Reggio Emilia 18 febbraio 2021 - “Le giovani imprese agricole reggiane sono più forti della crisi scatenata dalla pandemia e balzano da 241 a 258 in un anno: un +7% sensazionale e che fa ben sperare per il futuro del settore sul nostro territorio”. Parole di Antenore Cervi, presidente Cia Reggio, che analizza i recenti dati annuali ‘Unioncamere Emilia-Romagna’ inerenti una situazione davvero preoccupante per la perdita nei vari comparti di ben 850 imprese (-2,9%) condotte dagli under 35. E l’andamento è negativo (-2,6%) anche a livello nazionale. Ma non è fortunatamente così per l’agricoltura reggiana.
“Le aziende agricole giovanili del nostro territorio non solo hanno resistito alla tempesta ma sono addirittura aumentate in un anno terribile per tutti - sottolinea Cervi -. Dall’osservazione dei nostri dati Cia, emerge come si tratti di imprese molto variegate: vanno dalla produzione di verdura biologica alle uova, dalle farine al latte per il Parmigiano Reggiano. Piccole o grandi realtà dunque, ma comunque fondamentali per il territorio. I nostri tecnici hanno lavorato perché potessero partecipare ai bandi della Regione che ringraziamo per aver messo a disposizione interamente i fondi europei, usufruire degli incentivi, uscire indenni dalla burocrazia asfissiante. Le hanno supportate in ogni aspetto lungo il difficile percorso che dall’idea porta alla realizzazione. I risultati sono eloquenti”.
“Il ritorno all’agricoltura per qualcuno è una scelta di vita - aggiunge -, per altri anche una opportunità di lavoro dopo averlo perso visto che è il settore dove in questo momento è possibile fare impresa con successo”. Le nuove aziende hanno caratteristiche molto differenti “da quelle tradizionali del secolo scorso. Lontano da visioni bucoliche che arrecano solo danni, i giovani agricoltori reggiani sono adeguatamente formati e dunque competenti, usano quotidianamente la tecnologia, sono molto aperti e attenti all’innovazione per raggiungere la sostenibilità ambientale, l’efficienza gestionale, il contenimento dei costi e la valorizzazione della produzione. Siamo dinnanzi a una generazione di ottimi professionisti».
“L’agricoltura può giocare un ruolo da protagonista per uscire dalla crisi scatenata dalla pandemia e guardare a una ripresa più sostenibile e digitale - guarda poi al futuro Antenore Cervi -. Inserite in progetti concreti, innovativi e trasversali, le risorse del Recovery Plan (di cui almeno due miliardi al settore primario) possono fare da moltiplicatore per costruire un nuovo modello di sviluppo socio-economico e ambientale dei territori, rilanciando le aree rurali. Un obiettivo fondamentale anche per i giovani che sono il futuro del Paese e devono essere gli attori protagonisti di questo profondo cambiamento”.
La storia
Dal mondo artificiale della moda alla bellezza dolce dell’appennino reggiano, dalle passerelle internazionali all’allevamento di ovini. Una scelta radicale, quella di Alessia Baldi, imprenditrice reggiana di 32 anni, titolare de “Le fattorie di Athena». Figlia di un noto coiffeur titolare di numerosi saloni anche in città, le è stato naturale seguire le orme del padre e per oltre 10 anni ha lavorato al suo fianco, mietendo successi e girando il mondo. Figlia d’arte obbligata ad essere all’altezza di cotanto padre, è stata dietro le quinte nelle sfilate dello stilista Renato Balestra a Dubai e a Montecarlo al Festival della Commedia, presentato da Ezio Greggio. Ma nel curriculum può vantare esperienze lavorative nelle principali capitali del mondo. Il sogno però era quello di una immersione totale nella natura, alimentato anche dall’esempio del compagno Salvatore, maniscalco molto richiesto per la sua professionalità, conosciuto quando Alessia faceva competizioni di endurance.
Con la gravidanza è arrivata anche la scelta: passare dal commercio e l’artigianato al mondo dell’agricoltura, con le sue asprezze e durezze, ma anche con impagabili soddisfazioni. Alessia adesso è proprietaria di un gregge di una settantina di capre e sessanta pecore, e di una fattoria dedicata alla bambina, chiamata Athena perché il giorno in cui per la prima volta Alessia e Salvatore entrarono nel podere incapparono in una civetta, animale simbolo della dea greca della sapienza, delle arti e della guerra. Tre caratteristiche che peraltro si sposano con il carattere e l’esperienza di Alessia.
«Dopo essere rimasta incinta ho iniziato a riflettere molto se ciò che facevo con mio padre da un decennio fosse davvero ciò che volessi per me o invece ciò che mi sentivo in dovere di fare - racconta la giovane imprenditrice -. L’amore, in senso letterale, mi ha aiutato a mettere a fuoco i miei bisogni. Ho rimescolato le carte della mia vita ed eccomi qui, in questa azienda agricola unisce il lavoro alla mia passione per la Natura. Ogni giorno quando mi sveglio sento che ho fatto la scelta giusta. Qui è bellissimo, e posso vivere della mia passione, vivere all’aria aperta… senza mascherine». L’azienda agricola si occupa principalmente di allevamento di capre da latte per la produzione di formaggi freschi e stagionati, che vengono poi venduti direttamente al consumatore sia in azienda che nel Mercato Contadino che ogni sabato si tiene nella centrale piazza Fontanesi, a Reggio Emilia. Dalla ricotta al ‘Primosale’» (un delicato formaggio fresco della tradizione meridionale, stagionato per non più di una settimana), dai pecorini stagionati in cella e in fossa, fino a sei mesi, l’azienda produce una interessante gamma grazie anche al caseificio interno. Sul suo banco si trovano anche - a seconda delle stagioni - castagne e noci di raccolta, prodotti dell’orto, miele e composte. L’azienda ha anche conigli, un pollaio, cavalli, pony ed asinelli.
Le esperte mani che un tempo acconciavano le chiome delle modelle, adesso ogni giorno mungono caprette e realizzano veri capolavori del gusto. «E‘ fondamentale che i giovani si avvicinino all’agricoltura - sottolinea la Baldi - Costa tanto sacrificio, ma rallenti molto i ritmi di vita. Ho sempre lavorato tanto, la fatica non mi spaventa. Io vengo da un settore molto diverso, frenetico, ricevevo mail a qualunque orario e lavoravo anche di notte; bevevo 8-10 caffè al giorno, coordinavo le ragazze e incontravo i “commerciali” delle aziende che ci rifornivano di prodotti, niente sabati e domeniche, corsi di formazione da fare o da seguire… Anche adesso non ho giorni di riposo ma finalmente ho ritmi che si confanno di più all’essere umano, e sono contenta che mia figlia cresca in questo ambiente e non in città. La porto in stalla da quando aveva 15 giorni».
Tra le innovazioni che Alessia ha introdotto ad un mestiere antico c’è il caseificio mobile. «Quando abbiamo preso l’azienda ci siamo interrogati su quali investimenti effettuare e abbiamo fatto la scelta inusuale di avere il caseificio - sottolinea -. Un caseificio tradizionale sì, ma abbiamo introdotto l’elemento di flessibilità di poterlo spostare nella location in cui siamo: domani nessuno ci vieta ad esempio di recarci in una fiera e fare lì la produzione di formaggio… Io aggancio il mio caseificio ad un mezzo, e lo porto in piazza per un evento a scopo didattico. Ma non è tutto. Abbiamo tanti progetti nel cassetto per ‘Le fattorie di Athena’. Sì, ora mi guardo attorno e posso finalmente dire di essere felice”.