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Da Meccagri.it 29 aprile 2020 -  Il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 (l’utilizzo di diverse tecnologie interconnesse per migliorare resa e sostenibilità delle coltivazioni, qualità produttiva e di trasformazione, nonché condizioni di lavoro) continua a crescere e ha raggiunto nel 2019  un fatturato di circa 450 milioni di euro (+22% rispetto al 2018) equivalente al  5 per cento del mercato globale, generato per l’86 per cento da operatori affermati nel settore, come i fornitori di macchine e attrezzature agricole, e per il restante 14% da startup e altri attori emergenti, provenienti da altri settori di business.

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È quanto è emerso dalla ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia presentata lo scorso 27 aprile al convegno online “Il digitale è servito! Dal campo allo scaffale, la filiera agroalimentare è sempre più smart!”.
 
SISTEMI DI MONITORAGGIO DEI MACCHINARI E SOFTWARE GESTIONALI TRAINANO IL MERCATO
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La spesa si concentra soprattutto in sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature agricole (39%), software gestionali (20%) e macchinari connessi (14%), seguiti da sistemi di monitoraggio da remoto di terreni e colture (10%), sistemi per mappare i terreni e le coltivazioni (9%) e strumenti di supporto alle decisioni (5%).
 
OLTRE 400 SOLUZIONI GIÀ DISPONIBILI

Sono 415 le soluzioni di Agricoltura 4.0 offerte in Italia da più di 160 aziende strutturate (77%) e startup (23%), oltre 100 in più rispetto alle proposte mappate nel 2018.
Oltre metà di queste è applicabile in diversi settori agricoli (56%), mentre fra le soluzioni indirizzate a settori specifici prevalgono quelle rivolte al comparto ortofrutticolo (21%), cerealicolo (20%), vitivinicolo (16%).
Ancora poco presente lo Smart Farming (applicazione del digitale anche ai processi “non di campo” delle aziende agricole), su cui si concentra solo il 13 per cento delle soluzioni.
L’attività agricola più interessata dalle proposte di Agricoltura 4.0 è la coltivazione (79% delle soluzioni), seguita da semina (41%), raccolta (36%), pianificazione (11%), magazzino (4%) e logistica (4%).
 
LA GESTIONE DEI DATI ESIGENZA PRIORITARIA
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Dall’analisi delle tecnologie utilizzate emerge la crescente importanza della gestione dei dati: il 72 per cento delle soluzioni è legato a software per l’analisi avanzata dei dati, il 61 per cento è costituito da piattaforme software capaci di ospitare dati provenienti da diverse fonti e il 50 per cento riguarda strumenti che sfruttano l’Internet of Things (+6% sul 2018).
Le altre tecnologie più adottate sono dispositivi di ultima generazione (45%), mobilità e geolocalizzazione (35%), veicoli e attrezzature connesse (20%) e sistemi ICT on Cloud (9%).

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Secondo un sondaggio condotto dall’Osservatorio su 288 imprese agricole, le aziende del settore investono in soluzioni 4.0 principalmente per migliorare la sostenibilità ambientale delle proprie coltivazioni, aumentare la consapevolezza delle dinamiche in atto all’interno della propria azienda, ridurre i costi e semplificare il lavoro intellettuale.
 
ANCORA POCO DIFFUSI ROBOT E DRONI

Questi obiettivi influenzano la scelta delle soluzioni tecnologiche, con i software gestionali in cima alle preferenze delle imprese (66%), seguiti da sistemi di mappatura di coltivazioni e terreni (40%), strumenti per monitorare le macchine agricole (39%) e sistemi di supporto alle decisioni (31%), mentre sono ancora poco diffusi robot e droni.
Le aziende di medie dimensioni adottano più soluzioni, le più piccole investono in una sola nel 70% dei casi.
La mancata interoperabilità dei sistemi aziendali è la barriera principale, insieme alla mancanza di competenze e alla (ridotta) connettività, mentre non preoccupa il rientro dall’investimento.
 
LA BLOCKCHAIN LA TECNOLOGIA PIÙ UTILIZZATA NELLE SOLUZIONI DIGITALI INNOVATIVE
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Fra le soluzioni digitali innovative per la tracciabilità alimentare offerte sul mercato italiano si assiste al boom della Blockchain (il significato letterale è “catena di blocchi”,  consiste in un grande registro digitale in cui le voci sono raggruppate in blocchi concatenati in ordine cronologico) lacui presenza è più che raddoppiata in un anno e che caratterizza il 43 per cento delle soluzioni disponibili, seguita da QR Code (41%), mobile app (36%), data analytics (34%), e l’Internet of Things (30%).

In generale, dopo la finanza e la PA, l’Agrifood rappresenta nel 2019 il terzo settore per progetti operativi Blockchain, avviati dalle imprese soprattutto per incontrare opportunità commerciali, per rendere più efficienti i processi di supply chain e raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale.
 
SONO 737 LE STARTUP AGRIFOOD NEL MONDO, ATTIVE PER UN 20 PER CENTO NELL’AGRICOLTURA 4.0

In crescita il numero di nuovi attori che propongono soluzioni digitali al settore agricolo. Sono 737 le startup agrifood a livello internazionale, per un totale di 13,5 miliardi di dollari di finanziamenti raccolti (in crescita di oltre il 400% rispetto al 2018), attive per il 70 per cento nell’ambito eCommerce (70%)
L’Agricoltura 4.0 è il secondo ambito più esplorato dalle nuove imprese innovative, con il 20 per cento delle startup e il 5 per cento del finanziamento complessivo.

Il 70 per cento di queste offre servizi di analisi e integrazione dati; il 51 per cento offre strumenti, soprattuttto Internet of Things, per il monitoraggio da remoto di terreni, coltivazioni e macchine; il 30 per cento propone servizi di mappatura di terreni e coltivazioni con droni o satelliti; minoritarie la zootecnia di precisione (4% delle startup, 1% dei finanziamenti), la qualità alimentare (4% delle startup), la sostenibilità (2%) e la tracciabilità (2%).
Le startup italiane attirano solo lo 0,3% dei finanziamenti complessivi.
 
STRUMENTI DI ANALYTICS E IOT IN TESTA ALLE TECNOLOGIE UTILIZZATE

Le principali tecnologie utilizzate dalle startup agrifood sono gli strumenti di analytics per raccogliere, trasmettere e rielaborare i dati (74%), l’Internet of Things (48%) e le mobile app (25%).
Cresce l’attenzione per tecnologie come i robot (7%) e l’intelligenza artificiale (7%), con robot in grado di monitorare e valutare in tempo reale lo stato della coltura e intervenire automaticamente e robot che controllano il benessere degli animali nella stalla, mentre tecniche di AI vengono impiegate per elaborare dati sulle colture.
«Il settore agrolimentare italiano risulta in fermento, con molte giovani aziende emergenti in grado di sviluppare soluzioni innovative in diversi comparti della filiera, e una grande attenzione alla sostenibilità e alla trasparenza delle attività agricole – ha commentato Andrea Bacchetti, direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood –. Tra queste spiccano le applicazioni IoT, l’elaborazione dei Big Data, l’impiego della Blockchain; si conferma il forte interesse per l’Agricoltura di Precisione, ma stenta ancora a decollare lo Smart Farming. Emerge infatti un evidente divario tra l’abbondanza delle soluzioni offerte a supporto delle attività prettamente agricole (semina, coltivazione e raccolta), rispetto a quelle che guardano alla pianificazione delle attività, alla gestione della logistica e agli altri processi aziendali di supporto».
 
DAL DIGITALE UN AIUTO PER AFFRONTARE L’EMERGENZA COVID-19

Un altro aspetto emerso nel corso del convegno è come in questo momento delicato, caratterizzato dall’emergenza sanitaria Covid-19, il digitale possa aiutare il settore agroalimentare a garantire sicurezza – rispetto al cibo prodotto, ma anche alle persone impiegate – ed efficienza a tutti gli attori della filiera.
Lo confermano i brillanti risultati ottenuti nelle imprese agricole che avevano già iniziato a digitalizzarsi: il monitoraggio da remoto delle coltivazioni attraverso droni e sensori IoT in campo, ad esempio, permette di disporre di informazioni oggettive in tempo reale e riduce la necessità di recarsi sul posto.
Un altro esempio sono i robot in stalla per la mungitura, che consentono di proseguire le attività anche in questo momento e possono essere inoltre utilizzati assieme ai droni per ridurre gli attacchi e i danni da parte degli animali selvatici.
Ampliando lo sguardo all’intero settore, infine, il digitale permette di avere piena visibilità delle giacenze per riadattare le forniture ed evitare gli sprechi, raccogliere dati lungo tutte le fasi della filiera e condividere informazioni per rispondere alla richiesta da parte di consumatori e distributori di maggiori garanzie sul prodotto.
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Fonte testo e infografica: Osservatori.net Digital Innovation
Fonti immagini: Dreamstime, DJI-Agras da Pixabay, Naïo Technologies.

 

 

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Da Meccagri.it 23 aprile 2020 - «Un mese di lavoro in agricoltura è un tempo enorme e il Governo non riesce a capirlo». Così il presidente di FederUnacoma torna sul problema relativo al blocco delle forniture di macchine agricole, che da settimane è all’attenzione dell’Esecutivo e che non ha ancora trovato risposta.

«Alla fine di marzo, insieme con le organizzazioni professionali agricole, abbiamo investito il Governo di una questione molto concreta e molto urgente – spiega Alessandro Malavolti – perché le lavorazioni primaverili erano iniziate e gli agricoltori non potevano acquistare i mezzi meccanici necessari a causa del blocco della produzione; ma a distanza di un mese ancora nulla è cambiato».

IL CALENDARIO DEL GOVERNO INCOMPATIBILE CON IL LAVORO NEI CAMPI
La preparazione del terreno, la semina, i trattamenti antiparassitari e le prime irrigazioni – ripetono gli agronomi e i tecnici della meccanica agricola – hanno un preciso calendario, imposto dal clima e dal ciclo vegetativo delle piante. Anche due o tre settimane di ritardo nella semina, per la mancanza delle macchine e delle attrezzature necessarie, compromettono la quantità e la qualità del raccolto, e un ritardo di dieci giorni nei trattamenti può comportare l’attacco dei parassiti con danni irreparabili alla qualità dei prodotti e con il crollo del loro prezzo sul mercato.

«È paradossale – conclude Malavolti – che, oltre a disporre aiuti economici per l’industria e per il terziario, il Governo debba fronteggiare i danni all’agricoltura, unico settore che avrebbe potuto continuare la propria attività senza limitazioni e che rischia di uscire anch’esso gravemente segnato da questa emergenza»

Fonte: FederUnacoma
 

 

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Non si può più aspettare: i lavori nei campi richiedono con urgenza manodopera e macchine.

By meccagri © Barbara Mengozzi Aprile 9, 2020 -. A lanciare l’allarme sono le organizzazioni professionali agricole (Coldiretti, Confagricoltura e CIA) per una volta compatte nel chiedere al Governo di attivare al più presto gli strumenti adeguati per dare una concreta risposta alle pressanti richieste degli agricoltori che non vogliono perdere il risultato del loro lavoro.
Il primo grosso problema è rappresentato dalla carenza di manodopera che si è venuta a creare con la chiusura delle frontiere nell’Unione Europea dove, stando alle stime di Coldiretti, complessivamente mancano all’appello circa un milione di lavoratori agricoli stagionali per le imminenti campagne di raccolta, con il  rischio non da poco che l’UE perda quest’anno l’autosufficienza alimentare e il suo ruolo di principale esportatore mondiale di alimenti.
 
DALLA FRANCIA ALLA GERMANIA ALLA SPAGNA: UN PROBLEMA COMUNE

In Francia, il vuoto creato dall’assenza degli oltre 200mila stagionali rumeni, polacchi, tunisini, marocchini e di molti altri Paesi che ogni anno contribuiscono ai raccolti primaverili transalpini ha addirittura spinto il ministro dell’Agricoltura Didier Guillaume a lanciare lo slogan «Des bras pour ton assiette/Braccia per riempire il tuo piatto» invitando quanti si fossero ritrovati senza lavoro per via delle restrizioni imposte dal Covid-19 ad «unirsi alla grande armata dell’agricoltura francese! ».
Parigi ha anche avviato una piattaforma informatica (https://desbraspourtonassiette.wizi.farm/) per far incontrare domanda e offerta di lavoro alla quale sembra abbiano già aderito oltre  200.000 francesi ma restano in piedi le difficoltà di dare a queste persone che arrivano per lo più dalle città un’adeguata formazione per svolgere in sicurezza le  lavorazioni agricole.
Il Ministro dell’Agricoltura tedesco Julia Kloeckner, a sua volta, propone di impiegare come lavoratori stagionali in agricoltura i lavoratori del settore alberghiero e della ristorazione per colmare il vuoto di circa 300mila unità lasciato dagli stagionali polacchi e rumeni che pesa anche sulla Spagna rimasta, ad esempio, senza i soliti 10 mila lavoratori stagionali marocchini impegnati nella raccolta delle fragole e  sta cercando nella popolazione nazionale come coprire questi posti vacanti e quelli delle campagne successive.
 
NEI CAMPI DEL BELPAESE CIRCA 400MILA LAVORATORI STRANIERI

Ma veniamo al nostro Paese. Stando ai dati forniti da Confagricoltura il numero di lavoratori dipendenti stranieri regolari (iscritti all’Inps) in agricoltura è pari a 391.500 unità,  con una incidenza sul totale degli operai attivi in Italia del 36 per cento. L’agricoltura detiene, infatti, una quota rilevante di manodopera straniera rispetto agli altri settori economici privati (il 9% del totale lavoratori extra-comunitari presenti in Italia e il 17% di quelli comunitari).
Negli ultimi dieci anni la crescita dei lavoratori stranieri è stata rilevante e l’incremento è andato prevalentemente a vantaggio della componente non comunitaria (+83%) rispetto a quella comunitaria (+2). Conseguentemente, i lavoratori non comunitari sono oggi in prevalenza (61% sul totale stranieri) rispetto a quelli comunitari.
Fra questi ultimi la stragrande maggioranza è costituita da rumeni, mentre è meno significativo il contributo di polacchi, bulgari e slovacchi. Nella componente non comunitaria, che si sta rafforzando, prevale la provenienza africana, in particolare dai Paesi del Nord (Marocco e Tunisia) e dell’Ovest del continente (Senegal, Nigeria e Mali), cui si affiancano quote rilevanti di lavoratori dell’Est Europa non comunitari (Albanesi, Macedoni e Ucraini) e asiatici (India e Pakistan).
Cifre alla mano, secondo le elaborazioni Coldiretti, che ha collaborato al Dossier statistico Immigrazione 2019, la comunità di lavoratori agricoli rumena conta 107.591 occupati, davanti a marocchini con 35.013 unità e indiani (34.043), che precedono albanesi (32.264), senegalesi (14.165), polacchi (13.134), tunisini (13.106), bulgari (11.261), macedoni (10.428) e pakistani (10272).
 
CORSIE VERDI PER I MIGRANTI STAGIONALI, L’OK DELL’UE

A Bruxelles, in risposta agli appelli lanciati dalle organizzazioni agricole, la  Commissione europea ha riconosciuto come il settore agricolo dipenda in larga misura da occupati stagionali che “svolgono funzioni critiche di raccolta, piantagione o cura”  e ha pertanto esortato gli Stati membri a “istituire procedure specifiche per facilitare il passaggio di tali lavoratori alle frontiere”.
«I corridoi verdi – ha replicato il nostro ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova – sono importanti ma da soli non bastano». Per la numero uno dell’Agricoltura,  grazie al cui intervento il ministero dell’Interno ha prorogato fino al 15 giugno tutti i permessi di soggiorno per i lavoratori stagionali che erano in scadenza in scadenza dal 31 gennaio al 15 aprile, al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta nelle campagne, occorre individuare soluzioni condivise Paese per Paese perché riprenda l’arrivo dei loro lavoratori nei campi italiani.
Punta a questo obiettivo il dialogo avviato dalla Bellanova con la Romania per aprire un corridoio che favorisca il reclutamento di manodopera già specializzata.
 
VOUCHER AGRICOLO, IL NO DI CGIL, CISL E UIL

Ma bisogna accelerare perché i tempi sono stretti e c’è chi per continuare a garantire le forniture alimentari di cui il Paese ha bisogno e non far marcire i raccolti nei campi propende per soluzioni alternative o quantomeno integrate tra loro, a cominciare da quella dei voucher.
Coldiretti in prima linea ha chiesto a gran voce  «una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne».
Favorevoli al ritorno dei voucher in agricoltura, quanto meno per un periodo transitorio legato all’emergenza Covid-19, anche CIA («subito strumenti e meccanismi veloci  per aiutare le aziende agricole ad assumere lavoratori e non rischiare scaffali vuoti») e Confagricoltura («occorrono soluzioni immediate per dare seguito a questa disponibilità di domanda e offerta e garantire i raccolti»).
Non la pensano però così Cgil, Cisl e Uil, che hanno bocciato l’emendamento che prevedeva la reintroduzione del voucher semplificato in agricoltura bollandolo come «una modalità inopportuna, che mortifica i diritti dei lavoratori».
 
I LAVORI DEI CAMPI NECESSITANO DI MACCHINE

Ha incontrato l’opposizione dei sindacati anche la richiesta di riapertura delle fabbriche che producono macchine agricole avanzata  a più riprese da FederUnacoma,  la federazione dei costruttori del settore, ma anche dalle organizzazioni professionali agricole, «per assicurare  la piena operatività dell’agricoltura nazionale e sbloccare le forniture di quei macchinari – quali seminatrici, erpici, concimatrici, irroratrici, ecc. – che sono necessari per portare a termine le operazioni colturali attualmente in pieno svolgimento, e che in molti casi le aziende agricole hanno ordinato prima che il DM del 25 marzo ne sospendesse la produzione in fabbrica» (vedi link).
«L’eliminazione della meccanica agricola dall’elenco delle produzioni essenziali è incomprensibile ed è una scelta solo italiana – fa presente FederUnacoma –  poiché in tutti gli altri Paesi i provvedimenti per l’emergenza Covid 19 autorizzano la produzione di macchinario agricolo proprio in quanto componente necessaria della filiera agroalimentare» (vedi link).
La questione ovviamente va ben al di là delle esigenze dell’agromeccanica nazionale, dal momento che ai lati opposti della barricata ci sono Confindustria e i sindacati e per l’esecutivo guidato da Conte  non sarà facile individuare un valido compromesso tra le priorità di tutela sanitaria e il salvataggio dell’intero sistema economico nazionale.
 
RIAPRIRE LE FABBRICHE, UN’ESIGENZA NON PIÙ PROCRASTINABILE

La situazione però evolve di ora in ora e, dopo che gli industriali delle quattro regioni del Nord che rappresentano il 45 per cento del Pil italiano (Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto) hanno sottoscritto un’agenda per la riapertura delle imprese e la difesa dei luoghi di lavoro,  si è arrivati anche ad un accordo, contenente una lunga serie di linee guida, tra FCA e sindacato metalmeccanici per affrontare la fase 2 dell’emergenza quando il Governo darà il via libera per riaprire le fabbriche.
«Confindustria Veneto ritiene non più procrastinabile l’apertura delle aziende», ha spiegato Enrico Carraro, presidente degli industriali veneti e al vertice di Carraro Group, che produce sistemi di trasmissione per trattori e veicoli off-highway, e ha fatto presente che gli industriali veneti «stanno lavorando a un progetto Fabbriche Sicure per rendere gli ambienti di lavoro luoghi di massima tutela per la salute di dipendenti, collaboratori e delle famiglie».
 
SPECIALI KIT DI ANALISI E POSTAZIONI PER IL CONTROLLO DELLA TEMPERATURA

In attesa di sapere se e quando la meccanica agricola rientrerà nuovamente fra le attività produttive autorizzate a  riavviare le produzioni, ci sono aziende che si stanno preparando per gestire la riapertura garantendo la massima sicurezza nei luoghi di lavoro.
Emblematica in questo senso l’esperienza del gruppo Merlo di San Defendente di Cervasca (Cuneo) (nella foto sopra) che, grazie ad un accordo raggiunto con il laboratorio di analisi Pasteur di Cuneo, metterà a disposizione di tutti i dipendenti (1.400) speciali kit di analisi per verificare attraverso un prelievo di sangue  se un individuo è venuto a contatto con il virus e quale andamento sta seguendo l’infezione.
Altre imprese invece, come la Maschio Gaspardo di Campodarsego (Padova), si sono dotate di apposite postazioni per effettuare il controllo della temperatura corporea dei lavoratori all’inizio di ogni turno.
 
© Barbara Mengozzi
 
Fonte immagini: Ferrari Costruzioni Meccaniche (apertura), Argo Tractors, Dreamstime, Maschio Gaspardo, Moroccanladies.com, Merlo, Pixabay.

 

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