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I Carabinieri della Stazione di Crevalcore hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di una 31enne rumena, senza fissa dimora, ritenuta responsabile di rapina aggravata in concorso.

Il provvedimento cautelare, emesso dall'Ufficio del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna, nasce da una richiesta della locale Procura della Repubblica a seguito di un'indagine dei Carabinieri avviata con la denuncia di un 76enne di Crevalcore che il 21 maggio scorso venne rapinato in via Giacomo Matteotti da due donne che si erano avvicinate con la scusa di avere un rapporto sessuale. Nella circostanza, la vittima era stata aggredita, scaraventata a terra e privata del suo orologio d'oro che indossava. A rapina conclusa, le due donne si erano dileguate a bordo di una Skoda Fabia.

L'attività investigativa dei militari ha permesso di risalire alla 31enne destinataria del provvedimento, tra l'altro gravata da precedenti di polizia. La donna, individuata sabato mattina a Ravarino (MO) dai Carabinieri della Stazione di Crevalcore, è stata arrestata e condotta presso la Casa Circondariale di Modena.

Le indagini dei Carabinieri proseguono nei confronti di un'altra rumena, anche lei gravata da precedenti di polizia, sospettata di aver preso parte alla rapina descritta.

Nella foto di PASCU Lidia, la 31enne rumena destinataria del provvedimento. (vedi Galleria Immagine)

La compagnia Carabinieri di San Giovanni in Persiceto suggerisce che, qualora vi siano altre vittime di rapine analoghe commesse nel bolognese, possono rivolgersi alla più vicina Stazione dei Carabinieri per avere ulteriori dettagli.

Pubblicato in Cronaca Emilia

La Guardia di Finanza di Parma ha sequestrato, questa mattina, un patrimonio di 11 milioni alla nota azienda alimentare parmense. Il reato è quello di truffa aggravata. Indagati i due amministratori. Si tratta di un decreto di sequestro preventivo d'urgenza emesso dalla Procura della repubblica di Parma....

di Alexa Kuhne

Parma, 4 luglio 2016

Sembrava una azienda alimentare fiorente, così sana da indurre in errore una società che finanzia le imprese che dimostrino di essere floride ad erogare soldi pubblici per 11 milioni di euro.
Sotto l'apparente stato di benessere si nascondeva invece l'inganno per il quale è stato ipotizzato il reato di truffa aggravata per l'ottenimento di erogazioni pubbliche. A commettere il raggiro sono stati i due amministratori della Parmacotto.
E' stata questa mattina la Guardia di Finanza di Parma, a seguito di una complessa indagine economico-finanziaria avviata da circa un anno e, successivamente, coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica di Parma, ad eseguire il provvedimento di sequestro patrimoniale per 11 milioni di euro, emesso in via d'urgenza dalla stessa Procura.
Le menti della truffa sarebbero i due amministratori pro-tempore della società: attraverso artifici contabili, false attestazioni e la conseguente falsificazione di un bilancio annuale d'esercizio, erano riusciti a far apparire una situazione economico-patrimoniale talmente fiorente da indurre in errore una società di diritto pubblico - una di quelle che hanno finalità di sostenere e sviluppare investimenti produttivi e programmi di sviluppo di aziende italiane sane e redditizie – tanto da convincerla, su richiesta dell'azienda stessa, ad erogare un finanziamento di 11 milioni di euro.
Denaro pubblico concesso nel settembre del 2011 quando i due responsabili amministrativi erano stati capaci di un bilancio fasullo, non rispondente alla reale situazione economica e finanziaria dell'azienda, evitando così di far apparire una consistente perdita di esercizio.
La situazione critica latente è poi esplosa nel 2014 quando la società si è vista costretta a ricorrere, per le enormi perdite non più occultabili, alla procedura, prevista dalla legge Fallimentare, del "concordato preventivo in continuità", uno strumento che, introdotto nel 2012, permette ad una azienda che ha una situazione debitoria anche irreversibile, di proporre ai creditori un piano di rientro.
Il sequestro stabilito dalla Procura della Repubblica mira a recuperare il denaro pubblico che l'azienda ha ricevuto indebitamente sotto forma di aumento del proprio capitale sociale: le concessioni di tali forme di finanziamento pubblico hanno lo scopo di sostenere le aziende italiane in crescita, sane e redditizie, escludendo, pertanto, "salvataggi" di realtà aziendali che acquisirebbero, così, un ingiusto vantaggio sul mercato a scapito di quelle aziende che, pur in difficoltà, rispettano le leggi e continuano, tuttavia, ad improntare i loro atti e comportamenti sull'onestà e sull'etica, sia gestionale che contabile.
L'azienda non verrà chiusa: il complesso dei beni aziendali (disponibilità finanziarie, quote societarie, beni mobili e immobili, ecc), sottoposti a vincolo giudiziario, verranno utilizzati e gestiti sotto il controllo di un amministratore giudiziario professionista del settore, appositamente nominato dalla Procura della Repubblica, al fine di garantire la continuità e lo sviluppo aziendale e sino al completo recupero, da parte dello Stato, delle somme illecitamente percepite dalla società.
L'operazione di servizio si inserisce nel più ampio ambito delle funzioni demandate alla Guardia di Finanza che, quale forza di polizia economico-finanziaria, punta non solo al recupero dei tributi evasi ma anche al controllo della Spesa Pubblica e al recupero dei conseguenti illeciti impieghi di fondi pubblici.

Pubblicato in Cronaca Parma

La polizia di Parma ha denunciato due persone perché truffavano online proponendo cellulari a prezzi ribassati. A organizzare le vendite un 53enne di Bergamo, residente a Ravenna, e un tarantino di 34 anni.Parma, 1 giungno 2016

E' stata la polizia di Parma a risalire ai due truffatori che proponevano cellulari sul noto portale di acquisti online subito.it.
Le due denunce sono partite da Parma, ma si sommano alle numerosissime che pervengono agli agenti da ogni parte di Italia.
Ad aver organizzato una falsa vendita su web sono stati un 53enne di Bergamo, residente a Ravenna, e un tarantino di 34 anni. I due avevano offerto due smartphone a 500 e a 360 euro, concordando poi il prezzo di 470 e 330 con due acquirenti, due ragazze di Parma che, una volta contattati i proponenti al telefono, non hanno esitato a pagare con carta postpay, non ricevendo nulla in cambio.
I poliziotti sono risaliti ai due impostori e li hanno denunciati. AK

Pubblicato in Cronaca Parma

L'indagine della squadra mobile di Modena ha permesso di scoprire una truffa sul cemento utilizzato nella realizzazione della scuola Media Frassoni di Finale Emilia. Si tratterebbe di calcestruzzo depotenziato...

Modena, 27 maggio 2016

Ci sono due aziende nel mirino della Procura di Modena dopo che è partita l'indagine sull'utilizzo di materiale di scarsa qualità per la costruzione della scuola media "Frassoni" di Finale Emilia.
Secondo la Squadra Mobile le ditte fornitrici avrebbero anche fornito campioni fasulli per sfuggire ai controlli.
L'ipotesi avanzata è che si possa trattare di calcestruzzo di qualità più scadente rispetto a quello certificato ufficialmente dalla Direzione dei lavori, per risparmiare sul materiale e trarre maggiore profitto che è servito per la realizzazione della Scuola Media "Cesare Frassoni" di Finale Emilia.
Il reato ipotizzato dalla Squadra Mobile della Questura di Modena e dalla Polizia Municipale è quello di truffa.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Ferretti, hanno portato oggi ad una ventina di perquisizioni fatte negli uffici di due imprese edili.
Il filone dell'inchiesta ha preso avvio alla fine del 2015 ed è ancora lontano dall'esaurirsi.
L'operazione è scaturita da intercettazioni telefoniche per un traffico di droga in cui si parlava di 'cubetti'.
I 'cubetti' erano appunto il cemento che veniva trasportato, o meglio, i campioni di calcestruzzo che le ditte finite nell'indagine realizzano per testare i materiali che dovrebbero essere conformi alle richieste degli appaltatori e alle norme vigenti.
In modo continuo e sistematico nel cantiere di Finale veniva messa in atto la truffa del cemento depotenziato. La legge obbliga, infatti, gli operai a realizzare il cubetto in concomitanza con la colata vera e propria di cemento, per poi etichettarlo con un verbale che ne contenga le caratteristiche tecniche e inviarlo ad un laboratorio indipendente che ne certifichi la qualità. Ebbene, i cubetti realizzati alle scuole Frassoni venivano puntualmente sostituiti con altri blocchi di cemento provenienti da vari magazzini: i "provini" originali venivano accatastati lasciati nel dimenticatoio, mentre i sostituti venivano etichettati con un nuovo verbale e spediti al laboratorio, dove ovviamente passavano il test della prova di schiacciamento.
Nei guai sono finite due imprese. In primis la Betonrossi spa, azienda piacentina leader nella produzione di cementi e con diversi stabilimenti in tutto il nord Italia, che era la fornitrice dell'impresa che aveva vinto la gara di appalto, ovvero la modenese AeC Costruzioni Srl. Sarebbero oltre una quindicina le persone indagate, dai tecnici ai vertici aziendali delle due società, ma la Procura mantiene l'assoluto riserbo in attesa di ulteriori approfondimenti. AK

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Giovedì, 07 Aprile 2016 15:10

Modena - Sgominata banda della truffa

Tre napoletani di 54, 43 e 32 anni avevano istituito una vera e propria associazione a delinquere finalizzata all'estorcere denaro agli anziani. La Polizia è riuscita a smascherarli dopo la segnalazione di un cassiere di banca, insospettito dalla richiesta di una cliente 84 enne di ritirare 5000 euro.

Di Manuela Fiorini

Modena, 7 aprile 2016

Un vero e proprio business della truffa quello messo in piedi da Gennaro Parisi, 54 anni, Giovanni Bonito, 43, e Gennaro Farinelli, 32, tutti e tre di origine napoletana. Le vittime erano tutte scelte tra gli anziani, sfruttando la loro buona fede, con il metodo del "finto avvocato". Il più "sgamato" dei tre contattava i nominativi e si fingeva un legale che chiedeva una cauzione per un ipotetico incidente accaduto a un figlio a un nipote del malcapitato. A questo punto, entravano in azione i due complici che si occupavano del contatto diretto con il truffato e alla riscossione del denaro.

Lo scorso ottobre, tuttavia, qualcosa è andato storto, grazie alla prontezza di un cassiere di banca che, alla richiesta di un prelievo di 5000 euro da parte di una correntista 84 enne, piuttosto agitata, ha intuito qualcosa e si è fatto raccontare le circostanze, dopodiché, ha avvertito le Forze dell'Ordine. Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Modena si erano recati sul posto e avevano poi seguito l'anziana lungo la strada per casa, individuando un uomo che la pedinava. Procedevano così al fermo e identificavano Bonito, che aveva con sé un telefono cellulare. E' stato proprio quest'ultimo a consentire alla Polizia di risalire a resto della banda e ricostruire la proficua attività dei truffatori. Il 32 enne faceva da "centralinista" da Cattolica per non essere individuato, componeva numeri in sequenza attingendo da un database a disposizione della banda utilizzando schede usa e getta con numero progressivo, suddivise per "lotti" di truffati. Gli agenti hanno ricostruito che, in una sola giornata, erano state tentate ben 38 truffe, tutti a danno di anziani modenesi. Dopo mesi di indagini, coordinate dal PM Lucia De Santis, si è arrivati a identificare tutti i membri della banda e sono scattate le misure cautelari. I tre si trovano attualmente confinati nei rispettivi Comuni di residenza con obbligo di firma.

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Martedì, 05 Aprile 2016 11:37

Truffa online: denunciata una 50enne parmigiana

Vittima dei raggiro una studentessa reggiana che si è fidata di un allettante annuncio per l'acquisto di un cellulare. La donna è stata rintracciata e denunciata dai Carabinieri di Castelnovo Monti.

Parma, 5 aprile 2016

Una 20enne reggiana è stata vittima dell'ennesima truffa online. Interessata all'acquisto di un cellulare ha versato 150 euro su una carta prepagata ma si trattava di una trappola. A compiere la truffa una 50enne parmigiana che pubblicava annunci con offerte allettanti e una volta ricevuta la cifra non spediva nulla facendo perdere le sue tracce.
I militari sono riusciti a risalire alla donna tramite l'account di posta, l'Ip del computer da cui era stai fatto l'annuncio e i dati della carta prepagata: è stata denunciata dai Carabinieri di Castelnovo Monti con l'accusa di truffa.

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