Grande la soddisfazione degli espositori, che hanno segnalato un aumento di scambi e contatti commerciali.
di Virgilio Verona, 30 ottobre 2017. Vivacità e curiosità. Sono i sostantivi che meglio identificano la 72esima edizione delle Fiera Zootecniche Internazionali di Cremona che si è chiusa lo scorso sabato.
Una cinque giorni di intensi programmi distribuiti nel "Village" composto da 5 "Aree Tematiche" (Milk, Bio, Techno, BioEnergy e infine Forum-Italpig Village), una formula sperimentata che ha suscitato grande interesse.
Rinnovata nella tradizione: la "Fiera Bovina" di Cremona ha badato al sodo. Pochi fronzoli ma direttamente al cuore dei problemi e delle aspettative dei destinatari: gli allevatori. L'impostazione della manifestazione zootecnica dimostra che rimane vincente la formula tecnica, nuda e cruda, priva di effetti scenografici che non appartengono più al vissuto attuale.
E i risultati si sono manifestati subito, ai primi segnali di una rinnovata tendenza positiva del settore.
L'edizione numero 72 è stata caratterizzata da un rinnovato entusiasmo del settore dopo essere stato attraversato pesantemente da una crisi, lunga e profonda.
Scambi e contatti commerciali in aumento - come dichiarato dagli organizzatori - confermano il trend in crescita del settore e l'importanza del confronto diretto tra gli attori delle filiere zootecniche.
A CremonaFiere è emersa l'immagine di un'intera filiera che ha rialzato la testa, confortata dagli ottimi risultati di un "made in Italy" che dalla mangimistica agli allevamenti passando per la trasformazione, da oltre un anno e mezzo è tornato a entusiasmarsi per gli ottimi risultati. Basterà ricordare un solo dato: quello del lattiero-caseario italiano con l'export al +7,3% in volume e +9,4% in valore nei primi sette mesi del 2017.
«Raccogliamo i frutti di varie azioni attuate da CremonaFiere: dal grande impegno per l'internazionalizzazione alle azioni di co-marketing progettate di concerto con gli espositori - è il commento del presidente di CremonaFiere Antonio Piva -. E' il risultato della scelta di lavorare con uno stile propositivo, immediato e pragmatico: le Fiere Zootecniche hanno dedicato una parte consistente dell'agenda tecnica e scientifica allo smart agrifood, all'innovazione digitale della zootecnia di precisione, all'economia circolare come veicolo di sviluppo economico ribaltando il concetto di "scarto" e trasformandolo in valore».
I numeri della fiera confermano il crescente interesse e la leadership di Cremona nell'ambito delle manifestazioni zootecniche.
Molte le delegazioni organizzate provenienti da 16 Paesi (Argentina, Romania, Moldavia, Bulgaria, Polonia, Serbia, Croazia, India, Iran, Turchia, Azerbaijan, Georgia, Kazakistan, Uzbekistan, Tunisia, Marocco) e 53 novità di mercato presentate fra prodotti e servizi. Un'edizione costellata da 111 eventi – buona parte dei quali organizzati con la collaborazione di alcuni dei più importanti enti di ricerca italiani come il CREA – Zootecnia a Acquacoltura.
Infine val la pena di segnalare la massiccia presenza e ben visibile di visitatori ed espositori esteri (questi ultimi al +15%), segno di uno sforzo di internazionalizzazione da parte di CremonaFiere riconosciuto e premiato dal mercato di riferimento.
I NUMERI DELLE FIERE ZOOTECNICHE INTERNAZIONALI 2017
Oltre 800 marchi internazionali presenti
55mila mq di zootecnia
111 eventi fra workshop, presentazioni, dimostrazioni in 4 giornate di Fiere
53 novità presentate, di prodotti e servizi
+15% espositori dall'estero
20 delegazioni organizzate di buyers e tecnici da 16 Paesi stranieri:
Argentina
Romania
Moldavia
Bulgaria
Polonia
Serbia
Croazia
India
Iran
Turchia
Azerbaijan
Georgia
Kazakistan
Uzbekistan
Tunisia
Marocco
E' iniziato il conto alla rovescia per il Merano Wine Festival che aprirà i battenti il 10 novembre. Cinque giorni intensi per celebrare la 26esima edizione.
Giornate piene di emozioni, contenuti e idee da scoprire. Oltre 450 case vitivinicole, tra le migliori in Italia e nel mondo, quasi 200 artigiani del gusto, 15 chef di spicco, insomma l'espressione del meglio che il nostro paese ha da offrire, firmato "the Wine Hunter Award" di cui proponiamo l'intervista al Patron Helmuth Köcher
- I visitatori presenti al Merano WineFestival hanno la possibilità di degustare prodotti di nicchia accuratamente selezionati, ci spiega secondo quali criteri queste etichette vengono valutate dalle commissioni WineHunter?
Ormai da 26 anni la commissione WineHunter invita tutte le aziende che fanno parte della nostra banca dati a inviare la loro campionatura. Si tratta di aziende i cui vini sono già stati degustati oppure altre che sono state segnalate dai membri delle commissioni d'assaggio. Una volta ricevuta la campionatura ci sono otto commissioni d'assaggio che valutano i vini in base al criterio dei 100 punti e, fatta una selezione finale, al Merano WineFestival vengono invitate le aziende i cui vini hanno ricevuto almeno un punteggio di 88 punti su 100, ovviamente dando la precedenza a quelli che hanno ottenuto punteggi superiori. Si cerca anche di mantenere un equilibrio tra le varie aree vitivinicole e di avere ben rappresentata tutta Italia.
- Uscendo dai confini dell'Italia, quale il territorio straniero su cui si concentra questa edizione del Merano WineFestival e perché lo ha scelto?
Quest'anno il focus è sull'Istria che vedo come un territorio emergente. Sto seguendo la sua viticoltura da ormai 15 anni, venendo a conoscenza di tante realtà. Progressivamente ho avuto modo di osservare un'innalzamento del livello qualitativo e, anche quest'anno, ho visitato il territorio in due occasioni conoscendo molti produttori. Si tratta di una area famosa più come zona turistica che come realtà vinicola, alla quale il Merano WineFestival vuole offrire la possibilità di mettere in risalto i propri prodotti.
- Dopo oltre trent'anni di esperienza nel mondo del vino, quale secondo lei il fil rouge che dovrebbe unire passato, presente e futuro di questo affascinante mondo?
Sicuramente il fil rouge è la storia del vino, che ci racconta e ci dà la possibilità di assaggiare il DNA di un prodotto che è l'uva e di conseguenza la caratteristica di un territorio che diventa inconfondibile. Troviamo quindi rappresentato il passato, con i suoi 9000 anni di storia, ma anche il presente della viticoltura che è in continua evoluzione sia per quanto riguarda la cura dei vigneti che le varie fasi di produzione in cantina. Infine il futuro, che vuole coniugare storia, tradizione e cultura del territorio includendo il percorso di un'azienda che poi diventa una garanzia di fiducia per il consumatore che va ad acquistare il prodotto finale.
- Qualità ed eccellenza dei prodotti sono sicuramente tratti distintivi del Merano WineFestival, ma cosa sono per lei veramente "qualità" ed "eccellenza" oggi?
Quando ho iniziato con il Merano WineFestival nel 1992 si iniziava a parlare di qualità, mentre la parola eccellenza era allo stato embrionale, perché non c'era la ricercatezza che c'è oggi. Il mercato della viticoltura non aveva a disposizione la tecnologia attuale e dopo 25 anni c'è stato un tale avanzamento, che produrre un prodotto di qualità non è più così difficile. La parola qualità diventa però difficile da interpretare e da usare nella comunicazione, così come la parola eccellenza: basta vedere quante volte questi termini vengono sfruttati, comparendo nelle pubblicità dei vari prodotti. Va fatta quindi una distinzione perché per me qualità, soprattutto nel segmento che riguarda il vino, è comunque da considerare a livello di emozione. Quando assaggio un vino o un prodotto deve esserci il valore emotivo e oltre a questo l'approccio con un'eccellenza deve darmi l'impressione di immergermi nel prodotto sia che si tratti di un vino, di un panettone o di un cioccolato. Quando la gente mi chiede come faccio a sapere se una determinata cosa è un prodotto qualitativamente buono o meno, io sono del parere che anche il fattore personale sia molto influente e che ognuno di noi sappia cosa piace o non piace perché possiede il valore emotivo che naturalmente anche i degustatori hanno.
- L'Italia è una terra estremamente variegata in cui tradizione e innovazione si incontrano continuamente con risultati unici e spesso divenuti famosi in tutto il mondo. Quale invece secondo lei un prodotto meno conosciuto ma dalle grandi potenzialità che ha scoperto in quest'ultimo anno? E quale la regione d'Italia con più potenzialità ancora nascoste?
Per quanto riguarda i prodotti vitivinicoli, l'Italia negli ultimi dieci anni ha riscoperto il territorio e le sue varietà autoctone; si parla di oltre 1000 varietà all'interno delle quali ogni regione ha una sua chicca e qualcosa di particolare. Ultimamente hanno richiamato la mia attenzione i vitigni resistenti alle malattie fungine, i cosiddetti PIWI, come il Solaris o il Souvigner Gris che non sono particolarmente conosciuti ma il cui prodotto è notevole anche se ha bisogno ancora di un po' di tempo per essere comunicato. Per quanto riguarda la regione d'Italia che ha più potenzialità nascoste ma che sta emergendo, questa è sicuramente la Puglia. Oltre alla sua storia, questa regione ha dei vitigni particolari come il Primitivo e il Negroamaro che fino a pochi anni fa erano utilizzati come vino per le grosse quantità e ora invece hanno visto il loro potenziale fortemente rivalutato e promettono bene per il futuro.
- Quest'anno il festival dà spazio per la prima volta agli "orange wine", cosa l'ha colpita in particolare di questo nuovo trend di prodotto?
La parola orange wine è già di per sé una parola che richiama l'attenzione di chi la sente. Anche qui interviene la storia: si tratta di una lunga macerazione sulle bucce del vino bianco che riprende soprattutto la cultura vitivinicola georgiana della vinificazione in anfora. Il risultato è un prodotto molto più complesso, molto più ampio per quanto riguarda la struttura e di conseguenza più diversificato rispetto ad un vino bianco di pronta beva, fresco e con una bella acidità. È un settore che secondo me ha bisogno di essere comunicato e in cui c'è molto da fare e per quanto riguarda la qualità dei vini. Alla base, come dicevo prima, c'è sempre un discorso di valore qualitativo emotivo.
- Ogni calice di vino e ogni prodotto gastronomico proposto in degustazione durante il Merano WineFestival racchiude in sé una storia di eccellenza. Quanto è importante per lei la condivisione di queste storie con i visitatori?
Lo ritengo molto importante perché il vino ci racconta non solo la storia di un territorio, ma anche di un produttore. L'etichetta di un vino racconta il percorso che il produttore stesso ha fatto e con questa si vuole comunicare da una parte la filosofia che c'è dietro e dall'altra un'eventuale storia di famiglia. Quando si afferma che nel calice di vino troviamo anche l'anima del produttore, lo ritengo in parte vero. Ogni produttore cerca di dare la sua impronta al vino oltre a quella che viene conferita dal territorio, per cercare di trasferire il vissuto, il passato e la storia della famiglia stessa, soprattutto nel caso di aziende che sono alla ottava o decima generazione di viticoltori e vogliono valorizzare il lavoro dei proprio padri e nonni. A questo punto la comunicazione è ampia perché racchiude la storia di un territorio, di una famiglia e di un vitigno. Faccio l'esempio del Pinot Nero in Alto Adige: il tutto risale al 1835 quando un arciduca portò la vite in questo terreno; ecco che dobbiamo partire da lì per arrivare ai giorni d'oggi in cui il Pinot Nero è considerato il miglior vino rosso dell'Alto Adige per eccellenza.
- Anche quest'anno uno spazio importante della rassegna è dedicato ai vini biologici, biodinamici, naturali e PIWI. Quanto questi prodotti continuano ad influenzare il mondo del vino? E quanto è importante la sostenibilità per il futuro di un settore come quello vitivinicolo?
Questi prodotti si inseriscono perfettamente nell'evoluzione che il mercato sta avendo: il consumatore è sempre più attento a quello che compra e che mangia, l'attenzione all'alimentazione è generale e questo fa sì che anche il prodotto vitivinicolo sia sottoposto alla selezione del consumatore. C'è una maggiore volontà di informarsi su tutta quella che è la fase di produzione; nel caso del vino si parte dalla vite stessa, dal suo periodo di fioritura fino alla vendemmia, con particolare interesse al territorio e ai prodotti utilizzati per salvaguardare le viti dalle malattie. Nel caso dell'agricoltura biodinamica i trattamenti annuali si restringono a due, eseguiti con prodotti interamente biologici, mentre nel caso dell'agricoltura convenzionale i trattamenti sono di più e senza l'utilizzo di prodotti biologici. La differenza notevole tra le due diventerà man mano chiara anche per il consumatore, che riuscirà ad attribuire il giusto valore ai vini biologici con un giusto compromesso tra sostenibilità e qualità, perché il vino biologico deve essere comunque piacevole da bere e senza particolari difetti dal momento in cui chiunque vuole bere e mangiare bene.
- Lei è per vocazione un instancabile cacciatore di vini, possiamo quindi immaginare che la sua mente sia già rivolta al futuro. Qualche idea per il 2018 che ci vuole svelare in anteprima?
La mia mente è sempre rivolta al futuro e il mio motto è: "Think outside the box". Trovo secondario lo sviluppo del mercato dal punto di vista commerciale, mentre mi soffermo di più ad osservare territori in crescita, vitigni emergenti e tutto questo mi fa avere una mia visione del mondo vitivinicolo tra passato, presente e futuro. La parte più importante in questo contesto è quella di valorizzare territori sconosciuti come quest'anno al Merano WineFestival faremo con l'Istria e come abbiamo fatto in passato con la Georgia e la Romania, mostrando varie tecniche e culture legate alla viticoltura. Interessanti da scoprire potrebbero essere ad esempio le vinificazioni fatte sotto il livello del mare come anche le vinificazioni in alta montagna oltre i 2500 metri e altrettanto i vigneti riscoperti in altitudine come quelli a 3150 metri di Mendoza in Argentina. Insomma, è un mondo che richiede continua attenzione e curiosità per cercare di capire non solo le cose nuove che si stanno evolvendo, ma anche in che direzione il mercato deve effettivamente andare. Per i produttori sono infatti importanti i mercati di esportazione come la Cina, la Russia o altri mercati emergenti e vorrei stringere dei rapporti con questi stati in modo da poter fungere da garante e da anello di congiunzione tra produttore e mercato. Ovviamente il mezzo sarebbe quello di entrare in scena come protagonisti organizzando appuntamenti che abbiano una certa risonanza in questi luoghi. La mia visione adesso è rivolta soprattutto al marchio The WineHunter ed è quello che per me deve crescere e deve diventare sempre più ciò che è già oggi, ovvero una garanzia e una referenza di fiducia per il consumatore che può affidarsi a dei prodotti "approvati". Di conseguenza, ai prodotti assaggiati e valutati dalla commissione WineHunter deve essere attribuito un valore.
Domenica 29 ottobre il brand del Consorzio Casalasco del Pomodoro racconta la sua filiera nel corso della nota trasmissione condotta da Ellen Hidding e Edorardo Raspelli
La troupe di Melaverde, storica trasmissione dedicata all'agroalimentare in onda ogni domenica a partire dalle 11 su Canale 5 e condotta da Ellen Hidding e Edorardo Raspelli, nel corso della campagna del pomodoro appena conclusa, è stata al Consorzio Casalasco del Pomodoro, visitando gli stabilimenti di Gariga (PC) e la sede di Rivarolo del Re (CR). Il servizio, che andrà in onda domenica 29 ottobre dalle 11:50, racconterà la filiera 100% made in Italy di Pomì, dal campo al prodotto finito.
Ellen Hidding, insieme ai responsabili aziendali del Consorzio, illustrerà le varie fasi della coltivazione, della trasformazione in stabilimento e della produzione di polpe, passate e concentrati dell'ingrediente principe della tavola italiana. Durante la trasmissione si parlerà anche di origine della materia prima e del sistema di tracciabilità di Pomì.
Pomì è un marchio del Consorzio Casalasco del Pomodoro, prima filiera italiana nella coltivazione e trasformazione di derivati del pomodoro che oggi conta 370 aziende agricole associate che coltivano 7.000 ettari di terreno dislocati nella pianura Padana tra le province di Cremona, Parma, Piacenza e Mantova. Una terra che oggi permette alle 550.000 tonnellate di pomodoro fresco raccolto di essere trasformato nei 3 stabilimenti di proprietà della cooperativa in prodotti esportati in 60 Paesi nel mondo.
(Foto Ellen e Vaia)
Sabato 28 ottobre, alle 17.30, presso il Salotto Aggazzotti un pomeriggio in compagnia dei due grandi geni del passato e del presente. A dare loro voce lo scrittore e divulgatore Claudio Corrado, che abbiamo incontrato.
Di Manuela Fiorini
Leonardo da Vinci e Steve Jobs si incontrano al Salotto Aggazzotti. Sabato 28 ottobre, a partire dalle 17.30, la voce narrante di Claudio Corrado Art lover e divulgatore, insieme alle musiche eseguite al pianoforte da Guido Pelati, sarà la colonna sonora di una serata in cui cultura e tecnologia saranno unite per scoprire due incredibili personaggi di cui l'umanità non ha potuto e non potrà fare a meno di ricordare sempre. Un racconto pensato per mettere a confronto due incredibili vite, lontane nel tempo, ma accomunate da una radice visionaria.
Da Vinci come Jobs vanta un'infanzia non facile una ricerca continua delle proprie radici come delle proprie ambizioni. Un viaggio attraverso le grandi invenzioni del genio rinascimentale fino ad arrivare alla rivoluzione digitale del visionario capo dell'Apple. Una serata in cui sarà possibile rendersi conto che la cultura per essere attuale e spendibile ha bisogno di contaminarsi sempre e trovare il coraggio anche di scomodare i mostri sacri.
"Racconto spesso nelle mie serate due vite o due stili a confronto", dice Claudio Corrado. "È una scelta che rende piacevole e intrigante la narrazione. In questo caso, ho scelto di dimostrare come la scuola, anche se si tratta di intrattenimento, non deve escludere nessuna conoscenza e che tutto è cultura, sia la grande arte e sia la moderna tecnologia.
Che cosa hanno in comune Leonardo e Steve Jobs?
"Leonardo e Jobs sono cresciuti senza una madre vicina. Il genio toscano venne concepito da un rapporto non ufficiale tra suo padre, un notaio fiorentino, e una donna di origine turca, Caterina, a servizio nella loro casa. Steve Jobs è figlio di due immigrati siriani che per problemi economici ricorrono all'affido del bambino ad altri. Comune tra i due c'è anche una linea di sangue orientale".
Perché hai scelto di mettere a confronto queste due personalità?
"Leonardo e Steve Jobs rivoluzioneranno campi per i quali non partiranno da esperti o formati in senso accademico. Jobs non realizza e non lavora direttamente sulle sue innovazioni informatiche così come Leonardo si definirà per tutta la vita, uomo senza lettere, cioè senza studi di base".
In che cosa invece sono diversi?
"Ho scelto di raccontare queste due vite apparentemente così distanti per la loro forza e per la loro capacità di vedere il futuro è in buona parte di realizzarlo. Jobs ci porta nel futuro materialmente con i suoi prodotti a partire soprattutto dalla rivoluzione del telefono come nuovo mondo. Leonardo, invece, lo fa attraverso il patrimonio dei suoi disegni e progetti contenuti nei suoi famosissimi codici".
È stato più difficile, secondo te, vivere al tempo di Leonardo o in quello di Jobs?
"Parlando delle loro personalità, possiamo dire che Leonardo ostentava sempre con gli abiti e con uno stile sempre al di sopra delle sue possibilità il suo profondo narcisismo e la sua volontà di apparire. Jobs sarà l'esatto contrario con una vita privata priva di sfarzo e ostentazioni, uno stile praticamente divenuto un marchio per sobrietà e un distacco dai beni materiali".
Se fossero vissuti l'uno al tempo dell'altro, come sarebbero riusciti a sviluppare il loro genio?
"È difficile dire cosa avrebbero realizzato se fossero vissuti l'uno al tempo dell'altro perché parliamo di epoche molto diverse. Ma trovando qualcosa in comune nella storia possiamo affermare che il rinascimento fiorentino, e quindi Italiano, fece delle arti e delle tecniche quello che la rivoluzione digitale che stiamo vivendo ha fatto all'inizio in California. Suppongo che due anime visionarie come le loro sarebbero comunque emerse. Leonardo avrebbe di sicuro realizzato il suo più grande sogno, volare".
INFO
Jobs vs Leonardo Da Vinci
c/o Salotto Culturale Simonetta Aggazzotti
Viale Martiri della Libertà 38, Modena
Tel 392/0512219
www.simonettaaggazzotti.it
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ingresso: intero € 10, ridotto € 8
Focus sull'importanza del capitale umano al convegno "Allevamento e innovazione: la differenza la fanno le persone", l'appuntamento targato L'Informatore Agrario in programma sabato 28 ottobre (ore 10) alla Fiera internazionale del bovino da latte di Cremona.
Dalle priorità di intervento, alla riduzione dell'uso di antibiotici, dal ricambio generazionale alle misure dei Psr e di Industria 4.0, il comparto allevatoriale fa il punto sulle sfide per l'innovazione del settore a partire non solo dalle tecniche e tecnologie, ma anche (e soprattutto) dalle abilità, competenze e capacità dei suoi professionisti.
Tra i relatori, oltre a un gruppo di giovani allevatori, l'agronomo e specialista di allevamenti bovini, Michele Campiotti; Alfonso Zecconi del Dipartimento di medicina veterinaria dell'Università di Milano, Lucio Zanini del Servizio di assistenza tecnica alle aziende dell'Associazione regionale allevatori della Lombardia e Angelo Frascarelli del Dipartimento di scienze agrarie, alimentari e ambientali dell'Università di Perugia. Il dibattito e le conclusioni sono affidate a Nicola Castellani, giornalista de L'Informatore Agrario.
"Allevamento e innovazione: la differenza la fanno le persone" in programma sabato 28 ottobre (ore 10) alla Fiera internazionale del bovino da latte di Cremona.
La partecipazione all'evento è gratuita, previa registrazione:
http://ediaeventi.it/stalledalatte2017/workshop/allevamento
www.informatoreagrario.it
Edizioni L'Informatore Agrario, è la casa editrice, con sede a Verona, che da 70 anni offre un servizio di informazione e formazione agli imprenditori agricoli. Tre le testate di riferimento: il settimanale dedicato all'agricoltura professionale L'Informatore Agrario, il mensile per l'agricoltura part-time e hobbistica Vita in Campagna e MAD – Macchine Agricole Domani, dedicato al mondo della meccanica agraria, oltre a un ampio catalogo di libri e altri supporti multimediali su temi specializzati.
Mercoledì 25 ottobre l'Assessorato alla Cultura del Comune di Parma promuove una giornata di incontri e proiezioni, aperta a tutta la cittadinanza, in occasione del 30°anniversario della scomparsa di Lino Ventura, avvenuta il 22 ottobre del 1987.
"Lino tout simplement" sarà un omaggio all'attore parmigiano che passerà anche attraverso la memoria di un'altra figura strettamente connessa a "Linò" e alla storia di Parma, quella del giornalista e critico cinematografico Maurizio Schiaretti, autore del volume "Nella pelle di Ventura" (Battei, 1997).
Presso il Centro Cinema "Lino Ventura", alle ore 18, si terrà l'incontro "Nella pelle di Ventura" alla presenza di Clelia Ventura, figlia dell'attore e autrice del libro Carnet des Voyages che racconta i retroscena della vita artistica e personale del padre, dell'Assessore alla Cultura Michele Guerra, del regista Francesco Barilli, del direttore Parma Film Festival Primo Giroldini e del videomaker Giovanni Martinelli.
La conversazione sarà arricchita dalla proiezione di alcuni contributi video: il cortometraggio "Lino Ventura, attore. Uno di Parma" di Giovanni Martinelli (2017, Produzione Associazione La Musa) e estratti dal documentario "Poltrone Rosse – Parma e il cinema" di Francesco Barilli (2014).
Alle ore 21, presso il Cinema Astra d'essai, si terrà la proiezione del film Il clan dei siciliani di Henri Verneuil (1969), un classico del cinema poliziesco francese, dove Lino Ventura recita a fianco Alain Delon e Jean Gabin sulle note della colonna sonora composta da Ennio Morricone.
Contestualmente negli spazi del Cinema Astra verrà inaugurata Ia mostra di manifesti, affiche e locandine di film interpretati da Lino Ventura, a cura di Parma Film Festival, che anticipa la XX edizione della rassegna cinematografica.
L'ingresso agli appuntamenti è libero e gratuito.
Info: Ufficio Cinema del Comune di Parma - tel. 0521/031035 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Domenica 22 ottobre, a partire dalle 17, il Maestro Massimo Carpegna presenta il suo ultimo romanzo "Presagium". A seguire, il primo incontro per scoprire come si scrivono le colonne sonore.
MODENA – Un pomeriggio "da film", tra parole e musica, quello in programma al Salotto Aggazzotti (viale Martiri della Liberta 38, a Modena) domenica 22 ottobre, a partire dalle ore 17.
Si comincia con la presentazione di Presagium, l'ultimo romanzo thriller dell'eclettico scrittore, compositore e musicista Massimo Carpegna, dedicato alle profezie del secondo millennio e alle indagini scientifiche sulla Near Death Experience, il racconto di coloro che sono usciti dal coma e descrivono una vita dopo la vita.
Il giovane talento Alessandro Di Marco eseguirà poi al pianoforte una selezione di alcune da alcune tra le colonne sonore dei film più famosi. L'intermezzo pianistico introduce alla seconda parte del pomeriggio: la prima di quattro conferenze dedicate ai segreti della composizione musicale per i film.
Sarà sempre Massimo Carpegna, docente della Masterclass Musica e Cinema presso l'Istituto Vecchi Tonelli, a condurre il pubblico alla scoperta delle procedure per scrivere le colonne sonore. Durante il primo incontro si parlerà della "premessa tematica", del "point of view" e della costruzione dei temi sulle scene.
Ricchissimo e variegato il curriculum del relatore. Il Maestro Carpegna ha conseguito il Diploma di Musica Corale e Direzione di Coro si è specializzato in Direzione d'Orchestra con il Maestro Franco Ferrara all'Accademia Chigiana di Siena, All'Accademia Ottorino Respighi di Assisi e all'Arena di Verona. Dopo aver collaborato per dieci anni con l'agenzia di comunicazione Mediagroup di Modena, una delle più importanti a livello nazionale realizzando come editor e compositore più di 200 produzioni video e colonne sonore per le più importanti imprese ed associazioni d'impresa italiane, ha fondato la casa di produzione Movie Industrial Film Production www.moviegroup.biz con la quale ha curato la regia di spot pubblicitari su Mediaset, documentari di produzione e promozione per case editrici, industrie e multinazionali, trasmissioni televisive diffuse sull'intero territorio con la partecipazione di personaggi televisivi di grande rilievo.
È stato Docente di Filmica Industriale e cinematografica (Cinematics 1), Laboratorio di produzione video musicale (Cinematics 2), Elementi di editing audio video presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione e dell'Economia dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e Direttore del Master universitario di primo livello in Sonorizzazione Filmica.
Ha composto la partitura lirico-sinfonica It's time to celebrate per la cerimonia d'apertura dei Campionati del Mondo di Sci Alpino Bormio 2005 trasmessa in Mondovisione e, per la Federazione Italiana Sport Invernali (FISI), l'inno sinfonico ufficiale Honour and Glory, presentato al teatro Herbert von Karajan di St. Moritz. È inoltre autore della sigla sinfonica The five Rings per il programma Festa degli Azzurri – Olimpiadi di Torino 2006 trasmessa da RAISAT Sport.
Come autore, ha redatto per la Casa Editrice Dino Audino di Roma Fare un coro: manuale sulla pratica corale per gli aspetti direttoriali e vocali e per la Franco Angeli Edizioni Milano il volume Spot, un film di 30" – Come nasce e si produce la pubblicità televisiva (libro di testo universitario). Nel 2010 ha pubblicato per la Edizioni Spring di Caserta il thriller Il fuoco di Allah e per Firenze libri il romanzo Là, cadrà in volo (luglio 2013).
Attivo nella veste di conferenziere, ha organizzato lo stage Le eroine pucciniane tenuto da Mirella Freni e per i venticinque anni di teatro di Luciano Pavarotti e su suo invito, ha partecipato al documentario Luciano Pavarotti and the italian tenor prodotto da New York Center for Visual History e dalla South Carolina Educational Television. È stato consulente del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) per la costituzione di un archivio informatizzato sui dati della produzione lirica europea e Direttore Musicale della società statunitense Sounds of Hope Ltd con sede a St. Paul (Minnesota, USA) e Direttore Stabile dell'Orchestra da Camera del Teatro Civico di Vercelli.
INFO
Salotto Culturale Aggazzotti
Viale Martiri della Libertà 38, Modena
Tel 339/6559139
www.simonettaaggazzotti.it
Ingresso: € 10 con buffet a seguire
Skipass - 24° Salone del Turismo e degli Sport invernali - ModenaFiere 27-29 ottobre 2017. Si apre venerdì 27 ottobre la 24° edizione di Skipass, il più importante salone in Italia dedicato alla montagna e agli sport invernali, organizzato da ModenaFiere.
Per tutto il week end il quartiere fieristico di Modena si trasformerà in una grande stazione invernale - piste e neve comprese - la cui parola chiave sarà adrenalina. In programma sulle strutture di neve artificiale, esibizioni sportive e show. Il pubblico e gli operatori economici in arrivo da tutt'Europa, troveranno proposte vacanza e attrezzatura tecnica. Partner della manifestazione è la Federazione Italiana Sport Invernali.
All'interno dell'area espositiva regionale di oltre 228 mq, APT Servizi Emilia Romagna e le stazioni presenteranno le novità della prossima stagione sciistica con l'apertura delle piste prevista per l'8 dicembre, congiuntamente alla regione Toscana.
Taglio del nastro sabato con il ministro dello Sport Luca Lotti, Giovanni Malagò, presidente Coni, Flavio Roda, presidente Fisi, e l'azzurro di sci Christhof Innehofer.
Venerdì 27 si svolgeranno gli Stati Generali del Turismo invernale, promossi dalla Regione Emilia Romagna. Al termine dei lavori a cui partecipano i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria del settore, l'Assessore regionale al Turismo Andrea Corsini presenterà la "Carta per lo Sviluppo della Montagna Bianca italiana", alla presenza di Isabella De Monte, membro della Commissione Turismo e Trasporti al Parlamento Europeo.
(Foto Skipass - Gio Marchesi)
Dopo il successo ottenuto con "Un Gol per Giocamico", è giunto il momento del secondo evento griffato "La Cultura si fa Sport 2017". Domani, 14 ottobre, l'Auditorium Paganini sarà sede di una parata di stelle sportive giunte a Parma per sostenere Giocamico.
Igor Cassina (oro olimpico ad Atene 2004), Andrea Devicenzi (medaglia d'argento ai Campionati Europei di Paratriathlon in Turchia nel 2013), Ayomide Folorunso (due medaglie d'oro quest'estate agli Europei e alle Universiadi), Giulia Ghiretti (bronzo paralimpico a Rio 2016), Alessia Zecchini (sette volte record del mondo di apnea), Simone Moro (alpinista con il record per il maggior numero di ascensioni dalle vette di oltre 8000 metri) e Federica Maspero (atleta paralimpica della FISPES, argento ai Mondiali di Londra 2017) sono i sette campioni che hanno accettato di intervenire al talk show intitolato "Oltre - Storie di campioni oltre il limite". Con loro, sul palco, la giornalista Mediaset Lucia Blini che, con professionalità e sensibilità, toccherà i tasti giusti per creare una sinfonia in cui curiosità e pensieri positivi saranno temi centrali.
L'evento vuole mandare un messaggio chiaro: è importante andare oltre i propri limiti se si vogliono ottenere i risultati prefissati. Ecco perchè la scelta di questi personaggi sportivi: nella loro vita, per motivazioni differenti, hanno dovuto tutti superare barriere che, apparentemente, sembravano insormontabili. All'interno del talk show ci sarà l'opportunità di ascoltare uno spettacolo nello spettacolo: Fonderia Mercury, compagnia di artisti con sede a Milano, presenterà un gustoso antipasto del suo spettacolo "Olimpicamente". Sarà qualcosa di molto particolare, capace di lasciare sbalordito il pubblico. Numerose le iniziative collaterali sviluppate per aiutare la Onlus: tra esse è giusto citare "la raccolta giochi usati" a cui hanno aderito realtà importanti come Opem, Parmacotto, Davines e CNA Parma, e le quattro tele regalate dall'Alpinista Simone Moro che andranno al migliore offerente tra il pubblico come ulteriore raccolta fondi. Il costo d'ingresso (8 euro) sarà interamente devoluto a Giocamico.
LA CULTURA SI FA SPORT – La Cultura si fa Sport è un progetto ideato, voluto e realizzato dall'agenzia di comunicazione parmigiana Net Project e patrocinato dal Comune di Parma-Assessorato allo Sport. Giunto alla sua sesta edizione quest'anno è riuscita a dare vita a un evento che ha riscosso un notevole afflusso di pubblico, soprattutto giovane: domenica scorsa lo stadio Tardini è stato invaso da ragazzi che hanno applaudito ex calciatori del Parma Calcio, tornati a calpestare l'erba dello stadio tanto amato. Tanti i partner che hanno sostenuto e aiutato Net Project: da Mazzocco a Italtrans, da Sinapsi Group a Parma Football Academy.
SABATO 14 OTTOBRE 1017
ORE 19.00 - AUDITORIUM PAGANINI
Un nuovo spazio e un nuovo nome per la Galleria LoppisOpenLab: all'interno del contenitore creativo CUBO, ex magazzino industriale di via Spezia 90 a Parma, il pubblico potrà visitare le nuove stanze della Cubo Gallery dal 14 ottobre.
La riapertura dalle ore 18, in occasione della tredicesima Giornata del Contemporaneo promossa da Amaci (Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani), con l'inaugurazione della mostra GIVING POWER TO YOUNG PEOPLE - 17 SGUARDI RIVELANO JUÀREZ, prima tappa in Europa di un progetto internazionale itinerante di grande significato sociale, di cui il ricavato della vendita delle opere sarà devoluto al supporto del progetto a cura di Marc Ibáñez, GuimTió, Marcel Cururella, all'interno dell'iniziativa Guatelli Contemporaneo.
Il progetto ha le sue radici in due viaggi che il visual artist Guim Tió ha compiuto nella città di Juàrez nel 2012 e nel 2014. Juàrez, la quinta città più grande del Messico, con 1,3 milioni di abitanti, ha sofferto di un drammatico incremento di attività criminali ed è salita ai primi posti delle città più pericolose al mondo.
Stupito dal contrasto tra la sua percezione della realtà di Juàrez e l'immagine della città proposta dai media, Guim Tió- con Marc Ibañez (fotografo di Barcellona) e Marcel Cururella (pedagogo di Barcellona) – ha dato vita a un progetto che potesse presentare una visione alternativa di Juàrez, attraverso una mediazione artistico pedagogica. Questa iniziativa, della durata di 2 mesi, ha coinvolto 17 giovani provenienti dall'Istituto di Architettura, Design e Arte (IADA) e dal centro CIDESES della città di Juàrez. Attraverso 8 intense settimane di workshop, i partecipanti hanno beneficiato di lezioni teoriche di tecnica fotografica e, attraverso una Ilford in bianco e nero che è stata regalata a ciascuno di loro, hanno potuto osservare l'ambiente e sviluppare un linguaggio estetico personale.
Il risultato è un report fotografico che mostra la città di Juàrez nel presente, vista dagli occhi dei più giovani: nell'idea dei curatori, gli unici che possano offrire una visione alternativa rispetto a quella attuale di una città di confine, così a lungo stigmatizzata. In particolare, il progetto ha coinvolto ragazzi provenienti da situazioni problematiche, con l'obiettivo di offrire loro un'arma potente contro il degrado: il pensiero creativo.
L'arte si fa così mezzo di trasformazione sociale e la fotografia partecipata è occasione di pratica culturale per creare opportunità e uguaglianza. Il metodo adottato nei laboratori ha stimolato sia la consapevolezza critica personale sia la coscienza collettiva dei ragazzi, attraverso un dialogo intenso studenti-docenti, lezioni personalizzate e un costante supporto dal punto di vista tecnico ed emotivo.
Una giuria di fotografi professionisti internazionali ha scelto le due immagini migliori di ogni partecipante: le fotografie sono state esposte all'University Center of The Arts (CUDA) di Juàrez dal 25 al 30 marzo 2017. Il lavoro è stato anche esposto presso UACH (Universidad Autónoma de Chihuahua, México) e UACJ (Universidad Autónoma de Ciudad Juárez) prima di iniziare un viaggio itinerante attraverso l'Europa, di cui la mostra presso la Cubo Gallery è la prima tappa.
La mostra è inserita all'interno del progetto Guatelli Contemporaneo, un nuovo sguardo intorno ad una delle meraviglie del territorio parmense, il Museo Guatelli.
L'approccio pedagogico e artistico del progetto fotografico promosso dai curatori spagnoli, infatti, ben si sposa con la metodologia di Ettore Guatelli, maestro elementare e insolito collezionista di oggetti e di storie. Così come le fotografie dei giovani di Juàrez svelano la realtà dei margini della città attraverso uno sguardo nuovo, l'opera di Guatelli racconta le recondite storie di oggetti umili, "brutti", ma umanamente eloquenti e significativi.
In occasione della mostra sarà attivato un workshop a cura dell'Officina delle Arti Audiovisive del Comune di Parma gestito da Gruppo Scuola coop. soc. in collaborazione con APS On/Off, in collaborazione con i curatori spagnoli che svilupperanno un laboratorio fotografico con i ragazzi delle scuole superiori di Parma, l'esito finale sarà un'esposizione dei lavori realizzati.
Guatelli Contemporaneo: Arte, parole e oggetti daranno vita ad una pluralità di percorsi e interpretazioni all'interno dell'opera di Ettore Guatelli, mostrandone la contemporaneità. Il progetto culturale, promosso dalla Fondazione Museo Ettore Guatelli e dal Comune di Collecchio, è organizzato da spazio entropia, Educarte, Made in Art e curato da Stefani Cognata con il patrocinio
del Comune di Parma, Comune di Sala Baganza, International Council of Museum - Italia, Università degli Studi di Parma, Azienda Usl di Parma, Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici. Il progetto è sostenuto dall'Istituto dei Beni Artisti Culturali e Naturali – Emilia Romagna e vanta, inoltre, del contributo di illustri sponsor: Bodino Engineering, COOP Alleanza 3.0, Iren, Bioearth, Soqquadro e Vision Led. In questa seconda edizione importanti sono anche le collaborazioni che vedono come partner: BAM! Strategie Culturali, Istituto Comprensivo "E.Guatelli" di Collecchio, Associazione degli Amici di Ettore e del Museo, Fogg - art photogallery, Ars Ventuno, CUBOGallery, Sequence, Ricredo, Gallani, Ceramica del Ferlaro, Azienda Agricola Crocizia, Giacomo Mha, Romanini Fundraising, Circolo Rondine.
GIVING POWER TO YOUNG PEOPLE
17 sguardi rivelano Juàrez
A cura di Marc Ibáñez, Guim Tió, Marcel Cururella
CUBO Gallery
CUBO, via La Spezia 90, Parma
Inaugurazione: Sabato 14 ottobre dalle 18 alle 24
DAL 14 OTTOBRE AL 18 NOVEMBRE 2017
Orari:
Mercoledì 16-19
Giovedì 10-13
Venerdì 16-19
Sabato 10-13/14-19
Altre visite su appuntamento:
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Ingresso Libero