Un Diamante è per sempre - Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario -
Di Manuela Fiorini Parma 23 febbraio 2019 -
Rodolfo Lapidario gestiva da anni l'Agenzia di Onoranze Funebri lasciatogli in eredità dal padre.
"È una di quelle attività che difficilmente falliranno", soleva ripetergli il genitore. E quando questi era passato a miglior vita, era toccato proprio al figlio organizzare la cerimonia funebre. In quell'occasione, tuttavia, Rodolfo aveva scoperto una sua particolare facoltà, che gli sarebbe stata utile, negli anni a venire, per soddisfare la sua clientela.
Ogni volta che una folata gelida gli sferzava il viso, preannunciandogli l'arrivo di un nuovo cliente, la sua mente tornava a parecchi anni prima, quando, di fronte alle esequie del genitore, si domandava che cosa suo padre avrebbe preferito per l'estremo saluto. Era stato allora che aveva sentito, per la prima volta, quel brivido, poi suo padre era comparso di fianco a lui, decisamente più in salute di come se lo ricordava, con il suo cappello preferito e la sua pipa.
In quell'occasione, gli aveva rivelato come avrebbe voluto che fosse il suo funerale: non fiori gialli, "non li ho mai sopportati", gli disse, ma calle, rose, e tutto quello "facesse sangue", "perché il sangue è vita e io mica ne avrei voglia di essere morto". E poi suo padre gli aveva rivelato che avrebbe voluto essere sepolto a terra, con una bella aiuola di rose e fiori vivi. E guai a lui se, nel tempo, gli avesse portato quelli di plastica.
Eh, sì, il giorno della morte di suo padre, Rodolfo Lapidario aveva saputo di essere in grado di comunicare con le anime dei defunti. Di questa sua facoltà non aveva fatto parola con nessuno, e questo suo piccolo "segreto" gli consentiva di mediare tra i desideri di chi se ne era andato e le decisioni dei parenti, che non sempre combaciavano. E lui, nel tempo, aveva affinato le sue doti di negoziazione, perché, quando non erano soddisfatti, quelli che lui considerava i suoi veri "clienti", cioè i defunti, non lo lasciavano in pace e gli comparivano accanto a tutte le ore del giorno e della notte, rifiutandosi di "passare oltre" perché non avevano avuto il funerale che volevano.
****
Quel giorno si fermò davanti alla sua agenzia una lussuosa berlina dai vetri scuri. Dal lato del guidatore scese un uomo di mezza età, che con sussiego si apprestò ad aprire la portiera del passeggero. Un'anziana donna con un vezzoso cappellino con una veletta nera, un paio di occhiali scuri e un abito elegante, anch'esso nero, gli diede il braccio. Insieme si avviarono piano verso l'ingresso.
Rodolfo Lapidario li fece accomodare.
"Il mio Tancredi è venuto a mancare...", singhiozzò la donna, che doveva viaggiare sulla novantina, ma era ancora lucidissima.
"Tenga, contessa...", l'autista le allungò un fazzoletto di seta con ricamate le iniziali.
Poi, una volta asciugatasi le lacrime, la vedova riprese il suo contegno e mostrò il suo carattere, un carattere di ferro.
"Mio marito ha il suo posto nella tomba di famiglia, naturalmente", esordì la contessa. "Ma io sono anziana, non ho la forza di andarlo a trovare fino al nostro castello, sono parecchie ore di macchina. Perciò, finché anche io non passerò a miglior vita, voglio tenere il mio Tancredi sempre con me...Poi, potremo riposare insieme".
"Se ha pensato alla cremazione, potrei spiegarle come funziona e mostrarle alcuni modelli di urne che potrà tenere accanto..."
"So come funziona la cremazione, signor...Lapidario. Ma per il mio Tancredi avevo in mente qualcosa di più...nobile".
Nello sguardo dell'anziana donna passò un lampo di malizia.
"Ha presente la vulcanizzazione? Voglio trasformare il mio Tancredi in un diamante, poi lo farò incastonare in un anello e lo porterò al dito. Quando anche io lascerò questo mondo, lascerò scritto nelle mie ultime volontà di essere sepolta con l'anello al dito. Così saremo insieme per sempre...Lo so che ancora non è una procedura molto praticata, ma, come avrà capito, non baderò a spese..."
Rodolfo Lapidario stava per ribattere, quando una folata di vento gelido lo colpì alle spalle...
****
"La prego, non mi trasformi in un diamante! Non potrei sopportare l'idea di essere portato al dito da quella despota di mia moglie, nemmeno dopo morto. E la sua famiglia, poi! Ricchi e dispotici, sempre pronti a sottolineare che lei, nobile per nascita, aveva sposato un borghese senza arte né parte...".
Lapidario si bloccò e, con una scusa, invitò la contessa e il suo autista a ritornare dopo un paio di ore. Poi, chiuse la porta a chiave e si mise a disposizione del suo vero "cliente".
"Allora, Tancredi...mi dica un po' quali sarebbero le sue volontà per il commiato..."
L'uomo, che al momento della sua dipartita aveva 97 anni, aveva assunto dopo il trapasso l'aspetto che aveva attorno ai cinquanta, molto charmant, nonostante un preludio di stempiatura.
"Quando ho sposato Maria Rosa Alessandra Giovanna Daniela Antonietta Rispoli, dei Conti di Valsassola l'ho fatto per amore, mica per soldi...", e qui ebbe un attimo di tentennamento, "Lei poi era bellissima, non si lasci ingannare dalla vecchiaia..."
"Non lo faccio mai...", rispose laconico Lapidario.
"Però con il tempo, lei si dimostrò dispotica, tirannica, per tutta la vita mi ha trattato più come un domestico che come marito. Sono stato un cicisbeo sempre a sua disposizione, e a ogni mio tentativo di "ribellione", come lo chiamava lei, minacciava di diseredarmi, di non lasciarmi nulla, nel caso se ne fosse andata prima lei. Sarei rimasto solo, anziano e malato, gettato in mezzo a una strada, con i suoi parenti ansiosi di liberarsi di me per mettere le mani sull'eredità, compresi i nostri figli. Ho dovuto sopportare, per tutta la vita. Ma dopo la morte...anche no! Mi salvi, signor Lapidario, tutto, ma non trasformato in diamante e costretto a stare al dito di mia moglie!".
Rodolfo sospirò.
"Lei che cosa desidererebbe?"
"La libertà! Finalmente! Volare libero nel vento, nel mare...senza più costrizioni. Lo so che si tratterebbe solo delle mie spoglie mortali, ma io ci sono affezionato. Non ridotto...a un diamante, e nemmeno rinchiuso in quella tomba...della tomba di famiglia! Solo così potrei...andare avanti felice".
****
Rodolfo Lapidario dovette faticare non poco per convincere la contessa che la vulcanizzazione non sarebbe stato quello che il suo Tancredi avrebbe voluto. A un certo punto, aveva anche avuto bisogno della sua collaborazione, uno sfarfallio della luce elettrica, per dare alla moglie un "segno" della sua volontà.
Il giorno in cui le ceneri di Tancredi Rosati, amatissimo marito dell'inconsolabile vedova Maria Rosa Alessandra Giovanna Daniela Antonietta Rispoli dei Conti di Valsassola, vennero disperse sulla montagna che egli aveva amato in vita, libere di volare, Rodolfo Lapidario, e lui solo, udì una risata liberatoria portata dal vento.
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C.O.F. – Consorzio Onoranze Funebri Parmense
-Sede: Viale dei Mille, 108 Parma – Tel 0521.993366 / 290722 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - http://www.cofonoranzefunebri.com -
Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.
Parma – Viale Villetta, 16 – Tel. 0521.960234
Monticelli Terme – Via Spadolini – Tel. 0521.659083
Collecchio – Via P.F. Carrega, 12/A- Tel. 0521.802435
Fornovo Taro – Via Solferino, 14 – Tel. 0525.39873
Felino – Via Roma, 6 – Tel. 0521.833143
Medesano – Via F. Santi, 14 – Tel. 0525.420695
43
Il testamento della ballerina - Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario uscito dalla penna dii Manuela Fiorini.
Rodolfo Lapidario aveva appena tirato giù la saracinesca, ma aveva la sensazione che quella giornata sarebbe durata più del previsto. Da una trentina d'anni gestiva l'Agenzia di Onoranze Funebri che aveva ereditato dal padre, ma, con il tempo, l'aveva ampliata e arricchita con sale dedicate al commiato e una cappella per le funzioni religiose. Si teneva sempre aggiornato sulle ultime novità che arrivavano dagli Stati Uniti per soddisfare le richieste dei clienti più esigenti. Sì, perché i suoi erano molto, molto esigenti. Rodolfo Lapidario, infatti, aveva un segreto. Fin da quando aveva ereditato l'attività paterna, aveva scoperto di poter parlare con le anime dei defunti. E proprio con loro aveva a che fare, quando si trattava di dare alle loro spoglie mortali l'ultimo saluto. Prima di "passare oltre" – oltre dove, non lo sapeva e nessuno era mai tornato indietro per svelarglielo – volevano essere sicuri che ciò che rimaneva del loro passaggio sulla Terra fosse trattato nel migliore dei modi e secondo la loro volontà. Che spesso non coincideva con quella dei parenti. A lui toccava, quindi, di fare da mediatore, stando sempre ben attento a non svelare troppo di questo suo "dono".
Stava passeggiando tra i locali per verificare che tutte le luci fossero spente, che l'aria condizionata fosse regolata alla giusta temperatura, che nelle sale del commiato tutto fosse in ordine quando, all'interno di una di esse, vide danzare una fiammella. Se ne stava lì, a mezz'aria. A un tratto, percepì la consueta sferzata di aria gelida, che gli annunciava la visita di un ospite. Si guardò intorno e, a un tratto, la vide. Era alta, di un'eleganza felina. Le gambe lunghe, avvolte da un fasciante abito nero e lungo con uno spacco vertiginoso. Si voltò lentamente, scuotendo i vaporosi capelli neri che le arrivavano fino alle scapole.
"Buonasera, signor Lapidario
"Buonasera a lei. Ci conosciamo?"
"Certo. Sono Corinna, Corinna Roveri".
Lapidario deglutì. Non aveva mai visto una versione così affascinante e sensuale della signora Roveri, la novantenne di cui, da lì a due giorni, avrebbe dovuto preparare il funerale.
"Posso vedere il mio "vestito?", disse lei, compiaciuta dallo sguardo di lui su di sé.
"Certo, le faccio strada".
La donna camminava leggera, precedendolo di qualche passo. Arrivarono nella saletta del commiato dove le spoglie mortali della Roveri erano state preparate per il suo ultimo viaggio. Lapidario rabbrividì a causa dell'aria condizionata. Corinna lanciò una rapida occhiata.
"Chi ha scelto quell'abito? Mi fa sembrare più grassa. E il trucco? Mi invecchia!".
"Se le fa piacere, dirò alla mia assistente di cambiare il make up...".
"Sa che le dico? In fondo, non mi interessa. È solo un vecchio vestito, giusto?"
"Il suo ha circa 90 anni, un bel modello vintage..."
Corinna si coprì la bocca carnosa e sensuale con una mano bianca e affusolata.
"Allora, sarò sincera, non mi piace quello straccetto dimesso, preferisco indossare quello da sera rosso. Mi fa sembrare meno pallida. E dica a alla sua assistente di esagerare con il rossetto".
La donna, che aveva scelto di assumere l'eternità l'aspetto che aveva attorno ai 30 anni, girò attorno alla versione di sé dell'ultima parte della sua vita e fece un'espressione amareggiata.
"Ho saputo che i miei nipoti hanno scelto una cerimonia semplice, senza clamori...Sa che le dico? Che dovremo ritardare il mio ultimo saluto, perché io merito di meglio. Sono stata una stella del cabaret in gioventù. Ho ballato anche al Moulin Rouge a Parigi. Mi chiamavano "l'Italiénne", sapesse come ero ammirata..."
Rodolfo Lapidario sospirò. Avrebbe dovuto rifare tutto daccapo. E trovare un modo per raccontarlo ai nipoti della signora Roveri.
"Quelli sono ansiosi di mettere le mani sull'eredità, dal momento che non mi sono mai sposata e non ho avuto figli. Ma io conosco a malapena i loro nomi, sa? Non sono mai venuti a trovarmi, nemmeno gli auguri a Natale mi facevano. Anzi, pronunciavano sottovoce il mio nome, perché io ero "la ballerina", quella che dava scandalo. Ho un bel regalo per loro. Il mio ultimo regalo".
"Come vorrebbe che fosse il suo addio a questa Terra, dunque?".
"Una grande festa! Con musica allegra, danze, roba buona da mangiare...senza badare a spese".
La sensuale figura aleggiava leggera nel corridoio deserto.
"Voglio anche una carrozza e...voglio che siano invitate tutte le persone sulla lista..."
"Quale lista?"
"Quella che ho lasciato al mio assistente Maurice, lui è l'unico che mi è rimasto fedele per tutta la vita, che mi ha amata in maniera discreta e costante. Insieme alla lista, c'è il mio ultimo testamento olografo, le mie ultime volontà, scritte di mio pugno...L'ultimo testamento è quello che vale, signor Lapidario...E spazza via tutti gli altri. Quegli avidi dei miei nipoti stanno litigando su chi ha l'ultima versione, sa?".
Rodolfo Lapidario dovette giurare che avrebbe contattato il segretario Maurice. Corinna Roveri minacciò di perseguitarlo fino alla fine dei suoi giorni se non avesse adempiuto alle sue ultime volontà.
"E, un'ultima cosa...dica a Maurice che anche io l'ho sempre amato. È stato l'unico uomo della mia vita, sebbene mi si attribuiscano innumerevoli e fantasiose relazioni...Nel mio cuore c'è stato e ci sarà solo lui".
****
Le spoglie mortali di Corinna Roveri, 90 anni, si congedarono da questo mondo come lei desiderava: ebbe la sua festa con la musica allegra, gli invitati sulla lista, un buffet di delicatessen. A Rodolfo Lapidario parve che l'unico a essere davvero dispiaciuto per la fine della sua vita terrena fosse Maurice, nonostante l'incredibile fortuna che gli era capitata. Lo stesso Lapidario gli aveva svelato, portandogli l'ambasciata di Corinna, dove si trovava l'ultimo testamento della ballerina, quello in cui scriveva le sue volontà: tutti i suoi averi, guadagnati durante gli anni della sua scintillante carriera e fatti fruttare attraverso investimenti e acquisto di immobili, sarebbero andati all'unico uomo che le era stato accanto, amandola incondizionatamente, Maurice. I nipoti non erano nemmeno menzionati. Rodolfo Lapidario, che seguiva la bizzarra cerimonia, non poté non notare un gesto dell'inconsolabile compagno di vita di Corinna. A un tratto Maurice trasalì, si portò una mano sulla spalla, poi scosse la testa e sorrise. Alle sue spalle, con una mano diafana, una splendida donna sulla trentina, con un elegante abito nero, gli stava accarezzando una spalla.
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Un racconto Di Manuela Fiorini - Rodolfo Lapidario stava sonnecchiando con i gomiti appoggiati alla scrivania. Era stata una giornata molto calda e non vedeva l'ora di farsi una bella doccia ristoratrice. Il suo appartamento si trovava proprio sopra all'attività che gestiva da quando suo padre era passato a miglior vita. Nella cittadina della Bassa parmense in cui viveva, era l'unica del suo genere, quindi era pressoché scontato che, prima o poi, tutti i suoi concittadini si sarebbero serviti da lui.
Una delle prime cose che aveva imparato da suo padre, era che un'impresa come la loro difficilmente sarebbe fallita, poiché usufruire dei suoi servizi, prima o poi, sarebbe toccato a tutti.
Da quando ne aveva ereditato la conduzione, tuttavia, Rodolfo Lapidario aveva deciso di ampliare l'azienda per offrire alla clientela un servizio completo. Così, aveva acquistato un capannone per metterci il magazzino e dei nuovi mezzi. Nell'edificio principale, invece, aveva ricavato degli ambienti moderni per ospitare i clienti e addirittura un piccolo museo con i pezzi più pregiati o riproduzioni dei modelli venduti a personalità importanti. Con il tempo, aveva anche pensato di organizzare dei corsi per coloro che erano interessati a lavorare nel settore. Alcuni dei suoi allievi, poi, erano rimasti a lavorare per lui. Tutto procedeva bene, anche grazie alla sua particolare sensibilità, che lo portava ad interpretare i desideri dei suoi clienti e a soddisfare le loro richieste.
***
Mancava poco all'imbrunire. I suoi dipendenti se ne erano già andati a casa da un pezzo. Rodolfo Lapidario doveva solo tirare giù la saracinesca e salire le scale che collegavano il suo ufficio al salotto di casa sua. Tuttavia, decise di rimanere ancora un po'. L'esperienza gli aveva insegnato che c'era sempre qualcuno che decideva di fargli visita poco prima dell'orario di chiusura. Una folata di vento, insolita per quella giornata afosa, glielo confermò. Alzò lo sguardo e si trovò di fronte una donna corpulenta dall'aria autoritaria e un uomo smilzo dall'espressione dimessa.
"Il signore e la signora Ferrari, suppongo", disse loro con un sorriso, "I figli della signora Clotilde..."
"Sì, siamo noi", gli rispose la donna con il viso sgomento per il pianto, "siamo corsi qui appena abbiamo saputo. Siamo stati avvertiti da un nostro cugino. Non riesco a credere che la mamma..."
La donna nascose il viso sulla spalla del fratello, che le mise un braccio attorno alle spalle per consolarla.
"Su, su, Luisa, se ci penso, in fondo, la mamma se ne è andata come avrebbe voluto..."
"Zitto, Arnaldo, sei stato tu a consigliarle quel corso di ballo per farla sentire meno sola dopo la scomparsa del babbo. Era meglio qualcosa di più tranquillo, che ne so, un corso di cucito..."
"Ma Luisa, sai che la mamma ha sempre adorato ballare e, viceversa, ha sempre odiato cucire, cucinare e tutti quei lavoretti "domestici" a cui l'avevano sempre obbligata fin dalla più tenera età".
"La mamma aveva 85 anni...forse non aveva più l'età per ballare il liscio...E infatti, guarda che cosa è successo...".
La signora Luisa scoppiò in lacrime, mentre il fratello assunse un'espressione contrita.
"Possiamo...vederla?", chiese.
"Certo", rispose con gentilezza Rodolfo Lapidario "seguitemi, prego".
I signori Ferrari entrarono in una stanza ben illuminata, dalle pareti color lilla. Adiacenti alle pareti erano stati sistemati due divani e qualche poltroncina. Su un tavolino c'era un telefono e alcuni vasi di fiori colorati abbellivano la zona sotto alle finestre, alle quali erano appese tende leggere dello stesso colore delle pareti.
"Si respira aria di serenità, qui...", commentò il signor Arnaldo.
Il feretro della signora Clotilde era stato allestito al centro della sala.
"Ha danzato fino alla fine, lei che non aveva potuto realizzare in gioventù il sogno di diventare ballerina", disse Luisa contemplando il viso sereno e disteso della madre.
"Ho pensato che farle indossare un abito dai colori vivaci rispecchiasse il suo carattere e i suoi desideri", aggiunse Lapidario.
"Sì, il rosso e il nero erano i color preferiti di mamma. Le ricordavano la sua amata Spagna. Ci andava spesso, anche se erano alcuni anni che affrontare il viaggio era diventato difficile".
"Ho pensato che le potessero piacere dei fiori colorati. Della funzione se ne occuperà Don Luigi, la conosceva bene e ci tiene a officiare la messa..."
"Sì, certo...e per le pratiche burocratiche?"
"Non dovete preoccuparvi di nulla, ci ho pensato io per voi. Prendetevi questi momenti per salutare la vostra mamma".
"Grazie, signor Lapidario...Come le ho già detto al telefono, la mamma era uno spirito libero e sentirsi "sotto terra" le dava un senso di costrizione. Per questo ha espresso il desiderio, quando era in vita, di essere cremata".
"Certo, ho fatto predisporre il tutto, come da vostre indicazioni e desideri".
"Grazie...allora, ci vediamo domani, qui nella sala del commiato, per salutare la mamma insieme a tutti quanti vorranno rendere l'ultimo omaggio".
****
La stanza era stata abbellita in maniera sobria e familiare. A salutare per l'ultima volta la signora Clotilde c'era quasi tutto il paese: dai suoi compagni del circolo anziani al suo insegnante di liscio, dal titolare del negozio del pane alla commessa del piccolo supermercato dove l'anziana si recava a giorni alterni. E poi i figli, i nipoti e i pronipoti, che forse conoscevano poco quella nonna un pochino eccentrica, ma dal cuore d'oro e il fuoco sotto i piedi.
In un angolo, il signor Lapidario li osservava in silenzio.
"Allora, Clotilde, sei soddisfatta?"
L'esile figura evanescente gli fece un leggero cenno con il capo. Poi alzò la mano in segno di saluto prima di scomparire. Sul suo viso sereno c'era un sorriso soddisfatto.
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