le imprese non potranno garantire il versamento entro la scadenza del 16 dicembre e, soprattutto, non potranno assicurarne la correttezza a causa dei tempi ristretti a disposizione, rischiando quindi sanzioni non per propria colpa".
"A questo punto – conclude il comunicato di Rete Imprese Italia – è necessario un intervento, già sollecitato in sede di conversione del Dl, che ripristini l'obbligo per tutti i Comuni di pubblicare aliquote e detrazioni Imu sul portale del Federalismo fiscale e non oltre il 15 novembre. Nel contempo, va comunque consentita la regolarizzazione del versamento, senza sanzioni né interessi, entro 30 giorni dalla scadenza".
 
(Fonte: L'Ufficio Stampa CNA
 MO)
Modena, 30 ottobre 2013
 
Al centro del documento di Rete Imprese Italia per la discussione dei bilanci 2014 con i sindaci, la ridefinizione delle partecipazioni pubbliche nelle multiutility, la lotta all'abusivismo e il categorico divieto di ricorrere nuovamente alla leva fiscale -
 
La pressione fiscale sulle aziende è arrivata a livelli insostenibili: l'incidenza delle imposte sul costo del lavoro impedisce la crescita dell'occupazione (il cuneo fiscale ha raggiunto quota 46,2%). Si continua a tagliare le risorse agli enti locali i quali, a loro volta, non individuano altra strada che scaricare sulla comunità questi tagli aumentando la pressione tributaria: Regione, Provincia di Modena e Comuni dal 2008 ad oggi hanno quasi triplicato il prelievo sui contribuenti. Nel frattempo, i tagli ai costi della politica sono insufficienti e sono ancora troppi gli sprechi di risorse pubbliche che mettono a rischio i conti dello Stato. E' un circuito perverso che va interrotto.
La situazione ci obbliga a profondere tutti gli sforzi possibili per la razionalizzazione e riduzione della spesa corrente. Nel caso delle pubbliche amministrazioni, l'obiettivo deve essere quello di evitare l'ulteriore ricorso alla leva fiscale. Rete Imprese Italia porta questo tema-chiave all'attenzione delle amministrazioni locali durante la fase di definizione dei bilanci preventivi 2014.
Tra i tanti punti che verranno esaminati in occasione del confronto con i sindaci per l'elaborazione di bilanci 2014, Rete Imprese punta innanzitutto sulla questione multiutility. Le Associazioni – Cna, Confcommercio, Confesercenti, Lapam - chiedono alle amministrazioni locali, in quanto azionisti di riferimento delle società "multiutility" cui è affidato il servizio, di esercitare con più determinazione il diritto-dovere di controllo sui costi di gestione e produzione e sulle scelte che impattano su cosi e qualità del servizio stesso, a tutela degli interessi generali delle comunità che esse rappresentano, prima che degli azionisti, tra i quali appunto gli stessi municipi. Risulta altrimenti difficile spiegare il senso delle partecipazioni dei Comuni nelle società: non può e non deve essere una mera questione di dividendi. Sulle partecipazioni azionarie dei Comuni nelle società multiservizi le Associazioni hanno sempre avanzato forti perplessità, perché vanno a innescare un conflitto d'interessi che oggi assume ancora più rilevanza. E' giunto il momento di superare i monopoli oggi esistenti e aprire realmente i servizi al mercato. Peraltro, questa scelta rientra nel più ampio piano di dismissioni di partecipazioni in società non inerenti l'interesse generale, che le Associazioni reclamano da tempo e a gran voce.
Preoccupa, poi, la ridefinizione dei tributi sui rifiuti e della cosiddetta IMU: ci aspettiamo dai Comuni scelte che non penalizzino ulteriormente le aziende, già allo stremo a causa della crisi. Inoltre l'applicazione della TRISE dovrà essere tra i primi argomenti di confronto con le amministrazioni comunali. Quanto alle addizionali IRPEF, molti Comuni hanno applicato l'aliquota massima prevista dalla normativa, lo 0,8% (Modena, Pavullo, Castelfranco ecc.). Non c'è più spazio per ulteriori aumenti.
Le Associazioni insistono sul tema delle Unioni dei Comuni, convinte che la strada della collaborazione su funzioni e servizi porti a risparmiare risorse decisive: è necessario che dal 1 Gennaio 2014, dopo tante parole spese, vengano messe finalmente in pratica le previsioni di legge sulla gestione associata delle funzioni amministrative, ove ancora non succede.
Un fronte sul quale è urgente operare è quello della semplificazione burocratica. I livelli di discrezionalità dei singoli comuni – in un settore su tutti, l'edilizia, ma anche negli altri – moltiplicano gli adempimenti anche ove si tenta di ridurli, spesso per via di localismi anacronistici. L'uniformità delle regole sul territorio è invece fondamentale per ridurre costi e tempi delle risposte. Nel Dicembre 2011 la Regione Emilia Romagna ha varato una legge sulla "semplificazione del sistema amministrativo locale": a distanza di quasi due anni si pone l'esigenza di verificare quali azioni siano state messe in campo e con quali risultati.
Va rivista la deregolamentazione delle aperture domenicali introdotte dal decreto Salva Italia: le aperture domenicali deregolamentate non costituiscono in alcun modo un presupposto serio per incrementare i consumi, visto il loro inarrestabile calo. Piuttosto, finiscono per mortificare la vocazione fortemente locale di molte imprese del territorio.
Tra i temi da sottolineare, centrale è quello della legalità: è il caso della microcriminalità in aumento, che spinge molti imprenditori a lamentare la totale assenza di presidio su alcune aree del territorio, ma anche dell'abusivismo dilagante nelle professioni. L'abusivismo colpisce tutti i settori e ha oggi assunto una dimensione tale da rappresentare sicuramente la prima forma di evasione fiscale, oltre che di competizione sleale nei confronti delle aziende che operano nella trasparenza.
Ma, di là dai tagli, le amministrazioni locali devono anche prendere in esame misure per rilanciare l'economia. Progetti da assumere come riferimento ce ne sono diversi per favorire il recupero e il riutilizzo del patrimonio immobiliare (mettendo così anche un freno al consumo di territorio ai fini edificatori). Si tratta, cioè, di rendere più conveniente la ristrutturazione degli immobili, salvandoli dal degrado per consentire successivamente l'apertura di nuove attività. La richiesta che le associazioni avanzano di nuovo ai Sindaci è dunque quella di stimolare e incentivare le iniziative di recupero/riuso/riqualificazione del patrimonio edilizio esistente (a partire dai centri storici), riducendo l'entità degli oneri dovuti per queste operazioni, cioè scontando in maniera significativa i relativi "contributi di costruzione". Questi interventi potrebbero anche fornire un supporto per le imprese edili.
 
(Fonte:Ufficio Stampa CNA
 MO)


Cna e Lapam chiedono un chiarimento urgente

Modena, 26 ottobre 2013 - -

Un'interpretazione, che potrebbe essere giudicata pretestuosa, delle banche sulle procedure di compilazione delle domande di rifinanziamento delle imposte nei territori colpiti dal sisma sta mettendo a rischio la possibilità dei contribuenti di avere accesso a questa agevolazione.

Il problema è legato alle richieste già presentate a giugno per usufruire del finanziamento dei versamenti in scadenza sino a settembre. L'interpretazione data dall'Agenzia delle Entrate e dalla relativa procedura di compilazione delle domande, lascia intendere che una nuova domanda debba essere presentata solo qualora si intenda usufruire della possibilità di accedere al rifinanziamento delle imposte in scadenza dal 1 ottobre al 15 novembre, in caso contrario sarebbe sufficiente ripresentare in banca il modello già presentato a giugno, con la ricevuta dell'Agenzia delle Entrate.

Secondo diversi istituti di credito, invece, il modello dovrebbe essere assolutamente reinviato all'Agenzia evidenziando esclusivamente i mesi (da luglio in poi) oggetto del "nuovo" finanziamento. In caso contrario gli istituti dovrebbero (?) rifinanziare anche la parte già finanziata.

Un problema che Cna e Lapam avevano già sollevato con largo anticipo per evitare che sorgessero problemi, che si sono palesati all'ultimo momento.

Questo atteggiamento costringerebbe i contribuenti ad un'affannosa corsa alla compilazione delle domande, da presentare entro il 1 novembre, con la complicazione dello sciopero bancario previsto per il 31 ottobre.

Le Associazioni ritengono immotivato questo atteggiamento, derivante esclusivamente dalle disposizioni decise dall'Abi e Cassa Depositi e Prestiti, considerato che né le ordinanze, né l'Agenzia delle Entrate afferma nulla in merito.

Cna e Lapam, pertanto, chiedono fermamente un chiarimento urgente su questa vicenda, per arrivare ad un intervento semplificativo in questo senso, affinché a pagare sulla propria pelle questo ennesimo cavillo burocratico non siano i contribuenti.

(Cna Modena)
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