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"Paolo Pellegrin. Un'antologia" a cura di Germano Celant: al MAXXI di Roma oltre 150 immagini del grande fotografo che raccontano uomini, guerre, emergenze umanitarie ma anche il rapporto tra la condizione umana e la natura.

 

Ha viaggiato in tutto il mondo con la sua macchina fotografica raccontando uomini, guerre, emergenze umanitarie ma anche storie di grande poesia e una natura portentosa e pulsante. Membro di Magnum Photos dal 2005 ha vinto 10 World Press Photo Award e numerosi altri prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo, come l'Eugene Smith Grant in Humanistic Photography e il Robert Capa Gold Medal Award. E' profondamente interessato all'essere umano e alle sue relazioni con i luoghi, gli avvenimenti, gli altri esseri.

E' Paolo Pellegrin (Roma, 1964), uno dei più importanti fotografi della scena internazionale, cui il MAXXI dedica una grande mostra a cura di Germano Celant, in corso fino al 10 marzo 2019, nella scenografica galleria 5 del museo.

L'eposizione, intitolata "Paolo Pellegrin. Un'antologia", nasce da un intenso lavoro di due anni sull'archivio del fotografo e ripercorre attraverso oltre 150 immagini, tra cui numerosi inediti e alcuni contributi video, vent'anni del suo lavoro, dal 1998 al 2017. La mostra rappresenta un'occasione preziosa per conoscere il suo percorso creativo e documentario e per approfondire i temi che animano il suo lavoro, dove la visione del reporter e l'intensità visiva dell'artista si intrecciano e diventano un tutt'uno.

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Il percorso, immersivo e coinvolgente, si articola tra due estremi: il buio e la luce.
La parte iniziale è buia. Domina il colore nero, popolato dal racconto di un'umanità sofferente: la guerra, le tensioni, la distruzione, ma anche l'intima bellezza dell'essere umano nell'espressione delle sue emozioni più profonde. La seconda parte è caratterizzata invece da uno spazio luminoso in cui prevalgono immagini di una natura che, nella sua maestosità e lontananza, sembra ricordarci la fragilità della condizione umana.

All'ingresso, una grande parete dedicata alla battaglia di Mosul del 2016, scelta da Pellegrin come metafora del conflitto, esplode come una Guernica contemporanea. Qui troviamo anche una serie di immagini, scattate negli Stati Uniti, che parlano di violenza, razza, povertà, crimine. E ancora uomini, donne, bambini, soldati, profughi, rifugiati, migranti, da Gaza a Beirut, da El Paso a Tokyo, da Roma a Lesbo. Esseri che pregano, che piangono, che scappano, che combattono: ogni immagine coglie e sublima con sensibilità i conflitti, i contrasti, i drammi di questo nostro tempo così tormentato e complesso. Come, in primo piano, il volto sofferente di un rifugiato a Lesbo in attesa di essere registrato, stremato dal caldo e dalla sete, quasi una Pietà contemporanea, o le gigantografie di tre prigionieri dell'Isis in attesa di essere processati, che Pellegrin ha ritratto nel Kurdistan iracheno nel 2015. In fondo alla galleria, figure evanescenti, ritratti "transitori" colti in momenti di passaggio, affiorano appena dal buio come fantasmi ("Ghost" nella definizione di Pellegrin).

A questo racconto dell'essere umano, calato nel buio, fa da contraltare l'immersione in un ambiente improvvisamente luminoso, di una luce evanescente dove il dato reale sembra sublimarsi nel candore del ghiaccio dell'Antartide, protagonista di un recente reportage realizzato per la NASA, nello sguardo di una giovane donna rom, nella potenza degli elementi della natura, nella spiritualità e nella profondità del rapporto atavico dell'uomo con essa, come accade nel bagno di due giovani palestinesi nel Mar Morto.

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Le due parti del percorso sono collegate da un passaggio che proietta il visitatore dietro le quinte della ricerca visiva di Pellegrin: disegni, taccuini, appunti, piccole fotografie, danno conto della complessità di un processo creativo che si fonda su ricerca, conoscenza e preparazione. Pellegrin considera la fotografia come una lingua fatta allo stesso tempo di regole e di istinto. Trova le sue radici in anni di studio intorno all'immagine, alla visione, allo sguardo: tutti aspetti che il fotografo ha allenato fin dall'inizio del suo lavoro attraverso l'interesse per la letteratura, la storia dell'arte, l'architettura, il cinema e, naturalmente, il lavoro di grandi fotografi.

Come scrive Celant, "Il reportage, per Pellegrin, non è un'operazione accelerata e veloce, distaccata e fredda, ma – come per Walker Evans e Lee Friedlander – è una manifestazione dell'interpretazione personale, che si alimenta di estetica e di espressività, di angoscia e di sofferenza. È la sintesi di una posizione critica del fotografo rispetto alla visione impersonale della realtà: un racconto, scandito per momenti e per capitoli, che aiuta a mettere in contesto la situazione affrontata e chi la documenta. [...] Le sue fotografie sono frammenti di una scrittura per immagini e riflettono un tempo storico, basato sulle fisionomie, singole e collettive, delle persone che vivono una tragedia. Esse diventano anche una storia privata di Pellegrin che sente la necessità di condividere, con la sua presenza e la sua testimonianza, la responsabilità della nostra cultura verso questi eventi drammatici."

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In occasione della mostra, è presentata in anteprima la prima parte del progetto fotografico realizzato da Pellegrin lo scorso gennaio a L'Aquila, nell'ambito della committenza fotografica affidata dal MAXXI. Nella Galleria 1 al piano terra è esposto un polittico di circa 2 metri per 3, composto da 140 piccole immagini in bianco e nero, fortemente contrastate, che ritraggono scorci e dettagli di una città ancora ferita, interpretando il senso di perdita che segue il dramma del terremoto. L'altra parte del lavoro è composta da grandi fotografie a colori in cui, uscito dalla città, Pellegrin ha ritratto le campagne e i monti intorno all'Aquila nel corso di una notte illuminata solo dalla luna. Queste immagini saranno esposte per la prima volta a Palazzo Ardinghelli in occasione dell'inaugurazione di MAXXI L'Aquila, nel 2019, progetto affidato dal MiBAC alla Fondazione MAXXI per contribuire alla rinascita del territorio anche attraverso la cultura.

Il contributo fotografico di Pellegrin, composto di migliaia e migliaia di immagini, nasce spesso in contesti e scenari al limite dell'esistere, sia della natura sia dell'essere umano. Il documento fotografico, che è testimonianza di indagine quanto di partecipazione, in Pellegrin non si propone come oggettiva rappresentazione di persone, di contrasti, di oggetti, ma tende a cogliere l'anima del momento.

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I suoi grigi e i suoi neri, le sue ombre, le sue diagonali trascendono i luoghi e il tempo. Le sue figure, le porzioni dei corpi, i suoi volti divengono testimonianza di un sentire e di un respiro intorno alle vicende umane. E degli eventi naturali: un tentativo di fissare le forze dell'esistere, in tutte le condizioni possibili di sopravvivenza e di vita.

In occasione della mostra è uscito il volume di Germano Celant, "Paolo Pellegrin", pubblicato da Silvana Editoriale in tiratura limitata con copie numerate. Frutto di un lungo lavoro nell'archivio del fotografo, il libro raccoglie oltre millecinquecento immagini, scandite cronologicamente, in modo da ripercorrere il percorso creativo e documentario di Pellegrin, offrendosi come una summa dell'intera opera del fotografo.

"Paolo Pellegrin. Un'antologia"

a cura di Germano Celant

www.maxxi.art  | #PaoloPellegrinExhibit

7 novembre 2018 – 10 marzo 2019

 

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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Pubblicato in Cultura Emilia
Mercoledì, 27 Febbraio 2019 16:51

Cena (con delitto) insieme a Giacomo Casanova

Si intitola “Intrigo a Venezia” il nuovo progetto dell’associazione Mistery & Investigation Dinner e va in scena sabato 9 marzo al Salotto Aggazzotti di Modena, che per l’occasione si trasforma in un palazzo veneziano del Settecento.

MODENA –

È il 9 marzo del 1742. A Palazzo Grimani, a Venezia, è in corso una festa in maschera. Tra volti nascosti, musica e balli, un assassino si aggira tra le sale. La vittima è la nobildonna Beatrice Morosini, che viene trovata morta, pugnalata al cuore con uno stiletto. Tutti puntano subito il dito sull’ospite più discusso della serata, Giacomo Casanova, famoso per le sue “relazioni pericolose” e per gli intrighi amorosi con le avvenenti dame veneziane. Ma potrebbe essere stato chiunque, tra amanti tradite, gelosie sentimentali, politici corrotti. Tra i sospettati, ci sono anche un abate inquisitore e una monaca adultera sotto mentite spoglie. 

Questi sono l’antefatto e la trama di “Intrigo a Venezia”, la cena con delitto promossa da Mistery & Investigation Dinner, che si terrà sabato 9 marzo, a partire dalle ore 20, presso il Salotto Aggazzotti di viale Martiri 38, a Modena, che per l’occasione si trasforma in una dimora veneziana settecentesca.

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I partecipanti, che potranno venire in maschera, ma non è obbligatorio, dovranno indagare e scoprire chi ha ucciso Beatrice Morosini e perché. La squadra che indovinerà verrà premiata con premi “a tema”. Sono previsti riconoscimenti anche per i secondi e i terzi classificati.

Protagonista sarà anche il buon cibo, che, come sempre, sarà in tema con l’ambientazione. Dopo aver assaggiato le specialità dell’Europa del Nord, dell’America dell’Ottocento, dell’Irlanda degli anni Settanta, dell’Egitto e dell’Inghilterra, questa volta si “gioca in casa” con piatti della tradizione veneziana. Sono previsti piatti anche per vegetariani e intolleranti.

IL MENU’

Antipasti

Cicchetti veneziani accompagnati da Spritz:
Crostini con Baccalà mantecato (prevista variante senza glutine)
Tartine con Nervetti e cipolla (prevista variante senza glutine)
Polentine grigliate ai funghi (v) (senza glutine) 

Primi piatti

Bigoli in salsa con le sarde (maccheroncini in salsa con le sarde senza glutine)
Bigoli al ragù di anatra (maccheroncini al ragù di anatra senza glutine)
Bigoli alle noci (v)

Secondi piatti

Fegato alla Veneziana (senza glutine)
Seppie alla Veneziana su letto di polenta bianca/gialla (senza glutine)
Zucca in Saor (v)(senza glutine)
Torta salata al radicchio e porri (v)(senza glutine)

Contorni
Fondi di carciofi alla veneta (v)(senza glutine)
Patate alla veneziana (v)(senza glutine)

Dolci
Galani (prevista variante con farina di riso per celiaci)
Fritole alla Veneziana (v)
Castagnole con farina di riso (senza glutine)

Bevande
Acqua
Cola/Fanta
Vino bianco Verduzzo Villorba
Vino rosso Lison Pramaggiore

(V)=vegetariano
N.B. Ogni prodotto, ad eccezione del baccalà mantecato, verrà realizzato con prodotti privi di lattosio.

 

INFO

Il costo dell’apericena a buffet con delitto è di € 25. Fino al 1º marzo sarà possibile acquistare i biglietti in prevendita a € 20. I bambini fino a 12 anni entrano gratis.

Prenotazioni e informazioni al 349/0970726 o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

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Concorso fotografico "Donne in chiaroscuro": Progetto Angelica e Televenezia presentano, in occasione dell'8 marzo 2019, un concorso fotografico con lo scopo di sensibilizzare verso il ruolo della donna nella società attuale.

Lavoratrici, mamme, casalinghe, mogli, figlie e amiche: una molteplicità di ruoli che le donne incarnano tutti i giorni; noi vogliamo una serie di immagini che le riprendano mentre lavorano sia in casa che fuori.


REGOLAMENTO DEL CONCORSO

1. Il concorso è aperto a tutti, è libero e gratuito.
2. Per partecipare le foto devono essere in bianco e nero e devo essere inviate entro il 28 febbraio 2019 in formato digitale digitale (formato 20x30 cm, risoluzione 300dpi) all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 
3. Le foto devono essere accompagnate dai dati dell'autore e dal modulo (scaricabile alla fine dell'articolo) debitamente compilato e sotto firmato che si trova alla fine del regolamento.
4. La giuria esaminatrice sarà composta da membri selezionati da Progetto Angelica e Televenezia ed emetterà giudizio insindacabile.
5. Le opere vincitrici saranno 12 e verranno esposte presso la Sala della Regina a Palazzo Montecitorio il 26 marzo 2019.

PROGETTO ANGELICA nasce da un team di donne, determinate e preparate, per far sì, che si possa trovare idee, progetti soluzioni per migliorare la condizione professionale delle donne, donne di oggi e quelle di domani. Tutte le info su www.progettoangelica.it.

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Il 19 febbraio alle 18.00, presso la Biblioteca Sociale "Roberta Venturini", si è svolto il terzo incontro del Febbraio Italiano, il ciclo di rassegne Incontro alla cultura, a cura dall’Associazione Intesa San Martino.

Al centro dell’evento Gabriele Balestrazzi, giornalista per oltre 40 anni nel gruppo Gazzetta di Parma e docente di giornalismo laboratoriale presso l'Università degli Studi di Parma, oltre che autore di vari libri e ideatore de ilcielodiparma.com.

La mediazione è stata a cura di Gloria Falorni di ParmAteneo.

"La passione per il giornalismo nasce quando ero ancora un bambino – racconta Balestrazzi – Mia madre mi raccontava che quando avevo sette anni mi mettevo a giocare facendo finta di fare la cronaca alle partite. Anche mio fratello ha sempre avuto la passione per la comunicazione e la sua presenza è stata molto importante per la mia carriera. Una volta cresciuto mi avvicinai alla Gazzetta di Parma, sotto la guida di Baldassarre Molossi”.

Secondo Balestrazzi: “La Gazzetta di Parma negli anni ’50 aveva una squadra da ‘nazionale’! Oltre a Molossi vantava figure come Bertolucci, Goldoni, Torelli e tanti altri. Una squadra di fuoriclasse in grado di portare il giornalismo locale oltre i confini della provincia. Un bellissimo ambiente e una grande scuola”.

Tra le esperienze più importanti del giornalista: “L’incontro con Mia Martini, in occasione del suo concerto a Parma. Non avrei dovuto intervistarla, volevo solo godermi lo spettacolo, e il cameraman aveva già finito di riprendere. Però poi alla fine dell’esibizione ci siamo avvicinati per qualche dichiarazione ed è andata benissimo. La Martini ha reagito molto bene e alla fine mi ha salutato con affetto. È stata una delle migliori esperienze della mia carriera”.

L’ultimo evento si svolgerà martedì 26 febbraio e ospiterà Filiberto Molossi, giornalista, caporedattore e critico cinematografico per la Gazzetta di Parma e ideatore del blog ombrerosse.com

Ogni evento è gratuito e aperto a tutti e si svolgerà alle ore 18.00 presso la Biblioteca Sociale 'Roberta Venturini' in Via Venezia 123 – Parma

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Prosegue senza sosta l'impegno a livello culturale dell'Ugl, sindacato guidato a livello nazionale da Francesco Paolo Capone, ed in ambito locale da Matteo Impagnatiello.

Nella sede provinciale al Direzionale di Via Abbeveratoia 65/A, è stata allestita la mostra di Marco Peracchi, la terza rassegna di un ciclo dedicato agli artisti emergenti del territorio, visitabile negli orari di apertura settimanale della sede stessa.

Dopo il successo delle opere di Fabrizio Pesci e Laura Suarez, ora tocca ad un altro talento parmigiano, autodidatta con esperienza londinese. "Puntiamo molto sulla cultura, anche nell' ottica Parma 2020 Capitale Italiana, perchè è lo specchio della nostra realtà, di cui rappresenta i cambiamenti sociali e le nuove tendenze". Matteo Impagnatiello ha sottolineato l'importante significato di tale scelta, mentre Fabrizio Pesci, Segretario Regionale Creativi UGL, illustre artista nocetano, ha spiegato la filosofia pittorica di Peracchi. "Un approccio molto interessante basato sulla linea del trentennio, che va dagli anni cinquanta agli anni settanta, raffigurata con stili diversi, dalla action painting alla pittura poesia che tende ad un costruttivismo informale avente come fulcro la tela nella doppia funzione di gesto e memoria".

Infatti, Peracchi si considera esponente della "Trip Art", ossia una pittura che riflette un comportamento ribelle e anticonvenzionale, dove il coraggio delle idee e la forte personalità vivono ogni evento con emozione. Nelle sue opere la curiosità dell'introspezione umana porta oscurità e magia a fondersi nella conoscenza.

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E' stata inaugurata sabato, a Palazzo Pigorini di Parma, la mostra “Umano Troppo Umano” dell’artista parmigiano Giuliano Pescaroli, curata da Paolo Conti e organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune.

All’inaugurazione sono intervenuti l’artista, che, molto emozionato, ha ringraziato il numeroso pubblico convenuto, il curatore, che ha tratteggiato la genesi dell'esposizione, e l’assessore alla Cultura del Comune di Parma Michele Guerra: “la partecipazione calorosa di tante persone all'inaugurazione di questa mostra – ha detto l'Assessore – testimonia l'affetto della città nei confronti dell'artista e del docente Pescaroli: in questa esposizione si riuniscono queste sue due nature e il titolo “Umano Troppo Umano” rappresenta il senso della sua arte, ma anche il suo lascito importante a tante generazioni di ragazzi che hanno frequentato le sue aule”.

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La mostra, che raccoglie con profondità e ricchezza il lungo percorso artistico di Pescaroli, riunisce per la prima volta opere che provengono da varie collezioni, restituendo un’idea ampia e esauriente dei modelli culturali che questo artista ha con coerenza approfondito e seguito lungo tutta la sua carriera.

Tutte le info per visitare la mostra a questo link 

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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Il sindaco Pizzarotti alla presentazione dell'apertura della Sala del Trionfo del Complesso Monumentale della Pilotta con i volontari del Touring Club Italiano.

Parma -

 Il Touring Club Italiano aggiunge a Parma un nuovo luogo del progetto "Aperti per Voi" e apre, con i suoi Volontari, la Sala del Trionfo alla Pilotta: oggi la presentazione del programma alla presenza degli attori coinvolti e del sindaco Federico Pizzarotti.

L’apertura della Sala del Trionfo di Parma è il frutto della ultradecennale esperienza dell’iniziativa "Aperti per Voi " e dei Volontari del Touring Club Italiano per il Patrimonio Culturale per accogliere visitatori nei siti d’arte altrimenti inaccessibili al pubblico o aperti con forti limitazioni di orario. 

Gli orari di apertura per la Sala del Trionfo alla Pilotta: il complesso monumentale della Pilotta (piazzale della Pilotta 15, Parma) è aperto da martedì a sabato dalle 8.30 alle 19, la domenica dalle 13 alle 19; dal 24 febbraio, i Volontari Touring coadiuveranno il personale nell'accoglienza ai visitatori ogni domenica dalle 13 alle 19.

La Sala del Trionfo è un’ampia sala retrostante il palco del Teatro Farnese, un tempo destinata a ospitare le macchine sceniche e gli apparati allegorici che venivano utilizzati durante gli spettacoli della corte. L’attuale allestimento rifunzionalizza questi spazi che vengono nuovamente riaperti al pubblico.

Protagonista assoluto della sala è lo spettacolare Trionfo da tavola dello scultore catalano Damià Campeny, da cui la sala prende il nome. Si tratta di un raffinato insieme decorativo il cui programma iconografico, di chiaro gusto neoclassico, era destinato a ornare la tavola durante i banchetti della corte. Fino a pochi mesi fa il Trionfo da tavola era collocato nei Saloni Ottocenteschi della Galleria Nazionale in una posizione che interrompeva l’originaria configurazione prospettica e ostacolava la visita. La nuova collocazione permette di ammirare l’opera in ogni suo prezioso dettaglio e di inserirla in un più ampio e preciso contesto tematico.

Attorno al Trionfo da tavola sono esposti una serie di oggetti e manufatti artistici di diversi materiali e provenienza, significativi esempi dell’arte decorativa e del collezionismo ducale parmense, che si offrono al visitatore in un originale percorso, articolato in spazi raccolti di carattere quasi privato. Tra queste opere sono presenti alcuni elementi di mobilio, recuperati dai depositi della Pilotta, tavoli da muro e consolle di epoca settecentesca e oggetti più rari e preziosi.
 
Fonte: Comune di Parma

Sabato 16 febbraio a Palazzo Pigorini di Parma inaugura la mostra “Umano Troppo Umano” dell’artista parmigiano Giuliano Pescaroli, che riunisce per la prima volta opere che provengono da varie collezioni, restituendo un’idea ampia e esauriente dei modelli culturali che questo artista ha con coerenza approfondito e seguito lungo tutta la sua carriera.

Parma -

Sabato 16 febbraio, alle ore 17, a Palazzo Pigorini, sarà inaugurata la mostra “Umano Troppo Umano” dell’artista parmigiano Giuliano Pescaroli, curata da Paolo Conti e organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Parma.

All’inaugurazione, interverranno l’artista, il curatore e l’assessore alla Cultura del Comune di Parma Michele Guerra.

La mostra, che raccoglie con profondità e ricchezza il lungo percorso artistico di Pescaroli, riunisce per la prima volta opere che provengono da varie collezioni, restituendo un’idea ampia e esauriente dei modelli culturali che questo artista ha con coerenza approfondito e seguito lungo tutta la sua carriera.

Eroi mitologici, storie epiche, corpi sinuosi, cavalli e minotauri: sono queste le ispirazioni e le figure di Giuliano Pescaroli che ci vengono incontro nelle stanze di Palazzo Pigorini e raccontano una storia di umanità che parte da lontano. Il lavoro sulle linee e sulle forme, così come la composizione cromatica, dialogano con le figure e i tempi di una classicità che entra in contatto con l’essenzialità del moderno.

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Il curatore descrive Pescaroli come un profondo conoscitore del mito utilizzato spesso, nelle sue opere, come pretesto e metafora per esprimere la sua idea di umanità.
Suggerisce ancora Conti: “La sensualità dei corpi appena abbozzati tra verdi verzure in una visione panica o appisolati in caldi meriggi di controra, sono attimi che descrivono frammenti di vita. I drammi della conflittualità permanente rimbalzano come echi, mischiati alla retorica del mito, rutilanti aggregazioni ritmiche di corpi in movimento. I dinamici tratti esaltano la lotta perenne tra natura-ragione, tra uomo-bestia. Pescaroli esprime nelle sue opere il pathos degli antichi, la leggiadria delle figure rinascimentali in un movimento dinamico pieno di musicalità e ritmo, ottenuto con un fare pittorico, veloce e disinibito.”

 

INFORMAZIONI SULLA MOSTRA

La mostra, ad ingresso libero, resterà aperta al pubblico fino al 17 marzo 2019 con i seguenti orari:giovedì e venerdì dalle 15 alle 19, sabato e domenica dalle 10 e alle 12 e dalle 15 alle 19.

L’esposizione, accompagnata da un catalogo a cura di Paolo Conti con un testo critico di Sandro Parmiggiani, è stata realizzata anche grazie alla collaborazione con l’agenzia di pubblicità “Areaitalia” e l’impresa di pulizie “La Verde.”

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L'ARTISTA PARMIGIANO GIULIANO PESCAROLI

Giuliano Pescaroli nasce a Parma nel 1938, consegue la maturità classica presso il liceo “G.D. Romagnosi” dove si è avvalso del magistero, per la storia dell’arte, di Francesco Arcangeli.

Seguendo la propria naturale inclinazione si è iscritto alla Scuola parmense di Belle Arti “P. Toschi” diplomandosi sotto la guida di Nando Negri e Renato Vernizzi.

Ha insegnato Disegno e Storia dell’Arte al Liceo Scientifico di Viadana (MN) e al liceo “G. Ulivi” di Parma.

Ha partecipato a concorsi e mostre conseguendo premi e segnalazioni dalla critica.

Nel 1978, riceve la medaglia d’oro dall’Accademia Italia delle Arti, delle Lettere e delle Scienze; dal 1979 ha sospeso, per scelta, l’esposizione pubblica delle proprie opere.

Durante la carriera di insegnamento non ha mai cessato la propria attività artistica che anche oggi continua in modo costante e proficuo. Sue opere sono presenti in numerose collezioni private.

La biografia è citata nell’enciclopedia Idaf dell’Arte Moderna.

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Dopo "Rugantino" e "Il Marchese del Grillo" Enrico Montesano porta in scena un altro personaggio popolare scolpito nell'immaginario collettivo, "Il Conte Tacchia", chiudendo così questa sorta di trilogia.

La versione in commedia musicale è liberamente tratta dall'omonimo film interpretato nell' '82 dallo stesso Enrico Montesano e racconta la tormentata storia d'amore tra Fernanda e Checco dal 1910 al 1944. Nella messa in scena, Montesano cerca di dare allo spettacolo una connotazione prettamente teatrale: "Forse oggi per fare qualcosa di moderno c'è bisogno di un ritorno all'antico, anzi direi al classico, per questo ho optato per una scenografia con fondali dipinti". I numerosi cambi di scena (diciotto), vengono eseguiti a vista, diventando di fatto dei momenti coreografici in continuità con lo svolgimento del racconto, senza pause, conferendo alla rappresentazione scorrevolezza e ritmo.

L'attenzione per una ricerca storica e filologica si evincono nel riproporre una ricostruzione fedele degli scenari e dei costumi di quell'Italia e quella Roma dei primi '900 e del 1944, ma anche nell'uso di termini classici o aulici con cui il protagonista, di bassa estrazione sociale, gioca storpiando il linguaggio e ottenendo così un effetto comico e satirico allo stesso tempo. Come un artigiano della parola, Montesano lavora anche sui testi delle canzoni, limando termini e suoni fino a renderle pienamente aderenti ai personaggi e alla loro epoca. Nella messa in scena di questo appassionante ed esilarante balzo nella storia, riescono a fare capolino corrispondenze e analogie con la realtà di oggi, rendendo in tal modo il pubblico sempre più partecipe e coinvolto.

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Il cast è composto da tredici brillanti attori e da dodici affiatati ballerini-acrobati che si muovono e animano la scena passando dai costumi degli anni quaranta a quelli del 1910 e viceversa, e spaziando da ritmi black bottom al valzer, dal boogie woogie al saltarello.

Regia di Enrico Montesano; versione teatrale di Enrico Montesano e Gianni Clementi; musiche originali di Maurizio Abeni, scene Carlo De Marino, costumi Valeria Onnis, coreografie Manolo Casalino, trucchi e acconciature Chiara Adorno.

Lo spettacolo "Il Conte Tacchia" di e con ENRICO MONTESANO, in programma martedì 12 febbraio 2019 presso il Teatro Regio di Parma, fa parte della rassegna "Tutti a Teatro 2018/2019". La rassegna, giunta alla sua quinta edizione, è realizzata da Caos Organizzazione Spettacoli con la direzione artistica di Marcello Fava.

Biglietti disponibili e in vendita presso:
- Arci Provinciale di Parma - (Via Testi, 4 – PR)
- tramite il circuito ticketone
- a partire dalle ore 19.00 del giorno dello spettacolo presso la biglietteria del Teatro Regio.

Per informazioni:
ARCI Parma e CAOS Organizzazione Spettacoli tel 0521/706214 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

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Inagurata "Africa" di Sebastião Salgado: in mostra 30 anni di reportage in 100 immagini del celebre maestro, presso ‘Binario49’ e presso lo ‘Spazio Gerra’ di Reggio Emilia. Ingresso libero.

Reggio Emilia -

Un'ambizione importante, che poteva suonare folle, quella dell'organizzazione no-profit con sede presso il Caffè letterario Binario 49 di Reggio Emilia, ma la perseveranza ha ripagato l'impegno di Khadija Lamami e Claudio Melioli di Casa D’Altri concretizzando il sogno di portare le opere del celebre Sebastião Salgado nella loro città.

Il fotografo brasiliano, maestro riconosciuto tra i più importanti del nostro tempo, ha deciso di mettere in mostra gratutitamente 100 fotografie, riunite nell’esposizione Africa, nei due luoghi di cultura contemporanea reggiani, in una anteprima assoluta per l’Italia, che costituisce la prima esposizione di sempre di Salgado a Reggio Emilia.

Sabato scorso è stata inaugurata presso il Caffè letterario Binario49 di via Turri e proseguirà contemporaneamente nello stesso luogo e allo Spazio Gerra di piazza 25 Aprile fino al 24 marzo 2019. Non è mancato il richiamo di tantissimi visitatori che hanno affrontato ore di fila per poter entrare e godersi con calma l'esposizione (erano consentiti 40 ingressi alla volta). Un vero successo che ha portato oltre 500 visitatori in poche ore, in entrambe le sedi. 

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REALTÀ E DIGNITÀ NELLA FOTOGRAFICA DI SEBASTIÃO SALGADO

La fama di Sebastião Salgado è legata ai reportage sulla vita delle popolazioni povere ed emarginate, nei luoghi più remoti del Pianeta. Con le sue foto Salgado fa toccare con mano gli effetti prodotti da guerre, carestie, malattie, deforestazioni e condizioni climatiche ostili, riuscendo sempre a cogliere l’essenza di momenti unici, nel rispetto della dignità e del valore assoluto della persona.
Salgado è molto vicino ai destini dei migranti e con i suoi scatti ha voluto più volte richiamare l'attenzione del pubblico sulle loro sofferenze. Durante i primi viaggi nel continente africano, per conto dell'Organizzazione mondiale del Caffè, Salgado inizia a conoscere l'Africa comprendendo immediatamente che per trovare delle soluzioni ai problemi del Terzo mondo, era necessario che questi venissero documentati. Inizia così una missione cui dedica 30 anni della sua vita. Lo strumento che lo porterà a realizzare i suoi progetti sarà la macchina fotografica, con la quale produce oltre 40 reportage, immortalando tribù dalla Namibia al Sudan, la natura travolgente dei paesaggi della regione dei Grandi laghi, seguendo rotte e destini dei rifugiati in ogni parte del continente durante periodi storici e mutamenti climatici differenti.

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SEBASTIÃO SALGADO - AFRICA

A cura di Lélia Wanick Salgado

L’esposizione Africa, vincitrice premio del pubblico M2-El Mundo per la migliore mostra nell’ambito di PhotoEspaña 2007 è un vero e proprio omaggio alla storia, ai popoli e ai fenomeni naturali del continente Africano, ma anche una denuncia.

Reggio Emilia, 10 febbraio – 24 marzo 2019

Sedi espositive:
Binario49 - via Turri 49, Reggio Emilia www.b49.it  |Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | 347.5889449
Spazio Gerra - piazza 25 Aprile, Reggio Emilia www.spaziogerra.it | 0522.585654

Giorni e orari di apertura:
venerdì, sabato, domenica: 10-13 / 15-20
Apertura straordinaria di Spazio Gerra in occasione dell’inaugurazione sabato 9 febbraio: 18.30-23.
Nelle altre giornate, apertura su prenotazione. Ingresso libero

 

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia 

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