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A partire da settembre, otto golosi appuntamenti tra Lombardia ed Emilia Romagna in compagnia di imperdibili ospiti

Parma 12 Settembre 2015 -  

Un viaggio letterario tra eros, poesie, cinema fino alla grande canzone d’autore, un percorso che ben si sposa con l’arte culinaria ed il piacere di conversare assaporando ottimi piatti. Tutto questo è Mangia come scrivi, la rassegna diretta e creata dal giornalista Gianluigi Negri, che lo scorso aprile ha festeggiato un importante traguardo: le sue cento cene, per un totale di 300 scrittori e 100 artisti messi a tavola a chiacchierare nel corso di questi 9 anni.

Questa decima edizione arriva parallelamente in Lombardia ed Emilia Romagna, riconfermando il desiderio di intrattenere e divulgare in un modo divertente ed accattivante, nonché assicurando la presenza di nomi importanti e tante novità. Gli appuntamenti si svolgeranno un giovedì al mese al Ristorante Il Garibaldi di Cantù, in provincia di Como, ed un venerdì al mese all’interno dell’Antica Tenuta Santa Teresa di Parma.

Tra i protagonisti della rassegna, Sara Bilotti, Flavio Oreglio, Marco Ferradini, Sara Rattaro, Simona Sparaco, Paolo Roversi, Enzo Gentile, Guido Conti, Danilo Arona, Bruno Bassetto.

Il primo appuntamento con “Mangia come scrivi” è per venerdì 25 settembre a Parma nella splendida Antica Tenuta Santa Teresa.

Per tutti i dettagli consultare il sito www.mangiacomescrivi.it, scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., oppure chiamare il  347-6961251

Pubblicato in Dove andiamo? Parma

Un detective che si finge giornalista, una scia di sangue, un misterioso serial killer. E, come sfondo, la Modena del 1860, tra la fine del Ducato Estense e l'ingresso nel Regno d'Italia. Esce per Edizioni Artestampa l'ultima fatica di Gabriele Sorrentino, una sapiente fusione tra thriller e romanzo storico. -

Modena, 18 luglio 2015 - di Manuela Fiorini – foto di Daniela Ori -

Siamo a Modena, nell'aprile del 1860. Tra dubbi, incertezze, interessi, odio, paura per il futuro e nostalgia per l'ancien régime, la città si prepara a ricevere la visita di Vittorio Emanuele II, prevista per il 4 maggio. Il re, per la prima volta, incontrerà i suoi nuovi sudditi, poiché i plebisciti hanno consegnato Modena al Regno d'Italia, ponendo fine al dominio degli Estensi e mandando in esilio l'ultimo duca. Nella notte tra il 22 e il 23 aprile, nella piazza antistante il Palazzo Ducale viene rinvenuto il cadavere di un patriota con in bocca un ritaglio di giornale e la postura a croce. Preoccupati per la prossima visita del Re, le autorità modenesi chiedono aiuto a Torino, che invia sul posto il detective Urbano Platini, che si fingerà giornalista per indagare che cosa si cela dietro la scia di morti che insanguina l'ex città estense. E' questa la trama de Il grido della verità (pag 253, 16 euro), l'ultimo libro dello scrittore e storico modenese Gabriele Sorrentino, pubblicato da Artestampa, un thriller che è anche un romanzo storico, dove le vicende dei protagonisti si intrecciano a quelli di personaggi reali del Risorgimento modenese. 

IL GRIDO DELLA VERITA copertina rid

Abbiamo incontrato l'autore.

Come nasce "Il Grido della Verità" e quali sono stati gli spunti, le idee e la scintilla che ha dato vita al romanzo?

"Il Grido della Verità nasce dal desiderio di raccontare un periodo, il 1860, che ha cambiato la storia di Modena e dell'Italia. Ho voluto mostrare la mia città in quell'anno cruciale, farne conoscere le paure, le speranze, la bellezza. I miei personaggi di fantasia interagiscono con uomini e donne realmente esistite e questo mi ha permesso di indagare la psicologia dei modenesi di quel periodo."

Tu hai scritto saggi storici, cito Quando a Modena c'erano i Romani, l'Affaire Giuseppe Ricci e Il Duca Passerino, ma anche la trilogia fantasy Finisterra, e hai partecipato come narratore a diverse antologie e opere collettive, esplorando e sperimentando diversi generi. Dove collocheresti la tua ultima fatica nel tuo percorso di scrittore?

"Sono sempre stato affascinato dalla storia della mia città e della mia terra. Amo studiarla per poterla divulgare meglio. Sono convinto che solo conoscendo ciò che eravamo possiamo porre fondamenta solide per quello che saremo. L'altro aspetto che mi affascina nelle storie è la dimensione epica, le grandi passioni, la lotta per gli ideali, il ritmo. Nel Grido della Verità ci sono entrambi questi aspetti: da una parte la storia di Modena e della sua gente, dall'altro passioni violente, inseguimenti, pericolo. In questo senso credo che sia un'ottima sintesi di ciò che mi piace scrivere".

Hai collocato la vicenda de Il Grido della Verità nella Modena del 1860. Come mai questa scelta?

"Il romanzo è ambientato nella settimana precedente il 4 maggio del 1860. Questa è una data storica per Modena, perché Vittorio Emanuele II giunse in città per la prima volta, accompagnato dal Conte Cavour e da Luigi Carlo Farini. Si tratta di una data simbolo, quindi, del passaggio di Modena al Regno di Sardegna e quindi all'Italia Unita, un momento storico spartiacque che era perfetto per raccontare il conflitto tra il vecchio e il nuovo".

Il protagonista, Urbano Platini, è un detective che si finge giornalista. Un personaggio che richiama molti altri fortunati protagonisti di romanzi e serie TV moderne. Come si inserisce in questo contesto storico? C'erano degli investigatori all'epoca degli Estensi?

"In epoca Estense, come racconto nell'Affaire Ricci, era la polizia ducale, sotto il diretto controllo del Ministro dell'Interno a indagare in collaborazione col giudice. Erano molti i tribunali speciali e la situazione di continua tensione aveva reso la normativa giudiziaria piuttosto farraginosa. Ho quindi scelto un giornalista perché mi lasciava una certa libertà di movimento. Il giornalismo stava muovendo i primi passi, l'Agenzia di stampa Stefani (futura ANSA, n.d.r.) è del 1853 e le gazzette ufficiali stavano lasciando il posto anche in Italia a quotidiani sulle cui pagine i cronisti raccontavano storie frutto di indagini sempre più accurate. Il Times di Londra era nato nel 1753, Le Figaro nel 1826. In Italia La Stampa sarebbe stata fondata nel 1867 e il Corriere della Sera nel 1876. Insomma, Urbano si finge cronista d'inchiesta e quindi interpreta una figura innovativa per i tempi: ero affascinato da ciò che avrebbe saputo e potuto fare, lasciandolo andare, per così dire, in una terra che non conosceva. Non sono rimasto deluso".

Hai definito il tuo libro un thriller, più che un romanzo storico, eppure ci sono entrambi gli ingredienti: il serial killer, il detective, personaggi di fantasia e realmente esistiti. E' il momento del cross over tra generi diversi?

"Hai ragione, si tratta di una storia thriller inserita nella struttura di un romanzo storico. Credo che la contaminazione di genere, se fatta con intelligenza, sia sempre positiva perché permette di sfiorare nel lettore sentimenti che magari non si aspetta da un genere. La scelta di un'indagine serrata mi è sembrata la più adatta a quello che volevo raccontare e la storia mi si è composta nella mente con facilità in poco tempo perché evidentemente ambientazione e trama hanno trovato subito la giusta alchimia".

Quali sono i tuoi punti di riferimento o fonti di ispirazione quando ti trovi a dover descrivere o delineare la personalità dei tuoi personaggi?

"Ho la fortuna di esercitare una professione che mi mette a contatto ogni giorno con tante persone diverse. Cerco di memorizzare un tratto somatico, un comportamento, un tic e poi rimescolo tutto con l'obiettivo di creare personaggi tridimensionali che sono i più efficaci, anche se non è sempre facile dare profondità a ogni personaggio di una storia complessa".

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L'autore

Gabriele Sorrentino (Modena 1976) vive e lavora a Modena dove è addetto stampa di un ente pubblico. Scrittore e storico, collabora con riviste quali Modena Storia, Il Ducato e Rassegna Frignanese. È membro dell'Associazione Terra e Identità e ha all'attivo fortunate monografie storiche: I Tempi del Duca Passerino (TEI 2007) e L'Affaire Giuseppe Ricci (TEI 2010), Quando a Modena c'erano i Romani (TEI 2013). È coautore del romanzo storico Francigena. Novellario AD 1107 (Fabrizio Filios 2007, ripubblicato in e-book nel 2014 con Go-Ware) e ha partecipato a numerose antologie tra cui, Toscana tra crimini e misteri (Felici 2009) Presenze di Spirito (Damster 2011), L'Enigma del Toro (Damster 2013). Membro dell'associazione di scrittori "I Semi Neri" fa parte del Laboratorio di Scrittura XOmegaP, con il quale ha all'attivo diversi progetti di scrittura collettiva. Ha pubblicato la trilogia fantasy Finisterra (Le sorgenti del Dumrak, Il Risveglio degli Obliati, L'Ultimo Eroe, Edizioni Domino) il cui secondo episodio ha vinto il Premio Cittadella 2013, mentre la trilogia completa ha meritato il Trofeo Cittadella 2015; dalla saga è stato tratto un Gioco di Narrazione recentemente presentato a Play, la fiera del gioco di Modena. Il suo sito è www.gabrielesorrentino.it

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Venerdì, 10 Luglio 2015 10:04

Matilde di Canossa, una vita da romanzo

Esce per Meridiano Zero l'ultimo libro di Elisa Guidelli, nota anche come Eliselle, che nel "Romanzo di Matilda" racconta la vita, i lutti, le lotte, la caduta e il riscatto di una delle figure femminili più affascinanti del Medioevo. -

Di Manuela Fiorini -

Modena, 10 luglio 2015 –

E' Matilde di Canossa (1046 – 1115), la Grancontessa che, nel Medioevo, regnò su un territorio che si estendeva dal Lago di Garda al Lazio, la protagonista del Romanzo di Matilda, l'ultima fatica della scrittrice Elisa Guidelli, che esce in questi giorni per Meridiano Zero. Nato dopo una lunga genesi, durata dieci anni, tra ricerca e stesura, il volume di 380 pagine si legge tutto d'un fiato, perché non ha nulla della didascalità di una biografia o di un saggio, ma, piuttosto, la piacevolezza del romanzo storico, con alcuni tratti fantastici e altri squisitamente erotici, che rendono la lettura ancora più appassionante. Il lettore viene trasportato in un viaggio indietro nel tempo, tra intrighi di corte, battaglie, amori, tradimenti, lutti e riscatti. Di alcuni personaggi ci si innamora, per altri sorge un'antipatia spontanea, segno evidente della maestria dell'autrice nel dipingerne i tratti e delinearne la personalità. Matilde, Enrico IV, papa Gregorio VII, ma anche Pier Damiani, Beatrice di Lorena, Goffredo il Gobbo e molti altri, escono dai libri di storia per conquistare la fantasia e l'immaginario del lettore che si appassiona alle loro vicende, trepidando, sognando, sperando insieme a loro. Abbiamo incontrato l'autrice, Elisa Guidelli, per parlare insieme del Romanzo di Matilda.

Matilde di Canossa, uno dei personaggi femminili più importanti e "anomali", nel suo essere donna, del Medioevo. Che cosa ti ha colpito di questa figura, al punto di scrivere un romanzo in cui è la protagonista?

"Il mio primo incontro con Matilde è stato nella primissima infanzia, quando mio padre mi portò in visita al castello di Canossa. Avrò avuto forse 5, 6 anni, e mi colpì moltissimo il racconto di quella donna medievale così potente ma anche così apparentemente sola. La passione per lei è cresciuta con me, si è formata sia in autonomia, con ricerche personali, sia attraverso gli studi universitari. Di lei mi ha sempre colpito il suo essere donna in un mondo di uomini, la sua grazia e la sua determinazione nell'accettare il suo destino e nel portare a termine il suo compito su questa terra, nel periodo drammatico che si è trovata a vivere. La sua potenza e il suo ricordo riecheggiano ancora oggi, a ragione, non solo in Italia ma in tutto il mondo, segno che il suo passaggio è stato determinante per la Storia"

Matilda può considerarsi un personaggio "moderno" per i suoi tempi, ma anche per quelli attuali, dove la condizione femminile e le sue conquiste non sempre sono date per acquisite. Secondo te, che cosa ha contribuito a fare di lei quello che è stata? Carattere, determinazione o circostanze storiche?

"Nei classici libri di storia di Matilde si accenna appena, nel capitolo della lotta per le investiture, dove sembra quasi una semplice castellana che si trova a preparare il banchetto per gli ospiti di rilievo al suo castello, Gregorio VII ed Enrico IV, nell'umiliazione di Canossa. E invece se uno va a cercare bene, si trova davanti una figura che nel corso dei secoli ha goduto e subito qualunque genere di strumentalizzazione, ma che nonostante le diverse interpretazioni date al suo ruolo e alla sua esistenza è stata e continua ad essere molto amata. Di fatto, credo, perché la memoria e l'eredità che ha lasciato storicamente ma anche umanamente è stata grandiosa, lasciandone traccia sul territorio che ha amministrato da diplomatica e guerriera, implacabile ma generosa".

Per scrivere questo romanzo hai impiegato dieci anni tra ricerca e stesura. Come ti sei documentata e quali sono state le difficoltà che hai incontrato lungo questo cammino?

"Le difficoltà sono state tante. Quando affronti un tema del genere, non ti senti mai pronta per iniziare a scrivere, c'è sempre un nuovo libro da leggere, un nuovo saggio da studiare, perché le sfaccettature del personaggio sono innumerevoli e tu vuoi tutte le informazioni del mondo. Poi ti rendi conto che devi fare un primo passo, e allora il problema è cosa lasciare, cosa non scrivere, perché le informazioni che hai sono troppe. E devi selezionare. Ho visitato mostre, cercato e letto libri e saggi introvabili, poi alla fine mi sono detta che era il momento di partire per il mio personale viaggio alla ricerca della "mia" Matilda. E così è stato".

Nel romanzo hai inserito anche l'elemento fantastico. Per esempio, la strega che Matilda incontra prima da bambina e poi da adulta che le predice il suo destino, oppure la "punizione divina" che colpisce gli avversari del Papa. Come mai questa scelta e come si integra con la parte storica?

"La strega è una mia invenzione, ma è coerente con una certa letteratura e con la storia del Medioevo, una sorta di topos che mi era congeniale al racconto e che ho voluto inserire per rendere più appassionante la vicenda. La punizione divina e altre citazioni su sogni e visioni che ho messo nel romanzo, invece, fanno parte delle informazioni che ho raccolto sul conflitto tra papa e imperatore: venivano utilizzate nelle cronache, di una parte e dell'altra, per avvalorare le proprie posizioni e screditare gli avversari. Rendeva il mio romanzo un po' più "gotico", e questo mi piaceva"

Come dice il titolo "Il romanzo di Matilda" non vuole essere una biografia, ma, appunto, un'opera di narrativa. Senza svelare troppo, quali sono gli elementi di fantasia che hai inserito e che non trovano invece un riscontro storico?

"Le storie d'amore che ho inserito sono un parto della mia fantasia, anche se non per questo meno plausibili. Siamo un po' troppo bacchettoni, e spesso sostengo che i nostri "antenati" sapessero godersi la vita molto meglio di noi, nonostante le raccomandazioni sulla continenza e sulla castità di certi predicatori. Altri elementi riguardano il rapporto tra Matilda ed Enrico, abbastanza difficile da inquadrare: io li ho resi nemici, ma potrebbe essere che per un periodo di tempo i loro rapporti fossero più distesi".

C'è stata una parte della storia che ti è piaciuta di più scrivere e magari un'altra che ti ha creato più difficoltà o il caratteristico "blocco dello scrittore"?

"Il blocco dello scrittore è un'invenzione, credo. Certo è che per alcuni snodi del romanzo la preparazione è stata più pesante e la scrittura più insidiosa. Le battaglie cruciali, ad esempio, Sorbara, Monteveglio, e naturalmente il racconto dell'umiliazione di Enrico IV a Canossa hanno richiesto risorse mentali e di pazienza certosina parecchio esose. Poi il bello è che quando rileggi dici: "ma davvero ho scritto io 'sta roba?". Quando scrivi e ti lasci assorbire totalmente dalla materia, sei come in trance".

Tu oltre che scrivere libri tuoi, vendi anche quelli degli altri, essendo libraia. Dalla tua esperienza, c'è un ritorno del romanzo storico?

"In realtà non c'è mai stato un vero e proprio abbandono. Romanzi storici continuano a uscire, alcuni vanno meglio di altri, si riciclano sotto diverse forme come i thriller storici, ma la produzione non diminuisce e ne vengono sfornati parecchi dedicati a ogni epoca, soprattutto da parte degli autori stranieri. E mi auguro che questa tendenza continui: io sono una fruitrice di storici da sempre, e che modo migliore c'è di imparare la storia divertendosi attraverso le emozioni?".

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                           Elisa Guidelli foto di Patrizia Cogliati

Elisa Guidelli, è laureata in Storia Medievale e lavora come libraia. Già autrice del romanzo storico FrancigenaNovellario a.D. 1107, ha al suo attivo, con lo pseudonimo di Eliselle, numerosi romanzi, tra cui Nel paese delle ragazze suicide, Ecstasy Love, Fidanzato in affitto, Le avventure di una Kitty Addicted, il noir La Fame e la commedia Amori a tempo determinato (Sperling & Kupfer). E' uscita inoltre con la guida Centouno modi per diventare bella, milionaria e stronza (Newton Compton).

 

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Mercoledì 8 aprile, nell'Auditorium del Carmine (ore 21.00), il celebre violoncellista Mario Brunello presenterà al pubblico di Parma il suo libro Silenzio. L'ingresso è libero e gratuito -

Parma, 7 aprile 2015 -

Continua il ricco programma del Laboratorio di Retorica Musicale organizzato dal Conservatorio di Musica "Arrigo Boito" di Parma e dedicato al tema "Musica e silenzio": mercoledì 8 aprile, nell'Auditorium del Carmine (ore 21.00), il celebre violoncellista Mario Brunello presenterà al pubblico di Parma il suo libro Silenzio (Bologna, Il Mulino, 2014). Primo artista italiano a vincere il Concorso Čaikovskij di Mosca, concertista di primo livello, da sempre Brunello ricerca la quiete e la pace di luoghi appartati. Per questo suona nei teatri o nei monasteri, sulle cime dolomitiche (è tra l'altro il creatore della rassegna "I suoni delle Dolomiti") o nel deserto: tutti luoghi in cui il silenzio è il denominatore comune. Un silenzio che sta fuori dal tempo, fuori dal suo gioco, che si presenta in ogni momento del giorno, nascosto tra i rumori della nostra quotidianità. Oggi appare come dimensione sconosciuta, in ombra, ma forse sempre intimamente ricercata. Il libro di Brunello è suddiviso come una Sonata in quattro movimenti: l'autore si prende cura del silenzio, lo cerca, lo accoglie e lo abita, accompagnando il lettore a scoprirlo in un intreccio fra l'arte e il nostro vivere.

Mario Brunello viene invitato regolarmente da prestigiose orchestre (London Philharmonic, Munich Philharmonic, Philadelphia Orchestra, Mahler Chamber Orchestra, Orchestre Philharmonique de Radio-France, London Symphony, NHK Symphony di Tokyo, Kioi Sinfonietta, Filarmonica della Scala, Accademia di Santa Cecilia) e collabora con direttori quali Valery Gergiev, Yuri Temirkanov, Riccardo Chailly, Vladimir Jurowski, Ton Koopman, Antonio Pappano, Manfred Honeck, Riccardo Muti, John Axelrod, Daniele Gatti, Myung-Whun Chung e Seiji Ozawa. Suona inoltre musica da camera con artisti quali Gidon Kremer, Yuri Bashmet, Martha Argerich, Andrea Lucchesini, Frank Peter Zimmermann, Isabelle Faust, Maurizio Pollini, Valery Afanassiev e l'Hugo Wolf Quartett.

L'incontro è inserito nella seconda edizione di "LabRetMus", Laboratorio di Retorica Musicale organizzato dal Conservatorio di Musica "Arrigo Boito", che dal 23 marzo al 23 aprile porta nell'Auditorium del Carmine incontri, concerti, seminari e masterclass dedicati al tema "Musica e silenzio".

L'ingresso è libero e gratuito.

(Fonte: ufficio stampa Conservatorio A.Boito)

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Mercoledì 1 aprile alle ore 21.00 presso il Bar Roma di Novellara Presentazione del romanzo d'esordio di Lorenzo Favella "Il vento in faccia" al Bar Roma di Novellara. -

Parma, 31 marzo 2015 –

"Il vento in faccia" il romanzo d'esordio di Lorenzo Favella sarà presentato mercoledì 1 aprile alle ore 21.00 presso il Bar Roma di Novellara. La presentazione, a cura della biblioteca comunale vedrà la partecipazione dell'autore insieme a Simone Oliva e di Mattia Lorenzini e Giorgia Burani che leggeranno alcuni brani tratti dal libro.

Ambientato tra il 1969 e il 1976, narrato in prima persona, "Il vento in faccia" è il diario di bordo del "bimbo", un ragazzo di provincia che al principio ha 19 anni e una sola idea in testa: farsi crescere i capelli e suonare la chitarra nel suo gruppo beat. Le vie del destino lo porteranno ad abbandonare il suo piccolo eden incantato per raggiungere Milano, abbracciando un'avventura decisamente più grande di lui. Tra turni in fabbrica e scoperta dell'eros, lampi di vita, amore e violenza, infiltrato prima, fiancheggiatore poi, fuggiasco infine, all'alba dei cosiddetti anni di piombo.

Questo libro è un piccolo caso editoriale perché è stato pubblicato da "Lo scafandro Libri" grazie ad una campagna di autofinanziamento lanciata dallo stesso autore su Internet, che grazie ad e-mail e social ha permesso di garantire una prevendita 500 copie in poche settimane dall'avvio della campagna.

Per informazioni contattare la biblioteca tel. 0522-655419 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

(fonte: ufficio stampa Comune di Novellara)

Martedì, 24 Marzo 2015 14:43

La magica foresta di libri di Berlino

Le strade di Berlino, la città più all'avanguardia d'Europa, sono fiancheggiate da enormi alberi pieni di libri gratuiti per i passanti. -

Parma, 24 marzo 2015 - di Alexa Kuhne -

Una foresta enorme, grande quanto una importante via cittadina, incanta i berlinesi che decidono di rifugiarsi fra le avvolgenti fronde della cultura. Ovvero: gli alberi sono stati trasformati in librerie pubbliche. Obiettivo: promuovere la lettura, accrescere la cultura, farne un dono per tutti.
La civiltà è anche crescita intellettuale. E una città all'avanguardia, protesa in avanti e attenta a ogni stimolo nuovo, proprio come Berlino, non poteva non accogliere l'idea di queste fronde che germogliano il sapere. Gratuito.
Ecco perché alcuni meravigliosi, enormi alberi lungo Prenzlauer Berg sono diventati distributori no profit di testi che girano il mondo.

Il progetto, intitolato Book Forest fa parte del programma BookCrossing Club che realizza librerie gratuite in tutto il globo.
Lo scopo è portare libri usati da condividere in luoghi pubblici in modo da rendere sempre accessibile la lettura a tutti. Sul sito c'è scritto: "Benvenuto nella biblioteca del mondo! E' facile trovare libri, condividerli e incontrare altri amanti della lettura".
Il bookcrossing è effettivamente diventato un movimento mondiale - organizzato su www.bookcrossing.com  - per la circolazione libera dei libri che, opportunamente registrati sul sito, vengono seguiti nei loro viaggi sul Pianeta.
A Berlino la singolare iniziativa ha portato alla trasformazione di alcuni arbusti abbattuti in vere e proprie foreste di tomi: i grossi tronchi sono stati rimodellati in fogge che richiamano l'idea di mensole naturali, dove il lettore può depositare il suo libro usato per una condivisione libera e gratuita del sapere.

Ogni 'teca' contiene delle opportune finestrelle in cui scambiare i volumi, protette da tendine di plastica contro le intemperie.
Ogni 'foresta di libri' può ricevere un massimo di cento libri che chiunque può prendere e lasciare.
La parola chiave è anche condivisione. Il progetto Forest books è stato infatti sviluppato come un approccio interdisciplinare, nato dalla collaborazione di esperti di foreste, carpenteria, falegnameria, media design, stampa e libri.

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Di Chiara Marando – Sabato 14 Marzo 2015

Un viaggio lungo la via Emilia alla scoperta delle sue tradizioni e tipicità culinarie, un patrimonio che fonda le sue radici nella storia contadina, nei suoi cibi poveri divenuti eccellenze gastronomiche da tramandare.

“Ma sei di coccio?”, di Enrico Belgrado (I quaderni del Loggione ed. Damster), un  nome curioso per un libro che racconta il passato di un territorio trasformandosi in una piccola guida per saperne di più sul buon mangiare.

C’è un filo conduttore che lega i vari piatti perché, che siano tigelle, crescentine, spianate o gnocchi fritti, la cosa importante è gustare delle prelibatezze accomunate da materie prime semplici e genuine.

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Tanti nomi per prodotti vicini tra loro e simili nelle caratteristiche, ed altrettante metodologie di preparazione, che nascono dalle peculiarità delle varie zone e dalla necessità di inventare nuovi modi e forme per alimenti basati su pochi ingredienti basilari come farina, acqua, olio e sale.

Cotture come il più antico “arrosto sulle braci”, fino  alla più recente “frittura” nelle varianti con strutto, prediletta dai puristi, olio d’olio d’oliva  oppure di girasole, il prescelto dai ristoratori esperti.

Tra le pagine del libro si viene trasportati in un racconto alla scoperta degli strumenti antichi fatti in coccio e terracotta, degli ingredienti, delle ricette, dei riti e segni propiziatori capaci di favorire l’abbondanza di cibo come la croce sulle pagnotte, che contribuisce ad una migliore lievitazione, oppure le rose celtiche sul fondo delle padelle.

Un affascinante excursus tra squisitezze della cultura contadina, testimoni di una tradizione popolare: dalla Torta Fritta tipica del parmense, al Gnocco Fritto reggiano e modenese, alla Crescentina di Bologna, fino alla  Piadina romagnola ed alla Bortellina piacentina.

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Un tesoro gastronomico che rischia di scomparire a causa delle moderne contaminazioni che trasformano ricette lontane in qualcosa di diverso, e merita di essere di essere preservato e protetto. Proprio questo è lo scopo per il quale sono nate denominazioni come i PAT, ovvero nomi che identificano prodotti agroalimentari tradizionali che ancora vengono realizzati in aree territoriali molto ristrette, oppure i DOP e gli IGP che aiutano a determinare e riconoscere un’eccellenza alimentare in un mondo dove il fare cucina è diventato ormai globale.

A completare degnamente  il libro sono un elenco di specialità con relativi ingredienti, insieme ad un nutrito ricettario per provare a diventare dei veri chef a casa propria.

Per saperne di più: www.damster.it

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Sabato 21 febbraio alle 17.30, presso la Sala D, nell'ambito di BUK, fiera della piccola e media editoria, sarà presentato il volume "Emilia Romagna Segreta" (Historica Edizioni). Intervengono il curatore dell'opera Stefano Andrini e la giornalista Manuela Fiorini, autrice del capitolo dedicato a Modena -

Modena, 18 febbraio 2015 -

"Emilia Romagna segreta" - Historica Edizioni - non è semplicemente una guida dedicata alle città della regione, ma un "occhio di bue" che mette a fuoco le bellezze e le curiosità: quelle dimenticate, sommerse dalla polvere del tempo, quelle leggendarie, che pur nascondono un fondo di verità, quelle assai note, ma tanto scontate che le avviciniamo senza neanche più esserne colpiti. In questo libro ci sono storia, arte, letteratura e i personaggi che hanno fatto grande la nostra terra. Alcuni sono davvero grandi, altri non hanno raggiunto la fama che promettevano, nonostante il potere enorme che hanno gestito. Ci sono anche i monumenti che determinano il contesto urbanistico, i santi nati fianco a fianco con l'anticlericalismo e le personalità che hanno consumato cavalli e carrozze sulla strada consolare. Non mancano i capolavori e le piccole perle: aneddoti che hanno fatto impazzire le gazzette dell'epoca, ma anche curiosità gastronomiche e cinematografiche.

Il volume di 420 pagine, suddiviso in dieci capitoli, ognuno dedicato a una città, si propone come un almanacco illustrato del nostro intrinseco federalismo, quello della bellezza e della diversità che, tuttavia, diventano quel tutt'uno che è la nostra bellissima regione.

"Durante l'Alto Medioevo, Modena condivide con il resto d'Italia i secoli bui del crollo dell'Impero Romano. – si legge nella prefazione al capitolo modenese, curato dalla giornalista Manuela Fiorini - Alla fine del IV secolo il vescovo della città è Geminiano. La leggenda vuole che sia stato proprio lui a proteggere Modena dal passaggio degli Unni, capeggiati dal temibile Attila, facendo calare una fittissima nebbia su tutta la zona. Geminiano, divenuto poi Santo Patrono della città, muore il 31 gennaio del 397 e le sue spoglie riposano ancora oggi della cripta del Duomo" .

Proprio dalla cattedrale romanica, Patrimonio dell'Umanità UNESCO, parte un viaggio che si snoda tra i segreti dei bassorilievi e degli angoli più nascosti della città, passando da Piazza Grande, con la pietra ringadora e la statua della Bonissima, dal ghetto ebraico a quella che era la sede della Santa Inquisizione.

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Un pomeriggio organizzato dall'Associazione culturale I SEMI NERI domenica 14 dicembre 2014 dalle ore 17,00 presso la libreria Emily Bookshop -

Modena, 13 dicembre 2014 -

A volte ritornano: appuntamento con spettri dell'anima e antichi misteri modenesi questo è il titolo del pomeriggio organizzato dall'Associazione culturale I SEMI NERI domenica 14 dicembre 2014 dalle ore 17,00 presso la libreria Emily Bookshop di via Fonte d'Abisso a Modena. Si tratta di un pomeriggio in compagnia di spettri, ricordi, incubi, fantasmi del passato e della mente attraverso una divertente conversazione sui temi dell'antologia di ghost stories Presenze di spirito (Damster edizioni, 2011) e del thriller storico L'Enigma del Toro (Damster edizioni, 2013). Il pomeriggio sarà condotto da Daniela Ori e Gabriele Sorrentino e avrà come scopo quello di raccontare l'esperienza di scrittori che si sono cimentati su forme di scrittura collettiva, portando come esempi un'antologia e un romanzo realizzati dagli autori dell'associazione I SEMI NERI. Saranno presenti gli Autori dei due testi in questione.

Presenze di Spirito è una raccolta 12 racconti e 2 poesie che hanno per tema i Fantasmi. Fantasmi nel senso più tradizionale del termine, oscure presenze che dall'aldilà cercano di comunicare con i vivi, anime che ritornano, ma anche spettri dell'anima, oppure ispirati alla tradizione celtica, a leggende anglosassoni, o alle paure antiche legate alla storia dell'uomo. Fantasmi che mettono paura, ma anche fantasmi che strappano il sorriso. Per questo sono presenze "di spirito", il titolo del libro gioca infatti su questa varietà di sensazioni ed emozioni. Alcuni racconti si ispirano al genere fantasy o al noir, altri sono storie d'amore che superano i confini del tempo, alcuni si ispirano invece alla storia, altre ai tormenti dell'anima: che siano metafore o presenze inquietanti...in ogni storia, c'è sempre un fantasma!

L'Enigma del Toro, romanzo collettivo, è un'avvincente saga familiare, ricca di suspense e colpi di scena, scritta come un omaggio al territorio padano, a Modena, prima di tutto, ma anche a quella parte d'Italia che si estende a cavallo degli Appennini, tra Firenze, Bologna, Modena e Reggio Emilia. La storia si apre con un incidente stradale del giugno 2012 in cui perde la vita Marco Antonio Tarvisi, giovane stilista di successo e figlio del Marchese Gherardo Tarvisi, patriarca di un'antica famiglia le cui origini risalgono al 1500. Imprenditori leader del settore della moda, i Tarvisi vivono nell'immaginaria località di Cà del Toro, nei pressi di Cavezzo, nella Bassa modenese, minata dal terremoto del maggio 2012. Alcuni particolari dell'incidente tuttavia non convincono l'ispettore Marcello Prandi che, con l'aiuto di Lucrezia Guicciardi, donna affascinante e misteriosa e parente della giovane vittima, indagherà sul passato della famiglia Tarvisi. Marcello e Lucrezia saranno così proiettati in un inquietante viaggio attraverso i secoli, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale al Rinascimento, quando un altro terremoto, quello del 1570, cambiò il destino dei Tarvisi di allora, mercanti di stoffe alla ricerca di un riscatto sociale.

 

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Di Chiara Marando – Parma 29 Novembre 2014

Tutto parte da un diario, una raccolta di ricette casalinghe che narrano la quotidianità di una famiglia, la sua storia. Una storia iniziata quando la “più splendida delle normalità” viene stravolta improvvisamente . A raccontarla è Ilaria Bertinelli, interprete e traduttrice di professione, ma prima di tutto mamma di Gaia a cui, all’età di soli sei anni, è stato diagnosticato il Diabete di Tipo 1 e la Celiachia. Due patologie autoimmuni, due ombre sul futuro impossibili da ignorare. Da quel momento la loro vita non è stata più la stessa e l’unico scopo di Ilaria è stato quello di aiutare sua figlia a vivere la sua nuova condizione nel modo più sereno possibile, soprattutto in quei momenti di convivialità come la tavola.

Comincia così la sperimentazione in cucina per preparare piatti appetitosi con gli ingredienti giusti, per condividere i sapori ed il divertimento della scoperta.

“Uno chef per Gaia”- La gioia della cucina per diabetici celiaci e appassionati: ricette con e senza glutine, con e senza zucchero – (edizioni Maria Margherita Bulgarini) non è altro che questo, ovvero il diario di famiglia trasformato in un libro. Preparazioni da veri gourmet con ingredienti, dosi ed accorgimenti, ottime da assaporare e bellissime da guardare.

Ciò che ha spinto Ilaria a pubblicare questi piccoli segreti ai fornelli è stata la voglia di aiutare, fornire un piccolo contributo per una vita migliore a tutti coloro che soffrono degli stessi problemi, sottolineando il fatto che questa tipologia di Diabete si manifesta in modo subdolo proprio nei bambini, o nei giovani fino ai trent’anni, e che l’attenzione costante può fare una grande differenza.

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Ed è proprio questa voglia di condividere che la porta tutt’ora in giro per l’Italia a presentare e cucinare le sue ricette davanti ad un pubblico attento a non perdere nemmeno una parola. Serate come quella appena svoltasi nella suggestiva cornice dello Store Barazzoni – I Love my House di Parma, dove in poche e semplici mosse, e con il suo sorriso, è riuscita a dare vita ad uno show cooking di alto livello. Inutile dire che i profumi ed i colori facevano da padroni.

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Ricette come il Tronchetto di Cioccolato, i Biscotti di Natale ed i Cupcakes, per poi finire con una splendida casetta di pasta frolla decorata con la glassa. Dei veri gioielli di pasticceria golosi, delicati e perfettamente equilibrati in ogni componente.

Giusto per stimolare un po’ la curiosità ecco i segreti per una deliziosa pasta frolla, ideale per i “Christmas Cookies”:

400 gr. di Farina da scegliere nella variante con o senza glutine

2 uova

150gr di burro

100 gr di zucchero

Per chi lo desidera si possono aggiungere anche 8/10 gr di lievito.

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Mixare tutti gli ingredienti ed impastare. La pasta frolla andrà poi stesa con il mattarello e tagliata con delle formine a scelta.

Per la glassa, invece, è necessario prendere dell’albume d’uovo ed unirlo a zucchero a velo e colorante per alimenti, se si desidera cambiare tonalità, mescolando con un cucchiaio. Ricordatevi che l’albume rende molto, quindi andrà usato in piccole quantità, mentre la dose di zucchero a velo determinerà la consistenza della vostra glassa. Quando sarà pronta basterà inserirla in un sac à poche e decorare a piacere i biscotti precedentemente cotti.

 

 

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