Distretto del Pomodoro del Nord Italia, consegnati 156 contratti per la campagna 2014. I dati in linea per rispettare l’obiettivo di produzione.
Parma, marzo 2014.
Sono 156 i contratti consegnati all’Organizzazione interprofessionale Distretto del Pomodoro da Industria del Nord Italia per la campagna 2014. Un dato che fa emergere la tendenza verso una conferma dell’obiettivo di una produzione 2014 che si dovrebbe attestare intorno ai 2,4 milioni di tonnellate, quantità ritenuta idonea – anche secondo quanto previsto dal contratto quadro d’area sottoscritto lo scorso gennaio – per garantire l’equilibrio tra la domanda e l’offerta.
Il raggiungimento dell’obiettivo dei 2,4 milioni di tonnellate permetterebbe un recupero del 20% del prodotto rispetto al consegnato della campagna 2013, archiviata come una delle più difficili degli ultimi dieci anni.
I 156 contratti depositati nel mese di febbraio sono stati al centro dell’attenta attività di controllo dell’Oi che nell’analizzarli ha verificato il rispetto di quanto predisposto nelcontratto quadro d’area.
<Allo stato attuale – il commento del presidente dell’Oi Pier Luigi Ferrari – possiamo dire di essere perfettamente in linea con le aspettative e con la programmazione più volte auspicata dall’Oi. Ricordato che il 97% della materia prima contrattata dalle imprese di trasformazione proviene dalle OP associate, si può affermare che allo stato attuale prevediamo il rispetto di una produzione programmata di 2,4 milioni di tonnellate. E’ un ottimo segnale che giunge dalla filiera. Dopo la sottoscrizione a gennaio del nuovo contratto d’area con cui si è stabilito il prezzo medio di riferimento del pomodoro per il 2014 con una tempistica che ha permesso una programmazione con buon anticipo della prossima campagna, anche la fase di consegna dei contratti si è svolta senza intoppi. In questo quadro si valorizza e si rafforza ulteriormente il ruolo dell’Oi Pomodoro da Industria del Nord Italia attribuendole un compito importante nella raccolta dei dati relativi alle quantità contrattate e al mantenimento degli impegni presi in contrattazione>
(Fonte Distretto del Pomodoro)
Una situazione drammatica che - rileva la Coldiretti - rappresenta la punta di un iceberg.
Roma 26 marzo 2014 -
Sono 4,1 milioni, tra famiglie e separati, gli italiani che nel 2013 sono stati costretti a chiedere aiuto per il cibo da mangiare, con un aumento del 10 per cento sullo scorso anno e del 47 per cento rispetto al 2010, ovvero ben 1.304.871 persone in piu’ negli ultimi 3 anni. E’ quanto afferma la Coldiretti, sulla base dei dati Agea, nel commentare l'allarme lanciato dal presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco, circa il fatto che il 66 per cento dei separati dichiara di non riuscire a provvedere all'acquisto di beni di prima necessità. Una situazione drammatica che - rileva la Coldiretti - rappresenta la punta di un iceberg delle difficoltà che incontrano molte famiglie italiane nel momento di fare la spesa. In termini generali si contano 303.485 persone che hanno beneficiato dei servizi mensa, tipologia di sostegno spesso prediletta proprio dai separati, ovvero da chi è rimasto solo, mentre sono ben 3.764.765 i poveri che nel 2013 hanno avuto assistenza con pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative delle famiglie le quali per vergogna prediligono questa forma di aiuto piuttosto che il consumo di pasti gratuiti in mensa.
La situazione dell’import di riso dai Paesi Meno Avanzati (PMA).
di Virgilio - Parma, 25 marzo 2014.
La proiezione a fine campagna porterebbe ad un rilascio di titoli per circa 610.000 tonnellate, con un aumento di 123.000 tonnellate (+25%) rispetto al dato record della scorsa campagna (487.000 tonnellate) che comporterebbe sicure e serie ripercussioni per la filiera risicola sia italiana sia comunitaria.
E’ quanto emerge dalla analisi del monitoraggio effettuato dall’Ente Nazionale Risi di Milano.
“Nel monitorare le importazioni a dazio zero dai PMA, l'attenzione, sino ad oggi, si è principalmente focalizzata sulla Cambogia che, dall'inizio della campagna di commercializzazione 2013/2014 e sino alla fine di febbraio 2014, ha esportato verso l'UE circa 115.000 tonnellate di riso lavorato (secondo i dati del monitoraggio operato dalla Commissione europea, da gennaio ad agosto 2013 compreso, le tonnellate di riso lavorato importate dalla Cambogia ammontavano a 132.000 circa).
La conseguenza di quanto sopra è preoccupante, atteso che se le importazioni da tale paese dovessero proseguire nel corso della campagna con questo trend, potremmo arrivare ad agosto 2014 con un livello di importazione di riso lavorato pari a 230.000 tonnellate (circa 50.000 tonnellate in più rispetto alla scorsa campagna).
Ora, l'attenzione alle importazioni dai PMA deve essere estesa anche agli altri paesi meno avanzati che, sino ad oggi, non hanno sfruttato i benefici loro offerti dal sistema EBA.”
Una preoccupazione subito presa in carico da parte del Ministro Maurizio Martina il quale in una nota del Ministero fa sapere che le
"Per le produzioni risicole dell'Unione europea, e in primo luogo per quella italiana, le importazioni di riso dalla Cambogia e dal Myanmar hanno comportato squilibri di mercato. Ciò rappresenta, sia nel medio che lungo periodo, un forte rischio per i nostri produttori".
Una questione importante per tutto il comparto risicolo nazionale che è stata portata sul tavolo del Consiglio europeo dei Ministri dell'Agricoltura e della Pesca in corso oggi a Bruxelles.
"La Commissione europea - ha aggiunto Martina - ha evidenziato l'aumento complessivo della richiesta di certificati di importazione che risulta, ad oggi, pari quasi al 25%, per il riso lavorato, rispetto alla campagna precedente. Le importazioni nell'Unione europea di riso lavorato proveniente dalla Cambogia, rappresentano oltre il 20% del totale importato e questo Paese è diventato il principale fornitore estero di riso, confermando, di fatto, le analisi commerciali, peraltro reiterate, della delegazione italiana. Per questo - ha spiegato il Ministro - abbiamo sollecitato oggi (24 marzo ndr) la Commissione europea a fornire un analisi di impatto e a mettere in atto misure opportune che possano contrastare questo fenomeno".
Era in procinto l’innesco di un processo di coltivazione di produzioni OGM molto più ampio a seguito della messa a dimora di due campi privati di mais geneticamente modificato da parte Giorgio Fidenato, l'agricoltore friulano che sta sfidando regione e non solo in virtù del diritto europeo.
di Virgilio - Parma, 25 marzo 2014.
E’ di pochi giorni fa la decisione della Regione Friuli Venezia Giulia di sospendere per 12 mesi le coltivazioni OGM sul territorio.
“L’esecutivo, come riporta una nota ADN Kronos, ha approvato lo schema di disegno di legge contenente disposizioni urgenti in materia di organismi geneticamente modificati, così come proposto dal vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello”.
La disposizione della Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia di vietare temporaneamente (12 mesi) in via straordinaria e con carattere d’urgenza la coltivazione di mais mette temporaneamente il punto sula controversa vicenda.
Legambiente dichiara la propria soddisfazione per voce del presidente nazionale Vittorio Cogliati Dezza:
“Finalmente possiamo tirare un sospiro di sollievo. Ben venga la decisione della giunta regionale di disporre in via straordinaria e di urgenza un divieto temporaneo alla coltivazione di mais Ogm per 12 mesi. Si tratta di un primo passo per rendere il Fvg “Ogm free”, in attesa che la Regione cambi in via definitiva la legge del 2011 sull’impiego in agricoltura di organismi geneticamente modificati. Ci auguriamo ora che il disegno di legge in questione sia presto discusso e approvato e che l’autorità pubblica possa passare all’attacco degli Ogm, tutelando così la salute dei consumatori e il comparto agricolo italiano votato alla qualità, alla tipicità e al biologico”.
C’è da presumere, comunque, che si tratti solo di una tregua. Gli interessi in gioco sono molto elevati.
Accertare conflitti di interesse e danni per il Made in Italy. La Coldiretti Emilia Romagna esprime apprezzamento.
di Virgilio - Parma, 25 marzo 2014.
Tutto nacque dal nuovo provvedimento di custodia cautelare per l’ex Direttore del Consorzio di Tutela del Formaggio Parmigiano Reggiano, Riccardo Deserti, per fatti riguardanti un suo precedente incarico. Proprio a seguito di questo provvedimento vi è stata la sospensione dall’incarico del medesimo Deserti.
E’ di poche ore fa la notizie che Coldiretti Emilia Romagna ha dichiarato il suo apprezzamento per l’esposto del CODACONS.
PARMIGIANO REGGIANO COLDIRETTI, BENE ESPOSTO DI CODACONS PER TRASPARENZA CONSORZIO
Coldiretti Emilia Romagna esprime apprezzamento per l’esposto dell’associazione dei consumatori Codacons alle procure della Repubblica di Parma, Reggio Emilia, Bologna e Modena e alla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna in merito alle vicende poco trasparenti ai vertici del Consorzio, prima tra tutte la contiguità del presidente Giuseppe Alai con aziende che producono formaggio concorrente con il più famoso prodotto Dop italiano.
La discesa in campo di Codacons – commenta Coldiretti – amplia il coro quanti hanno a cuore le sorti del Parmigiano Reggiano e invocano a gran voce trasparenza e pulizia in una vicenda che rischia di ledere pesantemente l’immagine del made in Italy. La nostra battaglia – sottolinea Coldiretti – fin dall’inizio è stata improntata alla volontà di salvaguardare l’immagine del Parmigiano Reggiano e tutelare allevatori e consumatori.
Ben lo ha compreso il Codacons – sostiene Coldiretti – che con il suo esposto contribuisce a rafforzare una sana alleanza tra produttori e consumatori e rispedire al mittente l’accusa di faziosità che un certo mondo associativo e cooperativo ha rivolto a Coldiretti per aver semplicemente chiesto di portare in trasparenza quanto c’era di opaco nella posizione del presidente del Consorzio del Parmigiano che, per sua stessa ammissione, è stato a capo della cooperativa Itaca che tramite varie scatole è azionista della società ungherese Magyar, produttrice di similgrana.
- comunicato CODACONS
Uno dei simboli d’eccellenza dell’agroalimentare Made in Italy è sicuramente il Parmigiano Reggiano, uno dei nostri 259 prodotti riconosciuti tra Dop e Igp, sicuramente il formaggio italiano più conosciuto nel mondo ed anche un ottimo biglietto da visita per il nostro paese. Tanta e tale è la sua notorietà da suscitare interessi poco limpidi, al punto da spingere il Codacons a presentare un esposto alle Procure della Repubblica di Parma, Reggio Emilia, Bologna, Modena, oltre che un esposto alla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna.
Il Parmigiano Reggiano – scrive il Codacons - rappresenta un vero e proprio “tesoro” economico culturale ed ambientale, spesso trattato con disattenzione ed incuria dalle istituzioni, quando non dagli stessi operatori del settore. Se a livello comunitario le grandi lobby del food impediscono una seria politica sulla tracciabilità e l’origine dei prodotti tipici, gli sforzi a livello nazionale devono essere sicuramente più fermi nel difendere il Made in Italy. Purtroppo nemmeno le autorità regionali e provinciali dell’Emilia Romagna sembrano immuni da queste derive.
A gettare un’ombra agghiacciante su un marchio prestigioso del nostro paese è il nuovo provvedimento di custodia cautelare per Riccardo Deserti, Direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano, finito agli arresti domiciliari con l'accusa di furto. Quel che sembrerebbe sconcertante è che le nuove minacce per il simbolo del made in italy, potrebbero arrivare dallo stesso presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai: infatti, secondo un articolo pubblicato da La Stampa, Alai sarebbe stato anche presidente della Itaca Società Cooperativa, che detiene a sua volta una partecipazione nella Magyar sajt Kft, società ungherese che commercializza formaggi che imitano i nostri campioni nazionali dell’agroalimentare.
La Coldiretti Emilia Romagna, ha subito lanciato l’allarme: in base alla ricostruzione fornita si sottolinea che il Parmigiano Reggiano è il prodotto italiano più falsificato nel mondo e il motivo forse va cercato all'interno dello stesso Consorzio di tutela che più che difendere la tipicità del formaggio alfiere del made in Italy sulle tavole mondiali, sta invece dando forti spallate alla sua trasparenza.
Per tali motivi l’associazione ha chiesto alle Procure di verificare eventuali conflitti di interesse in capo a quei soggetti che hanno il compito di difendere il prestigio del Parmigiano Reggiano e accertare quali controlli siano stati posti in essere dalle istituzioni nazionali, regionali e provinciali al fine di verificare il rispetto della normativa in materia di tutela del Made in Italy, aprendo una indagine anche alla luce del possibile reato di frode in commercio nonché possibili pratiche commerciali scorrette.
Alla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna il Codacons ha chiesto di accertare possibili danni all’erario connessi al discredito per il made in Italy e il grave danno per i consumatori italiani e per l’economia del paese, in relazione alla perdita di credibilità dei prodotti doc italiani e più in generale del Made in Italy.
L’agrometeorologo strategico per il futuro della produzione.
Verona, 24 marzo 2014. Prevedere e interpretare i dati ed i segni del tempo per aiutare il viticoltore: ecco la sfida dell’agrometeorologo, una figura che si sta rivelando sempre più fondamentale nel futuro delle aziende vitivinicole. Agricoltura e cambiamenti meteorologico-atmosferici, tra i temi al centro di Vinitaly, la rassegna internazionale dedicata a vini e distillati, in programma a Veronafiere dal 6 al 9 aprile (www.vinitaly.com), si intrecciano da sempre.
Nessun raccolto può infatti prescindere dal tempo e gli agricoltori si sono sempre attrezzati per capire come intervenire sui campi.
I vigneti non fanno eccezione: i cambiamenti climatici, infatti, potrebbero costringere a cambiare alcune delle pratiche che hanno accompagnato e fatto crescere il vino negli ultimi 20-30 anni.
Contro questa minaccia, un aiuto può giungere dall’agrometeorologia: scienza che studia le interazioni dei fattori meteorologici ed idrologici con l’ecosistema agricolo-forestale e con l’agricoltura.
È una scienza di confine, tesa cioè a valorizzare i legami esistenti fra discipline del settore fisico e biologico che focalizzano la loro attenzione sugli ecosistemi agricoli e forestali, per dare risposte a problemi concreti a livello aziendale e territoriale.
«L’agrometeorologia è senz’altro un elemento utile – spiega il climatologo Giampiero Maracchi, professore di Climatologia all’Università degli Studi di Firenze – perché permette, dal punto di vista pratico, di diminuire, per esempio, i trattamenti. La climatologia consente con le previsioni stagionali, di avere un’idea di come sarà l’andamento del tempo e quindi come comportarsi nell’eventuale distribuzione di trattamenti e fertilizzazioni. Abbiamo inoltre sperimentato – aggiunge Maracchi – che un trattamento mirato sulle basi meteo, permette di passare da 7-8 trattamenti a 4-5 l’anno, riducendo costi e impatto chimico sul territorio. Nell’insieme, l’agrometeorologia, dà un grosso contributo per un’agricoltura più “safe” come dicono gli americani. Cioè con meno interventi generici e più mirati, tenendo conto del rapporto tra prodotti utilizzati ed ambiente. Un agrometeorologo però non lo vedo in un’azienda perché forse sarebbe eccessivo. Magari in un Consorzio, invece, potrebbe essere una personalità interessante, e potrebbe suggerire una zonazione climatica dei terreni delle aziende appartenenti a quel Consorzio».
«Un’innovazione che dovrebbe esserci nel futuro delle aziende – sottolinea Leonardo Valenti, professore di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano – è la raccolta dei dati agro-meteo, fondamentale per stabilire tutte quelle che sono le situazioni legate all’evoluzione del prodotto nell’annata e, al contempo, comprendere dove andrà la viticoltura dell’azienda nel futuro. Ormai bisogna interpretare ogni singola annata in maniera puntuale, basarsi sull’andamento stagionale per capire come meglio intervenire sulle coltivazioni. Essere una ventina di giorni in anticipo – secondo Valenti –comporta un cambiamento sostanziale. Vendemmiare prima cambia completamente il quadro acido, le caratteristiche aromatiche e le caratteristiche zuccherine delle uve. È indispensabile quindi avere delle nozioni che permettano di interpretare al meglio le situazioni ambientali».
«L’atmosfera è l’elemento più variabile dell’ecosistema e dell’agrosistema viticolo – afferma Luigi Mariani, professore di Agrometeorologia all’Università degli Studi di Milano – l’agrometeorologo è colui che cerca di rendere coscienti agronomo e viticoltore sui cambiamenti climatici. Oggi vi sono prodotti previsionali molto interessanti che fino a qualche anno fa non erano disponibili. Ci consentono di andare a stimare quale tempo farà nell’arco di una settimana con una certa esattezza. Fare agrometeorologia significa considerare risorse idriche insieme agli andamenti fitopatologici e alle variabili atmosferiche. Sapere, per esempio, quando piove è una risorsa anche per risparmiare – aggiunge Mariani – non rischiando così che i trattamenti vengano portati via dall’acqua. Ci vuole una coscienza meteorologica che deve far parte del viticoltore».
L’agrometeorologo è una «figura fondamentale» secondo Attilio Scienza, professore di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano che raccoglie tutti i dati e dà indicazioni precise su come sviluppare un lavoro in vigna: «Chi fa la meteorologia locale e applicativa può dare indicazioni importanti per due aspetti. Prima di tutto il modello meteorologico è fondamentale per calcolare il rischio di malattie parassitarie, consentendo di ridurre i trattamenti in un anno anche del 50% e diminuire l’impatto della chimica sui terreni. Il secondo punto sono i modelli di irrigazione, cioè il fabbisogno idrico. Quando si supera in un territorio la soglia di rischio di fabbisogno idrico – conclude Scienza – e la pianta comincia ad andare in stress, c’è bisogno di una figura che segnali l’allarme e la quota di acqua da dare».
Servizio Stampa Veronafiere
Piccinini ha 41 anni, è vicepresidente della Cantina di Carpi e Sorbara e presidente uscente del settore vitivinicolo di Confcooperative Modena -
Modena, 28 marzo 2014 -
Il modenese Carlo Piccinini è il nuovo presidente di Fedagri Emilia-Romagna, l'organismo che rappresenta le 470 cooperative agricole e agroalimentari aderenti a Confcooperative. Piccinini ha 41 anni, è vicepresidente della Cantina di Carpi e Sorbara e presidente uscente del settore vitivinicolo di Confcooperative Modena. Subentra al romagnolo Giovanni Bettini, che ha guidato la Fedagri regionale dal 2004. Oltre a Piccinini, nel nuovo consiglio regionale di Fedagri siedono ora undici cooperatori modenesi (su un totale di 61 componenti). Ringraziando i cooperatori emiliano-romagnoli per la fiducia accordatagli, Piccinini ha sottolineato che negli ultimi cinque anni le cooperative hanno saputo resistere alla crisi meglio di altre realtà imprenditoriali. «Tuttavia le aziende agricole socie delle nostre cooperative incontrano crescenti difficoltà nell’ottenere un reddito equo. Per superare questo problema – ha detto il neo presidente di Fedagri-Confcooperative Emilia-Romagna - occorre spingere l’acceleratore sull’integrazione tra cooperative e compiere scelte in grado di garantire un futuro alle filiere produttive più strategiche. Parallelamente è indispensabile ridurre gli oneri burocratici che gravano sulle imprese. A questo riguardo – ha concluso Carlo Piccinini – ci attendiamo molto dall’impegno assunto dalla Regione in merito all’attuazione del Piano di sviluppo rurale 2014/2020». Nonostante la difficile congiuntura economica che negli ultimi anni ha colpito tutti i principali settori produttivi, le 470 cooperative agricole ed agroalimentari aderenti a Confcooperative Emilia-Romagna mostrano un buon andamento, con un fatturato che nel 2013 ha sfiorato i 9 miliardi di euro, in aumento del 3,1 per cento sull’anno precedente e del 9,1 per cento rispetto al 2009 (primo anno della crisi). Le cooperative che esportano sono 61 (il 13 per cento del totale) e rappresentano la metà dell’intero fatturato di Fedagri regionale; nel 2013 il valore del prodotto esportato ha sfiorato i 600 milioni di euro (508 milioni nell’Unione europea). Si registra una tenuta dei livelli occupazionali che, con circa 17.750 addetti, sono in linea con i 17.800 addetti del 2009.
(Fonte:Ufficio stampa Confcooperative Modena)
Expo Milano 2015, la partecipazione del sistema Emilia-Romagna alla kermesse mondiale. Il forum in Regione. Errani: "Siamo un grandissimo valore per questo Paese, daremo il nostro contributo per questa vetrina mondiale"
Bologna – L’Emilia-Romagna all’Expo Milano 2015 punta sulla filiera della alimentazione. A 400 giorni dall’inaugurazione dell’esposizione mondiale sul tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” (che si svolgerà a Milano dal 1 maggio al 31 ottobre 2015), la Regione Emilia-Romagna raggiunge l’accordo con il Commissariato all’Expo e il Padiglione Italia e fissa la presenza all’evento con il programma “Valori e idee per nutrire la terra”, che si estenderà non solo nell’area dell’Expo di Milano ma anche sul territorio e andrà ben oltre alla durata dell’evento espositivo.
Progetto regionale di eccellenza sarà il World Food Forum, un ambizioso percorso sulle eccellenze regionali che coinvolgerà esperti, ricercatori, grandi imprese, policy maker di fama internazionale volto ad affermare l’Emilia-Romagna quale “capitale” mondiale del cibo.
“Ci stiamo preparando nella consapevolezza che l’Emilia-Romagna è un grandissimo valore per il Paese, di peso internazionale per l’agroalimentare, l’agroindustria, la manifattura e su valori sociali importanti”, ha sottolineato il presidente della Regione Vasco Errani nel corso del forum “400 giorni all’Expo”, organizzata da Qn Quotidiano Nazionale a Bologna, nella Terza torre della Regione, nell’ambito delle iniziative di avvicinamento all’Expo 2015.
Alla manifestazione, tra gli altri, hanno preso parte il direttore di Qn Giovanni Morandi, il direttore generale dell’Enit Andrea Babbi, il commissario unico governativo e amministratore delegato di Expo 2015 spa Giuseppe Sala e gli assessori regionali all’Agricoltura e alle Attività produttive Tiberio Rabboni e Gian Carlo Muzzarelli.
“Possiamo dare un contributo all’Italia per questa vetrina mondiale”, ha aggiunto il presidente Errani. “Qual è la filosofia che ci anima nel partecipare all’Expo? E’ la consapevolezza che è un grande obiettivo per l’Italia nel mondo. Internazionalizzazione, qualità e benessere della vita, sapere, conoscenza, diritto alla salute: è la comunità, con al centro la persona e i suoi bisogni, il ‘modello’ che vogliamo proporre al mondo”. L’assessore Rabboni ha messo poi l’accento sui punti di forza delle eccellenze agroalimentari in Emilia-Romagna: “legalità e riconoscimento dei diritti, attitudine a cooperare, tutela della biodiversità”; mentre l’assessore Muzzarelli ha disegnato la presenza dell’Emilia-Romagna a Milano, ricordando che imprese, territorio, università e centri di ricerca, istituzioni locali “giocheranno insieme come sistema per valorizzare il tanto Made in Italy che passa dalla nostra terra”.
L’Emilia-Romagna all’Expo Milano 2015
All’Expo Milano 2015 parteciperanno circa 150 paesi e sarà un’occasione per mettere in evidenza le eccellenze del Made in Italy. Circa 20 milioni di visitatori attesi, di cui il 60% italiani ed il 40% esteri con un picco di domanda per il settore turistico e servizi correlati (http://www.expo2015.org).
L’Expo 2015, innanzitutto, diventa per l’Emilia-Romagna la chiave di lettura di tutte le politiche di internazionalizzazione del sistema produttivo, di promozione, di cultura e del turismo del biennio 2014-2015, e di ulteriore attività negli anni successivi.
Diverse le modalità di partecipazione all’Expo per l’Emilia-Romagna: la presenza permanente nella ‘Mostra delle Regioni’, una settimana ‘protagonista’ dal 18 al 24 settembre 2015 nel Palazzo Italia (con utilizzo esclusivo di alcune aree del Palazzo, e tutta la comunicazione del periodo in Expo e on-line dedicata a Regione Emilia-Romagna), uno spazio espositivo di circa 200 metri quadri nella stessa settimana, nonché una ‘Piazzetta’ di circa 80 mq sul Cardo per organizzazione eventi per 3 mesi (agosto-ottobre 2015).
Priorità generali su cui punterà il sistema Emilia-Romagna sono la valorizzazione internazionale del territorio e delle sue eccellenze, il marketing territoriale internazionale, l’attrattività di visitatori e operatori professionali soprattutto esteri. Contemporaneamente saranno realizzati – in collaborazione con Apt e in collegamento con Expo - un insieme di pacchetti turistici per la costa, le città d’arte, i percorsi enogastronomici e le imprese rurali ma anche un calendario coordinato di eventi culturali, turistici e fieristici 2014-2016 con declinazione Expo.
In particolare sono state selezionate le principali fiere internazionali regionali attinenti direttamente o indirettamente con il tema dell’Expo - Macfrut , Sana, Cibus, Cibus Tec, Sigep, Fieravicola, Eima, Ecomondo, Rimini Wellness, TTG, Remtech, H2O – e verrà lanciato un vasto programma di incoming di imprese, buyer, importatori, chef, giornalisti internazionali.
Premessa di questo è il modello di agricoltura emiliano-romagnola sostenibile per garantire un’alimentazione sana, sicura, tracciabile con asset strategici quali ricerca, innovazione (dal nutrizionismo ai functional food), riutilizzo e scarti energetici, risorse naturali e lo sviluppo integrato dei territori, ma molta attenzione sarà dedicata anche alle tecnologie regionali dell’impiantistica alimentare, della catena del freddo, del packaging, del food design.
Alla luce degli accordi sottoscritti con Expo e Padiglione Italia, l’impegno della Regione Emilia-Romagna nelle prossime settimane sarà quello, anche in collaborazione con Ervet, di dare il via ad una fase di condivisione delle idee e progettazione di iniziative, tramite incontri e tavoli di lavoro dedicati, che possano prevedere la più ampia partecipazione di tutti i soggetti interessati al tema Expo, dagli Enti Locali alle Associazioni imprenditoriali, dalle imprese alle Università, per far sì che il nostro territorio e le sue forze economiche, culturali, scientifiche, turistiche possano sfruttare al meglio le grandi opportunità che Expo Milano 2015 può offrire loro, anche e soprattutto in chiave post-evento.
Cuore dell’attività regionale sarà il coinvolgimento delle 150 delegazioni internazionali presenti a Milano, che saranno coinvolte nelle iniziative realizzate in regione con incontri istituzionali, visite aziendali, seminari e tavole rotonde con i centri di ricerca e le imprese. I paesi prioritari identificati oltre a quelli europei sono Brasile, Cina, Vietnam e Messico.
Il World Food Forum
Il World Food Forum (WFF) si comporrà di eventi focalizzati su tematiche di confronto a livello mondiale nell’ambito di Expo 2015 che consentiranno di ampliare l’esperienza di visita all’Expo sia da un punto di vista temporale che territoriale. In questo contesto si affronteranno in maniera innovativa le problematiche proponendo un confronto/incontro tra i protagonisti mondiali dell’agroalimentare – autorità di controllo della qualità e della tracciabilità, centri di ricerca, università, grandi imprese e imprese innovatrici - sviluppato su tre livelli di confronto: World Food Safety Forum (dedicato alle Autorità), World Food Research and Technology Forum (centrato sui centri di ricerca pubblici e privati), Research Food G20, che coinvolgerà i Governi dei Paesi che partecipano a Expo sulle politiche per la nutrizione umana e la salute.
Il World Food Forum garantirà un ruolo di primo piano dell’Emilia-Romagna, dell’Italia e dell’Unione europea sugli aspetti di ricerca e innovazione a favore del sistema industriale, per nuovi stili di vita e una migliore cultura alimentare, per assicurare qualità e sostenibilità a livello mondiale.
L’agrolimentare dell’Emilia-Romagna in cifre
In Emilia-Romagna le imprese del settore agroalimentare riguardano: 5.941 di trasformazione alimentare, 2.969 produttrici di macchine impianti per l’industria alimentare e per l’agricoltura, 17.767 commercio ingrosso e dettaglio, 73.400 imprese agricole (di cui sul biologico 3.865), 1.022 aziende agrituristiche mentre 39 sono i prodotti a denominazione d’origine (Dop e Igp).
Un abbraccio bolognese al meglio della norcineria italiana il prossimo 30 marzo.
Bologna, 25 marzo 2014 -
Si colloca nell’ambito del progetto Casa Emilia Romagna l’evento che si terrà il prossimo 30 marzo, dalle ore 10 a Bagnarola di Budrio, nella osteria di Tamburini, nel palazzo dell’Accademia dei notturni. Tanti stand, oltre venti, dedicati ai buongustai, i quali avranno la possibilità di assaporare norcinerie e grandi specialità italiane, solo piccole aziende artigiane.
Incontrerete personaggi che stanno scrivendo la storia della cucina italiana, conoscerete piccoli produttori esclusivi ed entusiasti.
Un giorno dedicato ai sapori per appagare il palato ma anche la mente! Un ingresso a cinque euro che vi permetterà di assaggiare il meglio della norcineria italiana per tutto il giorno. A parte potrete acquistare direttamente i prodotti in assaggio.
La Mutua Salsamentari 1876 curerà l’assaggio della mortadella del Consorzio e degli altri salumi, facendo gli onori di casa.
Verranno prestigiosi ospiti dalla Toscana, dall’Umbria e dalla nostra terra emilano-romagnola.
Convegno alle 17: il maestro Dario Cecchini, dal Chianti, accoglierà i presenti con un trattato sulla fratellanza fra i produttori di mortadella ed i minatori del Valdarno.
Un vivace dibattito sicuramente moderato dallo scrittore enogastronomo Gabriele Cremonini, sull’eccellenza della gastronomia italiana e sulle difficoltà incontrate dal mercato per affermarsi nel mondo.
Sarà presente Corradino Marconi, presidente del Consorzio Nazionale della mortadella, che illustrerà il tragitto per affermare la rivincita questo nostro prelibato salume.
Ci saranno altri ospiti prestigiosi, guidati dal grande fotografo Oliviero Toscani, con i suoi prodotti “I Toscani”.
Nel pomeriggio ci allieterà il gruppo musicale rock Il resto del Carlito’s, con una sfida epica Beatles vs Stones.
Tutto si concluderà con una cena (costo € 20) a base di specialità toscane, umbre e emiliane, in un grande abbraccio di fratellanza e amicizia.
E’ possibile pernottare di fronte all’Accademia, nella accogliente atmosfera dell’Agriturismo Santa Maria Maddalena, che vanta camere dotate ogni comfort necessario per prolungare gradevolmente il vostro soggiorno.
Grazie a Casa Emilia Romagna, Bagnarola di Budrio, la terra piena di storia si ritrasformerà, come in passato, per un giorno in terra dei sapori e del benessere.
Casa Emilia Romagna è un progetto della Ditta Tamburini, che ha lo scopo di valorizzare la nostra terra generosissima per arte, cultura e gastronomia, favorendo il turismo e aprire al mondo le nostre migliori tradizioni.
Per informazioni e prenotazioni 389/14.14.718 o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Per pernottamenti Agriturismo Santa Maria Maddalena tel 0516927071
La dodicesima settimana è stata caratterizzata dalla conferma di debolezza dei listini delle due principali DOP nazionali. In pausa i listini del Burro mentre il Latte Spot ha ceduto nuovamente in apertura della settimana in corso.
di Virgilio -
Parma 26 marzo 2014 --
La settimana che va dal 17 al 21 marzo ha, in via generale, riproposto i segnali di debolezza del comparto. Le de principali DOP, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, proseguono il loro percorso in riduzione di listino nelle principali piazze di contrattazione. Nello specifico il Grana Padano ha perduto 5 e 10 centesimi a Mantova per le stagionature di 10 e 14-16 mesi rispettivamente. Identico andamento è stato registrato a Milano dove il 9 mesi è stato quotato tra 7,10 e 7,25€/kg mentre il 15 mesi si è collocato tra 7,80 e 8,45€/kg. Perdite tra i 5 e i 10 centesimi anche per il Parmigiano Reggiano DOP. Sulla piazza di riferimento parmense il 12 mesi ha fissato i listini tra 8,85 e 9,20€/kg mentre il 24 mesi con una perdita dello 0,96% ha chiuso tra 10,15 e 10,50€/kg.
Sul fronte del Burro e della Crema i listini si sono presi un momento di pausa, così come pure il Latte Spot trattato a Verona. Per quest’ultimo prodotto però la tregua sembra finita. Un marcato calo del 3,49% è stato infatti registrato lunedi (24 marzo) a Verona dove la quotazione è stata fissata tra 41,76 e 43,82/100 litri di latte.
- Il Latte in gravidanza fa bene alla mamma e al bambino -
Un bicchiere di latte al giorno infatti assicura tanti nutrienti, fondamentali per una gravidanza in salute. Fa bene alla mamma per il contenuto di importanti elementi tra i quali le vitamine che aiutano la salute e la bellezza in gravidanza, tra cui la vitamina A, C, D, E e K, l'acido folico e la riboflavina. Ma fa molto bene anche ai bambini. Come è stato pubblicato sull'European Journal of Clinical Nutrition, i figli delle donne che bevono latte in gravidanza, circa un bicchiere al giorno, diventano anche più alti. I ricercatori hanno misurato l'altezza di circa 800 ragazzi danesi di 25 anni; confrontandola con il consumo di latte da parte delle madri in gravidanza si è notata una certa correlazione positiva tra l'assunzione dell'alimento e la statura dei giovani, sia maschi sia femmine.
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