Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 18 - n° 50 15 dicembre 2019 -
Editoriale: - Editoriale: Basta con i furti di simboli!. - Lattiero caseario. Latte spot in flessione -Cereali e dintorni. Finale d’anno tra incertezze e timori. - Innovazione nell'istruzione e nel Settore Lattiero-Caseario: l’Università di Parma a Cipro per Innodairyedu - Il salatissimo conto della Piena del PO alla Bonifica Centrale - Traffico illecito di rifiuti plastici verso la Cina - Parmigiano Reggiano: l’Assemblea approva il bilancio preventivo 2020 -
SOMMARIO Anno 18 - n° 50 15 dicembre 2019
1.1 editoriale
Basta con i furti di simboli!.
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Latte spot in flessione
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Finale d’anno tra incertezze e timori.
5.1 cereali e dintorni tendenze.
7.1 lattiero caseario Innovazione nell'istruzione e nel Settore Lattiero-Caseario: l’Università di Parma a Cipro per Innodairyedu
7.2 spandimenti Emilia Romagna Deroga spandimenti.
7.3 ambiente Bonifica Parmense: interventi di messa in sicurezza sulle strade comunali di Bore
8.1 piena del po Il salatissimo conto della Piena del PO alla Bonifica Centrale
9.1 rifiuti e traffico illecito Traffico illecito di rifiuti plastici verso la Cina
10.1 parmigiano reggiano Parmigiano Reggiano: l’Assemblea approva il bilancio preventivo 2020
11.1promozioni “vino” e partners
12.1 promozioni “birra” e partners
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E’ continuata, anche nel terzo trimestre dell’anno, la tendenza negativa degli indicatori congiunturali della provincia di Reggio Emilia.
Reggio Emilia 14 dicembre 2019 - La produzione manifatturiera reggiana, anche all’inizio della seconda metà del 2019, ha registrato andamenti caratterizzati dal segno “meno”. Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio, infatti, dopo il -2,1% registrato nel periodo aprile-giugno, i valori sono scesi ulteriormente, attestandosi a -2,5% rispetto al trimestre luglio-settembre 2018.
Al calo della produzione si è associata la flessione del fatturato (-1,9%), anche se con intensità inferiore rispetto a quanto osservato nel secondo trimestre dell’anno in corso quando il calo aveva raggiunto il -3,4%. Più contenuto il trend negativo registrato dal fatturato estero: le imprese esportatrici reggiane, infatti, hanno registrato un calo del fatturato dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2018.
La dinamica degli ordinativi, sia per quanto riguarda la totalità degli ordini che quelli provenienti dal mercato oltre confine, riproduce l’andamento già osservato per gli indicatori analizzati in precedenza. Anche in questo caso l’andamento registrato dalle aziende esportatrici, con un -1,1%, mostra una flessione leggermente inferiore rispetto al dato totale che, nel trimestre luglio-settembre ha raggiunto il -3,1%.
Il trend è condizionato dall’andamento di tutti i settori leader dell’economia reggiana, ad eccezione dell’alimentare. Il comparto, infatti, ha registrato un incremento produttivo del 2,9% rispetto all’analogo periodo del 2018: andamenti in crescita anche per il fatturato totale (+1,4%) e per gli ordini sia totali (+2% rispetto al terzo trimestre dell’anno passato) che dai mercati esteri (+2,7%). Un contenuto segno “meno” e pari al -0,6%, si osserva solamente per il fatturato delle imprese che esportano.
Sono inoltre positivi gli andamenti registrati dagli indicatori congiunturali delle “altre industrie manifatturiere”.
Per l’ultimo scorcio dell’anno, più della metà degli imprenditori reggiani intervistati prevede non ci saranno apprezzabili variazioni rispetto a quanto osservato per il terzo trimestre del 2019. Per quanto riguarda la produzione e il fatturato è lievemente prevalente la quota che si schiera a favore della crescita per la quasi totalità dei settori, sebbene rimangano ancora in sofferenza le imprese del sistema moda e della gomma plastica.
Quanto alle previsioni sugli ordini, queste appaiono ancora leggermente in flessione; per alcuni comparti - ceramica, tessile-abbigliamento e elettrico-elettronica in particolare – il saldo fra la quota di imprese che prevede aumenti e quella che ritiene si registreranno ulteriori diminuzioni supera il 10%.
Prosegue la strategia del Gruppo focalizzata nella gestione dei grandi patrimoni. Renato Miraglia è il nuovo Responsabile del Private Banking Italy di UniCredit.
Nel Gruppo dal 2012, dal 2013 Renato Miraglia è a capo della struttura Investment Products & Advisory Italy del Gruppo. Incarico che continuerà a mantenere.
Grazie alla sua consolidata esperienza professionale, Renato Miraglia contribuirà a rafforzare il posizionamento in Italia di UniCredit Private Banking, struttura dedicata alla gestione personalizzata di importanti patrimoni, specializzata nell'offrire un modello evoluto di consulenza, attraverso una rete composta da circa 800 Private Banker che operano nelle 170 Filiali Private Banking di UniCredit, con presenza capillare su tutto il territorio nazionale.
Con l’obiettivo di potenziare le attività della divisione nell’ambito della clientela di fascia alta, nel nuovo ruolo, Renato Miraglia riporterà ai Co-Ceo Commercial Banking Italy, Andrea Casini e Remo Taricani; e a Marco Bizzozero, Ceo Group Wealth Management.
“Auguriamo a Renato il migliore successo nel suo nuovo ruolo - dichiarano Andrea a Casini e Remo Taricani, Co-CEO Commercial Banking Italy -, certi che la sua competenza e la sua profonda conoscenza del business costituiscano un grande valore per affrontare al meglio le sfide del prossimo piano industriale, Team 23”.
La nomina di Miraglia conferma l’attenzione di UniCredit nella gestione dei grandi patrimoni che si caratterizza per l’alto livello di servizio dedicato, attraverso l’attività del Private Banking Italy e del segmento Wealth Management che, sul perimetro Italia, è affidata a Stefano Vecchi.
Biografia di Renato Miraglia
Torinese, classe 1974, è laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Torino. Entra in UniCredit nel 2012 come Head of Products, Fund Selection and Strategic Marketing della divisione Private Banking di UniCredit. Dal 2013 ricopre il ruolo di responsabile Investments Products and Advisory per l’Italia, curando lo sviluppo delle soluzioni di investimento, gestendo i servizi di amministrato e coordinando il processo di consulenza sugli investimenti, definendo anche la customer experience, per i diversi target di clientela del Commercial Banking Italy.
Ha maturato una consistente esperienza nell’Asset Management, iniziata come portfolio manager e analista quantitativo in Eurizon Capital e continuata in Pioneer Investments in qualità di responsabile dello sviluppo prodotti.
Da dicembre 2019, è anche il responsabile del Private Banking Italy di UniCredit, focalizzato nella gestione dei grandi patrimoni.
Continuano a migliorare i principali indicatori dello stato di salute dell’economia e della società reggiana.
Reggio Emilia 9 dicembre 2019 - L’ottavo “Rapporto sulla coesione sociale” realizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con il Comune capoluogo, infatti, presenta la fotografia di un territorio in cui, tra l’altro, l’occupazione è aumentata, nel solo 2018, di 3.248 unità (dato che si colloca ben sopra la media di 2.000 unità dell’ultimo quinquennio), mentre è calata di 0,6 punti la disoccupazione (attestata al 4,2% e ancora in calo dopo aver toccato il record negativo nel 2014, con il 6,6%), si è ridotto di due punti il lavoro precario tra i nuovi assunti e il Pil procapite, crescendo di 360 euro, si è riportato ai livelli pre-crisi.
A questi primi valori riferiti all’economia e al lavoro, il Rapporto associa decine di altri indicatori che, in sostanza, parlano di un territorio che – come sottolineano il Sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi, e il curatore del Rapporto, lo psicosociologo Gino Mazzoli – “ritrova finalmente un migliore equilibrio, mettendosi via via alle spalle tanta parte degli effetti della lunga crisi partita nel 2008”.
E il miglioramento, come si è detto, appare evidente su molti fronti, a partire dal lavoro, con un tasso di occupazione cresciuto di un punto (è al 69,4%, al terzo posto in Emilia-Romagna e 11 punti al di sopra di quello nazionale) e un numero complessivo di occupati – pari a 240.787 unità – che si è riportato ai più alti livelli toccati negli ultimi 15 anni.
“A questo – sottolinea Gino Mazzoli – si aggiunge il significativo calo delle persone in condizione di vulnerabilità: nel 2018 abbiamo registrato una flessione complessiva di ben 3.400 unità, con 1.700 cassintegrati in meno, un calo 1.000 iscritti alle liste di disoccupazione, la diminuzione di 700 contratti di solidarietà e la diminuzione della cassa integrazione per due milioni di ore”.
“E’ evidente – aggiunge Mazzoli – che sono dati incoraggianti, ma che non debbono indurre a sottovalutare quelle situazioni di vulnerabilità che nel 2015 arrivarono addirittura a toccare 70.000 persone, ma che ancora oggi sin avvicinano comunque alle 44.000 unità”.
Un aiuto, in questo senso, dovrebbe giungere già dalla chiusura del 2019 e anche dal prossimo anno. “Le previsioni di Prometeia elaborate dal nostro Ufficio studi – sottolinea al proposito il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – parlano di un tasso di disoccupazione che dovrebbe attestarsi al 4% a fine anno, per poi scendere al 3,8% nel 2020; i dati potrebbero essere anche migliori, ma oggi dobbiamo tenere conto delle incognite legate ad una previsione di leggero calo – seppure nel solo 2019 – del Pil dell’industria manifatturiera”.
Dopo il brillante +3,9% del 2018, l’export presenta quest’anno flussi rallentati, con un +0,5% nel primo semestre; “stiamo comunque parlando di crescita”, osserva Mazzoli, “così come di crescita parliamo a proposito del reddito disponibile delle famiglie, che nel 2018 è salito di quasi il 3%”.
Su questo versante, le previsioni della Camera di Commercio parlano di un +2,4% per il 2019; dato, anche questo, positivo, ma che in buona misura andrà ad alimentare il risparmio e non i consumi. Resta infatti in calo - spiega Mazzoli – “la propensione al rischio e all’investimento che ha visto aumentare di oltre l’11% i depositi bancari nel 2018, con un contemporaneo calo degli impieghi; il rapporto tra i due valori si è così portato dal 152 al 119%”.
A segnalare il miglioramento delle condizioni finanziarie dei nuclei reggiani concorre poi il rilevante calo delle sofferenze bancarie delle famiglie, che dai 317 milioni del 2017 si sono portate a 197 milioni nel 2018.
"Questo quadro socioeconomico – sottolinea il Sindaco Luca Vecchi - certifica ormai definitivamente che siamo avviati fuori dalla crisi: siamo una città che esce diversa da come era entrata nella recessione globale che ha investito tutti, dal 2008 in poi”. “Dieci anni dopo i livelli di occupazione e disoccupazione e i dati dell'economia fotografano un territorio fra i più dinamici del Paese, come d'altronde accade lungo tutto l'asse della via Emilia”.
“Sono confortanti – spiega Vecchi - anche alcuni rilevatori sociali che hanno a che fare con la riduzione delle persone vulnerabili, delle sofferenze bancarie e il drastico abbattimento dell'insuccesso scolastico. Al tempo stesso alcune performance ambientali, seppur in un contesto di area vasta complicato, sono da giudicare come positive”.
“Considerano la situazione in cui versa l'intera economia italiana – conclude il Sindaco di Reggio Emilia - è peraltro giusto mantenere grande attenzione verso le fasce più fragili della società e, in questo senso, gli investimenti in campo sanitario, educativo e culturale sono fondamentali, per mantenere la coesione sociale".
Dall’ampio “Rapporto sulla coesione sociale” curato dalla Camera di Commercio in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia emergono bene i significativi dati richiamati da Vecchi e relativi, ad esempio, alla rilevante flessione dei tassi di dispersione scolastica, associati anche ad un tasso di insuccesso scolastico tra gli stranieri che dal 12,9% del 2010 si è portato all’attuale 4,9%; “dati – sottolinea Mazzoli – che segnalano, contemporaneamente, il miglioramento deciso dei livelli di integrazione e la maggiore stabilizzazione dei movimenti della popolazione straniera nel nostro territorio”.
Pur con il permanere di problemi legati alle polveri sottili (Reggio Emilia è tra le città più virtuose della Pianura Padana, ma si colloca comunque al 20° posto della graduatoria nazionale per giorni di sforamento), il capoluogo guadagna 12 posti nella graduatoria ambientale italiana.
Rispetto a tutti questi dinamici dati spicca la decisa stazionarietà dei dati demografici, anche se all’interno di una popolazione sostanzialmente stabile (531.891 abitanti nel 2019, cioè 684 in meno rispetto al 2018) si evidenzia il costante invecchiamento degli abitanti (il 25% sul totale) e quella che Mazzoli definisce l’”atomizzazione” dei nuclei familiari.
I dati, infatti, parlano di un aumento delle famiglie unipersonali (sono il 35% in provincia e il 42% nel capoluogo) e di quelle composte da due sole persone (36%).
Editoriale: Ciaone Italiani! Prima vi spolpiamo e poi ce ne andiamo - Lattiero caseario. Cedono il “parmigiano” e il “padano" - Cereali e dintorni. Altalena dei mercati - Guida Salumi d’Italia de L’Espresso 2020, da Reggio Emilia i top 11 migliori d’Italia -
SOMMARIO Anno 18 - n° 49 08 dicembre 2019
1.1 editoriale
Ciaone Italiani! Prima vi spolpiamo e poi ce ne andiamo.
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Cedono il “parmigiano” e il “padano"
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Impennata del prezzo del grano
5.1 cereali e dintorni tendenze.
6.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Altalena dei mercati
7.1 salumi d’italia Guida Salumi d’Italia de L’Espresso 2020, da Reggio Emilia i top 11 migliori d’Italia
7.2 ambiente Due giorni di laboratorio partecipato promosso dall’Autorità di Bacino PO
8.1 ambiente educazione Life Claw progetto per la conservazione del gambero di fiume.
10.1 ambiente e territorio Territorio più sicuro grazie al Consorzio di Bonifica.
11.1promozioni “vino” e partners
12.1 promozioni “birra” e partners
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Gli italiani lavorano, vengono accusati di avere bassa produttività, ma riescono a risparmiare e perciò vengono derubati dai soliti “Splendidi Alleati” e dai propri grandi industriali.
Di Lamberto Colla 08 dicembre 2019 - Siamo alle solite! Si stanno profilando due operazioni di assoluta pericolosità per il lavoro e per l’economia nazionale.
Ma si sta preparando anche la strada della comunicazione ”amica” in grado di “vaselinare” gli italiani e correggere le loro opinioni.
Il gruppo industriale della più famosa famiglia torinese è ben rodato nelle operazioni di “raccolta” e “espatrio”. Sin dalla prima operazione i “rottamazione” i proventi dei risparmi italiani, stimolati a cambiare auto e per il quale il Governo italiano aveva elargito 1,5 - 2 milioni di lire per auto (in ragione della cilindrata), vennero immediatamente utilizzati per investire all’estero, nello specifico in Polonia, anziché in Italia dove il malloppo era stato saccheggiato.
Ma tutti in silenzio. Diverso invece il comportamento avuto con Obama che pretese la restituzione del prestito ponte entro in sei mesi a fronte di un piano di investimenti all’interno degli USA.
A questo punto gli interessi statunitensi erano prevalenti rispetto a quelli italiani e perciò orientarono gli Agnelli-Elkann a abbandonare l’editoria nazionale (La Stampa che avevano sin dal 1920) per acquisire il giornale economico statunitense “The Economist” molto più coerente con i nuovi e delicati interessi che la famiglia stava coltivando oltreoceano.
Con la creazione del nuovo gruppo FCA ecco che anche le sedi se ne vanno all’estero, in Olanda e nel Regno Unito, mentre in Italia è rimasta parte della produzione e la spada di Damocle dell’incertezza occupazionale accompagnata da tenui promesse di investimento, peraltro smentite alla prima occasione utile.
Ed eccoci all’ultima fase, quella che prevede di incassare un bel gruzzoletto dai Francesi di PSA per una malcelata fusione che vedrà i membri FCA in minoranza nella nuova composizione del cda (6 voti contro 5) e quindi la governance saldamente in mano all’amministratore delegato Carlos Tavares che avrà in tasca anche tutte le deleghe operative.
Una superiorità che, in caso di “ristrutturazione” industriale, vedrà sicuramente privilegiati gli impianti e le maestranze dei “galletti”.
Ecco allora che bisogna preparare la contraerea oltre all’indispensabile e strategico servizio di contro-informazione. E così, dalla Exor (la cassaforte della famiglia italo statunitense), che ha ricevuto altre e fresche sostanze dalla vendita di un altro gioiello tecnologico chiamato “Magneti Marelli”, usciranno le sostanze per comprarsi da GEDI (De Benedetti) un bel po’ di giornali (Repubblica, Espresso, La Stampa e molte testate locali) e radio che verranno caricate, non a salve, per ammorbidire gli orifizi dell’opinione pubblica.
Questa la notizia di parte industriale, mentre quella di parte economico/finanziaria, vede coinvolta la più grande banca nazionale. Quell’UNICREDIT, che solo in aprile scorso sarebbe stata pronta a intervenire a sostegno delle difficoltà dei due più grandi istituti di credito tedeschi (Deutsche Bank e Commerzbank a rischio fallimento), avrebbe invece annunciato ben 8.000 esuberi di personale (6.000 in Italia) e 500 sportelli in chiusura (450 in Italia). O è in salute o in crisi o è una manovra per disinvestire in Italia e reinvestire in altre aree, magari in Germania.
Le due Banche tedesche in questione, che in caso di fallimento farebbero crollare i risparmi di mezza Europa, è vero che hanno una gran necessità di sostegno, però non si comprende come mai non si applichi il Bail In ai tedeschi, come venne applicato in Italia per i correntisti e obbligazionisti italiani, e anzi si cerchino risorse esterne, (vedi ‘Unicredit” o dal MES - detto anche in modo inappropriato Salva-Stati ma di fatto Salva Banche).
Il solito mistero legato ai nostri cari e splendidi alleati.
Tutti con le mani nelle nostre tasche e una lobotomia gratuita per tutti!
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Editoriale: - Editoriale: - Io querelo te, tu quereli me, noi quereliamo loro...,- Lattiero caseario. Latte in positivo, burro e crema stabili - Cereali e dintorni. Mercato praticamente immobile - Maltempo, in attesa del colmo di piena del Po - Intitolato a Pierluigi Ferrari l'Agrilab di Giarola - Ore 11,00: previsto il passaggio del colmo di piena del Po in territorio parmense -
SOMMARIO Anno 18 - n° 48 01 dicembre 2019
1.1 editoriale
Io querelo te, tu quereli me, noi quereliamo loro...
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Latte in positivo, burro e crema stabili
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Mercato praticamente immobile
5.1 cereali e dintorni tendenze.
7.1 maltempo e colmo di piena del po Ore 11,00: previsto il passaggio del colmo di piena del Po in territorio parmense
7.2 FOOD EVenti Espressioni che abbinano sogni
8.1 maltempo emilia Maltempo, in attesa del colmo di piena del Po.
8.2 ambiente educazione Intitolato a Pierluigi Ferrari l'Agrilab di Giarola.
10.1 Parmigiano reggiano Parmigiano Reggiano: il Consorzio lancia il progetto premium “40 mesi”
11.1promozioni “vino” e partners
12.1 promozioni “birra” e partners
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Nei momenti di crisi e di emergenza la sopravvivenza di ciascuno passa quasi esclusivamente dalla abilità di ognuno del gruppo di svolgere i compiti acquisiti durante le esercitazioni e soprattutto dal sostegno reciproco . E’ quello che non accade nel nostro parlamento.
Di Lamberto Colla 01 dicembre 2019 -
“Si metta in fila. Prima viene Carola”, ironizza Matteo Salvini alla minaccia del Presidente Giuseppe Conte di querelarlo in merito alla affermazione di tradimento per la vicenda MES (Fondo Salva Stati) che sembrerebbe essere stata sottoscritta dal premier senza aver consultato il Parlamento e addirittura il provvedimento sarebbe “chiuso e inemendabile”, come dichiarato dal Ministro Gualtieri in audizione al Senato.
Uno “sfregio al Parlamento”, l’ha definito Borghi, per il quale Salvini chiede l’intervento del Capo dello Stato. “Il presidente Mattarella - sottolinea il leader leghista - è da sempre, giustamente, molto attento al rispetto della Costituzione e in questo caso siamo di fronte a un atto del Parlamento che il presidente del Consiglio ha ignorato.”
Ma in questi giorni di minacce di carte bollate ne sono volate anche tra altri rappresentanti dei poteri dello Stato che sembrano da tempo in conflitto: magistratura e parlamento.
Questa volta non è un esponente di Forza Italia o della Lega a essere messo sotto mira ma un ex PD e un ex Primo Ministro. Il Matteo, questa volta Renzi, dopo la sua fuoriuscita dal PD sembra aver perduto l’immunità e la magistratura sembrerebbe così aver affilato i coltelli e lanciato l’attacco finale alla sua ex Fondazione OPEN, mettendo anche a soqquadro tutte le imprese che avevano offerto sostegni.
Matteo Renzi non ci sta e parte al contrattacco parlando di "gioco al massacro" e, dal suo account Facebook, chiede: "Chi decide oggi cos'è un partito?", sottolineando che "E' in gioco la democrazia".
"Siamo o non siamo un Paese in cui vige la separazione dei poteri?" si chiede l’ex premier, chiarendo che "Non sto attaccando l'indipendenza della magistratura, ma sto difendendo l'indipendenza della politica"
Un attacco che non sembra voler far passare indenne e anzi anch’egli minaccia minaccia denunce. “Le prime tre denunce penali che ora firmo (Travaglio Verità Espresso) sono indirizzate al Dr Creazzo, capo della procura di Firenze - scriveva Renzi venerdi mattina su Twitter - Io credo nella giustizia. Sono certo che i magistrati fiorentini saranno solerti nel difendere i miei diritti di cittadino".
Verso il dottor Creazzo le carte bollate sarebbero indirizzate a seguito delle “rivelazione di segreto bancario o istruttorio alla luce degli articoli della Verità e dell’Espresso”, mentre verso Travaglio per la dichiarazione che Governo Renzi avrebbe “beneficato il gruppo Toto nel 2017”, mentre il Governo renziano era già decaduto nel 2016.
Domanda: Quanto impiegherà questo conflitto totale, tutti contro tutti, a uscire da Montecitorio e spargersi per le strade?
(Foto della Camera dei deputati di Francesca Bocchia)
Link:
https://www.youtube.com/watch?time_continue=6&v=F6fruBczDGY&feature=emb_logo
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Editoriale: - Sardine e gattini, ma prima erano "girotondi", "No Global"e ""V Day. La piazza perde valore. - Lattiero caseario. Il grana padano ha arrestato la discesa, non così per il “parmigiano" - Sugar Tax, un’aberrazione che crea un doppio danno alla filiera agroalimentare italiana - Ecovillaggio Montale, esempio di adattamento ai cambiamenti climatici - Ritirata la farina per allergene non dichiarato - -
SOMMARIO Anno 18 - n° 47 24 novembre 2019
1.1 editoriale
Sardine e gattini, ma prima erano "girotondi", "No Global"e ""V Day. La piazza perde valore.
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Il grana padano ha arrestato la discesa, non così per il “parmigiano"
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Mercati stagnanti..
5.1 cereali e dintorni tendenze.
7.1 Sugar Tax Sugar Tax, un’aberrazione che crea un doppio danno alla filiera agroalimentare italiana
7.2 Wine eventi Merano – “Excellence is an attitude”.
8.1 ecovillaggio resiliente Ecovillaggio Montale, esempio di adattamento ai cambiamenti climatici
8.2 Ambiente e dissesto Distretto del fiume Po: investimenti straordinari di 5 milioni di euro in zone nevralgiche contro il dissesto idrogeologico
10.2 nomine Mario Marini confermato Presidente di Confagricoltura Parma
11.1 sicurezza alimentare Ritirata la farina per allergene non dichiarato.
13.1promozioni “vino” e partners
14.1 promozioni “birra” e partners
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Bersani il giaguaro non era riuscito a smacchiarlo. Vediamo se i gattini riusciranno a abbuffarsi di sardine in Emilia Romagna. Ma ancor più buffo è pensare alla sinistra che non si ricorda di stare al governo e si comporta come se fosse all'opposizione (S.P.Q.R. come diceva Asterix: Sono Pazzi Questi Romani)
Di Lamberto Colla 24 novembre 2019 - La piazza, almeno in Italia, non fa più paura, superata dalla piazza virtuale dei social e per fortuna dall'intelligenza di quelli che, alla fine, esprimeranno il loro giudizio incondizionato nelle cabine elettorali.
Sotto certi punti di vista questi rivoluzionari della domenica non hanno né le idee e tantomeno le motivazioni per una svolta rivoluzionaria. Cresciuti nella bambagia e coccolati da tuti, la voglia di mettersi in luce è più forte di mostrare i contenuti della protesta.
Ben poca roba essere contro Salvini, il nemico etichettato come "fascista e razzista", ma anche populista e nazionalista e chi più ne ha più ne metta. La strategia della sinistra è sempre la stesa: costruire un nemico, colpirlo nella persona e non nella politica, quindi screditarlo e augurarsi che nella riservatezza della cabina elettorale la croce vada sul simbolo dei "buoni", quelli ai quali tutto si deve, quelli dal verbo sicuro, persino capaci, e non è roba di poco conto, di fare opposizione anche quando sono al Governo.
Dei "girondini" (1791), i rivoluzionari francesi nati dalla alta borghesia poi decimati sulle forche dagli uomini di Robespierre, non è rimasto nulla. In Italia, sin dagli albori, il nuovo millennio ha visto il sorgere di pseudo movimenti di piazza ben poco spontanei. Nel 2001 i No Global hanno trovato la motivazione di riunirsi sul nostro suolo, a 3-4 anni di distanza dalla sua origine, giustappunto per andare a attaccare Berlusconi che riuniva il G8 a Genova. Il "popolo di Seattle", dal quale tutto prese avvio verso la fine del secolo precedente, nacque come movimento di protesta contro la politica legata all’economia liberista.
Un'esperienza che ha probabilmente stimolato i tanti "dotti", gli intellettuali e gli artisti di sinistra, sotto la guida di Nanni Moretti, a legarsi per mano e fare i "girotondi" attorno ai palazzi delle istituzioni per proteggerli dal diavolo (non il Milan ma il suo Patron). Era il 2002 e i "girotondi” sembrava che potessero ergersi a difesa del giusto e delle istituzioni.
E infine, "Tutti giù per terra", come finiscono tutti i giro-girotondi.
Per 5 anni tutto tace, la gente si è dimenticata dell'elegante quanto inutile movimento da "parrocchia" o da "cortile" e ecco che la rabbia montante di buona parte degli italiani che non vedono cambiamenti ma avvertono una continua caduta della politica viene catalizzata dal "V Day" (2007). Il "Vaffa" scende in piazza con Grillo sostenuto dalla forza aggregante del digitale. In meno che non si dica, il "Vaffa" diventa il grido di battaglia al quale in molti si riconoscono. Celebre la gufata di Piero Fassino quando, nel 2009, invitò il comico a fondare un partito, mettere su una organizzazione, presentarsi alle elezioni e poi "vediamo quanti voti prende"; nacque così il M5S che andò persino a rubare la poltrona di Sindaco allo stesso Fassino nella sua Torino qualche anno dopo (2016).
E' proprio nel 2009 che un nuovo rigurgito popolare sinistro si organizza contro il solito "Berlusconi" chiamato a gran voce a dimettersi dal "Popolo Viola". Il neonato movimento ha trovato subito la sponda dei poteri finanziari mondiali capaci di far lievitare lo spread come una torta margherita in forno, sino a farla implodere solo dopo l'arrivo dell'uomo con il loden frusto, l’uomo al più alto gradino della gerarchia europea di quella nomenKlatura mondiale che governa il mondo con i flussi finanziari e il convincimento che le costituzioni e il diritto di sovranità sono roba sorpassata .
Finalmente, dopo tutti questi movimenti da pesci d'acqua dolce ecco finalmente mostrarsi alla luce del sole il movimento tosto, quello delle sardine, che invece vengono dall'acqua salata, raccolti a occupare le piazze dove Salvini andrà a fare campagna elettorale per le prossime regionali (Emilia Romagna il 26/1/2020).
Migliaia di giovani si chiamano e vanno a stiparsi nelle piazze per contarsi mentre Salvini è lì, poco distante, a raccontarsi e presentare i suoi candidati.
Ovviamente la genesi è di sinistra, quella che è al governo del Paese, ma si comporta come se fosse all'opposizione. Così si schiera contro Salvini, come se questo fosse il presidente del Consiglio, e butta lì un po' più di 1.500 emendamenti alla manovra finanziaria "salvo intese" su 4.550 totali e dei quali 921 presentati dai DEM mentre la lega si è fermata a 905.
Una sinistra che non sa cosa fare.
Si fa spingere da Renzi a fare il governo giallo-rosso, poi si fa rubare i parlamentari e i ministri dallo stesso Renzi che forma il suo partitino, per arrivare infine a rilanciare lo Ius Soli e lo Ius Scholae mentre l'Alitalia e l'Ex Ilva si stanno dissolvendo, e riuscendo persino a "sbiancare" lo stesso Stefano Bonaccini il quale probabilmente si è chiesto se stanno giocando con o contro di lui nella delicata partita elettorale che lo vede coinvolto contro la rappresentante leghista nella roccaforte emiliano romagnola. "Ius soli? Le due priorità in questo momento sono un grande piano di prevenzione contro il dissesto idrogeologico e cambiare la plastic tax. Secondo me servivano toni per mettere al centro altre questioni oltre allo ius soli - dice a Radio24 il governatore dell'Emilia Romagna".
A consolare Bonaccini & C, e in sostegno alla non politica della sinistra, ecco accorrere le sardine, il movimento universitario che come "moscerini" vanno a presidiare le piazze per dire che Salvini è brutto ed è il male assoluto.
Ma quale manifesto culturale o politico hanno sottoscritto? Niente. Sono antifascisti e antirazzisti come, forse non lo sanno o non vogliono capirlo, il 99% degli italiani lo sono.
Senza il "fascista" non ci sarebbero argomenti per radunare il popolo delle sardine nelle "lagune salate", almeno sino a quando non si ergerà per sempre il MOSE o si scateneranno i "Gattini di Salvini".
Video: Fassino https://www.youtube.com/watch?v=tupKzNFBW3g
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