Editoriale: - Chiuso per lutto - Lattiero caseari. L'andamento del primo trimestre 2018. - Buona la qualità delle acque per l'agricoltura parmense - Cereali e dintorni. Confusione sui mercati - Ecosostenibilità - un imperativo adatto non solo per l'agricoltura. - Il potere curativo nascosto dello zucchero. - sicurezza alimentare -
SOMMARIO Anno 17 - n° 14 8 aprile 2018
1.1 editoriale
Chiuso per lutto
2.1 lattiero caseario Lattiero caseari. L'andamento del primo trimestre 2018.
3.1 Bonifica elezioni Convocazione Elezioni Consortili Consorzio di Bonifica Emilia Centrale
3.2 Bracconaggio ittico Stop al bracconaggio ittico nel bacino del Po
4.1 acqua irrigazione Buona la qualità delle acque per l'agricoltura parmense
5.1 formazione e lavoro GREEN Green jobs: boom di richieste
5.2 sicurezza alimentare Migros richiama gli spaghettini di semola integrale bio
6.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Confusione sui mercati.
7.1 ecosostenibilità Ecosostenibilità - un imperativo adatto non solo per l'agricoltura.
7.2 scoperte Il potere curativo nascosto dello zucchero..
8.1 biodiversità educazione Nuovi appuntamenti con la biodiversità
9.1 export Vola la domanda giapponese di Italian food & Wine
11.1promozioni "vino" e partners
12.1 promozioni "birra" e partners
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Nuove opportunità dal comparto agricoltura. L'Istituto Aniene, accreditato per la Formazione e l'Orientamento, lancia due corsi professionali per Imprenditore agricolo e Manutentore del verde.
Roma, 03/04/2018 – Cresce il settore green, incremento record del 3,7% delle ore lavorate rispetto all'ultimo anno, ed è un autentico boom delle attività avviate dai giovani nel settore: l'Italia con 53.475 imprese agricole condotte da under 35 è al vertice in Europa secondo gli ultimi dati Coldiretti.
C'è il territorio di Roma, con i suoi 51.729 ettari di superficie agricola su un totale di 128.530 che lo rendono il più grande comune agricolo d'Europa, tra le località dove arrivano le opportunità maggiori.
È così che l'Istituto Aniene, ente accreditato presso la Regione Lazio per la Formazione e l'Orientamento, sulla scia di una richiesta sempre maggiore di specializzazione nel comparto agricolo lancia due nuovi corsi di formazione professionale: Imprenditore agricolo e Manutentore del verde.
Il primo percorso è pensato per quei soggetti che intendano conseguire le competenze professionali per operare in uno scenario in costante evoluzione e che richiede sempre nuove abilità. L'Imprenditore Agricolo Professionale è infatti colui il quale, in possesso di adeguate conoscenze e competenze professionali (stabilite dall'art. 5 del regolamento CE n. 1257/1999 del Consiglio, del 7 maggio 1999) dedichi alle attività agricole (così come definite dall´articolo 2135 del Codice Civile), direttamente o in qualità di socio di società, almeno il cinquanta per cento del proprio tempo di lavoro complessivo e che ricavi dalle attività medesime almeno il cinquanta per cento del proprio reddito globale da lavoro.
Il secondo corso - in qualità di Manutentore del verde - è rivolto a quanti vogliano lavorare come addetti all'allestimento, alla sistemazione e alla cura di aree verdi, aiuole, parchi, alberature e giardini pubblici e privati. È la figura che cura la predisposizione del terreno ospitante, la messa a dimora delle piante sino alla realizzazione dell'impianto, in base a un progetto dato; gestisce le manutenzioni ordinarie e straordinarie, la potatura delle principali specie ornamentali, la difesa fitosanitaria dei vegetali.
A coloro che supereranno l'esame finale alla fine di ciascuno dei due corsi sarà rilasciato apposito attestato e qualifica per l'esercizio della professione.
Per tutte le informazioni su requisiti di accesso e i relativi programmi didattici è possibile consultare il portale www.anieneformazione.it
La moda usa e getta ha conquistato il secondo posto per consumo idrico. L'impatto sull'ambiente è diventata vera e propria emergenza.
di Virgilio Parma 3 aprile 2018 - Non solo "Agricoltura". L'ecosistema sembrava compromesso quasi esclusivamente per effetto dei danni causati dall'agricoltura e in particolare dalla zootecnia.
Il grande utilizzo d'acqua è il punto debole sul quale si concentravano le accuse al settore primario e in seconda battuta l'inquinamento da chimica per le colture agricole e da emissioni in atmosfera degli allevamenti zootecnici.
Per molto tempo, almeno stando alle cronache giornalistiche, l'agricoltura è apparsa come il male per eccellenza dell'ambiente.
Invece, pian piano e ovviamente con le dovute cautele perchè i soggetti coinvolti sono economicamente potenti e danno, più o meno, "da mangiare e poco più" a milioni di persone, l'industria tessile si scopre essere una vera e propria catastrofe ambientale.
Sotto la lente d'ingrandimento in particolare è la "fast Fashion", la moda del basso costo e delle "52 micro stagioni" che negli ultimi 20 anni ha spinto a mutare radicalmente i comportamenti d'acquisto dei consumatori.
Secondo uno studio McKinsey - richiamato da Valerio Gualerzi su Repubblica.it -, "tra il 1995 e il 2014 il prezzo dei capi di abbigliamento è cresciuto molto più lentamente di quello di tutti gli altri beni di consumo, con un record nel Regno Unito dove, a fronte di un aumento del 49% del prezzo medio delle merci, quello del vestiario è diminuito invece del 53. Un crollo che ha conquistato folle di consumatori, innescando un meccanismo infernale".
Un tempo eravamo abituati alle due stagioni della moda "Autunno-Inverno" e "Primavera-Estate", con l'avvento delle gradi catene come H&M e Zara per intenderci, ogni settimana è una nuova stagione di moda e il basso costo dell'Outfit spinge al cambiamento e i capi, secondo uno studio delle Nazioni Unite, vengono indossati per la metà del tempo rispetto gli anni 2000, mentre circa il 40% non viene proprio mai indossato.
Secondo il medesimo studio, presentato il mese scorso a Ginevra, come riportato da Wwd.com richiamando le parole di Olga Algayerova, executive secretary della U.N. Economic Commission for Europe, questa industria, il cui valore globale si aggira sui 3mila miliardi di dollari, sia la seconda al mondo per consumo di acqua, produca il 20% del totale delle acque di scarico e il 10% delle emissioni globali.
A ciò si aggiunga il fatto che le fabbriche di cotone utilizzano un quarto di tutti gli insetticidi e l'11% per cento dei pesticidi usati a livello globale, a fronte di un misero 3% dell'investimento in superficie agricola totale. Un impatto, quello della produzione del cotone, ben visibile anche dal satellite, dove si rileva che il lago d'Aral si è ridotto al 10% rispetto agli anni '60 per effetto delle piantagioni di cotone Kazako.
E' evidente che si è di fronte a una vera e propria emergenza.
Dopo l'industria dell'estrazione dei minerali, la seconda per impatto ambientale è quella legata all'abbigliamento.
Per certi versi il mondo del "Fast Fashion" è molto prossimo al regno petrolifero. A partire dal 2007, infatti, il poliestere è diventato la fibra più diffusa per l'abbigliamento con ripercussioni drammatiche anche per l'inquinamento degli oceani dove la maggior parte degli scarti infine giunge.
In conclusione, se gli ambientalisti chiedono all'industria tessile pratiche industriali molto meno impattanti, è il cambiamento nel comportamento del consumatore che potrebbe fare la differenza riducendo drasticamente la domanda di moda "usa e getta".